Lettera a Maurizio Ferrara

Lettera a Maurizio Ferrara
(Sulla caccia e le elezioni politiche in Toscana)
Castiglion Fiorentino, 26/09/97

Non so come raggiungerLa, anche se sono molto vicino al Mugello, quindi invio questa lettera a Repubblica con la speranza che sia pubblicata e che lei possa leggerla. Stavo rileggendo uno stupendo volume di poesie di Shikichi Takahashi, un grande poeta Zen Giapponese, che Lei sicuramente conoscerà, intitolato: “Il Trionfo del Passero”. Lo stavo rileggendo dopo aver salvato dagli artigli dei miei gatti un piccolo uccello, che sfortunatamente, dopo una breve agonia, è morto. Ho cercato disperatamente di salvarlo ma non ci sono riuscito. Capirà, quindi, con quale orrore ho letto il suo intervento in difesa dei cacciatori che vogliono uccidere passeri e fringuelli. Questa ignobile trovata, questa orrenda malandrinata, l’ha fatta per ottenere una manciata di miserabili voti, nel vano tentativo di battere il cacciatore Di Pietro, che a sua volta stermina in nome di un’immaginaria civiltà contadina. I verdi dovrebbero meditare su questa contraddizione prima di concedere il loro appoggio, su questo, Lei ha ragione Ferrara.

Consideri che in termini elettorali questa è un’idea perdente, i cacciatori stanno diminuendo notevolmente, mi risulta che sono calati del 40% e diminuiscono ancora e questa malandrinata Le farà perdere un notevole numero di voti. Mi creda, io sento quello che la gente dice e pensa. E’ stata un’idea balorda dettata dalla disperazione. Dire “amo i cacciatori” è una cosa assurda, dal momento che afferma di non praticare la caccia, e cercare di raccogliere un pugno di consensi con questi miserabili metodi è un atto indegno, inumano e vergognoso. E mi permetta, politicamente perdente. Ammesso, poi, che i cacciatori rossi siano sprofondati nella logica allucinante di votarLa in cambio di un possibile e vago appoggio, cosa della quale dubito profondamente. Questa ignobile coglionata Le costerà cara, i legami ideologici non si superano con vaghe promesse ed anche le promesse spesso non bastano.

Ma con che esseri abbiamo a che fare? Vediamo dei poveracci vestiti da Rambo, rincoglioniti dai violenti film americani, giungerti a 50 metri da casa (io abito in campagna) per massacrare tutto quello che si muove, solo per il gusto sadico di uccidere. Lei sa che ciò che li spinge a cacciare non è la necessità, ma il piacere di sterminare, di estinguere ciò che vive. E vediamo politici, che per raccogliere una manciata di voti, li assecondano. Ma con che mostri ci misuriamo, che orrore ci confronta? Puro, vergognoso sadismo. Si può perdonare l’abiura, il passaggio dal materialismo dialettico al liberalismo italico, la difesa del galantuomo Previti, il riciclaggio dell’eccelsa mente politica di Pomicino, l’assalto ai giudici delle varie procure, la difesa degli inquisiti, ma la difesa dei cacciatori è un atto ignobile che Le costerà caro, se sarà giustamente evidenziato dalla stampa.

E sarebbe costato caro a Veltroni, al PDS, a Rifondazione se non avessero fatto marcia indietro riguardo la famosa proroga. Una manciata di voti insanguinati di un gruppo di sadici non giustifica l’appoggio di un partito. E’ un atto di inaudita vergogna. Se si è contro l’oppressione degli uomini come si può giustificare lo sterminio di indifesi animali? E la sinistra non è composta solo da cacciatori assatanati ma anche da un notevole numero di votanti che odia la caccia.

Ne so io qualcosa che vedo vagare questi assassini con le loro doppiette sotto casa, tra i campi, ossessionati dal bisogno di uccidere, di annientare queste povere creature; e vedo bimbi, cani, gatti giocare sui terreni, e vivo nel terrore che vengano impallinati durante la stagione venatoria.

Rifletta su quanto Le dico e legga Shikichi Takahashi, le farà bene all’anima.

Non cerchi voti tra i cacciatori, perderà comunque, lo faccia con un po’ di stile, non si renda ridicolo, abbandoni questa ignobile malandrinata. Anche il circo ha i suoi limiti.

Paolo Ricci.