Intervista rilasciata a Oltre la specie su “L’assassino Cherubico”

OLTRE LA SPECIE – MONZA – 30 OTTOBRE 2003
INTERVISTA : L’ASSASSINO CHERUBICO.

Intervistatore: Aldo Sottofattori

Risponde l’autore: Paolo Ricci

SOTTOFATTORI: Come nasce l’AC?

RICCI: Anni fa sono tornato a vivere in Italia dopo una lunga assenza. Mi sono stabilito in Toscana. Nel periodo della caccia ho scoperto che i cacciatori possono sparare ovunque. Un giorno arrivarono ad entrare nel giardino della mia casa, tra i campi. Rimasto sconvolto dalla prepotenza e arroganza di questi individui, e costatando la mancanza di leggi capaci di frenare i massacri, ho cominciato a riflettere sulla violenza perpetrata sui più deboli della terra, gli ultimissimi: gli animali. E mi sono posto una domanda fondamentale: E’ giustificabile la difesa violenta contro l’attacco violento verso i più deboli?

SOTTOFATTORI: Di cosa parla l’AC?

RICCI: Nell’Assassino Cherubino, Federico, il protagonista del romanzo, è colto a un certo momento della sua vita, da una profonda crisi esistenziale scatenatasi a seguito di vicende legate al periodo della caccia e alla morte di inermi animali. Spinto dalla sete di riscatto e di giustizia, e schiacciato dal suo innato dolore compie delle scelte estreme. Le vicende della sua vita ispirano le azioni di un movimento di terrorismo verde, le Brigate Verdi Internazionali, capeggiate dalla carismatica figura di un giovane assetato di giustizia chiamato Oz.

SOTTOFATTORI: Lo scenario storico delle vicende è l’Italia degli anni 90’?

RICCI: Si. La storia, che si dipana alternando monologhi interiori a momenti d’azione, si svolge nell’Italia degli anni 90’. Nel libro cerco di fare un’analisi politica di quel decennio cruciale, che costituisce lo sfondo storico desolante e realistico alle vicende del romanzo. E cerco di aprire, sin dalle prime pagine, una riflessione sull’esistenza, la società, il mondo, il male, la vita, la morte, l’alterità in tutte le sue forme.

SOTTOFATTORI: Il libro è principalmente costruito in forma epistolare?

RICCI: Non solo epistolare. Ho costruito tutto con pagine di diario, lettere, monologhi filosofici e dialoghi tra animali e angeli in stile teatrale, scene di azione – come fossero di fiction cinematografica-. Momenti di narrazione pacata, ironica o eroticamente concitata, si alternano a momenti di riflessione storica e filosofica, per far susseguire le vicende come “work in progress” cercando di trascinare il lettore in una lettura ritmata che – spero – non lasci soste.

SOTTOFATTORI: Le vicende scorrono nella storia, come in un palcoscenico ove appaiono molteplici personaggi?

RICCI: Si. Personaggi drammatici, ironici, grotteschi, mistici, umani, animaleschi, fantastici e angelici. Nel libro cerco di mettere a confronto l’umanità con l’animalità; i grandi interrogativi dell’uomo e degli esseri viventi gettati nel vortice dell’esistenza, della storia e della sofferenza animale e cerco di affrontarli in maniera insolita e – spero – originale attraverso un serrato confronto tra pensiero occidentale ed orientale.

SOTTOFATTORI: E fai una spietata analisi dell’antropocentrismo?

RICCI: Si. Cerco di analizzare l’antropocentrismo e le sue deleterie conseguenze e cerco di trascenderle con l’idea della compassione capace di accogliere e stringere tutti gli esseri senzienti.

SOTTOFATTORI: Nel libro emerge chiara la questione della sofferenza animale e del silenzio delle religioni monoteiste.

RICCI: Spero che emerga chiara la questione della sofferenza animale davanti al silenzio di Dio e all’indifferenza delle religioni monoteiste, e la condanna della cecità umana di fronte al male.

SOTTOFATTORI: E per trasmettere quest’idea utilizzi ironia e dissacrazione….

RICCI: Si, per trasmettere questo messaggio utilizzo – o cerco di utilizzare – la forza dissacratoria, e l’ironia.

SOTTOFATTORI: E lo scopo?

RICCI: Lo scopo è quello di divertire e sorprendere per condurre il lettore verso una conoscenza che sovverta gli stereotipi della nostra cultura e le sovrastrutture che incrostano la mente. La crisi di coscienza di Federico, è la crisi di coscienza dell’uomo occidentale che sta attraversando un’epocale fase di transizione le cui incognite destano molto timore. La ferita interiore del protagonista sanguina sempre, ma questo sangue è il fluido vitale della compassione che è l’unica cosa in grado di alimentare l’armonia del mondo.

SOTTOFATTORI: Chi e’ Federico? Un serial killer o un angelo vendicatore?

RICCI: Per me Federico può essere considerato un serial killer o un vendicatore. Dipende cosa vede il lettore. A me sembrerebbe logico che sia considerato un vendicatore. Ma la normalità trionfante che legge – se legge – lo considererà un folle assassino. Inclusa una maggioranza di animalisti.

Per me é un angelo vendicatore: è il pellegrino dello Spirito che dopo un lungo cammino trova una strana illuminazione interiore. Da qui deriva l’origine e il senso del titolo “L’Assassino Cherubico”, che richiama l’opera seicentesca di Silesius “Il Pellegrino Cherubico”. Il romanzo ha per me un carattere iniziatico e segue il percorso di un’anima verso una tenebroso risveglio e la chiarificazione del proprio dolore. Poi ognuno è libero di giudicare: come davanti a un quadro astratto ogni visitatore dirà la sua…

SOTTOFATTORI: Hai dipinto ritratti di personaggi esistenti?

RICCI: Lo faccio sempre. Nel Frammento – il mio libro preferito – ho ritratto personaggi che sono presenti in sala, incluso te – come tu sai bene – anche nel Gesù Clonato ho fatto la stessa operazione. Federico è un coacervo di varie – e autentiche – personalità. Paolo Ricci, invece, è presente nel libro come una figura umbratile, insignificante.

SOTTOFATTORI: Perché Federico é ossessionato dalla figura del centauro Chirone e dal Cavaliere del Graal?

RICCI: Sono due figure misteriche che richiamano il rifiuto dell’immortalità – come abbandono della hybris umana che sogna di essere eterna – ed evocano un sentimento di sofferenza e ribellione verso il silenzio di Dio, quel cielo muto e plumbeo che ci sovrasta, con il quale Chirone si confronta senza ricevere mai risposta. Il Graal – oltre a essere il simbolo della ricerca eterna di Dio – è il simbolo della ricerca di sé, dell’infinita ricerca dell’anima nel suo percorso esistenziale sulla terra.

Ma nel libro i cavalieri del Graal sono quelli che si perdono nelle foreste e non trovano Dio ma solo la morte.

SOTTOFATTORI: Che ruolo hanno gli animali nel romanzo?

RICCI: Gli animali creano uno sfondo magico al racconto. I loro consessi, i loro dialoghi e incontri con gli angeli Beliel e Azrael – signori dello Scheol e della Morte – aprono la riflessione filosofica che percorre tutto il romanzo, riflessione che riguarda i grandi temi esistenziali: Dio, il male nel mondo, la violenza, la sofferenza animale, il ruolo delle religioni.

SOTTOFATTORI: Gli animali sono un tramite col Divino?

RICCI: Si, sono un tramite con il divino. Come l’Asina di Balaam che vede l’angelo, che il profeta non vede. Attraverso loro è la coscienza che parla, come nei cori della tragedia greca; nel racconto gli animali sono la voce della verità che tesse i fili delle vicende e li commenta con una strana magia.

SOTTOFATTORI: Spiega il concetto di “Oltre”?

RICCI: L’Oltre è la percezione di un orizzonte luminoso che avvolge il cuore nero dell’Essere. Non sappiamo nulla riguardo all’Oltre. Come dice Wittgenstein di certe cose è meglio tacere.

Ma nel reale appaiono spesso dei segni, dei simboli, dei richiami da qualcosa – che oso definire Oltre – che forse c’è o forse non è altro che l’Abisso del Nulla che percepiamo come fondo dell’esistere. La scoperta del Nulla è centrale nella riflessione filosofica di Federico. Il Nulla è la percezione del suo contrario: il mistero della Vita.

SOTTOFATTORI: Che tipo di angeli sono quelli che appaiono nel libro?

RICCI: Gli angeli del libro sono angeli terribili, non sono gli ermafroditi cattolici che ci hanno devastato l’anima. Sono gli angeli che rimasero fuori dalla zuffa tra Lucifero e YHWH. Sono angeli gnostici che provocano gli eventi e detestano Satana e il Demiurgo. Attraverso la loro potenza gli animali parlano. Qualcosa nei territori di ciò che io chiamo Oltre avviene. Federico è uno strumento. Il resto se avete voglia ve lo leggete… Se non avete voglia vi capisco…credetemi…

Una cosa vorrei dire l’unico che ha capito qualcosa sugli angeli é Rilke; lo affermano anche gli angeli del “Frammento in sé.”

SOTTOFATTORI: Schopenhauer e altri filosofi sono spesso citati. Perché?

RICCI: Shopenhauer è tra i rari filosofi che hanno rivendicato il diritto degli animali a non essere considerati meri oggetti. Ed è stato un pensatore che ha condannato la mancata Parola di Dio a riguardo: “Ah…se avessi detto una sola parola!”

SOTTOFATTORI: Questo libro incita alla violenza? e che rapporto c’e’ tra violenza e compassione?

RICCI: Questo libro non incita alla violenza ma vuole indurre a riflettere eticamente sui vari tipi di violenza – e sulla possibilità di giustificare la violenza-; in una delle mie lettere ho scritto : “Giorni fa lessi alcune lettere di pacifisti gandhiani che criticavano gli atti di violenza in difesa degli animali contenuti nel mio libro “L’Assassino Cherubico”. Oggi ho letto una notizia particolare: le organizzazioni Verdi stanno mobilitando forze paramilitari per difendere gli animali. Non credevo a quello che leggevo. Nella CAR la Repubblica Centrale Africana, un gruppo di difesa paramilitare ha attaccato una banda di bracconieri uccidendone uno. Era la prima volta che leggevo di un’azione legale intrapresa per difendere gli animali che si concludeva con la morte di un uomo. Tempo fa Richard Leakey, capo della Wild Life Agency del Kenia aveva organizzato forze paramilitari per difendere gli elefanti, ma non mi risulta che nessuno fu ammazzato. Eric Lindquist dell'”African Rainforest and Rivers Conversation Organization” ha affermato: “delle volte è necessario usare la forza per cambiare le idee della gente!”. Così per mettere fine all’olocausto degli elefanti i paramilitari hanno ucciso un bracconiere. Ho conosciuto uomini che non strapperebbero un fiore dalla terra ma avrebbero combattuto, come partigiani, contro i nazisti. Io appartengo a quel gruppo: considero ogni tipo di violenza un male, con una sola eccezione: la violenza dell’oppresso contro quella dell’oppressore.”

SOTTOFATTORI: Qual e’ il ruolo del monoteismo e delle religioni nella questione della sofferenza animale?

RICCI: I monoteismi hanno posto al centro delle loro cosmologie l’uomo e soltanto l’uomo.

La natura e le cose sono sempre stati un mezzo di sostentamento da manipolare e da sfruttare;

e l’essere umano é diventato il gestore, il guardiano del lager degli altri esseri viventi, nel senso della superiorità della specie. I monoteismi – attraverso l’antropocentrismo e il concetto di anima immortale esclusivamente umana – hanno innescato i presupposti di un etica specista e totalmente contraria ai diritti degli altri esseri senzienti, ridotti al rango di cose senza significato.

Le religioni monoteiste hanno colpe devastanti. Hanno le mani imbrattate di sangue.

SOTTOFATTORI: Questo libro ha fatto arrabbiare i Cristiani?

RICCI: Certo. Li ha fatti imbufalire perché non hanno mai detto una parola sull’oceano di sangue. Mio nonno – attento lettore di Schopenauer – diceva sempre a mia nonna, devotissima cattolica, citando il filosofo: il tuo Dio poteva dire una sola parola e non l’ha detta. E’ meglio che i cristiani la piantino con il Gesù vegetariano, è una cosa ridicola, anzi patetica e fuori da ogni logica.

SOTTOFATTORI: Per molti la parte più esaltante del libro è quella di Pilato ed Elvis Presley, è vero?

RICCI: Si, mi ha divertito scriverlo. Il volto di Pilato appare riflesso in un bacino d’acqua agli animali che chiedono all’angelo della morte informazioni riguardo alla resurrezione del Cristo. Il procuratore spiega a due romani quello che veramente è accaduto e che io non rivelo per correttezza.

SOTTOFATTORI: Qual e’ il ruolo dell’ironia nel romanzo?

RICCI: L’ironia gioca un ruolo fondamentale. Le parti più drammatiche sono sempre intercalate da parti giocose, grottesche e divertenti. Il tragico della vita è spesso tessuto d’ironia, che cerco di usare come strumento letterario, filosofico e catartico. L’episodio della Nana Gargonza – aborrito da amici miei animalisti – precede la conclusione tragica del romanzo. Ed è giusto: tanatos ed eros spesso si confondono. Ma vallo a spiegare ai miei amici…

SOTTOFATTORI: Perché il sesso estremo nel libro?

RICCI: Perché il sesso è parte della normalità, non era mia intenzione creare un eroe animalista – cosa che non mi interessa affatto – e fare apparire sulla scena del mondo un Vietcong animalista.

Federico è un uomo normale che si rende conto dell’orrore del mondo e agisce di conseguenza, come moltissimi vogliono agire ma non hanno la forza di farlo. L’idea di un eroe immacolato mi dà un senso di nausea: preferisco gli antieroi. Un eroe animalista poi è roba da puro orrore: cinque milioni di vegetariani – oltre a milioni di potenziali vegetariani – sono proni davanti a 730.000 cacciatori: che c’è di eroico in tutto questo? Federico è un povero Cristo – come me – che esperimenta la violenza inaudita dei cacciatori e agisce di conseguenza. E non appartiene a nessuna organizzazione. Lo avrebbero fermato.

SOTTOFATTORI: Perché l’Italietta degli anni 90’ come sfondo storico?

RICCI: Perché le vicende si dipanano in quegli anni sono comiche; la politica italiana è assurda e comica. Politica, vuoto televisivo e nichilismo “familista” fanno da sfondo alla vita di Federico, che si sente inabissare nell’Italietta ma riesce a sopravvivere analizzando sarcasticamente le vicende e i personaggi dell’era berlusconiana. Non sapete cosa significhi arrivare dall’America in Italia, dopo 5 anni, e trovarsi sullo schermo Fede, Sgarbi, Ferrara, Biondi e compagnia. E’ qualcosa di straziante.

SOTTOFATTORI: Il discorso politico è quello di un Marxista ?

RICCI: Quello di un marxista che assorbe e interiorizza il crollo del comunismo.

SOTTOFATTORI: Perché l’insistenza su Heidegger e Severino?

RICCI: Perché Heidegger è fondamentale nell’analisi del rapporto tra l’uomo e le cose e Severino è basilare per la visione sconvolgente dell’eternità delle cose. Sono filosofi fondamentali.

SOTTOFATTORI: E i terroristi?

RICCI: Sono coloro che inevitabilmente verranno se lo scempio continuerà. Ricordate “l’Esercito delle 12 scimmie”? Dietro la facciata nevrotica, patetica e buffonesca dell’animalismo locale qualcosa di terribile si agita. Se continua l’orrore, la coscienza lo rifiuterà. La coscienza di una grande minoranza si ribellerà ai vitelli scannati. A un certo punto non potrà più accettare l’orrore e ne vedremo delle belle…. I terroristi del libro hanno abbandonato le chiacchiere e agiscono.

E colpiscono bersagli precisi. Sadici massacratori. A differenza delle Brigate Rosse sono precisi nelle loro scelte. Poca basilare teoria e poco blà blà blà ideologico…

SOTTOFATTORI: Lo auspichi?

RICCI: No….mi fa paura… ma lo vedo…e verrà dal Nord….qui la cialtroneria è omnipervasiva…e ci vogliono le palle! Mi sorprese Veltroni quando una volte disse che si meravigliava che la fame nel mondo non avesse generato il terrorismo. Mi meraviglio anche io. Altro che Bin Laden e il suo messaggio antropocentrico – oscurantistico…. Stesso discorso con il problema animale, se non cesserà l’orrore qualcosa di devastante accadrà…

SOTTOFATTORI: Quale filo rosso lega i tre romanzi “L’Assassino Cherubino”, “Il Frammento in sé” e “Il Gesù Clonato e L’Anticristo Vegetariano”? e i tre personaggi principali: Federico, Zeno e Mosul?

RICCI: Un messaggio univoco: il rispetto per tutti gli esseri senzienti e anche per l’inanimato, come rispetto delle cose, rispetto dell’Alterità nella sua Totalità. Molto di questo messaggio deriva da antiche religioni …pensiamo al Jainismo o al Buddhismo.

SOTTOFATTORI: Qual è il destino di questo libro?

RICCI: Un cassetto polveroso….