Intervista sulla nascita del movimento animalista italiano

DA QUANTO TEMPO È ATTIVO IL MOVIMENTO ANIMALISTA IN ITALIA?

Non so dire con precisione. Da moltissimi anni, sin dal secolo scorso ci sono state dispute filosofiche sulla superiorità dell’uomo e dei diritti animali soprattutto nel mondo anglosassone. In Italia forse un movimento animalista ha cominciato a prender forma dall’apparizione di “Animal Liberation” di Peter Singer nel 1976, e sulla scia della contestazione giovanile che andava contro tutte le forme di autorità (anche quella dell’uomo sul creato). All’epoca il movimento si è subito schierato politicamente a sinistra; ma oggi è frammentato, confuso, in un certo senso apolitico e isolato dallo stesso movimento animalista internazionale.

PER QUALE RAGIONE SI TENDE A DIFFIDARE DEGLI ANIMALISTI RADICALI?

Cos’è un animalista radicale uno che avvelena panettoni o libera animali dall’orrore della vivisezione?

Cosa intende la gente per animalismo radicale?

Un animalista radicale è chi non accetta che l’inaudita violenza verso il non – umano continui?

Il termine è troppo vago.

Chi le scrive non è un Vietcong animalista ma un uomo che – forse come lei – confrontandosi con l’orrore ha preso certe decisioni. E ce ne sono milioni in Europa di persone come me.

Il movimento dell’animalismo radicale è qualcosa che assomiglia alla sinistra del periodo sessantottesco. Lei avrà letto che in quel periodo si formavano continuamente ipotetici gruppi dirigenti pronti a innestarsi sulle masse per condurle a soluzioni marxiste – maoiste.

Io in Inghilterra vidi formarsi innumerevoli gruppi maoisti di circa dieci persone che si spezzavano continuamente in tronconi pro Albania o pro Cina. Un’ autentica vaudeville politica.

Una specie di varietà leninista, era molto comico.

L’animalismo radicale è un ribollire di gruppi e teorie che spesso conducono a una lotta inane fatta di minutaglia caritatevole. Atti nobilissimi ma sfortunatamente non sufficienti per incidere sullo strazio universale. L’esempio classico è la forza politica dei cacciatori davanti all’esercito dei vegetariani, dei potenziali vegetariani, dei semivegetariani e di coloro che pur mangiando carne sono attenti alla sofferenza animale. Questa massa di gente incide politicamente pochissimo a causa della nostra incapacità di trasformarsi in qualcosa di politico.

Gli animalisti soffrono della sindrome della bandiera bianca: i cacciatori possono tutto perché la lobby delle armi è potentissima e noi miserelli nulla possiamo. In ducati sonanti: si tratta della filosofia dei perdenti. L’idea di una lobby animalista – una soluzione lapalissiana nel mondo anglo sassone – è accolta da questo ribollire radicale con sarcasmo e indifferenza.

Quello che non ho mai capito è come i partiti di sinistra non abbiano intuito l’enorme potenziale – in termini di voti – che esiste nel bacino animalista e non sappiano come sfruttarlo.

Mi chiede perché si tende a diffidare degli animalisti “radicali”?

Per la stessa ragione nel mondo pagano parlare di libertà per gli schiavi era un anatema.

Come era considerato un anatema prima della sconfitta della Confederazione sudista parlare dei diritti dei neri.

La nostra è una specie egemone – in evoluzione – che dovrà affrontare in maniera – forse devastante – il problema del non umano. Con le buone o le cattive dovrà far fronte a questo problema.

E non si scappa. Per ora questa specie, egemone nel pianeta, si comporta verso il non umano come i nazisti si sarebbero comportati verso gli slavi se avessero vinto la guerra. Agisce verso il non umano come un efferato oppressore.

A LEI APPARE CULTURALMENTE ED ETICAMENTE APPROPRIATO IL PARAGONE FRA CAMPI DI STERMINIO NAZISTI E MATTATOI, CHE J.M. COETZEE METTE IN BOCCA, PER DIR COSÌ, AD ELIZABETH COSTELLO?

Da parte della massaia pippo-baudiana o da parte del macellaio con la statua, alta un metro, di Padre Pio nella bottega il paragone è sicuramente un’aberrazione.

Per i vitelli massacrati è invece un paragone validissimo.

Si infili sotto la pelle di un vitello condotto al macello e vedrà.

Ma come dice Eco in un suo articolo in difesa degli uccellini – che è allo stesso tempo un articolo che difende la caccia “controllata” – il “consorzio umano” ha così decretato.

Il “consorzio umano” cioè l’aggregato che possiede le verità universali e immutabili ha stabilito

che agli umani – egemoni sul pianeta – tutto è permesso.

E così hanno pure decretato le sacre scritture delle fedi monoteiste.

Il punto è che l’orrore che riversiamo sul non umano (131 milioni di animali uccisi nel mondo ogni giorno) è giustificato da due valutazioni:

La prima è di carattere religioso e afferma: io, uomo, essendo dotato di un’anima immortale decido che il non umano – che è mera e – vuota – cosa – può essere manipolato, torturato, massacrato a mio piacimento. Questo è in soldoni il discorso che i gesuiti vomitano sul mondo con perversa costanza.

La seconda valutazione è di natura scientifica e afferma: io, uomo, essendo più intelligente delle altre specie le manipolo, le torturo, le massacro a mio piacimento.

E questa è la visione cartesiana – baconiana della natura che va torturata e degli animali automi che possono essere vivisezionati senza fisime perché non provano dolore.

Abbiamo compreso i segreti dell’universo ma siamo ancora – spiritualmente e umanamente – a questi livelli “bestiali”.

Ma i media continuano a informarci che entro il 2050 saremo tutti vegetariani.

Allora, ne vedremo delle belle.

UN ALTRO PERSONAGGIO DI COETZEE, JOHN BERNARD, FIGLIO DI ELIZABETH COSTELLO DICE ALL’INCIRCA: “PER GLI UOMINI ESSERE CARNIVORI ESPRIME QUALCOSA DI PROFONDO, PROPRIO COME AVVIENE PER I GIAGUARI”. E’ UN’AFFERMAZIONE A CUI COETZEE-COSTELLO NON REPLICANO. PERCHÉ?

Quando diciamo che se gli animali si divorano tra loro dobbiamo farlo anche noi, facciamo un ragionamento osceno.

Io penso che più avanza la coscienza, più si sviluppa la conoscenza maggiormente avanza la compassione universale. Nella volta stellata, o nel multiuniverso pluridimensione – che per molti scienziati è la realtà dell’Essere – esistono sicuramente pianeti con una vita e delle coscienze più evolute della nostra. Ebbene, in un qualche lontano pianeta – con un ipotetico livello di sviluppo di 500 anni più avanti – l’idea di una società come la nostra provocherebbe un senso di orrore e di ribrezzo. Il nostro è un pianeta devastato dall’ingiustizia, un pianeta ove ricchi obesi assistono allo sterminio per fame e malattia dei poveri, un pianeta avvelenato da potenze egemoni che per mantenere la loro aberrante qualità di vita sono pronti a farlo morire.

Una civiltà avanzata può essere soltanto socialista, autenticamente democratica, vegetariana – se non addirittura veganiana – profondamente rispettosa delle diversità e “religiosamente” riguardosa delle altre specie, come un fratello maggiore verso i minori.

Noi siamo esseri peculiarmente dotati del sentimento della compassione.

E vivremo seguendo l’impulso della compassione e non l’istinto dei coccodrilli – che seguiranno la loro natura – e ci eleveremo contro il cannibalismo universale perché la nostra natura è peculiarmente un’altra.

IL RISCHIO CHE CORRE IL MOVIMENTO PER I DIRITTI DEGLI ANIMALI, COME D’ALTRA PARTE QUELLO PER I DIRITTI UMANI, È DI PORSI SU UN PIANO ASTRATTO; DI PORTARE AVANTI BATTAGLIE GIUSTE E SACROSANTE, MA DI PRINCIPIO. QUALI SONO LE STRATEGIE A BREVE E MEDIO TERMINE PER CAMBIARE REGISTRO?

Per me c’è una via fondamentale e prioritaria : creare una forza politica in grado di gestire voti a livello nazionale ed europeo. Una forza in grado di difendere il non umano attraverso una grande battaglia politica.

La coscienza avanza nel mondo e le contraddizioni esploderanno una dopo l’altra.

O si affronta il problema del non umano o presto avremo un terrorismo ecologico che al paragone Bin Laden farà ridere.

Si guardi, Cimino, “L’ esercito delle 12 Scimmie” di Terry Gilliam perché quello è uno scenario possibile. Speriamo che non sia così, ma certe cose si sentono sulla pelle.

Dall’animalismo grottesco e atomizzato dei gruppuscoli nevrotici e inani a quello terribile e spietato degli ecoterroristi il salto è notevole, ma spesso una cosa è foriera dell’altra.

E se lei osserva con attenzione quello che si sta sviluppando nel mondo anglosassone capirà.

23-07-2004