Animali e Religione

di Franco Libero Manco

I DANNI DI S. PAOLO E DI S. AGOSTINO AL CRISTIANESIMO

La storia del cattolicesimo appare caratterizzata da fondamentali contraddizioni di ordine dottrinale dovuti all’insegnamento di S. Paolo che ha spostato l’attenzione dell’insegnamento di Gesù e degli Apostoli sulla propria filosofia al punto che oggi sarebbe giusto parlare di chiesa paolina più che di chiesa cristiana. Dell’ austerità dei costumi, della povertà, dell’umiltà, della mitezza, della tolleranza, di cui parlavano Gesù e le prime comunità cristiane, non è rimasto nulla nella Chiesa cattolica rivelatasi nel corso di due millenni guerrafondaia, ricca, potente, ingiusta e intollerante.

Ma quali sono state le cause che hanno emarginato il cristianesimo originale degli Apostoli istruiti direttamente da Gesù? Per rispondere a questa domanda è necessario fare una breve cronistoria della figura di Paolo di Tarso il quale, giudeo e collaborazionista dei romani, al punto da latinizzare il proprio nome in Saul, dopo aver perseguitato per anni i primi cristiani si convertì al cristianesimo 35 anni dopo la morte di Cristo. Paolo, nonostante non avesse conosciuto Gesù, in virtù della sua buona cultura e della sua retorica, riuscì a far prevalere la propria personale visione del cristianesimo e la propria dottrina, impregnata di cultura ebraica e culti pagani, su quella delle prime comunità cristiane che si stavano a fatica organizzando. Paolo iniziò la predicazione senza prepararsi in alcun modo e senza mai consultare le comunità cristiane guidate dagli Apostoli, anzi con queste spesso entrò in contrasto verbale ed arrivò anche ad accusare lo stesso Pietro di ipocrisia (Gal 2,11-14). Né si lasciò mai correggere, al contrario, Paolo parlava di rivelazioni proprie e si oppose in modo minaccioso alle rivelazioni dello Spirito delle prime comunità che potevano mettere in discussione i suoi insegnamenti. Disse che la sua ignoranza in merito all’istruzione diretta di Gesù per lui aveva poca importanza.

Paolo, ponendosi al di sopra degli Apostoli e delle Comunità del cristianesimo originario e facendo concentrare l’attenzione sulla propria persona e sulla propria dottrina, pone di fatto le basi della Religione di Stato, che si attuerà più tardi per mezzo dell’imperatore Costantino con l’editto di Teodosio. Da questo momento la legge dei Dieci Comandamenti e il discorso della Montagna (fulcro del messaggio evangelico) passano in secondo piano. Paolo edifica la chiesa del culto (cosa a cui Gesù non aveva mai accennato) con vescovi e sacerdoti, riportando in vita riti antichi, cerimonie, talari, pulpiti e altari che facevano parte delle vecchie religioni seguite fino a quel momento, autorizzando i suoi seguaci Tito e Timoteo a nominare un vescovo da porre a fianco degli anziani: “Se uno aspira all’episcopato, desidera un nobile lavoro”. (1 Tm 3,1). E già fin dall’inizio del 2° sec. viene istituita una rigida gerarchia ecclesiastica con a capo un vescovo che diventa potente come un re al quale nessun poteva obiettare alcun verdetto. Il vescovo della capitale, cioè di Roma, divenne il Papa che, nella religione pagana, era (guarda caso) il pontefice massimo.

Paolo, la cui dottrina appare caratterizzata da due aspetti fondamentali che rasentano l’ossessione, quello dello sottomissione al potere e quello della salvezza dovuta nella fede verso Cristo quale vittima sostitutiva, era un uomo a cui piaceva mangiare molta carne e cercò di riportare l’uso di tale alimento nelle mense dei primi cristiani che si opponevano alla violenza sugli animali e all’impura abitudine di mangiare animali. A tal proposito Egli afferma: “Continuate a mangiare tutto quanto si vende al macello, senza informarvi a motivo della vostra coscienza. Ma io non mangerò la carne se questo può scandalizzare un mio fratello.” Questo dimostra quanto fosse sentita in quei tempi l’obiezione morale all’uso della carne che però Paolo riesce ad emarginare fino all’estinzione. Ed in effetti vi sono molte testimonianze a conferma del vegetarismo dei primi cristiani, se non altro perché lo erano le altre comunità spirituali del tempo come gli di cattolicesimo miliardi di miliardi di animali sono stati massacrati e divorati dal clero e dalla gente comune, convinta dalla religione che questi sono stati fatti da Dio per essere mangiati dall’uomo, gran parte della responsabilità è dovuta a quel crapulone di S. Paolo.

Il potere a cui Paolo chiede sottomissione è quello dei romani la cui ferocia è conosciuta da tutti, come quello dei nazisti 20 secoli dopo a cui la Chiesa si allea inviando le sue benedizioni. Ma i forti per esistere hanno bisogno dei deboli e Paolo approva la condizione di schiavitù: “Servi, obbedite ai vostri padroni con rispetto e timore.” (Lett Ef 6,5). “Voi servi obbedite in TUTTO ai vostri padroni.” (Lett Col 3,22). “Ognuno sia soggetto alle autorità superiori, perché non vi è autorità che non venga da Dio e perciò chi si oppone al Potere si oppone all’ordine stabilito da Dio.” S. Agostino più tardi concorda perfettamente con Paolo, anzi egli dice che la schiavitù è una punizione del peccato originale, per cui è ineliminabile. E papa Niccolò V più tardi applica alla lettera tale insegnamento. Nella sua bolla “Divino amore communiti” del 18.6.1452 legittima la schiavitù autorizzando il re portoghese a “conquistare i paesi degli infedeli, a cacciare i loro abitanti, a sottometterli, a soggiogarli ad una schiavitù eterna.” Secondo tale editto il cristiano che scoprisse una terra di proprietà di un non-cristiano aveva il diritto di impossessarsi di quella terra.

Ma da dove trae S. Paolo le sue motivazioni in merito al Potere? Sicuramente dall’affermazione di Cristo che disse a Pilato: “Tu non avresti alcun potere su di me se non ti fosse stato dato dall’alto: per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande:” (Gv 19.11). Tutto qui. Su questa affermazione sia Paolo che Agostino riescono a tessere una trama di apologia del potere dagli effetti devastanti. Se il potere laico è dato da Dio tanto più lo è quello religioso. Ed in effetti la Chiesa, specialmente nell’ultimo secolo, non solo ha giustificato il potere delle più aberranti dittature nazi-fasciste ma essa stessa si è dimostrata capace di ogni crimine nei confronti della civiltà e della vita.

Della cieca ed assoluta obbedienza al Potere predicata da S. Paolo Costantino vide l’arma più potente con cui sfruttare a suo vantaggio il crescente numero di cristiani senza più doverli sterminare. Infatti le persecuzioni a danno dei cristiani avvenivano non tanto perché questi rappresentassero una reale minaccia quanto perché si rifiutavano di adorare l’Imperatore (considerato una divinità che riuniva in se l’autorità civile e religiosa) e predicassero un Dio del cielo che avrebbe governato la terra. Ma quando l’Imperatore si rese conto che questa fede non poteva costituire una minaccia al suo potere decise di aprire le porte al cristianesimo e ai suoi vescovi i quali anche se sottraevano all’Imperatore il potere religioso restavano comunque sottomessi alla sua autorità.

Ma chi era l’imperatore che permise al cristianesimo di divenire la religione ufficiale dello stato? Costantino era un uomo crudele che amava la guerra, nelle sue molte battaglie sterminò molte tribù germaniche. Fece dare in pasto alle belve un gran numero di nemici sconfitti e dilaniare dagli orsi due prìncipi. In una guerra civile durata 10 anni riuscì a sottomettere gli imperatori delle altre parti dell’impero: i loro seguaci e le famiglie dei suoi nemici furono sterminate senza pietà. Costantino tagliò la gola a suo figlio, strangolò sua moglie, assassinò suo suocero e suo cognato; si faceva chiamare “rappresentante di Dio” e onorare come una divinità. E il clero, che cercava la connivenza con il Potere, lo chiamava “salvatore e redentore” del mondo.

Per i primi anni Costantino sostenne il paganesimo e fino a poco prima della sua morte non fu ufficialmente cristiano: si fece battezzare, come eretico, solo prima di morire. Si alleò con la Chiesa al fine di manipolare i suoi adepti. Donò grandi appezzamenti di terreno e restituì tutte le proprietà ecclesiastiche: la sola Chiesa di Roma ricevette più di una tonnellata d’oro e dieci d’argento. Finanziò giganteschi edifici ecclesiastici; esonerò il clero dalle imposte, gli conferì il diritto di eredità e gli affidò competenze giuridiche ed infine lasciò mano libera alla Chiesa nella persecuzione di persone di altra fede. Ma siccome, si sa, una mano lava l’altra, Costantino, uomo di grande astuzia, esigeva dalla Chiesa una contropartita. Infatti sempre più cristiani accettavano di andare in guerra e nel 314 coloro che rifiutavano venivano esclusi dalle comunità cristiane.

Costantino era considerato un dio e le eminenze ecclesiastiche, che venivano subito dopo di lui e che vivevano nello stesso sfarzo dell’imperatore (davanti ad un vescovo, seduto su un trono che era l’immagine del trono divino, ci si inginocchiava per salutarlo) e che lo adulavano con lusinghe di ogni genere, servivano a coprire i suoi crimini e a giustificare i suoi misfatti nei confronti della pubblica opinione. In questo periodo appare per la prima volta il termine di “cattolico”, come distinzione delle cosiddette eresie e dagli eretici definiti “insani e dementi.” Con queste premesse la vera religione cristiana, quella dell’umiltà, della povertà in spirito, della mitezza, della tolleranza, del “porgi l’altra guancia”, venne per “sempre”? sacrificata a Paolo e a Costantino.

Ma il potere, una volta ottenuto va mantenuto ad ogni costo ed il mezzo più efficace è quello di reprimere tutto ciò che si oppone al pensiero che lo anima. Per mantenere il potere la Chiesa dovette non solo rinnegare gli ideali cristiani ma ricorrere ad ogni mezzo per poterlo perpetuare. Così, gradualmente, la Chiesa, che doveva essere la chiesa degli umili, dei miti, dei misericordiosi, si trasformò nella più tirannica e sanguinaria delle istituzioni. Nel solo periodo del Medioevo, tra crociate, guerre e persecuzioni hanno trovato la morte, a causa sua, non meno di 50 milioni di persone (quanto le vittime della seconda guerra mondiale) e circa altri 100 milioni di persone sono state sterminate dai conquistadores nell’opera di evangelizzazione forzata delle nuove terre nell’arco di due secoli.

Gli effetti dell’insegnamento di S. Paolo sul cristianesimo originario e, di conseguenza, sulle popolazioni furono devastanti. Da allora la Chiesa si è sentita giustificata ad imporre con la forza la sua dottrina, avallata anche da S. Agostino il quale riteneva, nelle sue Epistole, “necessario e salutare il castigo corporale.” La facoltà di correggere con la forza il peccatore per avviarlo, anche suo malgrado, verso la Patria Celeste, mettendo in atto minacce e castighi considerati “atti d’amore forieri di salvezza,” aprì di fatto le porte al capitolo più oscuro della Chiesa: se era lecito flagellare un adepto massacrare uno d’altra fede era cosa benedetta e voluta da Dio. Molti uomini del clero applicarono con zelo e con ferocia le indicazioni di Agostino e fecero largo uso della tortura istituita ufficialmente da papa Innocenzo IV. I più noti inquisitori e torturatori furono: S. Pietro Martire, S. Domenico, Bernardo Gui, Torquemada ecc.. Una nota particolare meritano: il cardinale Pierre Damiani, vissuto nell’anno mille, considerato come uno dei santi padri della Chiesa, il quale sosteneva che se un castigo di 50 frustate era lecito e salutare tanto più lo sarebbe stato uno di cento e di mille; e Trasmundo, abate del convento di Tremiti, che usava strappare gli occhi e mozzare lingue ai monaci che cadevano in errore. Resta la sconcertante sfrontatezza di questi uomini che pur agendo in modo antitetico al messaggio evangelico hanno avuto l’ardire di considerarsi seguaci di Cristo.

Come può una Chiesa ricca e potente ritenersi seguace di Colui che diceva di essere talmente povero da non avere dove posare il capo? (l’abate Saint Martin de Tours, aveva 20.000 schiavi nella sua lussuosissima dimora). Come può una Chiesa guerrafondaia, intollerante e capace dei crimini più orrendi considerasi seguace di Colui che diceva “porgi l’altra guancia” e che si è lasciato flagellare e crocefiggere pur di non reagire alla violenza? e che disse a Pietro “deponi la spada, perché chi di spada ferisce di spada perisce”? e che se avesse voluto combattere con armi la sua battaglia Dio gli avrebbe inviato un esercito di Angeli?

Come ha potuto la Chiesa di Cristo, che di Cristo certo non era, trasformarsi al punto di divenire, nelle sue espressioni, l’antitesi stessa del pensiero messianico ed essere peggiore delle peggiori orde barbariche? Basta ricordare lo sterminio di intere nazioni come quelle dei vandali, dei goti, degli slavi, le stragi degli albigesi, dei càtari, dei valdesi, dei calvinisti, degli hussiti, degli anabattisti, dei pagani, degli ebrei; la notte di S. Bartolomeo in cui furono trucidati 60 mila eretici e, in tempi più recenti, il genocidio (approvato dal Vaticano) in Croazia in cui tra il 1941 ed il 1943 vennero uccisi circa 750 mila serbi ortodossi. Basta ricordare che durante i moti del Risorgimento per l’unificazione d’Italia (a cui la Chiesa si opponeva) venivano raccolte palle di cannone inesplose con su la scritta “Da Pio IX ai suoi” per rendersi conto dei mezzi usati dal clero, contro la popolazione ribelle, nella sua missione “evangelizzatrice.”
Bene dissero quei tre vescovi quando inviarono a Giulio III una perizia nella quale si diceva: “Nella nostra Chiesa non è rimasta nemmeno l’ombra dell’insegnamento apostolico.” Bestemmiano coloro che affermano che questa sia stata la chiesa di Cristo e cercano di giustificare il suo passato oscurantista in cui regnavano sovrani vizi, privilegi, sete di potere e di ricchezza, intrighi, sesso sfrenato, congiure, omicidi, torture. Basti pensare che tra l’anno 890 e il 935 si succedettero ben 15 papi e che questi morirono tutti ammazzati in circostanze misteriose.

Come può un’istituzione che ha messo in atto i più crudeli e sofisticati mezzi di tortura avere l’ardire di definirsi cristiana? Con il falso pretesto che la punizione corporea serviva a salvare l’anima del peccatore, milioni di persone innocenti sono state impiccate, decapitate, squartate, arse vive, impalate. I mezzi di tortura più diffusi dai sicari della santa Inquisizione erano: lo stiramento delle membra del condannato, la storpiatura e rottura delle ossa, il rogo, lo strappo della lingua ecc. Spesso il condannato veniva tagliato a metà con una comune sega da boscaiolo; oppure rinchiuso in una gabbia di ferro o legno appesa alle mura della città dove restava esposto fino al disfacimento delle ossa. Inoltre veniva fatto largo uso della cosiddetta “vergine di Norimberga,” una specie di sarcofago di ferro a due ante con aculei interni destinati a penetrare nel corpo del condannato; poi vi era il metodo della garrota con il suo tipico collare di ferro che uccideva la vittima per strangolamento o per la penetrazione di un aculeo di ferro nelle vertebre cervicali; il supplizio della ruota in cui gli arti umani venivano fatti passare attraverso i raggi come fossero di gomma. In un disegno di Gustavo Dorè si possono vedere i frati domenicani impegnati in una loro usuale pratica di conversione: all’eretico da conquistare alla fede di Cristo venivano bruciati lentamente i piedi fino ad ottenere dei monconi carbonizzati, poi passavano a bruciare le mani della vittima che si rifiutava di accettare il messaggio d’amore ed di tolleranza cristiana.

Sono tre i principi fondamentali dovuti a S. Paolo e a S. Agostino che hanno causato all’uomo e alla civiltà danni spaventosi: il concetto del potere che viene dall’alto (che ha portato la Chiesa nel corso di 15 secoli a macchiarsi dei crimini più neri: (guerre, sterminio di intere popolazione, persecuzioni ecc.) ; quello della demonizzazione della donna che ha portato sul rogo, accusate di stregoneria in un vera e propria caccia alle streghe, non meno di 20 mila donne; la legittimità, sancita da S. Agostino, della pena corporale per il peccatore che pone di fatto le basi della santa Inquisizione e dei suoi metodi della tortura.
Il morbo della legittimità dell’uso della violenza nell’opera di evangelizzazione, che si insinuò nel messaggio evangelico principalmente a causa di S. Agostino, fu ereditato da Innocenzo IV che istituzionalizzò il metodo della tortura nei processi religiosi e messo zelantemente in atto da S. Pietro martire (uno dei più feroci persecutori e torturatori di eretici), da S. Domenico e i suoi frati, da S. Cirillo (il primo grande persecutore degli ebrei che riuscì a fomentare un tale odio antisemita da costringerli in massa all’esilio): è a lui che si deve l’idea della “soluzione finale” del problema ebraico più tardi raccolta e messa in atto da Hitler.
Hitler fu l’erede diretto dell’antisemitismo cattolico; Stalin; nell’istituzione dei manicomi per i dissidenti, prese d’esempio il codice Teodosiano che definiva “insani di mente” coloro che si opponevano alla nuova religione cattolica; mentre dall’intolleranza e dai metodi coercitivi di S. Domenico hanno preso esempio i fondamentalismi islamici. Nel 1348, in una vera e propria crociata antisemita, iniziata dalla Chiesa fin dal IV secolo d. C., i cattolici massacrarono un numero impressionante di ebrei a Barcellona e a Chambery. Uno dei più feroci inquisitori e torturatori, appartenente all’ordine dei domenicani, e persecutore degli ebrei fu Tomas de Torquemada. Per mano di questi 6.840 eretici furono impiccati, 10.220 arsi vivi, 6.680 cadaveri furono riesumati, bruciati e disperse le ceneri, 97.371 condannati alle carceri a vita. Nel 1492 fece fuggire dalla Spagna 800 mila persone e bruciare i testi sacri, la Bibbia ed il Talmud. Analoghi provvedimenti, per volere pontificio, vennero presi in Sicilia, a Napoli ed in Provenza. Il 22 giugno del 1509 le autorità clericali imposero la cacciata di tutti gli ebrei da Treviso e più tardi, nel 1566 S. Pio V ordina la chiusura di tutte le sinagoghe, eccetto quella del ghetto. Gregorio XIII introduce le prediche coatte. Dopo la messa i cattolici erano autorizzati a sputare addosso agli ebrei e a prenderli a sassate. In tempi più recenti papa Pio IX asseriva: “Quando parlano gli ebrei mi pare di sentire il latrato dei cani.”
Oltre agli ebrei la Chiesa cattolica si accanì’ in modo feroce e capillare contro la comunità dei valdesi, fatta da laici e gente semplice. La loro colpa era quella di rifiutare il sacerdozio, l’autorità papale e di non credere alla divinità della Madonna. Furono perseguiti senza pietà in Italia ed in qualunque altro paese, fino a portali quasi al totale sterminio: distruzione di intere città, massacri collettivi, impiccagioni, incendi, sgozzamenti, squartamenti, mutilazioni ecc. Solo nelle terre di Calabria la Chiesa causò la morte di almeno 4 mila valdesi; altri 1600 furono condannati a remare a vita nelle galere spagnole e altre migliaia e migliaia di persone furono massacrate negli anni successivi.

Un’ altra funesta conseguenza del potere e dell’intolleranza cattolica fu l’orrore delle crociate che con il pretesto di liberare il Santo Sepolcro i soldati di Cristo (mercenari in cerca di gloria e di bottino assoldati dalla Chiesa) nel 1096 al grido “Dio lo vuole” e con la benedizione del papa Urbano II, nel corso della loro marcia massacrarono 4.000 ungheresi ed un numero imprecisato di ebrei, ed altre 4.000 persone furono sterminate durante la conquista di Gerusalemme.

L’altro aspetto inquietante quanto mostruoso fu la demonizzazione della donna. Questo aspetto della politica maschilista della chiesa cattolica trae le sue origini da S. Paolo che per primo dettò discriminanti nei confronti della donna che considera un essere inferiore rispetto all’uomo, non creata ad immagine di Dio. S. Paolo obbliga la donna ad indossare il velo durante la preghiera come segno di inferiorità, per vergognarsi del peccato da lei indotto nel mondo. “Solo l’uomo è ad immagine di Dio, mentre la donna è ad immagine dell’uomo. Infatti la donna deriva dall’uomo ed è fatta per l’uomo. La donna ascolti l’istruzione in silenzio, con piena sottomissione. Non permetto alla donna di insegnare all’uomo, ma se ne stia in pace.” Allo stesso modo S. Agostino, seguendo l’insegnamento di S. Paolo, definisce la donna un essere inferiore e S. Tommaso d’Aquino relega la donna a strumento di procreazione subordinata interamente all’uomo. “La donna,” dice, “è fisicamente e spiritualmente inferiore all’uomo; essa è un errore della natura, una sorta di maschio mutilato, sbagliato, malriuscito.”

Ma è nel Medioevo che la donna raggiunge l’apice delle sue disgrazie. Il corpo della donna viene considerato come il simulacro di Satana e i monaci si chiedono come mai l’Onnipotente avesse inserito nella magnificenza del creato un essere così immondo. Con la bolla papale di Innocenzo IV del 1484 si apre ufficialmente l’opera di persecuzione delle donne messa in atto dai domenicani che accusavano la donna di scatenare grandinate, venti dannosi, fulmini, alluvioni, di procurare sterilità agli uomini e agli animali e i bambini che non divoravano o non uccidevano li offrivano ai diavoli. Così tra il 1450 ed il 1700 nella sola Europa non meno di 20 mila donne furono torturate, ridotte in schiavitù, bruciate vive. S. Carlo Borromeo, che amava presenziare all’esecuzione e aiutare gli incaricati ad attizzare il fuoco, oltre ad accusare le donne di andare liberamente per strada e di salire “impunemente”sulle carrozze, arrivò a far erigere in tutte le chiese palizzate tra le navate in modo da separare gli uomini dalle donne. Egli legittimava la persecuzione affermando: “Le streghe esistono, per il fatto che ogni giorno ne vengono condannate ed uccise.”

Molti altri Santi seguirono lo stesso esempio: S. Giovanni Crisostomo invita la donna ad essere sottomessa all’uomo, suo signore. Papa Pio II dice: “Quando vedi una donna pensa che sia un demonio.” Altri religiosi scrivono. “Ogni malvagità è piccola nei confronti della malvagità della donna. E’ meglio l’empietà dell’uomo di una donna che fa del bene.”

La follia della demonizzazione maschiocentrica si estese ben presto anche agli animali e a pagarne le terribili conseguenze furono principalmente i gatti neri. La leggenda che questo felino incarnasse il demonio nasce nel 1025 con un altro Santo, S. Clemente che si dice avesse messo in fuga un gatto nero perché… incarnava il diavolo. Gregorio IX, accusando per lettera le popolazioni nordiche di adorare Satana sotto forma di gatto nero, istituisce l’inquisizione contro questi sventurati animali. Questa delirante crociata portò in breve tempo allo sterminio di quasi tutti i gatti d’Europa che ben presto fu invasa da grossi roditori venuti dall’Asia diffondendo il bacillo della peste generata da una pulce che vive nei peli del ratto nero. Le conseguenze furono di proporzioni apocalittiche: un terzo, se non la metà, della popolazione europea (intorno al 1300) morì nel giro di due anni.

Se gli orrori commessi da qualsiasi istituzione umana sono esecrabili, commessi da coloro che si definiscono seguaci di Cristo, cioè di Colui che ha fatto dell’umiltà, della tolleranza, della mitezza, della giustizia il cardine del suo pensiero, è una bestemmia. L’attuale potere della Chiesa cattolica è mantenuto dalla sconfinata folla di fedeli che non conoscono i misfatti del suo passato e che sono convinti che seguire la Chiesa equivale a seguire Cristo. Ma se la gente fosse a conoscenza dei crimini da lei commessi fino a pochi decenni fa pochi continuerebbero a definirsi cattolici.
All’uomo di fede può sorgere il dubbio se sia giusto, per il bene individuale e collettivo, porsi in atteggiamento di critica nei confronti del cattivo operato di “Santa Romana Chiesa.” Io ritengo che la scelta deve cadere, come diceva Gesù, sui risultati: “Dai frutti si riconosceranno gli alberi.” Se la Chiesa si è manifestata antitetica al messaggio messianico ciò è dovuto proprio al fatto che non è stato possibile contrapporsi criticamente al suo operato, e siccome l’inerzia di un popolo (dovuta alla paura del castigo e all’ignoranza) è sempre stata il piedistallo di ogni tirannia, ritengo non solo giusto ma doveroso per chi ama veramente Cristo, per chi vuole renderGli giustizia, per chi vuole una Chiesa che sia realmente la Chiesa di Gesù di Nazareth e dei suoi Apostoli, porsi sempre, per il bene di tutti, in attento e costruttivo spirito critico.

Siccome Gesù insegnava l’umiltà mentre la Chiesa si è rivelata arrogante e potente; siccome Gesù insegnava la tolleranza e la Chiesa si è rivelata intollerante fino al parossismo; siccome Gesù insegnava la mitezza e la misericordia e la Chiesa si è rivelata ingiusta e crudele; siccome Gesù insegnava la povertà e la Chiesa si è rivelata tra le più ricche e potenti istituzioni del mondo; siccome la Chiesa ha seguito gli insegnamenti di S. Paolo e di S. Agostino più che gli insegnamenti di Gesù Cristo, ritengo che non abbia il diritto di definirsi cristiana ma “paolina.”

Certo non si possono addebitare al deviante insegnamento di S. Paolo e al pensiero di S. Agostino tutte le ingiustizie commesse del cattolicesimo, però senza questi due “santi padri”della Chiesa sicuramente la storia del cristianesimo sarebbe stata più umana. E anche se la Chiesa non ha prodotto solo cose cattive (molti hanno incarnato fedelmente il pensiero di Cristo) il braccio della bilancia pende inesorabilmente dalla parte negativa. Che cosa vogliamo? Che la Chiesa si batta il petto riconoscendo i suoi errori e chieda perdono a Dio, all’umanità e al creato per tanti anni quanti sono stati quelli dei suoi errori. La fedele incarnazione dei dettami di Cristo sarà la tangibile dimostrazione del suo rinnovamento.

ANIMA ANIMALI

La concezione spiritualistica dell’anima come sostanza immateriale distinta dal corpo, fu espressa per la prima volta da Platone e dai neoplatonici i primi a porsi il problema dell’origine dell’anima che per loro ha carattere divino e deriva dall’Uno, cioè Dio, in un processo di emanazione.
Per Aristotele l’anima è la forma dell’essere vivente, è il principio vitale che determina la struttura e il movimento. Aristotele stabilisce una gerarchia di anime a seconda delle funzioni delle classi a cui appartengono, dai meno perfetti ai più perfetti: l’anima vegetale, quella sensitiva e quella intellettiva.
Nel Medioevo, sia presso gli arabi che in Occidente prevale la visione aristotelica dell’anima come forma del corpo e come principio vitale.

Giordano Bruno, filosofo e scrittore italiano (1548-1600): “Vi è una differenza di quantità non di qualità tra l’anima dell’uomo, quella dell’animale e quella delle piante.”
Goffried W. Von Leibnitz, filosofo e matematico tedesco (1646-1716): “Io credo che le anime degli animali siano imperiture. L’idea che Dio annienti l’anima dell’animale non ha alcun fondamento né logico né teologico. Pure S. Giovanni Crisostomo parla dell’immortalità dell’anima degli animali.
Pierre Bayle, filosofo francese, calvinista, (1647-1706): “Nemmeno i filosofi della Scolastica sono in grado di produrre le prove che gli animali siano privi di anima o che gli uomini siano di natura diversa da quella degli animali. Aristotele e Cicerone all’età di un anno non avevano pensieri più sublimi di quelli di un cane. Altrimenti l’anima del bambino è diversa di quella di un adulto.”
Plutarco, filosofo greco, (45-125): “Per un pezzetto di carne togliamo l’anima agli animali e li priviamo della luce del sole e della vita”.
Anassimandro: “Il .principio vitale degli uomini e degli animali è lo stesso”.
Giustino Martire: “Tutte le anime”, domandò allora, “discendono indifferentemente in ogni essere vivente o l’anima dell’uomo differisce da quella del cavallo o dell’asino?” No, sono tutte identiche in tutti,”rispose”
S. Giuseppe da Copertino resuscitò una dopo l’altra le pecore di un gregge ucciso da una grandinata
Pitagora e Anassagora sostenevano che le anime degli animali erano imperiture. Ugualmente affermava Orfeo(come voi hanno un’anima), Talete (tutte le cose sono animate), Empedocle, gli Stoici, Zarathustra.
Versetto musulmano: “Godremo, nei regni del cielo, la beatitudine dell’eterno amore quando l’uomo, libero da affanni e pene, abiterà in cielo con uccelli e fiere”.
Nella dottrina Gnosi della Siria del IV sec. la rivelazione sull’origine delle anime degli uomini e degli animali plasmate nei cieli dalle gerarchie angeliche.
La filosofia ermetica degli Alchimisti del XIII – XIV sec.: “Il fuoco elementare di cui voi dubitate è l’anima. E’ in tutte le cose che hanno spirito e anima, in tutti gli animali volanti e terrestri e nei vegetali”.

ANIMA O PNEUMA NELLA BIBBIA

Il sostantivo pneuma usato indifferentemente per indicare lo spirito degli uomini come quello degli animali. A tal proposito leggiamo in Ecclesiaste 3,18-21:”C’è un soffio vitale per tutti.” Ed in Sap.II 23-26: Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose2.” E ancora in Gb.12,7-10: Egli ha in mano l’anima di ogni vivente ed il soffio di ogni carne umana.”
“La sorte degli uomini e quella degli animali è la stessa. C’è un solo soffio vitale per tutti. Non esiste superiorità dell’uomo rispetto alle bestie perché tutto è vanità.” (Eccl. 3, 18-21).
“Egli ha in mano l’anima di ogni vivente ed il soffio di ogni carne umana.” (Gb. 12,10).
“Ecco l’ippopotamo che io ho creato al pari di te mangia l’erba come il bue.” (40, 15).
“Se Egli richiamasse il suo spirito e a se ritornasse il suo soffio ogni carne morirebbe all’istante. (Gb. 34,14).
“Lo spirito del Signore riempie l’universo.” (Sap. 1,7).
“Dio, Dio degli spiriti di ogni essere vivente.” (Num. 16,22).
“La terra è piena delle tue creature, mandi il tuo Spirito sono create e rinnovi la faccia della terra”. (Sal. 103,24-30).
Ezechiele: “In quanto a voi, animali della terra, che avete sofferto a causa dell’uomo, verrà il giorno in cui preparerò una grande festa, un grande banchetto in cielo e voi gioirete alla presenza di Dio”.

Nell’ambito del Giudaismo, il Libro dei Misteri di Enoch. Enoch è un viaggiatore dei cieli. In uno dei suoi viaggi celesti arriva ad un cielo in cui le anime degli animali accusano gli esseri umani davanti al tribunale dei morti: “Tutte le anime degli animali, nella grande èra, hanno un posto per loro, un grande recinto, un grande pascolo nel cielo. Poiché l’anima degli animali che il Signore ha creato non sarà annientata nella morte fino al giorno del Giudizio: da lì tutte le anime accusano l’uomo”.
Sempre nel Giudaismo il Libro della Figura, uno dei libri più alti del misticismo ebraico, così dice riguardo alla crudele macellazione delle bestie: “Non arrechiamo danno agli animali affinché la loro anima non gridi contro di noi, poiché l’anima è il sangue, l’anima di ogni carne è nel sangue”.
Nel Medioevo i viaggiatori del Paradiso, i mistici che con visioni viaggiavano verso il Paradiso, videro sempre un Eden ricchissimo di animali di ogni specie.

ANIMALI E TRADUZIONI BIBLICHE

Secondo la cultura cattolica occidentale gli animali sono stati creati da Dio per le necessità dell’uomo, Questa concezione, però, non trova giustificazione né sul piano della logica né su quella della giustizia divina. Infatti se l’uomo fosse stato destinato a mangiare la carne il Padreterno lo avrebbe dotato degli attributi naturali adatti a rincorrere, arpionare, azzannare l’animale, mentre la mancanza di artigli e di una dentatura adatta a dilaniare la carne, nonché di uno stomaco dotato, come i carnivori, di forti succhi gastrici e di un intestino predisposto a digerire l’alimento carneo (l’intestino degli animali carnivori è 4 volte più corto del nostro) dimostra chiaramente che l‘essere non è stato strutturato anatomicamente a mangiare la carne ma la frutta e i vegetali, come i primati frugivori-folivoli al cui ordine l’uomo appartiene. Inoltre la spontanea repulsione alla vista del sangue e alla violenza e la mancanza di quella necessaria insensibilità a divorare parti sanguinolenti e palpitanti di un animale ancora in agonia, lascia supporre che effettivamente l’essere umano non fosse stato creato per nutrirsi di cadaveri.

Come nasce dunque l’idea, più o meno diffusa, che gli animali siano “fatti per l’uomo”? La maggior parte della gente (che disattende volutamente la prescrizione ad essere vegetariani data da Dio all’uomo prima del Peccato Originale, Gen. 1,29) preferisce trarre le sue motivazioni da Gen. 9,3 in cui il Signore dopo il Diluvio, e dopo 10 generazioni di vegetariani, da Adamo a Noè, consente all’uomo di mangiare anche la carne: Si legge infatti: “Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo : vi do tutto questo come già vi diedi le verdi erbe. Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue.”A parte che risulta impossibile eliminare il sangue dai capillari , mangiare la carne significa accettare la condizione di ribellione al patto con Dio non quella originale prima del Peccato che Cristo, nuovo Adamo, è venuto a ripristinare.

Un’altra citazione biblica che non trova rispondenza né sul piano della logica né su quella della giustizia è la naturale violenza tra gli animali che secondo i sacri testi sarebbe dovuta al Peccato dell’uomo.Gli animali carnivori infatti erano anatomicamente strutturati a mangiare la carne anche prima del Peccato. In ogni caso sarebbe ingiusto far pagare a miliardi di animali per milioni di anni, con la sofferenza, il terrore e la morte, una colpa commessa da altri. Che razza di
giustizia divina sarebbe questa?

Ma oltre all’egoistica volontà da parte della maggior parte delle persone di seguire più i piaceri della “carne” che i dettami dello Spirito, vi è il problema della false o inesatte traduzioni dei testi biblici che, in merito al problema degli animali, hanno spesso distorto il concetto originario. Per esempio il verbo (in ebraico) usato da Dio in Gen. 1,28 per qualificare l’atteggiamento dell’uomo nei confronti degli animali è ARCHEUO, cioè essere guida verso tutti gli animali , e CATAKURIEUO, che significa “reggere come un governante: governare come un re” e che invece viene solitamente tradotto col verbo “soggiogare” che invece Dio usa solo quando parla della terra, affinché sia lavorata e dia frutti. Infatti in Gen. 2,15 troviamo: “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino dell’Eden perché lo coltivasse e lo custodisse.

E ancora in Gen. 2,18 Dio crea gli animali non come schiavi né tantomeno meno come oggetti a disposizione dell’uomo ma come compagni di vita. “Non è bene che l’uomo sia solo gli voglio fare un aiuto che gli sia SIMILE. Allora il Signore plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e le condusse all’uomo per vedere come le avrebbe chiamate.” In questo contesto viene usata la parola “BARA’”, cioè creazione diretta sia per la creazione dell’uomo che per gli animali e la parola “NEFESCH” per indicare l’unico spirito che viene infuso sia negli uomini che negli animali.
La licenza a mangiare anche la carne viene data temporaneamente ai sopravvissuti dell’Arca finché la terra restò coperta dalle acque, cioè per 150 giorni. E in effetti sarebbe un controsenso per un Dio buono e giusto legittimare l’uso di alimenti carnei, e quindi l’uccisione di creature innocenti, in un contesto in cui l’uomo può nutrirsi senza spargimento di sangue. Infatti più volte Dio, per voce del profeta, ribadisce: “Voglio misericordia non sacrifici.”

Nel corso dei millenni i testi biblici sono stati trascritti, a mano, migliaia di volte (circa 6000 i testi in ebraico e circa 5000 quelli in greco).E’ lecito supporre che alcune o molte cose abbiano subito un’alterazione del loro originale significato, per negligenza, per interpretazioni personali o per favorire il potente di turno. Infatti lo stesso S. Girolamo asserisce che l’autorizzazione a mangiare la carne fu un’interpolazione ai testi sacri da parte della Chiesa cattolica in un periodo di basso profilo spirituale, ma che in principio, cioè sia alle origini del cristianesimo che nella Genesi, non fu così. Ma la gente è più incline a prendere dalla Bibbia e dall’insegnamento dei Santi non tanto ciò che può innalzare la coscienza spirituale quanto ciò che risulta conforme alle proprie convinzioni.

Nella Bibbia troviamo le cose più sublimi come le cose più terribili. Affermare che tutto ciò che è scritto sia la volontà di Dio è un azzardo se non una bestemmia. Io preferisco prendere dalla Bibbia solo quei principi che inducono al bene di tutte le cose, a ciò che mira al rispetto e all’amore verso ogni essere vivente. Il resto, credo, sia opera del Maligno.

GESU’ ERA VEGETARIANO O CARNIVORO?

La stragrande maggioranza dei cristiani (ed in particolare dei cattolici) mangia la carne perché legittimata dai testi biblici. La gente si giustifica rammentando il miracolo dei pani e dei pesci, la pesca miracolosa ecc. Infatti stando ai testi ufficiali Gesù non solo non ha mai speso una parola in difesa degli animali ma in alcune circostanze ha dimostrato indifferenza verso la condizione delle creature non umane. Il problema se Gesù mangiasse o no la carne apre due quesiti: o Gesù, essendo ebreo e conforme(?) agli insegnamenti della tradizione mangiava la carne, oppure i Testi originali sono stati manomessi, probabilmente per adattarli alla volontà del papa o dell’imperatore di turno i quali non sempre (anzi quasi mai) hanno brillato di santità e spirito di sacrificio: codificare la rinuncia al piacere della carne era mal sopportato soprattutto perché un atto pubblico.
Se fosse vera la prima ipotesi Gesù in misericordia si sarebbe lasciato superare da molti mistici e asceti del suo tempo che hanno dimostrato bontà e compassione anche per gli animali. Pensare che Gesù figlio del Creatore uccide (o fa uccidere, che è la stessa cosa) un animale per mangiarne il corpo sinceramente lascia perplessi e ne riduce terribilmente la luce. Ma se questo non è vero, come io credo, allora i testi biblici sono stati alterati, come dicono alcuni Santi e cronisti del tempo i quali affermano che non solo gli postoli ma lo stesso Gesù predicava l’amore ed il rispetto per ogni creatura e che di conseguenza erano vegetariani e come viene anche riportato da alcuni vangeli apocrifi.
Quesito: se Gesù e gli apostoli non fossero stati vegetariani come mai i padri della Chiesa d’Oriente (S. Basilio Magno, S. Gregorio di Nazianzo, S. Giovanni Crisostomo, Sant’Atanasio) e d’Ocidente (S. Girolamo, S. Ambrogio, S. Agostino, S. Gregorio Magno) raccomandano l’astinenza dalla carne?
Perché lo stesso S. Pietro nelle Omelie Clementine, XII,6 rec. VII,6. afferma: “Mangiare carne è innaturale quanto la pagana adorazione dei demoni. Io vivo di pane e olive, ai quali aggiungo solo di rado qualche verdura”?
Se il precetto dell’astinenza della carne non viene da Gesù e quindi dagli apostoli perché santi del calibro di S. Girolamo affermano: “Dopo che Cristo è venuto non ci è più consentito mangiare la carne degli animali. E’ meglio che non mangi carne e non bevi vino. Infatti il consumo di vino è iniziato con il mangiare carne dopo il diluvio universale. I cibi puri sono preparati senza spargimento di sangue”.(Adversus Jovinanum 1,30). Il permesso dato a Noè di mangiare carne è un’interpolazione dei Testi sacri aggiunta tardivamente dalla Chiesa in un periodo di basso profilo spirituale. Se gli animali servono per la mensa dell’uomo, non solo le lepri ed i fagiani dovrebbero imbandire le tavole, ma anche i vermi, le cimici e le serpi. Meta del cammino spirituale dell’uomo è il ritorno allo stadio originale prima del peccato, per questo è necessario escludere la carne dalla propria dieta che inchioda l’anima al corpo materiale”?
S. Ambrogio afferma: “La carne fa cadere anche le aquile che volano”.
Le comunità fondate da S. Agostino si astenevano dalla carne.
S. Giovanni Crisostomo scrive: “Mangiare la carne è innaturale e impuro”. Riguardo ad un gruppo di cristiani che viveva in modo esemplare: “Da loro non viene versato alcun rivolo di sangue; non viene macellata e fatta a pezzi la carne. Da loro non s i sente l’odore terribile dei pasti a base di carne…; Essi si cibano solo del pane che guadagnano con il loro lavoro e di acqua che viene offerta loro da una fonte pura. Le loro leccornie sono costituite da frutti e nel mangiarli provano un piacere più grande che ad essere seduti ad una tavola regale”. Omelie, 69.
Gregorio di Nazianzo, padre della Chiesa (Cappadocia): “L’ingordigia di pietanze a base di carne è un’ingiustizia abominevole”. Robert Springer, Enkarpa 1884.
Basilio il Grande: “Il corpo appesantito con cibi a base di carne viene afflitto dalle malattie. Si può difficilmente amare la virtù quando si gioisce di piatti e banchetti a base di carne. La carne è un alimento contro natura che appartiene ad un mondo passato”. Enkarpa, 1884.

Tertulliano scrive che durante i primi secoli i cristiani primitivi non toccarono mai carne: “Non è permesso a noi cristiani assaggiare pietanze nelle quali potrebbe essere stato mescolato il sangue di un animale. Come posso definire il fatto che crediate che noi siamo avidi di sangue umano, se sapete che consideriamo un obbrobrio già il sangue degli animali”? Apol. Cap. 9; cit. da Robert Sspringer, pag. 292.
Eusebio di Cesarea diceva che tutti gli apostoli di Cristo si astenevano dalla carne. Secondo Eusebio, Egesippo scrive nella Storia della Chiesa che Giovanni non mangiò mai la carne
S. Clemente Romano dice che S. Pietro si nutriva di pane, olive ed erbe. Porfirio: “Gesù ci ha portato il cibo divino, il cibo carneo è nutrimento dei demoni. Una dieta priva di carne acquieta il logismos e la libera da tutti i mali fisici”.
S. Clemente Alessandrino: “La carne ottenebra l’anima. Dobbiamo cibarci come Adamo prima della caduta non come Noè dopo il peccato. I nostri corpi sono simili a tombe di animali uccisi”. Diceva pure che Matteo si nutriva di semi, frutta e erbaggi. Credo che i sacrifici cruenti siano stati inventati solo dalle persone che cercavano un pretesto per mangiare carne, cosa che avrebbero potuto fare senza questi obbrobri davanti a Dio”. Pedagogo II,1-16.
Altro quesito. Come è possibile che nulla vi sia di vero nei vangeli apocrifi in merito all’astinenza dalla carne? Nel Vangelo degli Ebrei Gesù dice: “Sono venuto ad abolire i sacrifici e se non cesserete di fare sacrifici non si allontanerà da voi l’ira di Dio.” Nell’aramaico “Vangelo della vita perfetta” si legge: “Maledetti siano i cacciatori perché saranno a loro volta cacciati.” Nel Vangelo dei 12 Aspostoli sta scritto: “Ecco che quest’uomo ha cura di tutte le creature. Perché egli le ama tanto?” E nelle pergamene del Mar Morto, scoperte nel 1947 in una località dove vissero gli Esseni, l’Angelo dice a Maria: “Tu non mangerai carne né berrai bevande forti perché il bambino sarà consacrato a Dio dal ventre di sua madre.” Negli stessi testi Gesù dice: “Siate rispettosi e compassionevoli non solo verso i vostri simili ma verso tutte le creature poste sotto la vostra tutela.” E troviamo ancora Gesù che rimprovera aspramente i pescatori: “Forse che i pesci vengono a voi a chiedere la terra e i suoi frutti?” Lasciate le reti e seguitemi, farò di voi pescatori di anime.” E, inoltre, condanna duramente i cacciatori avvisandoli che saranno ripagati con la stessa ferocia.
Un altro aspetto che farebbe supporre che Gesù sia stato vegetariano viene dal fatto che egli parlava e si comportava come un esseno e questi erano, come dice lo stesso S. Epifanio, vegetariani. Molti esseni divennero cristiani col nome di Ebioniti e Nazorei. Egisippo dice che Pietro essendo Nazireo era di conseguenza vegetariano come Giovanni, Giacomo e Stefano. Gli esseni compivano abluzioni rituali che simboleggiavano la discesa dello Spirito e agapi, rituali con la benedizione del pane e del vino. Tra loro non vi erano né ricchi né poveri. Professavano la carità verso gli indigenti. Venivano chiamati misericordiosi, puri, poveri in spirito. Non odiavano nessuno, sia ingiusto o nemico, ma pregavano per essi. Affermavano che la carne resusciterà e sarà immortale come l’anima. Professavano la santificazione dei pensieri, la povertà, l’abbandono in Dio. Come Pietro avevano un arma per difendersi dai briganti. Simone, prima di essere discepolo di Gesù, era discepolo di un certo Dositeo che era Esseno. Pare che sia il Giovanni Battista che lo stesso S. Paolo abbiano avuto contatti con gli Esseni. Giovanni l’evangelista prima di essere discepolo di Gesù fu discepolo di Giovanni Battista. Gli Esseni avevano uno straordinario culto degli Angeli e ritenevano imminente la fine del mondo.

LA CHIESA CATTOLICA ALLERGICA AGLI ANIMALI
LE POCHE VOCI IN DIFESA DEGLI ANIMALI E DELL’AMBIENTE
RESTANO SEMPRE LETTERA MORTA.

Negli attuali allarmanti scenari previsti a causa dei cambiamenti climatici, il progressivo inquinamento e la distruzione della natura, non vi è organismo, ente, corporazione, movimento che non esprima le sue vibranti preoccupazioni. Il solo organismo che sembra tuttaltro che preoccupato è la Chiesa cattolica la quale per mezzo del suo attuale pontefice si limita a suggerire politiche intese a conciliare gli interessi dell’uomo con la protezione dell’ambiente. Per la Chiesa gli animali e la natura sono gli ultimi dei suoi problemi, come se la Vita stessa non dipendesse da loro. Se la Chiesa non interviene a detronizzare l’uomo dal centro dell’universo tra non molto non ci saranno anime da salvare.

In ben l4 concili, in passato, la Chiesa cattolica ha sentito la necessità di ribadire l’obbligo per il clero di mangiare la carne pena la scomunica e la destituzioni dei pubblici ministeri se qualcuno si fosse astenuto non per mortificazione personale ma per rispetto agli animali: concilio di Ankara (314), Gangrense (324), Braga (577) e Aquisgrana (816).

UN PO’ DI CRONISTORIA RECENTE

“L’anticristo sarà un convinto spiritualista, un ammirevole filantropo, un pacifista impegnato e solerte, un vegetariano osservante, un animalista determinato e attivo”: Queste parole, del filosofo russo Solovev, vengono citate dal cardinale Giacomo Biffi durante il Convegno del 14 marzo 2000 a Bologna organizzato dalla Fondazione Russa Cristiana. Tali parole vengono espresse nuovamente il 27 febbraio 2007 dall’Arcivescovo di Bologna che, sempre citando l’opera di Solovev ricorda al Pontefice e alla Curia Romana che “l’anticristo si presenta come pacifista, ecologista ed ecumenista”.
Il vescovo do Orvieto Lucio Grandoni nel mese di maggio 2003, in una telefonata di con un animalista che protestava civilmente contro il sacrificio della colomba per la Pentecoste ha detto: “Io gli animalisti li metterei tutti al muro, o al forno.
Mons. Caffara in un omelia nella Clinica Veterianaria dell’Università di Bologna il 28 gennaio 2005 ha detto: .”Il primo punto sul quale vorrei attirare la vostra attenzione è l’affermazione della essenziale diversità dell’uomo dall’animale, che fonda una superiorità ontologica ed assiologica del primo nei confronti dell’altro. È il «principio-persona», vera colonna portante della nostra visione della realtà. Essere persona umana è più che essere animale; essere persona umana è meglio che essere animale. La persona è dotata di una preziosità che l’animale non possiede. L’uomo, non l’animale, è pertanto «ad immagine e somiglianza di Dio» La superiorità ontologica ed assiologica dell’uomo nei confronti dell’animale fonda il rapporto di dominio nei confronti della animale da parte dell’uomo, il che equivale al rapporto di uso. La natura ed in essa l’animale non ha in sé nulla di sacro o di divino. Dominio/uso significa dunque un vero potere che l’uomo ha nei confronti dell’animale in ordine a scopi che egli si prefigge: «Tutto hai posto sotto i suoi piedi; tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna» Dominio/uso non significa che la natura ed in esso l’animale sia a totale disposizione dell’uomo…è nella obbedienza al Creatore che l’uomo esercita il suo dominio su tutto il creato. Lo “sposalizio” fra tecnica e natura è la via da percorrere per evitare sia il fossato di una riduzione dell’uomo alla natura sia di cadere nel fossato di una dominazione violenta a cui cioè non ha diritto, dell’uomo sulla natura e sull’animale…Esistono doveri-diritti reciproci fra le persone; non esiste una correlazione del genere fra la persona e l’animale. L’animale non ha diritti. Il diritto infatti sussiste sempre all’interno di una relazione fra l’uomo che possiede quella facoltà e gli altri che la devono rispettare. Ciò non significa che il dominio/uso dell’uomo non abbia limiti obiettivi. I limiti sono fondati sulla natura ragionevole dell’uomo; ciò che l’uomo deve a se stesso è di agire ragionevolmente quando si rapporta all’animale. Comportamenti di obiettiva crudeltà verso l’animale non sono indegni dell’animale [solo la persona ha una dignità], ma sono indegni dell’uomo che li pone in essere. Comportamenti di equiparazione dell’animale all’uomo non sono segno di rispetto all’animale [solo la persona merita rispetto], ma sono un atto di ingiustizia verso l’uomo perché lo degradano dalla sua regale dignità”. Molto edificante.

LE DICHIARAZIONI APPREZZABILI MA IN CONTRADDIZIONE

Nel lontano 1981così scrivevano i vescovi tedeschi: “Solo nella solidarietà con il resto della creazione, solo nel comportamento responsabile verso il mondo degli animali, delle piante e delle cose, l’uomo può a lungo andare vivere come signore della creazione senza diventare schiavo delle sue manie di grandezza. Le chiese si sottraggono alle premesse per tutti gli esperimenti che hanno come vittime gli animali. Inoltre occorre spiegare che incoraggiando diete a maggior carattere vegetale si risparmierebbe la vita a tanti animali e si ottimizzerebbe l’energia solare rendendo sufficiente il cibo per tutta l’umanità. Infatti la trasformazione dei valori nutrizionali dal vegetale all’animale comporta tanti e tali sprechi che le proteine nobili divengono un peso deficitario per il genere umano”. Apprezzabile ma rimaste lettera morta.
Nello stesso anno, il 12 ottobre 1981, in un messaggio al popolo brasiliano trasmesso in cento lingue, il Papa Giovanni Paolo II nell’Enciclica “Laborem Exercens” ribadisce l’infausto concetto biblico: “L’uomo ha la missione, il dovere, la facoltà piena di soggiogare la terra”. Per fortuna nelle successive dichiarazioni una blanda inversione di posizione e l’11 novembre 1981 dice: “Esprimo il mio incoraggiamento nell’opera per la salvaguardia del patrimonio della natura e per la protezione degli animali nostri fratelli più piccoli. E il 12 marzo del 1999 inoltra richiesta ai governanti ad “Un esame di coscienza sui peccati contro l’ambiente naturale”. Successivamente nell’udienza del 17 gennaio 2001 così dice: “Soprattutto nel nostro tempo l’uomo ha devastato senza esitazioni, pianure e valli boscose, inquinato acque, deformato l’habitat della terra, reso irrespirabile l’aria, sconvolto i sistemi idro-geologici e atmosferici, desertificato spazi verdeggianti, compiuto forme di industrializzazione selvaggia”. E nell’agosto del 2002 da Johannesburg rivolge ai capi di stato e di governo presenti un invito a trovare vie efficaci per uno sviluppo umano integrale, tenendo conto delle dimensione economica, sociale e ambientale. Nel giugno del 2002 da Venezia arriva una dichiarazione firmata da Giovanni Paolo II e del patriarca Bartomeo sul tema: “Religione, scienza e ambiente, per il bene di tutti gli esseri umani e la protezione del creato”. “Occorre educare le persone ad una consapevolezza ecologica, occorre un atto di pentimento da parte nostra. Il problema non è meramente economico e tecnologico, ma di ordine morale e spirituale. Occorre trovare una soluzione che possa indurci a cambiare il nostro stile di vita ed i nostri insostenibili modelli di consumo. Occorre una nuova cultura che si ispiri ad un comportamento etico nei confronti dell’ambiente. Che sottolinei l’interdipendenza e i principi di solidarietà universale”. Anche queste rimaste lettera morta.
Nella quarta consultazione delle Conferenze Episcopali Europee sul tema: “Lavoro e responsabilità verso il creato” svoltasi a Venezia nel maggio del 2002, tra l’altro si dice: “…L’attuale sistema economico non è sostenibile e ciò causa conseguenze negative alla salute umana. Questo stato di cose richiede un cambiamento profondo dei valori di riferimento economici e culturali e del rapporto con la natura”.
Il prof. Don Karl Golser sul tema: “Responsabilità per il creato, un impegno per i cristiani” nel febbraio 2001 a Roma, dice: “Un’ecologia umana che renda più dignitosa l’esistenza delle creature, proteggendone il bene radicale della vita in tutte le sue manifestazioni”.A marzo del 2002 il prof. Golser sul tema “Il creato e la liturgia”. In tale assemblea ecumenica a Basilea era stato proposto che si realizzasse ogni anno una settimana ecumenica per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato. E il patriarca di Costantinopoli Dimitrios aveva proposto si celebrasse ogni anno la “Giornata per il creato” a tale scopo veniva accolta in Svizzera, dall’Associazione Ecumenica Chiese e Ambiente un tema annuale: nel 1993 “Più energia. Nel 1994 “L’animale e noi”. Nel 1998 “Santa biodiversita”. Nel 2000 “fratello sole”. Nel 2002 “L’aria e la vita”.Il prof. Gosler individua una doppia pista circa la salvaguardia dell’ambiente: quella biblico-teologica che interpreta il dominio della terra che Dio ha affidato all’uomo come impegno di responsabilità e custodia e quella etica in cui si evidenzia il nesso tra l’agire umano e l’integrità del creato.
In Australia è stata costituita nel 1992 l’Associazione responsabilità per il creato. In Germania quella “Agire per il futuro della creazione. In Ungheria sono stati elaborati per le scuole programmi per l’insegnamento per l’educazione al rispetto per la natura. In Belgio, Spagna, in Portogallo, Svizzera e Slovacchia il tema mette al primo posto la responsabilità umana verso il creato.
Nell’Assemblea Ecumenica Europea a Graz nel 1997 si ribadisce la necessità della consapevolezza e la responsabilità verso il creato. “La creazione deve essere vista come l’opera di Dio Trinitario. Ciò conferisce alla creazione stessa una dimensione sacramentale, poiché Dio stesso è presente in lei… Tutte le creature sono in Dio e Dio è in loro… per questo è necessario riconoscere la dignità intrinseca di ogni creatura, avere una particolare solidarietà con tutte le creature che soffrono”. Nella stessa Assemblea viene raccomandato alle chiese di promuovere la salvaguardia del creato quale parte integrante della vita della Chiesa a tutti i suoi livelli e di organizzare una rete europea di responsabilità verso l’ambiente.
Benedetto XVI nel 2005 ha dichiarato che “Gli animali devono essere rispettati in quanto nostri compagni nella creazione. Mentre è lecito usarli per nutrirsene come cibo…”e invitava a salvare il Creato e a non dilapidare le risorse della terra minacciata da scelte e stili di vita che possono degradarla.
Come si può dedurre le poche voci a difesa degli animali e dell’ambiente nel seno della Chiesa cattolica non si traducono mai in fatti concreti. Si è mai sentito il papa che nell’omelia domenicale in piazza S. Pietro inviti i fedeli a rispettare gli animali? O che qualunque prete durante la messa domenicale ricordi ai cristiani che l’amore di Cristo deve essere esteso a tutte le creature viventi e a tutelare la natura? I bei proclami servono solo a scagionare le proprie responsabilità nei confronti dei danni che anche la Chiesa ha contribuito a determinare con la visione antropocentrica della vita che sta portando il pianeta al collasso di interi ecosistemi. Nel dicembre 2003 nella basilica di S. Giovanni in Laternano Mons. Angelo Scola, patriarca di Venezia, in un simposio tenuto apposta per ribadire la centralità dell’uomo nel creato, tra le altre cose ha detto: “L’antropocentrismo ed il cristianesimo stanno insieme o cadono insieme.” E che importa se in nome di questo principio le foreste stanno scomparendo, se migliaia di specie animali sono in estinzione, se l’aria è irrespirabile, se la terra, i mari, i fiumi, i laghi sono avvelenati, se milioni di persone muoiono di fame a causa delle monoculture imposte dalle multinazionali alle popolazioni del Terzo Mondo, se l’umanità è in preda ad un’epidemia di malattie croniche dovuta ad un’alimentazione innaturale? L’importante è che l’uomo non perda la sua centralità: “L’antropocentrismo ed il cristianesimo stanno insieme o cadono insieme.”E che dire del nuovo Catechismo Universale in cui si ribadisce non solo la legittimità dell’uomo di sperimentare sugli animali, ma servirsi degli stessi per il nutrimento, la confezione dei vestiti, per i propri bisogni e i piaceri dell’uomo? Niente come l’abitudine del mangiar carne contribuisce alla distruzione del pianeta: risulta che i preti siano grandi mangiatori di bistecche.
Non basta dire “la Chiesa ha denunciato il dissennato sfruttamento della natura” se poi insegna a considerare gli animali e la natura come oggetti ad uso e consumo dell’uomo. Se l’uomo si è rivelato sfruttatore insensibile e ingiusto rapace la colpa è anche o soprattutto della Chiesa che non saputo, mediante il giusto esempio, rendere gli uomini saggi amministratori dell’eredità di Dio. Quando Giovanni Paolo II nel 1993 affermava “Chi deturpa l’ambiente dovrà fare i conti con il tribunale di Dio”, forse intuiva che tra i primi ad essere giudicati e forse condannati saranno proprio quelli del clero.

BANDIRE IL VECCHIO TESTAMENTO

Attualmente vi sono nel mondo più di 30 focolai di tensioni violente e di guerre generati da contrasti religiosi. Nella maggioranza dei casi i gruppi che si fronteggiano appartengono alle religioni di ceppo ebraico: cristiani, ebrei e musulmani. Spesso le motivazioni sono tutt’altro che religiose e la religione è solo un pretesto per giustificare interessi economici, politici o mire espansionistiche.

Crimini inenarrabili sono stati commessi in nome di Dio in 4 mila anni di storia e la fonte ispiratrice è stata proprio la Bibbia, in particolare il Vecchio Testamento i cui comandi molti fanatici fondamentalisti hanno applicato alla lettera per conseguire scopi tutt’altro che spirituali. La Chiesa cattolica, negli ultimi 18 secoli, più di ogni altra ha lasciato una scia di lutti e di sangue lungo il suo percorso. Si calcola che non meno di 200 milioni di persone abbiano trovato la morte a causa della sua politica tra guerre, cristianizzazione forzata, esecuzioni e roghi.

Dai frutti si riconosceranno gli alberi, diceva Gesù, e i frutti del V.T. sono tutt’altro che salutari. Più che un testo capace di generare concordia e pace la Bibbia ha suscitato tensioni e manie di verità assolute che scaturiscono dalle interpretazioni di comodo e adattamenti ai vari contesti storico-sociali. Tra l’altro i testi biblici non si sono rivelati determinanti ai fini dell’evoluzione civile, morale e democratica delle popolazioni dal momento che molte civiltà ben più democratiche si sono sviluppate, in altre parti del mondo, senza l’”ausilio”delle religioni monoteiste, anzi si può dire che spesso sono state queste la causa del declino di molte civiltà.

Il V.T. è stracolmo di contraddizioni (non solo di ordine cronologico ma sui valori essenziali di ordine morale e spirituale) che se da una parte richiamano l’essere umano alla giustizia dall’altro suscitano smarrimento perché inclinano alla durezza di cuore, alla crudeltà, alla legge del taglione. Vale la pena citare alcuni punti salienti: Dt. 13,16: “Dovrai passare a fil di spada gli abitanti di quella città, la voterai allo sterminio con quanto contiene…” In Sam. 15.3: “Va dunque, colpisci Amelek e vota alo sterminio quanto gli appartiene, non lasciati prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini.” E ancora in Es. 9,5: “Il vostro occhio non perdoni, non abbiate misericordia: vecchi, giovani, ragazze, bambini e donne, ammazzate fino allo sterminio… riempite di cadaveri i cortili del tempio.” Ma in Salmi 136,25 il profeta contraddice quanto suddetto affermando: “Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature,” In Gen. 19,33 Dio benedice le figlie di Lot che dopo aver ubriacato il padre si uniscono a lui per due notti, mentre il Lev. 18,6 dice: “Nessuno si accosterà ad una sua consanguinea per avere rapporti con lei. E ancora in Dt. 27,22: “Maledetto chi si unisce con la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre.” In Isaia 56,7 troviamo: “I loro sacrifici ed i loro olocausti saliranno graditi sul mio altare”. Mentre in Ger. 7,22.33 troviamo invece: “In Verità io non parlai mai, né diedi comandi sull’olocausto e sul sacrificio ai vostri padri quando li feci uscire dal paese d’Egitto.”

Il comando “crescete e moltiplicatevi” si è rivelato una micidiale bomba ad orologeria, che le gerarchie ecclesiastiche si ostinano ancora a propagandare. L’infausto invito a dominare sugli animali e sulla natura, nella più retrograda e miope mentalità antropocentrica, ha portato il pianeta sull’orlo della catastrofe ecologica, mentre il papa si limita ad un prudentissimo “non abusare.” Le presunte verità che non tollerano evoluzioni integrative hanno precluso lo sviluppo della scienza con danno incalcolabile per la salute umana. La licenza a sottomettere, schiavizzare, torturare, immolare e massacrare gli animali, come fossero oggetti, ha inclinato la coscienza umana a convivere con l’idea della sottomissione del più debole, al disprezzo del diverso e della vita in senso lato, alla durezza di cuore e, di conseguenza, all’indifferenza verso la sofferenza e la morte anche dell’essere umano. E l’elenco potrebbe continuare a lungo. E non si dia la colpa al cattivo uso che l’uomo fa del libero arbitrio o all’errata interpretazione degli insegnamenti biblici, il problema sta invece nella promiscuità del messaggio stesso del V.T. che si presta ad interpretazioni deleterie che legittimizzano l’aggressione violenta. La stessa cosa non può dirsi del Vangelo di Cristo che mai lascia adito ad azioni violente e quando i cristiani hanno dato mano alla spada non era il pensiero di Gesù ad ispirarli ma la legge della forza e della vendetta del V.T.

Il problema nasce dal fatto che la morale e le verità bibliche non vengono circoscritte al
tempo e al contesto storico-sociale che le determinarono ma vengono invece considerate come verità assolute ed imperiture. Né il profeta si preoccupa di precisare che certe azioni, o certe concezioni oggi fuori tempo e deprecabili, dovevano cessare per sempre una volta eliminata la causa scatenante, lascia invece supporre che potranno essere messe in atto in qualsiasi momento, presente e futuro, in cui si ricreeranno le condizioni necessarie a raggiungere lo scopo prefissato.

Dal momento che una religione dovrebbe essere conforme alle regole dell’etica universale per rendere l’uomo migliore sotto l’aspetto civile, morale e spirituale e dal momento che mettendo sui piatti di una bilancia gli effetti positivi e negativi derivanti dagli insegnamenti del V.T. il braccio pende inesorabilmente dalla parte del negativo. Considerando che le religioni, ed in particolare la cattolica, si sono servite della Bibbia per giustificare massacri e crimini di ogni specie fino all’estinzione di intere etnie, mi chiedo: non sarebbe giusto impedire o se vogliamo, scoraggiare la divulgazione di un testo che si è rivelato dannoso per la pace tra i popoli? Non è tempo di promuovere un revisionismo biblico attraverso una commissione di studiosi per verificare quali parti del V.T. possono essere considerate ispirate da Dio e quali invece sono solo interpolazioni umane con l’intento di servirsi di Dio piuttosto che servire Dio? E questa depurazione, a mio avviso, dovrebbe essere fatta per ogni testo religioso che presume essere depositario di verità rivelate e che la gente segue in modo fideistico, senza alcun senso critico dei fatti e dei personaggi e che può essere la causa di ulteriori discordie, sempre a danno dei più deboli.

In attesa che il V.T. sia revisionato o (ancora meglio) messo all’indice, non sarebbe opportuno quanto giusto e necessario far stampare sul frontespizio di ogni copia, come per le sigarette: “Può nuocere gravemente alla pace tra i popoli.?

RELIGIONE E SENSO CRITICO

Il fondamento della fede nelle religioni monoteiste è quello di credere nella parola rivelata: chi crede si salva chi non crede è condannato. Questa politica di accettazione passiva a credere in ciò che ad altri è stato rivelato genera sonnolenza alla parte creativa dell’uomo, uccide il pensiero e preclude l’autodeterminazione. Credere passivamente nell’esistenza di Dio libera dall’impegno di dovere ragionare. Questo delegare ad altri ciò che riguarda la nostra vita, il dover prendere a scatola chiusa ciò che non si comprende né si condivide, parte dal presupposto che io, uomo qualunque, non sono in grado di capire ciò che è bene per me stesso da ciò che mi danneggia al punto che altri sono autorizzati ad impormelo, “per il mio bene”. Molti infatti sono stati sterminati in un passato più o meno remoto per aver osato mettere in dubbio la parola rivelata, ma un fatto è credere in Dio un’altro in ciò che sta scritto. Io considero dannoso dover accettare per fede ciò che la mente rifiuta per mancanza di logica, ma si dice che la logica di Dio non è quella degli uomini: ma se le leggi sono fatte per l’uomo non devono forse essere secondo i parametri umani?
Coloro che credono hanno una struttura mentale genetica predisposta al credere mentre altri hanno una struttura geneticamente predisposta a mettere in discussione ciò che altri affermano. Tra questi chi è nell’errore se nessuno ha colpa di essere strutturato in un certo modo?
Secondo i canoni religiosi il valore di ogni fedele viene dal fatto di aver creduto ai libri rivelati come fonte indispensabile di salvezza e di prosperità. Dove sono i doni promessi dei quali Dio doveva colmare coloro che avrebbero creduto alla parola? Dov’è la terra promessa dove scorre latte e miele; dov’è l’abbondanza e la pace promessa? Le popolazioni che rivendicano la “primogenitura” sono forse nella sostanza migliori di altre? vivono forse nella pace e nel benessere rispetto a coloro che magari non hanno neppure sentito parlare della Torà, del Vangelo o del Corano? In realtà ogni popolo ha le religione più adatta al suo cammino evolutivo, finché gli uomini avranno bisogno di una religione. Ma credere o no all’esistenza di Dio sarà un dubbio che resterà per sempre perché non sarà mai possibile dimostrare l’una o l’altra tesi. Ma questo dubbio è ciò che fa progredire perchè in realtà è proprio il dubbio che fa dell’individuo un elemento pensante, ciò che ha fatto progredire l’umanità, che ha consentito alla scienza di svilupparsi, mentre le certezze sono sempre state la base di ogni tirannia. Già Socrate affermava che non era certo di nulla e i post socratici addirittura dicevano che non erano certi nemmeno di essere incerti.
L’errore di fondo delle tre religioni monoteiste sta nel credere che ciò che è stato sancito in un contesto storico-sociale per gente diversa e per circostanze contingenti possa avere valore imperituro e che debba essere applicato ad ogni gente e per ogni periodo storico. Se le cose dovevano restare immutate perché è stata abolita la schiavitù, almeno dalla cultura cristiana?
Vi è in tutti questo una esasperata differenziazione tra i buoni ed i cattivi: i primi destinati al paradiso i secondi all’inferno. Ma sappiano bene che tra il nero e il bianco vi sono infinite sfumature intermedie e che non è possibile separare nettamente i buoni dai cattivi come non è possibile stabilire con certezza dove finisce il giorno e inizia la notte; infinite sono infatti le circostanze per cui uno è buono o diventa cattivo e le cause non sono sempre attribuibili al libero arbitrio.
A me sembra notevole la differenza di peso tra Gesù e Maometto, tra Gesù e qualunque profeta della Torà: Gesù nasce da una vergine (per chi crede), resuscita dopo essere stato ucciso, cammina sulle acque, fa tornare in vita i morti ecc. di chi altri si può dire altrettanto? Chi può competere al confronto?
Che vuoi che importi a Dio se noi crediamo in Mosè, Gesù o Maometto? Ciò che interessa a Dio è il bene delle sue creature e il bene viene solo se l’uomo vive onestamente, con giustizia e altruismo, e anche se in teoria dice di non credere in Dio questi fa la vera volontà del Padreterno.

Franco Libero Manco
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