Lettera a Don Luciano Scaccaglia Parroco

LETTERA A DON LUCIANO SCACCAGLIA PARROCO
“ANIMALISTA” DELLA COMUNITÀ DI SANTA CRISTINA A PARMA

Tempo fa entrai in contatto con un signore che era capitato per sbaglio nel mio oscuro sito.
Ci era quasi cascato dentro. Chiamiamolo “A”, questo signore, usando la prima lettera del suo nome, come fece Kafka con il protagonista del Processo che chiamò K.
A mi colpì per quello che diceva. Era una mosca bianca del bestiario cattolico. Era la mosca immacolata, candida, che poneva la domanda che pochissimi cattolici osano porsi. O mostruosamente evitano di porsi. La domanda è: “ Perché la Chiesa è da sempre silente davanti al massacro, allo strazio animale? Come è possibile che questi santi prelati, il pontefice “tridentino” con i suoi gatti, i credenti, i sacerdoti tacciano sull’orrore che gli umani perpetrano, con perfida regolarità, verso il non – umano? Come è possibile che santi padri che si consumano, come candele di cera, per l’amore di Dio e degli altri, non trovino mai uno spiraglio nel loro cuore verso il non – umano? Come è possibile che un orrore del genere sia stato taciuto attraverso i secoli – con qualche rara, vaga eccezione- dalla quasi totalità dell’ecumene? Quello che mi colpiva era la maniera assillante con la quale A poneva la domanda, che diventerà basilare in futuro e che, secondo me, sfocerà in violenza nei decenni a venire: “Che ne sarà del non – umano?” e “Quanto possiamo ancora tollerare, senza reagire con violenza, allo strazio inferto dai nostri simili al non – umano?” A, consumato da quello che aveva visto nei filmati della LAV, della LAC e di altre associazioni che si battono in difesa degli animali, alla fine aveva trovato una sponda nel suo itinerario doloroso. La sponda era lei, Padre Luciano, parroco di Santa Cristina a Parma. A mi aveva parlato con entusiasmo di quello che Lei fa per gli animali. Aveva le lacrime agli occhi quando mi raccontava della benedizione che Lei impartiva agli animali. Mi aveva spedito in Inghilterra il suo Gesù di Nazareth Perfetta Icona di Dio nel Vangelo di Marco. Aveva finalmente trovato un prete attento alla Treblinka animale e così decise di scriverle. Ed è successo quello che regolarmente accade con i politici e con i giornalisti italiani, che generalmente ignorano tutto meno le cose che li interessano. Siamo, Padre, un paese di maleducati e quindi non sorprende che lei abbia liquidato il rarissimo animale del bestiario cattolico – oserei dire quasi un unicorno – con estrema rapidità: aveva molto da fare, disse, comunioni, cresime e mille altre cose. A le pose otto domande alle quali Lei replicò affermando che avrebbe risposto tra alcuni mesi – quasi fosse Ratzinger o un porporato della Curia. Quando A mi spiegò, stravolto dalla contentezza, che Lei gli avrebbe risposto, io l’assicurai che non l’avrebbe mai fatto. Se avesse scritto Santoro, che conosce molto bene, Lei si sarebbe precipitato, ma A, non contando nulla, non avrebbe ricevuto risposta. E così è stato. Il sottoscritto, un oscuro ateo che vive in un paese lontano, si è premurato di rispondere e di richiamare alla realtà A che è un cattolico praticante, direi “tridentino”, quasi un catto-taleban prigioniero dell’illusione salvifica della sua fede. Ma dovevo farlo perché la maniera di porre le domande basilari era profondamente commovente. Nel frattempo A aveva cercato le risposte – che non giungevano da Parma – in altre direzioni, rovistando tra preti e frati. Le risposte ricevute mi hanno fatto sobbalzare per la loro astrusa insensibilità. Agli albori di scoperte determinanti per capire la natura dell’universo riceviamo da questi santi uomini risposte di allarmante stupidità, di vergognoso cinismo specista, risposte incomprensibili, ermetiche riguardanti l’enigma del silenzio del Dio del monoteismo verso la sofferenza animale.

Giorni fa ho incontrato a Roma A. E’ un tipo magrissimo, un asceta, ho parlato a lungo con lui e sua moglie che è cattolica, ma non una catto – taleban. E’ una delle innumerevoli cattoliche che accetta qualcosa e rifiuta altro. A, invece, è profondamente dogmatico, forse a un livello suicida. Ascoltandolo mi girava la testa. Non riesco a comprendere come nel 21mo secolo si possa essere ancora succubi di credi desertici.
Quello che è commovente da parte dei cristiani che rispettano il non umano (animali, insetti, pesci, piante ecc…) è il tentativo di cercar di negare che il loro Dio Jahvè – cioè il padre del Cristo Gesù – sia alla base dell’orrore di quello che vediamo. Altro che Dio d’amore. Dio d’amore lo diventerà con Gesù. E ancora
prima con Osea, ma pensare che Jahvè sia un creatore benigno significa non aver letto la Bibbia. Se si legge la Bibbia attentamente ci si confronta con ingiunzioni tremende e inviti a massacri sconvolgenti di viventi passati a fil di spada, siano essi bambini, donne, vecchi o animali.
Io la Bibbia la leggo con attenzione; ho anche basato sulle Lamentazioni di Geremia un libro che ho appena scritto ma calzini bucati per nuovi non li acquisto e so – perché l’ho studiato con attenzione – che dal fusto dell’ebraismo, cioè da dove fuoriescono i rami del cristianesimo e dell’Islam, tutte le ramificazioni monoteiste sono chiuse, anzi sprangate (con rare eccezioni) verso il non – umano.

Giorni fa mi colpì quello che i protestanti tedeschi scrissero: “Questa è la confessione di peccato delle Chiese Tedesche Evangeliche fatta a Clamberg nel 1988: “Noi confessiamo davanti a Dio creatore degli animali e davanti ai nostri umani compagni che abbiamo fallito come cristiani perché abbiamo dimenticato gli animali nella nostra fede. Abbiamo tradito la missione di Gesù e non abbiamo servito i nostri fratelli ultimi, gli animali.” I Protestanti – almeno parzialmente e faticosamente – erano approdati al punto cruciale. Dicevano che avevano fallito come cristiani verso i nostri fratelli ultimi. Ce ne hanno messo di tempo, però, almeno, lo hanno detto. Forse lei sta dicendo le stesse cose. E anche A le pensa al punto che quelle idee lo consumano; ma quelli come voi si scontrano contro l’apparato ideologico – teologico, contro la struttura di acciaio inossidabile del catto-paganesimo. Una muraglia insormontabile. A le domandava – con infinita innocenza – se gli animali hanno un’anima? E si basava su quello che lei aveva affermato in un sermone – se non vado errato; lei aveva detto: “l’immortalità contempla anche l’esistenza degli animali”. Quando l’ho letto ho pensato: Sancta simplicitas. Lei lo ha detto, A lo pensa, ma la Chiesa non lo ha mai affermato. E tanto meno lo hanno mormorato il Cristo Gesù o alcuni dei suoi discepoli. L’apparato teologico è stato tetragono sul problema della sofferenza animale. Chiuso ermeticamente. E quello che si è mosso nella direzione delle bestie è stato spietatamente obliterato. Non c’è stata trippa per gatti: gli animali sono oggetti, non alla maniera di Cartesio e dei meccanicisti, ma quasi. Quando A, nella sua ricerca dolorosa, si è confrontato con preti e frati ha ricevuto una cornucopia di risposte che riassunte dicevano: gli animali sono oggetti. Non devi essere crudele, ma ci puoi fare quello che vuoi. Attento che rischi l’eresia. Le sacre scritture sono chiare al riguardo (ed è vero). Il povero A è stato sommerso dalla dabbenaggine dogmatica che non gli ha lasciato scampo. I santi prelati gli hanno bruciato l’erba sotto i piedi e quando si è rivolto a Lei, Lei lo ha ignorato.

Dopo aver incontrato A sono tornato in Inghilterra e prima di salire sul bus che mi avrebbe riportato nel Devon, dove vivo, sono andato a visitare la grande mostra di Francis Bacon alla Tate Gallery.
Per me Bacon è sempre una rivelazione. E per molti critici d’arte è il più grande pittore contemporaneo.
Bacon oltre che mostrare, in maniera micidiale, l’umano che si confronta con il proprio nulla, ha dipinto, ripetutamente, papi incapsulati in una struttura che li contiene. Una specie di space – frame, una cornice spaziale esagonale dallo sfondo cupo che li imprigiona in una cupa notte dell’anima, che non è quella dei mistici ma è la notte degli umani disperati. E questi vicari di Cristo, rinchiusi nel framework spaziale, gridano l’orrore del mondo. Spalancano la bocca in un orrendo urlo. Osservi, Padre, le infinite variazioni del ritratto di Innocenzo X eseguito da Velasquez e interpretato da Bacon. Osservi la gabbia che contiene Giambattista Pamphili. Sa cosa è quella gabbia esagonale? Quella gabbia è la struttura di acciaio inossidabile che dogmaticamente vi imprigiona. Lei vuole abbattere quelle sbarre, segarle, ma, da quello che leggo, sembra un’impresa erculea. Lei, Don Luciano, in altri tempi avrebbe rischiato il rogo. Leggere gli attacchi che riceve è impressionante. E commovente. Leggere che lo considerano colpevole di “innumerevoli apostasie pubblicamente professate” e del suo “ventennale comportamento anticristiano”, fa ridere. Ma questo è l’apparato teologico che Bacon dipinge. E sul piano degli animali hanno ragione Vittorio Messori e Alessandra Nucci che sul sito Acquaviva 2000 esprimono le orride posizioni ufficiali della Chiesa perché le sacre scritture sono dalla loro parte. Vogliamo dirlo Don Luciano? Il cattolicesimo se ne fotte degli animali come se ne fotteva il Cristo Gesù. E la sa una cosa? Incredibilmente il Gesù mussulmano appare più compassionevole del Gesù dei sinottici che spedisce demoni nel corpo di maiali e maledice gli alberi di fico; infatti parla con gli animali, le pietre, le montagne, l’inanimato e anche le cose morte; e secondo al-Raghib al-Isfahani dice: “Carne che mangia carne! che atto abominevole!”

Bruna D’Aguì nel 1984 scrisse un volume intitolato: Gli animali nella dimensione divina.
Il libro era presentato dall’ Organizzazione Nazionale Difesa Animali – Sezione Movimento Cristiano Cattolico per la Liberazione degli Animali. Da quello che so non esiste più un’organizzazione del genere.
E’ svanita nella dimenticanza. Quando ho detto ad A che era necessario creare un sito di cattolici che si battano per i diritti animali mi ha risposto che non era in grado di farlo. Io ritengo che la creazione di un movimento cattolico in difesa degli animali sia necessario e di grandissima importanza.
Leggo sempre con attenzione il volume della D’Aguì perché riporta tutti i passi biblici ove gli animali sono presenti. Ed è una cosa di una povertà allarmante con poche luminose eccezioni come l’asina di Baalam (Num.22, 22-34), un episodio profondamente toccante, e il sogno del mondo futuro d’Isaia (Isaia 11: 1-8). Siamo a questo: nel Kuwait alcuni mussulmani invocano l’adozione di una normativa per il trattamento degli animali, paragonando la deplorevole situazione del proprio paese con quella dei paesi occidentali; anche in Cina le cose si muovono, a Hong Kong, l’attrice Sun Li ha inaugurato una mostra per l’assistenza agli animali randagi a Pechino, ma i cattolici non battono ciglio. Tutto si muove meno il mondo cattolico. E Lei, Padre caro, muovendosi nella giusta direzione, rischia il rogo a Piazzale Marconi.

Quando A mi ha chiesto perché il mondo cattolico è così perversamente chiuso verso il dolore dei senzienti non umani, gli ho risposto: “Sono le Sacre Scritture, bellezza!”’
Un esempio? Un prete, un certo Don Scattolon, scrive che nella Bibbia il cane, il miglior amico dell’uomo, compare in 36 citazioni, di cui 32 sono di chiaro disprezzo. E precisa che anche nel Vangelo è presente il disprezzo per i cani. E che nella Bibbia viene trattato bene solo in Tobia, oltre che nella Genesi, e denuncia quella che sarebbe un’overdose di superficialità e consumismo, molto diffusa tra i fedeli. Insomma i fedeli spendono “più per il proprio cane che per la carità cristiana”. E dice: “Si troveranno i soldi per il canile zonale prima che per una casa per i fratelli terzomondiali? Se sì, giuro che suonerò campane a morto, per un buon tempo, perché sarà morta la fraternità umana. Diceva Gesù: ‘Non date le cose sante ai cani, date loro le briciole”
Scattolon è andato a pescare la Sirofenicia di Marco 7: 24-30 senza spiegare che Gesù equipara i cani ai pagani dicendo che prima bisogna preoccuparsi degli ebrei (i bambini) e poi dei pagani (i cani) Sic!.
Insomma, è il weltgeist razzista del tempo; la pagana chiede al Cristo che liberi sua figlia da un demonio e lui risponde: saziamo prima i figli e poi i cagnolini. E lei a questo punto dice: anche i cani ricevono le briciole del pane dei bambini. E lui commosso cura la figlia.
Che ci azzeccano i cani con la storia lo sa solo il sant’uomo Scattolon!
Questo prete, dal nome bizzarro meriterebbe di aver incise le sue parole sul marmo. E dovrebbero leggerle tutti i cattolici che posseggono animali. Ma questa è l’impalcatura teologica che fuoriesce dalle Sacre Scritture. Sono le Sacre Scritture, bellezza! Le Sacre Scritture sono la gabbia che intrappola i pontefici urlanti di Bacon. La Bibbia cita i cani 32 volte con disprezzo e quindi i cani possono crepare di fame.
Personalmente aiuto finanziariamente umani e bestie. Non piace a Scattolon? E allora?
Scattolon ha il sostegno delle Sacre Scritture e A non lo ha. Da secoli noi dipendiamo da ingiunzioni desertiche che risalgono, in parte, a oltre 3000 anni fa (l’esodo avviene intorno al 1250 a.C) che hanno creato oceani di sangue innocente. La gente non si rende conto di quello che possono produrre le “sante” parole. I “sacri” detti non sono macigni sono nucleari che esplodono e devastano. Da idee squinternate risalenti a tempi remoti e dettate dall’egemonia specista degli umani è scaturito l’orrore. Sono le Sacre Scritture che hanno creato i presupposti per stermini e massacri. Ed è incredibile che Scattolon tiri fuori la Bibbia come prova che inchioda. Come dire se Dio lo dice chi siamo noi per negarlo. La Bibbia è parola di Dio quindi i cani (e gli animali) sono insignificanti nel suo piano cosmico – salvifico.
Se è così potrei citargli un centinaio di citazioni che, come sacerdote, gli ripugnerebbero. Ci vogliamo provare? Vogliamo parlare dei massacri degli stermini decretati da Jahvè?
L’incitamento agli stermini di donne, vecchi, bambini e animali? Quelle sono le parole di Dio?
Conosce Scattolon le ingiunzioni – che fanno drizzare i capelli per l’orrore – di Deut 13: 16; Deut 20: 13-14; Salmo 109: 4-13; Num 25; 1 Samuele 15: 13; 1 Samuele 22: 19; Esodo 12: 29? E quello che comanda Mosè in Num 31:17-18; e quello che fece Giosuè a Gerico – Giosuè 6:21 – lo conosce? Jahvè, il padre amoroso di Gesù, incita allo sterminio, e se la Bibbia, che è la parola di Dio, va presa sul serio quando “cita i cani 32 volte con disprezzo” – come ci dice Scattolon – perché non va presa sul serio anche quando incita al massacro degli inermi umani e non umani?
E accetta ancora Scattolon l’ingiunzione di Paolo e Pietro sulle donne dal momento che accetta quello che dicono la sacre scritture sui cani?
E’ valido ancora quello che dicono Paolo e Pietro in Colossesi 3: 18; 1 Corinzi 11: 3; 1 Corinzi 11: 9; 1 Corinzi 14: 34; Efesi 5: 22-23; 1 Timoteo 2: 11-12; Pietro 3: 7 ?
E la lapidazione di Deut 22: 20-21 per le donne non più vergini va ancora presa seriamente? Perché in quel caso si annienterebbe un continente.
E se un pastore ha rapporti con una capra – come dice Esodo 22: 18 – va ancora massacrato?
E i gay – come ci ingiunge Levitico 20: 13 – dobbiamo lapidarli? Perché se lo facciamo si paralizzano le arti.
E le scappatelle matrimoniali dobbiamo punirle – come dice Deut 22: 22 e Levitico 20: 10 – con la morte?
Perché in quel caso svanirebbe mezza nazione dati i livelli di infedeltà coniugale.
E chi insulta padre e madre – come ingiunge Levitico 24: 16 – va messo a morte? Perché anche in quel caso si svuoterebbe la nazione.
E chi bestemmia – come ingiunge Levitico 20: 9 – va trucidato? Perché in quel caso svanirebbe la Toscana.
E le ingiunzioni sulla schiavitù di Paolo e Pietro sono ancora valide se il giudizio sul cane regge nei tempi?
Sono ancora valide le prescrizioni in Romani 13: 1; Efesi 6: 5; Colossesi 3: 22; Timoteo 6: 1; Tito 2: 9-10; 1 Pietro 2: 18 ?
E se ci ribella contro un potere iniquo è ancora valida l’ingiunzione di 1 Samuele 15: 23?
Non vanno più bene? Il tempo le ha obliterate? Allora si cambia: contrordine compagni! Ma le ingiunzioni negative sulle bestie rimangono. Quelle restano eternamente. Lapidari e incrollabili: 36 citazioni, di cui 32 di chiaro disprezzo. La Bibbia è come il Corano ognuno ci legge quello che vuole.
Se un mussulmano moderato dice che il Corano è un libro pacifico trova subito il Mullah talibano che lo contesta e gli dice che il Corano contiene almeno 400 inviti alla Jiahd.
Ognuno legge Nietzsche come vuole. Cacciari lo vede in un modo, Himmler lo vedeva in un altro.
Ce lo vogliamo dire, Padre Luciano: il cristianesimo con gli animali non ci azzecca un tubo. Non è vero che fu la Chiesa costantiniana che cambiò tutto perché i santi padri non volevano rinunciare alle loro succulenti bistecche. E non è vero che i vangeli gnostici riportarono fedelmente quello che il profeta di Nazareth predicava mentre i Vangeli sinottici lo avevano travisato. Tutte le storie sulla Maddalena e le poche parole dette in favore del non-umano nei vangeli gnostici sono “pie frodi”.
Cose scritte da intellettuali che avevano colto l’orrore che il Dio biblico aveva ripetutamente decretato. Lo gnosticismo è la reazione ai passi della Bibbia che trasformano – nel loro pensiero – Jahvè in un demiurgo, nel creatore di questo triste mondo. Gli gnostici deviano perché sanno che il padre di Gesù, il Dio d’amore, non può essere il Dio di Giosuè 6: 21 che decreta lo sterminio di bambini, donne vecchi e animali. Gli gnostici non ci stanno e reagiscono alla maniera loro. Reagiscono trasformando il padre di Gesù in un’entità lontana, dolente, misteriosa e luminosa, come l’Uno di Plotino, lo trasferiscono in un divino “totalmente altro” trasmondano e incomprensibile, e trasformano Jahvè nel demiurgo creatore di questo mondo malvagio, un usurpatore, un dio marginale, periferico, un principio inferiore, un imitatore del Dio vero, che fa credere agli umani di essere il Dio del Tutto. Platone aveva precedentemente postulato l’idea di un deúteros teos, il demiurgo artefice del mondo, che aveva copiato il regno delle idee del Dio vero: Agathón. Gli gnostici immaginano che il dio falso e gli Arconi, che governano con la ferrea legge demiurgica della heimarméne, imprigionano le anime, le scintille luminose, nel mondo e si dicano: facciamo un grande rumore così che mai giunga la voce celeste. E Gesù, nel loro pensiero, diventa il figlio del Dio Vero e lontano, diventa il nemico di Jahvè.
In soldoni? Jahvè diventa Satana o un demiurgo malefico perché il padre di Gesù non può essere Jahvè, il capriccioso Dio biblico. E gli gnostici, come A, si pongono il problema dello strazio animale. E quando ricevono la risposta che A riceve da Scattolon prendono un’altra strada.
Se fossi un regista e avessi i mezzi farei un film sul grande gnostico Marcione.

Pensi a questo Padre. Tra quegli anni meravigliosi che vanno dal 570 a.C. al 432 a.C. vagano e insegnano sulla terra Pitagora, Lao Tzu, il Buddha, Anassimandro, Eraclito, Parmenide, Anassimene, Leucippo, Senofane. E scrivono Pindaro ed Eschilo. Nel 492 nasce Empedocle che con Pitagora è mirabilmente aperto verso la sofferenza del non-umano. I due presocratici sono toccati nel cuore dallo spirito che sfiorerà, anni dopo, l’anima di Francesco d’Assisi. Lo stesso spirito che ha toccato Lei, Padre Luciano, la D’Aguì e l’ignorato A. E in questo eccezionale fiorire filosofico nasce, nel 599, 36 anni prima del Buddha, Māhavīra , il fondatore del Jainismo, l’espressione religiosa più limpida verso il non-umano che sia mai apparsa sulla terra, che predica la compassione verso tutti gli esseri senzienti. Sono passati oltre 2600 anni dalla predicazione di Mahavira e siamo approdati ai cani rognosi di Scattolon.
Pensi a questo padre, la compassione che sboccia nel cuore di Māhavīra ha origini lontane nel tempo.
Il precursore era Pārśvanath (che operò nel VIII secolo) e prima di lui approdarono alla compassione verso tutti i senzienti i costruttori del ponte, i Tīrthańkara, i santi che provavano quello che Francesco d’Assisi esperimenterà almeno due millenni dopo. Fino a dove si estendeva nel tempo la teoria dei santi che rispettavano tutti i senzienti? Fino a Mosè, fino all’esodo dall’Egitto? o oltre?
Mentre i Tīrthańkara predicavano la compassione verso i senzienti, Jahvè in Esodo12: 3 ingiungeva che il capretto pasquale doveva essere mangiato senza che si spaccassero le ossa. Che abisso di differenza!.
Una cosa penso; se Francesco D’Assisi non fosse stato schiacciato dalla gabbia dello space-frame baconiano che intrappola i pontefici urlanti, se non fosse stato imprigionato dalla struttura teologica, sarebbe approdato a una visione quasi Jainista. Francesco era un potenziale Māhavīra. Non è stato così perché l’apparato teologico medievale non l’ha permesso. Anzi ha schiacciato tutto quello che si muoveva in quella direzione, annientando anche i Catari. Francesco sarebbe stato, in un senso, più grande di Gesù perché amava tutti gli essenti e non solo gli umani. E per capire l’abisso nel quale il pensiero biblico ci ha precipitato, con immani conseguenze planetarie, mentre i Jainisti organizzavano ospedali per gli animali, intorno al 530 a.C., Pio IX, che regnò dal 1846 al 1878, non permise la nascita di una organizzazione per la prevenzione della crudeltà verso gli animali.

Malgrado la chiusura, con spranghe di ferro, delle Sacre Scritture verso il mondo animale sono moltissimi i santi vegetariani. Sono un’epidemia. Troppi. Ci sono quelli vegetariani per inconscia convinzione e quelli che fanno astinenza per penitenza. Nel cristianesimo esiste un filone “animalista” che non è potuto crescere. E ci sono eccezioni luminose come alcuni padri del deserto, Isacco da Ninive, Gertrude di Helfta, Macario, Filippo Neri. Se non ci fosse stata la gabbia dogmatica teologica che schiaccia e imprigiona i papi di Bacon, molti santi sarebbero giunti a una forma di Jainismo cristiano. Sicuramente, come ho scritto, Francesco che – secondo Tommaso da Celano – sentiva compassione anche per i vermi; Gertrude di Helfta che pregava per qualsiasi creatura sofferente; Isacco di Ninive che provava compassione non solo per tutte le creature ma anche per i demoni. Una schiera di santi evitava carne e pesce: Atanasio di Alessandria, Bonaventura, Pietro di Verona, Nicola da Tolentino, Benedetto Labre, Cesare de Bus, Caterina da Siena, Edmondo di Canterbury, Pietro di Tartasia… ecc… ecc… Ma Ratzinger benedice i macellai. E Wojtyla benediceva i cacciatori.

Ma tutto cambia. Tutto può cambiare. Non dice Martini che le posizioni della Chiesa sul sesso vanno riviste? Martini – che sarebbe stato un papa infinitamente migliore di Ratzinger – ha detto che è segno di grandezza la capacità di ammettere i propri errori e le proprie ristrettezze di vedute.
Gli inglesi hanno cominciato a far vedere con forte regolarità in televisione – all’ora di punta – programmi che mostrano come si ottiene la carne che mangiamo. Volete la bistecca? Ecco come si ottiene. E quello che hanno mostrato fa inorridire. Fa vergognare. A si è domandato in maniera struggente: ma come è possibile che questi santi uomini che bruciano d’amore per gli altri non provino orrore davanti a queste immagini?
Provino a vedere i santi prelati The Animals Film di Victor Schonfeld e ci facciano sapere quello che pensano.

Stiamo distruggendo il pianeta e i cattolici continuano a menarla con la proliferazione incontrollata delle nascite. Ma come? il pianeta va a ramengo e voi continuate a menarla con il “moltiplicatevi?”
Un quarto dei mammiferi terrestri e un terzo di quelli marini sono a rischio di estinzione e voi continuate a dire che bisogna moltiplicarci? Che follia, che demenza è mai questa? Il 31 per cento degli anfibi è vicino all’estinzione, le foreste svaniscono con letale rapidità, 13 milioni di ettari all’anno vengono tagliati – non dai cani di Scattolon ma dagli umani –, l’Amazzonia che un tempo si stendeva su 4,1 milioni di chilometri quadrati ora è ridotta a 3,4 chilometri quadrati e voi tacete? Il sole diventa pallido, in un’estate si sono sciolti nel Polo 1,4 milioni di chilometri quadrati di ghiaccio, la pesca assassina – legale e non legale – raschia i fondi del mare ed é il 75 per cento al di sopra delle capacità produttive dei mari e nessuno dice nulla? Nel 1961 metà della terra era sufficiente per sostenere la biocapacità del pianeta, nel 2008 è necessario il 140 per cento. Se l’intero pianeta raggiungesse il livello dell’Argentina – che non abbonda in ricchezza come l’America – ci vorrebbero due terre e mezzo per sostenere la biocapacità della Terra. Se raggiungessimo il livello di vita americano ce ne vorrebbero 5,4 di pianeti per sostenerci.
Le specie sono impazzite per il global warming che ha prodotto devastazioni nel loro orologio geologico e noi stiamo a sentire le prediche di Ratzinger sulla procreazione basate su ingiunzioni incartapecorite, emesse millenni fa, quando la terra era vuota. Gli uragani si moltiplicano, il clima impazzisce, intere nazioni rischiano di essere sommerse dall’acqua che avanza e voi invitate a procreare? Che follia è mai questa? Il 79 per cento dei primati nel sud-est e nel sud dell’Asia rischiano di morire e voi invitate alla proliferazione incontrollata delle nascite? E voi pensate che quello che facciamo al pianeta e al non-umano non è terrorismo peggiore di quello di Bin Laden? Corrompere scienziati infami per somministrarci la polpetta velenosa della “non responsabilità umana” riguardo la distruzione del pianeta non è più criminale del terrorismo islamico? Loro ammazzano 3000 persone ma chi governa il mondo è responsabile di atroci genocidi di massa. E non mi riferisco solo al non–umano ma anche ai poveri del mondo vittime della desertificazione prodotta dal global worming. Altro che le pippate di Don Scattolon sui cani che aiutiamo invece dei nostri fratelli neri; è l’invito alla proliferazione incontrollata delle nascite che sterminerà i poveri d’Africa. Ma su questo Don Scattolon e i prelati tacciono: la gabbia dogmatica non permette al pontefice tridentino (medievale?) di sussurrare una parola. Se Scattolon vuole difendere gli emigranti, non se la prenda con i cani ma con coloro che, essendo l’uno per cento della popolazione mondiale, posseggono il 40 per cento della ricchezza del pianeta e per i quali – probabilmente e regolarmente – vota.
E si ricordino una cosa i santi prelati, che la compassione va estesa agli altri abitanti del pianeta come la estese Albert Schweitzer che curava lebbrosi e animali. Ma lui era protestante.

Ma perché il mondo cristiano – con qualche luminosa eccezione – è chiuso a doppia mandata verso le bestie? La ragione? Quella del grande Scattolon: l’uomo non ha doveri verso le bestie.
E perché mai questo? Ma perché, a differenza nostra, gli animali non possiedono un’anima immortale. E ci siamo. La differenza tra noi e il non–umano? Ma l’anima, bellezza! L’anima!
Ratzinger, a gennaio di quest’anno ha sentenziato che gli animali non hanno l’anima e che alla loro morte
terrena cessano di esistere. I gesuiti ci propinano la patacca con infinita regolarità .
Siamo a questo: Eluana che vuole morire non la lasciano morire, perché ha l’anima immortale, gli animali che non l’hanno subiscono atrocità e perenni massacri.

Se esistono dubbi riguardo gli abomini provocati dalla dichiarazione della mancanza dell’anima, si pensi alle giustificazioni per legittimare il mercato degli schiavi trovate nelle ingiunzioni bibliche che legiferano sulla schiavitù. La Royal African Company riceve il mandato per mercificare gli africani prigionieri nel 1672. E se qualcuno contesta l’orrore, i mercanti, per giustificare l’osceno commercio, gli agitano sotto il naso la Bibbia, quasi fosse il libricino rosso di Mao. Più tardi, per altre ragioni, lo faranno anche i devoti pastori luterani dell’apartheid.. I “negri” non hanno un’anima. Sono come le bestie, ci informano i devoti cristiani, cattolici e protestanti. E nel momento in cui cancelli l’anima a un vivente ne puoi fare quello che vuoi. Mr. Collingwood, il simpaticissimo capitano della nave Zong che trasporta, assiepati in stiva, centinaia di africani, decide di buttare a mare 132 prigionieri malati per incassare l’assicurazione. E tutti gli allegri marinai gli danno una mano. Facciamogli fare un bel bagnetto a questi “bruti” tanto non hanno un’anima, sono come le bestie, e con i soldi che guadagniamo con l’imbroglio compriamo brillanti per le nostre troie e giocattoli per i nostri cari piccoli che ci attendono in Inghilterra. Tanto questi bastardi non hanno un’anima. Non solo non hanno un’anima ma se qualcuno ci viene a raccontare che questo commercio è immondo sfoderiamo la Bibbia, gliela agitiamo sotto il muso, e gli citiamo Esodo 21: 20-21 e Levitico 25: 44-45 e lo azzittiamo. Non è la Bibbia la parola di Dio? E non giustifica e legifera sulla schiavitù? Dice mai il Signore Dio degli Eserciti che la schiavitù andrebbe abolita? Mai! E fino al 1787 si va avanti così.
Svuotare una creatura dell’illusione dell’anima è una cosa letale. Negare a una creatura il possesso dell’anima è una cosa fatale e determinante per i suoi diritti e la sua esistenza sulla terra.

L’anima è una tarda invenzione nell’armamentario biblico. E la si inventa per una sola specie. Schopenauer definirà l’insegnamento dell’immortalità dell’anima come una dottrina “ingannevole dalla vita tenacissima”. Quando si analizzano i vari paradisi cristiani si scopre sempre che sono stracolmi di alberi e di uccelli ma non ci sono bestie; le bestie sono ingombranti. Sporcano. Il gesuita Pereira si domanda allarmato ma se gli animali sono immortali, come lo siamo noi, come facciamo a metterli tutti in paradiso? Sono miliardi (noi non siamo miliardi?) E aggiungerei i “bruti” scacazzano, pisciano sulle nuvole e hanno le pulci. Non hanno nulla a che fare con noi. Noi siamo unici. Siamo stati creati a immagine di Dio. Anche Mengele. Ci mancherebbe! Dall’Apocalisse giovannea al paradiso di Dante nei mondi ultraterreni di bestie se ne vedono ben poche. San Giovanni Damasceno ci spiega tutto descrivendo poeticamente i sacri luoghi (o i sacri non-luoghi), ma dei “bruti” neanche l’ombra. Nell’ hortus conclusus paradisiaco l’animale da fastidio. Rompe. Scasse le palle, direbbe Er Sor Patacca. Quando la dottrina della Resurrezione del Corpo si fa strada per poi irrompere nel mondo cristiano per gli animali non ci sono più spazi. Con alcune nobili eccezioni: Ireneo, per esempio, differisce da Tertulliano. Ireneo ci informa che gli animali resusciteranno tra i giusti. Tertulliano – che un giorno gongolerà nel vederci bruciare tra le fiamme dell’inferno – dice che non ci saranno. Ma ci saranno le tigri i leoni che hanno mangiato gli uomini perché saranno costretti a rigurgitare i brandelli di carne umana che si sono pappati affinché da un pezzo d’osso, da un frammento di pelle, da una cellula, possa avvenire – come ci spiega accuratamente Paolo in 1 Corinzi 15: 35-58 – la resurrezione del corpo. Quello che è strano è che dopo la chiusura verso gli animali di Agostino, Tommaso d’Aquino e, virtualmente, di tutti i padri della chiesa, Lutero prenda una posizione differente. Per Lutero ci saranno animali in paradiso. Ci saranno cagnolini con la pelle d’oro e il pelo di pietre preziose. I rospi, i serpenti, i ragni, no! Quelli no! Quelli sono segnati dal peccato originale. Maometto, bontà sua, permetterà a sette animali di accedere in Paradiso. Dopo Einstein, Plank, Hawking, Feyman, Gödel c’è gente che crede ancora in queste cretinate. Viene da ridere o da piangere. Avevano ragione gli ateniesi ad alzarsi e andarsene quando Paolo gli propinò la polpetta della resurrezione dei morti. I greci si alzarono e dissero: Nous allons, maman ha fatto gli gnocchi! Della resurrezione, mon chère, se ne parla con calma un’altra volta! (Atti 17: 32-34)

Quello che mi ha sempre colpito dell’impianto biblico è la capricciosità di Jahvè – che è bene non dimenticare mai è il padre di Gesù ed è della sua stessa sostanza – e le sue ingiunzioni per lo sterminio di bambini e animali. Ezechiele con una monotonia tremenda ne sforna una dopo l’altra:
Ezechiele 14: 13, 14: 17, 14: 19, 25: 13, 29: 8-11, 32: 13.
Lo sterminio degli innocenti mi fece perdere la fede. Ho seguito la via degli gnostici per approdare, più tardi, attraverso il marxismo, al puro ateismo. Le piaghe (quinta e settima) che Jahvè scatena contro gli egizi colpiscono anche gli animali (Esodo 9: 3-6, 9: 19-25, 12: 29 ) . Ma che hanno fatto gli animali e i bambini per pagare con la vita? Jahvè se la prende sempre con gli innocenti; seguire la campagna di Giosuè per ottenere il lebensraum israelita è qualcosa che fa accapponare la pelle. Le SS quando sterminavano citavano spesso la Bibbia. Dicevano: facciamo a voi Ebrei quello che voi faceste a Filistei, Madianiti, Edomiti, Amridi, Etei, Amorrei, Cananei, Ferezei, Evei, Gebusei ecc… ecc… Mi ha colpito l’insensatezza – in Num.15: 32-36 – quando Jahvè fa accoppare un povero cristo che raccoglie legna nel giorno proibito. E quello che fa Jefte in Giudici 11: 29-40 è semplicemente grottesco: sacrifica la figlia come farà Agamennone con Ifigenia. Figlie o non figlie, le promesse agli dei vanno mantenute. Quando leggo la difesa dell’operato di Jahvè da parte dei cristiani mi viene da piangere. La D’Aguì, una vegetariana cattolica che ama molto gli animali, una mosca bianca come A, cerca di spiegarlo. Ed è come se D’Alema giustificasse Pol Pot. Dice che lo sterminio diventa indispensabile quando vi è pericolo di contaminazione. E che quando c’è contaminazione Dio distrugge tutto, anche gli animali e gli oggetti. Nell’anatema tutto quello che circonda il peccatore viene votato allo sterminio. Gli alberi: no! Lo dice Deut 20:19. Non sono uomini (sic!) che assediano, quindi non vanno tagliati. Gli animali si; gli animali sono uomini che assediano le città. Quelli vanno passati a fil di spada, come le donne, i vecchi e i bambini. Quando cerca di spiegare l’amore di Dio per gli animali, la cara signora, mi ricorda noi comunisti quando negli anni 50’ cercavamo di giustificare Stalin, spiegando, in sezione, la giustezza dei processi nel periodo del terrore. Ci sono cose sommamente ridicole come giustificare Stalin o un Dio che si bea del macello continuo, immane, tremendo che avviene nel suo tempio. Le citazioni che usa la D’Aguì per provare l’amore di Jahvè per gli animali – come vendere i calzini bucati per nuovi – riguardano quello che dicono i profeti in merito agli olocausti.
Isaia, Geremia, Osea urlano al popolo di Israele che il Signore Dio degli Eserciti non vuole olocausti, che è stanco di sangue e che desidera solo la purezza del cuore: Isaia 1: 11-20; Geremia 7: 21-23; Osea 6: 5-6, 8: 13 . I profeti gridano il loro sdegno ma non dicono mai che i sacrifici devono cessare perché sono iniqui. E il Salmo 50 – 1: 23 li contraddice. E L’angelo che rifiuta il capretto di Manoe – in Giudici 12: 15-16 non chiede che non sia sacrificato. Rigetta la carne dell’animale, ma invita a offrire il capretto come olocausto. Quando la D’Aguì si chiede – come se lo chiede A torturandosi – perché Jahvè, il padre amorevole di Gesù, richieda questi orrori, risponde: le ragioni prime ci trascendono (sic!).
In soldoni? la volontà di Dio è imperscrutabile: il resto sono masturbazioni mentali. Ed è buonanotte ai suonatori! Anche la volontà del Caso è imperscrutabile. Ma almeno non deriva da un Dio misericordioso.

Devo dire che si prova un tremendo fastidio davanti alle giustificazioni della capricciosità di Jahvè.
Quando poi la D’Aguì ci propina l’orrore degli animali che morendo sacrificati perdonano e muoiono “lambendo le nostre mani e guardandoci negli occhi pieni d’amore e di fiducia” viene da urlare.
Ho letto di un cacciatore che diceva che l’animale offre con trasporto la propria vita all’uomo. Che si fa impallinare per amore degli umani. Quella é la più grande stronzata (perdoni, Padre, il francesismo) che abbia mai letto in vita mia. La D’Aguì si arrampica sugli specchi quando cerca di venderci un Jahvè amante del vegetarianismo. Viene da sbellicarsi dalle risa a leggerlo. Ci propina Genesi 1: 29-30 per sostenere questa tesi. Un volta lessi quello che Calvino rispondeva al riguardo: lui somministrava, come risposta a Genesi 1: 29-30, Genesi 9: 1-4: mangiate ogni cosa che si muove ma non carne sanguinolenta.
Vorrei chiedere a questa amabile signora – che come A si tortura per assolvere il suo tremendo Dio – se ha letto il Levitico, se ha letto Deuteronomio 14: 3-8, che è un vero trattato di macelleria e se ha letto la tremenda ingiunzione di Genesi 9: 1-3 che ci invita a essere il terrore del non umano.
E poi vorrei chiedere ad A e alla D’Aguì se hanno letto il passo degli Atti che, nell’ambito del cattolicesimo, definisce tutto sul problema animale. Mi riferisco a Atti 10: 9-16.
E’ la sesta ora, Pietro è affamato ed entra in trance. E cosa vede? Vede un lenzuolo bianco che contiene
ogni tipo di animale. Anche i serpenti. E sente una voce (che si suppone ovviamente che sia la voce di Jahvè) che gli dice: “Alzati, massacra e mangia!” Usa il verbo greco τϋσον che significa massacra.
Pietro sorpreso risponde che non vuole mangiare le cose “impure” condannate da Deuteronomio 14: 3-8; Jahvè insiste e ripete tre volte l’ingiunzione, e dice: “Quello che Dio purifica non devi chiamarlo impuro”
A quel punto Pietro, affamatissimo, è pronto a divorarsi anche la nonna.

Sono questi macigni teologici che hanno creato lo sterminio del non-umano.
Ha ragione Scattolon a dire quello che dice. Questo è quello che, teologicamente, passa il convento.
Il cristianesimo è una religione, come lo sono l’Islam e l’ebraismo, eminentemente antropocentrica .
Quando vivevo in America ho sentito bambini di credo evangelico che dicevano che la carne è il pasto del guerriero di Cristo. I macigni teologici li interpreti come vuoi. Molti evangelici Bushiani hanno detto che la devastazione del pianeta è un cosa buona perché avvicina il Secondo Avvento. Il monoteismo ebraico e le sue derivazioni, l’Islam e il cristianesimo, sono stati fatali per il pianeta e le sue specie.
Gli evangelici americani hanno ora prodotto l’ultimo orrore: la Palin che in Alaska spara agli orsi dagli elicotteri. Quando la Palin appare, le masse dei red neck evangelici urlano “Drill, baby, drill!” La invitano a trapanare in Alaska. Se ne fottono della fauna e delle foreste, loro vogliono mantenere il livello di vita che hanno. Va a ramengo il pianeta? E allora? Arriva Gesù a cavalcioni sulle nubi. C’è il Rapture baby!
Tutti in paradiso mentre noi restiamo sulla terra mazziati e cornuti! Ecco dove porta il talebanismo universale. Ha ragione Dawkins: il laicismo va difeso con i denti e le unghie. E anche il non-umano va difeso con i denti e le unghie.

Qualche mese fa la BBC ha mandato in onda un dramma di Frank Cottrel: Processo a Dio.
Un dramma della durata di 90 minuti e di grande intensità. Gli ebrei che attendono di morire gassati ad Auschwitz fanno un processo a Jahvè. Attori bravissimi come Anthony Sher, Rupert Graves e Jack Sheperd fanno parte del cast. A un certo punto del dramma un rabbino, per lungo tempo silenzioso, si alza e attacca Jahvè definendolo un Dio “not good”, cattivo. Gli ebrei si dividono in due gruppi, uno rifiuta l’idea dell’abbandono di Dio; l’altro l’accetta pensando che è un esame terribile, che Javhè sta mettendo il suo popolo alla prova e che essere ebrei significa soffrire. Quello che mi ha colpito è che il rabbino rivisita la storia d’Israele dall’esodo – che avviene intorno al 1250 a C. – e conclude che quello che gli ebrei hanno fatto agli altri popoli ora lo stanno subendo loro. La conclusione finale è che God is not good. Lo ripete più volte il rabbino in questo intenso dramma. Alla fine del processo molti di loro procedono verso le camere a gas pregando. Vorrei vedere un processo degli animali verso il Dio del monoteismo. Nel mio romanzo “L’Assassino Cherubico”, in un senso, ho tentato di far quello.

Quello che mi ha colpito nel Processo a Dio è stato sentire un ebreo che, rigettando Jahvè, cita la famosa vespa parassitica di Darwin. Un cavallo di battaglia dell’ateismo. La vespa parassitica paralizza gli insetti e insedia le sue larve nel corpo disattivato facendole divorare l’insetto mentre è in vita. Come mangiarsi un bue vivo affettandolo un po’ alla volta. E l’ebreo si domanda quello che si chiese Darwin: “Ma che Dio è questo che crea esseri viventi simili a questi?”

Da questo dilemma se ne può uscire solo alla maniera di Shelling che capovolge il sistema teologico monoteista come un calzino. Il filosofo tedesco pensa a una soluzione riguardo l’enigma del male postulando un Dio che, come tutto si sviluppa, si evolve anch’esso.. Pensa a una via che è l’opposto della via del monoteismo classico e del neoplatonismo che pongono la deità all’inizio del processo creativo. Immagina una via discendente che porta a un Dio che non è Essere ma vita temporalizzata. Che è parte del mondo e che si trasforma gradualmente nel mondo. Quindi, non più il Summum Boni , l’Essere onnipotente, eccellentissimo, perfettissimo, intelligentissimo e cosciente che crea i mondi e le cose sapendo di creare i mondi e le cose, ma un Dio che emerge – come l’uomo – dalla notte dell’incoscienza per giungere alla piena coscienza. Un Dio che si trasforma, attraverso un tempestoso tragitto, dal Dio degli Eserciti di Giosuè 6: 21 nel padre misericordioso di Gesù che manda il figlio a morire sulla croce.
Ma i teologi, che hanno ideato la gabbia teologica che soffoca il monoteismo nello spazio angusto dell’immediata coscienza di Dio, non accettano la scappatoia di Shelling e devono, quindi, ammettere che è stato Dio a disegnare l’orrore della vespa parassitica in quanto è stato dal primo istante cosmico, totalmente cosciente. E devono ammettere che è stato Dio – dal momento che è stato dal primo istante cosmico totalmente cosciente – a dare il via alle condizioni che hanno fatto evolvere la vespa parassitica.

Dopo che avevamo assistito alla sanguinolenta e brutale Passion di Gibson gli inglesi ci hanno mostrato un nuovo Gesù. Zeffirelli una volta accusò Gibson di amare smodatamente sangue, massacri e scannamenti al punto che quando era di cattivo umore andava nella sua fattoria a scannare vitelli. Il religiosissimo attore, un autentico taliban protestante appartenente a una setta folle, quando scanna pensa al sogno lucido di Pietro. Alzati e scanna! Se lo dicono le Sacre Scritture perché non posso scannare esseri inermi? si chiede. S’incazza con la moglie e sgozza le povere bestie. Gli inglesi essendo – piaccia o non piaccia – tra i più aperti, con i tedeschi, verso la sofferenza animale hanno prodotto un Gesù atipico. Il Gesù inglese – visto in televisione a Pasqua – quando attacca i mercanti nel tempio libera le colombe e sembra – ripeto, sembra – aborrire i sacrifici cruenti nel tempio. Commuove ma non corrisponde al vero. Sfortunatamente non è così.

Le cose cambiano. Questo è il punto. Un esempio?
Voi tutti sapete con quale violenza la Chiesa d’Inghilterra vittoriana attaccò Darwin perché non poteva concepire che noi discendessimo dalle scimmie. Ma – edulcorata e perdente – la Chiesa d’Inghilterra è composta da gente intelligente. Il suo è un cristianesimo bonario, pacioso e morente ma chi l’amministra è gente non stupida. E giorni fa, davanti all’evidenza scientifica schiacciante, si è messa in ginocchio davanti alla memoria di Darwin e ha chiesto perdono. “ Caro Darwin, scusaci anche se sei morto 126 anni fa…”
Come i cattolici con Galileo. Quando Dawkins ha intervistato il primate della Chiesa d’Inghilterra, Rowan Williams, e gli ha chiesto cosa pensava dell’evoluzionismo, l’Arcivescovo di Canterbury ha risposto che l’idea era plausibile e che lui l’accettava totalmente. Le cose cambiano drammaticamente. Nell’animalismo esistono gruppi marxisti che conoscono perfettamente le tesi di Marx, Engels e Lenin riguardo il vegetarianismo che per loro era robetta da pusillanimi. E sanno molto bene che quando Marx pensava – nel Capitale – alla fuoriuscita dal capitalismo immaginava, per il proletariato redento nel “Regno della Libertà”, che le principali attività più “liberamente scelte” sarebbero state la caccia e la pesca. Per Marx l’animale, come per Gesù, non contava nulla. Era un prodotto destinato all’industria. Era un oggetto, un bene di sfruttamento da utilizzare. Ma ora ci sono marxisti che hanno cambiato radicalmente la loro visione delle cose. E hanno avuto la forza di dire questo va bene e quest’altro non va più bene. E sono all’avanguardia della lotta in difesa del non – umano. Le cose cambiano radicalmente e continuamente, meno quelle tra cattolicesimo e animali.
Quando A, nel suo itinerario doloroso, incontra vari frati e prelati riceve risposte spesso contrastanti.
Qualcuno gli rifila il discorso di Paolo (in Romani 8: 18-23) sulla creazione che sarà libera dalla caducità e freme, anela per la libertà di Dio. A domanda al prete: “Ma questa nuova creazione includerà tutti gli animali che hanno sofferto sulla terra?” Il prete risponde: “No. Quelli andranno nel nulla. Ci sarà una nuova creazione con esseri senzienti nuovi di zecca. Tutto nuovo meno noi umani”.
Siamo al consumismo metafisico.
A sobbalza e pensa ai suoi amati gatti “Una creazione nuova?” E aggiunge “e che ne sarà del cane che il cacciatore di Piacenza ha affogato in un lago?”
“E’ nel nulla” gli risponde il prete.
E questo afferma anche Pietro (2 Pietro 3: 10) nella sua visione apocalittica della fine del mondo.
A lo guarda e dice: “Non è vero. Gesù lo ha raccolto mentre affogava e ora è con lui. E’ stretto nelle sue braccia luminose.” Il prete lo guarda come fosse matto. E pensa: questo non solo è eretico, è pure matto.
A, come K nel processo di Kafka, continua a cercare risposte nel labirinto teologico. Un frate gli dice che gli animali sono stati creati da Dio per scopo alimentare. Un altro prete che “gli animali, non avendo l’anima, sono da considerare al pari degli oggetti, però sarebbe meglio non essere troppo crudeli nell’ucciderli. Altrimenti, se si è troppo crudeli, si rischia di essere paragonati a quei vandali che rompono i vetri delle case con i sassi.(sic!) Ossia: i vetri non devono essere rotti, però stiamo pur sempre parlando di oggetti”. Quando A chiede a un altro prelato “perché il male nel mondo?”
Il sant’uomo spiega: colpa dell’uomo. E A mi molla l’hamburger teologico della caduta.
Eccitatissimo mi spiega che è colpa dell’uomo il male nel mondo.
E io gli chiedo: ma come è possibile che una persona intelligente come te creda a una fandonia del genere?
Ma come è possibile immaginare che il Dio, che secondo i monoteisti è “dietro” o “prima” – le parole sono paurosamente inadeguate per definire ciò che è oltre lo spazio e il tempo – la singolarità del Big Bang, il creatore che lascia le cose essere in quei fatidici tre minuti iniziali che vanno dalla singolarità primiera allo stabilizzarsi dei primi nuclei di materia e di energia, il creatore che in 15 miliardi di anni crea oltre 100 milioni di galassie, un numero strabiliante di stelle e di pianeti (solo nella nostra galassia si contano tra un miliardo e 30 miliardi) , sia il Dio di Giosuè 6: 21?
E come è possibile immaginare che sia responsabilità dell’uomo quello che accade dall’apparire della vita alla venuta dell’uomo? La vita appare 3,5 miliardi di anni fa, l’uomo tra i 2,6 e i 3,6 milioni di anni fa.
Come può l’uomo essere colpevole di tutto quello che è accaduto tra il cambiano e il quaternario?
E’ responsabile il peccato d’Adamo delle estinzioni di massa e degli immani macelli? Una specie assassina indubbiamente siamo, ma responsabili del fatto che il Tiranosaurus Rex divorasse gli altri dinosauri mi sembra un po’ troppo. Prima della venuta dell’essere cavernicolo, che si è evoluto nell’homo sapiens, ci sono state cinque estinzioni di massa nell’ordoviciana, nella devoniana, nella permiana, nel triassico, nel cretacico: quando avvenne l’estinzione dei dinosauri, questi immani massacri come possono essere colpa dell’uomo che ancora non esisteva? L’estinzione dei dinosauri avviene 65 milioni di anni fa mentre l’uomo appare intorno ai 2,6 – 3,6 milioni di anni fa, diventa padrone del fuoco 500.000 anni fa, e del linguaggio – che secondo Heidegger è la casa dell’Essere – 200 mila anni fa: come può essere responsabile del male del mondo? Immaginate una linea di un chilometro che definisce l’universo dal Big Bang fino al nostro tempo.
Ebbene solo gli ultimi 7 centimetri, del chilometro, riguardano gli umani. Come diavolo possiamo essere responsabili dell’orrore del mondo? Da quando siamo arrivati siamo stati indecenti. Orrendi come specie. Ma la responsabilità di quello che è accaduto ce l’hanno il Creatore o il Caso. Fate vobis!

In Svizzera, la Commissione Federale di Etica per l’Ingegneria genetica – non l’associazione per la difesa degli alberi nel mondo – ha decretato una legge che evoca il “principio della dignità di tutte le creature”.
Gli animali devono essere trattati come esseri viventi dotati di sensibilità; e così le piante. Alla domanda se anche le piante hanno un’anima la risposta è stata che non l’hanno ma hanno una loro dignità, e che anche la decapitazione di un fiore di campo, senza un valido motivo, è un violazione di quella dignità. Una pianta ha un ciclo vitale e il suo principio di vita va rispettato. Indignati i catto – taleban hanno gridato il loro sdegno: ma come la Svizzera ammette l’eutanasia e rompe le scatole con le piante?
Ma se io decido di uccidermi è una mia scelta, se decido di tagliare un albero secolare scelgo io, non l’albero.

Quando A, come il protagonista del Castello di Kafka, giunge sotto la grande struttura tetragona che gli chiude le porte, cerca, disperato di trovare la risposta. Nessuno lo ascolta. E lui si domanda: come è possibile che questi santi prelati non provino una minima compassione verso lo strazio animale?
Resta a guardare il grande edificio dominato dai capricciosi signori del Castello ma non perde la fede nel maniero. Guarda in alto dove il Conte West – West dimora. Vive in un maniero fatiscente West – West con i suoi alti funzionari e i segretari, alberga nel Castello decrepito con Sortini, Friedrich, Sordini, Erglander, Bűrgel. Come Ratzinger con la sua Curia e il suo segretario hollywoodiano. I signori del Castello sono anche loro intrappolati in uno space-frame baconiano. A guarda verso l’oscuro maniero – che maniero non è – e si rivolge verso l’unica persona che potrebbe aiutarlo a capire come funziona la tetragona struttura.
Ma Lei non ha tempo di rispondere, Don Luciano. Che grande tristezza che tocchi a un ateo rispondergli leggendogli Qoelet che dice: “ Infatti la sorte degli uomini e delle bestie è la stessa, come muoiono quelli muoiono queste, e il soffio vitale è uno per tutti, e la superiorità dell’uomo sulle bestie è zero. Perché tutt’e due sono vanità. Tutt’e due vanno a finire in un’unica dimora, tutt’ e due sono usciti dalla polvere e nella polvere torneranno” ( Ecclesiaste 3: 19-20)

La massima forma di ybris? Credere che solo la nostra specie sia immortale.
Nulla è immortale. Né Ratzinger, né io, né Lei, né il mio cane Max.

Paolo Ricci