Un teologo difende il non umano: risposte alle domande sugli animali e sulla sofferenza del non umano

Un teologo difende il non umano:
risposte alle domande sugli animali e sulla sofferenza del non umano.
Padre Luigi Lorenzetti

Tratto da: Famiglia Cristiana del 03/09/2006
Mi sono chiesta se il comandamento di non uccidere nella sua sintetica enunciazione si riferisca solo agli uomini oppure comprenda anche gli animali.
Angela B.

«Non uccidere» è il comandamento che Dio, tramite Mosè, ha dato a Israele. Gesù, il nuovo legislatore, lo porta oltre l’originaria definizione: «Avete inteso che fu detto: “Non uccidere”… Ma io vi dico…» di non odiare, di non offendere, di amare e perdonare. Il comandamento è posto nell’orizzonte dell’amore, che include e supera la giustizia, e raggiunge il vertice nel mistero del Golgota. È impossibile giustificare, in nome del Vangelo, l’uccisione e la violenza dell’uomo sull’uomo. La violenza non trova alcuna legittimazione morale, non può dirsi mai giusta.
È sostenibile l’interpretazione tradizionale che limita il comandamento di non uccidere ai soli esseri umani? Il comandamento, nella sua dizione sintetica, non esclude gli animali. Infatti, dice: «non uccidere» anziché, «non commettere omicidio». In ogni caso, la comprensione della creazione e del suo futuro ultimo conduce a estendere il comandamento anche agli animali. L’universo (e tutte le sue creature) è affidato all’uomo, perché lo custodisca e lo porti a compimento secondo il disegno di Dio. Certamente le creature sono utili all’uomo ma, prima ancora, sono bellezza e valore per sé stesse e dicono appartenenza al creatore che le ha create. Continua a leggere Un teologo difende il non umano: risposte alle domande sugli animali e sulla sofferenza del non umano

Descartes, Spinoza, Leibniz e la mente del cane

Descartes, Spinoza, Leibniz e la mente del cane da Phobos

Descartes ci aveva spiegato che nel mondo esistono due classi di enti radicalmente contrapposti.
Da una parte le menti immortali dall’altra i corpi perituri. I corpi saltellano come palle impazzite nello spazio. Le menti sono un’altra cosa. Appartengono al reame dello spirito. Noi umani possediamo le menti e siamo perciò speciali. Noi pensiamo – ergo – siamo. Gli animali, le piante, le rocce sono, invece, parte di una grande macchina dominata dalla plumbea necessità. Non pensano. Descartes appare come un innovatore ma in effetti preserva l’eterna “patacca” dell’unicità della specie. Una “patacca” così dura a morire che sussiste ancora in questi foschi tempi ratzingheriani e coranici. Creando la divisione tra le due classi di enti, il filosofo, salvaguardava lo spazio della fede mentre lasciava libero il mondo delle cose alla ricerca scientifica. Se tratti con gli automi puoi far loro quello che vuoi. Animali, piante e rocce sono cose inanimate concesse dalla volontà del Creatore a noi umani per il nostro piacimento. Continua a leggere Descartes, Spinoza, Leibniz e la mente del cane

Il siqus shomen e l’eresia dell’animale angelicato

Facendo una ricerca su una cosa che stavo scrivendo riguardo le balene mi sono imbattuto in Moby Dick e nell’immagine spaventosa di Ahab.
Ahab è il capitano del Pequod ossessionato dalla balena bianca, il quale, avendo per causa sua perso una gamba, rincorre il capodoglio per i mari. L’unico scopo della sua vita è quello di uccidere il bestione; e vive solo per quello, divorato da una angst devastante.
Ma Moby Dick ha una grande colpa: non si lascia massacrare. Reagisce alla violenza dei balenieri.
Questa non è cosa che i bipedi di Nuntucket possano accettare.
Il ruolo dei marinai del Pequod è quello di massacrare balene.
Quello delle balene è quello di farsi massacrare.

Moby Dick è una gloriosa bestia guerriera che si batte contro l’istinto genocida di Ahab.
Ed è simile ai grandi tori che sono passati alla storia per aver incornato e sventrato toreri.
La balena bianca è della specie dei Bailador, dei Regalòn dei Jaquetòn, degli eroici animali che non accettano di essere massacrati e che si difendono selvaggiamente contro la furia omicida antropocentrica. Continua a leggere Il siqus shomen e l’eresia dell’animale angelicato

Ma gli animali vanno in paradiso?

MA GLI ANIMALI VANNO IN PARADISO?
Elucubrazioni e quisquilie sull’immortalità e sull’anima animale.
(Alcune riflessioni sull’anima animale e le religioni)

Londra, 15/05/02

Una volta ho letto una storia bellissima riguardo agli animali e il paradiso.
E’ la storia dei fratelli Pandava, tratta dal Mahabharata. Eccola sinteticamente:

Quando la loro missione finisce sulla terra, i Pandava con la moglie comune Draupadi cominciano ad incamminarsi verso il cielo. Procedono esausti, ma trovano ostacoli a causa dei peccati commessi. Quando i fratelli si accorgono che anche una grand’anima come Draupadi non ce la fa a trovare il sentiero del cielo, la meraviglia è immensa. I cinque fratelli sono sposati con Draupadi che è segretamente innamorata d’Arjuna e lo preferisce agli altri, ma non praticando l’equità nell’amore Draupadi si è macchiata di una colpa. La via è ardua e tortuosa e gli dei non sono mai contenti. Alla fine solo uno dei cinque fratelli procede, senza grandi difficoltà, verso il paradiso.
Yudhisthrita, va verso le volte celesti preceduto da un piccolo cane. E’ stato il suo amico per tanti anni e corre scodinzolando tra i sentieri nuvolosi. Quando arriva alle porte del paradiso, i guardiani lo fermano. “Ma che porti nel cielo i cagnacci rognosi ?” – gli chiedono – “Pussa via bestiaccia!”
Yudhisthrita è stanco per la gran guerra, i massacri e l’eterno pellegrinare è come curvato su se stesso. Ha le lacrime agli occhi e non ce la fa più. E’ disfatto e i guardiani gli si sono parati davanti bloccando l’ingresso al cane. Continua a leggere Ma gli animali vanno in paradiso?

Lettera ai cardinali sul prete cacciatore

Lettera ai cardinali sul prete cacciatore

Castiglion Fiorentino, 10/11/99

Sua Eminenza Martini
Cardinale di Milano
Curia Arcivescovile.
Diocesi di Milano
Milano

Sua Eminenza Ersilio Tonini
Cardinale di Ravenna
Curia Arcivescovile.
Diocesi di Ravenna
Ravenna

Sua Eccellenza Gualtiero Bassetti
Vescovo di Arezzo.
Curia Arcivescovile.
Diocesi di Arezzo
Arezzo

P.c: WWF, LAV, LAC. LIPU, AISPI, VERDI, LEGAMBIENTE, PETA, UNA, PRO NATURA,
LIMAV, COORD. BOCC. AVVELENATI.

Eminenze,
una sera ho incontrato un ambientalista che mi raccontato una storia assai strana: mi ha detto che a Foiano della Chiana nella provincia di Arezzo, il parroco di Santa Maria del Carmine, Don Vannuccio Fabbri, un prete cacciatore, celebra “una Messa propiziatoria” per tutti i cacciatori del territorio all’apertura della stagione venatoria. La cerimonia, con susseguente cena, è stata riportata da “La Nazione” del 4.9.98 e del 15.9.99. Continua a leggere Lettera ai cardinali sul prete cacciatore

Cristianesimo e animali. Risposta alla lettera di Giuseppe da Bologna

Cristianesimo e animali
Risposta alla lettera di Giuseppe da Bologna

(Sul rapporto tra religione e animali)

Londra, 25/06/01

Ho letto con grande attenzione la lettera di Giuseppe da Bologna. Una lettera chiara, onesta e rigorosa che non lascia spazi ad interpretazioni fuorvianti. Io sono un agnostico ma rispettoso delle varie fedi, però l’evidenza è quella che è: le religioni che emergono dall’ebraismo sono state per gli animali letali o micidialmente indifferenti.

Continuare a sostenere questa penosa interpretazione del Cristo “sub specie animalista” irrita e sfiora il grottesco. Davanti ad un’evidenza strabiliante di documenti che provano l’assoluta indifferenza del cristianesimo verso gli animali, è inutile continuare a menarla con la figura del Gesù che ama i suoi piccoli fratelli. L’evidenza del tempio, del sangue sparso delle vittime presso il Sancta Sanctorum, le ingiunzioni sugli olocausti, tutta la cornucopia tristissima dei miserandi detti dei Padri della Chiesa riguardo gli animali, indicano che il cristianesimo è una religione antropocentrica che non può, per la sua storia peculiare, trovare aperture verso il mondo degli animali, in quanto con la sua indifferenza e stupidità ne ha per secoli e secoli decretato lo sterminio producendo un flusso incontrollabile di sangue innocente. Un abominio perenne e permanente. Continua a leggere Cristianesimo e animali. Risposta alla lettera di Giuseppe da Bologna

Lettera a Dario Franceschini

DALL’INGHILTERRA
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LA VERGOGNA DELLA CACCIA NO – LIMITS
E LA FANDONIA DEI CACCIATORI DI SINISTRA

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LETTERA A DARIO FRANCESCHINI
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DARIO FRANCESCHINI
PARTITO DEMOCRATICO
VIA SANT’ANDREA DELLE FRATTE
ROMA

Ilfracombe 24.04.2009

Caro Franceschini,

Le scrivo dall’Inghilterra dopo aver letto alcuni articoli riguardo l’oscena legge “apri-caccia-liberi-tutti” che, se presentata dove vivo, avrebbe creato i presupposti per una rivolta.
Continua a leggere Lettera a Dario Franceschini

Lettera al teologo Vito Mancuso

Lettera al teologo Vito Mancuso
Ma voi cristiani veramente pensate di essere i soli abitanti su questo pianeta?

Dawkins nel capitolo The moral zeigeist del The God delusion annuncia i nuovi dieci comandamenti dell’ateismo militante. Nel terzo comandamento scrive: “Tratta gli umani, i viventi non umani e il mondo in generale con amore, onestà, fedeltà e rispetto” (pag. 298) Un comandamento che è – secondo la logica elementare – un chiaro invito al vegetarianismo. Se scrive quello che intende bisogna chiudere i macelli e vietare non solo la corrida. E ancora: “Il filosofo Peter Singer, in Liberazione Animale, è il più eloquente avvocato dell’idea che dobbiamo indirizzarci verso una condizione post specista che contempli un umano trattamento verso tutte le specie che hanno la capacità di apprezzarlo. Forse, questo modo di pensare indica una direzione verso cui il Zeitgeist etico si indirizzerà nel prossimi secoli. Sarebbe una naturale estrapolazione di altre riforme fatte in altri tempi come l’abolizione della schiavitù e l’emancipazione delle donne” (pag.308)

Ho letto con attenzione Disputa su Dio e dintorni. Ho notato alcuni riferimenti al non umano fatti da Augias, e uno fatto da Lei quando parla “di amore come simpatia per ogni frammento di essere: per l’essere personale degli uomini, per l’essere impersonale del mare e del cielo, per l’essere a metà strada delle piante e degli animali” (pag. 253-254). Augias è più chiaro quando racconta che voleva abbracciare uno scimmione nello zoo (pag. 242) e quando chiede: perché Dio ha sterminato gli animali con il diluvio? Perché lo ha fatto? Povere bestie innocenti, che male hanno fatto?
Già, che male hanno fatto?

Mi domando se Augias sa quanti animali muoiono ogni giorno su questo tragico pianeta.
Se non lo sa (e avrà voglia di leggere questa lettera) glielo dico io.
Nel mondo vengono uccisi a scopo alimentare: 170 miliardi di animali ogni anno; oltre 14 miliardi di animali ogni mese; mezzo miliardo di animali ogni giorno; 19 milioni di animali ogni ora; oltre 300.000 animali ogni minuto; oltre 5.390 animali al secondo. Il numero di animali uccisi ogni 3 ore nel mondo per la nostra alimentazione è pari al numero di abitanti dell’Italia. Nella sola Italia vengono uccisi per finire sulle nostre tavole: 2 miliardi e mezzo di animali ogni anno; 225 milioni di animali ogni mese; 8 milioni di animali ogni giorno. Prima assorbire i crudi fatti “deinde philosophari”.

Quando leggo la teologia cristiana ho sempre la terribile impressione che questo pianeta sia abitato solo da umani. Da anime umane. E’ una impressione tremenda, perché questa visione del mondo ha fatto scaturire oceani di sangue. Il monoteismo tout court è colpevole per la nostra odiosa weltanshaaung.
Va bene, non è il solo colpevole, ma colpe tremende le ha. E anche Lei, che ha una visione eretica
(peculiarmente eretica, direi da rogo alla Giordano Bruno) del cattolicesimo, raramente approda sulle sponde dello strazio del non umano. O ci approda relativamente. Quando vi leggo ricavo sempre l’impressione che è come se il pianeta sia abitato solo da umani con le loro anime immortali e non esista il non umano (animali, i pesci, insetti, alberi, piante ecc…) o che sia relegato ai confini del nulla o dell’insignificanza.

Una volta qualcuno mi ha raccontato una barzelletta riguardante un ebreo che arriva in paradiso e vede una fortezza massiccia con grandi mura di pietra e chiede all’angelo che lo accompagna: “Ma chi c’è là dentro?” E l’angelo risponde: “I cattolici, perché credono di essere soli in paradiso”.
Così sulla terra. Più uno legge i santi padri e più si convince che solo l’umano conta mentre il non umano è relegato ai margini del nulla, come gli enti di Severino che dal nulla originano e nel nulla silenziosamente ritornano. Per i cristiani, con dovute eccezioni, un randagio ha il valore di una lattina di birra schiacciata.

Sa una cosa, Mancuso? La panzana dell’anima immortale riservata a un sola specie e l’unicità della specie umana sono stati gli atti più presuntuosi, più sconvolgenti, più ubrici della storia dell’umanità: hanno distrutto masse di umani e non umani. Chi si è inventato la fandonia dell’unicità della specie andrebbe fucilato come Ceausescu, in un cortile, senza nemmeno bendargli gli occhi.

In Italia ho vissuto poco, ma quando ero bambino vivevo in un casa romana a Prati, in Via Ciro Menotti 24. Negli anni sessanta era un vecchio convento demolito e trasformato in un osceno abitacolo moderno. In quella antica casa mio nonno Ettore spesso disquisiva con Don Cesare, un prete alto quasi due metri appartenente all’ordine dei Pallottini, un baritono di 150 chili, concupito oscenamente da beghine e forse anche da mia madre (una cattopagana classica: una di quelle che credono a Padre Pio, alla reincarnazione, all’astrologia, alla Madonna addolorata e alla dea Iside allo stesso tempo). Ricordo, come fosse ieri, i due che ragionavano su cristianesimo e animali davanti a un lucido tavolo di noce sul quale era posata, su un centrino merlettato e bianco, una caffettiera d’argento ricolma di caffè ghiacciato. Fumo e caffè roba da far schiattare il cuore.
Mio nonno venerava Schopenhauer e citava i Colloqui in ogni occasione. Io l’osservavo incuriosito mentre imperversava sull’eunuco (così chiamava segretamente Don Cesare) e aveva sulle gambe il vecchio gatto: Micio. E mentre disquisiva giocava con il felino agitando, infilato in una mano, un logoro Pulcinella.
Ricordo che una volta utilizzò il burattino per spiegare al prete, sbadigliante e indifferente, il concetto della Will schopenhauriana: “Non c’è il vostro babbone personalizzato, sublimato, umanizzato, antropocentrizzato nell’alto dei cieli, quella è una fandonia, una pia frode, un imbroglio voluto e non voluto, non c’è il gentleman barbuto dei protestanti inglesi c’è solo la Will che muove le cose, la volontà cieca è il noumeno, l’essenza secreta dietro l’apparenza, la cosa in sé kantiana, l’energia oscura e tremenda che tutto muove…” e aggiungeva: “… vede Don Cesare; la mano che agita la marionetta è la volontà cieca, magistralmente descritta da Schopenhauer, mentre il Pulcinella di stoffa, che copre la mano rendendola invisibile, rappresenta le diecimila cose, gli enti, gli essenti, i cani di paglia di Lao Tze. Noi vediamo i cani di paglia agitarsi, ma non vediamo la volontà cieca che – perversamente – li scrolla, che li dimena, che scuote umani e non umani. Viventi e non viventi.”
Don Cesare ascoltava sorridente, indifferente e compiaciuto. Esprimeva con il ghigno quello che pensa la stragrande maggioranza dei cristiani. Sorridendo voleva dire, con la sua spocchia curiale: “Cavaliere ma perché ci scassa sempre i testicoli con questi stupidi animali?”. Mia nonna, cattolicissima, si preoccupava, perché mio nonno, provocato oltre misura dal sogghigno pretesco a un certo punto dava di fuori imbestialito. Ricordo che una volta levò il braccino di Pulcinella verso il soffitto (che rappresentava l’Iperuranio, la volta del cielo) e gli fece dire in un napoletano approssimato, con un notevole accento genovese (mio nonno era di Genova): “putive ricere ‘na parola pe ‘llore e nun le ritte….” “potevi dire una parola per loro” e indicava Micio “e non l’hai detta”. Una sola parola. E non l’hai detta. E poi, vedendo Don Cesare che continuava a sogghignare, cominciava una solfa tremenda e sostenuta d’invettive che spaziava dagli gnostici (che amava) alle mille nefandezze della Chiesa per approdare a Qoélet (che rispettava) e a Levitico 1; 1, 17 (l’odore della carne bruciata che allettava le narici di Jahvè), per imperversare sul Tempio di Gerusalemme, che lui chiamava il negozio della macelleria di Abba- Jahvè provocando le reazioni della mia maman che temeva che il prete, provocato oltre misura, si alzasse e ne andasse, come quasi sempre accadeva. Ed era roba ilare. Irripetibile. Degna di Fellini. Roba da “8 e mezzo”. Nella filippica che sparava davanti al pretone sbadigliante, mio nonno esprimeva la sua immensa avversione verso Agostino. Diceva che la predestinazione e l’invenzione oscena della regione limbica per gli infanti erano trovate da eunuchi pervertiti e che tutto l’apparato teologico cristiano era un imbroglio tremendo. una fregatura metafisica.
E chiedeva a Don Cesare che l’ascoltava con il solito sorriso beffardo: “ Mi dica lei se un Dio d’amore può aver provocato le estinzioni di massa o un diluvio universale per quattro sodomiti?” Un’altra cosa che detestava di Agostino era l’ossessione della rinuncia al sesso. Mio nonno amava smodatamente le donne. Non era a livello di Papi (quello del karaoke con Noemi) ma poco ci mancava. E diceva sempre di Agostino: “Prima se l’è spassata con le donne e poi come tutti i grandi puttanieri ha condannato il sesso. Ma se ci levano anche quello, Don Cesare, che altro rimane?” E mica aveva tutti i torti! Ma Don Cesare esaltava la castità e continuava a sogghignare e mio nonno si inviperiva; e, rosso in faccia per la collera, produceva un torrente di invettive che facevano sbiancare mia nonna e mia madre. Un fiume in piena rimuginante catari, inquisizione, crociate, persecuzione degli ebrei, ecatombe per la conquista dell’America, valdesi, roghi delle streghe, guerra dei trent’anni, notte di San Bartolomeo, Giordano Bruno, genocidio croato, Pio XII (che detestava con trasporto totale) e il silenzio sugli ebrei, per poi approdare alla pedofilia raccomandandomi, davanti al prete sorridente e alle due donne pallide e imbarazzate, di raccogliere sempre il sapone, durante la doccia dopo le partite di calcio organizzate dai Pallottini, con le ginocchia piegate e mai con le gambe dritte. A quel punto mia nonna s’imbestialiva e mio nonno si alzava e se ne andava trascinandosi dietro Pulcinella e Micio. E io lo seguivo perché amavo mio nonno, e lui mi diceva: “Ciocio
(così mi chiamava) un giorno tu anche dovrai difendere queste povere bestie!” E mi metteva Micio tra le braccia. E io, nei miei limiti angusti, l’ho fatto. Devo dire che Don Cesare dopo i primi attacchi si era preparato teologicamente per rintuzzare con risolutezza l’assalto di mio nonno. Quando Ettore cominciava l’aggressione il prete utilizzava quattro tesi classiche per proteggersi. La prima era la privatio boni come spiegazione del male del mondo. La seconda era quella che John Hicks, nel suo studio sulla Teodicea, chiama “soul making” che faceva irritare mio nonno oltre ogni misura. La terza l’argomento di Tommaso d’Aquino (domanda.XCVI della Summa teologica parte prima LXXXV- CII) riguardo il diritto naturale (sic) nel massacrare gli animali. La quarta il sogno di Pietro in Atti 10: 9-16. Ora capisco perché mio nonno s’imbestialiva. Allora non lo capivo, erano cose troppe complesse per un bambino.

La privatio boni in nuce? Se splende il sole c’è anche l’ombra. Se c’è il bene ha bisogno del male. E il male è solo privazione del bene. Il male in natura non è voluto da Dio, ma il bene, che Dio vuole, contiene in sé un elemento di Nulla e di privazione. Insomma, le forme del male presenti in natura – che sono indirettamente volute da Dio – sono accompagnate dalle forme del bene – che sono direttamente volute da Dio. Lo spiega Journet nel suo Le Mal . E se uno chiede agli agostiniani: ma questo orrore non potrebbe essere più limitato? I santi uomini rispondono: sì, ma potrebbe essere anche più grande.
Incassa e porta a casa! Non si vince mai con i cristiani!
John Hicks invece dice un’altra cosa. Dice: tutto il mondo con il suo dolore, i suoi stermini, il suo male, la sua tremenda sofferenza è una palestra per rafforzare i muscoli delle nostre anime. Quindi lo strazio animale è parte del gioco. Corrida, macelli, vivisezione, sterminio delle foche e delle balene, tutto! Tutto per rafforzarci i muscoli. Hicks dice che la sofferenza animale è “baffling” sconcertante (mio nonno la trovava immonda) ma esiste per farci raggiungere the human apex, l’apice dell’evoluzione spirituale.
In ducati sonanti? Le galassie, il multiverso (con i suoi infiniti universi paralleli) sono lì per farci crescere spiritualmente. Il mondo e le sue specie sono lì per far flettere i muscoli delle nostre anime e prepararci alla beatitudine eterna. E sapete una cosa? Yeshua – Gesù da umile profeta ebreo è stato innalzato a livello di ipostasi della trinità che riscatta l’intero universo! Non questo pulviscolo roteante perso nello spazio immenso, ma l’intero universo!Come costruire su una casupola di legno un grattacielo di 120 piani!
E non aveva ragione mio nonno quando sentiva corbellerie del genere a dar di fuori?
E poi c’è Tommasone l’Aquinate che dice che è un diritto dell’uomo essere il padrone degli animali e le piante. Che quello è l’ordine della natura. Che cacciare e massacrare è giusto perché il superiore ha diritto sull’inferiore. E che l’uomo fatto a immagine di Dio può fare quello che vuole con le bestie perché sono soggette al suo dominio. Insomma il cristianesimo risolve il rapporto con il non umano in termini nazisti. Abbiamo una űbergeschlech (super specie) e delle untergeschlech (sotto specie), la űbergeschlech può fare tutto quello che vuole alle untergeschlech perché è fatta a immagine di Dio e ha un’anima immortale. Mio nonno sentiva questo e volava la caffettiera, tremava la casa, oscillavano le teste bronzee di Scipione e Catone. E quando Cesarone citava il sogno di Pietro (Atti 10: 9-16) (con Jahvè che dice all’apostolo ammazza, scanna e pappati tutto quello che vuoi); mio nonno paonazzo gridava: “E chi sarà mai questo Pietro, la verità assoluta? E sa una cosa Don Cesare? Quel sogno era un sogno diabolico. Chi suggerì quella roba era un fottuto demone!” Mio nonno tendeva verso lo gnosticismo, non lei professore! Enzo Bianchi sbaglia. Lei non è uno gnostico ma un eretico col botto: il che Le fa molto, molto onore!

Vede Mancuso io non ho mai capito come la Chiesa possa restare silenziosa davanti alla distruzione del pianeta, davanti ai massacri dei non umani, come possa ignorare l’odioso sterminio delle piccole foche, un milione di esseri massacrati, la ributtante strage delle balene, condotte verso l’estinzione, e non si renda conto che l’invito alla procreazione folle e incontrollata moltiplica lo strazio dei viventi su questo disgraziato pianeta. Come è possibile che questi santi padri che si consumano d’amore per la propria specie non trovino un grammo di compassione nei loro immensi cuori per ciò che non è umano? Le mi dirà che ci sono eccezioni come Francesco d’Assisi, Pietro di Verona, Benedetto Labre, Isacco da Ninive, Gertrude di Helfta, Cesare de Bus, Macario, Edmondo di Canterbury, Filippo Neri, Atanasio di Alessandria, Bonaventura, Nicola da Tolentino, Caterina da Siena…ecc…ecc…. e io le conosco molto bene ma quelle sono mosche bianche insignificanti davanti al monumentale, tetragono apparato teologico – ideologico ecclesiale che ignora il non umano. Non capisco come la Chiesa non si renda conto di quello che facciamo agli animali, alle foreste, alle piante concentrando tutta la sua attenzione sulla fandonia della specie assassina (che si è espressa – attraverso la forma più avanzata delle sue civilizzazione: l’Occidente – con milioni di morti ammazzati nel secolo passato: 50 milioni solo nell’ultima guerra mondiale) creata a immagine sia del Dio della tomistica, del Jahvè monoteista trasformato nell’Abba amoroso di Gesù, sia di quello che è dietro (si può dire così?) all’espansione del puntino cosmico primordiale, la singolarità del big bang – che mi sembra sia il suo Dio.
Il nostro corpo e la nostra mente, lei dice, sono frutto di questa stupenda avventura. Ma dal momento dell’espansione del puntino cosmico primordiale, la singolarità del big bang, (come dice Lei) ci sono stati macelli incredibili, inenarrabili, estinzioni di massa nell’ordoviciano, nel devoniano, nel permiano, nel triassico inclusa quella tremenda avvenuta 65 milioni di anni fa, nel cretaceo, che ha provocato l’estinzione dei dinosauri. In queste cinque estinzioni che si conoscono fu obliterato circa il 70% delle totalità delle specie viventi, e aver pensato – e lei non lo ha fatto – che questo fosse il disegno di un essere perfettissimo sommo e onnipotente è qualcosa che mi fa sentir venir meno dallo stupore. Come possono aver pensato teologi e filosofi una cosa del genere? Lei ha variato passando dal concetto dell’essere perfettissimo e onnipotente della tomistica all’essere energia ma è approdato anche lei alla classica (e intellettualmente misera) conclusione della specie riprodotta a immagine di Dio, che io trovo una cosa blasfema. Se c’è una fonte misteriosa e divina che ha dato il via al processo dell’espansione cosmica attraverso il big bang penso che l’ultima cosa che questa fonte abbia “desiderato” è quella di riprodursi in una particolare specie in un qualche oscuro, insignificante pianeta. L’idea che questa energia cosmica si sia incarnata in questo stupendo e desolato mondo è pura ybris antropocentrica, è tracotanza specista al cubo.

Io la vedo così: attraverso la storia tremenda dell’universo, tra i mondi infiniti che esistono e che non conosciamo (considerando che solo nella Via Lattea esistono 125 milioni di galassie e 200 miliardi di stelle) delle volte, in casi rari, anzi rarissimi, la coscienza di una specie si è sviluppata (come nel caso nostro) a tal punto da far diventare quella specie dominante sul proprio pianeta; e raggiungendo, e spesso superando, il nostro livello d’intelligenza questa specie (egemone nel proprio pianeta come lo siamo noi umani sulla Terra) ha cominciato a pensare ed è inesorabilmente approdata all’idea che l’ego coscienziale l’ego consciousness sia un’entità astratta separata dal cervello – e non un epifenomeno del cervello stesso – e così facendo ha relegato il suo pensiero, la sua percezione delle cose, a un livello trascendentale, sublimato, oltremondano. E perché ha fatto questo? Perché i viventi dotati di un ego coscienziale, gli essenti pensanti, quando scoprono l’idea dell’annientamento, della morte, escogitano conseguentemente l’idea bizzarra di essere immortali. Ma ogni mortale, come dice giustamente Heidegger del suo Dasein è “un essere per la morte”. Neanche siamo nati e già si comincia a morire.

Ma mi domando, professore, non sarebbe stato meglio addentrarsi lungo il sentiero indicato da Shelling nelle sue Ricerche filosofiche sull’essenza umana?
Shelling capovolge tutto. Comincia dal basso. Stravolge il sistema platonico e plotiniano delle emanazioni dall’alto. Abbatte la via discendente da Dio. La stravolge. Spiega che tutta la creazione è un movimento perpetuo e temporalizza Dio trasformandolo da un essere perfetto a una vita evolvente, proponendo una teologia evoluzionista nella quale anche Dio, evolvendosi, si evolve nella mente degli uomini. E così facendo, spiega il passaggio dal Dio guerriero Jahvè (come lo chiama Harold Bloom) al Dio d’amore di Gesù di Nazareth, che altrimenti è totalmente incomprensibile. Mi dica lei cosa a che fare l’Abbà del Cristo Gesù con il Dio di Giosuè 6,21 o quello di I Samuele 15; 2-3, o quello di Deuteronomio 13; 12-15, o quello di Geremia 7;20? Che ha che fare il Jahvè degli stermini degli umani e dei non umani con il Dio amorevole e mite di Yeshua – Gesù? Cosa?

La domanda che Le pongo è questa: perché vi è così impossibile aprirvi come tentò di fare Francesco – incapsulato dalla tremenda teologia medievale – verso il non umano? Perché non riuscite a guardare oltre l’ossessione angosciosa dell’anima immortale e l’eccezionalità della specie?
Ammiro il buddismo per due cose: per il rigetto della deità personale e la dottrina dell’anātman che nega l’anima e serve a eliminare l’attaccamento al proprio ego, cancellando l’ossessione con l’immortalità, una preoccupazione che i grandi mistici ritengono funesta in quanto lega e non libera dal mondo.
Se uno chiede ai grandi illuminati cosa accade dopo la morte, i saggi, che hanno acquistato conoscenza, evitano la risposta quasi fosse una veste impestata. Taisen Deshimaru una volta rispose che mai nessuno è tornato dall’Oltre e che quindi quella è una domanda deleteria.

Ma guai aprirsi verso il mondo non umano. Se ci apriamo verso il mondo e i suoi abitanti non umani apriti cielo! La stragrande maggioranza dei cattolici non ci sente da quell’orecchio. Condanna.
Se legge le cose che scrivono Luigi Santambrogio e Messori rimarrebbe inorridito. Legga quello che Santambrogio scrive su Libero (che oltre a difendere “papi che fa il karaoke” difende tutto il negazionismo riguardante la responsabilità umana verso la sistematica distruzione del pianeta):

“Le punte assurde a cui è giunta l’ossessione contemporanea per i diritti degli animali è il segno più chiaro del desiderio di morte che affascina la civiltà occidentale. ….Dietro questa commozione spacciata a quintali si nasconde il mostro di una nuova dittatura: quella del nulla tenebroso dove tutti gli uomini sono bigi
(i gatti già lo sono)… Occorre incrociare i movimenti animalisti per mettere a fuoco l’inganno. Il nemico teologico di Peter Singere e Ralph Acampora? è lo specismo, una variante del razzismo, altrettanto obbrobriosa fondata sull’assunto che anche gli animali soffrono, quindi sono uguali agli umani”

e incalza lacerato dalla preoccupazione del vorticoso aumento del vegetarianismo:

“Tutto ciò ha forse a che vedere col vertiginoso aumento degli adepti del vegetarianismo.
Un italiano su 10 lo è, in 6 milioni hanno bandito la carne dalla loro alimentazione e le cifre ci dicono che nel 2050 saranno 30 milioni. A scanso di equivoci faccio parte di quel 10 per cento, pure se considero imbarazzante la compagnia dei verdurai…Alla scelta vegie o più estrema vegana sovente si aggiunge la militanza animalista nella forma radicale. L’animalismo ateo (oggi dominante che detta regole alimentari e comportamenti ambientali) si fonda infatti sulla negazione del senso religioso e dei suoi tre elementi: ragione, libertà e mistero. Che vengono assassinati a vantaggio di un biologismo parascientifico che annulla ogni differenza…E’ ideologia spietata. Ecc…ecc…”

Voilà: il vegetarianismo come il vero pericolo mondiale! Altro che le nucleari nord coreane di Kim Jong Il!

Messori, invece, in un pezzo dilettevole (ci vorrebbero Verdone o Sordi) sfodera un attacco al povero Duca d’Edimburgo che ha un figlio, Carlo d’Inghilterra, che parla alle piante e spara ai cervi. Il pezzo è sublime:

“ Malgrado queste alleanze, non si creda però che il Fondo Mondiale per la Natura (le cui iniziali in inglese sono appunto WWF) sia qualcosa “di sinistra”. Come tutti sanno, questa, che è la più potente e ricca organizzazione ambientalista del mondo, è stata fondata da Filippo, duca di Edimburgo, marito della regina d’Inghilterra e dal principe Bernardo d’Olanda. Nella sua direzione internazionale siedono alcuni tra i maggiori petrolieri, industriali, finanzieri del pianeta. Singolare personaggio è soprattutto il “principe consorte” Filippo, per anni in lotta con Edoardo, duca di Kent, per occupare il posto più prestigioso e influente della massoneria di ogni continente: quello di Gran Maestro della Gran Loggia Madre di Inghilterra. Vinto, alla fine, dal duca di Kent, Filippo, pur restando altissimo e attivo dignitario massonico, a quell’impegno “coperto” ha deciso di affiancare quello più “scoperto” del Wwf.”

Se difendi il pianeta, quindi, sei parte del complotto giudaico – massonico – mondiale. Roba da “i protocolli (verdi) dei savi anziani di Sion”

Poi Messori passa allo stupendo:

“Come tutti i “verdi” coerenti, il duca di Edimburgo ce l’ha innanzitutto con l’uomo e ne vorrebbe, se non la scomparsa, la drastica diminuzione. E’ nota la sua dichiarazione dell’otto agosto ’88 alla DPA, l’agenzia di notizie tedesca: “Se rinascessi, mi piacerebbe essere un virus letale, per contribuire a risolvere il problema dell’eccesso di popolazione”. E più volte ha ripetuto che il vero problema ecologico è il fatto che, nel Terzo Mondo, ci siano più nascite che morti.”

Il consorte della regina trasformato in un ecoterrorista da “esercito delle 12 scimmie”!
Cinque miliardi di morti e il pianeta restituito alle bestie! Quando tocchi la procreazione illimitata tocchi nervi scoperti. E poi un consiglio alle masse cattoliche sprovvedute:

“Quei molti cattolici che in buona fede si aggregano a certi carri “verdi”, magari tirando in ballo il povero e incolpevole san Francesco, non sanno che ci sia dietro a certe organizzazioni che pur sembrano tanto benemerite.”

E forza diciamolo! C’è dietro il partito nazista di Himmler risorto! C’è la Waffen SS!
Altro che salvare il pianeta! Ilari e tremendi questi cattotaliban!
Come possa ancora un apparato teologico – ideologico di questa bieca portata sostenere l’urto del 21mo secolo è per me fonte di pura meraviglia.

Una domanda professore: perché non fate qualcosa di umano e compassionevole e riconoscete gli animali come esseri senzienti che hanno bisogno di rispetto e dite qualcosa, qualcosa di umano?
Solo un paio di parole sulla vivisezione, sugli orrori dei macelli, sull’infamia della corrida, sulla zoomafia, sulla piaga dell’abbandono e il conseguente randagismo, sui maltrattamenti perpetrati verso esseri indifesi, sul commercio infame di esseri viventi non umani, sugli stermini delle specie, sulla distruzione delle foreste e degli alberi, sul massacro di un milione di piccole foche e sulla violenza inaudita verso le balene che hanno raggiunto livelli di spaventosa carneficina, dite qualcosa di umano! Parlate! dite qualcosa di compassionevole! Dite qualcosa anche contro la caccia oscena che la Destra promuove in questo paese! Contro l’abbattimento degli uccelli migratori e il fucile consegnato ai poppanti! Elargite la vostra pietà che riversate su un’unica specie anche verso le altre creature, fate come i luterani che dopo secoli di vergognoso silenzio alla fine hanno dichiarato:

“Questa è la confessione del peccato delle Chiese Tedesche Evangeliche fatto a Clamberg nel 1988:
“Noi confessiamo davanti a Dio creatore degli animali e davanti ai nostri umani compagni che abbiamo fallito come cristiani perché abbiamo dimenticato gli animali nella nostra fede. Abbiamo tradito la missione di Gesù e non abbiamo servito i nostri fratelli ultimi, gli animali. Come pastori abbiamo avuto paura di considerare gli animali nelle nostre chiese, come Chiesa siamo stati assenti davanti al travaglio, al maltrattamento, allo sfruttamento dei nostri fratelli animali”.

Fate come Schweitzer un grande cristiano che curava i lebbrosi ma si prendeva cura anche degli animali e che ha detto: se vedi un lombrico soffrire raccoglilo e salvalo. Seguite Enzo Bianchi che dice: “Occorre….cessare di mangiare tutto e non dimenticare che per poter mangiare carne occorre esercitare una violenza e uccidere l’animale”. Fate come il grande cattolico, il filosofo pacifista Aldo Capitini che nelle carceri fasciste salvava anche i pidocchi. Ritornate a Francesco liberato dalla nefasta gabbia teologica.
Apritevi verso gli altri viventi! Non restate nel vostro angusto ghetto mentale! Urlate contro il massacro dell’Amazzonia! Dite qualcosa di compassinonevole! Ditelo!

Concludo con una storia, professore. E’ la storia dei fratelli Pandava, tratta dal Mahabharata.
Quando il loro itinerario terreno finisce i Pandava si avviano verso il cielo. Ma il loro karma è greve, oppressivo e li ostacola nel loro cammino. Draupadi, la moglie che dividono, è una grande anima, ma anche lei, a causa del karma negativo, esperimenta difficoltà nel trovare il sentiero divino. Alla fine solo uno dei cinque fratelli, Yudhisthrita, trova la via. Nella sua peregrinazione il Pandava ha trovato un piccolo randagio che l’ha sempre seguito e ora corre felice verso i sentieri celesti. Alla fine i due giungono alle porte del cielo ma arcigni guardiani impediscono al cane di entrare. Urlano che agli animali è proibito l’accesso. Yudhisthrita dice ai guardiani: “O entro con il mio cane o torno indietro. Se non lo lasciate entrare me ne frego del paradiso e ritorno da dove vengo! ” I guardiani sono implacabili: il paradiso non è per gli animali. Ne nasce una formidabile rissa e alla fine gli dei, disturbati dal clamore, intervengono e commossi dalla storia lasciano entrare il cane. E Yudhisthrita e il suo randagio si avviano verso la Luce Infinita.

Paolo Ricci

Ilfracombe – Devon
Inghilterra.

05.06.2009.