Politica e animalismo: Roma, un colloquio notturno tra Massimo Tettamanti e Paolo Ricci

POLITICA E ANIMALISMO.
ROMA 27 FEBBRAIO 2005: UN COLLOQUIO NOTTURNO TRA MASSIMO TETTAMANTI E PAOLO RICCI.
Proposta di legge, Lobby, animalismo suicida, caccia e una nuova visione.

RICCI: Caro Max prima di tutto un piacere vederti. Mi sorprende che non indossi la divisa da nazista delle Shutzstaffel – SS. Ti sei ricreduto? Peccato il nero ti donava… stavi proprio bene con gli stivali lucidi e il frustino…

Ho letto che le trattative ai tavoli tra animalisti e vivisettori vanno avanti da almeno un anno e mezzo. Avete concluso con la revisione del decreto legislativo 116/92 che regolamenta l’uso degli animali nei laboratori, e la proposta di legge, presentata nel dicembre 2004 da Giulio Schmidt, la n. 5442.

Mi piacerebbe chiederti una cosa: se tu dovessi spiegare con grande semplicità le conclusioni dell’accordo riguardante la vivisezione, che diresti?

Esprimendoti in termini semplici affinché anche la casalinga di Voghera possa capire riusciresti a spiegarmi quello che è accaduto?

MAX: Caro Paolo, quello che è successo è notevolmente complicato nei dettagli tecnici ma molto semplice nell’essenza. Un politico, Giulio Schmidt, ha pensato fosse possibile riunire intorno a un tavolo antivivisezionisti, ditte farmaceutiche e vivisettori dell’Università italiana per trovare quello che lo stesso Schmidt ha definito “il massimo compromesso possibile tra le parti”.

Perché questa idea è sensata? Perché la vivisezione è principalmente regolamentata da leggi europee e da protocolli internazionali e NON è possibile abolirla a livello nazionale.

Un tavolo di lavoro del genere coi cacciatori ad esempio è improponibile in quanto la caccia si può abolire a livello nazionale e quindi né noi, né loro accetteremmo di trovare una soluzione INSIEME.

L’idea era quella di vedere cosa era possibile fare considerando i forti limiti nazionali.

RICCI: Quello che mi colpisce è la divisione che l’accordo ha creato, da una parte una maggioranza che concorda con la posizione tua e della Berati, dall’altra una minoranza molto ferma sulle sue scelte. La cosa positiva è il tono abbastanza controllato: se non si precipita nella violenza verbale tutto è possibile. Io rispetto le posizioni della Galbiati o di Sottofattori – che conosco personalmente – e in un senso il mio cuore – ma non la mia testa – è dalla loro parte (nel senso della volontà di liberare in maniera radicale gli animali dalle sevizie e dallo sfruttamento umano); però non capisco una cosa, attenendosi a crudi fatti della realtà – e a quello che ci è possibile ottenere nel “hic et nunc” storico del momento – ammesso che tu e la Berati abbiate concluso un accordo “inverecondo”, cosa suggeriscono di fare tutti coloro che si sono attestati sulle posizioni di Oltrelaspecie, Rinascita animalista, UNA, Animalisti Italiani ecc…? Oltre a gridare il loro sdegno con striscioni e cartelli inquisitori davanti ai laboratori di vivisezione, che intendono fare? Hanno delle proposte alternative? E se l’accordo dovesse crollare che cosa accadrebbe? In ducati sonanti: qual è la strategia del fronte del “NO”, rifiutare l’accordo e fare cosa?

MAX: L’accordo ottenuto, detto in tre frasi è:

1) Abbiamo la possibilità di abolire tutti i campi di vivisezione che sono abolibili a livello nazionale.

2) Abbiamo la possibilità di avere antivivisezionisti a far parte di un osservatorio nazionale sulla vivisezione

3) Abbiamo la possibilità di impedire al vivisettore di “autoautorizzarsi” a fare vivisezione (cosa che adesso avviene nella maggioranza dei casi)

Questo è quello che, forse, riusciremo a ottenere.

Forse qualcuno ha pensato che questa legge fosse considerata un punto di arrivo della battaglia antivivisezionista. Ma questa idea è palesemente fasulla. Al limite possiamo considerarlo un passo avanti, non un punto finale.

Infatti sia io che Marina abbiamo una valanga di progetti futuri già attivi, alcuni locali, altri nazionali, altri internazionali. Progetti scientifici, legislativi, economici, ecc.

Però possiamo creare dei precedenti nazionali importanti anche in vista della loro esportazione in altre nazioni con cui abbiamo già contatti e scambi di informazioni.

Non ho la minima idea di come voglia affrontare il discorso vivisezione chi è contrario alla proposta di legge su cui abbiamo lavorato.

Abbiamo provato a organizzare un dibattito pubblico per gli attivisti per confrontarci sia nei contenuti della legge sia nelle iniziative future, ma hanno rifiutato il dibattito.

È un problema loro, sai perché? Perché non capiscono la base del movimento animalista, quella base silenziosa, che si occupa di risolvere problemi concreti, che è la vera forza dell’animalismo.

Base però che è poco su internet e quindi non si sente, non si vede, non appare…

Non so cosa vogliano fare, né sinceramente, me ne frega molto…

RICCI: Cosa succede se non viene approvato il nuovo PDL sulla vivisezione?

MAX: Mi arrestano per omicidio, ah ah ah. Non prendo neanche in considerazione questa possibilità. Sarebbe la fine. Nessun politico vorrà mai più avere a che fare con gli animalisti o

far leggi a favore degli animali. Schmidt sta facendo molto per la vivisezione e riceve insulti

principalmente dagli animalisti.

RICCI: Quello che mi ha colpito in una tua lettera è l’abbandono del termine “animalista” che consideri obsoleto, superato… o forse troppo riduttivo? Se tu chiedi ad un animalista: “Cos’è un animalista?” ricevi tante risposte come se chiedessi ai comunisti “Cos’è un comunista?”.

Io vorrei capire una cosa: secondo te un vegetariano “etico”- quindi non “salutista”- è un animalista?

MAX: Un vegetariano etico può essere animalista oppure può fare questa scelta alimentare e di vita per evitare il furto di risorse nei paesi poveri. Generalizzando però direi che un vegetariano etico è, nella stragrande maggioranza dei casi, un animalista. Io cerco di non usare più il termine animalista perché per me l’animalismo è morto. Soffocato in un mare di litigi fra associazioni, in un mare di personaggi squallidi che hanno dimenticato la priorità di salvare animali affogando in un mare di seghe mentali inutili. Io da questo movimento ne sono uscito, ne sono fuori.

Non mi classificherò più come animalista perché è ormai un termine sporcato.

Nessuna conferenza, nessun progetto, nessun aiuto ad associazioni che ti pugnalano alle spalle.

Cercherò nuove alleanze e nuove strade per gli animali.

RICCI: Arriviamo al punto. Io penso che se i vegetariani e i vegani fossero uniti politicamente (in uno schieramento trasversale puramente pro animali) l’accordo ottenuto da te e la Berati sarebbe stato di maggiore portata. Io penso che senza un progetto politico articolato non si va da nessuna parte. Tu cosa pensi?

MAX: Sicuramente sì, ma non credo che l’attuale movimento per gli animali sia in grado di unirsi.

RICCI: Se non c’è possibilità di unire il movimento animalista troppo disgregato al momento, da dove si prendono le forze?

MAX: Al di fuori, per progetti specifici. Ad esempio per la caccia: agriturismi che vengono disturbati dai cacciatori, persone che vivono in campagna e hanno paura a uscire, coltivatori che hanno paura di andare nei campi, ecc. ecc.

RICCI: Uscire dall’animalismo attuale, vuol dire abbandonare definitivamente l’idea animalista, o cercare di fondare un nuovo movimento che non abbia le tare del vecchio?

MAX: Non lo so. Se otteniamo risultati in altro modo forse si può pensare a rifondarlo. Se riusciamo ad abolire la vivisezione – abolibile in Italia – e riusciamo ad attaccare la caccia forse possiamo dimostrare che abbiamo ragione. Se non ci riusciamo non c’è speranza.

RICCI: Bene…prendo atto di quello che dici e ritorno al “refrain” ripetuto “ad nauseam”:

accettiamo pure quello che dicono alcuni “Viet Cong” vegani e cioè che non esistono animalisti in Italia e che gli animalisti sono meno dei cacciatori (un’idea oscillante tra il bizzarro e l’assurdo!); prendiamone atto…(o facciamo finta di prenderne atto ); sappiamo, però, che l’opinione pubblica italiana è contro la caccia (74,1% ) e contro la “deregulation” della caccia (82%) e che molto favorevole alla caccia è solo uno sparuto 5,9% e che i più convinti per la liberalizzazione venatoria rappresentano un misero 4,3%. Ebbene questo fetido, miserevole, insulso frammento di opinione – rappresentato da assatanati sterminatori – ha spinto i post fascisti di AN e i vari deputati del Polo a tentare di legiferare per ampliare nel tempo e negli spazi il massacro venatorio. E lo hanno fatto contro tutto e tutti, incluso Arcicaccia che rappresenta l’11% della totalità delle doppiette. Hanno osato spudoratamente con la “deregulation” per essere poi bocciati due volte dalla Commissione di Giustizia e quella degli Affari costituzionali. Però ci hanno provato, hanno temerariamente tentato di stravolgere la legge con un consenso miserabile. Perché? Perché si sentivano forti.

E arriviamo al punto: perché si sentivano forti?

Ma perché sono organizzati politicamente. Hanno “lobby”, gruppi di pressione validissimi.

Ma se qualcuno dice ai vegetariani e ai vegani di organizzarsi politicamente – che è la cosa più ovvia e lapalissiana che si possa immaginare – arrivano le urla degli oppositori dell’idea, le grida dei duri e puri! E guai a parlare di “lobby”… ma allora chiamiamola Giuseppina o Rachele questa benedetta “lobby”! Se questa parola fa pensare alla “P2” o alla mafia inventiamo un altro termine che non offenda le anime sante del ghetto luminoso. Ma anche gli intoccabili indiani hanno una lobby che li difende; anche i gay di AN, che devono confrontarsi con Tremaglia – un ministro ex Salò che li considera “culattoni”- ne hanno una! Arriviamo al sodo: tu cosa pensi di un grande gruppo di pressione politico che aiuti gli animali?

MAX: Penso che debba essere chiamato col suo nome: LOBBY.

I cacciatori sono i migliori, sono bravissimi a fare lobby, eccezionali.

La lobby è la capacità di tradurre in pratica a livello legislativo opinioni, sentimenti e obiettivi di un movimento o un gruppo di persone. Vuol dire stringere mani di esseri viscidi, lavorare con flessibilità e realismo, strisciare nel fango della politica per l’ottenimento di obiettivi specifici e chiari.

I cacciatori sono pochissimi, compatti e ci schiacciano.

Con loro siamo sempre “in difesa”. Con una legge nazionale contraddittoria e malvista dalla maggioranza degli italiani, quando va bene riusciamo a bloccare dei peggioramenti.

Se i cacciatori vincono la colpa è nostra. Nessuna scusante.

RICCI: La cosa che trovo più bizzarra è che almeno 12 organizzazioni vegetariane in Italia non abbiano mai ancora pensato a fare un sondaggio sugli orientamenti politici dei vegetariani. Un sondaggio accurato non è stato mai fatto.

Ma perché tutte queste associazioni non possono unirsi per scoprire una cosa così importante?

Anche se le idee basilari sono in contrasto tra di loro lo scambio di informazioni aiuterebbe tutti.

Si fa un sondaggio e si utilizza come si crede. Ognuno alla maniera sua.

Tuttavia, io penso – basandomi anche su serie statistiche eseguite nel Regno Unito (ove i vegetariani sono quattro milioni e i vegani 250.000) – che bisogna prendere sul serio le informazioni riguardanti il numero dei vegetariani in Italia che si dovrebbe attestare intorno ai 2.900.000.

Veganitalia afferma che siano ormai sei milioni. Ma a me sembra eccessivo.

Dalle statistiche lette il numero dei vegetariani etici dovrebbero essere il 94% della totalità.

Se questo fosse vero, dal momento che un vegetariano etico può essere definito un animalista, esiste allora un grande serbatoio di voti “animalisti” che potrebbe essere utilizzato in maniera devastante. Non credi?

MAX.: Lo credo per certo. Siamo tanti, e su progetti specifici, possiamo stringere alleanze nuove e utilissime. O facciamo un salto di qualità in relazione al fatto che il movimento è cresciuto oppure siamo morti. Personalmente penso che l’animalismo sia attualmente morto in quanto rappresentato da chi non riesce a mettere da parte le proprie idee/ideologie e ragionare col “principio di realtà”.

La scelta di alcuni è quella dell’autoghettizzazione dove, se esprimi un’idea diversa, vieni automaticamente classificato come “fascista”.

RICCI: O nazista…devo dire che ho letto gli “assunti indiretti” del Collettivo di Rinascita Animalista. Mi ci è voluto parecchio per capire di cosa si trattasse . Pensavo che gli assunti indiretti fossero precari parastatali…

MAX: Ah ah ah ah…..

RICCI: …Condivido in gran parte tutto quello che dice il collettivo, incluso “il riconoscimento senza condizioni degli interessi della vittima e non certo del carnefice”. Ma quello che mi sfugge è capire la strategia alternativa che suggerisce. Io penso che il motivo principale della lotta sia basato sul semplice fatto che non bisogna torturare o uccidere esseri viventi. Tutto il resto è minima appendice. Però capisco che se – per esempio- si convince la gente che la carne causa il cancro, o che la caccia è pericolosa per tutti, la lotta può essere avvantaggiata da simili informazioni, insomma si compiono dei passi verso chi ancora non è arrivato alla consapevolezza etica di certe scelte. Io mi baso – per alcuni erroneamente – su una serie di dati nell’identificare gli spazi per la battaglia animalista: il numero dei vegetariani e vegani in Italia, l’alta percentuale di coloro che sono ostili alla vivisezione (39% – leggermente inferiore alla percentuale inglese che è del 41%) , l’altissima percentuale di coloro che sono contrari alla caccia (74,1%) il numero crescente di coloro che mangiano carne ma dicono che smetteranno. Nel Regno Unito, tanto per dare un’idea – 2000 persone alla settimana scelgono di diventare vegetariani. Su questa grande base di dati io penso che qualcosa di grande si stia muovendo e qualcosa di politico a questo punto va costruito. Tu che pensi?

MAX: Tra le varie idee che proponevi nella tua lettera all’Osservatorio Politico Animalista escluderei l’entrata diretta in politica e mi concentrerei direttamente sulla Lobby.

Inutile girarci intorno. O iniziamo a capire che il modo di fare politica è cambiato dal dopoguerra oppure non ci muoviamo. Politicamente non contiamo nulla. Proprio nulla.

Mentre siamo tanti. Molti di più di quello che potrebbe sembrare seguendo solo Internet.

Siamo tanti e con una forte passione, più forte di altre, per la quale siamo disposti a tutto.

Ci sono politici che danno per scontato che avranno i voti di molti animalisti, mentre altri politici danno per scontato che non saranno mai votati. Esattamente il contrario della lobby.

Dobbiamo spaventarli, ricattarli, minacciarli. Dobbiamo fare come i cacciatori per i quali destra e sinistra lottano per far vedere chi fa di più per meritarsi i loro voti.

RICCI: Una cosa che mi ha colpito è stata un e -mail da Vitadacani. Sara D’angelo ha scritto: “ nel nostro orizzonte esiste solo l’abolizione della vivisezione, quello che si è ottenuto è un compromesso; ma state attenti – ha messo in guardia – a non far cadere questo PDL perché siamo noi che con le mani insanguinate raccogliamo gli animali straziati per portare a casa quello che resta”. Quella lettera mi ha commosso e ferito.

MAX: Un altro punto fondamentale della proposta di legge è la possibilità di salvare tanti animali dalla morte in laboratorio. Finora, a mia conoscenza, solo Sara con VitadaCani e il progetto Vitatatopi hanno salvato animali dai laboratori. 1500 circa in totale. Con fatica, con difficoltà e ostacoli burocratici spesso insormontabili. Se questa proposta diventa legge sarà molto più facile.

Potremo prenderne e salvarne tanti. So che la base degli attivisti è con noi perché i rifugi per animali ci appoggiano, tantissima gente si offre di dare una casa a questi animali.

Quando porto dei topi a casa di qualcuno l’unica cosa che mi dice è “portatene fuori altri, non mi interessa come fate, non mi interessa se con una legge o una azione diretta, non mi interessa di che associazione siete o se siete o meno un’associazione … noi siamo qui a dargli una casa”.

È questo supporto che abbiamo che mi spinge a fregarmene assolutamente di chi fa dell’animalismo un modo per diventare presidente di qualcosa.

RICCI: Devo dire che l’accordo con Schmidt mi ha lasciato interdetto.

Sai io sono “foresto”, in un senso, e seguo con una certa compiaciuta perversità Bondi e Schifani.

Mi sembrano esseri provenienti dallo spazio. Bondi mi ricorda il maggiordomo del “The Rock’n Roll show”, Schifani un personaggio de “I morti viventi”…

MAX: Ah ah ah… hai ragione!

RICCI: … E quando ho sentito l’apertura di Forza Italia mi sono venuti i brividi. Nella doppiezza del piccolo machiavellismo italico, esistono in FI “gli amici degli animali” e i fautori post-fascisti delle aperture dei parchi per massacrare tutto quello che si muove.

La domanda ovvia è: “Perché hai scelto di lavorare con Schmidt?”

La risposta in parte la conosco. Perché gli imbecilli di sinistra non ne volevano sapere.

Potresti elaborare una semplice spiegazione per semianalfabeti come me?

MAX: Facile. Perché lui ha aperto una porta. Una possibilità di salvare animali. Se lo faceva uno di Rifondazione Comunista personalmente sarebbe stata esattamente la stessa cosa.

Il fatto che lo faccia uno della maggioranza dà solo maggiori speranze.

Il fatto che qualcosa sta cambiando lo vedo proprio dall’esperienza personale.

Prima quando c’era un progetto dovevamo strisciare in ginocchio davanti agli uffici per farci ricevere e poi, puntualmente non succedeva niente. Ora ci chiamano loro.

Prima i politici venivano pubblicizzati come “votabili” in base alle loro promesse elettorali (errore enorme). Ora li inseriamo nel database dell’osservatorio politico ogni volta che fanno qualcosa contro gli animali. E’ solo un piccolo cambio importante.

E non abbiamo ancora una lobby!!!

RICCI: Se le idee politiche non contano, che ruolo avrà la politica nel nuovo movimento “per i diritti di tutti gli esseri viventi”?

MAX: Copiamo dai cacciatori, pronti a togliere il voto a chi non li appoggia. I cacciatori di destra non voteranno mai a sinistra e viceversa. Ma possono togliere il supporto. Un animalista antiberlusconiano non voterà mai Berlusconi ma potrà ricattare la sinistra. Non garantendo il voto a priori: caro politico, se fai quello che chiedo ti voto e ti supporto, altrimenti ti considero un traditore della mia idea politica e mi rifiuto di appoggiarti.

RICCI: Già, quello che fanno gli inglesi da tempi lontani… una domanda: Caccia il Cacciatore e OPA sono il punto di partenza del piano di organizzazione di una Lobby trasversale?

MAX: Assolutamente si!!!

RICCI: Ci sono motivi politici che ostacolano l’approvazione del nuovo PDL sulla vivisezione?

Sono più forti i motivi etici o quelli politici di chi dice no?

MAX: Da una parte sicuramente motivi politici in quanto alcuni degli oppositori sono direttamente collegati, si candidano o lavorano, all’interno dei Verdi. Infatti dicono cose palesemente false nelle loro critiche alla proposta di legge. Ma credo che molti siano invece in buonissima fede e convinti che l’animalismo non debba sostenere una proposta di legge giudicata non abbastanza migliorativa.

Penso però che se qualcuno pensava di poter fare di meglio non aveva che da venire al tavolo di lavoro. Era aperto a tutti. Credo che se il proponente fosse stato dei Verdi e non di Forza Italia nessuno ci avrebbe criticati e insultati così tanto.

RICCI: Quello che trovo bizzarro è l’indignazione di coloro che si arrabbiano con la RAI perché non troviamo spazio nei vari programmi. Il problema principale è che in una democrazia moderna gli spazi si conquistano con la forza. Non quella fisica ma quella dei potenziali elettori.

A che serve piagnucolare se non si fa uno sforzo per capire chi siamo e quanti siamo?

Se non si arriva a comprendere quanti siamo e quanti potenzialmente possiamo essere a che serve scrivere lettere alla RAI? Devo dire che trovo stravagante il tabù che vieta di fare domande fondamentali in un sondaggio unificato e preciso. Basterebbe ampliare il sondaggio eseguito

per Veganitalia dando a uno specialista di statistiche l’incarico. Dobbiamo fare uno sforzo per capire quali siano le tendenze politiche del mondo dei vegetariani e dei vegani. E anche le tendenze religiose vanno comprese e analizzate. E’ necessario infrangere i tabù che limitano questo tipo di domande “perché ci fanno litigare”. Io voglio capire dove il popolo vegetariano tende politicamente, perché se è vero quello che si dice che tende fortemente a sinistra allora bisogna che qualcuno da quella parte si svegli e cominci a prenderci molto, molto sul serio… non pensi?

MAX: Sarebbe interessante fare un sondaggio fatto bene sia sulle scelte vegetariane/vegane, sia su altro … legando l’empatia per gli animali con le scelte politiche.

Lo facciamo?

RICCI: Certo.. è ESSENZIALE!!!! VITALE!!!! E’ “conditio sine qua non” per capire chi siamo!

Due cose mi hanno colpito in un sondaggio: il 29% dei vegetariani afferma di essere credente, di questo 29% il 44% si dichiara cristiano; il 4,2% è attivo in gruppi parrocchiali,

il 13,4% in gruppi di spiritualità. Io penso che anche nel mondo cristiano qualcosa di potente comincia a muoversi. Tu che pensi?

MAX: Non lo sapevo, nutro talmente poca fiducia nel mondo cristiano (con l’esclusione di gruppi cristiani che si rifanno al pensiero cataro e/o a interpretazioni diverse del vangelo ufficiale) che questo dato mi sorprende un po’. Interessante. Molto interessante.

RICCI: Io non sottovaluterei i cristiani per quello che ho visto in Inghilterra

E poi c’è Linzey che è un grande teorico cristiano, un teologo molto seguito dagli animalisti cattolici e protestanti. E se hanno cambiato il loro modo di vedere verso gli ebrei, le donne, gli schiavi perché non dovrebbero rivedere le loro misere posizioni riguardo gli animali?

Tutto cambia. Mai chiudere porte! L’aggressione scriteriata non paga: sono contrario alla demonizzazione dei cristiani. Un nostro comune amico dice sempre : quando si sveglieranno saranno di grande aiuto agli animali!

MAX: E’ che continuo a considerare le grandi religioni monoteiste il vero avversario. Molti animalisti si concentrano sui partiti politici mentre lo sfruttamento di animali è trasversale. Sia la destra che la sinistra se ne strafregano degli animali. Il problema è più culturale, non partitico.

È un problema “religioso” che ha posto l’uomo sul gradino più alto. Per questo vedo le religioni monoteiste molto più pericolose di qualsiasi ideologia politica. Se il mondo cristiano, come dici tu, si dovesse svegliare sarebbe eccezionale. Solo che su questo sono pessimista.

RICCI: Tutto cambia però…Un’ altra cosa che mi ha sorpreso è il fatto che l’86% dei vegetariani aderisce a gruppi e associazioni. Il 19,9% fa parte di partiti politici; il 29,7% difende l’ambiente

(e quindi deve essere attento alla politica) il 18,1% fa parte di Centri Sociali, il 21,4% fa parte di organizzazioni per i diritti degli uomini, il 77% è membro di organizzazioni animaliste. Questo dimostra una capacità e una volontà politica a organizzarsi notevole.

MAX: Manca un passaggio: coesione. Senza questo siamo isole divise e in lite l’una con l’altra.

RICCI: Giusto! Ma su questo dobbiamo lavorare……dobbiamo unificare in una grande isola le isole raggiungibili…

MAX: Con le associazioni attuali? Utopia. Impossibile. Dobbiamo creare progetti concreti e realizzabili. E creare una lobby con alleanze oltre l’animalismo e, nello stesso tempo, lasciare la possibilità ai singoli attivisti per gli animali di far sentire il loro peso. Sarebbe tutto più facile se le associazioni animaliste, primo punto di riferimento dei politici, svolgessero già da sole questo compito, ma così non è. E, sempre per “principio di realtà”, dobbiamo prendere atto di questa carenza.

RICCI: In un altro sondaggio ho letto che un giovane su tre nelle scuole svedesi tende ad essere vegetariano. La stragrande maggioranza dei giovani inglesi aborre la vivisezione (il 46% contro, il 31% favorevole). Tempo fa ero a casa di un mio amico e si parlava di calcio. Il figlio di 17 anni ascoltava le nostre insulse quisquilie pallonare. Ad un certo punto il giovane mi ha chiesto qualcosa sul nostro sito. Dopo circa un mese mi è arrivata una lettera così precisa sullo “specismo” che mi ha lasciato a bocca aperta. Il giovanissimo amico mi parlò del Morini e dell’attenzione dei giovani della sua scuola alla lotta contro la vivisezione. Mi scrisse: “l’ideologia che accomuna il cosiddetto “movimento no-global” è ancora in una fase di gestazione dove si intrecciano resti di marxismo, animalismo, iniziative sindacali, anti-precariato, iniziative di autogestione, occupazione ed autoproduzione. Penso che i gruppi animalisti degli adulti invece di autoghettizzarsi e di parlare e basta dovrebbero avere un dialogo più aperto verso i ragazzi senza atteggiarsi da proprietari del sapere infinito come invece fanno spesso…”

Preabianca il “Principe” del Rock animalista mi dice sempre: “E finitela di parlare di Cartesio… i giovani non vi capiscono…”

MAX: Concordo in pieno sull’autoghettizzarsi.

RICCI: Da quello che leggo il maggior numero di animalisti italiani è situato nel Nord .

Il 24,6% in Lombardia, il 14,3 % in Piemonte. Se queste regioni sono preminentemente di centro destra, vuole dire che c’è una fetta di animalismo che non è di sinistra?

MAX: Immagino di sì. Credo comunque una minoranza.

RICCI: Negli “assunti indiretti” (che non hanno nulla a che fare col precariato parastatale)…

MAX: Direi di no…

RICCI: ..Ho letto: “Non sempre il poco è meglio di niente! Perché spesso il poco esercita retroazioni terribili che, di fatto, rendono più difficile avanzare in momenti successivi. E’ il difetto di tutti i riformisti.” Qui c’è lo zampino dell’eremita d’Ivrea. Ecco, io pagherei oro per sapere da Sottofattori in poche, chiare, succinte parole qual è la strategia da seguire se il “riformismo togliattiano” – come lo chiama simpaticamente lui – praticato da me, te e la Berati esercita retroazioni terribili. Io conosco Sottofattori da anni ma non sono mai riuscito a capire dove vada a parare. Tu hai mai capito cosa chiede di fare ? Ci sei mai riuscito?

MAX: No, non lo so. So che Aldo è un’ottima persona ma non siamo d’accordo su alcune strategie.

Col fatto che non mi sento più parte del movimento animalista, ho smesso di farmi domande. Mi occuperò di progetti concreti e specifici come ho sempre fatto.

RICCI: Conoscevo, in Toscana, un simpaticissimo romano chiamato “Er Panza” (ovviamente per l’escrescenza adiposa che si trascinava dietro). Era una persona umanissima con l’imperdonabile difetto di essere laziale (che tu sai è una cosa imperdonabile!). “Er Panza” salvava cani, gatti e seppelliva animaletti schiacciati dalle macchine. Era di una bontà incredibile ma mangiava pesce. Era in continua lotta con i cacciatori che odiava con una passione travolgente. La domanda che ti faccio è questa: secondo te “Er Panza” era ed é un animalista?

MAX: Prima dovremmo trovare una definizione univoca di animalista. Cosa che non credo possibile.

Personalmente, però, la mia risposta è semplice: sì. È un animalista. Non credo nella perfezione.

È un alleato non un avversario.

RICCI: Allora il numero degli animalisti sarebbe veramente grande!

E se fosse così grande il numero non è criminale non tentare di unirli politicamente per ottenere risultati migliori di quelli che abbiamo finora ottenuto? Si può arrivare ad un unità strategica del popolo vegetariano – vegano per ottenere risultati che salvino migliaia di animali?

Con una forte struttura politica dietro non sarebbe più facile trattare sui tavoli di lavoro e per Sadar salvare le sue adorate tartarughe?

MAX: Si, ne sono convinto. Molte delle persone che danno la vita per gli animali nei rifugi NON sono né vegetariane né tanto meno vegane. Questa è per me una contraddizione incomprensibile, ma non ho il potere di modificare la realtà a mio piacere e devo accettarla per quella che è. Anche solo per cercare di modificarla.

RICCI: Consideri un semivegetariano che raccoglie randagi e lotta a Huntingdon contro la vivisezione un animalista? O cosa lo consideri?

MAX: Senz’altro animalista.

RICCI: Cosa pensi degli estinzionisti volontari e della loro idea? Serve a qualcosa?

MAX: Idea simpatica. Mi diverte. Ma non ha un futuro.

RICCI: Cosa pensi di quelli che considerano la domesticazione di alcune razze avvenuta 50.000 anni fa una violenza e che vogliono ricondurre cani, gatti e altri animali allo stato selvaggio?

MAX: Impossibile. Il massimo che puoi ottenere è ridurre randagismo e limitare i canili lager, nulla di più.

RICCI: Non esiste secondo te nessuna possibilità di un rapporto non deviato tra uomo e animale? In fondo non è un animale anche l’uomo? E non fanno tutti parte della stessa biosfera? Potrebbe l’uomo sussistere senza avere rapporti con altri esseri e specie? Non diverrebbe un’aberrazione questa sua condizione isolata dal resto degli esseri viventi?

MAX: Forse con un numero minore di animali d’affezione e eliminando l’importazione di esotici potremmo avere un rapporto migliore. Non è necessario arrivare a punti estremi.

Cani e gatti ormai fanno parte del nostro mondo.

RICCI: Giorni fa ho letto che scienziati scandinavi della “Scuola norvegese di scienza vegetariana” di Oslo sono arrivati alla conclusione che cucinare aragoste in acqua bollente non è eticamente rilevante perché i crostacei non provano dolore. Lo stesso ragionamento lo hanno fatto per i vermi che vengono infilzati all’amo. Questo – hanno detto – è dovuto al loro elementare sistema nervoso.

Wenche Farstad dell’istituto veterinario ha affermato che tagliare un verme in due parti non significa niente perché il verme continua la sua vita normale. Peter Fraser biologo dell’Università di Aberdeen ha spiegato che aragoste e granchi hanno solo circa 100.000 neuroni mentre un essere umano di neuroni ne ha 100 miliardi. Io trovo questo metodo di ragionare pericolosissimo e penso che bisogna attestarsi sul semplice principio che tutti gli esseri viventi vanno rispettati e non massacrati o torturati. Che pensi?

MAX: Ma dicono cose pazzesche. Anche l’ultimo dei cuochi sa che se le aragoste non le sbatti in frigorifero stordendole e “anestetizzandole” quando poi le butti nell’acqua bollente, letteralmente URLANO. Pazzesco che questa dichiarazione venga da chi si occupa di scienza vegetariana.

RICCI: Non passa giorno senza che gli scienziati ci dicano cose nuove. Ci dicono che i pesci pur avendo tre secondi di memoria sono abili nella manipolazione; che i pappagalli sanno utilizzare un loro linguaggio per descrivere differenze nei colori, nelle forme e nei tessuti; che i polli riconoscono le persone; che i maiali posseggono una sofisticata forma di coscienza e sono in grado di ingannare altri animali per ottenere premi dagli umani; che le pecore mantengono nelle loro coscienza immagini di altre pecore e umani per due anni; che gli elefanti piangono i loro morti. La visione del mondo animale sta cambiando rapidamente. E positivamente. Tu pensi che la scienza evolvente aiuterà la lotta per il riconoscimento per i diritti degli animali?

MAX: Sì. Credo che la scienza possa essere uno degli strumenti migliori che abbiamo. Ma è anche uno strumento pericoloso perché, al contrario di quello che molti pensano, è molto facile manipolare l’esperimento scientifico e dimostrare qualsiasi ipotesi, anche le più assurde.

Ormai da anni diamo massima priorità agli incontri con i ragazzi delle scuole superiori, specialmente le scuole legate a materie scientifiche che preparano gli studenti a facoltà universitarie scientifiche.

Il video SHAC è ottimo per ragazzi di 16-18 anni.

RICCI: Quello che mi ha sorpreso sono state le reazioni nei confronti tuoi e della Berati; io capisco che qualcuno possa non essere d’accordo, ma trasformarvi in nazisti è stata una cosa oltraggiosa. Direi disgustosa. E permettimi – conoscendo i miei polli e avendo militato nella sinistra una vita – immagino che presto appariranno le liste di proscrizione. O mi sbaglio?

MAX: Ah ah ah… Se parlo con Schmidt sono fascista. Se organizzo un’azione shac divento un anarchico. Quindi sono un fascista anarchico? O un anarchico fascista?

A dire la verità mi diverto abbastanza a seguire l’evolversi delle classificazioni.

RICCI: Ho notato il numero inverosimile di vegetariani in Irlanda (il 6% su 3,7 milioni) e ne sono rimasto colpito. Questo dimostra che il mondo cristiano sta cambiando, dal momento che l’Irlanda è

un paese fortemente cattolico. E per questo temo che tentare di imprigionare l’animalismo in una camicia di forza ideologica (di qualunque schieramento politico o religioso) sia un tentativo nefasto. Un uccellino mi ha informato che è in corso la creazione di un movimento animalista antifascista. Ben venga se segnala infiltrazioni neonaziste, ma temo – e spero di sbagliarmi – che l’intento sia anche un altro: quello di definire l’animalismo radicale in una strettoia ideologica epurando coloro che non sono d’accordo con questa miope visione del mondo. Su questo ho messo insieme un’intervista che hai letto. Cosa pensi di quello che dice Klaus – un teorico del marxismo – al riguardo?

MAX: Un conto è evitare infiltrazioni neonaziste. Un conto è usare l’antifascismo condiviso da buona parte degli animalisti per “classificare come nazi” e “sporcare” l’immagine di qualcuno.

Attualmente un gruppo di attivisti di Padova, i “100% animalisti”, sono stati attaccati e definiti “infiltrazione neonazi nell’animalismo” solo per una scelta politica di uno dei fondatori fatta anni fa.

Invece sono bravissimi, totalmente apartitici come gruppo, fanno azioni spettacolari che, oltre ad attaccare un obiettivo, fanno anche, inevitabilmente, cultura.

Hanno un attivismo che mi piace molto, muscolare e coraggioso, e sono convinto che le azioni che hanno fatto e faranno gli porteranno il supporto che meritano.

Personalmente ho delle chiare e precise idee politiche, non le dico e non le sa nessuno, e le definizione che mi danno altri mi fanno sorridere.

RICCI: E a proposito della strettoia ideologica quello che mi colpisce è che in un mondo che cambia si voglia imbrigliare l’animalismo in qualcosa – che pur essendo stato terribile e grandioso – è passato. Io leggo quello che accade in Italia. Bertinotti afferma che sente un brivido quando entra nelle chiese. Fassino sfodera la trascendenza. D’Alema ringrazia Wojtila per averlo salvato dal comunismo (che trovo assai triste!). Tutto rotea a velocità inaudita. La socialdemocrazia diventa inaccettabile. E qualcuno ci vuole infilare in un buco nero ideologico dal quale non si esce. Io sono fondamentalmente convinto che il capitalismo produca effetti disastrosi e l’ho scritto nei miei tre romanzi. Ma non sono d’accordo con soluzioni che lo stesso Marx – se fosse vivo – scarterebbe. Ciò che è stato tragico e rivive si copre il volto con la maschera della farsa. Io penso come Klaus che l’ideologia “animalista” si definirà nella lotta in maniera autonoma e originaria, e che non potrà non essere anticapitalista, riuscendo ad assimilare quello che la politica progressista è riuscita ad accumulare e insegnare attraverso la storia. Ma sicuramente, anche se fortemente anticapitalista (almeno come impostazione), l’animalismo come grande movimento di pensiero autonomo, non sarà né troskista, né stalinista. Tu che pensi?

MAX: Ho letto quello che ti ha detto Klaus, ma non credendo che esisterà mai un mondo anticapitalista, non credo che l’animalismo sarà anticapitalista.

Sarà contro lo sfruttamento di animali per motivi economici o ludici. Non necessariamente anticapitalista.

RICCI: Dopo che Liberazioni espose la colta ricerca di Maurizi riguardante “Marxismo e animali”,

invitato da Sottofattori, ho fatto un’intervista a Klaus e due amici a Barnstaple. A questa intervista Agnese Pignataro ha risposto piuttosto indignata. Ho cercato di incontrare Agnese a Roma ma non ci sono riuscito. La Pignataro – che secondo me non ha letto con attenzione quello che dicono i quattro ubriaconi nella conversazione bisboccia da “pub” – parte dal presupposto – che è il “refrain” classico ripetuto “ad nauseam” dagli amici di Liberazione – che occorre un piedistallo ideologico per l’animalismo radicale; e che il piedistallo ideologico del nuovo animalismo nascente non può essere altro che il marxismo ortodosso. Tu che pensi di questo?

MAX: Lobby, lobby, lobby!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Non contano le mie idee politiche o quelle di nessun altro.

Priorità uno: salvare animali.

Con ogni mezzo necessario.

Qualsiasi autolimitazione è un errore.

Se qualcuno “non ce la fa” a parlare con uno di Forza Italia allora si concentri con chi sente politicamente più vicino.

Chi ottiene risultati ha ragione.

Punto e basta.

La strategia inglese di pressione costante ha ottenuto risultati e quindi ha ragione.

Punto e basta.

Chi chiude i laboratori, chi blocca sperimentazioni ha una strategia che merita di essere seguita.

QUALSIASI ESSA SIA.

RICCI: Occorre ora creare una leadership in grado di farci muovere, di superare la palude stagnante del chiacchiericcio inane e sconfitto. Occorre anche tirare una linea. Tutto ciò che diventa volgare, gratuito attacco, scriteriato insulto va abbandonato. Abbandonate le scorie si riparte.

Però non dico di chiudere le porte a coloro che criticano. Questo sarebbe folle. Dico di chiudere le porte in faccia a coloro che vogliono, attraverso lo scontro folle, la morte del movimento.

Sicuramente non mi riferisco a coloro che criticano la posizione tua e della Berati.

Ora è tempo di aggregare per creare qualcosa che diventi valido politicamente. Qualcosa in grado di salvare numerosi viventi da strazio e massacro. Io penso che il riformismo momentaneo non precluda rivoluzioni. Sotto un grande ombrello mille diversità possono prendere riparo senza cambiare la loro natura. E bisogna imparare da un nemico capace: e nemici abili come i cacciatori in questo paese dove vivo e quelli della terra da dove origino ce ne sono pochi. E tu l’hai detto. Anche Lenin studiò i metodi dei gesuiti, e i gesuiti i metodi marxisti. Però dove vivo c’è una notevole differenza: gli inglesi hanno studiato i metodi dei cacciatori e con i loro stessi metodi li stanno battendo. E li stanno sconfiggendo politicamente, non con le chiacchiere su internet.

E’ tempo che si esca dal ghetto luminoso e piagnucolante per salvare i viventi massacrati.

E’ tempo di avere il coraggio di superare le differenze politiche e di unirsi in alleanze mirate e trasversali, che salvino la propria identità, di qualunque orientamento essa sia. Ma le differenze non devono essere necessariamente disgreganti come sta succedendo ora. E’ giunto il momento della svolta, è giunto il momento di lavorare per una grande aggregazione.

MAX: E’ TEMPO DI LOBBY!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Ma, non credendo che l’animalismo così come adesso si presenta sia maturo e pronto per il grande passo … io ne esco.

È ora di cercare alleanze nuove su progetti specifici.

Tantissimi odiano i cacciatori.

Fare lobby vuol dire aprirsi a forze sociali NON animaliste per l’obiettivo comune anticaccia.

La caccia è e deve essere il primo obiettivo legislativo concreto.

Perché è palesemente antidemocratica.

Non è come un lavoro di sensibilizzazione verso uno stile di vita vegano, lavoro che continua in parallelo, non si può parlare e sensibilizzare un cacciatore.

Non è come una pressione su un laboratorio, geograficamente localizzabile e quindi attaccabile.

Dobbiamo vietargli la possibilità di sfogare le sue voglie venatorie assassine.

Dobbiamo partire dalla caccia.

Dobbiamo creare la lobby.

Le interminabili discussioni su cosa debba essere o come debba comportarsi un animalista le lascio dietro le spalle.

È tempo di lobby.

RICCI: Ma la lobby (sei sicuro di non volerla chiamare Clementina?) si dovrebbe interessare, oltre che di caccia, anche di sperimentazione, sadismo e maltrattamenti, ecomafia, zoomafia, abbandoni, avvelenamenti, bracconaggio, business delle pellicce, combattimenti, allevamenti, feste, corride, pesca incontrollata…ecc…ecc…E’ così?

MAX: Assolutamente si. Ma assolutamente una cosa per volta perché, in funzione

dell’argomento, dovranno cambiare le alleanze, le forze in gioco, le strategie; ci possono essere progetti in parallelo ma non sempre è possibile.

RICCI: Lo sai che qualcuno cadrà da una colonna ora? Già dice che avveleno l’animalismo…

Mi difenderai tu da Aldot Sottofattorì?

MAX: Non ti preoccupare. Avvelenare un morto non è reato!

RICCI: Il morto è Aldot o l’animalismo?

MAX: L’animalismo ovviamente!