Ieri mi hai salvato la vita

Sezione: Racconti

Matteo Preabianca
IERI MI HAI SALVATO LA VITA

SIAE – DICEMBRE 2005

preabianca2

A Paola

Would you believe me when I tell you

You’re the queen of my heart?

Please don’t deceive me when I hurt you

Just ain’ t the way it seems

Can you feel my love buzz?

LOVE BUZZ – NIRVANA ( BLEACH,1989)

STRALCI DI FUTURO

pàlla (sfèra)

s. f., nome generico di ogni corpo sferico e quindi di oggetti, di varia materia e di usi diversissimi, che hanno questa forma

tènnis

s. m. inv., gioco di origine inglese che si disputa tra due giocatori (nelle gare di “singolo”) o tra due coppie (nelle gare di “doppio”) su un campo rettangolare a superficie piana, erboso, in cemento o in terra battuta, alla cui metà e perpendicolarmente al lato maggiore è fissata una rete, da una parte all’altra della quale gli avversari si rinviano secondo precise regole una palla di gomma rivestita di panno, servendosi di un’apposita racchetta

tennis da tavolo, ping-pong.

Non ho mai giocato a Tennis, non mi è mai piaciuto. In realtà ho sempre trovato stupido qualsiasi sport di squadra, qualsiasi gioco dove ci si contende una palla. Tuttavia, mi divertivo a lanciare una pallina da tennis contro il muro. Fin da piccolo, il mio isolamento mi portava a giocare da solo. Avevo dei giochi, me li regalavano quando era il mio compleanno e quando si celebrava il natale, ma ci giocavo solo in quel giorno di euforia e clima pseudofestoso. Come tutti i bambini amavo la novità e, i miei genitori pensavano che fossi anche condizionato dalla pubblicità. Spesso, i giocattoli che mi compravano erano quelli che apparivano negli spot tra un cartone animato e l’altro. Il mio gioco preferito era sempre uno : la pallina da Tennis. La custodivo gelosamente nel mio cassettino e quando restavo da solo continuavo a tirarla contro il muro per ore e ore. Era una sorta di riflessione interna che mi preoccupavo di fare. La cosa inquietante che avevo 6 anni quando ho iniziato. Presto però l’ ho abbandonata per un gioco più morboso e perverso : il “girare”.

Il “girare” consiste nel prendere tutti gli oggetti con un corpo flessibile o,meglio, fluttuante tenerlo in mano e continuare a muoverlo freneticamente. In quegli istanti immaginavo di essere chiunque : un personaggio storico, un cartoon, un musicista. Questo ultimo ha rimpiazzato negli anni gli altri. Infatti penso ancora di essere un musicista, senza ricorrere in aiuto al “girare”. Ogni tanto mi capita di trovarmi con una penna in mano e “girare” ,non me ne rendo conto. La mente si stacca e mi porta sui palchi di mezzo mondo a cantare le mie canzoni. Sono pazzo? No. Sono un sognatore. Tutto questo mi fa molto male e allora riapro il cassettino ed eccola lì: la mia pallina da Tennis.

séno

s. m.

il petto, in particolare quello muliebre

le mammelle

euf. ventre materno, grembo

est. lo spazio tra il petto e l’indumento che lo ricopre (in quanto vi si può porre o nascondere q.c.)

est. il proprio intimo, l’animo

con ulteriore estensione di significato, recesso, penetrale, profondità, cavità profonda

una delle tanti parti che mi piacevano del suo corpo era il petto.

Sublime. Erano giuste per la mia libido, ma ,contemporaneamente, eleganti. Bastava guardarle il decolté per capire la sua immensa voglia di giustizia e tranquillità. Se uno ci pensasse bene, un uomo dovrebbe essere impressionato dal seno femminile, piccolo o grande che sia. Non vi siete mai chiesti “ perché loro hanno delle “palle” che spuntano dal petto e noi due foruncolini?”. Non vuole essere una constatazione idiota la mia, ma è strano come in questo mondo tutto debba per forza avere un senso, o peggio, essere scontato. Magari in origine, le tette erano viste come una forma di handicap, ma questo ovviamente non può pervenire a noi, sarebbe troppo sconveniente per la nostra società.

Chissà quante cose in teoria sarebbero strane e inconcepibili e noi non lo sappiamo. Andiamo avanti… perché il maschio è attirato dalle tette e non ,ad esempio, dagli occhi in primis? Forse la risposta sta nell’ordine d’apparizione. Quando vedi una persona per strada, se noi la scomponessimo sull’asse delle ascisse e delle ordinate, è palese che la prima parte del corpo ad apparire sono proprio loro : le tette.

Tuttavia, tornando al mio punto di vista personale, di lei non mi ha colpito subito il petto, ma il modo in cui lo indossava, con naturalezza, quasi non se ne accorgesse del potenziale che qualcuno le avesse consegnato. Questo suo modus operandi mi ha letteralmente stregato. Tra me e me pensavo “ oooo, così bisogna essere! senza troppi atteggiamenti da oche giulive!!”. È inutile negarlo, lei aveva stile, poteva permetterselo. Il suo cervello era ancora saldo e intatto nella testa, conosceva benissimo le reazioni degli uomini, depravati e non, e quindi ne perse completamente l’interesse. In mio favore, naturalmente. Potete immaginare l’ enorme gioia quando finalmente ho potuto posare me stesso su quelle opere d’arte. Ero l’uomo più felice del mondo.

pistòla (àrma)

s. f.

arma da fuoco, a canna corta; si impugna e si aziona con una sola mano

ho comprato una pistola all’età di 18 anni. Proprio nel giorno del mio compleanno. Avevo voglia di farla finita. Mi sembrava un bel modo di festeggiare un altro anno passato a buttarmi via, non sapevo che fare, mai .tutte le mie giornate erano noiosamente uguali. Sono arrivato anche a pensare di essere posseduto da chissà quale forza o essere vittima di una macumba. Non riuscivo a liberarmi di me stesso. Ero diventato un peso enorme per la mai coscienza e per quelli che gravitavano nel mio universo : pazzo, irregolare, ma pur sempre solo ed esclusivamente mio. Un pomeriggio,camminando per strada, trovai su di un marciapiede un volantino di una associazione umanitaria che recitava così:

Le armi, in quanto servono sempre e solo a uccidere, sono sempre nostre nemiche: di noi singoli, unici, fragili esseri umani, e dell’umanita’ intera ( Omero) :

1. La probabilita’ per una donna di morire assassinata con un’arma dal

marito o dall’amante, e’ due volte maggiore della possibilita’ di essere

uccisa da uno sconosciuto.

2. La maggior parte degli omicidi avviene nelle grandi citta’, in cui sono

concentrate le armi da fuoco.

3. Quasi meta’ degli omicidi sono commessi da persone che non sono legate

alla criminalita’, che non hanno precedenti penali, e che non hanno motivo

di detenere armi illegali.

4. Il 67% delle morti di esseri umani tra i 15 e i 34 anni e’ causato da

armi da fuoco.

5. Solo nello scorso anno i morti per armi da fuoco sono stati 36.000. Una

persona ogni 15 minuti.

6. La persona che si arma si illude che cio’ la protegga. Questo accade

solo nei film. Nella vita reale il criminale ha l’iniziativa

dell’aggressione e sceglie il momento in cui siete distratti. Se voi

tentaste di usare la vostra arma, probabilmente morireste.

7. Negli Usa, per ogni volta che un cittadino usa un’arma da fuoco per

uccidere in condizioni di legittima difesa, vi sono 131 casi di morte per

omicidio, suicidio o incidente con uso di armi.

Questo scritto mi aveva dato il coraggio per la mia azione finale, il migliore gesto che avessi potuto fare nella mia misera esistenza di comune mortale. Non ce l’ ho fatta, alla fine ho fallito anche in questo. Non riesco a morire. Sono condannato alla vita.

òcchio

(pl. òcchi), s. m.

ciascuno dei due organi della vista; si presenta come un piccolo globo o bulbo mosso da muscoli entro una cavità detta “orbita” e protetto dalle palpebre e dalle ciglia; in mezzo ha l’iride di vario colore con al centro la pupilla; è in grado di raccogliere e registrare con chiarezza e precisione di colorito e di forma tutto ciò che si trova intorno a noi: a occhio nudo, senza l’aiuto di cannocchiale o sim.

indicando l’organo in luogo della funzione, vista

nel sing., attenzione, cura vigile

modo di vedere, di giudicare

nel sing., senso, apprezzamento estetico

nel sing., capacità che si acquista con l’uso, pratica

occhio clinico, di medico che fa rapida e precisa diagnosi

dato che questo organo è parte essenzialissima della persona, spesso la voce indica la persona stessa, specialmente parlandone come oggetto di affetti

a quattr’occhi, da solo a solo

dato che la vista è un bene prezioso, con sign. fig. la voce può indicare una cosa, un bene di valore inestimabile

i suoi, erano bellissimi. Mi ricordo il primo sguardo che mi ha concesso. Unico. Per niente rassicurante. Non si poteva scindere la sua personalità dai suoi occhi. Quando si arrabbiava restringeva il campo visivo con le palpebre e gli occhi diventavano piccolissimi. Io non ne vedevo rabbia, ma la forza del suo sguardo. Era tenerissima. Era la parte più espressiva che possedeva. Se avesse indossato sempre un passamontagna,potevi capire il suo umore solo dagli occhi. Era sufficiente, un batitto di ciglia, una dilatazione occipitale, e tu sapevi benissimo cosa provasse in quel momento. Dicono poi che noi uomini non siamo attratti dal viso delle donne ma dalle parti più “volgari”. Questa è la prova che non è così.

Riusciamo, a volte, ad avere sentimenti molto alti. La questione è che ci vergogniamo del nostro lato femminile.

bàra

s. f.

cassa, generalmente di legno, spesso foderata di zinco, in cui si sistemano i cadaveri per seppellirli

fig. avere un piede nella bara, esser vicino a morire

“la condizione adatta è 20 metri sotto terra…” . questa frase è di un gruppo non troppo famoso, ma mi piace l’effetto che crea nell’ascoltatore. Ci sono momenti nella vita di ogni uomo in cui ci si chiede senza troppa esitazione :” ma ci sarà un altro mondo oltre a questo?” . io, quella domanda, me la sono posta durante il corso della mia esistenza. Non ho trovato risposte. Non ho trovato altri mondi. Non ho trovato niente. Tuttavia ,il pensiero di come dovesse sentirsi una persona, morta o viva che sia, in una bara mi ha sempre affascinato.

Sentirà quando il prete dà l’estrema unzione? E i parenti che piangono? E quelli insensibili che finalmente si sono tolti un peso? E quelli che hanno sempre odiato il defunto e hanno i rimorsi di coscienza? Molto probabilmente il morto ride. Già. Perché pensa che in qualunque luogo venga recapitata la sua bara, sarà sicuramente meglio di dove è stato finora. Basta lavoro, mogli, bollette, figli che continuano a chiedere soldi senza comprendere che loro padre non è un milionario, lavora otto ore in fabbrica per ottocento euro al mese e con quei soldi deve pagare il corso di estetista alla figlia, la squadra di calcio del maschio, la parrucchiera e i massaggi della moglie. Si, decisamente, ha ragione. Starà meglio ovunque. L’unico problema : i vermi.

“ Sentirà dolore quando lo divoreranno?

Ma poi sarò vera questa storia dei vermi che ti divorano?

Secondo me? No. “

Questo discorso l’ ho sentito fare da due becchini al cimitero. Deformazione professionale. Chi lavora all’IBM parla sempre di computer, e loro di morti. La superficialità della vita. Troppo per poco e poco per troppo. Magari, il morto, per una concezione profondamente atea dal punto di vista giudaico-cristiano, rimarrà per l’eternità in quel luogo. Semplicemente, morto. Io credo ,invece, che i defunti di notte si sveglino, ma non stile zombie, hanno ancora addosso i vestiti del funerale e la faccia al loro posto. Si incontrano un giorno su una tomba e un giorno su un’altra e discutono di come fossero infelici in vita. Poi arriva il solito saccente ( quello c’è in ogni dimensione) e dice “ mah… secondo me siamo noi i vivi e gli altri i morti “. Inoltre immagino una inversione dei ruoli: l’operaio diventa poliDepoe viceversa. Fantastico.giustizia è fatta. I panni dell’altro. Ironico.

lìngua

s. f.

organo muscolare posto nella cavità orale (dell’uomo e degli animali); svolge varie funzioni, in quanto è sede del gusto, è addetto a rimuovere il cibo durante la masticazione e la deglutizione e, nell’uomo, serve ad articolare moltissimi suoni della voce: lingua sporca, ricoperta di una patina biancastra che è segno di non buona digestione; avere un palmo di lingua fuori, iperbolicamente, di chi è trafelato

con riferimento alla funzione che l’organo svolge nella fonazione, si hanno diverse espressioni, molte delle quali fig.: sciogliersi la lingua, cominciare a parlare senza difficoltà né freno; frenare la lingua, imporsi di tacere; lo stesso concetto, ma con più forza, nella loc.: mordersi la lingua, che può anche riferirsi al disappunto di chi si accorge subito di aver detto uno sproposito o un’imprudenza; avere una cosa sulla punta della lingua, essere sul punto di ricordarsene e di dirla; non avere peli sulla lingua, parlare con tutta franchezza, senza timore o riguardi; lingua serpentina o lingua biforcuta, doppia, falsa

spesso indica la persona stessa che parla

come parte di bestia macellata

la sua era morbidissima. Se ci dovessimo soffermare a pensare che il bacio in verità non viene quasi mai praticato ma è lo slinguazzamento quello più gettonato, si perderebbe completamente il senso di romanticismo o il fattore hard che ne è la conseguenza dell’atto in sé. Questo organo diabolico che, se usato con i dovuti modi, può fare raggiungere l’estasi anche al più scorbuDepodegli essere umani. Con lei mi successe proprio così. Era magica, innaturale. La baciavo e capivo esattamente che tipo di persona avessi fra le braccia. Una ragazza tranquilla, in conflitto con il mondo, con paranoie e paure. La sua lingua ,mentre mi accarezzava il palato, mi diceva “ ti prego, stringimi forte, non andartene, ho bisogno di capirti “. Io non potevo rifiutare l’invito, avevo bisogno anche io di quelle certezze. La lingua è il vero e unico organo adatto alla ricezione e alla spedizione di messaggi della comunicazione non verbale. Ci sarebbero molti meno problemi, se comunicassimo solo con lei.

Psss…

Alla fine come è andata? ti ho salvato dal brutto mondo? Potremmo aggrovigliare le nostre lingue? Mi perdonerai per quello che ho fatto?

Resteremo solo io e te su questa terra? Avremo un futuro? E un presente?

s. m. inv.

arbusto sempreverde delle teacee, dai piccoli fiori bianchi, coltivato in Asia dall’India alla Cina e al Giappone, nel Madagascar e in altri paesi tropicali

le foglie disseccate di questa pianta che si trovano in commercio e che vengono usate per preparare una bevanda di color giallo, molto gradevole e leggermente eccitante

la bevanda stessa

ricevimento pomeridiano con poche persone alle quali si offre il tè

l’ora del tè, tradizionalmente, le ore diciassette.

Questa bevanda è sempre stata presente nel corso della mia vita. Quando gli altri ragazzi cominciarono a bere birra e superalcolici ,io mi dedicavo al tè. Il mio preferito era il tè verde. Lascia un particolare sapore sulle labbra, di freschezza. Come il grande Welles, anche io prediligevo per le foglie piuttosto della medina. Ecco come si fa un buon tè :

1. bollire in una piccola pentola un quarto di litro d’acqua.

2. preparare sul fondo di una tazza le foglie in giusta quantità ,ovvero devono ricoprire la superficie ma non sovrabbondarla.

3. dopo circa 10 minuti di ebollizione, versare il contenuto ancora bollente della pentola nella tazza.

4. aspettare 5 minuti affinché l’infuso si impadronisca dell’acqua.

5. scolare le foglie tramite setaccino.

L’unica variante tra me è Welles, oltre alla scrittura, è che lui diceva di usare sempre foglie con caffeina. Molto forti e, secondo lui, le uniche degne di un tè.

Io invece, bevevo solo quello decaffeinato, attenzione non ho detto deteinato, perché la teina non esiste. Ci mentono anche su questo.

Ne bevevo due al giorno. Uno al mattino e uno alle 17, come un vero milord. Alcune volte capitava di farmi una tazza anche prima di coricarmi.

Era il mio piccolo rito del mio piccolo mondo creatomi su misura. Mi faceva staccare da tutto e mi faceva sperare che esista la felicità. Tutto questo in una tazza di tè? Già. Sapevo che non potevate capire. Infatti, lo bevevo da solo. Era un gesto liberatorio che avrei portato sempre con me ,anni dopo anni, città dopo città, l’unica cosa autentica in un bagaglio di idiozie che portavo addosso. Ovviamente, senza zucchero.

màno

(pl. màni), s. f.

la parte mobilissima con cui hanno termine le braccia, che, mediante i movimenti delle dita, serve ad afferrare, palpare, premere, ecc.

in unione a verbi, indica azioni particolari o gesti espressivi di varie azioni o stati d’animo: stringere la mano a qu., in segno di saluto; venire alle mani, azzuffarsi; alzare le mani, arrendersi; dare una mano a qu., aiutarlo

indica spesso la facilità o la difficoltà di raggiungere un luogo, un oggetto, o l’avere immediatamente qualcosa a disposizione: esser fuori mano, lontano; a portata di mano, vicino

indica il modo di esprimersi e di creare caratterisDepoe inconfondibile di un autore, individuabile nella sua opera

le sue mani erano fantastiche. Piccoline e affusolate, sprigionavano tantissimo erotismo. Aveva una cura impeccabile per le sue dita, soprattutto per le unghie. Non praticava nessuna french manicure o altre stronzate da donna in carriera, semplicemente le lasciava naturali, a volte appena un accenno di bianco, che non dava nell’occhio e stava bene, distinguendola comunque dalla massa di oche. Feticista quale sono, le osservavo in modo imbarazzante le mani: quando afferrava la tazzina del tè, quando disegnava, quando scriveva, quando gesticolava, quando si arrabbiava, quando mi accarezzava, quando facevamo sesso io… mi eccitavo.

Tuttavia, lei no le sopportava, era convinta che fossero brutte, troppo piccole non poteva reggere il confronto con le fashion girl che ogni giorno si inventavano qualcosa di nuovo per farsi spillare i soldi dagli stilisti mettendole in gara l’una contro l’altra e rendendole stupide arriviste senza senso , con tutti i problemi fisici e, soprattutto psicologici che ne derivano. Lei ,invece, si distingueva sempre da loro, però, in alcuni momenti ,sentiva il peso del mondo, il peso di un qualcosa di molto più grande di lei, che tenta di imporsi sopra le nostre vite, è difficile resistergli. La società,legale rappresentante del mondo, ti chiede di uniformarti agli altri esseri viventi per la sola esigenza di riuscire a catalogare ogni gruppo, ogni identità, ogni specie, ogni professione, ogni pensiero, ogni respiro. La sua vita, come del resto anche la mia, aveva vissuto questi momenti tragici per uno spirito che si definiva libero ma che non lo era affatto, avevamo troppi paletti, troppe convenzioni sociali che ci inebriavano giorno dopo giorno facendoci dimenticare chi siamo stati veramente: due persone.

fontanèlla

s. f.

costruzione in muratura provvista di cannelle o di altre aperture dalle quali fuoriesce l’acqua che proviene naturalmente da una sorgente o artificialmente da un acquedotto; talvolta, spec. se essa ha funzione decorativa (e in tal caso è ornata e abbellita da fregi, bassorilievi o sculture), è completata da una o più vasche dove si raccoglie l’acqua che sgorga

dove abitavo io c’era un parco bruttissimo, poteva essere un parco qualunque di qualsiasi città europea. Aveva le classiche piante : querce, pini e un salice piangente. Questo ultimo era l’unica cosa che mi affascinava di quel posto desolato di anime giovani (bambini idioti che correvano dietro una palla) e anziane( che giocavano a briscola in attesa del loro appuntamento con la signora Morte). Io stavo là, invece, ad osservare quella pianta. “Salice piangente…mmm…salice piangente…”

continuavo a pensare alla ragione per la quale l’umanità l’ ha voluta chiamare in questo modo. A me sembrava la pianta più bella e solare del parco. Con i suoi rami accarezzava il sottobosco e creava una sorta di dimensione parallela al suo interno. Infatti, per dare prova che quello che dico non è una fandonia, vi era stata posta una panchina vicino i suoi piedi. Secondo me, a lei dava molto fastidio. L’unica cosa paragonabile al salice era la fontanella che si trovava all’ingresso del parco. Erano esattamente due entità uguali, con entrambi le loro distinzioni. Sostanzialmente una. La fontanella sgorgava acqua(putrida ) e l’albero sgorgava rami (oscuri). Ogni tanto, capitava d’estate che quando ero letteralmente assetato passavo dal parco a bere. Certo, ci pensavo due volte prima di farlo, se avessi avuto una alternativa avrei bevuto volentieri da altre parti. Quella fontanella rappresentava la mia sconfitta. Arrendermi alle cose che trovo lungo la mia strada. Non cercarne mai altre. Ogni volta che uscivo da casa lei era lì, mi fissava, mi violentava con il suo rubinetto. Io la guardavo con la coda dell’occhio ,immaginando di non essere più in Italia ma ,ad esempio, Londra, New York, Pechino. Invece, poi mi voltavo e vedevo sempre le stesse case intorno a me, le stesse persone e me stesso. Pretendevo di essere libero ma stavo comodo in una scatola di vetro. Avevo tutto e rifiutavo tutto. Se non avessi avuto quello che avevo ,probabilmente avrei fatto una fatica tremenda per ottenerlo ma,forse, lo avrei apprezzato. D’altronde,la fontanella con il suo sguardo voleva farmelo capire, e io la consideravo solo putrida.

piède

s. m., in alcuni casi subisce il tronc. in piè

nel corpo umano, ciascuno dei due segmenti terminali degli arti inferiori, che servono sia a sostenere la persona in posizione eretta sia a farla camminare: piedi dolci o piatti, deformati dall’uso di stare troppo tempo in posizione eretta, in modo che toccano il suolo con tutta la pianta quasi completamente appiattita (come loc. gergale, vale “poliziotti”); piede cavo, eccessivamente arcuato; piede equino, che sta appoggiato sulle dita col tallone sollevato; piede talo, che si appoggia solo sul tallone; piede valgo, che poggia al suolo soltanto col suo bordo interno; piede varo, che poggia al suolo soltanto col bordo esterno

est. la parte estrema delle zampe degli animali

in moltissime loc. con sign. proprio e fig.: lavoro, ragionamento fatto con i piedi, malamente; restare a piedi, perdere la possibilità di montare su un veicolo o, anche, con senso fig., rimanere in condizioni svantaggiose rispetto ad altri; cadere in piedi, anche col senso fig. di uscir salvo da un pericolo; andare, procedere coi piedi di piombo, usare in un affare estrema cautela; esser legato mani e piedi, nell’impossibilità di operare; puntare i piedi, anche col sign. fig. di esser fermo, irremovibile, tenace, ostinato; la cosa prende piede, vigore, detto anche di pianta che comincia ad allignare; su due piedi, lì per lì, sul momento

sono sempre stato un amante dei piedi, meglio, un feticista puro.

Altamente eccitante quando c’è la giusta combinazione tra piede e scarpa. Le adoravo. non mi piacevano, tuttavia, quelle scarpe che di solito fanno impazzire gli uomini ovvero tacchi a spillo e affini. Gli indumenti eleganti mi facevano vomitare. Come può un ragazzo o una ragazza vestirsi in quel modo? Che noia! Troppo uguali alla massa.

Invece, apprezzavo le trainers e gli stivali, ma non quelli da troia o in voga in quel momento. Inoltre, mi esaltava il piede “naturale”, senza smalto. Il particolare mi affascinava,ad esempio una notte ho sognato lei completamene nuda con una cavigliera in tessuto. Lo zoom onirico inquadrava solo quella sua parte. Non c’era volgarità, era un sogno molto tenero. Lei conosceva bene le potenzialità dei suoi arti. Diabolici per uno come me. Per niente scontati.

giardìno

s. m.

terreno dove si coltivano piante da fioritura e ornamentali; può essere di proprietà privata (e allora è per lo più recintato ed attiguo alla casa o alla villa del proprietario) oppure pubblico (e in questo caso serve per il passeggio e lo svago dei cittadini di un centro abitato); tra i giardini costruiti con criteri e pretese artistiche sono da ricordare: i giardini all’italiana, sorti durante il Rinascimento, soprattutto a Roma, situati sul terreno collinoso che circondava le ville in modo da formare con esse un unico complesso architettonico, i giardini alla francese, che valorizzano la prospettiva e si adornano di laghetti e aiole di disegno geometrico, i giardini all’inglese, più aderenti alla libertà naturale e quindi alieni da ogni schema o disegno geometrico; giardino pensile, costruito su terrazza o su tetto; giardino d’inverno, stanza da soggiorno che, grazie alla presenza di piante in vaso e di ampie vetrate, crea l’ambientazione di un giardino

giardino zoologico, luogo dove gli animali esotici tenuti in cattività sono posti in luoghi che cercano di riprodurre per quanto possibile il loro ambiente naturale; città giardino, quartiere di una città, con ampie zone verdi e edifici in forma di villette, abbastanza distanziati l’uno dall’altro; come termine storico: giardino d’Epicuro, la scuola epicurea di Atene ed est. il mondo morale e l’ambiente propri di tale cenacolo

giardino d’infanzia, scuola materna per la prima educazione dei bambini dai tre ai sei anni

la mia casa aveva un giardino, non grandissimo ma sufficiente per una persona. Io non ci andavo quasi mai, salvo d’estate per leggere i romanzi all’ombra del cipresso. Ero appagato dal solo guardarlo. Mi mettevo ore e ore in balcone, anche di inverno, a fissare un punto a caso, di solito un filo d’erba. Immaginavo quanta vita poteva essere concentrata in quel punto. Secondo me, c’era molta più vita in quel giardino che in casa mia. Io ero sempre solo, i miei genitori lavoravano tutto il giorno e io passavo interi pomeriggi con i miei album preferiti. Non avevo amici ,quindi i miei divertimenti erano suonare il violino, leggere libri e fumetti e ascoltare la musica. Ero diventato un vero e proprio orso, infatti, quando i miei genitori tornavano per l’ora di cena mi davano fastidio, era come se mi chiedessi :” con quale arroganza invadono il mio territorio? È mio!! Mio!! Volete anche voi uno spazio? Lavorate di meno! Ho bisogno di aiuto…”. Gli anni passavano e io ero sempre più solo. Colpa del mio carattere, colpa dei percorsi forzati che aveva preso la mia vita, avevo conosciuto solo persone rassegnate ed ero finito a farlo anche io. Ma potevo sempre uscire sul balcone, guardare il giardino e dire “lì c’è vita, posso unirmi a voi?”.

capéllo

s. m.

ciascuno dei peli che si sviluppano sulla parte del rivestimento cutaneo del cranio umano detta “cuoio capelluto”

quantità, distanza, differenza minima

loc. avv.: a capello, perfettamente, a puntino

erano bellissimi,lucenti. Non avevo mai toccato capelli come quelli. In realtà ,non avevo mai toccato dei capelli all’infuori dei miei. Avendo avuto un rapporto strano con i peli che portavo in testa (troppo corti, troppo lunghi, troppo treccine, troppo cresta, ecc.) mi risultava difficile accettare la mia ammirazione e stima nei confronti di quelli suoi. Aveva quasi sempre lo stesso taglio. Nè troppo lunghi né troppo corti. Non se li tingeva, erano castano scuri. Per niente pittoreschi, come di solito usavo portarli io. Le fissavo quelle ciocche che le cadevano sulle punte delle orecchie, quasi a coprirle. Nei miei pensieri lei raffigurava una sorta di stabilità, non aveva bisogno come me di mutare l’immagine che rifletteva sul mondo, era sicura di sé.. attenzione però, non era quel tipo di stabilità che va spessissimo a braccetto con il concetto di rassegnazione ovvero ,in poche parole : casa,figli,pensione,natale con i parenti, vacanze ad agosto a Rimini, lavoro 9 /18 in ufficio, varietà in televisione, cambiare i mobili di casa, imbiancare ogni due anni, mangiare solo cucina italiana, borse e abiti firmati, week end in montagna, frequentazione di ristoranti e trattorie, essere spettatori delle recite dei figli, comprare solo ciò che gli spot dicono, discoteche, hotel a cinque stelle dove non si capisce in quale parte del globo si soggiorna, profumi costosi, mancanza di letture di quotidiani e libri, salto generazionale tra genitori e figli soprattutto quando ti riterranno un pezzo da museo perché non conoscerai l’ennesima boy band con cui tua figlia vorrebbe scoparseli uno per uno, partite di calcio di tuo figlio dove i genitori hanno il ruolo ben specifico di insultare i vari giocatori e corrispettivi padri e l’arbitro perché il proprio pargolo” ha le carte per giocare nel Milan..” eccetera, eccetera. No, lei non mi dava queste sensazioni futuristiche che riscontravo negli altri sguardi e che, in preda ad una eccessiva sudorazione, mi facevano fuggire altrove. Lei mi comunicava con gli occhi che ci saremmo stati solo io, lei la nostra passione per l’arte e per i viaggi. In fondo non ero una persona complicata, volevo solo poterle accarezzare i capelli e ,tramite la comunicazione non verbale, farle sapere che mi aveva convinto. Se solo non avessi avuto certe reazioni, poteva essere andato ancora meglio.

gàtto

s. m.

(f. -a; V. però gatta), mammifero carnivoro dei felidi; ha orecchie aguzze e tese sulla testa rotondeggiante; gli occhi, dalla pupilla dilatabile nell’oscurità, possono scrutare la penombra; i lunghi baffi, o “vibrisse”, sono peli tattili; incede silenziosamente, poggiando sul terreno solo le dita, munite di soffici cuscinetti; gli artigli sono retrattili e, quando l’animale non ne fa uso, sono rivolti verso l’alto; è dotato di forme armoniche e eleganti e possiede una destrezza e un’agilità non comuni; fra le diverse razze (gatto soriano, persiano, siamese), eccelle quella del gatto d’Angora, dal pelo fluente e serico

essere in quattro gatti, in pochi

gatto selvatico, felide selvaDepoeuropeo, un po’ più grosso del gatto domestico, ha pelame folto di color grigio fulvo con striature nere e occhi gialli; gatto tigre, dasiuro

una volta, proprio sul finire della mia vita, lei si presentò con una gattina. Era molto piccola, e dallo sguardo capimmo presto che era stata ferocemente maltrattata. Le stava in braccio, ma ne era terrorizzata. Aveva un pelo foltissimo che ci aveva tratto in inganno. Quel manto ricopriva un corpo magrissimo e esile con cinque ferite sparse qua e là. Dopo che la tenne fra le sue braccia una oretta, cominciò a fidarsi di noi. Non le si poteva volerle male, era un essere senziente,come noi. Il nostro amore per gli animali ci aveva portato lungo gli anni a divenire prima vegetariani e vegani , poi. Molta gente prese questa nostra “attitudine” come una moda che esaurita nelle riviste e nella televisione,svanirà anche dalle nostre menti. Noi all’inizio ci accanivamo per questa assurda tesi che facevano i benpensanti, poi avevamo scoperto il gusto dell’indifferenza. Lo sapevamo perfettamente che noi eravamo nel giusto e loro no . Si può vivere benissimo senza uccidere animali. Anzi si vive meglio. Negli anni avevamo assistito a come la natura volesse la rinvicita sulla specie più stupida che avesse creato,cioè l’uomo; il morbo della mucca pazza, la sars, l’aviaria. Tutti virus arrivati dagli animali ma creati per la negligenza e l’egoismo dell’uomo. I miei unici veri amici sono stati gli animali. Sono loro che si meritano questo pianeta, l’uomo dovrebbe estinguersi e così finalmente, pagherebbe il suo vergognoso debito verso questi esseri. Il solo pensiero di avere mangiato cadaveri in passato mi ripugnava, ero stato un necrofago . Che schifo.

schièna

s. f.

lo stesso che “dorso”, rispetto alla quale voce è d’uso più com. e popolare: il filo della schiena, la spina dorsale

la sua si, che era una schiena. Morbida, gustosa al tatto, profumata e pulita. Mi piaceva molto baciarne le estremità. Era un modo per rendermi conto quanta continuità potessi spezzare fra le natiche e le spalle. Così potevo rendermi conto che quella parte era contaminata di baci, carezze, abbracci. Le facevo i massaggi sulla schiena perché a lei piaceva molto. Nell’ultimo periodo soffriva di sciatica,aveva la lombo sciatalgia, e ne soffriva parecchio, soprattutto perché di solito viene alla persone anziane e lei ,ovviamente, non lo era. Io le dicevo di non preoccuparsi perché quel dolore sarebbe passato e altri, ben più profondi, sarebbero rimasti a lungo. Non ero molto bravo nel consolare le persone. La mia solitudine mi aveva impedito di praticare questa arte truffaldina. Così le nostre giornate passavano tra un massaggio e un dolore. La cura e l’anestetico. Non erano due figure opposte ma contigue, non potevano esistere senza. Come la ragione e l’impulso. Dove non arriva uno c’è sempre l’altro che corre in soccorso. Non sapevo spiegarne la ragione, ma delle volte mi capitava di immaginare scene ad occhi aperti, ad esempio, che lei fosse sdraiata completamente nuda a pancia in giù e un gatto le saltasse sul dorso,tirasse fuori gli artigli e gli affondava dal collo fino ai glutei procurandole delle ferite profonde fuoriuscenti tantissimo sangue. Questa immagine poteva sembrare perversa e maligna, invece non lo era affatto. Riflettevo sul fatto che lei ne potesse giovare dal “trattamento felino” in quanto erano, in fondo, dei massaggi particolari. Come piacevano a lei. Lo so, ero parecchio strano. Ma ora non c’è motivo di preoccuparsene non esisto più. Sono nel famoso aldilà ( o aldiquà ,dipende dai punti di vista ). Ho solo un rimorso, non avere portato lei con me. Senza lei non ha e non aveva senso niente. Neanche la mia arte. Anche se mi ricordava sempre ,in ogni istante che ero un fallito e non avevo un briciolo di talento. La vita precorre strade ignote e dolorose, nessuno decide che fare con la propria vita, è una barzelletta chi pensa il contrario. Siamo tanti soldatini in posa, in attesa che ci diano istruzioni e noi con una faccia piena di speranza e di timore, posiamo il fucile, alziamo gli occhi verso il nostro comandante e domandiamo :

VADO?

ETERNO PRESENTE

(un rumore tonfo)

non ho nemici

(un rumore improvviso)

non ho neanche uno straccio di nemico

cosa tolgo ai nemici per farli diventare menefreghisti?

(un rumore improvviso)

cosa tolgo?

Una persona dell’epoca moderna rinchiusa in una bara. Accanto gli strisciano scarafaggi,formiche,termiti. Si accorge che nell’estremità della bara opposta alla sua testa c’è un minuscolo foro dove si intravede un bagliore. Anche i vari insetti sembrano accorgersi del buco, e pare fissino il malcapitato come per dirgli “non sei curioso?”.

Un giorno non mi fu detto nulla

Non posso più reagire?

nella mente del nostro personaggio, donna,bambino,uomo,asessuato (che il lettore se lo immagini come meglio crede) comincia a capire che è completamente solo, ma si illude che è solo un sogno orribile, un incubo reale.

Non c’è nessuno qua

Nessuno, ho analizzato ogni passaggio mentale,nessuno.

Nessuno può correre in mio soccorso, non conoscono il mio nome

Sono stato fermo,stabile come un cactus a cui hanno privato l’ennesima spina per colpa di qualche sventurato che c’è caduto sopra, stile cartoon. Forse sono Will coyote.

DimenDepoil buio e diffido del buio.

Una eternità di confusione dopo un giorno cortissimo

Vi prego scordatevi di me!

non sono mai stato felice

percepisco che il passato era pieno di ambizioni e gli eventi mi circondavano,non mi schiacciavano, come ora.

Tuttavia, non sono stanco e soddisfatto per niente.

Non sono un arrivista fallito, neanche nello spirito.

Non sono innocente, non lo sono mai stato, e le punizioni mi fanno ridere, corporee o mentali che siano.

Rifiuto ogni possibilità di convivenza in questo corpo

Dopo che faticavo per ridere sono riuscito ad assorbire lacrime di gioia e di tristezza in un unico contenitore. Sono diventato irraggiungibile.

Non ho avuto mai un interesse viscerale per il genere umano

Sono abile nel capire cosa bisogna fare in determinate situazioni

Bevo per non estinguermi

Faccio fatica a svegliarmi

Faccio fatica a orinare nel posto giusto

Faccio fatica a relazionarmi agli altri, una scusa schifosa per dire che non mi frega niente della società

Non sono né magro né grasso

Faccio fatica a parlare

Faccio fatica ad odiare

Mia sorella è ancora viva, il suo fidanzato pure, io, non lo so. Speriamo di no.

Scappo dalla vita,sempre.

Non ho paura di rimpinzarmi di placebo vari, evviva le erboristerie !

Faccio fatica a fare sesso.

Faccio fatica a venire

Non riesco a stare un minuto con me stesso, meno male. E’ noiosissimo

Faccio fatica a scambiare frasi banali di circostanza del tipo “fa caldo oggi eh? Nella fattispecie, guardo il mio interlocutore e esclamo “e allora? Non rompere … non attaccare bottone con me in modo insulso!”.

Penso che ultimamente ho perso del tono muscolare, non che ne avessi mai avuto in modo spropositato

Forse il mio uccello è l’unica parte del corpo in cui mi riconosco, una testa di cazzo.

10.40, il nuovo orario del treno per Cadorna che si ferma a Varedo, e ogni giorno contribuisce a sminuire la mia figura, facendomi illudere.

Ma non glielo lascerò fare per sempre, e comunque pago sempre il biglietto io!

Voglio solo vivere.

Ero talmente felice da non rendermi conto che la vitalità che avevo dentro mi costringerà a resistere a lungo.

Io Voglio morire

Sono aperto verso le angosce che sono sopite negli altri individui e scaccio con cura tutte le verità

Addormentandosi la gente invidia le mie giornate imbottite di cazzate speziate e silenzi intrisi di prodotti omeopatici.

non ho scelto di rimandarmi alla vita per il momento.

Pochi ammutoliranno nella propria grandezza, merde.

(poveretti…conoscono ogni lato subdolo della vita)

ancora pochi allibiscono insieme alla felicità

non sta mutando la mia diversità

4 euro biglietto ridotto per cinema del martedì sera

3,80 biglietto andata ritorno per severo /meda

10 euro 15 litri di benzina

1 euro biglietto per metropolitana

16,10 crioasportazione di 3 condilomi tramite la mutua

10,50 euro menu doppio (popcorn gigante + due bibite a scelta)

mi sembra di essere qui da una infinità di ore, anzi molto di più, direi giorni. Mentre tento stupidamente di assaporare mentalmente un buon tè verde per non pensare alla situazione in cui mi trovo, sento degli odori provenienti dall’esterno che mi ricordano la città,la pseudovita. Tento di muovermi con disinvoltura in questa gabbia di frassino e mi torna in mente che il piede destro mi fa male, ho una ferita sempre aperta in quel punto come la legge di domanda e di offerta. Me la sono procurata forse nel mio vano tentativo di resistenza per non farmi infilare qua dentro. Così almeno credo, sono solo supposizioni. O forse,più semplicemente, gli insetti mi stanno divorando.

I scarafaggi non sono poi così brutti da vicino, sembra vogliano stabilire una sorte di contato con me: mi guardano, mi osservano,mi studiano,mi analizzano. Che fervida immaginazione che ho!

Stop!!!

Un rumore !?

Posso intravedere i tanti signor X che mi passano davanti ,scrutano e danno botte alla mia “Casa” . qualcuno più intrepido, mi guarda attraverso il forellino e io ricambio il gesto. Mentre sto qui ad arrovellarmi sul perché la mia esistenza sia tanto bieca e su che cazzo ci faccio in una bara, che fanno ‘sti stronzi ? si limitano a passare davanti e ,guardandomi, sorridono. Sono calmo senza alcun motivo apparente. Sto morendo. Sono forse felice? Non lo so. Non sono niente. Questa è la sola verità. Perché di verità ce ne è soltanto una. E nessuno la conosce. Nessuno la deve conoscere.

Finalmente qualcuno si degna di rivolgermi la parola questo tizio mi illustra di quante cose belle ci sono al mondo e iole sto perdendo tutte stando qui dentro. Continua insinuando che il corpo e la mente sono una cosa sola. Non si rende conto che non lo sto ascoltando ,anzi ho quasi sonno. Un altro signor X,sentendo ciò che il tizio blatera annota tutto sul suo palmare, e un altro ancora scuote la testa in segno di disapprovazione. Continuano a guardarmi,studiarmi,analizzarmi. Sorridendosi tra loro in segno di stima e ammirazione reciproca, rassicurandosi con sguardi compiacenti che non saranno mai come me: fallito. Io continuo a non capire perché sono qui e sto soffrendo come una scimmia vivisezionata che non percepisce che quella mano che la sta accarezzando in realtà sia il peggiore criminale sulla Terra. Gli esterni mi hanno sempre fatto paura. L’esterno di una casa, di un parco, il bordo della pizza. Sono tutte cose che mi hanno sempre messo a disagio. Ho sempre valutato loro come qualcosa di marginale ma,nello stesso tempo , affannosamente attaccati al contesto sociale di cui fanno parte. Vigliacchi.

Ansia. Ansia. Ansia.

Se dovesse arrivare David Hasselhof a salvare tutti i terrestri dal loro destino,sarebbe veramente tragicoamico. Ma morite tutti, telefilm compresi!

Signori in doppiopetto, signori con orologi d’oro, con cellulari iperaccessiorati, signore ingioiellate a festa, ultrasessantenni che fanno la mano morta ai ragazzini, sono tutti intercambiabili, non hanno personalità. Potrebbero essere tutti rinominati,come si fa con le cartelle dei computer. Dai, chiamiamoli Mc Donald’s people. Succede solo in questo mondoooo!! (immaginate una sorta di balletto con queste persone che alla fine dello spot, fanno sorrisi da confondersi tranquillamente in paralisi)

non hanno più il coraggio di reprimere con forza le proprie angosce, come se qualcosa si fosse calato sulla loro esistenza senza schiuderli il cervello. Io sono uguale a te! Tuttavia ,vivo diversamente la mia ordinarietà. Deluditi, e deludimi, non ha alcuna importanza alla fine dei giochi. Fino a prova contraria, ho due occhi, un naso e una bocca. Certo, potrei fare di meglio. Chessò, andare in palestra a gonfiare i pettorali . no ,alt ,aspetta… non mi hai mica preso per il culo quando avevo i capelli lunghi o sbaglio? O quando indossavo dei pantaloni rossi, con la maglia di Bret “hit man” hart, i stivali a punta, il cappello finta pelle dei S.Francisco 49ers per andare a fare l’esame di terza media? si sì, mi ricordo. Tutti voi, dicevate che stavo bene, mi osannavate per la mia diversità, ma dietro, quante risate !!! ho creduto in voi, vi ho amato, ho lottato per cercare di rendere la vostra misera vita più laica e conscia possibile. A tutto c’è un limite, però. Come diceva mio nonno “a certe persone fai prima a metterglielo nel culo che in testa”.

La mia falsità, le mie onestà, anche le tue.

Non speravo che fossi uguale o di non sentire quel senso di libertà che circonda gli altri quella brezza che ti si appoggia sulla faccia al mattino e ti para il culo per tutta la giornata. Implode dentro tutti noi, poveri stronzi coglioni abitanti del pianeta blu del cazzo.

Per il tuo corpo tutto questo significa fedeltà. L’oggetto di quella unione compatta ,secondo te, sono io.

Tutto può fare allontanare la mia tranquillità

Tutto potrà darmi la mia diffidenza.

Questo mondo è un posto di anime capitaliste

So come comportarmi?

Cerco un impiego in banca, mi faccio la riga ai capelli, indosso un cravatta.

Si può fare un passo alla volta?

Cosi’ facendo tutti quello che mi stanno intorno sapranno che sto chiedendo aiuto.

(rumore)

ce la farò

e invece no .

Ce la farò. Finirò per svegliarmi prima che questo incubo mi buchi le vene. E avrò l’abilità di ricucirmi come un patchwork fuori moda.

(rumore)

e se provassi a prendere il volo da un balcone?

(rumore)

se fossi sempre circondato da persone penso che starei male ma tranquillo.

Non ne sono proprio convinto.

Forse le persone possono essere il mio scudo,no?

No. È il mio umore che mi tiene lontano dalle persone,e dai coltelli conficcati in pancia.

Speriamo che Dio non sia stato così cretino da creare qualcosa oltre questo mondo. Sarebbe catastrofico. Già ora non so che fare qui, figurati se non so che fare anche da una altra parte!

Il corpo resiste ma la mente vuole spegnersi.

Non è un modo dire, è la verità.

È un dato di fatto,quindi non opinabile.

È la verità.

Non è un modo dire, è un dato di fatto, e anche se non lo fosse non potrebbe influenzare sullo stato delle cose.

(rumore secco)

sei già vecchio.

(rumore)

non dico nulla di male

(ancora rumore)

non dico nulla di male

(ancora un rumore)

non dico nulla di male?

( rumore secco)

-non ammiri nessuna persona felice o solo te in particolare?

-Non mi ammiro,non è colpa mia. Non sono sano.

– è falso

– Sì?

– Sì. Sei euforico. L’euforia è gioia. Arriva perché non dici nulla, gonfia nulla e non hai colpe.

– E io mi sento in colpa.

– E a me?

Lo spirito e la materia sono una cosa sola. Inseparabili.

Non ho bisogno di rivivermi per provare ad aiutarmi a cambiare il “destino”. Non griderò ,la mia coerenza mi ha condannato per sempre alle nuvole del paradiso.

Le certezze mi ingabbiano in questo luogo sublime.

mi salverò dalla euforia

nella calda e bianca palude che è il mio essere.

È la mia bara interna. Non respiro.

Come posso lontanamente immaginare di essere sensato quando tutto il mondo circola nonsense?

Posso ancora resistere fra loro.

Loro mi odieranno, ed è ciò che mi dà forza.

Lo scudo nei miei incubi

La pulizia sul mio corpo.

La sanità che diminuisce tra i meandri del mio cervello.

Tutti gli auguri che ricevo mi tolgono un pezzo di corpo.

Un giovane pony cubista

Che corre in mezzo a dei luridi

Saccenti

Non ho mai strappato le catene, per la vostra incolumità

Primo di una sparuta minoranza di artisti senza arte.

(oggi giorno dà da mangiare parecchio)

il dono non è un atto di generosità

la strada è sempre dritta e ben asfaltata

molti punti interrogativi, uno è dietro al mio collo ,sotto forma di tatuaggio.

L’importante è farsi notare, e subito si diventa talenti nati.

Io parlo per i vivi

I non morti

Prima delle 10 e 40 continuerò a scrivere

Non sono ancora giunto alla schifosissima e pezzente conclusione che mi porta a rinchiudermi in uno stanzino di gomma raggomitolato su me stesso, mentre dei “dottori” mi analizzano dalla parete a specchi, sono vivi nel loro “lascia vivere”.

sei stato vivo per poco tempo

non andrò dove vorrei andare

suono con la speranza in agguato

MEGLIO TARDI CHE MAI !!!

Delle volte mi sveglio nel mezzo della notte pensando che tu non esista,che tu sia una sorta di ologramma, tipo quello di Jem e le Ologram. Tu non hai questa sensazione? io sì. Mi viene l’angoscia ogni volta che ci penso. Forse, se concentriamo le nostre menti all’unisono, potremmo scacciare i brutti pensieri comuni, dovremmo usarle come se fossero degli acchiappasogni indiani.

Ho ragione? Vero? Dai,no? dimmelo per favore?

(rumore)

parlo di tutto?

(rumore)

rientro a casa alle 10.40 di sera e finisco per pensarti. Se mi dovesse venire in mente un immagine nuova di me e te in un luogo, ad esempio, un ristorante,un cinema, corro in quel posto sperando di vederti là mentre sorseggi la tua kokizza. (così ama chiamare la coca-cola)

(rumore)

non ho bisogno di percepirti,posso ancora sentirti.

(rumore)

nella tua morte non hai avuto grossi guai come nella vita,giusto?

Tutti sono stati capaci di assalirci con le loro stupide e rassegnate opinioni, ideologie, credi, ottusità. Tutti ci spintonavano, ci allontanavano. Anche noi poi ci spintonavamo tra noi così forte da far scuotere la materia grigia e con sorpresa ammettere che i nostri scheletri sono esattamente uguali. Non conformi alle normative della massa.

(rumore)

chissà come staranno…

faremo finta di non vederli quando li incontreremo per strada?

Vivremo,vivremo,porca puttana, vivremo anche noi.

(rumore)

non credo sia realizzabile la trasmigrazione da un corpo ad un altro

(rumore)

non credo nemmeno che una persona possa vivere in un periodo sbagliato,semmai il contrario!

(rumore)

CAZZO CAZZO CAZZO CAZZO CAZZO CAZZO CAZZO CAZO CAZZO CAZZO

CONTINUI A FARTI DOMANDE DEL CAZZO, NON CE NE FREGA UN CAZZO DELLE TUE DOMANDE DEL CAZZO !!! LASCIACI IN PACE E TROVATI UN LAVORO DEL CAZZO COME NOI TESTE DI CAZZO, CAPITO QUALCOSA O COME AL SOLITO UN CAZZO? TE NE DEVI SBATTERE IL CAZZO DEI TUOI PENSIERI DEL CAZZO, PERCHE’ NON RISOLVERAI MAI UN CAZZO DI NIENTE CON LA TUA FILOSOFIA DEL NON FARE UN CAZZO!!!

CAZZO CAZZO CAZZO CAZZO CAZZO CAZZO CAZZO CAZZO CAZZO CAZZO

Caro, che hai fatto al polso?

Lo sto facendo dissanguare.

Non è un atto da persone responsabili, è un gesto anormale

Ti è piaciuto farlo?

– Sì

– Ti è aumentato il panico?

– Sì

– Ora sei tranquillo ?

(rumore)

Ora sei tranquillo ?

-Sì

-Capisco benissimo il tuo comportamento

– così non ho la scocciatura di spiegartelo

– ti è aumentato il panico?

(rumore secco)

– non posso prendermi cura di te?

-Sì

-non vorrei deluderti, ma hai sbagliato il modo in cui hai usato il coltello.

– Sì

(rumore)

– non pensavo saresti arrivato a questo punto, lo fanno tutti, ma pensavo che tu non lo avresti fatto.Aumenta il panico.

– perché tu non lo hai mai provato

– Sì in vece, poco in salute e insensibile, non so che opinione ti sia fatto di me, ma stai sicuro che questo gesto non ti diminuirà gli attacchi di panico.

(rumore)

– anche se sai sempre tutto, muori dalla curiosità di chiedermi la motivazione del mio gesto, giusto?

– dimmi pure

– No

– Affari tuoi.

– DEVI CHIEDERMELO CON EDUCAZIONE

(rumore secco)

– per piacere potrei sapere perché ti sei fatto del male fisico?

– perché mi andava, è una figata, porca puttana. È un momento intenso.

– Non posso prendermi cura di te?

– Prenditi pure cura di me, ma sta’ lontana dallo squarcio

– sei ok, sei sano ( a giudicare dalla sua espressione, non si direbbe, le viene quasi da vomitare)

– Sì

– Non totalmente, s’intende. È’ colpa mia. Devo cambiare atteggiamento nei tuoi confronti . se puoi non ti dissanguare più.

sono al sicuro in questo posto, non mi manca nulla, non mi ha mai sfiorato l’idea di fuggire da quando sono qui . l’odio mi rende libero in uno spazio aperto di risate.

ingoio queste parole, così la mia lingua non dirà più nulla

mi manca la mia vita, c’è un vuoto enorme

sto con me da tanto tempo, neanche so quanti anni siano.

Niente resta.

Niente vive.

Niente diventa felicità

Le tue parole si avvicinano con lacrime di conforto

Prendendo il panico a braccetto

In silenzio, fuori dal tuo corpo.

Tutto fa diventare più forte, Tutto fa diventare più forte, Tutto fa diventare più forte, Tutto fa diventare più forte, Tutto fa diventare più forte, Tutto fa diventare più forte, Tutto fa diventare più forte, Tutto fa diventare più forte, Tutto fa diventare più forte, Tutto fa diventare più forte.

Suonerò qualcosa di mio per te,l’unico modo in cui riesco a comunicare.

Il tuo cuore non batte più, però hai un magnifico sorriso.

Tra venti anni, sarò ancora vivo. Forse accetterò il fatto di essere destinato a restare vivo. E più non ci penserò, più continuerò a vivere. Forse non diventerò vecchio , ma giovane. Andrà tutto al contrario. Andrò a giocare a bocce con i vecchi con un biberon pieno di vino.

Tu sarei sempre vivo, sarai sempre vivo. Porca puttana.

Siamo ancora all’inizio

Devo diventare massa

Ti odio,ti odio, perché sei qui con me?

Tu sei il mio rifugio ma non ne usufruirò

E la morte ha senso nel buio di questa scoperta

Morto per stare con gli altri

Per odiare i presenti

Perdimi

Incatenami

A quella certezza inquietante

Un grido utile

La bellezza è ancora l’unico canone vigente.

Non posso svuotare un posto affollato

O svuotare una nottata

Ma il tutto non può svuotare quel che manca nel mio corpo.

Ho esigenza di morte, per cui vivrò.

Ipertensione. Il soggetto è crollato in catalessi sul pavimento.

tutti “forse se, però ..”

ho pensato “ non lo so”, ho detto “sì”

Sì No Sì No, devi non devi, stai attento ,forse, hai torto, hai ragione.

Tutto da rinegoziare.

Domani.

(rumore)

vi chiedo solo di non tentare di farmi uscire da qui, somministrandomi dei strani medicinali in grado di farmi affievolire le emozioni. Non ho contatti con il mondo esterno, non ne voglio avere- per piacere, …fa male. Non ditemi cosa succede, fatelo e basta.

(rumore)

vi disprezzo tutti.

Sì?

– Sì. è colpa mia.

– Sì .è colpa mia. La sola cosa che ho sempre detto. La verità è c’ è sempre stata. Colpa mia.

– Non è una malattia, è semplicemente colpa mia .mi avete sempre detto che non dipende da me ma dal destino. Beh, Ho smesso di crederci.

– è colpa mia

– NON LO SO

– No sei tu a decidere

(rumore)

– ok?

– nessun corso di yoga ayurvedico, rebirth, medicina tradizionale cinese, prodotto erboristico, potrà deviare il mio desiderio di morte.

– non sei tu che decidi quando andartene da questo mondo.

(rumore)

– non lo puoi decidere.

– sei un gran pensatore. Non piangere.

– tutto si può mettere in mezzo tra te e le tue opere.

(rumore)

– sai, un giorno ho sognato di andare a fare un colloquio in una agenzia interinale in cerca di un lavoro nel campo della musica, sono stato seduto in attesa per circa due ore. Non avevano un cazzo di niente da offrimi. Porca puttana.

(rumore secco)

non insistete, non prendo nuove medicine, non faccio nessuna terapia, non vado da nessuno esperto, non mi faccio lobotomizzare, non mi faccio tirare fuori da qui. Le mie funzioni organiche e mentali sono ridotte al minimo. Tuttavia non muoio ancora. Porca puttana.

Ok.

sono così concreto da non essere :

piacevole

accettabile

ispirante

penetrabile

rilevante

riverente

religioso

malleabile

simpatico

ottuso

pragmatico

composto

mi immagino

(con molta confusione)

che un corpo

non possa

non voglia

non desideri

non debba

non lo ha fatto nessuno

penso

(con molta confusione)

se non altri corpi

un corpo come il tuo

non possa

non voglia

non desideri

non debba

a proposito di…

non so quel che faccio

ho il controllo su molto poco

nessuno che comprende la mia lingua madre

razionale

riduttiva

malleabile

riconoscibile

lineare

equilibrata

snella

formosa

chiara tanto da essere :

Sbagliata Ingiusta Scorretta

Di tutti o di elite

Per tutti per pochi per nessuno per me o per te

Sto emergendo da un oceano di troppa informazione

Che mi fa “sragionare”.

A volte ho degli sprizzi di lucidità

Sintomi : mangia abbondantemente, dorme, parla, rapporti sessuali regolari, tranquillo, vuole vivere.

Diagnosi: sindrome da homo sapiens

Valium 2

1 ml (= 25 gocce) contiene diazepam 5 mg.. Eccipienti .alcool, glicerina, glicole propilenico, saccarina, arancia essenza solubile, limone essenza solubile, E127,acqua depurata.

Appartiene alla categoria terapeutica degli ansiolitici a base di diazepam

Valium è attivo negli stati di tensione,di ansai, di irritabilità e di agitazione, nei disturbi del sonno, nelle affezioni somatiche su base psicoemotiva, nelle nevrosi d’organo, nei disturbi del comportamento, nelle sindromi depressive con agitazione, negli stati fobici, ossessivi, ipocondriaci ed isterici. Per la sua azione mioliassante risulta infine efficace sugli spasmi muscolari di origine centrale e periferica . le benzodiazepine sono indicate quando il disturbo è grave,disabilitante o sottopone il soggetto a grave disagio.

Somministrazione del prodotto Valium nel soggetto : nessuna reazione

Non collabora come sempre.

Terapia interrotta a seguito di una eruzione cutanea il soggetto tuttavia non tenta di lasciare il suo loculo.Approvazione dello staff. Non crede più che il personale voglia salvarlo.

Gocce di Eufrasia 10 flaconcini monodose di acqua distillata di Eufrasia all’80%

Ingredienti : acqua, euphrasia officinalis, matricaria camomilla L. , erythraea centaurium

Fiori di Bach : ingredienti . rosa canina, impatiens, clematis ,stella di Betlemme, cherry plum ,soluzione alcolica

Ora vado d’accordo con l’addetto più anziano , è l’unico che non mi dice niente sul mio tentato suicidio.

Il soggetto viene sollevato e trasportato in un altro centro per dare spazio ad un altro soggetto in preda ad una forte crisi di panico. Questo ultimo arrivato ha bisogno di più cure e darà meno noie del precedente.

Ancora 5 gocce di Valium,. Nessuna reazione.

Il soggetto non rifiuta più di farsi somministrare medicinali e sperimentare nuove terapie . non vede i miglioramenti. Tuttavia non gli interessa un granché. Non ha più il senso di vertigini e confusione . il soggetto continua a dormire, svegliarsi, svenire, vomitare, ridere, piangere. Non crede più che il suo tutor sia Buddha.

medicine, medicine, medicine, medicine, medicine, medicine, medicine, medicine, medicine, medicine… sembra che il mondo non sia in grado di badare a se stesso se non attraverso le medicine. Per ogni disfunzione mentale e/o fisica c’è una medicina che fa sempre al cosa nostro.

È terrificante che per fare stare bene il genere umano si debba far male ad altre specie usando ancora la vivisezione, un metodo cruento che non lascia innocenti tra gli umani.

Stato fisico : muscoli rilassati

Emozioni : nervi a fior di pelle

Valium. Non dorme.

Aumento del dosaggio da 120 mg a 225 mg. Niente vertigini, pressione alta, mal di testa svanito.

Nessuna reazione anomala.

Il soggetto continua a collaborare con lo staff. Ora è lo staff che non si fida di lui. Troppo permissivo ,troppo aperto.

Si sottopone a qualsiasi tipo di cura.

Ancora Valium. Basta,basta, non lo sopporto più. Ma non riesco a comunicare né con la voce né tramite la scrittura. Loro sembrano contenti, ma io non lo sono. Lasciatemi morire.

Che vi ho fatto? Non continuate a sostituirvi a dio. Non ne avete il diritto d’autore e il franchising in questo campo non esiste.

Il foro si chiude

Buio caldo

Ascolto la radio

Senza facce

Che bei ricordi

… non avevo paura

non vedo niente

non sento niente

so chi sono

dentro la bocca

le parole escono

la mia mente ormai è una sorta di tutt’uno con il corpo

Come finirò?

Come continuerò?

Dove finirò?

( non penso di andare avanti per molto)

dove devo andare?

dove devo andare?

dove devo andare?

dove devo andare?

dove devo andare? Una spruzzata di adrenalina mi irrora i genitali

dove devo andare? Una spruzzata di vita mi dilata il cervello

dove devo andare?

dove devo andare?

Vivrò

Ancora

Sono qua

Hey…

Tieniti i soldi..

Maritino…

Tutto il mio corpo rappresenta il niente

E non mi pesa affatto

Dovrei fare un disegno come nei cruciverba “unisci i puntini” e svelerebbe il disegno di tutti i miei punti vitali da colpire per darmi la morte

LASCIATEMI MORIRE. LA VITA E’ MIA!!!

NON VIVRO’ PER ANDARE DRITTO IN PARADISO!!

Non salvarmi da questa ordinaria mediocrità che mi sta schiacciando

Una vita mai voluta

sentivo che non avrei più niente da dire

c’è qualcosa di più bianco della luce

mi farà vivere

mi farà morire

chi ci circonda sa quanto pesano le nostre parole

siamo una coppia perfetta

io e il pavimento del mio cervello

adoro i scarafaggi

nessuno sa quanto amore c’è fra loro,

perché gli umani pensano siano schifosi, non l’ ho mai capito.

chissà cosa direbbero loro di noi?

Non mi sento più le braccia

Ho un sacco di album da ascoltare

Ma mi riduco ad ascoltare sempre gli stessi

Ho vinto le elezioni, ho inquinato il mondo, ho mangiato animali , ho distrutto foreste, ho inventato la pena di morte, ho sporcato i mari, ho massacrato gli indiani , ho massacrato gli aborigeni, ho continuato a imporre al mondo la mia legge mascherandola da democrazia, ho infibulato donne nigeriane, ho tagliato teste in Algeria, ho castrato chimicamente i pedofili, ho reso dementi le persone con i reality show, ho fatto prostituire tute le mie donne, ho reso anoressiche le ragazze che avevano come icone delle fotomodelle con problemi a loro volta di cervello, credo.

Ho creato cibi con grassi saturi, ho creato gli obesi, e poi ho creato slim fast per farli dimagrire. Ho creato l’arte confezione natale, ho creato gli snob, ho creato il potere, ho creato i soldi, ho distrutto rapporti sociali, ho aizzato all’odio, ho stretto patti con la Chiesa, ho emarginato gli omosessuali,

ho eliminato me stesso.

– Reagisci

-GUARDAMI

– reagisci .non ci sarò per sempre

– guardami

non siamo un argomento interessante su cui discutere

né qui né in altri Paesi

sei ferita?

Ho passato di peggio,credimi.

Niente ha un senso

Non muovete un dito!! Non create!!:

dopo sarete talmente stanchi che non riuscireste nemmeno a pisciare

quando il buio vi avvolgerà nel suo rassicurante velo

gli attacchi di panico svaniranno

e vi condurranno nell’inquietante bianco

se non ci sarà distruzione

(ci sarà…ci sarà!!)

tutti i peggiori criminali se la rideranno di brutto

non temere il Male

e le sue vincite eterne

i tuoi condilomi mentali, gli scarafaggi.

Il tuo cuore ormai spento, le persone.

Questa pace perenne

Ho passato di peggio,credimi.

Niente che possa scalfirmi quanto me stesso

Dimentica il buio e diffida del buio

L’anticristo è vivo

E gli avversari sono preoccupati

Siamo i fedeli

Che non vogliono nessuna guida

E che moriranno tra le fiamme del Paradiso

vai via domani , non pensarci su

l’infermità è in fondo al mare, in sommergibili abbandonati

perpendicolari al corpo che va in profondità per scovarla

a i piedi ho le pinne, e nel retino il cuore.

Sto fermo con i piedi uniti sul fondale

Bisogna dire piccole verità-

La sana insanità aiuta –

la piccola gioia finisce

alle 10 e 40

quando sulla banchina c’è pochissima gente

per circa 23 minuti divento una altra persona

passati quei minuti ,sarò ancora io,purtroppo.

Non riesco più a scorgermi

Quando torno indietro dalle mie “alte” considerazioni di tristezza

La bellissima magia che mi ha creato si dissolve

Questo sono io. Voilà!!!

Non mi credi ora ma prima sì. Perché?

Dimentica il buio e diffida del buio

Tutto è vitale ora.

Non credere a nessun giudizio esterno, solo il tuo punto di vista è obbiettivo.

– Reagisci, se no starai peggio

– Il mio razionalismo guarirebbe tutti.

– guardami

il foro si chiude ancora

caldo buio

una piccola bara in frassino

hey,sono qui!!!

Non c’è la mia anima…

Sono fermo sul fondo

In un periodo felice dove nessuno è felice

Ho delle possibilità

Ma le possibilità venivano prima di questo

Ricucitemi la ferita

Fatemi ricrescere i capelli

Spaccatemi le dita

Ma toglietemi l’odio che ho addosso

Anche se non preferirei perdere un occhio

Anche se non preferirei perdere un orecchio

O tagliato le palle

Per restituire l’odio

tenere essere statici faticare spegnersi dilatare tirare

accarezzare faticare tenere essere statici indietreggiare spegnersi

bighellonare essere statici accarezzare essere statici indietreggiare essere statici

tenere spegnersi accarezzare tirare dilatare tirare

indietreggiare essere statici bighellonare spegnersi tenere essere statici

spegnersi

Ricomincerà sempre daccapo…

accarezzare essere statici indietreggiare faticare dilatare faticare

indietreggiare faticare Accarezzare essere statici tenere accarezzare

dilatare tirare tenere tirare Accarezzare essere statici

dilatare spegnersi essere statici accarezzare tenere accarezzare

bighellonare spegnersi tirare spegnersi essere statici spegnersi

spegnersi

tutto scompare

(tutto di tutto)

faticare dilatare indietreggiare spegnersi essere statici accarezzare

bighellonare accarezzare essere statici spegnersi indietreggiare spegnersi

tenere accarezzare tirare accarezzare dilatare essere statici

bighellonare faticare spegnersi faticare indietreggiare faticare

accarezzare

Guardo. Sento. Divoro.

indietreggiare spegnersi bighellonare essere statici tenere essere statici

spegnersi faticare dilatare tirare accarezzare faticare

tenere essere statici accarezzare essere statici indietreggiare essere statici

tenere spegnersi accarezzare tirare essere statici dilatare

tirare indietreggiare tenere essere statici spegnersi essere statici

tenere

Il pomeriggio dà relax

dilatare essere statici indietreggiare faticare bighellonare essere statici

tenere indietreggiare dilatare accarezzare essere statici indietreggiare

faticare tirare tenere tirare accarezzare essere statici

dilatare spegnersi essere statici accarezzare tenere accarezzare

bighellonare spegnersi tirare spegnersi tenere essere statici

faticare

Amara gioia che non esiste

essere statici indietreggiare faticare accarezzare dilatare tirare

spegnersi faticare tirare faticare indietreggiare essere statici

tenere faticare dilatare faticare accarezzare essere statici

bighellonare tenere essere statici accarezzare faticare tirare spegnersi

faticare tirare faticare indietreggiare tenere essere statici

spegnersi

E una morte insana oggi.

universo

sistema solare

Terra

5 continenti

3 oceani

2 poli

3 americhe

2 emisferi

1 vecchio continente

1 nuovo continente

1 subcontinente

3 grandi religioni

1 nazione potente

7 nazioni gregarie

1 continente ricchissimo

… lo stesso continente affamato

l’infermità si trova nelle periferie del suo epicentro, nel luogo in cui la razionalità viene mangiata dall’oblio.

Non so chi sono.

Il mio corpo è manovrato da tante microscopiche pazzie

Legate da uno esperto che vuole diminuire i casi di infermità mentale nel mondo per portarsi a casa il Nobel.

Alle 10 e 40

Mi sveglierò

Sei andata via da me per rimanere nella tua pazzia.

Non sei il mio analista, né il mio salvatore, né il mio guru, né il mio terapista, né il mio monaco, né il mio bastone,né il restauratore del mio corpo.

E io non sto che seguendo la tua infermità.

per gettare tutte le speranze

per aspettare che gli ostacoli mi balzino addosso

per far morire la mia stima presuntuosa

per avere delle costrizioni

per farmi sottomettere dagli altri

per attaccare

per attaccare lo spazio fisico altrui

per negare la tua esistenza

per non avere riguardo di niente e di nessuno

per non guardarti e non sentirti

per fare schifo ai tuoi occhi che chiedono ogni giorno “perché?”

per ingabbiarmi nel mio cervello facendo finta che sia colpa della società

per costringermi a costringermi

per dipende e desiderare tutti i vostri sogni

per indietreggiare davanti all’ inconveniente

per procurarmi dolore

per vergognarmi sempre più

per ripercorrere gli stessi passi deprimenti

per provare la calma

per avere forza

per avere un po’ di …

per farmi rifiutare

per essere meno accattivante e riscontrare questo anche negli altri

per smetterla di parlare del più o del meno quando i convenevoli li ho sempre trovati stupidi

per stare in silenzio, sempre

per piangere e incazzarsi

per respingere tutte le passioni

per capire che l’infedeltà non è una cosa di cui si va fieri

per scopare con violenza e dolcezza

per affamare, plasmare, fregarsene, cazzeggiare, sconsolarsi, arrendersi, buttarsi via, sporcarsi, esorcizzare

per far morire uno strano, ambiguo, morboso, bellissimo rapporto di coppia e scoprire che l’altro è te stesso

per non accettare scuse

per farsi odiare

per sentirsi in gabbia

– non senti il meglio che c’è in me

– no

– so’ tutto di te

– si

– non mi piaci

– non mi piaci

(rumore)

– non sei la mia prima sconfitta

(rumore secco)

-hai bisogno di un nemico e non di un terapista

(rumore secco)

-hai ragione

( un rumore fortissimo)

– ma non hai nemici

(rumore secco)

– non ho nemmeno uno straccio di nemico

– cosa non dai a loro per esserti così scodinzolanti?

(rumore secco)

– cosa non dai a loro per esserti così scodinzolanti?

(rumore secco)

cosa non dai?

(rumore)

il vostro è un rapporto troppo intimo, e per te è brutto. Ma è molto bello in quanto intimo.

(rumore)

non riesco a sentire la tua gioia ma posso provare a farlo.

(rumore)

non starai meglio. Sei debole. Non ne sono molto convinto sul fatto che tu stia peggio perché in fondo, non mi piaci e a te non può piacere una persona che non le piaci. Tute le persone mi interessano perché so che a loro non interessa molto di me, perché si amano e sono felici, e io non posso provare ogni giorno questo notevole distacco. Non mi piaci neanche un po’. Non mi mancherai mai. Non sono sicuro che tu stia male. Non è questione di essere cattivi o egoisti, siamo fatti male, siamo delle materie plastiche.

(rumore)

molti dei miei datori di lavoro non hanno mai pensato di eliminarmi,avevano bisogno di me, nell’ambito professionale, solo ed esclusivamente. Non ho bisogno di avere una persona che ,al mio rientro in casa, mi abbracci e mi chieda “come è andata?” ho soltanto bisogno di una persona che accetti il mio stato di precarietà perenne. Non ho bisogno di avere sempre nemici intorno. Davvero.

(rumore)

porca puttana io amo questa vita e non voglio amici mediocri e abitudinari.

(rumore)

non mi scuso

è colpa vostra.

– non scusarti, ho ragione.

– è colpa tua

– sì . è colpa mia, ma non ti scuso

(rumore)

non volevo dare nessuna spiegazione-

– non saprei, sono tranquillo perché non capisco. Non capisco.

Magra

Senza meta

Spremuta da dentro

La tua anima compensa

La tua anima cade in frantumi

Tutti per cui credere

Non l’ ho mai fatto

Non terrai nemmeno un pezzettino di me

Hai avuto la mia morte fra le braccia

Quei piedi bellissimi

Questo mi ricostruirà

Non pensavo ci fosse così tanto rumore

Finché è aumentato vigorosamente

Perché vuoi che io sia felice?

Ho capito

Ma non devo guardare

come un rettile appiccicato ad una roccia

il mio corpo ha dei scossoni

mentre cado dall’angoscia che mi governa

il foro si chiude ancora

caldo buio

tutto qua

tutto qua

tutto qua

ma chi sono?

L’anziano saggio

Da un villaggio turisDepoall’altro

Una vivace ciurma di coglioni impiegati in composizione trenino

Nessuno si rende conto di quanto siete patetici

La felicità mi fa venire voglia di bruciarmi

Nessun terapista riesce a sopportarmi

Tutti mi capiscono

Ma tu mai e poi mai

Non mi piaci

Non mi piaci

Non mi piaci

C’è sempre un bellissimo ruscello qui

Basso come non mai

Caldo come la terra

In movimento come il mio cervello quando vede il tuo sospiro

Mi riscalderò in Paradiso

Lo so che mi ami

Vuoi morire con me?

Non l’ ho farò mia più

Non l’ ho farò mai più

Non l’avessi mai fatto

un cortometraggio in technicolor composto da forse forse forse forse forse forse, può darsi

forse forse

non mi hai mai sopportato

e io continuavo ad amarti

chi sei?

Non certo uguale a mia madre

Sì sì sì sì

Il foro si chiude una altra volta

Buio caldo

Finisce la linearità

So cosa sentire

Rafforzato dal nulla che mi circonda

Velocità della luce

E rassegnazione

Sentire la luna

Sbagliare il futuro

Mantenere il mondo nella sua pentola d’oro

Tutto si crea,nulla si distrugge

Non ce ne andremo mai

E faremo a gara a chi a un curriculum più lungo

Non ho mai provato a restare in vita quindi non chiedetemi come si fa

Dopo c’è solo la fine

Un loop di tranquillità

Che è solare e celeste

Una apatia

Diavolo,diavolo, sto fermo?

non sento tutto

pioggia

bianca rassegnazione

si può cambiare sempre

utilissimo consiglio

una possibilità oltre la morte

potete sezionarmi così capirete che sono ancora vivo

come? Così:

Valium 2,gocce di euphrasia, fiori di Bach.

Terapie, terapie e terapie.

Non avevo niente

Su, nella testa.

Una cicatrice

Ghigliottinata ?

Non ce la farò mai

Lo sentite il perdente?

Ha solo parole concrete…

Piedi

Stanchi

La libertà

L’oppressione

Il solletico

Di un corpo

Una musica per un solo momento

Le 10 e 40

i minuti tristissimi

dove la pazzia va via

amara chiarezza

che esce dai miei occhi

ho sempre sbagliato

ecco perché è bene rimanere bambini

ne ho talmente bisogno che vivrei

mi odiano

vivo per qualcuno a cui importa

vivo per qualcuno che sa tutto di me

mi incollerai pezzo per pezzo

ascolta

ascolta

ascolta

sto dieci metri sotto terra

e non mi puoi vedere

il mio primo viaggio

tutti ascoltano

obliteratemi

falsificatemi

sputatemi

odiatemi

la tua prima delusione

la tua prima vincita

il fighetto si pavoneggia comunque

il fighetto non si arrende mai

lo so che io penso che ti penso

e tu pensi me che ti penso

il primo passo

il primo è passo è l’inizio?

Non pensare a tua madre

Non pensare a tuo padre

Sale una pioggia bianca

Mi tieni vicino a te per farmi vivere

Forse ora sono libero

Vorrei avere tanta voglia di vivere

Tutti gli umani la sentono

Ascolta non c’è più rumore

Ascolta…

Non c’è più rumore

Ascolta…

Ascolta…

Ascoltate…

Una te che conosco fin troppo bene, ci camminiamo in testa dolcemente.

Per piacere, ora che sono qua, digli di non richiudere più il foro e se vai in sala prove ricorda : prima si accende la tastiera, poi il mixer e infine la cassa J

PASSATO SENZA PASSATO

Limbiate (MI). Parco della Villa Mella, ma potrebbe essere un qualsiasi parco d’ Europa, non ha nessuna importanza.

C’è un grande salice piangente.

Una fontanella da dove fuoriesce acqua dal colore poco convincente.

Dei bimbi che giocano con la palla.

Gli eroi dell’ANP che giocano a carte imprecando per quel Dio che dice di amare tutti quanti.

Due cancelli- uno per l’entrata mattutina e l’altro per l’uscita pomeridiana

Un bagno malconcio e maleodorante.

Ci sono due persone – Edefle e Depo

Depo ha 23 anni è nato a Garbagnate milanese ma ha vissuto quasi continuamente a Limbiate e non conosce benissimo il paese, lo disprezza.

Edefle ha 19 anni è una settentrionale del ceto medio-alto, va in confusione quando è sottoposta a stress. Padroneggia la lingua italiana in modo piacevole.

Escono.

Edefle, oltrepassando la cancellata, rigira e ammira il parco dal suo punto di vista esterno.

Depo, esce, getta una decina di preservativi usati che aveva in testa chissà da quanto tempo, si ravana le palle e guarda con indifferenza il parco. Tutti e due,tuttavia, scrutano attentamente il salice piangente. Dai loro sguardi, non si capisce che cosa stiano provando. In quel momento il cielo diventa di un grigio intenso.

Depo: Sono stato in posti migliori di questo giardinetto

(sorseggiando succo d’ananas)

poi la puzza del cesso…lasciamo perdere!!

Dovrò farmi un bagno.

Edefle (fa spallucce)

Depo va a bere alla fontanella, aspetta che la persona davanti a lui finisce. Ritorna fuori da Edefle maneggiando uno yo-yo fluorescente con aria soddisfatta. I bimbi lo guardano e ridono per il suo giocare adolescenziale. Si avviano verso casa. Vivono in cima a una collinetta in stile vittoriano , servitù compresa.

Depo: Ma Mustaffà che cazzo sta facendo? Gliela do io la busta paga se non pulisce bene le mensole!!!

Sbatte il pugno sul tavolo facendo cadere il portafoglio e le chiavi di casa

Edefle entra in casa , pone sul divano il suo zaino e i suoi disegni e fa un lungo sospiro per essere finalmente tornata a casa. Controlla bene ogni angolo della cucina e del soggiorno per vedere se è tutto in ordine,sorride.

Edefle: bellissima

Depo esce sul balcone ,fa una sonora scoreggia e sputa nel giardino. Si gira guarda divertito Edefle, che si sta mangiando le unghie.

Va in camera per mettersi qualcosa di comodo, ovvero una tuta.

Continua a starnutire pesantemente.torna sul balcone e sputa di nuovo.

Edefle : puoi piantarla per piacere? Che schifo!!

Depo: ’ fanculo.

Va a prepararsi una delle sue bevande preferite : il tè decaffeinato. La preparazione sembra un rito sacro. Prima di tutto riscalda dell’acqua in un pentolino per circa 10 minuti, intanto in una tazza versa le foglie essiccate. Quando il timer suona versa l’acqua nella tazza con le foglie. Aspetta 5 minuti,poi con l’aiuto di un setaccio, travasa il tè nella prima tazza. Mezzo cucchiaino di zucchero di canna (a volte lo beve amaro) e comincia a sorseggiarlo con molta calma.

Depo: non è che gradisca molto la tua presenza. Pensavo che te ne saresti andata molto prima da qui

Le offre del tè.

Edefle (fa spallucce) ci tengo a te,lo sai.

Depo: e anche perché ti faccio pena per la mia “malattia” (indicando i polmoni).

Edefle : non è vero!! Il mio posto è accanto a te.

Depo versa il tè nella tazzina da porgere a Edefle aggiungendo un cucchiaino di zucchero.

Edefle: sai che ne metto due, perché fai sempre di testa tua?

Depo non risponde, esce nuovamente sul balcone e sputa ancora in giardino.

Depo: a me questo paesino del cazzo mi fa letteralmente vomitare è marcio. Poi con l’arrivo di tutti questi cinesini e gente scura sembra di stare in Africa!!.

Edefle : non è molto gentile ciò che affermi

Depo: e allora?

Edefle: non è gentile.

Depo: ti scopi un mangiariso per caso?

Edefle : smettila.

Depo: ti piacciono gli uccelli abbrustoliti?

Edefle : non mi danno fastidio.

Depo: sei ancora una bambina.

Edefle : ad esempio nell’ospedale dove lavora mia sorella, ci sono diversi infermieri provenienti dall’ Africa centrale e sono persone molto a modo.

Depo: e allora?

Edefle : ha stretto anche delle amicizie con loro.

Depo: vuole scoparseli, vero?

Edefle : sì per dimostrare a voi razzisti che l’invidia del pene non ha nulla a che vedere con il nostro continente. Smettila.

Depo: Vabbe, le piace l’uccello abbrustolito anche a lei.

Edefle : piantala!!

Depo: speriamo che il figlio che avrò non sia spastico finocchio o puttana.

Edefle : sei senza cuore, come puoi dire amenità del genere a ciò che porto in grembo.

Depo: che cazzo vuoi che venga fuori da una che simpatizza coi mangiariso.

Edefle : cosa intendi?

Depole sorride,la accarezza e decide di troncare l’argomento.

Depo: ti amo tanto.

La accarezza di nuovo e le sfiora le labbra con il pollice senza nessuna malizia.

Depo: vorrei che non restassi sempre qui.

Edefle : solo per questa notte. Poi andrò.

Prendono contemporaneamente la tazzina e sorseggiano.

Depo: ora dovrei fare un bagno per togliermi l’odore del cesso del parco.

Hai intenzione di diventare mia moglie?

Edefle : non mi sposerebbe nessuno

Depo: io no di sicuro.

Edefle: io potrei proportelo.

Depo: mi ami, lo so che lo faresti. Ma non riusciresti a staccarti da mamma e papà.

Edefle: certo, mi mancherebbero.

Depo: che palle…

Edefle. Maleducato!

Depo le mostra il dito medio e non risponde.

Bussano alla porta, è il maggiordomo.

Depo va ad aprire con un andatura scocciata.

Depo: apri tu

Edefle : perché?

Depo: ho detto apri tu.

Tira fuori una palla da tennis da un cassetto e aspetta che entri il maggiordomo, intanto fa mezzo sorriso.

Edefle lo rimprovera con gli occhi ma sembra divertita da quello che ha in mente Depo.

Depo: fai piano.

Il maggiordomo ribussa .

Nessuno risponde.

Depo: deve essere quel cretino di Mustafà .

Edefle non apre la porta

Il maggiordomo scocciato lascia il pasto che gli aveva portato sullo zerbino e se ne và.

Edefle apre la porta,vede in lontananza il maggiordomo, si guarda intorno e raccoglie il pasto dal pavimento. Li mette sul tavolo e comincia a cercare se ci sia qualcosa che le piaccia.

Edefle : ecco petto di pollo! Alcune volte hai ragione su quel uomo. Da quanto tempo lavora per noi? Non sa ancora che siamo vegetariani.

Depo la guarda e annuisce ci facciamo un altro tè?

Edefle fa spallucce.

Depo: ci sarà una cazzo di fetta di pane in quel pasto no?

Edefle : che schifo! Tutti questi cadaveri nel piatto!

Depo: e se lo mangiassimo?, tanto ormai è morto e non abbiamo altro in casa.

Edefle : non dire scemenze! È come se mangiassimo nostra madre.

Depo: no, se mangiassimo tua madre non dovrebbe essere un petto di pollo ,ma un arrosto di maiale! ahahahah

Edefle : ho fame

Depo: e mangialo!

Edefle : no, e non lo mangerai neanche tu.

Depo: dai, andiamo a mangiare una pizza. Aspetta, aspetta e questo che cazzo è, formaggio? Uova? Porca puttana!

Edefle lo guarda e vede che in Depo subentra la sua stessa reazione per quel cibo.

Poi, butta via carne, uova e formaggio e si limitano a mangiare del pane e della insalata.

Depo la fissa.

Depo: ma come cazzo sei vestita?

Edefle si guarda

Depo: quella non è una gonna è una sciarpa!

Edefle : cioè?

Depo: sei molto arrapante, ma mi dà fastidio se gli altri si arrapassero guardandoti.

Edefle : dici? (Intanto continua a mangiare) Anche tu non sei vestito benissimo.

Depo le sorride ,si guarda i vestiti se li toglie frettolosamente si accarezza il pene e le sorride.

Depo: ti va di prenderlo in bocca?

Edefle scoppia a ridere di gusto.

Depo: che cazzo ridi ? Non sai cosa ti perdi. Troppo grosso?

Edefle continua a ridere.

Depo riprende i vestiti e si riveste infastidito dal rifiuto.

Si veste va in balcone sputa due volte.

Intanto Edefle continua a mangiare e a trattenere le risate.

Depo torna in soggiorno e gioca con la palla da tennis tirandola sul muro.

Depo: hai cercato lavoro ?

Edefle : sì

Depo: ma fregatene! Finché abbiamo i soldi godiamocela!.

Edefle : certo, finché paga mia madre!

Depo: non è che bisogna per forza cavarsela da soli in ‘sto mondo.

Edefle : ho fatto domanda per un posto come impiegata

Depo diventa improvvisamente serio. : veramente? No ti prenderanno mai.

Edefle : sei il solito uccellaccio del malaugurio

Depo la fissa ancora con un tono serio.

Depo: sei troppo intelligente, i datori di lavoro se ne accorgeranno subito e ti cacceranno via .

Edefle : forse. Già.

Depo: ho ragione

Edefle : ma tu non hai diritto di farmi pesare tutto.

Depo: ma vai a cagare!

Edefle : smettila, mi fai impazzire.

Depo: si, impazziamo tutti e due, siamo sopra la media.

Edefle : questo è vero.

Il viso di Edefle assume una configurazione rassegnata, Depo non le dà alcuna importanza.

Edefle si alza e va a sdraiarsi sul letto.

Dopo alcuni minuti, Depo si alza e la segue, si siede sul bordo del letto e la fissa.

Depo: Edefle?

Edefle,non risponde, si è addormentata.

Depo sbuffa va a prendere una bottiglia d’acqua e la versa su di lei.

Edefle, si gira di scatto molto spaventata e con un braccio fa rovesciare il resto della bottiglia per terra.

Depo: porca puttana.

Edefle comincia a ridere e poi a gridare, è andata in confusione.

Depo: ma che sei scema ?

Edefle si rimette supina e prova a riaddormentarsi

Depo si rimette seduto ancora sul bordo del letto

Dopo 5 minuti Edefle, si sveglia e lo invita a coricarsi come se non fosse successo nulla. Gli sorride. Le sorride.

Depo: cazzo succede ?

Edefle : niente,stai tranquillo

Depo: Edefle?

Depo: siamo in pericolo,sempre.

Ribalta gli occhi indietro, comincia a tremare, torna normale.

Depo la guarda con fare divertito.

Depo: che cazzo c’hai?

Edefle : non sono normale?

Depo: mi prendi per il culo?

Edefle : lo faccio sempre.

Depo: sei mongoloide?

Edefle : forse è il trauma della separazione da mia madre.

Depo: stai male?

Edefle : non ho bisogno di nessun dottore ,né di un terapeuta,non ti mettere in testa cose strane.

Depo: in questo momento però stai meglio,vero?

Edefle gli sorride.

Depo: sembravi una posseduta.

Edefle : l’effetto lo ricorda molto.

Depo: porca puttana che strana che sei! Ma non mi sono spaventato,tranquilla.

Edefle : quando succede è come se una altra me mi entrasse dentro e tirasse fuori questa me. Mi strattona, io tento di sfuggirle, di non ascoltarla, ma è tutto inutile. Lei ha il pieno controllo delle mie azioni. Poi ,d’un tratto, torno come prima.

Depo: che figata!

Edefle : ti sembra bello?

Depo: ma come è questa altra te? (Gli risponde ridendo)

Edefle : smettila!

Depo: lo sopporterò comunque.

Edefle : che cosa?

Depo: vivere. Essere una persona.

Deposi alza va verso il frigorifero, prende un altro succo d’ananas e lo beve tutto d’un fiato. Si pulisce la bocca e con aria soddisfatta dice :

sarebbe meglio non svegliarsi mai.

Edefle : svegliarsi e addormentarsi è faticoso .

Depo: che cazzo ne possiamo sapere noi.

Edefle :perché non inizi a fumare?

Depo: Sì.

Edefle: sono un ottimo metodo per andare incontro alla morte.

Depo: ma ora è tardi, magari, dovevo iniziare da bambino.

Edefle: una persona volgare come te è difficile pensarla senza una bottiglia di vino e una sigaretta.

Depo: fanculo

Edefle : non penso ti preoccupi molto di ciò che dico.

Depo: non ti sfugge nulla

Edefle : avrai dei polmoni pulitissimi, e per cosa? Niente!

Depo: si sono pulitissimi, perché sono meglio delle altre persone.

Edefle : dici?

Depo: l’ultima volta che sono stato da un dottore ero così soddisfatto della mia salute che lui si stava quasi mettendo a piangere.

Edefle : non ti ha trovato nulla? Nemmeno il cuore,lo sapevo.

Depo: quello l’ ho dato via, non mi serve a molto.

Edefle : quindi avrai la sfortuna di rimanere vivo per molto tempo.

Depo: purtroppo

Edefle : inizia a fumare,a drogarti, a bere, non so!

Depo: non servirebbe a niente. Guarda quante persone lo fanno e sono ancora vive.

Edefle : tu le odi anche per questo vero ?

Depo: sì, non sono come tua sorella, che basta avere delle buone conoscenze e apparenze per sentirsi accettata.

Edefle : lei vivrà bene almeno.

Depo: seee,ma che cazzo me ne frega poi.

Edefle : allora suicidati no?

Depo: porca puttana, hai voglia di scherzare? Non sono così coraggioso e poi lo fa un sacco di gente. Il solo pensiero di essere accomunato con chi lo fa, mi fa venire il vomito.

Edefle :ma ci sarà anche un sacco di gente che lo farà perché la pena come te.

Depo:ok, trovamene un paio come me e lo faccio, dai. Forza!

Edefle : è inutile parlare con te, sei un egoista.

Depo: perché non dovrei esserlo? quando sto male non c’è nessuno che sta male al posto mio.

Intanto rimette ancora il pentolino sul fuoco e si accinge a preparare un altro tè.

Depo: chiamiamo Mustafà e ci facciamo portare altra roba da mangiare.

Edefle fa spallucce

Depo: secondo me non capisce la nostra cazzo di lingua.

Depo avverte che Edefle sta andando di nuovo in confusione allora si alza e la bacia sulla fronte

Poi va a versare il tè nella tazza e sorride.

Edefle : hai sempre in mente di fare sesso,vero? sei squallido.

Depo: solo perché ti ho baciato non vuol dire che ti voglia scopare.

Il computer emette un segnale sonoro. È arrivata una e-mail , incuriosito, Depo va verso la macchina.

Depo: chi cazzo sarà?

Edefle : non saprei,leggi.

Con un click del mouse apre la posta e fa una faccia tra il meravigliato e il rassegnato ,dopo di che indica con il dito indice appoggiato sopra la bocca, di fare silenzio. Prende un post-it per annotarsi i punti chiave del messaggio, una newsletter di un quotidiano a cui Depo è iscritto.

ROMA –

“Non c’era bisogno di Adriano Celentano – spiega Berlusconi – per avere ventate di libertà in televisione. Basta guardare ogni giorno i canali Rai per vedere battute contro il presidente del Consiglio da parte di Serena Dandini e Sabina Guzzanti, Gene Gnocchi e Enrico Bertolino, Dario Vergassola, Corrado Guzzanti e altri che cerco di non tenere a mente. Oltre, è ovvio a Rockpolitik”.

Depo ride per ciò che ha letto: È poi si lamentano gli italiani . hanno votato una puttana commerciale !

È un Paese che sta troppo immerso nel benessere. Come si può pretendere di cambiarlo. I furbi e gli ignoranti hanno preso il potere. Ma chi se ne fotte!! Fanculo a tutti quanti!!

Preme l’icona “disconnetti” e chiude il pc.

Depo:porca puttana

Edefle: siamo in tanti e ognuno la pensa come vuole,purtroppo.

Depo: lo so anche io.

Edefle : meno male

Depo:nessuno ha bisogno di noi.

Edefle : non sono cose che ci riguardano . stiamo tra noi,staremmo meglio. Credimi.

Depo: sì. Forse è la soluzione a tutti i nostri problemi ,abbiamo una bella casa, e del tè in quantità.

Chiude la finestra.

Edefle : non siamo mai andati a casa tua.

Depo:già, quanti anni persi, non ho mai avuto la vita che ho sempre sognato. Forse è colpa della mia delusione per il mondo.

Edefle gli sorride.

Depo: ma ora sto bene

Edefle ha uno sguardo pensieroso.

Depo la ribacia sulla fronte

Lei fa lo stesso

Lui le solleva la maglietta e comincia a toccarle i seni.

La mano libera se la infila nei pantaloni e si tasta il pene.

Le sfila la maglietta

Edefle oppone una lieve resistenza.

Edefle : dai, sai fare di meglio.

Depo: lo so, ma ora voglio così

Edefle : voglio farlo.

Depo: io no .

Edefle : si che vuoi

Depo: perché vuoi? Sei solo in confusione.

Continua a baciarla in fronte,e poi sulle guance.

Edefle : dai facciamolo, non mi piacciono i preliminari prolissi, facciamolo.

Depo continua a baciarla e a giocare coi suoi capezzoli.

Edefle sta andando in confusione.

Trema e continua a sorridere e di colpo a smettere di farlo e comincia a graffiarsi le braccia.

Depo smette, non vuole provocarle un altro shock.

Depo: stai tranquilla. Lo faremo.

Edefle si calma ,si abbassa e gli bacia i testicoli.

Poi gli prende la mano e gliela lecca.

Depo: bello, mi piace.

Edefle : sì?

Depo: potresti fare di meglio tu ora, perché non me lo succhi per bene?

Edefle : ok

Depo: non voglio dolcezza, fai come meglio credi , devi essere violenta. Facciamolo senza limiti, così da brava. Non ti porre delle barriere. Sarebbe stupido farlo in questo ambito.

Succhia fin quando vuoi. Del resto è piacevole.

Edefle : Depo?

Depo: cosa ?

Edefle : mi piaci moto, farei di tutto per te.

Depo: lo so ma ora non è il momento buono per parlare, sono eccitatissimo. Sto bene ,questo far stare bene.

Edefle : è vero.

Depo: è strano come i nostri organi siano differenti. Il mio è come se fosse uno di quei pupazzi che escono da quei stupidi cubi. Finché lo si lascia nelle mutande è morto, poi lo si fa uscire e salta fuori tutto ritto. Invece voi avete sempre la stessa misura.

Edefle : a voi basta uno sguardo, a noi ci devono toccare per fare venire la voglia.

Depo: porca puttana (gli fa male il pene)

Edefle : ti ho fatto male? Hai detto di usare la violenza. Scusami.

Depo,con la faccia dolorante, le prende un piede e comincia a baciarlo ,tenendo la mano di Edefle sui suoi genitali. Entrambi sono presissimi dal momento, nessuno dei due bada alle urla e alle finestre aperte che danno sulla strada principale del Paese.

Edefle lo masturba, finché Depo non viene. Si sdraiano soddisfatti sul pavimento. Mano nella mano.

Allentano la stretta della mano. Si siedono.

Edefle : stai bene?

Depo annuisce

Edefle : direi che è andata bene.

Depo: direi anche io. Potremmo rifarlo più tardi

Edefle : Sì

Depo: perché sì?

Edefle : sono la tua compagna.

Depo: preferisci non esserlo?

Edefle : no .

Depo: perché no?

Edefle : vorrei stare con Paride, a volte.

Depo: te lo sei scopato?

Edefle : Sì

Depo: ok, ma lo hai fatto di più con me che con lui, quindi sei mia.

Edefle : Sì.

Depo: mi hai anche masturbato

Edefle : non mettermi in imbarazzo.

Depo: scusa, sai che ti amo a modo mio.

Edefle : sei buono con me ,ma ti vergogni di esserlo.

Depo: è vero.

Edefle : non telefoni mai, non mi cerchi.

Depo: è difficile.

Edefle : vorrei veramente lavorare, così mi distraggo dalle cose brutte.

Depo: sì. Forse, hai ragione.

Edfle : pensi che diventi come mia sorella?

Depo: ma piantala!

Edefle: non preoccuparti, non lo diventerò

Depo :ne sono convinto.

Depo sta per andare a prendere la pallina da tennis

Bussano alla porta

Depo va ad aprire.

Depo: sta calma se è Mustafa non lo sgrido ,promesso. Mi sta simpatico.

Edefle : si chiama Jamal

Depo: e che cazzo me ne frega di sapere il suo nome?

Edefle : è una persona e merita rispetto a prescindere.

Depo: ah!!! l’uccello abbrustolito cosa avrà mai di più di quello di noi anemici ! te lo vorresti fare ? dì la verità.

Edefle : sei un cretino.

Depo: voglio solo che tu rifletta prima di parlare, c’è differenza tra lui e me.

Edefle : mi vuoi in modo morboso.

Depo: io ti amo.

Edefle : non è vero, non lo hai mai provato l’amore.

Depo: ora basta con ‘ste cazzate. Basta.

La bacia intensamente sulla bocca e va verso la porta

Quando si gira,vede Edefle che lo guarda in modo eccitato.

Depo apre la porta e trova solo due cartoni di pizza.

Depo le prende e le porta sul tavolo, indeciso su quale cartone aprire per primo.

Edefle : io quella sotto.

Depo: se è la marinara è mia però.

Edefle : vivresti solo per i cibi piccanti e che ti danno un cattivo alito.

Depo: lo so . tu invece ti caghi sotto della morte?

Edefle : in che senso ?

Depo: quando si schiatta.

Edefle : io o noi?

Depo: tu.

Edefle : o cielo! Sarebbe una liberazione ma anche una tristezza,credo e spero.

Depo:non è la tua ora, sei troppo eccitante. (ridacchia)

Sarebbe bello poter…

Edefle : devi incominciare a vivere e trasgredire come gli altri

Depo: si sì lo farò ma mi riesce difficile farlo.

Edefle : tua madre lo sa del tuo desiderio?

Depo: no, perché dovrei dirglielo?

Edefle : è pur sempre tua madre.

Depo:e allora?

Edefle :è giusto che lo sappia

Depo: sicuro, così ballerà sul mio cadavere dalla contentezza.

Edefle: ma via! Non è così cattiva come la dipingi tu. E tuo fratello?

Depo: mio fratello cosa?

Edefle : lo sa?

Depo: gli spedirò una foto della mia bara.

Edefle : ne soffrirà molto.

Depo: lo so, lui non mi odia.

Edefle : è vero.

Depo: porca puttana c’è qualcuno che mi vuole bene, sono commosso. (ridacchia)

Edefle: ti fa bene questo.

Depo: meglio che volere bene a quella puttana del suo ragazzo. No?

Edefle : sarà sicuramente più gentile di te.

Depo: ma va in giro con il boa di piume!

Edefle : non giudicare dalle apparenze.

Depo: gli voglio bene a mio fratello, poi ha cominciato a prenderlo nel culo e ora fa solo quello,chissà magari è bello ,magari piacerà anche a me.

Edefle: quanto sei scemo.

Depo: anche a te piace il rapporto anale,no? Quindi dovrà essere per forza piacevole.

Edefle inarca la sopracciglia e tenta di parlare ma non riesce a dire nulla

Depo: ti sei mai fatta una donna?

Edefle : Sì

Depo: ti è piaciuto?

Edefle :sì. E tu? Sei mai andato con un uomo?

Depo: hey, sono uno di mentalità aperta io! Certo che ho provato! Ero ubriaco forse,ma non mi è piaciuto per niente, naturalmente non ero quello che lo prendeva, s’intende.

Edefle : ho solo chiesto,non ti agitare sono esperienze che prima o poi bisogna provare per accertarsi chi siamo.

Depo: comunque tu hai l’atteggiamento della lesbica, io del frocio, per niente.

Edefle : perché adesso ci sono anche delle movenze o degli atteggiamenti etero e non?

Depo: Mussolini ha sbagliato ad allearsi con Hitler doveva allearsi con Rau Paul, almeno questo paese di merda sarebbe stato variopinto, tutti con il boa!!!altro che pallone dalla mattina alla sera!! (ride sonoramente)

Versa il tè nella brocca facendo il verso al duce.

Edefle : neanche a me piace il calcio, lo trovo uno sport per trogloditi.

Depo: davvero?

Edefle: sono degli esaltati

Depo: quindi non sei mai andata allo stadio?

Edefle : mai, ci sono stata una volta ,ma c’era un concerto.

Depo: ti sei divertita?

Edefle : certo

Depo: sono contento, meno male che non sei stata nella curva durante una partita, ti avrebbero distrutta.

Edefle : infatti non mi piace.

Depo: non è adatto a una donna intelligente come te.

Edefle : però una volta dovremmo andarci alle partite. Potremmo analizzare tutti quegli scimmioni.

Depo: ma che cazzo ti viene in mente, siamo di una altra specie noi!!

Edefle : mi porteresti si o no?

Depo: ma non dire cazzate.

Edefle : avresti il coraggio di uccidere qualcuno che mi facesse male?

Depo: Edefle?

Edefle : secondo te è difficile uccidere qualcuno?

Depo: è difficile decidere quando è il momento buono, quando ti senti pronto…

Edefle : mi uccideresti se ne avessi voglia?

Depo: piantala di dire cazzate. Mi uccideresti…mi uccideresti… e tu lo faresti?

Edefle : penso di sì.

Depo: anche se non facessi nulla di grave?

Edefle : può darsi.

Depo: quindi è inutile comportarmi distintamente.

Edefle : sì, come sei tenero.

Depo: a volte sei inquietante,sai? Mi dai i brividi.

Depo la fissa intensamente negli occhi, indeciso se stimolarla ancora sessualmente o continuare la conversazione. Edefle gli fa un sorriso timido.

Depo: non mi hai ancora detto che genere di lavoro hai trovato.

Edefle: baby-sitter

Depo: e di chi ?

Edefle: questo dipende dalla agenzia chi mi assegnerà

Depo: immagino tu non abbia spedito neanche un curriculum,avrai utilizzato le tue conoscenze.

Edefle : invece no. Mio caro, ho spedito diversi curricula .

Depo: sono stupito! Non ti interessa sapere dove fai domanda?

Edefle : so perfettamente dove ho mandato le e-mail.

Depo: almeno gli hai mandati in posti con un buon stipendio?

Edefle: perché?

Depo: perché si va a lavorare per quelli, anche se non se ne ha il bisogno.

Edefle: non è importante per me, il fine è distrarmi dalla nostra vita.

Depo: certo finché paga mamma e papà. Un giusto ragionamento.

Edefle : ho la fortuna di avere sempre avuto i soldi.

Depo: Sì, ora ci serviranno per quello che sta nella tua pancia.

Edefel : già.

Depo: ti ricordi ? non dovevamo fare figli per il soprapopolamento del pianeta, ma ,soprattutto ,per non romperci i coglioni con tutte le loro richieste e per non sentirmi dire un giorno che sono un schifo perché non ho i soldi per mantenerli. E invece…

Edefle : odierà il padre, non la madre.

Depo: non ho mai avuto bisogno di un cazzo di bimbo.

Edefle : siamo persona intelligenti, crescerà in un clima molto stimolante.

Depo: non mi riguarda.

Edefle :avevo preventivato che lo avrei cresciuta da sola.

Depo: seee… hai bisogno sempre di una guida.

Edefle: Sì.

Depo: mi ami,vero?

Edefle : piantala di giocare con quella pallina!

Depo: faccio quel cazzo che voglio.

Edefle: ma a cosa ti serve essere tanto ribelle?

Depo sorseggia il tè.

Edefle : hai ragione, non ti ci vedo come padre.

Depo: infatti non lo farò.

Edefle: non sei capace a prenderti cura di te stesso e di me figurati di un pargolo!

Depo continua a sorseggiare.

Edefle : hai mai amato qualcuno veramente?

Depo: oooo….ancora?

Edefle: se rispondessi…

Depo: piantala,Edefle.

Lei acconsente e sta zitta.

Depo la bacia di nuovo sulla fronte e continua a giocare con la pallina.

Depo: stare insieme è deliziosamente morboso. Il mondo scompare e siamo solo noi due, non si ha via di scampo. Io e te e le pene che dovremmo subire, ma che non ci toccano mai.

Edefle: è la stessa sensazione che ho ogni volta che vado in confusione.

Depo: pensavamo di essere migliori

Edefle : ma il mondo non è mai esistito per noi, ci siamo sempre creati delle dimensioni accomodanti per il nostro status, siamo solo-

Depo: il tempo va velocissimo-

Edefle : – in un incubo dove possiamo sfuggire ma siamo troppo pigri per farlo. In fondo abbiamo tutte le comodità di questo mondo. Siamo tristemente fortunati. Sembra-

Depo: non scopiamo ancora per oggi, ok ?

Edefle : va bene, ma ho bisogno di masturbarmi.

Si guardano entrambi imbarazzati.

Edefle : il sesso è decisamente migliore quando lo si fa da soli. So esattamente come devo muovermi,toccarmi per farmi del piacere. Posso pensare a qualsiasi cosa senza complicazioni e ogni volta non vedo l’ora di rifarlo.

Depo: lo stesso per me quando mi sparo una sega.

Edefle : è un vizio che non fa male alla salute e al portafoglio.

Depo: piantiamola di parlare di queste cose, sembriamo due maniaci pervertiti.

Edefle : sembriamo? Tu lo sei.

Depo: sei troppo intelligente, ecco perché ti amo e mi piace scoparti.

Edefle . hai detto che per oggi basta, ora mantieni la parola, non essere il solito “parlone”.

Depo: ok, ma non capisco perché non si possa cambiare opinione quando si vuole.

Edefle: io vorrei, ma siamo seri, non ne abbiamo bisogno.

Depo: allora questa sarà la tua ultima notte qui.

Edefle : sei triste?

Depo: cambia qualcosa? Non sono mai contento

Edefle: potrei renderti felice, o almeno sereno.

Depo: non diciamo cazzate.

Edefle: Sì.

Depo: perché sì?

Edefle :posso.

Depo: non puoi.

Edefle: non lo puoi sapere.

Depo: invece lo so

Edefle: sì.

Depo: smettiamola

Edefle: sì.

Depo: ti amo

Edefle: anche io.

Depo si alza e si guarda intorno.

Prende una scatola e la porta a Edefle.

Depo: ecco qua, sono tuoi.

Luce. Silenzio, un magnifico sole riscalda l’ambiente.

Il pomeriggio seguente, le 14.00 circa.

Non c’è più il sole, la giornata è molto fredda.

La scatola dei cioccolatini è rotta in tanti pezzi sparpagliata sul letto. Alcuni cioccolatini sono per terra.

Edefle si è svegliata da una mezzora.

Depo dorme ancora, completamente riverso sopra ad un giornale.

Edefle lava i piatti e prova a cercare qualcosa da bere nel frigorifero.

Sul tavolo c’è solo il tè di ieri pomeriggio.

Apre la finestra per fare cambiare l’aria.

Si sveglia anche Depo, beve un sorso del tè che trova disgustoso.

Allora lo beve tutto d’un fiato. Assume una espressione di ribrezzo.

Depo comincia a tossire, ha un dolore lancinante al petto, ogni volta che tossisce è come se li si spappolasse il cuore.

Edefle lo guarda impotente.

Depo cade per terra, riesce a non far rompere la tazza, controlla il dolore.

Si accorge che sta per morire.

Tutto il suo corpo sembra che si stia ribellando, non riesce più a controllarlo, così si lascia scappare qualche lamento. Pensa in un attimo a tutto quello che ha fatto nella vita : nulla. Il vuoto si crea intorno a lui. C’è solo bianco e ancora bianco.

Sta per morire – pensa Edefle. Ma ,ad un tratto, Depo si rialza e il dolore diminuisce lentamente

Depo è in posizione eretta e sorride a lei.

Depo sembra un uomo di 60 anni, curvo e spento.

Depo fissa lo sguardo di Edefle, la tranquillizza con gli occhi.

Edefle : bastardo.

Depo raccoglie la tazza e si siede sul divano sorseggiando come se nulla fosse accaduto.

Comincia a giocherellare con la pallina.

Depo: non ho voglia di lavarmi i denti.

Edefle : dovresti, sono giorni che non te lo vedo fare.

Depo: tu lo fai?

Edefle: certo.

Depo: brava. Tè?

Edefle rifiuta l’offerta con ribrezzo.

Ognuno parla per i fatti suoi.

Depo continua a bere il tè e a giocare tirando la pallina contro il muro, non gli interessa più di niente. Continua a svestirsi e a rivestirsi, andare in balcone e sputare i giardino. La vita non è una gioia per loro.

Ad un tratto smette di giocare, posa la pallina e fissa il viso di Edefle.

Lei ricambia con uno sguardo di amore.

Depo: non ti preoccupare, non morirò subito.

Ci vorranno anni.

Magari qualcuno mi spara prima per strada.

Edefle passeggia lungo la stanza.

Depo passeggia insieme a lei poi va in bagno.

Si sente il rumore dello sciacquone .

Edefle fissa la pallina

Si siede velocemente e si spoglia.

Tira fuori tutti gli oggetti che ci sono nello zaino.

Prende la maglietta di Depo e ci sputa sopra.

Poi con la mano spalma lo sputo dappertutto.

Prende in mano la pallina e la osserva.

Intanto Depo continua a tossire in bagno.

Edefle posa la pallina e lui torna in soggiorno.

Si riallaccia i pantaloni, guarda la pallina.

Depo: sì?

(ride di gusto, ricomincia a giocare)

Edefle fa spallucce.

Depo: sempre insieme,va bene,

ci facciamo portare la merenda? Lo paghiamo anche per questo.

Edefle: ma piantala.

Depo: ma che cazzo vuoi eh ? mi sembra di avere fatto una domanda e basta.

Depo si mette una felpa perché ha freddo.

Vede gli sputi sulla maglietta e guarda Edefle.

Silenzio. Edefle si alza si mette di fronte a lui e gli sputa in faccia.

Lui le tira un sonoro schiaffo, lei cade sul pavimento.

Lei prende la pallina e con tutta la forza che possiede gliela scaglia sul viso.

Depo grida e cade a terra anche lui.

Depo: porca puttana mi hai fatto male all’occhio.

Edefle: ooo,,scusaaaa….

Depo: Edefle, dai.

Edefle: s-s-s-s-s-s-s- ì…

Depo: vuoi per caso che io muoia, ?vuoi uccidermi? non penso tu lo voglia veramente…rimarrai sola se lo farai.

Edefle : io s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-sì…

Edefle comincia a oscillare ,sta di nuovo andando in confusione, le manca l’aria. Si siede velocemente.

Depo le si avvicina le da il solito bacio,prende la pallina.

Prende in braccio Edefle, la porta a letto.

Le mette la pallina in bocca, le allarga le gambe, e fa finta di fare sesso con lei.

Depo viene, lei torna in sé, se ne accorge e lo riempie di insulti.

Depo si stringe a lei , riprende la pallina e cerca di infilargliela in bocca con forza.

Lei resiste e scoppia a piangere.

Piange,piange,piange, finché non ha più lacrime, comincia a ridere in modo inquietante.

Crolla di nuovo in uno stato di confusione.

Depo: Edefle?Edefle?

Depo getta la pallina via.

Lui la bacia sulle labbra ,lei si riprende.

Si guardano.

Depo: ci sei?

Edefle: cattivo…

Depo capisce perfettamente cosa voglia dire con quella parola, ma fa finta di niente.

Edefle continua a chiudere e aprire gli occhi velocemente.

Depo: Edefle?

Edefle: non voglio andare via da qui…

Depo: devi andare l’ultimo treno è alle 10.40

Edefle: …e non mi piace la stazione.

Depo: dai, è anche una bella giornata.

Edefle .Sì

Depo: non voglio che tu resti. Nemmeno a cena.

Edefle :sì.

Depo: Edefle. Nemmeno a cena.

Edefle: sì.

Depo spalanca la porta principale.

Depo: ti odio.

Edefle: voglio stare con te.

Depo: piantala

Edefle: lo voglio.

Depo: non mi sento al sicuro.

Edefle: lo so che hai paura.

Depo: non ho nemmeno fame.

Edefle: io sì invece.

Depo: sorride senza motivo.

Edefle: cosa c’è di tanto divertente?

Depo: niente,è per questo che sorrido e non rido .

Edefle: non voglio andare a casa.

Depo continua a sorridere: non è sicuro qui.

Dalla cantina della casa si sente un rumore secco. Depo si spaventa.

Poi pensa che sia stata la vecchia caldaia.

Edefle ridendo dice: non è successo niente, tranquillizzati.

Depo: secondo me tu pensi che io sia uno stupido.

Edefle: è che tu hai paura di qualunque cosa, di qualsiasi avvenimento, nascondi qualcosa a te stesso.

Depo: ho paura dei rumori, ma non della morte.

Edefle: un rumore non ti può uccidere, la morte invece sì. Ti conviene andargli incontro se vuoi avvicinarti a lei. ( si alza e lo bacia).

Perché hai sempre paura?

Depo: non lo so, mi spavento facilmente.

Edefle: cosa ti succede?

Depo: boh.

Edefle: (lo accarezza), tu non sei qui.

Depo: io non so più chi sono.

Edefle: (lo ribacia) perché vorresti morire?

Depo: per apatia.

Edefle lo accarezza di nuovo.

Depo: non faccio nulla

Edefle: non dirmi niente, so già tutto. (continua ad accarezzarlo)

Depo: non voglio più comunicare, butterò il telefono.

Edefle lo bacia morbosamente

Depo: tanto non mi chiama mai nessuno e non ho nessuno da chiamare. Mi dispiace non chiamarti mai.

Edefle ora lo bacia sulla schiena e sul collo

Edefle: non dire niente

Depo: siamo inzuppati nella merda e continuiamo a far finta di niente.

Edefle gli lecca le orecchie.

Depo: potrei dirti tutti i miei pensieri, ci vorrebbe un secondo da quanti sono!

Edefle continua a leccarlo

Depo: amo i problemi.

Edefle lo morde

Depo: sono morto da tanto tempo ormai, solo perché respiro non significa i contrario.

Edefle gli tocca i genitali

Depo: non ho mai fatto niente per questo pianeta, mi fa schifo e ne pago le conseguenze.

Edefle prende in bocca il pene.

Depo: girovago da un paese all’altro, in cerca di qualcosa di bello per me,di una speranza.

Edefle continua violentemente

Depo: non ho mai lavorato, studiato, fatto sport, recitato, niente di niente

Edefle gli accarezza le gambe intanto

Depo: non volevo più vederti, semplicemente perché la mia pigrizia me lo suggeriva

Ecco perché non ti chiamavo mai.

So che sei pericolosa.

Però continuo a frequentarti

La mia pigrizia mi impedisce di dare una svolta a tutto.

Mi manco

Da troppo tempo

Da sempre

Non faccio nulla

Per ritrovarmi

Io sono

Come scriveva Dante,

Un ignavo.

Sulla parola “ignavo” viene.

Al suono di quella parola, Edefle gli morde il pene fortissimo.

Depo grida fortissimo.

Depo le dice di fermarsi ma lei non lo molla

Le da uno schiaffo sulla testa.

Depo si accascia sul pavimento, il pene gli sanguina.

Edefle si lecca le labbra, per ripulirsi delle tracce di lui.

Corre subito in bagno, per lavarsi faccia e denti, deve restare pulita.

Depo si guarda il pene, non ha un bel aspetto a giudicare dai suoi occhi sbarrati.

Edefle esce dal bagno.

Edefle: non puoi continuare così.

Depo: funziona così la mia vita.

Edefle: ti rendi conto che non sei presente?

Depo: lo so.

Edefle va in confusione

Depo: ancora?

Edefle: io s-s-s-s-s-

Depo: se non la pianti ti fico la pallina nel culo e poi in bocca. Vediamo se hai un po’ di paura e la pianti di fare la cretina.

Edefle: mi ami, vero.

Depo: ti amo, tu ami me, basta e avanza, non creare sempre problemi .

Edefle:ti odio.

Depo: fa qualche differenza?

Edefle: piantala e non mi dispiace affatto per il tuo “cosino”.

Depo: lo so ti piaceva un sacco,porca puttana.

Edefle: sì.

Depo: però eri silenziosa.

Edefle: mi faceva bene.

Edefle: quando stavo con Tirza lo facevamo violentemente e non si lamentava, una volta me la anche fatta sanguinare.

Depo: e allora?

Edefle: sei buono,lo so.

Depo: cretina

Edefle: lo sai che non lo sono affatto.

Depo: ah no? Mi salti addosso ,scopiamo, mi fai un pompino e sei ancora indecisa se amarmi o meno, ti dico di uscire da questa casa e stai ancora qui, non dirmi che non sei cretina. Sei un incubo,una ossessione.

Edefle: tu sei buono ,non faresti mai male a nessuno, io si.

Depo: per forza, mi ricatti sempre, sei una bastarda.

Edefle: avevi paura che te lo staccassi?

Depo: non ho un lavoro, se no sarei uscito subito da qua, ma non sono mai stato un patriota quindi questo Paese può andare a fare in culo.

Edefle: dovresti uccidere chi non ti piace.

Depo: non lo faccio, solo per un motivo: la galera. E comunque, ho pur sempre una dignità,poca ma ce l’ ho. Dovrebbero ammazzarsi da soli quelli che fanno male ai bambini.

Edefle: corretto.

Depo: già,corretto.

Edefle: si, hai capito, però tu sbagli, non lo fai.

Depo: sei troppo matura per i tuoi anni.

Edefle :credo nel valore dell’assassinio.

Depo: dimenticherai presto queste cazzate,porca puttana.

Edefle: non lo farò,sicuro.

Depo: si deve sempre prenderlo nel culo, ingoiare il boccone amaro,dire sempre di sì, ubbidire, credere alle mille verità, non reagire, far finta di essere migliori, e di chi poi? L’importante è restituire i privilegi ai grassi ricchi.

Edefle: in questo istante ho smesso di amarti

Depo: perché?

Edefle: perché esisti.

Depo: sì, non te ne sei mai accorta.

Edefle: sei un sogno.

Lei è rigida.

Depo non la guarda, poi si gira e la bacia.

Lei è sempre più rigida, allora Depo la abbraccia.

Edefle: mi fai stare bene

Depo: vabbe.

Lui lascia la presa

Depo ricomincia a tossire.

Va sul balcone e sputa in giardino.

Con un fazzoletto usato si pulisce la bocca.

Depo: non ti senti bene vero?

Edefle: si, mi fai stare bene.

Depo fa spallucce.

Edefle: in ogni angolo mentale. Sento la tua presenza.

Depo: mi nascondo dietro le tende?

Edefle si irrigidisce sempre più e comincia a vomitare.

Corre in bagno si mette due dita in gola a bordo cesso e vomita.

Chiama Depo per fargli vedere il suo operato. Depo è indifferente.

Depo va di nuovo in balcone,ma stavolta guarda il cielo.

Edefle lo raggiunge.

Depo la abbraccia.

Edefle : no abbiamo mai provato la guerra.

Depo: meno male, se no dovremmo emigrare come gli uccelli abbrustoliti

Tornerai a Milano?

Edefle: se tu non ci sarai più.

Depo: non venire a trovarmi

Edefle : (ridendo) vorrà dire che andrò allo stadio.

Edefle torna in bagno.

Lui accende il computer.

Depo: faccio portare due pizze.

Si apre un altro succo d’ananas

Edefle torna in soggiorno.

Edefle : non riesco a defecare, ho perso del sangue.

Depo: fregatene, hai tanto di quel sangue in corpo!

Edefle: però mi fa male

Depo: resisti e andrà via da solo.

Bussano alla porta, sanno già chi è.

Edefle : dai apri, ho veramente voglia di pizza.

Edefle si va a sdraiare sul letto.

Depo: aspettami,arrivo.

Depo le dà un bacio, poi prende le pizze.

Edefle: no mangiala tu, mi è passata la fame, ho ancora il dolore lancinante, fa niente.

Non ti arrabbiare però ,intesi? Ascolta perché non mi uccidi e poi fai lo stesso a te?

Staremmo meglio forse, non pensi? Io non ne posso più.

Depo annuisce.

Edefle: ho paura, ma dovremmo farlo.

Depo la guarda.

Lei fa spallucce.

Depo: Perché invece non ti scopi Mustafa eh? Magari ti diverti e ti passano i pensieri brutti.

Edefle spalanca la finestra della camera da letto ,prende la rincorsa. Depo la ferma.

Depo le dà uno schiaffo. Lei chiude la finestra.

Edefle va a prendere le pizze dal tavolo in soggiorno e le porta in camera.

Depo chiude la porta.

Entrambi fissano il cibo.

Edefle : salame, mozzarella.

Depo: porcaputtana. Ha sbagliato di nuovo. Che schifo .è proprio un analfabeta. Potremmo provare a togliere il salame ,ma la mozzarella è impossibile, le rimane attaccato tutto il pomodoro.

Prenditi quella col salame e lo togli, io mangio la crosta.

Dalla bocca di Edefle scende un filo di saliva. si imbarazza.

Depo prende le fette di pizza e le mangia frettolosamente tentando invano di togliere la mozzarella filante su ogni angolo. Le croste non gli bastavano.

Infila i cartoni sotto il letto e si pulisce la bocca sulle lenzuola.

Depo: domani te ne andrai?

Edefle: non me ne andrò nemmeno domani

Lei si alza di colpo e corre piangendo in bagno. Chiude la porta a chiave.

Apre contemporaneamente i rubinetti del lavandino, della doccia e della vasca.

Si sente ancora uno scoppiettio della caldaia, Depo si spaventa

Riprende a giocare con la pallina anche se non ne ha voglia, ma ha bisogno di distrarsi.

Depo cerca di aprire la porta del bagno dall’esterno,non riesce.

Comincia a darle dei calci.

Depo: apri!!

Rumore secco.

Poi ancora calci

Depo: apri!!

Rumore secco.

Altri calci

Depo guarda la porta

Poi bussa

Rumore secco.

Continua a calciare.

Depo riflette

Bussa e calcia insieme

Rumore secco

Comincia a tirare pugni

Depo bussa una sola volta in modo lieve

Poi ancora un colpo forte

Depo ribussa

Altri due pugni

Depo dà un calcio alla pallina e con una mazza sfonda la porta.

(parlando tra sé e sé): dove cazzo sta mustafa quando serve?

La porta si rompe

Edefle non c’è più, c’è un tizio col passamontagna che gli punta un coltello alla gola.

Depo tenta di girarsi di scatto per scappare, ma lui lo colpisce ad un braccio. C’è sangue dappertutto.

Il tizio gli dà un calcio in pancia. Depo si accascia sul pavimento bagnato.

Il tizio si abbassa e lo guarda negli occhi,sembra divertito.

Tizio: tutto ok?

Depo non capisce cosa è successo. Lo guarda impaurito e arrabbiato.

Tizio: le devi pagare tutte lo sai?

Il tizio lo aiuta a rialzarsi

Depo accetta l’aiuto con molta diffidenza

Il tizio vede la pallina e la spacca.

Tizio: hai da mangiare?

Depo sta in silenzio

Tizio: hai da mangiare?

Depo non risponde

Tizio: HA DA MANGIARE?

Depo trema, poi gli indica la cucina.

Il tizio sorride.

Il tizio si reca in cucina, apre a caso ogni anta dei mobili in cerca di cibo, non trova nulla. Ogni tanto si gira verso Depo,facendoli capire che è guardato a vista. Sbatte e rompe diversi piatti.

È arrabbiato perché non c’è niente che gli piaccia.

Tizio: dove sta il cibo? Qui non c’è niente.

Depo: se vuoi sono rimaste delle fette di pizza sotto il letto.

Tizio: sicuro?

Fa cenno a Depo che deve prenderle lui, intanto aspetta seduto sul letto.

Gliele porta e le divora in un attimo, Depo lo guarda con disgusto.

Finito di mangiare,scoreggia.

Guarda verso il bagno.

Tizio: vuoi sapere dove è?

Depo: non mi interessa.

Tizio: avete scopato vero? (tira fuori i cassetti della camera)

Depo: Ma-

Tizio: documenti.

Depo: ma cosa vuoi?

Il tizio sorride.

Depo: eccoli

Il tizio guarda attentamente la foto e poi guarda Depo, continua a ripetere lo stesso gesto per tre volte.

Vede la gonna di Edefle e la annusa.

Tizio: scommetto che questa non la indossi tu?

Depo non risponde.

Tizio: forse sì, la faccia da pervertito ce l’ hai. (scoppia a ridere e lecca l’interno della gonna)

Come è? Brava?

Depo non risponde.

Tizio: è intraprendente?

E’-

Depo non risponde.

Il tizio posa la gonna di Edefle e si siede sul divano.

Scoreggia di nuovo. Con lo sguardo cerca Edefle.

Torna nel bagno ,riesce subito.

Depo sta in silenzio, completamente immobile per lo spavento.

Il tizio chiude i rubinetti

Depo guarda verso il balcone

Depo: porca puttana

Il tizio si risiede

Tizio: allora non vuoi proprio dirmi dove sta la tua amichetta? Tranquillo, da dove sono arrivato io non è uscito nessuno. Non so se sia una fortuna per lei.

Depo abbassa lo sguardo.” Edefle non c’è più “ pensa.

Il tizio si fa consegnare da Depo la patente, il cellulare e i soldi che ha in tasca.

Il tizio leggendo la patente: Depo Lamberti, disoccupato.

Depo: già.

Tizio: già.

Si fissano negli occhi.

Depo: vuoi ammazzarmi vero?

Il tizio si alza e lo accarezza sui capelli.

Depo: vuoi prima torturarmi vero?

Tizio: perché? (sorride)

Ora siamo solo io e te (sputa sul pavimento del catarro verdognolo).

Depo è schifato da quel gesto.

Improvvisamente nella casa va via la luce, un enorme rumore proviene dalla cantina.

luce

il sole è tornato.

Il tizio ha strappato i fiori nel giardino

Ha tolto anche una pianta, lasciando un enorme buco nel terreno.

Depo è legato ad una sedia

Il tizio non ha ancora svelato la sua identità e le sue intenzioni, ha una pistola.

Ha diviso a metà la pallina di Depo.

Depo è immobile, lo guarda con gli occhi sbarrati.

Depo: cosa succede?

Rumore.

il tizio sorride e gli mostra la sua pistola .

Deposi irrigidisce. Si gratta con una mano il polso ,ormai anestetizzato dai lacci.

Si scambiano reciprocamente sguardi di odio e di rispetto.

Tizio: il tè.

Depo abbassa lo sguardo

C’è la teiera sul pavimento con del tè avanzato chissà da quanto tempo.

Depo: non è buono

Il tizio prende la teiera e ne beve il contenuto in un sorso.

Depo sorride: farà schifo.

Il tizio scuote la teiera in cerca di una ultima goccia.

Depo trova tutta la situazione divertente, infatti è meno teso.

Il tizio: dammi da bere qualcosa di fresco.

Depo: perché?

Il tizio : perché ti punterò la pistola alla tempia.

Depo: slegami i polsi e ti prenderò da bere. Dove vuoi che scappa? Poi hai la pistola.

Il tizio lo slega, Depo si dirige verso il frigorifero. Prende due succhi d’ananas. Li stappa e gliene porge uno.

Il tizio lo prende e lo ringrazia annuendo, aspetta Depo per bere.

Depo gli fa cenno che può iniziare.

Il tizio aspetta

Depo contraccambia con un sorriso.

Il tizio si avvicina al viso di Depo e poi gli soffia sugli occhi. Ride.

Bevono.

Depo:Non ho mai avuto a che fare con qualcuno con una arma. Sei un rapinatore? Un bandito?

Tizio: sono meglio.

Depo: ma cosa fai esattamente nella vita?

Tizio: io… non lo so.

Il tizio è in preda allo sconforto, ma cerca di mantenere l’aria da duro che si è creato.

Tizio: credo che non so veramente il motivo per cui io mi trova qui. (guarda la pistola)

Depo: bene.

Il tizio : non ti ucciderò ,stai tranquillo.

Depo: si, io-

Tizio: è normale, ora ti arroghi il diritto di parlare .

Depo: sono italiano.

Tizio: accento di merda, popolo ,idem.

Depo: non volevo viverci a vita, infatti.

Tizio: sei affascinato dai paesi asiatici,vero?

Depo: Europa, Asia, americhe,Oceania, che differenza fa? Sempre meglio di qui,no?

Tizio: il detto tutto il mondo è paese, è vero.

Depo: noi italiani siamo sempre stati un popolo di migranti, ora ci siamo accomodati.

Depo: nascere in Italia non significa essere italiano.

Tizio: ogni regione è una cosa a sé.

Depo: essere italiani è un modo di pensare. (sorride)

Potevi però non tirare in giro tutta la roba.

Tizio: è la tua ragazza?

Depo: si è la mia ragazza

Tizio: come fa una ragazza a stare con te?

Depo: problemi miei.

Tizio: non capisci vero?

Depo: che cosa?

Tizio: l’educazione è alla base della vita.

Depo: infatti,non vivo.

Tizio: vuoi che ti chiami per nome?

Depo: fa come ti pare.

Rumore secco.

Entrambi si guardano ,non dicono nulla.

Depo

è tranquillo

Dopo.

Depo: che succede?

Tizio: Non lo so.

Rumore secco

Depo è spaventatissimo

Depo: mi chiamo Depo, come hai letto sui documenti.

Tizio: io,

ho voglia di fare sesso

chissà quante ne avete combinate tu e lei eh?

Depo non risponde

Tizio: sai, anche io me la cavo piuttosto bene.

Depo: Edefle-

Tizio: adesso mi sto immaginando tutte quelle che mi sono scopato

Erano…

Erano…

Erano…

Erano…

Erano…

Erano…

Erano…

Depo: si vede che non scopi da molto.

Lo fissa.

Tizio: tu invece è da poco che l’ hai fatto, l’ ho sentito dalla gonna.

Depo: si, ieri ,penso.

Tizio: come è andata?

Depo: come sempre

Tizio: io l’ho fatto con quattro ragazze contemporaneamente.

Depo: non mi interessa.

Tizio: eravamo al lago. Un posto desolato. C’era solo una ragazzina che ci stava spiando da dietro un albero. Allora sono andata a prenderla con la forza e l’ho buttata in mezzo alla mia bella e alla sua amica. Lei continuava a urlare ,mentre le altre due ragazze la tranquillizzavano accarezzandola.

Gridava come una sgualdrina. Poi le ho legate tutti e tre e gliel’ho fatto assaporare. Dovevi sentirle come erano entusiaste. Anche la ragazzina si è tranquillizzata. Alla fine le ho slegate ed è partita una orgia superba, invidioso eh? Ti assicuro che è stato indimenticabile. Poi ,una alla volta, le ho prese le ho girate all’ingiù-

Una gridava di dolore, ma ormai ero all’apice della eccitazione e non potevo fermarmi.

Depo: che bello.

Tizio: scommetto che tu te le sogni queste cose.

Depo: Sì.

Tizio: si, si, prendimi in giro.

Depo: dico sul serio.

Tizio: non ci credo.

Depo: fai come ti pare.

Tizio: sei mai stato sposato?

Depo: no,mai.

Tizio: peccato, è forte divorziare.

Depo: se lo dici tu.

Tizio: e con la tua compagna? va bene immagino.

Depo rimane in silenzio

Tizio: bene.

Depo: non ho una vita “movimentata” come la tua.

Tizio: non la voglio uccidere.

Depo si butta sul tizio, incurante della pistola.

Tizio: ma cosa pensi di fare? Non ti sparo, odio la solitudine.

Depo: la ucciderai

Tizio: come mai ti preoccupi tanto? È solo una persona.

Depo: non mi piace avere colpe.

Poi…la amo.

Tizio: quindi?

Depo: ho sempre-

Si deve capire che-

Tizio: continua.

Depo non risponde.

Tizio: pensavo fossi uno con le palle.

Depo: non mi sono mai servite

Tizio: non ti sono mai servite? Servono sempre!!

Depo: sono senza obiettivi e-

Tizio: io no e non mi interessa

Ho una ragazza e una ex-moglie-

Dovrei occuparmene, sono ,purtroppo, ancora vive.

Vive, capisci? Nessuno è fortunato come te,tu hai il tuo assassino.

Cammina.

Rumore secco.

Depo: non mi piace

Tizio: perché ?

Depo: è angosciante

Tizio: cosa?

Depo: preoccuparsi per qualcuno, soprattutto rendendosi conto che un giorno morirà.

Tizio: che ne sai?

Depo: tu-

Tizio: che ne sai?

Depo: ad –

Ma tu-

Un assassino-

Tizio: Non sei un assassino

Depo: io sono –

Tizio: e se fossi costretto?

Depo: non può succedere.

Tizio: mai dire mai.

Depo ci pensa.

Tizio: magari per bombardare questo paese, il tuo sogno.

Depo continua a pensare.

Tizio: per tutta la gente per bene.

Depo pensa e ripensa

Tizio: sarebbe bello no?

Depo sorride.

Tizio: si?

Depo: un colpo secco, una grande esplosione.

Tizio: ti facevo un tipo originale

Depo: mi interessa il risultato

Tizio: e la gloria?

Depo: no .

Tizio: per me tu hai già ucciso qualcuno.

Depo: non dire puttanate.

Tizio: si

Depo: porcaputtana che-

Tizio: attento a come ti rivolgi a me. Attento.

Depo: perché?

Tizio: lo sai.

Depo: dimmi qualcosa.

Tizio: saprai al momento giusto quale sarà il tuo vero destino.

Depo: porcaputtana, dimmi qualcosa? Ne ho diritto!! Parla!! Perché?

Tizio: non credo- (gli dà una pacca sulla spalla e ride)

Una volta ho ucciso un anziano colpendolo ripetutamente sul collo con il suo bastone.

Incredibile, un momento sublime. Quanto sangue che perdeva.

Depo raggrinzisce il viso

Tizio: scommetto che avresti fatto meglio.

Depo: si

Tizio: ho ucciso molte persone.

Depo: complimenti.

Tizio: ci

vogliono

le palle,

altro che parole.

Depo: io sono un insensibile

Tizio: è bellissimo quando percepisci la paura negli altri, senti il profumo dell’umiliazione. Gli puoi fare quello che vuoi, loro continueranno a esserti fedeli.

Depo: non spararmi.

Tizio: sono certo che non lo farò.

Depo: cosa?

Tizio: hai mai avuto un rapporto con un uomo?

Depo: sì.

Tizio: poi?

Depo: basta.

Tizio: perché lo hai fatto?

Depo: perché ne avevo voglia.

Tizio: la mia ex-moglie se la sono scopata praticamente tutti quelli che conosco è fottutamente brava, credimi.

Depo: non mi interessa.

Tizio: non hai mai fatto nulla nella vita.

Depo: basta.

Tizio: sei uno di quelli che legge le riviste porno, che schifo.

Depo: no .

Tizio: sei un uomo di merda.

Depo: cosa?

Tizio: devi vivere, toglierti ogni voglia e curiosità che hai. Però devi potertelo permettere,sei senza palle, tu non puoi.

Depo: non cambierebbe nulla

Tizio: già, non sei capace di fare niente.

Depo: si

Tizio: non puoi.

Depo: so fare un sacco di cose.

Tizio: io parlo di lavori veri, da uomo.

Depo: a me piace suonare e scrivere. Ho scritto molte canzoni e quasi tre storie. Chi le ha lette ha detto che sono interessanti,particolari.

Tizio: ne hai pubblicata almeno una ?

Depo prende un cartelletta straripante di fogli, ricordi, volantini e legge una strofa di una sua canzone.

“ non so cosa farmene di un immobile, scotendosi la testa così instabile, non ho bisogno di una ordinaria stabilità, quello di cui necessito è un abito, nero ,lungo e stretto che mi copra il volto che mi dia concentrazione nei momenti in cui evadere, che mi dia l’illusione di potere ancora vivere”.

Depo posa la cartelletta e il foglio e guarda il tizio con aria soddisfatta.

Depo: canzone.

Tizio: capisco perché non hai mai pubblicato niente, scrivi robaccia. Sarà mica una canzone questa?

È noiosa e non si capisce un cazzo. A festivalbar e a Sanremo non possa certo questa spazzatura. Non hai talento, sei un povero pazzo. Mi fai pena, ti devi rendere conto che sei un fallito.

Depo: non sta a te giudicare le mie opere.

Tizio: e di chi sarebbe ? sentiamo

Depo: io sono un artista, scrittore e musicista per la precisione. Funziona che io scrivo quello che voglio, e la gente comune è libera di ascoltarmi oppure no, la bellezza è soggettiva. E non devo giustificarmi con nessuno se non gli piaccio.

Tizio: grande artista, allora che ci fai qui?

Depo: e dove dovrei andare? Ogni luogo è uguale a quello precedente. Sono stato a New York, la grande mela, è Milano più grande e piena di uccelli abbrustoliti. Londra non ne parliamo, tutti correvano là, sembrava la nuova corsa all’oro: lavoro per tutti, arte riconosciuta e valida. Tutte balle.

Purtroppo, tutto il mondo è paese. C’è pattume cerebrale ovunque. Qui ce ne molto di più. Io sono nato qui, non potrei andarmene, farei una brutta fine fuori dai confini. Non potrei più comporre liberamente. E poi c’è il problema della lingua. Non ho così tanti soldi da permettermi un corso di lingue prestigioso. E di fare il lavapiatti non ci penso proprio. La mia pigrizia artistica mi impedisce qualunque movimento.

Tizio: ho capito che razza di essere sei, uno smidollato

Sei uno di quelli che ha potuto andare a scuola e si sente superiore agli altri e pensa che tutto gli sia dovuto.

Meglio fare come me, se potessi tornare indietro non mi sarei nemmeno sposato.

Uccidere e rubare è il mio mestiere, mi gratifica parecchio.

Allora che facciamo?

Depo: In che senso?

Tizio: scopiamo?

Depo: no

Tizio: ti devo uccidere?

Depo: si

Tizio: non vuoi avere il piacere di fare l’amore con me prima di lasciare questo mondo?

Depo: no .

Tizio: Perché non fai tutto quello che ti dico?

Si alza e bacia Depo sulla fronte. Si fissano.

Sai di donna. Hai classe.

Il tizio gli prende la mano sinistra e se l’appoggia sul petto.

Lo tiene sempre sotto tiro di pistola.

Ordina a Depo di levarsi la maglietta e i pantaloni.

Dopo averlo legato anche lui fa lo stesso.

Poi lo slega e continuano a toccarsi il petto.

Depo è spaventato, non sa come reagire a questa situazione.

Il tizio gli tocca il pene e gli mette la pistola su una natica.

Tizio: che te ne pare? sono bravo eh? È un peccato spararti.

Depo vorrebbe dire qualcosa, ma non esce nulla dalla sua bocca.

Il tizio si riveste e si siede, ordina a Depo di fare lo stesso.

Tizio: non ti volevo scopare sul serio. Tranquillo.

Depo rimane in silenzio.

Tizio: mi sembrava. Tutto è bene, non ho mai visto gente che fosse contenta di avere una relazione sentimentale o puramente sessuale con il sottoscritto, non ho successo nemmeno tra li uomini, farò schifo. Saranno i troppi peli sulla schiena e sul petto. Forse. Non è che mi interessi molto. Alcune volte, se ci penso, fa male da morire, ma poi mi ricordo di essere un assassino e un ladro, insomma uno cazzuto, non uno smidollato e pezzente come il resto della gente, come te. Sinceramente, non mi piace fare sesso, troppo faticoso, troppo sporco, lo faccio per noia. La noia è la madre di tutti quanti, è lei che tira i fili senza la noia il mondo sarebbe morto. Fermo. Distrutto. È lei che ci fa alzare il culo dai nostri divani e ci dà la forza per farci umiliare da tutti i datori di lavoro esistenti su questo porco mondo, non trovi? . ah già, tu non sai nemmeno cosa vuole dire la parola “lavoro”.

Fortunato e triste ,allo stesso tempo. Ascolta, perché non ci ammazziamo tutti e due eh? Io ho un coltello e una pistola, come sai. Ci mettiamo uno di fronte all’altro. Io ti punto la pistola alla testa e tu mi appoggi il coltello sul ventre, al mio tre io sparo e tu affondi. Mi sembra un ottimo piano, una ottima soluzione, un ottimo finale. Che ne dici? Ci stai?

Depo: non ti uccido.

Tizio: che noia, sei prevedibile.

Deposi mette la testa fra le mani.

Il tizio estrae il coltello e gli mozza via un dito. L’indice destro.

Poi l’indice sinistro.

Depo non grida, non si dispera. È come se se lo fosse aspettato.

C’è sangue sul pavimento.

Tizio: ti ho tagliato le dita

Poveretto, mi dispiace.

Ora me le mangio.

Hanno un aspetto gustoso.

Luce.

Fuori piove forte.

All’improvviso il tizio si punta la pistola sotto il mento, si spara. Muore.

Cade per terra di fianco a Depo, che sta facendo smorfie di dolore.

Dalla porta di ingresso arriva Edefle, completamente bagnata dalla pioggia. Ha in braccio un gattino. Fissa il tizio, poi vede Depo e piange. I due si guardano e sorridono.

Si siedono su letto.

Depo non capisce più niente.

Edefle: sei un sogno

Depo: come?

Edefle: finirà tutto quanto.

Depo: Edefle? Dove eri?

Edefle: il paese ride.

Depo: baciami

Edefle: finirà tutto quanto. Ma alle persone non interesserà.

Depo: ci stiamo arrendendo?

Edefle: lo abbiamo già fatto da molto tempo.

Depo: sei andata a trovare tua sorella?

Edefle: si

Depo: le hai detto di noi ?

Edefle: devo parlare con qualcuno ogni tanto

Depo: dille-

Dille-

Edefle: si

Depo: dille-

Edefle: si.

Depo: non so che dire.

Ho caldo.

Dille –

Che non sono in grado di badare a noi.

Edefle: una anziana mi ha regalato questo gattino.

Depo: non sei venuta per me. Puniscimi e salvati .non merito tutto questo, e tu lo sai benissimo.

Ti amo, porta queste parole sempre nel tuo cuore.

Edefle: so cosa è giusto.

Depo: ho caldo

Edefle: dovremmo ridere di più.

Depo: dille-

Edefle : puoi starmi vicino, lo so.

Depo: non restare con me.

edefle: si

Depo: perché si?

Edefle: non posso andarmene via così.

Depo: ma lei lo sa cosa abbiamo in mente?

Edefle: si

Depo: era meglio che non lo sapesse.

Edefle: si

Depo: non lo saprà mai nessuno, non capirebbero.

Edefle: se lo dici tu.

Depo: senti il profumo della morte, ce l’abbiamo a due passi, profumeremo anche noi in questo modo?

Edefle: cosa hai fatto alle dita?

Depo: non devi rimanere qui, è tempo perso. Sono un buono a nulla.

Edefle: cosa si fa con questo gattino?

Depo: boh.

Edefle: e questo uomo?

Depo: non so chi sia.

Edefle: è morto vero?

Depo: i gattini bisogna trattarli come i neonati. Miagolano per qualsiasi esigenza.

Edefle: perdi sangue dalla mani.

Depo: non ti avvicinare.

Edefle: si

Depo: mi ero tranquillizzato nel sapere che tu non ci fossi.

Edefle: non puoi sapere quanto bene ti faccio e ti farò.

Depo: ti faccio sempre del male, sono cattivo.

Edefle gli prende la testa fra le mani e gli bacia la guancia sinistra.

Depo: non aiutarmi.

Edefle gli accarezza le mani, si sporca di sangue.

Depo: non morirò ancora. E ho le mani malridotte. Porca puttana,fanno male non aiutarmi

Non aiutarmi a –

Vivere

Basta

Edefle gli lascia le mani

Depo: Edefle?

Edefle: prendo qualcosa da bere per il gattino.

Depo: c’è succo d’ananas e tè.

Edefle: va bene anche dell’acqua del rubinetto.

Depo: questo qua si è mangiato tutto.

Edefle: poverino, chissà da quanto non beve.

Depo: avrebbe bisogno della sua mamma, lo allatterebbe.

Edefle: Depo.

Depo: non restare, non hai altri posti da visitare? Non è pericoloso il mondo, è incantevole. Affrontalo. Non sei al sicuro con me. Guardami ,sono anche ridotto piuttosto male. Vattene via, finché sei in tempo.

Edefle riflette

Poi si siede con in braccio la gattina sulla sponda del divano.

Depo le sorride e tira un sospiro di sollievo.

Depo: sono peggio degli altri, vero?

Edefle lo fissa

Depo: Edefle, non aiutarmi.

Edefle: perché ?

Depo: sparami con quella pistola

Edefle pensa, poi si alza e prende la pistola, tenendo sempre in braccio il gattino. Apre la finestra del balcone e getta l’arma nel giardino.

Depo: non era il caso

Edefle: si invece.

Mentre torna verso Depo, tocca coi piedi la pallina completamente frantumata dal tizio. La guarda, sorride, ne prende in mano un pezzo e prova a tirarla contro il muro, ma ,ovviamente, l’effetto desiderato si discosta da quello che succede nella realtà.

Depo: perché lo hai fatto ?

Edefle: è giusto così

Depo: non potrò più spararmi ora.

Edefle: con quella pistola? no di certo.

Depo: Edefle

Edefle: dimmi

Depo: parla

Edefle: non ho niente da dire.

Depo: ok, ti voglio bene, metti giù il gattino però, ha bisogno di camminare

Edefle: è contento di stare tra le mie braccia. Ha solo fame in questo momento.

Depo: anche io ne ho, dovremmo chiamare Mustafà e farci portare qualcosa, anche per il gatto.

Edefle: morire è giusto.

Depo: si

Edefle: tanto non ci è mai interessato l’opinione degli dei.

Depo: non esistono

Edefle: è vero, noi lo sappiamo.

Depo: Dio non esiste, è come Babbo Natale o la Befana, non c’è nessuno, porcaputtana.

Edefle: questo mondo è falso allora .

Depo: si

Edefle: ora ha tutto un senso

Depo: sei troppo intelligente per non capire che ognuno di noi si crea un proprio mondo su misura, che non interferirà mai con quello degli altri, sarebbe troppo doloroso. Se gli dei ci fossero , farebbero di tutto per metterci in comunicazione l’uno con l’altro.

Edefle: dobbiamo morire, giusto?

Depo: non so più che cosa voglio realmente

Edefle: mia sorella cura anche le malattie psichiche, magari con qualche seduta ti passa tutto.

Depo: seeee…

Edefle: è per coraggiosi

Depo: devo morire Edefle, devo farlo, questa è la mia punizione.

Edefle: si

Depo: è tremendamente vero, porca puttana. C’è gente che non merita di morire e muore. Io,invece, che merito di essere sepolto continuo a vivere. Perché?

Edefle: e se non avessi ragione?

Depo: ho ragione.

Edefle: ok, scusa.

Depo: li ho visti i vivi. Sono vivi.

Non hanno percezioni mistiche, sono vivi.

Edefle: ci sono però delle persone che riescono a dialogare con i defunti. Non pensi che sia un dono importante?

Depo: ma piantala! Se li sognano mica ci parlano sul serio!

Sono rimasti talmente traumatizzati dalla morte di un loro caro che alleviano il dolore usando questi trucchi.

Edefle : ci sono persone che dicono di avere visto cosa succede nell’aldilà.

Depo: non sono morte, sono svenute. Quando muori , non apri più gli occhi.

Edefle: non credo in Dio.

Depo: niente ha un motivazione sensata.

Edefle: si

Depo: dovresti recuperare la pistola nel giardino.

Edefle: perché?

Depo: così, per osservarla.

Edefle. Non è vero.

Depo: dai,porca puttana,non ce la faccio più. Sto soffrendo troppo, mi sparo e voilà . Finita.

Edefle pensa intensamente

Depo: per piacere.

Edefle si alza e va in giardino

Depo sorride e respira con affanno, si guarda le dita mozzate.

Edefle torna porgendogli la pistola

Depo senza esitazione la prende e se la punta alla nuca. Poi abbassa l’arma.

Depo: è meglio che tu ti sposta da qui.

Se la ripunta alla nuca

Poi riabbassa l’arma e la getta in terra.

Continua a ripetere il gesto per altre tre volte, non riesce.

È triste,deve vivere.

Depo: Porca puttana

Edefle: non è il tuo percorso, di morte. Devi stare qui con me. Potremmo-

Depo: porca puttana

Depo si alza e getta di nuovo la pistola in giardino. È ’ confuso.

Edefle accarezza la gattina che le risponde facendo le fusa.

Edefle: no, no non te ne andare.

Depo: che c’è? Sono ancora qua, purtroppo.

Edefle: la gattina è morta

Depo: beata lei.

Edefle scoppia in lacrime, sembra una bimba. È tenerissima. Il dolore per la gattina è il suo martirio per il mondo. Piange piange piange ride.

Luce.

Fuori torna il sole, quasi accecante.

Edefle è scesa in giardino per seppellire la gattina .

Guarda in giro se ci sia qualcosa con cui coprire quel corpicino . scava con le mani una buca giusta giusta per quel essere. Lo ricopre di petali di fiori e le posa sopra il muso una grossa margherita. Sembra che dorma. Per Edefle è così. Si siede sull’erba e fa un disegno che ritrae il sepolcro. Lo compone in 5 minuti. In fondo al foglio scrive “ questo è per te, gattina”. Lo appoggia sul prato.

Edefle: non le avevamo dato nemmeno un nome.

Depo: che importanza poteva avere? Non le avrebbe di certo fatta rimanere in vita.

Edefle: era venuta da me per salvarsi, e invece…

Depo: quando morirò mi seppellirai con lei, così potrai prenderti cura di noi.

Edefle: grazie. Ho sempre saputo che non eri quella persona insensibile che tutti volevano costringermi a vedere.

Depo: Edefle?

Edefle: silenzio.

Depo: ok.

Edefle: stai ancora un po’ con me. Non comprerò più medicine,promesso.

Depo: fossero solo quelle che ci stanno uccidendo.

Edefle: si.

Depo: lo sai che continuerò a vivere.

Edefle : tu sei sempre stato vivo.

Depo: anche la gattina lo pensava.

Edefle: era così dolce.

Depo: e quindi?

Edefle: lo so, lo so, aveva anche lei le sue colpe.

Depo: non perdonarmi mai per come mi sono comportato, ricorda.

Edefle: spero solo che tu sia felice in questa dimensione che ti sei creato e prefisso come tuo unico scopo in questo aldilà.

Depo: sono vivo, Edefle.

Edefle: voglio che ci siano solo le cose per cui hai tanto sognato qui.

Depo: ok, sono vivo ancora, basta.

Edefle: va bene.

Edefle si alza e cammina per la stanza.

Depo:che fai?

Edefle: sono agitata.

Depo: Edefle, non sei al sicuro con me, vai fuori a mangiarti una pizza.

Edefle: non ho voglia di mangiare.

Depo: fa come ti pare.

Edefle rimane in silenzio.

Depo: fai qualcosa.

Edefle: perché?che senso avrebbe?

Depo: nessuno.

Edefle: sono stanca

Depo: anche io

Voglio morire

Ti amo

Dovremmo forse –

Per piacere, Edefle.

Sono triste.

Edefle: Lo sei sempre stato.

Edefle va in camera da letto.

Depo: Edefle? Edefle?

Beviamo un tè?

Porca puttana

Luce.

Rumore secco.

Deposi tocca il pene

Depo: stronza stronza stronza stronza stronza stronza stronza stronza stronza stronza stronza

Luce

Rumore secco.

Depo si stringe fortissimo il pene

Luce

Rumore secco

Depo urla , si fa la pipì addosso.

Imbarazzato ,fa finta di niente per non deludere Edefle.

Luce

Rumore secco.

Depo piange e singhiozza.

Luce

Rumore secco.

Depo sogna ad occhi aperti, sorride.

Luce

Rumore secco

Depo ride fortissimo e intanto continua a perdere sangue, anche dal pene.

Si butta sul tizio, per soffocare la sua pazzia.

luce

rumore secco

Depo continua a piangere.

Luce

Rumore secco.

Depo si precipita in giardino, guarda l’alcova della gattina.

Si sdraia a fianco, continua a piangere e a sorridere.

Sa ancora che non è arrivata la sua fine.

Ha dei flashback, pieni di rimorsi e pentimenti

Il cielo si oscura, piove.

Fa freddo.

Depo: porca puttana

Edefle lo raggiunge in giardino con una grossa bara di frassino trasportata su di un carrello.

Guarda con tenerezza Depo, come se non fosse successo nulla. Lo aiuta ad adagiarsi nell’interno della bara.

Edefle: sei comodo?

Depo: certo.

Edefle: Allora chiudo.

Depo: si, grazie.

Edefle: sei un idiota.

Edefle si abbassa verso depo, lo bacia sulla fronte.

Comincia a martellare sui chiodi di nove centimetri

Edefle: non ho mai capito questo tuo desiderio di conoscere la premessa dell’aldilà in questo modo.

Ma rispetterò la tua volontà. Addio.

Ti amo.

Depo da dentro ascolta ogni singola parola di Edefle, conosce la sua precoce saggezza. Sorride.

Edefle spinge il carrello con molta fatica.

Gli incaricati sono già sulla soglia di casa.

Si allontana dalla bara. Loro si avvicinano e lo caricano sul loro furgone.

Edefle si siede per terra, piange.

Decide di reagire, si prepara un tè.

Ora sorride, ma non ne conosce la ragione.

Continua a piovere.

Un suono proviene dalla bara : TMMMM ( Ti Amo)

Luce.

RINGRAZIAMENTI

Ci sono voluti circa 6 mesi per scrivere questo libro. Sono stati sei mesi intensissimi, non avevo idea di cosa avrei voluto realmente comunicare e la motivazione che mi ha portato a scriverlo.

Ringrazio per il sostegno Paola, per il solo fatto di starmi sempre a fianco, sapendo quanto sia difficile questo compito; il mio “paesino “ per l’ispirazione (in fondo non ti disprezzo così tanto);la mia università, che mi ha fatto capire che devo prendere le distanze da chi la frequenta ,professori e studenti inclusi; la mia famiglia , per avermi comprato il computer su cui ho scritto e per finanziare le mie composizioni artistiche.

Tutti quelli che non sono stati citati non si devono offendere. Non conosco molte persone,quindi deduco che non lo faranno. Per dovere, infine, ringrazio il soggetto che stamperà la prima copia e la futura casa editrice che lo pubblicherà. Casa Editrice? Ci sei?