Romanzi: Il Frammento in se’
Prologo
Due cose mi hanno segnato la vita e hanno marchiato come un ferro rovente la mia anima: Luigino Antinori che mi condusse in un mattatoio, dove lavorava suo zio, e la storia della Conferenza di Wannsee.
Avevo 17 anni quando Luigino, che voleva essere un brigatista a tutti i costi, mi portò nel mattatoio. Vidi gli occhi delle bestie, il loro terrore, le vidi crollare sotto i colpi ed essere squartate ancora calde e provai la vergogna di essere uomo. Non toccai più carne per il resto della vita.
Scoprii in quel luogo immondo che appartenevo ad una specie assassina e mai più mi ripresi.
Fu mia madre che mi fece leggere, quando avevo ventuno anni, un estratto della conferenza di Wannsee, e quello che lessi mi fece un effetto tremendo.
Da quel giorno, nella mia testa hanno danzato Heydrich, Eichmann, Muller, Leibbradt, Stuckart, Lange, Freisler e tutti gli altri assassini e i patetici vigliacchi che presero parte al simposio cadaverico.
Quello che sono diventato lo devo in gran parte alle memorie di Martin Luther. Nome strano per un assassino. Nel mio cranio, ogni giorno, hanno danzato quelle marionette demoniche.
Era il 29 di gennaio del 1942 quando i nazisti scelsero l’Olocausto come soluzione e in novanta minuti decisero tutto: “Quello che facciamo è orrendo ma la storia ci giustificherà”, si dissero: Gengis Khan avrà pensato le stesse cose.
Il mio lavoro e la mia vita sono, in effetti, una reazione all’oscenità della Conferenza di Wannsee.
In quel luogo, tanto desiderato da Heydrich che voleva farne la sua casa, Eichmann organizzò una
perfetta riunione, una specie di macabro “party” con abbondanza di vini e prelibati spuntini.
In quella magione, un gruppo di assassini e di vigliacchi ha deciso la soluzione finale, lo sterminio del popolo ebreo. Durante quella conferenza Eichmann ha spiegato, con gran precisione, che si potevano eliminare 25.000 ebrei l’ora, 60.000 in un giorno, 21.900.000 in un anno.
E mentre diceva queste cose, alcuni dei presenti, approvavano con entusiasmo, altri invece esprimevano stupore e meraviglia. Quello che mi colpiva era la stupefacente assuefazione al male, l’accettazione dell’orrore da parte di Otto Hofmann e Friedrich Wilhelm Kritzinger che erano rimasti sbigottiti dalle proposte di Heydrich. Se ne stavano tutti lì a fumare sigari, bevendo vino del Rheinland, e parlavano della distruzione di un popolo intero. Leggevo sbigottito. Poi mia madre mi spiegò che molti di questi uomini erano morti nel loro letto confortati dai loro cari, e che per alcuni dei presenti la punizione era stata molto blanda. Rimasi sbalordito dalla stupidità e superficialità degli alleati che avrebbero dovuto giustiziare senza scrupoli tutti i partecipanti. Un giorno vidi il filmato del processo di Eichmann, vidi l’architetto dell’Olocausto, con il suo strambo tic nella gabbia di vetro, spolverare il tavolo con un fazzoletto, sistemare ordinatamente i suoi documenti e alzarsi ossequiosamente per rispondere alla pubblica accusa e rimasi sconvolto.
Un’altra volta vidi un documentario sulla morte di Heydrich, ferito a morte nel villaggio di Lidice da tre partigiani cechi. Il suo volto e i suoi gelidi occhi mi fecero un’impressione terribile.
Mi colpì il funerale cupo, teutonico, e la sproporzionata reazione alla sua morte.
Ricordavo con quale maestria aveva condotto il dibattito sulla soluzione finale a Wannsee e come era stato capace di far accettare l’idea di quell’inaudito orrore a uomini come Kritzinger che inizialmente non volevano accettare la soluzione finale. Certo, pensai, c’era una possibilità per non approvare quell’abominio: morire. Ma quegli uomini non volevano morire. Qualcuno avrebbe potuto estrarre una pistola e far fuoco su Heydrich, Heichmann e gli altri SS. Ma quegli uomini non volevano morire. Volevano vivere ad ogni costo. L’ultimo di loro morì nel 1987: Gerhardt Klopfer.
Ricordavo il mostruoso dibattito sull’abominio svilupparsi su una serie di possibilità: l’espulsione di massa, la sterilizzazione totale o la soluzione finale.
Mia madre mi raccontò del fascino spaventoso di Hitler, del suo eccezionale carisma.
Un popolo soggetto ad un demone, mi spiegava, e anche Heydrich era un arcidiavolo suadente ed educato.
Mio padre, fervente cattolico, disapprovava le lezioni di mia madre, perché era rimasta in lui una traccia di ostilità pacelliana verso gli ebrei: l’idea del deicidio resta sempre nell’anima di alcuni cattolici.
I partecipanti alla conferenza di Wannsee possono essere divisi in tre gruppi, da una parte gli SS convinti della soluzione finale: Reinhard Heydrich, Adolf Eichmann, Heinrich Muller, Eberhard Schongarth. Da un’altra gli entusiasti della soluzione finale: Gerhard Klopfer, l’uomo di Bormann, Joseph Buhler, Roland Freisler, Erich Neumann, Georg Leibbradt, Alfred Meyer e Martin Luther che trascrive le minute che vengono trovate nel ministero degli esteri nel 1944.
In ultimo coloro che sconvolti finiscono per accettare passivamente la soluzione: Wilhelm Stuckhart, il padre della legge di Nuremberg, il signore dei bizantinismi codificati sui matrimoni misti, il maggiore delle SS Rudolf Lange, che descrive l’orrore per le fucilazioni degli ebrei di Riga, il tenente generale
Otto Hofmann che rimane sbalordito davanti al piano delle camere a gas, e Friedrich Wilhelm Kritzinger, l’unico che cerca di frenare la decisione, e finisce, vergognosamente con l’accettarla.
Chi dirige la conferenza è Heydrich, il guerriero ariano per eccellenza, definito da Carl Jacob Burckhardt: “un giovane malefico dio della morte” un uomo preciso,elegante, spietato, considerato da molti come l’uomo che avrebbe dovuto succedere a Hitler.
Nel descrivere Heydrich, Joachim C. Fest scrisse, nel “ Volto del Terzo Reich”: “l’idea tradizionale del male, che è collegata ai concetti di possessione da parte di spiriti, da incontrollabili scatti di ira, e un legame con gli istinti tenebrosi, si infrange davanti alla trasparenza sobria di un tipo del genere. Così il concetto di demonico che ha toni metafisici inadeguati per la concezione risoluta, realistica del potere in questo fenomeno totalmente secolarizzato.”
Ma colui che pianifica l’Olocausto ha una macchia indelebile nel suo DNA ariano: un padre ebreo.
Per questo vive nella luce del costante ricatto dei potentati nazisti.
Bormann e Himmler hanno una documentazione particolareggiata sulla genealogia di Heydrich.
Suo padre, Bruno Richard Heydrich, era un ottimo musicista fondatore del Conservatorio di Halle ma il suo vero nome era Suss.
Il generale delle SS è segnato da questo segreto che lo sprofonda in continue depressioni e aleggia come un ombra sulla sua persona: un autentico veleno che lo deprime e lo abbatte.
Unica difesa: i documenti segreti che accumula sulla gerarchia nazista: la genealogia di Himmler,
inficiata da sangue ebreo, gli amori di Goebbels, la depravazione e corruzione di Goering.
Questa danza infernale si è svolta nel mio cranio con regolare continuità.
Cosa è accaduto a coloro che progettarono o accettarono la soluzione finale?
Reinhard Heydrich morì ucciso dai partigiani cechi, Adolf Eichmann fu impiccato dagli israeliani nel 1962, Eberhard Schongarth fu giustiziato nel 1946, Joseph Buhler nel 1948, Wilhelm Stuckart morì per un accidente nel 1953, Roland Freisler durante un bombardamento aereo su Berlino nel 1945, Rudolf Lange cadde a Poznam durante una battaglia, nel 1945, Alfred Meyer si suicidò nello stesso anno.
E fu l’unico gesto coerente di questi sterminatori.
Gli altri morirono in modo non violento: Erich Neumann nel 1948, Otto Hofmann, dopo una brillante carriera da impiegato, nel 1982, Gerhard Klopfer, divenuto un esperto di evasione fiscale, nel 1987, Leibbrandt, dopo una carriera in un istituto di cultura americano a Monaco, nel 1982, Martin Luther, nel 1944, per un colpo apoplettico, dopo aver tentato, invano, di ostacolare l’ascesa di von Ribbentrop, Friedrich Wilhelm Kritzinger, nel 1947, forse per la vergogna di Wannsee.
Rimane Heinrich Muller.
Heinrich Muller l’ho braccato ed ucciso io, nel 1987, nella città guatemalteca di Antigua, nel Calle Ancha de los Herreros, vicino alla Colonia Candelaria.
*****
Il sogno ricorrente è questo: sono in una magione simile a quella di Wansee, c’è un macaco, forse un babbuino, che salta rovesciando i mobili, facendo cadere specchi, distruggendo poltrone.
Dalla finestra intravedo una gazzella che corre verso la notte.
Il sogno cambia: vedo Luigino Antinori che versa un sacco di farina nella tempesta, almeno così mi sembra, dalla parte più alta della Sacra di San Michele, che è situata non lontano da Torino, ma che non c’entra niente con Wannsee. Il sogno non riesco ad interpretarlo.
Il babbuino parla ed indica la notte. Non capisco le sue parole.
Ha occhi di profonda misericordia ma un istinto selvaggiamente distruttivo.
Il sogno origina dalla mia infanzia: quando ero bambino vidi un’illustrazione in un libro di mia madre:
“Psicologia e Alchimia” di Gustav Jung. L’illustrazione era presa dallo “Speculum Humanae Salvationis”. Nel disegno un uomo, che penso sia Mercurio, sta dando da mangiare qualcosa ad un drago – uccello e allo stesso tempo accarezza una scimmia – demone, aggrappata ad una colonna, con un naso lungo simile a quello di Pinocchio, e uno sguardo grottesco e strabico.
Mi colpì molto quell’illustrazione del XIV secolo che si trova oggi nella Biblioteca Nazionale di Parigi.
Più tardi lessi il libro di Jung e cercai di capire meglio il mio sogno.
Jung scrive che il motivo onirico della scimmia trova una delle sue spiegazioni in relazione al quadrato del Mandala. Nel centro del quadrato originario è spesso raffigurato il gibbone (ovvero la scimmia). Esso assomigliando all’uomo lo avvicina alle sue origini più ancestrali. Questo animale esprime, infatti, quella parte della psiche che giunge fino al sub-umano. Ma nella simbologia antica, la scimmia, raffigurata come il cinocefalo Thoth-Ermete, è anche simile alla Divinità, ed esprime quella parte dell’inconscio che sovrasta la coscienza. Per Jung la psiche umana ha dei piani che giacciono sotto la coscienza, ed altri che la sovrastano. La coscienza è circondata dalla psiche inconscia come un’isola in un oceano. Nella simbologia alchemica, la scimmia associata alla figura di Mercurio, come “simia Dei” diabolica, diventa simbolo di trasformazione o trasmutazione, e per analogia simboleggia il movimento tra i livelli superiori e inferiori della coscienza, che si attua dal basso all’alto, dall’infantile animale arcaico all’ “Homo maximus” mistico, ed è legata, secondo la psicologia, ai riti di rinnovamento.
La scimmia richiama il lato infantile e arcaico della coscienza, verso quelle strutture psichiche innate, che sono il deposito di tutte le vite ancestrali e che si diramano verso l’animalità; da ciò – spiega Jung – deriva il simbolismo archetipo dell’animale, e la presa di coscienza della nostra animalità profonda.
A questo proposito scrive Jung: “Si tratta dei tentativi di eliminare il distacco della coscienza dall’inconscio che è la vera e propria fonte di vita, e di provocare la riunione dell’individuo con i fondamenti delle disposizioni ereditarie, istintive…E’ vero che l’autonomia e l’autarchia della coscienza sono qualità senza le quali questa non si potrebbe produrre; ma esse rappresentano anche un pericolo di isolamento e di inaridimento, poiché determinando il distacco dall’inconscio, producono un’insopportabile estraneità ai propri istinti”.
La scimmia dunque è il simbolo del nostro lato oscuro, dionisiaco, uno stato interiore che ricongiunge la nostra coscienza ai suoi livelli più ancestrali, all’origine, e per questo è posta al centro delle mandala nelle antiche figurazioni. Dice ancora Jung, citando Nietzsche: “Dioniso significa la dissoluzione appassionata di ogni particolarità umana, nella divinità animale dell’anima primordiale – un’esperienza benefica e terribile, alla quale un’umanità ben protetta crede di essere scampata, fino al momento che le riesce di scatenare una nuova orgia di sangue, della quale poi a loro volta tutti i benintenzionati si meravigliano, dandone la colpa al capitalismo, all’industria bellica, agli ebrei, alla massoneria…” .
Il fondo oscuro, la scimmia che è in noi, può generare, se incontrollato, orge di sangue e sopraffazione.
Ma dice Jung, interpretando un sogno, che il riconoscimento della scimmia significa anche illuminazione: “Tutto deve venir retto dalla luce” ed intende probabilmente la luce della coscienza,
l’ “illuminatio vera”, onestamente acquisita. I fondi oscuri dell’inconscio non devono essere negati per ignoranza o raziocinio e neanche liquidati con razionalizzazioni pseudoscientifiche.
Cosa significa riconoscere la scimmia?
Attuare un processo di conoscenza, che scatena l’emergere dei lati inconsci e li controlla?
La scimmia, va forse intesa come simbolo di distruzione e di riconciliazione allo stesso tempo?
Secondo il Talmud, è l’unico animale che apparendo nel sogno, è di cattivo auspicio. Per gli antichi lottare con una scimmia e soccombere era un presagio fatale. Se la scimmia vince sei fottuto. Ma se sei tu a batterla, allora, significa che un malato guarirà.
Nerone la vide in un sogno: la testa del suo cavallo si trasformò in quella di una scimmia.
E Svetonio spiegò che la fine era giunta.
Le legioni del Reno avevano distrutto Vindex a Vesontio e Tigellino era malato a letto.
Il 9 di giugno, la daga del suo segretario gli avrebbe trapassato il collo.
Nella tradizione popolare la scimmia, che si manifesta nel sogno in casa, è presagio di fastidi.
Per Freud non si scappa: è simbolo di lussuria e di sessualità sfrenata.
Sulla tomba di Tuntankamon c’è un babbuino accovacciato.
Sapevo che l’amadriade, con un fallo eretto e con un disco d’oro sulla testa, era stato adorato, come un essere divino, in Egitto. In quella terra, il dio Thot, era ambasciatore degli dei e guida delle anime nell’Oltre. Era simbolo di conoscenza, era lo scriba che trascriveva le parole sacre del Creatore, Ptah,
era colui che annotava il giudizio di Anubi, quando l’anima veniva pesata nel giorno del giudizio.
Ma la mia scimmia assomiglia più al Dio Baba, litigioso e violento che al dio Thot.
Nell’aldilà esistevano scimmie buone e malvagie; quelle malefiche catturavano le anime con delle reti.
Sapevo che nell’arte cristiana la scimmia rappresentava lussuria sfrenata, lascivia e i peccati capitali;
e che incatenata era il simbolo di Satana prigioniero.
Nell’induismo la scimmia per antonomasia è Hanuman eroe del Ramayana.
Le donne indù abbracciano nude la sua statua per diventare fertili.
La scimmia è nei tempi d’Oriente simbolo di una saggezza che trascende la futile conoscenza umana.
Ma perché questa scimmia mi agita i sogni?
La scimmia rappresenta forse l’inconscio con le sue monumentali contraddizioni?
Nel buddismo tibetano la scimmia è simbolo della coscienza che salta impazzita da un oggetto all’altro,
ed è ciò che la meditazione deve radicalmente controllare.
Se la mente domina la scimmia impazzita, che salta furiosa nel cranio, la liberazione è vicina.
Ma il mito si contraddice sempre: una volta è nero, un istante dopo è bianco, e la scimmia diventa il compagno di viaggio di Hsiuan Tsang nella ricerca dei libri sacri del Buddismo.
E cosa significa la compassione negli occhi del babbuino del sogno?
I tibetani credevano che Tara e Avalokiteshvara si incarnarono, dopo il diluvio, in una scimmia e in un demone. Dicevano che dalla loro unione nacquero gli uomini che persero lentamente i peli e la coda.
Entrambe queste divinità sono personificazioni della compassione infinita.
E fu una passione sfrenata che unì questi dei misericordiosi: la scimmia compassionevole Tara si diede per amore al demone Avalokiteshvara.
Gli uomini originarono da quegli amplessi.
Ma a che serve questa ricerca?
Il babbuino salta felice nei miei sogni ed io lo seguo affascinato.
Le conversioni onirico – architettoniche del messaggio mi sfuggono completamente.
Non capisco la presenza di Antinori e di Salvatore; ma con i sogni è meglio non insistere.
I sogni seguono una loro logica che spesso si rivela per noi incomprensibile.
Ma perché questa scimmia salta e devasta la magione di Wannsee nel mio sogno?
Perché Wannsee? E perché alla fine del sogno, uscendo dalla magione di Wannsee, incontro sempre Salvatore che mi farfuglia qualcosa, in napoletano, sull’eternità?
E perché Salvatore si apre il petto e mi mostra il cuore, e pare che dica:
“Può vedé o core mio? ‘a dinto ce sta l’eternità…..” Puoi vedere il mio cuore? Dentro c’è l’eternità.
Ma dice altro, molto di più, ma io non ricordo.
Che c’entrano Salvatore e Napoli con l’eternità?
E che dice Salvatore oltre a quelle parole che più tardi sono riuscito ad interpretare?
Malgrado tutto questo il sogno mi rimane ancora incomprensibile.
Che c’entra Antinori? Proprio lui che disperato per il fatto che la rivoluzione mai giungeva (e sembra che mai giunga), si era sistemato i manichini di Lenin e Robespierre in una stanza, e ci conversava allegramente come l’eroe di Psycho nel film di Hitchcock.
Che c’entra il sacco di farina che Luigino rovescia nella bufera dalla parte alta della Sacra di San Michele? E perché la Sacra?
La struttura romanica l’avevo vista per la prima volta a dieci anni e un bambino, Gesualdo Torridi, che mi accompagnava durante una gita con mio padre, mi aveva spiegato che era abitata da demoni.
Ed io gli credetti perché vidi la lingua del diavolo che si snodava in un percorso labirintico.
Gesualdo Torrieri era un giovane effeminato che morì giovanissimo dopo essersi prostituito per la droga. Fu lui che m’introdusse alle gioie del sesso indossando gli abiti da sera di mia madre. Sembrava una donna perfetta. Fu lui che nel grande armadio mi fece conoscere, per primo, il piacere dell’orgasmo. E se c’era una cosa alla quale non era in grado di resistere era il vestito nero con il grande spacco laterale di mia madre. Con una parrucca bionda platinata Gesualdo ricordava la Monroe.
Quando mio padre scoprì la cosa mi ammazzò di botte e mi diede del depravato.
Ma mia madre, invece rise dell’infantile rapporto: sarà stato Jung ad aprirle il cervello.
Dopo il mio amplesso proibito, mia madre cominciò a scrivere un libro sulle “Conversazioni Angeliche” di John Dee intitolato “The Demonic Messages” : i messaggi demonici.
Ed anche quella storia mi fece un effetto tremendo e ispirarono nel sogno ricorrente le parole di Salvatore Gargiulo, che molto più tardi lasciò amante, moglie e famiglia per vivere con Gesualdo che era diventato, nel frattempo, Marianna.
Fu uno scandalo da soap opera brasiliana. Ma Gesualdo – Marianna era di una bellezza terribile ed era facile soccombere.
*****
Una sera mia madre, Eugenio, il mio futuro professore di filosofia, e mio padre discutevano animatamente sulle conversazioni angeliche di John Dee, il filosofo mago di Elisabetta I.
John Dee, il famoso “Conjuror”, aveva utilizzato un medium, uno “Skryer”, Edward Kelley, per comunicare con entità angeliche e penetrare l’arcana essenza delle cose.
Se non ci si arriva con la conoscenza limitata e scientifica del tempo – pensava il mago- gli angeli saranno più accurati e utili dei mortali per aprire fessure nell’Oltre. Essi conoscono l’essenza arcana delle cose – rifletteva – ma il problema è come comunicare con loro.
I messaggi che arrivarono da queste entità, evocate attraverso la sfera di cristallo, erano esorbitanti, magnifici, confusi, incoerenti e apocalittici.
Mio padre, da buon cattolico, decise “tout court” che l’entità che apparivano a Kelley erano demoniche.
Eugenio, invece, sosteneva che il medium si era inventato tutto, fino a fottersi la moglie di Dee con il pretesto di un’ingiunzione angelica.
Mia madre era convinta dell’autenticità dei messaggi, che secondo lei – come aveva scritto nel suo
libro – provenivano da un “nether world”, un arcipelago “limbico” situato oltre il bene e il male; una regione che appartiene all’inconscio collettivo e ai reami ctoni. Insomma: nulla di angelico o di demonico ma qualcosa d’incontrollabile proveniente da un’altra dimensione che s’incrocia con la nostra ed è raggiungibile attraverso la psiche umana.
Mia madre diceva che per quelle entità valeva la logica delle particelle subatomiche, che non sono soggette alla legge di causalità e che un medium è un’antenna verso quel mondo che non conosce la logica dello spazio – tempo, perché con questa dimensione non ha nulla a che fare.
Tutto molto interessante: e per spiegare questa tesi mia madre aveva descritto la teoria surreale delle apparizioni con grande energia e verve.
Il racconto era così affascinante che me ne stavo con la bocca spalancata ad ascoltare, mentre Eugenio dall’alto del suo ateismo misticheggiante sorrideva compiaciuto.
La convinzione di mia madre derivava dal fatto che Edward Kelley era rimasto fisicamente segnato dall’esperienza ed aveva messo più volte in guardia Dee cercando di convincerlo che si trattava di entità diaboliche “sub specie angelica”. Insomma lupi coperti dalle pelli di agnelli.
L’ambiente dove le entità si manifestavano era intriso di religiosità, perché John Dee, timoroso di contatti infernali, si voleva assicurare della santità degli angeli.
Per queste entità – spiegava mia madre – le apparenze erano come i vestiti indossati da una bella donna; solo che, in questo caso, non si trattava di vestiti, ma di corpi illusori e mendaci.
Una volta Madimi, uno spirito già presente negli scritti di Agricola, era apparso come una fanciulletta gioviale e saltellante, una specie di Vispa Teresa, un’altra volta come uno spirito amoroso, un’autentica mignotta apocalittica ricolma di astio e lussuria. Madimi si era cambiato più volte l’apparenza – vestito.
Inoltre, questi spiriti continuavano a trasmettere lettere ed informazioni sulla lingua Enochiana, un idioma altamente improbabile, la lingua del vetusto patriarca assunto in cielo e divenuto l’angelo Metatron. Insomma, per dirlo con chiarezza: una lingua inventata di sana pianta.
Nel 1553 Guillame Postel aveva parlato di un prete etiopico che gli aveva descritto questo strano linguaggio. Ma in verità questa lingua era inesistente e i presupposti delle comunicazioni erano, quindi, mendaci.
Malgrado questo, secondo mia madre, i messaggi erano veri. Infatti sembravano estratti e pescati, se così si può dire, dal serbatoio collettivo della psiche umana inconscia che è ricolma di credenze illusorie e chimere. In essenza: se si sbagliavano gli uomini sull’arcana natura delle cose, queste entità si confondevano anche loro e sembravano avere la saggezza limitata degli elfi e delle fate.
Una saggezza confusionale capace di grande intuizione e visioni precise, ma anche capace di predizioni apocalittiche inesatte e spesso profondamente errate. Come se scrutando nel deposito inconscio dei sogni umani il loro sapere venisse contaminato.
Mia madre, quando descriveva le apparizioni, faceva procedere le entità in un pittoresco, colorito carosello.
Appariva Uriel che prendeva a frustrate lo spirito malvagio Lundrumguffa e invitava Dee ad esorcizzare con lo zolfo la bestia metafisica, che era apparsa con un mantello di porpora e una corona d’oro sulla testa. E dopo averla massacrata di botte diceva: “Là! Così i malvagi vennero scudisciati…”
Michele si manifestava con il “Tavolo della Pratica” che richiedeva una trascrizione elaborata e faticosa. Re Camara si mostrava con una sbarra nera e rossa ed offriva un uovo luminoso.
Raffaele, che si chiamava “Medicina Dei”, faceva apparire un albero con dei frutti meravigliosi.
In un’altra occasione, si manifestava, nella sfera di cristallo, come un giovane con un agnello che gli leccava il volto, e consegnava a Kelley un libro coperto da foglie d’oro e scritto col sangue.
“Medicina Dei” apparve il 28 marzo del 1583 e annunciò che “le armi sono minute ma la conquista sarà grande.” Una delle tante profezie errate, considerando i futuri disastri di Dee.
Quello stesso giorno una spada fuoriuscì dalla sfera di cristallo e colpì Kelley in testa.
Il 9 aprile di quell’anno, un’ombra, che si faceva chiamare il Macedone, si materializzò nella casa di Dee, con un cappello che indicava il suo stato di caduta e d’impurità.
Poco dopo giunse il mio spirito favorito: El.
Apparì dalla sfera di cristallo vestito da buffone di corte, chiedendo a Kelley:
“Will you see my heart ?” Puoi vedere il mio cuore?
E spalancò il proprio corpo mostrando il suo nome, El, scritto sul cuore.
Fu sicuramente questa storia affascinante che provocò il sogno ricorrente con Salvatore Gargiulo.
El promise, attraverso lo Skryer, di consegnare a Dee il “Libro di Enoch”, dettò il misterioso “Libro di Soyga”, scritto in un alfabeto arcano, e parlò anche del tesoro di un re danese che stava emergendo dalla terra.
Fu in quei giorni che due spiriti operai, con i capelli lunghi ed unti, manifestandosi, attaccarono Kelley con due pale. Le apparizioni proletarie lasciarono segni come stigmate sulle braccia dello Skryer.
Sempre nel linguaggio stupendo del periodo di Shakespeare, gli spiriti informarono Dee e il suo medium che “mogli maledette e diavolacci sono pessima compagnia.”
E ci presero in pieno.
Il 5 maggio Dee trascrisse le lettere sacre, che gli venivano mostrate dagli spiriti, nell’alfabeto di Enoch.
Subito dopo Kelley ebbe una visione sbalorditiva e vide quello che sarebbe accaduto nel 1587 e nel 1588: la decapitazione di Maria Stuarda e il veleggiare della Grande Armada verso le coste dell’Inghilterra.
Nel susseguirsi di strambe ed autentiche profezie, si manifestarono spiriti che misero in guardia Dee sulla mendacia dell’intera operazione: “Cosa penosa è quando il saggio s’illude. Tutto quello che è fatto è menzogna!”
Nel maggio 1583 si fece viva, per la prima volta Madimi. Uno spirito – fanciulla che si manifestò allegro e saltellante. Uscito dalla sfera di cristallo, ballonzolò tra cumuli di libri.
“Non mi trovi bella? Posso giocare nella tua casa?” Chiedeva.
Madimi, un’entità conosciuta da Cornelio Agrippa, sfoderò una genealogia reale che la faceva risalire ad Edoardo IV, il re della “Guerra delle Rose”, che ascese al trono nell’anno 1461.
Il 3 giugno apparve Murifri, vestito da contadino, tutto in rosso, con calze delle stesso colore; e l’umore era apocalittico: “L’inferno è stanco della terra. Il figlio delle tenebre pretende ciò che gli è dovuto per diritto; e giacché tutto è stato preparato e a tutto è stato provveduto, egli desidera stabilire il proprio regno.” Ed ancora: “Il mondo è stanco. La terra è malata, è mortalmente inferma. Le acque piangono, non hanno sufficiente umidità per calmare la propria pena.”
Il 14 giugno spuntò Galvah, una vecchia con sottoveste, corpetto rosso e con capelli gialli pettinati alla moda scozzese, che annunciò grandi ostacoli invitando Dee a resistere alle contrarietà, aggiungendo:
“Gli angeli non sono emissari credibili e non vanno necessariamente creduti. Possono essere corrotti, incoerenti e inconsistenti. Alcuni sono caduti. Altri sono demoni mascherati da angeli. Gli uomini possono essere redenti dal male, ma non gli angeli.”
In “nuce” l’entità metteva in guardia Dee dell’estrema pericolosità dell’operazione, offuscata da confusione e mendacia, e forse edificata su presupposti infernali.
Alla fine della manifestazione l’entità produsse da una fantasmagoria di scintille – come se un martello battesse un ferro rovente – una teoria di scorpioni, draghi, rettili. E Dee, a quel punto, dubitò di aver a che fare con gli angeli del Signore.
Dopo alcuni giorni un’entità chiamata Jubanladaech apparve nella sfera e disse: “Gli ebrei assaggeranno la croce, e con la croce dominerà i saraceni e stabilirà un’unica fede”.
E si riferiva al Principe Laski: una notevole balla seguita da un’altra ancora più eclatante:
“Il secondo avvento non è lontano e sarà magnifico…” Eccoci di nuovo con Gesù che ritorna.
Prova evidente che gli angeli erano – e sono – anche loro in uno stato confusionale.
Oppure spudoratamente mentivano e mentono.
Jubanladaech, dopo le micidiali sparate, si dissolse come una scintilla che affondò in una tavola: surrealiste queste entità! Altro che Magritte o Dalì!
Nell’ottobre del 1583 apparve Nalvage che assunse la fisionomia di Edoardo VI, il re bambino.
Poi fu il turno di Madimi che si manifestò come una ragazza vestita di bianco: l’entità aveva abbandonato i giochi infantili, il presente si era fatto più serio, e lussurioso.
Il 15 agosto, a Praga, una creatura con sette teste e il corpo di un leone emerse da una fornace.
Madimi, riapparve e cambiò musica usando variazioni con linguaggio apocalittico – savonaroliano.
“Guai alle donne che attendono figli…partoriranno mostri…” E giù una filastrocca degna delle
lamentazioni di Geremia.
Poi fu il turno di uno spirito, che si presentò nello spazio – tempo imbestialito con i mortali.
Il 20 agosto, l’angelo produsse un memorabile attacco ecologico contro l’hybris umana: un “j’accuse” degno di un elfo che ha avuto il suo albero tagliato dalla scure di un boscaiolo.
I mortali “scavano nella natura con ottusi picconi…” Grande poesia: giù il cappello!
Poi proseguì con una serie di profezie azzardate sul sole “che invertirà il suo corso”: una cosa altamente improbabile.
Sempre Uriel improvvisamente si scoprì cattolico, e dal calderone protestante in ebollizione salvò solo Lutero e Calvino. Insomma una confusione teologica da caos primordiale.
Il 10 aprile, la stessa entità attaccò nuovamente l’hybris degli umani: “Siete ignoranti. Non sapete leggere dal Libro della Natura. Siete diventati come dei e possenti giganti, siete ricolmi dello spirito di vostro padre, il diavolo…” E ci prese in pieno.
Uno spirito apparve in quei giorni e intimò, ad un frastornato Dee, di bruciare tutti i documenti raccolti.
Nulla da fare, bisognava ubbidire: il mago bruciò tutto il materiale messo insieme in una fornace, e cadde in ginocchio versando lacrime amare.
Kelley vide uno spirito nella fornace ardente, e i manoscritti furono rinvenuti più tardi in perfetto stato.
Era stato solo un sadico scherzo dell’entità che per poco non aveva provocato un coccolone al povero Dee.
Alle sedute era ora presente un nuovo testimone: un depravato italico, anglicizzato che si chiamava Pucci. Uno dei tanti che esportiamo in ogni angolo del globo: allora l’Inghilterra, ora la Tailandia.
Dee era molto preoccupato indovinando i desideri pedofili dell’italiano.
Un’entità, nella continua e barocca mistificazione, salutò Jane, moglie di Dee, come una nuova Maria, inscenando un’annunciazione particolare: un “vaudeville” metafisico.
Il 4 aprile del 1587, a Trebon , la stessa entità condannò chi amava la propria famiglia più di Dio. Sempre nella mistificazione oscillante tra bene e male, l’entità mise in guardia Dee e l’implorò di aiutare i poveri, di non essere orgoglioso e di essere umile.
Il piccolo Arturo fu invitato a prendere parte alle sedute.: era lui l’erede della saggezza occulta accumulata dal padre.
In una sfera distante, che girava su stessa, Kelley lesse un messaggio: “Tutti i peccati commessi in me, siano perdonati, chi impazzisce per colpa mia, sarà libero. Colui che commette adulterio per me, che sia benedetto. Poiché sarà benedetto in eterno e riceverà il premio divino…”
Odore di zolfo notevole: era evidente dove la strategia demonico – angelica stava andando a parare.
Madimi riapparve, prima attorniata da varie entità, e poi da sola.
Aprì il suo manto e mostrò il suo “shame”, la sua vergogna, che in linguaggio corrente è semplicemente la passera. E davanti alla meraviglia degli occultisti chiese: “ Nel nome di Dio cos’è che non va con me?” Il piccolo Arturo crollò svenuto.
Immediatamente quattro teste si materializzarono su quattro colonne, erano quelle di Dee, Kelley e delle loro consorti. Madimi disse: “Niente è legittimo che non sia legittimo per Dio.”
Dee si spaventò: “Assistimi Signore!…”
A questo punto, anche Kelley si turbò: le visioni sono diaboliche e ingannano.
Madimi insistette: “Avete acquistato una nuova libertà…”
Un entità apparve, in quei giorni, e profetizzò la fine di Elisabetta I e dell’Inghilterra, aveva i capelli biondicci, era nudo fino alla cintola e macchiato di sangue.
Si chiamava Ben, e dopo la sua manifestazione, gli occultisti provarono un calore violento nel corpo.
Il 3 maggio Dee e Kelley, impauriti e confusi, firmarono un accordo.
Madimi chiese: “Siete pronti?”
Dee scrisse nei suoi diari: “Pactum factum.”
E si scambiarono le mogli: una cosa da niente, nei nostri tempi, data la generale perversione, ma una cosa orrenda, un gravissimo peccato, al tempo di Elisabetta I.
Un peccato mortale imposto dagli angeli.
*****
Eugenio se la rideva beato, alla fine dell’elaborata spiegazione di Jane Udesi, mentre mio padre sorrideva urtato.
“Queste entità mi ricordano gli gnostici messaliani” spiegò De Marchi “quelli della Siria e dell’Asia minore, che seguivano le omelie di un certo pseudo Macario. Mi ricordano le accuse di Ireneo ai valentiniani. Siamo davanti ad asceti nichilisti che s’inoltrano oltre il bene e il male, e avendo raggiunto la saggezza essenziale si possono permettere di tutto. La morale va bene agli inizi delle ricerca sapienziale, ma dopo deve essere abbandonata come una vecchia barca che è servita per traghettarci oltre il fiume, dicevano. E non c’erano solo loro….ce n’erano di sette di quel tipo: i simoniaci, i carpocraziani, i basilidiani, i cianici. Ireneo e Clemente parlano di gente che la pensava come l’entità Medima; ma con una piccola differenza: Kelley si è inventato tutto di sana pianta…quello è autentico fuck – talk, my dear… roba da baraccone, occorre un minimo di rigore intellettuale per realizzarlo…”
“A me, invece, hanno ricordato Bouillon, il prete di Lione, che spiegava che per ascendere la scala angelica era necessario infilarsi sotto le coperte e giocare con il suo pippetto…” intervenne mio padre “una totale abominazione, l’ostia mischiata con lo sperma dei discepoli e il mestruo delle sue troie, come i riti orgiastici di Epifanio…stessa roba…stesso indicibile orrore…”
“Però, devo dire” interruppe mia madre “che anch’io ho pensato a qualcosa di strano leggendo le conversazioni angeliche: ho pensato al Faust di Mann, mi sono ricordata di quel bellissimo brano, quando Faust – Leverkuhn, dopo il patto diabolico, racconta di essere stato visitato da fanciulli e fanciulle che gli cantavano sublimi mottetti; bellissimi bambini che gli cantavano melodie mai ascoltate prima, sorridendo con arguzia e accarezzandosi i capelli con le deliziose manine. E un’unica cosa rivelava l’origine diabolica dei piccoli cantori: minuti vermiciattoli gialli fuoriuscivano dalle loro narici e cadevano sul loro petto scomparendo…si…a questo ho pensato…”
“Perché sei venuto a Roma, Eugenio?” Chiese mio padre.
De Marchi, rispose leggendo un brano del “Concetto di Dio dopo Auschwitz” di Hans Jonas.
Spiegò che doveva tenere una lezione sui concetti del “ripiegamento” secondo Luria e Jonas all’Università Gregoriana di Roma.
“Va ricordato ancora che anche la tradizione ebraica, per ciò che si riferisce alla sovranità divina, non è così univoca, come tende a far credere la dottrina ortodossa. Il potente flusso sotterraneo della Kabbalah, riscoperto nel nostro secolo da Gershom Scholem, parla di un destino di Dio, cui egli si sottomette in uno col divenire del mondo. Vi si trovano speculazioni molto originali e altrettanto eterodosse, che non sono in contraddizione con i pensieri da me proposti. Per esempio il mio mito porta alle estreme conseguenze l’idea dello Tzimtzùm, concetto cosmogonico centrale della Kabbalah luriana. Tzimtzùm significa contrazione, ripiegamento, autolimitazione. Per fare spazio al mondo lo
En-Sof originario, l’infinito, dovette contrarsi in se stesso e in questo modo lasciar sorgere al di fuori di sè il vuoto, il Nulla, nel quale e dal quale gli fu possibile creare il mondo.
Senza questo ritrarsi in se stesso, nessuna realtà diversa sarebbe possibile al di fuori di Dio e solo un’ulteriore contrazione consente alle cose finite di restare in se stesse, di non perdere nuovamente
l’essere che è loro proprio nel divino “tutto in tutto”.
Il mio mito va ben oltre questa concezione. La contrazione è totale; in quanto “l’intero” infinito si aliena nel finito, grazie al proprio potere. Tutto ciò offre un qualche spazio ad una relazione con Dio?”
Quando finì di leggere si alzò e andò verso il pianoforte e cominciò a suonare.
“Cosa è questa musica?”Chiesi?
“E’ il “Fragment an sich” “ il Frammento in sé” di Nietzsche.” Rispose.
“E cos’è il “Frammento in sé” di Nietzsche?”
“Troppo complicato, un’altra volta te lo spiego… ” replicò e suonò il brano.
*****
Luigino Antinori stava sistemando il manichino di Robespierre, dopo aver spolverato il vestito nero di Lenin ed avergli cambiato la camicia.
“Aspetta che ti spolvero il panciotto color crema…” disse rivolgendosi a Robespierre “Come sei bello, mon chére, questa giacca marrone ti dona più di quella verde oliva. Sei un po’ pallido però, ecco: un po’ di cipria, Maximilien…no… del barbiere non hai più bisogno. E tu non ridere, Vladimir Ilijc, erano altri tempi i tuoi…e non chiamarlo cicisbeo. Incipriamo bene la pelle, mon chére, così non si vedono le tracce del vaiolo…voilà…E’ proprio vero: questa giacca marrone ti sta meglio dell’altra, si accosta meglio alle calze bianche e ai calzoni neri. Domani sistemiamo le scarpe con le fibbie: una vigorosa lucidata. Olio di gomito! Ecco che comincia con l’immortalità dell’anima….non ti è andata giù la Festa dell’Essere Supremo, Vladimir Ilijc?. Ed io ti dico, Maxim, che, invece, hai avuto un gran colpo di genio…servito vecchio mongolo? Eh…..l’immortalità dell’anima? E che sarà mai? Dici che Herbert era ateo? E allora sai che ti dico: Herbert rientra nella categoria dell’infantilismo demenziale di sinistra: eccoti nuovamente servito. Che ha detto Engels? Ripeti…..Maximilien ha ciccato con l’Essere Supremo? Sai che ti rispondo? Anche i grandi uomini sbagliano….ed in questo caso intendo Engels…
E tu non farti mettere sotto da questo prepotente, da quando l’hanno messo nel mausoleo i tarli gli hanno rosicchiato il cervello. E’ diventato reazionario….Che avrebbe detto Robespierre?
“I francesi riconoscono l’esistenza dell’Essere Supremo e dell’immortalità dell’anima.”
Ridi…ridi…vecchio mongolo…e tu non confermare Maxim…gliela dai vinta!
Non ascoltarlo, Maxim, ….cambia discorso: che bello l’inno all’Essere Supremo di Sylvain Maréchal…Dici che non ci credeva Maréchal all’Essere Supremo? E che ne sai tu Vladimir Ilijc? C’eri alla festa? Non eri ancora nato…E poi, sai che ti dico, sotto sotto Maxim non ci credeva mica all’Essere Supremo, …..l’ha detto così….per il popolo…eh no…non ti ci mettere pure tu…Maximilien….rovini tutto…gli dai ragione…Cosa aveva detto Julien de la Drome? E che ne so….sono mica un’enciclopedia con due gambe! Bandire gli atei dalla Repubblica?
Ridi, vecchio mongolo eh? Ecco che ricominci con Stalin e Pol Pot…ho l’impressione che tu concepisca i colpi che i vari movimenti comunisti si sono affibbiati, come effetti di deformazioni caratteriali di leader carismatici…… Cazzate dico? Va bene…dico cazzate….
Però ti preciso che sotto certi aspetti, sono più marxista di molti pseudo marxisti (e chi ha orecchie per intendere intenda) e penso che molti guai del marxismo siano nati da un errore fondamentale: pensare che il nemico fosse giunto al capolinea. Già…ma la storia ha dimostrato, invece, che il capitalismo aveva ben altre risorse a disposizione. Ti pare ovvio?…Beh non a tutti appariva ovvio,Vladimir Ilijc…
Lasciami spiegare: vedendo che le cose non prendevano la piega giusta, i comunisti, anziché comprendere che si doveva fare una lunga guerra di posizione e, quindi, di attesa, hanno incominciato ad accusarsi a vicenda per spiegarsi la causa dei rovesci….non interrompere, maleducato …te la do io l’analisi demenziale…ti rimetto nel mausoleo con i tarli ed i sorci…anzi ti vendo alla mafia russa che ti rivende ad uno straccivendolo americano….Ma siamo davvero in pochi ad aver compreso questo…
Cinque hai detto? E allora? Siamo cinque senza Pasqualina che è una riformista…le rivoluzioni le fanno le minoranze…fammi spiegare dai …interrompi sempre…chi comprende questo, comprende che bisogna guardare con occhio benevolo al movimento comunista nel suo complesso e ai suoi leader che possono aver errato….li chiami imbecilli i leader?….I tuoi epigoni sono degli imbecilli?
E va bene…ne prendo atto…fammi finire, però….chi comprende quello che sto spiegando comprende la tragedia di persone che si sono combattute l’una con l’altra in nome della verità e della giustizia, ma in un fondamentale quadro di ignoranza…come del resto era accaduto ai tre del comitato di salute pubblica e prima ancora ad altri….sono chiaro Maxim? Non sono chiaro?…
E va bene…concludo…chi comprende questo assolve tutti…si anche Stalin e Pol Pot….si…assolve tutti come devono essere assolte tutte le persone che commettono guai spinte dal desiderio di far cessare l’orrore del mondo, perché non comprendono appieno la natura del quadro in cui sono inserite….Che c’entra Himmler?….quella è un’altra cosa…che mettiamo a bollire i carciofi con le carote? E’ per questo che sia Stalin che Trotskji, sia i vietnamiti che i cambogiani, sia i russi che i cinesi, insomma il movimento nel suo complesso vanno compresi e non condannati. Nello stesso tempo sappiamo che non comprendendo appieno la realtà delle cose, necessariamente dovevano restare vittime delle loro tensioni interne ancora prima che delle azioni del nemico. Questo in estrema sintesi è quello che penso….Certo non potrai capire quanto ho detto, Vladimir Ilijc, se hai una concezione metafisica del male; e questa idea ti sarà germogliata in testa da quando ti hanno infilato, come un faraone, nel mausoleo mongolo…se accetti il male come produzione di sofferenza in un contesto di ignoranza di situazioni e processi, allora ti apparirà tutto chiaro. E’ chiaro?
Non è chiaro…demenziale? Te lo do io demenziale…Concludo: per “tutto” intendo il pensiero che ti ho proposto. Sono consapevole che posso dire stronzate….Dico stronzate? E va bene…allora mi prendo il mio gatto Polpetta e me ne vado….buonanotte….e domani non torno!
Però, prima di andare ti voglio spiegare una cosa….No…non ci sento dalla quella parte…gli americani hanno aiutato Pol Pot contro i Vietnamiti? Infamie…
Dodici milioni di dollari ai Khmer attraverso i Tailandesi? Infamie dei pennivendoli borghesi…
Cosa dici? Zbigniew Brzezinski ha detto: “Ho incoraggiato i cinesi ad aiutare i Khmer Rouge , ho incoraggiato i tailandesi ad aiutare i Khmer ….Pol Pot era un’abominazione, noi non potevamo aiutarlo, ma i cinesi si…” E io ti dico questo documento è un falso….è stato un pennivendolo occidentale a crearlo… Che facciamo? Ci litighiamo come quando hai tirato fuori il cane di Pavlov?
Non ho la forza….io devo pensare al futuro….Il futuro è con Berlusconi dici?
Allora sai che ti dico…con te non parlo più, Vladimir Ilijc! Maxim sai dove avrei voluto combattere?
A Valmy…che grande battaglia! Come dice Goethe: lì è cambiato tutto….
Dio che battaglia…no…non ti rispondo…. Vladimir Ilijc, non ci sento da quella parte…..
Buonanotte…andiamo via Polpetta…dai che stasera ti do il Gourmet….
Eccola che chiama quell’altra…mi dovevo sposare tua sorella, mon chére, non la figlia di un operaio leccese…uhhh…è notte fonda e tu ora cominci con il materialismo dialettico?…Ecco…lo sapevo…ti vuoi vendicare, Maximilien? Lui ha rotto con l’Essere Supremo e tu cominci con il materialismo dialettico?…Però, caro, ricorda che ci credo pure io a quella che tu chiami una “eminente stronzata”…e attaccando Vladimir Ilijc …tu attacchi anche me…lo capisci? Te ne fotti..? Va bene…ne prendo atto…E poi sai che ti dico: non hai capito bene il senso filosofico…ecco! Si c’è una legge generale che riguarda la natura, la storia, la società…si…identità di pensiero e di essere…..cazzate dici? Va bene Maximilien…ma non accapigliatevi come l’altra volta….per favore…che Vladimir Ilijc ti ha distrutto il parrucchino…ecco…ora tiri fuori la tua bestia nera: Plekhanov….si, un grande filosofo…e non chiamare Vladimir Ilijc un ciarlatano….basta…andiamo via Polpetta….ora basta…non prenderò parte al delitto della ragione…
*****
…..Nietzsche è appena rientrato da Lipsia, dove ha consegnato a E.W. Fritzsch il manoscritto su “La nascita della tragedia”, il suo lavoro più importante sullo spirito della musica in Grecia; sta trascorrendo i suoi giorni di ferie a Naumburg; è in compagnia di Rhode, impegnato nello studio di Pitagora.
In questi giorni compone un brano per pianoforte dopo la serie dei Lieder e dei brani corali: Das “Fragment an sich” è datato il 16 ottobre 1871.
Nell’intimità che può dare la tastiera, Nietzsche medita, filosoficamente, sulla composizione musicale, su quello che rappresenta l’armonia e l’ambiguo equilibrio che la sostiene.
Essa costruisce tra le note, trasfigurandole, figure sonore, che richiamano per analogia immagini filosofiche e poetiche, muovendosi entrambe, musica e filosofia, nel simbolo.
Un’attenta riflessione sulla composizione armonica, rivela la profondità della ricerca filosofica che si nasconde dietro la strutturazione del fraseggiare musicale. Emerge l’ambiguità che caratterizza il brano, almeno su tre livelli: dal punto di vista armonico, ritmico e tonale.
La forma del brano sembra ciclica ma è infinita. L’infinità è data dal finale aperto, armonicamente non risolto. Come sospeso, presenta un “da capo” che ogni volta riporta il brano all’inizio, senza possibilità di arresto e termine.
Ma l’infinità non va pensata ciclicamente: essa è un’estensione lineare, spiraliforme, senza possibilità di arresto. Il brano propende sempre per il “Fa diesis minore”. Tuttavia questo non viene mai affermato con decisione e scivola ogni volta che ci si avvicina ad una risoluzione dichiarativa.
L’oscillazione e gli scivolamenti dalla tonalità maggiore evitata alla riconferma continua della tonalità minore, crea quell’atmosfera di instabilità, di continuo movimento, di sospensione, di tensione, possiamo dire di streben non risolto, la cui meta viene continuamente elusa o procrastinata.
Dissonanze non risolte, sincopi, quinte discendenti per gradi congiunti, creano e rafforzano la tensione del perpetuo movimento.
Ma non si tratta di un moto perpetuo, caratteristico nella letteratura pianistica romantica, ma di un meditato calmo e placido andamento, descritto dal sehr langsam, come fosse il passo di un viandante in meditazione che ora rallenta, ora accelera, ora si ferma a richiamare dei pensieri, ora improvvisamente riparte con slancio per ricominciare, immer wieder, un altro sentiero, uguale e diverso….
LIBRO PRIMO: TENEBRE E LUCE
1. Le cose sprofondano nel nulla
Ho aperto gli occhi.
Nella luce diafana vedo un quadro sbiadito dal sole. Consumato dalla luce. Ma esiste il sole in Inghilterra? Esiste veramente? Orione dorme sul letto e Osei ronfa beato. Dopo il viaggio infernale eravamo giunti a compimento, se così si può dire, ci eravamo rifugiati e sbracati in una casupola di Ashes Grove a Wimbledon.
Il quadro?
C’è una santa con una frangia bionda estremamente sexy, è coperta da una tunica aderente, celeste, ha lunghi capelli biondi e un’aureola similoro. Vicino a lei c’è un fanciullo arcigno che, uscendo dalla tenebra, tiene tra le dita una candela. Un bimbo austero dai riccioli biondi guarda incuriosito un vecchio santo dal sorriso sornione che stringe al petto una chiesa con un tetto rosso.
Queste figure sbiadite erompono da un oscuro profondo che fa pensare al nulla.
Il vecchio santo ha un naso da pugile fracassato, la santa è minuta e compatta ed ha occhi da cerbiatta. Si intravedono, anche, seni da leggenda e gambe tornite ideali per un violento amplesso.
Alla destra della santa c’è un fiorire di guerrieri normanni che si disperdono tra colonne e ghirigori.
Un evolversi quasi astratto in una visione modernissima di folli capitelli romanici.
La casa che contiene il nulla ha un tetto azzurro e colonne di porfido. Complessivamente vedo nove quadrati che raccontano la storia della santa misteriosa. Nel primo quadrato la santa respinge, con profondo orrore, le oscene proposte di una vellutata megera. Perché non ti fai fottere dal re, tesoro, l’amore viene dopo, pensa alla ricchezza e alla gloria. La verginità è un’emerita stronzata. Il buchino prima o poi lo concedi. E’ in fondo quello che suggerisce il 60% delle mamme italiane.
Nel secondo quadrato il re fa le sue proposte oscene, la megera mormorando insiste e la santa
appare perplessa. Me la molli quella fichetta incontaminata?
Nel terzo quadrato soldati normanni flagellano la fanciulla, che non vuol saperne di concedere la vulva. La fustigano in un tripudio sadomaso. Nel quarto, la giovane donna, è appesa come una crocifissa a qualcosa di invisibile, ha seni gloriosi scoperti ma il ventre è pudicamente occultato da una lacera tunica azzurra, un boia la interroga e, violentemente, la strapazza. I quadrati disegnati sopra il tetto azzurrino della casa del nulla finiscono e riprendono sotto il pavimento del vuoto. Si potrebbe dire nella cantina dell’Essere. Nel quinto quadrato la santa è distesa su una fornace ardente, due vecchi dignitari la contemplano mentre l’abbrustoliscono. Un soldato calvo tiene in mano una lancia. Nel sesto quadrato esplode la rivolta contro il monarca crudele. Nobili normanni lo accusano dell’orrore perpetrato contro il sacro corpo. Ma dovevi proprio cucinartela? Non bastava fottertela? Il re tremebondo, è affacciato su un minuto bislacco balcone, l’immagine è convessa, distorta, bombata, la visione è profondamente metafisica.
La megera trema di paura, il regime sta crollando per un pronunciamento militare – normanno.
Nel settimo quadrato la santa è in una bara nera e una folla di dignitari la piange.
Nell’ottavo il re è massacrato dai guerrieri in rivolta. Destrieri gloriosi lo calpestano in una nave
troppo angusta. Il monarca scivola con le ossa rotte nel mare. Lo hanno preso e fatto secco mentre fuggiva. Nell’ultimo quadrato divorato dall’umidità si intravedono frati che cantano nenie.
E’ l’apoteosi della santa? Non so. Il quadro sbiadito mi ha colpito: quando ho aperto gli occhi, nel mio primo giorno a Londra, immagini feroci mi sono sobbalzate nel cranio. Ho rivisto la mia santa mignotta a carponi sul letto disfatto mentre ferocemente la galoppavo.
Ho rivisto il suo volto contorto dal piacere, riflesso da un grande specchio.
La piccola santa sembrava l’immagine della mignotella che ho divorato in un albergo romano.
Una metafisica, saggia, depravata troietta, minorenne con un padre odioso e deputato
che l’adora. I serpenti si sono immediatamente risvegliati nella parte bassa del ventre, come i capelli della testa di Medusa: la santa torturata conduce al tripudio dei sensi.
Orione sbadiglia mentre Osei si stira. Mi confonde essere diventato un semipedofilo.
Ma è profondamente piacevole.
*****
Stanno creando una mappa delle galassie. E’ come un vortice sospeso dentro qualcosa che potrebbe essere chiamato infinito ma che forse infinito non è. La via lattea è un agglomerato minuto, in mezzo a miliardi di galassie che contengono miliardi di stelle e di pianeti.
In questo vortice cosmico in un angolo infinitesimale e sperduto ci siamo noi come microbi che abitano un pulviscolo.In questo immenso roteare c’è la terra ove una specie nazista di microbi tirannici domina su altre specie di microbi innocenti. In mezzo a questo turbinare vicino al quadro della santa mignotta, che ho descritto, c’è un vaso di vetro che contiene un pesce rosso.
Il pesce è abbandonato in questa vecchia casa, ove ora abito, ad Ashes Grove, a Wimbledon Park,
non molto lontano dal luogo ove si svolge il più importante torneo di tennis del mondo.
Destine, l’amante di Eugenio, ogni mattina dà il mangime al pesce e cambia l’acqua ogni settimana; la povera creatura vive nel suo spazio angusto attendendo la morte.
In effetti siamo tutti nelle stesse condizioni, ma sicuramente con più spazio vitale a disposizione.
Arrivando, ho trovato questo pesce rosso solitario e l’osservo, anzi lo contemplo per ore ogni giorno. Provo un profondo amore per questo essere. Sto trasmettendo vibrazioni di compassione e rispetto verso questa povera ed insignificante esistenza. Lo sto riportando alla luce attraverso la mia attenzione. La mia coscienza lo culla, lo tiene sospeso nell’essere.
In questo turbine di galassie c’è anche la sua vita, non meno significante della mia.
E mentre questo essere rotea con la terra e con le galassie e tutto fugge verso un indicibile punto, centinaia di migliaia di bestie vengono uccise e bruciate a causa dell’afta epi-zootica.
L’Inghilterra è divenuta una terra di sterminio per quasi un milione di esseri innocenti.
La specie dominante ha decretato che gli animali sono cose, un agglomerato di bistecche e salsicce. Il loro sterminio quindi importa relativamente e la vita continua.
E guai paragonare questa strage ad una Auschwitz animale. Si incazzano tutti. Una vacca è una vacca e gli ebrei sono ebrei. E piantiamola lì. Gli animali sono cose, sono come lattine di birra usate, sono come pietre, sono come bambole di pezza abbandonate, perché la specie egemone, costituendo la sua ideologia, ha così decretato.
Eugenio è il mio vecchio professore di filosofia. Ho studiato filosofia con lui, ma non ho dato tutti gli esami, sono stato colto dalla nausea dopo aver visitato un macello e dopo aver visto gli occhi degli animali. Sembra strano, ma nel mattatoio la mia vita è cambiata.
E’ stata una metanoia radicale, ed ora, senza mezzi termini, odio la mia specie.
Si, non ho più tempo per la mia specie. Considero questa genia come un male perambulante sulla terra, come un demone meridiano, la vedo come una razza di conquistatori che sta annientando il pianeta. Detesto la mia specie. E da questo odio è scaturito, prepotentemente, il tipo di lavoro che faccio. Eugenio ripeteva spesso un detto di Senofane, il filosofo di Colofone, contemporaneo di Pitagora : “Gli dei degli etiopici hanno la pelle scura e il naso camuso; gli déi dei traci sono biondi e con gli occhi azzurri; se i buoi sapessero disegnare i loro déi sarebbero buoi.”
Ecco un brevissimo ed essenziale compendio filosofico: una specie egemone sulla terra si inventa tutto. Decide ciò che può divorare e ciò che non può divorare. La moglie dell’altro o il figlio dell’altro non può cucinarselo, perché altrimenti scoppia un casino ma tutto il resto può, impunemente, ingoiarselo. I cinesi insegnano. Cina docet.
Per far questo, la specie egemone, si inventa un Dio che ripete esattamente quello che vuol sentire, si inventa pure la coscienza che è un puro rimuginare in un vuoto.
Partendo da questo concetto essenziale è facile capire come sono giunto alla conclusione che tutta la moralità è una costruzione puramente fantastica e utilitaria. E riflettendo su questo, quando leggo su assoluti, imperativi categorici, esseri, trascendenze, e tutte le altre minchiate mi viene un gran senso di nausea.
Una specie egemone fonda il suo credo sulla menzogna, come avrebbero fatto i nazisti se avessero vinto la guerra. Il macello mi ha cambiato radicalmente ed anche leggere gli estratti della conferenza di Wannsee.
Mi sono fottuto una minorenne a 47 anni? E allora?
Faccio il lavoro che faccio? E allora?
Così ho piantato tutto. Ma a Eugenio De Marchi, che capiva molto bene l’abbandono degli studi, sono rimasto affezionato e quando mi ha chiamato mi sono precipitato subito qui da lui.
Intanto il pesce rosso gira nel suo limitato spazio e il mio cuore sanguina per la sua solitudine.
Orione si gratta e Osei osserva gli uccelli nel misero giardino.
Che profonda tristezza. E’ notte fonda, è oscurità caliginosa, senza un baluginare di luce – perché anche la luce interiore è un’invenzione della specie egemone -.
*****
25.3.2001.
Cara Ines,
….eccoci a Severino e Parmenide, ce n’ho messo di tempo….
Parmenide mi sembra affermare che è necessario eliminare ogni differenza nelle cose.
Dice che il divenire è inganno che l’Essere è l’Archè delle cose.
Dice che l’Essere è uno e immobile. Io immagino l’Essere parmenideo come una sfera luminosa di luce folgorante e compatta: unità e immutabilità sono gli attributi dell’essere parmenideo.
L’Essere è, non diviene, è pienezza assoluta, è senza vuoti. E’ identico ed eterno. Il non essere non è. Ciò che non è non può essere pensato. Tutto il divenire è illusione dei sensi.
Credendo nell’illusione dei sensi i mortali producono il cicaleccio della stoltezza e dell’opinione
Con Parmenide siamo davanti alla disintegrazione del divenire Eracliteo, al suo abbattimento.
L’Essere parmenideo, come ho detto, sembra un’enorme compatta luce immobile, ed intorno a questa sfera immobile, indivisibile si agita un teatro illusorio di ombre e di marionette.
Il molteplice è totalmente illusorio. La molteplicità delle cose è irreale.
Mi sembra che Parmenide concepisca l’essere nello spazio.
L’Essere e ciò che riempie lo spazio e il non essere è lo spazio vuoto.
Quindi l’essere come spazio pieno e il non essere come spazio vuoto.
L’Essere increato, indistruttibile, uguale, costante, perenne, fuori nel tempo ma limitato.
Eterno ma limitato. Un’essenza compatta e immobile che esclude la molteplicità dalla sua indivisibile unità come inganno e menzogna.
Le cose per Parmenide hanno la sostanza dei sogni al risveglio mattutino.
Quindi un visione senza cose.
Per Severino è differente.
Partiamo dal concetto basilare, la fondazione del pensiero di Severino.
Il “refrain” ripetuto centinaia di volte è che la follia essenziale si esprime nella persuasione che le cose escono e rientrano dal niente: il pensiero che fa scaturire la follia dell’Occidente.
E che “ il mortale è questa volontà che le cose siano un oscillare tra l’essere e il niente.”
Concetto ossessivamente ripetuto. I Greci sono stati i primi a pensare in senso radicale il nulla e “che le cose del mondo dal nulla emergono e nel nulla ritornano.”
Il Greco porta a compimento il pensiero del nulla e delle cose dimoranti tra i due abissi ed è il primo a guatare nella tenebra del nulla, mentre l’uomo che lo precede crede ancora di compiere un viaggio dopo la morte.
Preso atto del pensiero essenziale passiamo al destino delle cose:
Severino giunge ad una sua verità riguardo le cose e l’Essere.
Il filosofo afferma ripetutamente che le cose “ tutte dalle più umili e umbratili alle più nobili e grandi sono tutte eterne . Tutte e non solo un dio, privilegiato rispetto ad esse.”
Dice che “ ogni essere è eterno, ogni istante e il contenuto di ogni istante, ogni cosa, situazione aspetto, forma, sfumatura relazione sostanza, ogni materia, ogni pensiero, ogni gesto, ogni verità,
ogni errore sono eterni e che l’apparire è il manifestarsi di tutti gli essenti.”
“Non solo la legna fiammeggiante, le braci, la cenere, il vento che le disperde sono eterni astri dell’essere che si succedono nel cerchio dell’apparire, ma anche tutte le fasi dell’albero….che hanno preceduto la legna tagliata dal fuoco.”
Tutti gli astri del cielo sono eterni. La più umile delle cose è un astro eterno del cielo.
Il manifestarsi del divenire è l’apparire e lo scomparire degli eterni.
Le cose eterne entrando nel cerchio dell’apparire acquistano la convinzione di non essere niente e fino a quando restano nel cerchio dell’apparire mantengono questa convinzione che è un inganno.
Il pensiero dell’oscillazione nel nulla, del mondo dell’illusione porta l’Occidente alla manipolazione infinita delle cose. Al mondo dell’inaudita violenza. Al mondo “ove ogni cosa sia essa uomo, animale, esiste solo se impedisce ad altri di esistere, solo se costringe altre cose a rimanere e divenire niente, se è Hybris, prevaricazione.”
Ma Severino dice che quando le cose escono dal mondo dell’apparire, quando escono dal cerchio del divenire illusorio, sono raggiunte dal destino della verità che impedisce loro di divenire nulla.
Ma le cose che balzano fuori dal cerchio magico dell’illusione, che emergono dallo spazio dell’ingannevole caducità non diventano uno con l’immobile Essere parmenideo, non si dissolvono in un assoluto indifferenziato, rimangono eterne perché eterne sono nella loro essenziale natura. E mi pare che dica “individualmente eterne”.
Le cose entrano quindi in un cerchio eracliteo che le fa credere di essere transeunti e caduche per poi fuoriuscire e riacquistare la loro natura originale; se così si può dire.
In quel soggiorno ingannevole credono all’oscillazione nel nulla e sono oggetto dell’inaudita violenza.
Anche il discorso di dio che dice di estrarre questo mondo dal nulla, il Dio della “creatio ex nihilo” è falso perché le cose sono eterne e non originano dal nulla. Sono sempre state.
Severino afferma che il centro dei suoi scritti è l’eternità delle cose.
L’eternità di ogni istante, di ogni situazione. Ogni istante è eterno e tutto ciò che appare e non appare è eterno. Eterni sono anche ogni dolore e ogni angoscia.
Se sono eterni il dolore e l’angoscia allora sembra attenderci un fato orrendo, che assomiglia vagamente all’eterno ritorno di Nietzsche. Severino a questo proposito pensa che quando si manifesterà la verità essenziale e sarà evidente che l’annientamento delle cose è una radicale menzogna e che le cose sono eterne, allora, e solo allora, l’angoscia sarà trascesa. Quando si uscirà dalla follia dell’oscillazione nel nulla sarà impossibile concepire la creazione e l’annientamento di ogni essere. L’eternità di ogni cosa non è dominazione sulle cose, non esiste un padrone come il dio dei cristiani che concede eternità e vita alle cose, non vi sono servi e padroni, dice Severino, l’eternità è il cuore delle cose stesse, è la loro natura originale.
Ma le cose non sono illusorie come il divenire parmenideo, le cose sono eterne e non si dissolvono in un Tutto indifferenziato, in una sfera di luce eterna e allo stesso tempo finita.
Così mi è sembrato di capire.
Zeno
*****
Dicono che il 90% della massa dell’universo è formato da stelle bruciate
Dicono che una nana bianca sia grande come la terra ma che può pesare come mezzo sole.
Dicono che un cucchiaio di materia di una nana bianca pesa quanto un elefante.
Intanto stanno rivoluzionando la mappa della vita. La vita ha 4 miliardi e mezzo di anni ed è già una puttana. La via lattea è nata dai 14 ai 16 miliardi di anni fa. La terra 4,56 miliardi di anni fa.
La luna 4,5 miliardi di anni fa. Gli oceani si sono formati 3,9 miliardi di anni fa.
La prima timida forma di vita è apparsa 3,85 miliardi di anni fa.
E dopo una serie di pernacchie epocali, che hanno annientato varie specie di invertebrati, coralli, trilobiti, insetti e dinosauri, con esplosioni ricorrenti ogni 10 milioni di anni, dopo una serie di estinzioni di massa avvenute nei periodi ordoviciano, devoniano, permiano, triassico, cretaceo, che hanno fatto sparire il 30% della specie dalla faccia della terra, siamo apparsi noi per demolire, prigionieri del nostro infame destino, questo povero pianeta.
Prima l’Austrolopithecus ramidus 4,5 milioni di anni fa, poi l’Austrolopithecus Afarensis 4 milioni di anni fa, poi l’Austrolopithecus Africanus 3 milioni di anni fa, poi l’Homo Erectus 1,6 milioni di anni fa, quindi l’Homo Sapiens 30.000 anni fa.
Poi ci siamo evoluti e si è incarnato il Nostro Signore Gesù Cristo per volontà del suo babbo Jahvé e siamo divenuti tutti più buoni. E siamo andati avanti migliorando sempre di più.
Siamo progrediti verso l’ordine e la luce della ragione.
E dopo questo lunghissimo viaggio evolutivo siamo sboccati in una delle nostre più riuscite soluzioni: l’homo sapiens padanus.
Giorni fa, forse uno di quegli scimmioni sapienti ha abbandonato nella metropolitana di Milano, per protesta, un vitellino appena nato che è poi morto.
Magari questo sublime atto sarà stato eseguito da un borgheziano-padano.
Le contorsioni dell’evoluzione ci hanno condotto al fulgido esempio dell’Homo sapiens
che disinfetta gli scompartimenti dei treni occupati da mignotte nigeriane.
Inoltre, questa ramificato avanzamento ci sta donando il più fulgido esempio della manifestazione dello spirito sulla terra, dopo il Buddha e il Cristo Gesù è apparso il cavalier Berlusconi.
L’Homo berlusconensis con il suo angelico ispiratore Baget Bozzo come apici della lunga marcia dei mortali verso Dio e lo Spirito Santo. Itinerarium mentis ad Deum. Quattro miliardi di convulsa storia ci hanno donato un prete che ci illumina sull’Anticristo e condanna il Vaticano II e un leader, unico nella storia del mondo, che trascende e supera Cesare, Alessandro il Grande e anche il presidente americano George Bush.
Dicono, anche, che un’arcana materia oscura sia la parte mancante della massa dell’universo.
Quando penso alla materia oscura penso sempre all’oscurità che sovrasta le immagini dipinte da Caravaggio e da De la Tour. Penso alla densa notte e alla esigua luce della candela che fa emergere le visioni. Sto guardando una riproduzione di De La Tour con una pia donna che assomiglia molto alla mia ninfetta romana e si chiama stranamente come lei: Irene. La Santa vergine sta estraendo da San Sebastiano una delle frecce che lo hanno reso un colabrodo riducendolo, più tardi, ad icona dei gay come santo sexy e desnudo. Irene, nel quadro, ha la bellezza silenziosa della minorenne romana. Con una variante: l’espressione dell’Irene romana cambia durante l’amplesso.
L’armonia svanisce nel piacere. Un qualcosa di demonico affiora.
Questa volto di bilanciata e pacata compassione, che appare nella luce sontuosa e mistica di De la Tour, assume nella ninfetta, durante l’atto, un’espressione sofferta e contorta.
Ed è come se una statua di Fidia assumesse improvvisamente le fattezze disperate del Lacoonte che lotta con i serpenti, per salvare i figli, su una spiaggia troiana.
Non c’è nulla di più rilassante della luce di De la Tour, di Vermeer, di Lorrain, di Turner per l’anima afflitta dalle angosce del mondo.
E’ una luce che trascende il reale e fa pensare a lidi lontani, a terre sfumate da brume e foschie.
Sebastiano guarda la santa con mistico distacco mentre la pia donna gli estrae una freccia conficcata nella coscia. Irene ha un volto pieno di compassione e serenità. Un fanciullo con una grande lampada osserva. La scena è perfettamente bilanciata nel silenzio di Dio.
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30.3.2001
Caro Zeno,
…..rileggo spesso le nostre lettere, mi fanno riflettere, è come un gioco, ricostruire un puzzle di mille pezzi. E ogni volta mi manchi da morire e una immensa nostalgia invade la mia anima.
I giorni passati insieme a Roma mi sembrano un sogno.
Quella mattina all’appuntamento davanti a Santa Maria degli Angeli eri bellissimo. Il tuo volto era sereno e luminoso, i tuoi occhi verde smeraldo brillavano di una strana luce…viva…il tuo sorriso mi amava profondamente e teneramente…una strana aria primaverile e calda ci avvolgeva e drogava. Attraversare il traffico, la città, via Nazionale…con te è stato come volare nel silenzio.
Sentivo solo la tua voce e tutto quello che mi girava intorno era come assorbito in un film muto.
Perdersi nei meandri di Palazzo Venezia attraverso le stravaganze della magia pazza di Kircher, camminare veloci attraverso gli spazi del Palazzo delle Esposizioni alla ricerca dei molteplici volti di Cristo. Ricordi il Cristo del Beato Angelico? quello con gli occhi rossi piangenti lacrime di sangue …astratto e metafisico? E le foto di Giacomelli con il gattino bianco sempre in primo piano…l’infinita desolazione di quelle immagini in bianco e nero, e il vuoto assoluto dell’esposizione di arte contemporanea. Camminare accanto a te era come essere trasportati nell’aria. Mi sentivo levitare, ero felice e ti sentivo felice. Eri estremamente seducente, avrei fatto l’amore con te dietro il primo pannello espositivo adatto a nasconderci, morivo dalla voglia di saltarti al collo e morderti le labbra. E tu mi hai detto: “Sei molto sexy oggi vestita così”. Anche tu avevi la stessa voglia di mangiarmi. Le notti passate tra le tue braccia in quella camera di albergo di Roma sembrano lontane anche se io ogni sera immagino di stare con te, avvolta dal tuo calore e dall’odore del sesso. Immagino di sentire il tuo corpo sul mio, le tue mani che stringono avide i miei seni e le mie natiche….il tuo perderti e svuotarti in me. Tutte le notti sogno di essere divorata da te…e di vedere i tuoi occhi luminescenti. Mi mancherai molto in questi giorni. Lunghi giorni in attesa del tuo ritorno. Ma la salvezza è questo spazio vuoto e silenzioso….dove ci possiamo incontrare e amare quando vogliamo nell’assenza, nell’invisibilità, nella dimensione magica in cui ci siamo conosciuti. La salvezza sono i libri che mi hai regalato. Sarò sempre la tua concubina metafisica.
Irene
Ps. Ho iniziato a leggere lo scritto di Tolstoj “Contro la caccia e il mangiar carne” e i Colloqui di Schopenauer.
*****
La mattina parto da Ashes Grove, procedo verso Wimbledon Park, lo attraverso e lascio libero Orione e il cane di Eugenio, Plato. Li riprendo alla fine del parco e ci avviamo verso Wimbledon Common. Seguiamo Church Road, procediamo verso il parco seguendo Bathgate Road, passiamo attraverso il territorio dei ricchi e sbocchiamo in Somerset Road che è ai confini del Common.
Poi ci avviamo verso il mulino, costeggiamo il lago e il cimitero di Putney Vale. Attraversiamo i campi di gioco e seguiamo un ruscello chiamato Beverley Brook. I cani corrono liberi.
Continuiamo navigando un mare di fango verso Caesar Camp. A Camp Road ci attende Destine con la sua vecchia Ford e ritorniamo.
Lunedì dopo il mio errare con i cani, tornando a casa, ho trovato un messaggio di Eugenio mi invitava ad andare ad ascoltare un sermone serale presso una chiesa cattolica nei pressi di Victoria.
All’ora stabilita siamo partiti e abbiamo preso la metropolitana. La District Line ci ha portato a Victoria e ci siamo avviati verso la misteriosa chiesa. Mi sembrava strano che Eugenio, un filosofo ateo, fosse interessato ad un sermone. Giunti in una chiesa neo – gotica. siamo entrati e ci siamo seduti. Era tutto molto curioso, Eugenio non mi aveva voluto spiegare nulla. C’erano un centinaio di persone molto attente che seguivano una predica di un prete sui cinquant’anni, alto e austero. Il prete parlava sommessamente, quasi mormorando. I fedeli ascoltavano con grande attenzione.
Il sacerdote parlava del distacco dal mondo. Del distacco dalle cose del mondo. Del non restare prigionieri di creature che abitano il tempo e l’eternità. Del non amare Dio sperando nel Regno dei Cieli. Di amare Dio solo ed esclusivamente per l’amore di Dio.
Il prete diceva che Dio è infinità nella semplicità e semplicità nell’infinità. Che Dio è la parte più ascosa delle cose e che risiede nel centro più remoto delle cose. Diceva che la natura divina è completamente altra e non ha nulla in comune con le cose del mondo. La natura divina è una terra arcana, un deserto sconosciuto, senza nome. Diceva che se uno dava tutto quello che aveva ai poveri, Dio in cambio gli avrebbe concesso una infinità di dolori, e inoltre avrebbe sofferto per tutta la vita. E sussurrava che se Dio si concedesse per un solo attimo tutto il dolore svanirebbe perché la gloria del Signore renderebbe insignificante la nostra sofferenza. La annienterebbe.
Non solo la voce dell’uomo proclama Dio ma, nel suo silenzio, anche la pietra.
E se ci allontaniamo dalle cose e coltiviamo il distacco dal mondo siamo santificati.
La scintilla divina non desidera nulla, non vuole le cose, desidera ardentemente solo Dio ed è nuda come il Signore, in se stesso, è nudo. Se un uomo dice ho rinunciato a tutto è bene che sappia che quella rinuncia è insignificante, è bene che sappia che la contemplazione della propria rinuncia è insignificante. Quelli che vivono nel mondo, ma hanno rinunciato al mondo sono così puri che gli uomini li detestano, li disprezzano, li odiano. Il Padre ha solo un Figlio e se noi rinunciamo alle cose del mondo e ci allontaniamo da esse il Figlio nascerà nei nostri cuori e noi nasceremo nel Figlio e diventeremo un unico essere divino. L’anima deve essere vuota per ospitare Dio. Bisogna vivere senza domandare e vivere in solitudine permettendo che Dio si unisca a noi. Dio ha creato l’anima affinché fosse riassorbita in lui.
“Ma è Eckhart” dissi – rivolgendomi ad Eugenio “sembra una predica di Eckhart….”
“Esattamente” rispose Eugenio “é una predica di Eckhart e quel prete, che si chiama Jason Langley, non crede ad una parola di quello che dice. Ma quelli che lo ascoltano sono curati, sono sanati dalle sue parole. Jason porta la pace di Dio nei cuori malgrado il suo fermo ateismo. Non lo trovi affascinante?”
Ero senza parole.
“Venerdì lo invito a cena. Vuoi?”
“Certo. Sarebbe bello ascoltarlo.”
Il prete sommessamente continuava il sermone. Dio non è né buono né cattivo, ma è oltre il bene e il male, pensare, immaginare qualità in Dio è cosa profondamente errata.
Jason accennava al Nulla primordiale per approdare al terreno minato della distinzione tra Dio e l’uomo: un misticismo che andava diretto al cuore dell’immanenza divina nell’umano ed aveva creato enormi problemi a Meister Eckhart.
Ma Jason se ne infischiava e predicava l’immanenza divina agli attentissimi ascoltatori, che sembravano un gruppo fidato e scelto, quasi una setta segreta, esterna alla Chiesa.
Eugenio mi indicò una donna molto bella, vestita di nero, a circa dieci metri da noi e disse: “E’ la sua amante”. E sorrise.
Eravamo ora giunti alla paradossale identità tra Dio e l’anima che è, allo stesso tempo, infinitamente altra. Valli a capire, pensai. Ora Jason riprendeva il discorso della “Seelenfunklein”, della “Scintilla Animi”, in termini moderni, e descriveva l’indistruttibile luogo ove avviene l’unione con Dio. Il luogo ove l’amato incontra l’amata. Spiegava che anche nel profondo inferno la “Scintilla Animi” resta il luogo dell’incontro con il totalmente Altro. Ero ghermito dal contenuto della sommessa, intensa predica e mi chiedevo come questo prete potesse annunciare queste amene verità e allo stesso tempo non credere. Quelle parole erano un balsamo per la ferita dell’anima.
Eugenio, sornione sorrideva e si passava una mano sui disordinati cespugli della bianca barba.
Il prete approdò ai lidi della tesi maledetta, se così si può dire, traducendo in termini moderni un vecchio discorso di Eckhart. L’occhio di Dio che mi vede è lo stesso occhio con il quale io vedo Dio, l’occhio di Dio ed il mio sono un unico occhio: e sono uno nell’amare, nel vedere e nel sapere.
C’era stata una variazione nelle parole. Aveva usato una parabola moderna per spiegare il concetto, ma il significato era lo stesso: eravamo, quindi, in piena eresia. E ancora: Dio è eterno e la generazione del Figlio è eterna e non limitata ad un angusto momento della storia: ed è l’essenza dell’unione mistica. La creazione è infinitamente dipendente dal Creatore; ed io pensavo a Severino che l’aveva vilipeso rendendolo un impostore. Le cose sono puro nulla, non sono… attenzione…. caduche o transeunti, ma sono puro nulla. Quindi annientamento completo delle cose davanti all’eternità che Severino concede. Quello che ci separa da Dio è principalmente la dimensione dello spazio – tempo, che è frammentata e divisa e contiene la molteplicità delle cose.
Dio è assoluta unità, quindi per conoscere il Signore è necessario trascendere la dimensione dello spazio – tempo. Una cosa da poco, pensai, trascendere lo spazio -tempo.
Ero totalmente soggiogato dalla gloriosa, futile assurdità. Amo le cose inani e folli.
Jason finì lo strano sermone leggendo una poesia dal Pellegrino Cherubico di Silesio.
Chi vuol essere pari a Dio, deve rendersi
ineguale a tutto,
deve divenire vuoto e libero da pene .
E così sia, concluse Eugenio ridendo.
Amen.
*****
5. 4.2001
Caro Zeno,
oggi ho passato una giornata massacrante, in ultimo sono passata alla Casa delle povere
lesbiche –femministe – marxiste, con mia sorella Giulia. Lei ha 35 anni, e ha frequentato quella casa per un periodo.
Con questi venti di destra quelle povere criste stanno tremando, le butteranno fuori dai quei locali. Sempre costrette a lottare per ogni cosa. Come è possibile? Non è concesso loro nessun diritto: avere uno spazio, fare attività sociale e culturale in favore delle donne, conservare la memoria delle lotte che hanno condotto anche per noi.
Hanno occupato quei locali, li hanno ristrutturati con i propri soldi e le proprie mani, e ora sono costrette a lasciarli al miglior offerente.
La verità è che a nessuno frega niente delle donne, tanto meno ad una giunta di destra che ne farà piazza pulita, tanto meno a un governo di destra.
Sento un vuoto politico tremendo. Tu mi rimproveri di non leggere… di non interessarmi…ma c’è un vuoto incredibile riempito solo dal lucido splendente sorriso di Berlusconi e dagli occhi verdi di Rutelli che pacioso ti guarda da quegli enormi manifesti.
Che orrore…l’Italia mi sembra precipitare in uno di quei buchi neri, quei luoghi oscuri che tu descrivi nelle tue poesie…il luogo del Dio morto…questo è il suo destino.
Tu dici che la mia generazione e quella di mia sorella che ha 35 anni, è una generazione di peracottari, ma Giulia dice che bisogna sapere cosa vuol dire essere cresciuti nell’era reganiana del mito del futuro e del successo, dice che avere 30 anni adesso significa ritrovarsi ad annaspare tutti i giorni nella merda cercando di venire a galla. E’ una lotta continua contro un buco nero che risucchia tutto…e mamma e papà alle spalle che ti mantengono…ma fino a quando? Trovare un lavoro che garantisce una sussistenza sicura, dice Giulia, è diventato in Italia una cosa impossibile, una presa per il culo continua e sfacciata. E continuano a parlare di flessibilità…si…darwinismo sociale portato agli eccessi…poi chi ha i santi in paradiso sopravvive.
Ancora si ha il coraggio di parlare di politica e votazioni…per chi si vota a destra o sinistra?
Io voterei, se mi fosse concesso, per i Verdi, ma sono amici stretti dei cacciatori.
Mi sarebbe piaciuto crescere e sentirmi comunista…sarebbe stato bello vivere in quegli anni in cui si credeva nella rivoluzione e nell’internazionale comunista, ma non ho avuto questo privilegio. Quegli anni sono stati anni di impegno intellettuale e politico, e quello che rimane ora è solo la storia e la testimonianza di gente come voi, in via di estinzione, ancora carica di quell’energia e di quella formazione. Così ho dentro un vuoto…c’è un buco nero anche dentro di me. Non credo nella politica e nei partiti, non credo nelle associazioni, io credo nella forza dei singoli individui che si incontrano e che hanno il coraggio di porsi al di sopra di quello che già c’è o è stato fatto, al di sopra di partiti e delle associazioni. Forse è un momento di disillusione che passa. Lo spero.
Io credo nei cani sciolti che soli possono contrastare l’appiattimento verso cui spingono certe forme di aggregazione, e che forse sono gli unici che riusciranno a combattere l’egoismo dei partiti e la distruzione della memoria storica collettiva che è un abisso nel quale stiamo precipitando a causa dell’omologazione in cui ci spinge la globalizzazione…proprio come in un buco nero.
Scusa lo sfogo…ma quello che ho davanti agli occhi è triste…
Irene
2. L’Andreotti infinito
Vi spiego cos’è la normalità.
Mentre ci barcameniamo nel nostro miserabile quotidiano, mentre la cattolicissima massaia ingozza il suo baby con pezzi di martoriato vitello o di agnello maciullato, il tempo ci elargisce le cifre dell’orrore.
Sono 48 miliardi gli animali che massacriamo ogni anno.
Ogni giorno facciamo a pezzi e divoriamo 131 milioni di animali.
Cos’è la normalità?
La normalità è sterminare 91.000 animali al minuto.
Massacrare1500 bestie al secondo.
Altro che Gengis Khan e Tamerlano: qui abbiamo il ragioniere Brambilla, l’uomo comune berluscolensis, membro di una specie egemone mostruosa con i caratteri compositi di Hitler, Pol Pot, Stalin, Ivan il terribile, Caligola, Nerone e il Conte Dracula.
Cos’è la normalità?
La normalità è ciò che afferma che il Corano, il Vangelo e la Bibbia permettono a questa specie assassina di massacrare 131 milioni di animali al giorno perché Dio, cioè Jahvé –Allah, lo autorizza e perché le bestie non hanno un’anima. Ed è tutto provato da Mc Dougall che affermò, in un famoso esperimento eseguito nel 1907, che alle bestie mancavano i famosi 21 grammi calcolati, pesando i moribondi umani, al momento del decesso. E che altro gioiello ci elargì il sapiente americano?
Il saggio del Massachusetts ci spiegò che i cani che morivano (esperimentò su 15 povere bestie) non pesavano 21 grammi di meno al momento del decesso; e ne dedusse, con un’intuizione geniale, che era riuscito a pesare l’anima immortale e che l’entità pesata l’aveva in dotazione soltanto la specie assassina.
Cos’è la normalità?
La normalità è ciò che afferma che a un uomo qualunque è permesso di far massacrare – e non di massacrare direttamente che sarebbe più onorevole – per divorarli 20 animali all’anno e che giustifica l’immane ecatombe (che fa passare Pol Pot e Hitler per due certosini) dal momento che i vitelli sono meno intelligenti di noi.
La normalità?
L’Inghilterra sta tornando alla normalità, ha detto Blair, due milioni e mezzo di animali saranno massacrati e il Primo Ministro inglese parla di ritorno alla normalità; 1.600.000 animali stanno attendendo la morte, mentre l’esercito inglese sta conducendo uno sterminio da SS (e se qualcuno dice che il termine è sbagliato gli proporrei, per un istante, di introdursi, di infilarsi sotto la pelle di una pecora) e questi parlano di ritorno alla normalità. Il caos germogliante da questo sterminio è immenso. Ma il mondo della normalità contempla questa ecatombe con occhi indifferenti o compassionevoli, e nessuno fa un piffero, perché sterminare animali è giusto, è la norma. E così ha decretato la specie egemone nel pianeta.
La normalità se ne fotte delle bestie. La normalità ha altre preoccupazioni, si preoccupa per l’esclusione della Pivetti e dell’Ombretta Fumagalli Carulli dalle liste per le candidature facili al parlamento italiota. Si, hanno escluso l’Ombretta che, avvolta da scialli di seta, si catapulterà dall’Andreotti infinito. E lo farà senza pudore. Lei, Carlino Scognamiglio, Alessandro Meluzzi, lo psicanalista, Di Benedetto, il padre della mia troietta filosofica, e molti altri si precipiteranno alla corte del gobbo. Un untuoso cardinale ha, subdolamente, suggerito alla statista Carulli di concedersi al Nosferatu cattolico: cara….lei farà parte del grande centro di Andreotti, vero?
Ah la chiesa del Cristo Gesù in che mani sataniche è caduta…
Lasciamo perdere le bestie che non contano nulla e arriviamo al sodo.
Ecco la domanda da un milione di dollari: in questo epocale rimestare il padre dell’Irene abbandonerà il centro sinistra? E che farà il centro sinistra senza uno statista del calibro del genitore dell’Irene ? Cosa farà Macerata senza il padre della ninfetta? Sopravviveranno le masse senza il loro deputato? Socialdemocratico saragattiano, democristiano De Mitiano, socialista Craxiano, forzista, ed ora centrista andreottiano. Spettacolo deplorevole. L’essenza del paese della merda olezzante. Una classe politica composta da personaggi che vendono le chiappe nel grande Suk della mondezza. Almeno la sinistra ha il suo buffone: Benigni che fa ridere D’Alema. Una volta in un buco di culo sperduto dell’Aretino, in un posto, che se ricordo bene si chiama Manciano, non lontano da Cortona e da Castiglion Fiorentino, ho visto un monumento bronzeo a Benigni. Il comune gli aveva dedicato una statua, ma il comico, che fesso non è, non si era neanche presentato all’inaugurazione. E sarà stata una giunta di sinistra ad avere avuto quella splendida idea. Tra quattro anonime case c’era la bronzea immagine del buffone Dalemiano.
E mentre il macello delle bestie continua De Mita ha nuovamente sorriso.
E tiriamo tutti un sospiro di sollievo. Le condizioni sono cambiate – ha detto – il problema è risolto.
Anzi ha detto il “broblema” è risolto. Il grande Ciriaco sarà alla testa del drappello dei vecchi amici campano – avellinesi e sarà capolista della Margherita (e perché non il fungo o la cozza ) nella circoscrizione Campania 1. Ora a file compatte, come fossero una falange macedone, gli ulivisti marceranno verso la disfatta. Gli italiani daranno la vittoria a Bossi, a Berlusconi, ai post – fascisti e ai democristiani riciclati. E questa è una prova lampante – checché ne dica Ciampi – che l’Italia non è un paese di merda solida, ma di merda liquida e olezzante. Per amore della verità, però, ci sono anche grandi novità: nel grande centro si è candidata Katia Ricciarelli moglie – soprano di Pippo Baudo. Non tutto va a ramengo tra le pieghe della normalità: c’è ancora una luminosa speranza.
E mentre leggo, con piacere, che la soprano Ricciarelli – Baudo si candida per il grande centro, che dovrebbe raccogliere circa l’1% dell’elettorato, 366.000 carcasse di animali si stanno decomponendo nella felice Albione, mentre il turismo, ringraziando Dio, sta andando a farsi fottere. Almeno qualcuno paga. Il problema della normalità britannica è semplice: è difficile sterminare tutti gli animali e farli sparire dalla faccia della terra. Le carcasse ingombrano. La vita delle bestie non conta. Ma stanno riaprendo Stonhenge, e questo è molto bello, mentre la zona dei laghi resta, sfortunatamente, ancora chiusa. Altro che due milioni e mezzo di animali, il vero problema è riaprire Stonhenge e attirare i turisti. E mentre quest’ecatombe procede tutti si gustano lo spettacolo delle squadre inglesi, incluso il Leeds con i suoi picchiatori razzisti, che hanno raggiunto i quarti di finale delle coppe.
Cos’è la normalità ?
Mentre sto ascoltando, con Eugenio, Jason, che sta facendo sprofondare nel puro nulla essenti e cose, ci giunge notizia che nel lontano Canada, altro bastione delle civiltà occidentale, stanno massacrando 275.000 foche. Siamo stati informati che nel 2000 sono state massacrate 91.602 “harp seals” e che il 93% delle foche uccise avevano meno di un anno di vita. Sappiamo ora che in quel fottuto, democratico paese è possibile massacrare a bastonate un cucciolo di foca purché abbia almeno 12 giorni di vita. La notizia raccapricciante è che l’80% delle foche uccise sono state massacrate quando avevano un’età che varia tra i 12 giorni e un anno e che secondo uno studio del Marine Mammal Science il numero delle foche massacrate nel 1998 oscilla tra le 406.258 e le 548.903 unità. E orrore dell’orrore: il 17% delle foche uccise non mostra segni di colpi nel cranio e il 25% mostra ferite nel cranio non sufficienti per dare morte o stordimento. Se ne deduce che i nazisti canadesi hanno scuoiato vivo il 42% delle foche. Alcuni veterinari hanno denunciato che il 42% delle piccole foche massacrate era ancora vivo mentre l’assassino le scuoiava per levarle la pelle. E va bene, i Taliban hanno distrutto i Buddha della Via della Seta ma quest’orrore è infinitamente peggiore, ma ne parlano in pochi. E mentre tutto procede allegramente, mentre seguiamo il sermone sulla nullità delle creature accade questo. Ecco la normalità.
Certo se le cose e gli essenti non hanno valore perché non annientarli?
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9. 4. 2001
Zeno caro,
…………oggi non è stata una giornata molto produttiva per lo studio.
Stamane ho ripreso del materiale su Heidegger. Mi basta la rilettura di alcune pagine per rimettere in ordine le idee e scrivere quello che penso sulla Lichtung. Purtroppo lo devo fare domani con calma dato che oggi la giornata è volata. Sono andata a fare una passeggiata con Marta. La mia amica che tu hai conosciuto nella visione mattutina. Quella che ti è apparsa, come in sogno, con i capelli neri e la pianta crassula alle spalle.
Siamo state ai Fori, siamo salite a san Gregorio al Celio. Quest’area comprende un grande monastero che papa Gregorio ricavò dalla casa paterna. Ci sono orti e giardini bellissimi.
Le piante dei glicini e degli aranci sono in fiore e inondano l’aria del loro profumo denso e inebriante. Iris e margherite riempiono i prati verdi di quei frutteti. Fanno cornice a questi antichi giardini tre oratori dalla facciata tardo – rinascimentale: Santa Barbara, Sant’Andrea e Santa Silvia.
Io e Marta, incuriosite, siamo entrate. Quegli edifici nascondono stupendi affreschi seicentechi del Viviani, di Guido Reni, del Domenichino, del Lanfranco e dell’inconfondibile Pomarancio. Sono sbiaditi dai secoli, ma conservano un fascino eterno ed emanano un’energia ultraterrena. C’è un silenzio particolare in quei posti. L’odore acre delle muffe ricorda però che tutto vive nel tempo e passa. Fuori c’è un camminatoio che conduce all’antica biblioteca di Agapito I, che fu ricavata da una residenza signorile tardo antica per conservare gli antichi testi dei padri. Ma ora rimangono solo delle rovine a cielo aperto, e l’area è chiusa da muri romani invasi da erbe selvatiche e fiori di campo. In queste domeniche di Primavera Roma assume un fascino particolare, è pervasa da una luce chiara e rosata, che crea atmosfere quasi surreali. E’ come una cipria che colora delicatamente ogni cosa, coprendo il paesaggio con una patina uniforme. Le rovine, i giardini, le palme, l’aria terza, sembrano portare indietro, anzi fuori dal tempo, e Roma mostra il suo vero volto di cortigiana seicentesca, nella sua sovrana bellezza, che distaccata non si cura dell’inferno che la percorre quotidianamente. Con Marta abbiamo parlato di tante cose. Anche di te, delle tue poesie, delle tue letture di Severino e di Parmenide. Gli dico molte delle tue battute e ci facciamo un sacco di risate.
Penso spesso a tanti momenti passati insieme, e penso che sono stata veramente bene con te. Ma la mancanza ora sta crescendo e la lontananza comincia a pesare, a volte mi fa male il cuore e mi manca il respiro. Ho voglia di fare ancora l’amore per ore e ore, e notti intere, ho una voglia matta. Ho voglia di starti vicino, parlare e sentire la tua calda voce. Sto riprendendo a studiare filosofia, un po’ alla volta, grazie a te. Grazie ai tuoi stimoli e alle tue provocazioni, e grazie alla lettura delle tue poesie che mi stai inviando.E’ una lettura iniziatica che sta aprendo in me dei nuovi canali d’ascolto. Il mio orecchio interiore è teso a questa voce che parla, a chi la sa ascoltare, dell’essere e delle sue manifestazioni, del dolore dell’uomo e del mistero dell’esistenza. Ascolto come incantata e cerco dentro di me le risposte alle domande che essa lancia nel vuoto dello spazio poetico.
E’ la voce del poeta che ipnotizza e costringe a guardare le cose nella loro vera essenza.
“…e perché i poeti (Wozu Dichter) nel tempo delle povertà?”, chiede Hoelderlin nella sua elegia Brot und Wein. Perché la poesia mi chiedo io? Perché i poeti soli riescono a parlare allo spirito in questo tempo di povertà estrema? Perché Zeno caro?
Ines
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10. 4. 2001
Perché i poeti? Boh…!!!
Zeno.
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Oggi Eugenio ha suonato il Frammento in sé, come quel giorno a casa di mia madre. Poi ha spiegato: “Il “frammento in sé” è un brano per pianoforte composto da Nietzsche. Janz ascrive questo abbozzo a una risposta di Nietzsche a Rohde, definendolo uno scherzo. Nietzsche lasciò il frammento incompiuto, la sua musica, infatti, non sarebbe altro che una raccolta di frammenti. Il brano è stato composto il 16 ottobre 1871, dopo aver composto alcuni lieder e brani corali, il filosofo, era ritornato al pianoforte…”
Secondo Eugenio queste note riverberano di un intrinseco mistero. Sono note di profonda tristezza, di frammentaria incompiutezza. Eugenio ama il brano per la sua ambiguità.
Dice che gli dà un senso di uno strano oscillare tra timbri di cupezza, gli dà un senso di un arcano tentennare tra note che interrogandosi, affermano e, allo stesso tempo, negano.
Destine detesta il brano definendolo noioso e morboso. Sono seduto con Orione e Plato mentre Eugenio suona il brano. E mentre suona, Eugenio, dopo la breve spiegazione del “Frammento” comincia a raccontare e dice: “La Romania è spesso un luogo abitato da demoni. Forse il misticismo orientale, bizantineggiante, forse le cupe foreste, forse le antiche leggende alimentano il mito dei demoni, non per caso la Transilvania è la terra di Nosferatu. Qualcosa di demonico si agita sempre in quella regione. E spesso questo sostrato diabolico erompe in autentici orrori: le rivolte contadine del 1437 e 1514, le rivolte in Moldavia e Wallachia del 1784, uomini impalati, torture, abomini, pogrom fino alla rivolta di alcuni anni fa che si concluse con l’esecuzione del Conducator e di sua moglie. A volte i demoni assumono sembianze angeliche.
Corneliu Zelea Codreanu era un angelo dal cuore satanico che galoppava su un bianco cavallo avvolto da un immacolato mantello. Zelea, una volta, sentì la voce di Dio (che parla spesso ai fascisti ). La voce veniva da un’icona che rappresentava l’Arcangelo Michele e in questa occasione l’arcangelo era antisemita. La verità è che Codreanu aveva assorbito il veleno antisemita all’università di Jassy: e ci vuol poco a far parlare gli angeli quando il cervello ti funziona male.
Sentita la voce di Dio, Codreanu formò una legione fascista, quasi un ordine religioso, e la chiamò la Legione dell’Arcangelo Michele. La legione era costituita da “cuibs”, nidi composti da 13 membri ciascuno, e da questa falange di coraggiosi emergerà l’infame Guardia di Ferro, una specie di transilvanica SS. Fedeli ai costumi vampireschi della Transilvania i membri della Legione seguivano disgustosi rituali bevendo il proprio sangue per legarsi con giuramenti solenni.
Ognuno ha i suoi gusti, disse la regina madre, mentre succhiava il pippo dello stalliere.
Codreanu era amato dal popolo che lo adorava come una specie di dio in terra.
Uomo di grande bellezza, dal profilo romano, era un naturale trascinatore e le masse adoranti lo chiamavano il Capitano “Capitanul” come chiamano, nel tuo benedetto paese, Berlusconi “Il cavaliere”. E ci sono notevoli somiglianze……non credi? Era il lontano 1938 e un giorno Hitler parlando con il re di Romania Carol II, che aveva preso poteri dittatoriali dopo il colpo di stato del 1938, disse: “ Mi piace più il Codreanu che il vostro dittatore, il “Cane Rosso” Antonescu.”
Il re ascoltò con attenzione, assorbì il suggerimento, e prese un’immediata decisione: Codreanu e i 13 legionari furono strangolati dai suoi sicari. Niente sovranità limitata: Carol II aveva le palle, e che palle: era afflitto da una erezione permanente, e spiegò al popolo il misfatto: ho fatto accoppare il “Capitul” perchè si era venduto agli ebrei. E ti pareva: sempre i poveri ebrei: gli assassini di Dio ma con voi romani non se la prende nessuno. Il popolo reagì e si scatenò contro il re che dovette fuggire con la sua amante ebrea Lupescu. Intanto lo spettro di “Codreanus Redivivus” appariva sul bianco cavallo nelle foreste dell’immaginazione popolare. Le masse avranno rivisto anche Mussolini e il Conducator Ceausescu. La lista dei redivivi è notevole: Nerone, Federico II, Codreanu……. Al grido di “Abdica” Carol II prudentemente se la diede a gambe e svanì, e si scatenò un putiferio. Antonescu cercò di calmare gli animi – ma era considerato troppo poco fascista dai legionari – e formò un nuovo governo con rappresentanti della Legione di San Michele.
Ma non bastò. In quei giorni anche Iorga, un famoso intellettuale antisemita, fu torturato e ucciso dai legionari. Era troppo liberale.
Il funerale del semidio Codreanu e dei suoi apostoli attirò una folla di 155.000 persone.
In un momento d’inimmaginabile frenesia religiosa i legionari cercarono di prendere il potere
da Antonescu. Non ci riuscirono e cercarono, allora, di vendicare la morte di Codreanu e dei suoi 13 apostoli.
Era il 12 gennaio del 1941 quando la furia fascista si scatenò per tre giorni contro la comunità ebraica. Torturarono, uccisero, stuprarono donne davanti agli occhi degli uomini e nella foresta di Baneasa massacrarono ebrei nudi nella neve. Il giorno dopo il pogrom si presentarono gli zingari per estrarre i denti d’oro dai cadaveri.
Fai attenzione, Zeno…la notte del 22 gennaio 1941, se non erro, i legionari raccolsero 200 ebrei in un mattatoio e li macellarono come se fossero vitelli.
Eseguirono tutte le operazioni che effettuano regolarmente i macellai con le povere bestie.
E fu un pogrom in grande stile. E quanti ne abbiamo visti nei Balcani e nei paesi slavi.
Antonescu soffocò la rivolta dei legionari nel sangue, quelli che sopravvissero, si rifugiarono nei paesi fascisti come la Spagna, la Germania o l’Italia. Sima, il mostro, del quale ti parlai anni fa, si nascose in Spagna. Simon Lazari, il mio caro amico ebreo, lo andò a cercare e scoprì che uno di quelli che aveva scannato suo padre viveva in Inghilterra. Sapeva che lo scannatore si chiamava Georghe Deprescu e viveva nello Yorkshire. Cominciò a cercarlo affannosamente.
Lo rintracciò presso la città di York e stava organizzando un complotto per farlo fuori con gli uomini della malavita, quando qualcuno lo tradì. Il resto lo sai lo trovarono morto nel parco di Goddington nelle vicinanze di Orpington a Londra, qualcuno lo fece secco vicino allo sport Club nel parco. Utilizzando un detective privato scoprii chi aveva ucciso il povero Simon.
Ho i soldi per liquidare quella cellula neo – nazista che gli spappolò il cervello, si tratta di quattro persone che lo finirono con tre colpi alla testa, più per dollari che per ragioni ideologiche.
I neo – nazisti furono pagati da ucraini e lituani coinvolti con le SS nei massacri e nei campi di sterminio nei propri paesi. Deprescu è morto di cancro ma i giovani nazisti vivono.
Ho molti soldi Zeno. Più di 100.000 sterline ed io desidero vendicare Simon.
Tu lo sai: sei qui per questo.
Mentre parlava suonava e le note del “Frammento in sé” riverberavano di cupa intensità.
*****
Simon Lazari lo avevo conosciuto a Casale Monferrato, presso l’antica sinagoga di rito tedesco, nel centro del vecchio ghetto. Ricordo lo splendore della sinagoga, l’affabilità del professore ebreo, la sua squisita gentilezza, la sua raffinata cultura. Il racconto di Eugenio non mi sorprese: qualcosa avevo già intuito.
Già la Moldavia.
Giorni fa, in quelle lontane terre, redente dal capitalismo selvaggio, si sono pappati un uomo. Due dolci vecchiette vendevano “fiorentine” umane a prezzi stracciati. E tutti le compravano. Le donnine avevano affilato i coltelli e fatto a fettine un cadavere nell’ospedale. Si saranno dette: se riciclano reni, fegati, cistifellee e cazzi non vedo perché non possiamo offrire ciccia, a prezzi ridotti, agli affamati. Sono le leggi del mercato e le vecchie compagne bolsceviche hanno imparato la lezione. Se c’è bisogno di carne noi la troviamo e la proponiamo sul mercato. Nei paesi che furono comunisti, malgrado tutte le promesse dei liberali, si sta approdando alla fame assoluta. Hanno liquidato il vecchio socialismo e al suo posto hanno intronato la prostituzione e la fame: tutti si vendono il culo, i reni, gli occhi e ora si fanno il ragù con i cadaveri. Sono le leggi del mercato, pensano. A domanda segue offerta. E per la famiglia si fa questo e altro.
E poi è sorta la nuova passione per il cannibalismo e Hannibal è diventato un mito.
E’ molto amato Hannibal, anche Destine lo trova simpatico.
E’ semplice, il mondo moderno ha bisogno di nuovi miti e così anche la troietta italiota Erika che ha massacrato madre e fratello è diventata una leggenda, un mito della rivolta giovanile: mia madre la detesto e l’accoppo.
La minorenne riceve nel carcere un’incredibile quantità di lettere .
Fa pensare: prima accoltella la madre e il fratello, e poi dice al suo amante assassino, che se la fa sotto: “Aspetta….che facciamo fuori pure papà.” Ma si… tagliamo a pezzi pure l’amato babbo quando torna dalla partita di calcetto! Incantevole mignottella, espressione della violenza che gli adulti propinano al mondo. Questo è dove porta la sublimazione della violenza, del cinema e dei video giochi: perché sorprendersi ?
Anche Jeffrey Dahmer il mostro di Milwaukee che si pappò 17 frocetti è divenuto un simbolo. Andrei Chikatilo che ha mutilato e si è trangugiato 53 disgraziati è seguito con grande attenzione.
Il cannibale giapponese Issei Sagawa, dopo essersi cucinato la fidanzata francese, viene invitato a molti talk -show. Ma il più simpatico dei cannibali è il ciccione di New York Arthur Shawcross che ha accoppato undici mignotte e si è cucinato la loro vulva. Arthur afferma con fermezza che il vero Hannibal è lui, e ci tiene molto. Ho assistito ad una intervista di una giornalista inglese dall’aria sfigata con il cannibale. La giornalista chiedeva: “Ma quali parti del corpo si è mangiato? “
E il sublime Shawcross rispondeva: “Non posso dirlo perché lei è una signora…”
In effetti si era cucinato la vulva con ceci ed un goccio di Chianti. Che squisitezza!
E la giornalista morbosamente incalzava: “Ma di che sa la carne umana? “
E il divino Arthur: “Ha mai assaggiato il maiale croccante ?”
Delizioso ciccione con il codino alla Baggio. Un mito del mondo moderno. Il vero Hannibal.
E così, come dicevo, siamo giunti dal Pre – Australopitecus all’Homo sapiens – sapiens,una passeggiata di circa sei milioni di anni, e siamo approdati ad Arthur Shawcross ed al suo codino spelacchiato.
Considerando il trionfo del libro di Harris e il film diretto dal regista di Blade Runner
Ridley Scott, dobbiamo riconoscere che il male è qualcosa che affascina profondamente.
Certo, considerando la fame nel mondo che affligge 826 milioni di persone, non sarebbe una cattiva idea se cominciassimo a divorarci a vicenda. Diminuirebbe anche la popolazione mondiale.
In fin dei conti siamo molto più gravidi di male e di peccato di un povero agnello o di un vitello.
Nel tempo libero sto traducendo il vangelo dall’originale greco, ho tradotto oggi il brano di Matteo che riguarda l’indemoniato di Gerasa (8 – 28,29). E’ molto divertente scoprire che esiste un filone del pensiero cristiano che afferma che Gesù era vegetariano. Una setta tedesca di Wurzburg ha avuto questa brillante idea. Rileggevo con attenzione il brano dell’evangelista.
I demoni (non il demone, perché quel disgraziato a Gerasa ce n’aveva una legione dentro ) riconoscono il Figlio dell’Altissimo e lo implorano di non torturarli, ma di lasciarli uscire e possedere una mandria di porci. Gesù, benevolmente, concede loro i nuovi spazi vitali.
Risultato: i maiali si suicidano in massa. Gettandosi “kata tou kremnou eis ten thalassan” giù dal dirupo nel mare.
Mi sono domandato ma perché questo benedetto uomo non ha sprofondato i diavoli nell’abisso
“en te abusson apelthein “. Perché ?
Perché non li ha rispediti a casa loro nelle bolgie infernali?
La risposta è semplice: Gesù se ne fotteva completamente degli animali.
E il tempio di Jahvé come tutti sanno era un osceno mattatoio.
Così, che si inventano questi nuovi cristiani?
Ti spiegano che i vangeli sono manipolati, e che la loro profetessa, che è la reincarnazione di Gesù,
conosce l’autentica storia. Gesù era un vegetariano e la profetessa ti propina 2000 pagine di nuovo vangelo. E in questo nuovo vangelo c’è un Gesù che ama, che prova grande compassione per gli animali. Splendido: è la prima volta che i cristiani difendono apertamente altri esseri viventi.
In Italia i francescani cacciano e il papa polacco organizza cene con i cacciatori.
Invece questi cristiani, come i Jainisti curano e proteggono gli animali.
E questo è molto bello.
Inoltre parlano di Karma e reincarnazione, ma ignorano le religioni orientali ed in modo particolare il Buddismo. Ed io allora gli domando: ma perché vi ostinate tanto con la Bibbia e con il Cristo Gesù?
Perché non vi inventate una nuova religione?
E quelli rispondono il vero vangelo è quello della nostra profetessa.
Oggi ho spedito un e-mail alla setta, vediamo cosa rispondono.
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11.4.2001
Caro Zeno,
ho letto “Perchè i poeti”, un saggio degli Holzwege, I sentieri interrotti di Heidegger.
Il filosofo tedesco commenta Hölderlin e Rilke, e parla del senso della poesia.
I poeti, dice, colgono la relazione autentica dell’Essere con gli essenti, colgono l’oscillare dell’Essere nell’esistenza. Essi si posizionano nell’Apertura (la Lichtung) dice Heidegger, lo spazio della manifestazione dell’Essere come accadimento (l’Ereignis) e ne colgono l’essenza… la relazione tra le cose e l’Essere (il Bezug) che si concretizza nella quadratura (il Geviert), ossia la relazione tra il cielo, la terra , i divini e i mortali. L’oscillare dell’Essere si esplica in questo spazio.
A volte Heidegger trascina il pensiero nei meandri del linguaggio ed è difficile uscirne. Ma mi sembra di aver capito. Cogliere l’essenza vuol dire vedere in che forma l’essere si manifesta in questo momento. In questo momento l’essere si presenta nella forma del Ge-stell, dell’Imposizione.
Il porre (stellen) nella posizione gli enti…vuol dire costringere all’oggettualità le cose che ci stanno di fronte, per il mero uso, vuol dire sottomettere l’essere della cosa alla nostra volontà per porla in nostra funzione. In questo modo l’essere è ridotto all’ente e l’ente alla nostra volontà, e l’essere ridotto a volontà è la modalità del suo manifestarsi nell’età della tecnica, in cui domina il pensiero calcolante, che manipola gli enti riducendoli allo stato di mere cose. Il pensiero calcolante riduce l’Essere all’ente…lo nasconde…dimentica la differenza… il pensiero calcolante si inventa un Grund un fondamento che lo sostiene, come il Bene, Dio, la Volontà, o l’Io.
Il pensiero per essere pensante deve compiere un salto nello sfondamento …nell’Abgrund,
deve rammemorare quella differenza obliata, deve diventare memoria.
Il pensiero che pensa riscopre l’abisso, la mancanza di fondamento, e in questo pericolo, in questa morte trova la salvezza… “wo Gefhar ist, ist das Rettende auch”, dice Hölderlin, e diventa ringraziamento.
L’ Abgrund è l’abisso lasciato dalla morte di Dio.
Il soggetto, l’Io lo sostituisce, ma la salvezza è riconoscere questa posizione e superarla nell’Abbandono: la Gelassenheit, che lascia il mondo mondeggiare, in un certo senso lascia oscillare l’Essere nella sua manifestazione originaria che svela gli essenti nella loro essenzialità, libera dalla costrizione della soggettività razionale e dal suo sguardo certo e giusto.
I poeti arrivano all’abisso e lo riconoscono, i poeti riconoscono la posizione dell’Io sull’orlo dell’abisso, il vuoto lasciato dal Dio fuggito, dal Dio morto.
Così Heidegger li definisce: “I poeti sono i mortali che, cantando gravemente il Dio del vino, seguono le tracce degli Dei fuggiti, restano su queste tracce e così rintracciano la direzione della svolta per i loro fratelli mortali…Gli Dei fuggiti lasciano una traccia, il Sacro…Esser poeta nel tempo della povertà significa: cantando, ispirarsi alla traccia degli Dei fuggiti…Noi dobbiamo imparare ad udire ciò che questi poeti dicono, se non vogliamo vivere superficialmente e inconsapevolmente nell’età che nasconde l’essere mentre lo custodisce, calcolando il tempo solamente sulla scorta dell’ente e del suo smembramento…Ecco perchè nella notte del mondo il poeta canta il Sacro. Ecco perché, nel linguaggio di Hölderlin, la notte del mondo è la notte sacra.”
Stai scrivendo, Zeno? Ti parla la voce? Mandami le tue poesie, ne ho bisogno….
Ines
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Marco un seguace della setta mi ha risposto: “…..lo so che la reincarnazione é conosciuta, non solo in oriente, ma in tutto il mondo. Gabriele non é la reincarnazione di Gesù, non fare casino, è un profeta, esattamente come Mosè o Geremia. Evitiamo il culto della personalità: vive e lavora come una sorella, è uguale agli altri. E’ vero, la chiesa ha manipolato Bibbia e vangelo, perché se non lo avesse fatto non avrebbe ragione di esistere. Lo so che prima di Cristo c’era gente che amava gli animali, io non sto combattendo per ottenere un primato. Ognuno può credere quello che vuole, noi non proponiamo nuovi dogmi. Gabriele vuole ricondurci all’insegnamento originario, all’amore assoluto per tutte le cose, che non si può raggiungere senza prima lavorare su noi stessi con lo sviluppo della propria coscienza. E questo cammino é una sentiero interiore, e chiunque può capire.
Comunque grazie per le tue risposte, ci sono tante cose che non so e mi fa piacere parlare con te.
Se si può fare qualcosa per gli animali mi trovi d’accordo. E questo è molto bello.”
Passarono pochi minuti e gli animalisti mi propinavano questa deliziosa notizia:
11 APRILE
Inchiesta Usa, nei macelli bovini squartati vivi (Il Messaggero)
NEW YORK – Orrori da Grand Guignol trasferiti nei macelli bovini americani: secondo un’inchiesta del Washington Post, centinaia di capi di bestiame vengono squartati ancora in vita. Documenti del governo, testimonianze dirette e un video girato da un operaio in un macello di Pasco nello stato di Washington hanno permesso di raccontare una storia terribile: quella di innumerevoli animali che, in barba alla legge, arrivano sul nastro dello squartamento ancora vivi. In un moderno macello ci vogliono 25 minuti per trasformare un bovino in bistecca. E Ramon Moreno, dell’IPB di Pasco, è da 20 anni uno degli operai addetti a tagliare quarti di bue dalle carcasse che gli passano davanti al ritmo di 309 all’ora. Ma troppo spesso qualcosa va storto: “Arrivano animali che muovono gli occhi, la testa e guardano attorno”, ha testimoniato Moreno. Lui però non si può fermare: “Devo tagliare lo stesso”. Alcuni bovini sopravvivono al taglio della coda, allo sbudellamento, all’estrazione dei visceri. “Muoiono pezzo a pezzo”, ha concluso Moreno la sua macabra deposizione. Secondo una legge di 23 anni fa, la Humane Slaughter Act, gli animali al macello devono essere prima resi insensibili al dolore con un colpo alla testa o un elettroshock. Molti impianti però non seguono alla lettera le procedure nella fretta di far arrivare bistecche e hamburger sugli scaffali dei supermercati. I nuovi ritmi accelerati sono imposti dal mercato all’industria del macello: all’inizio degli anni 90 il ritmo tipico di animali uccisi era di 50 capi all’ora, oggi sono circa 400.
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Heidegger ha detto:
“ L’ottenebramento del mondo, la fuga degli dei, la distruzione della terra, la trasformazione degli uomini in massa, l’odio e il sospetto verso qualsiasi cosa creativa e libera, hanno ormai assunto sulla terra proporzioni inimmaginabili a tal punto che categorie infantili come pessimismo o ottimismo sono diventate, da molto tempo, assurde.”
Io ho una ferma convinzione: gli uomini sono sostanzialmente demoni. E se uno avesse una pur minima coerenza, e non fosse vergognosamente attaccato a questa parvenza di esistenza, dovrebbe fottersi il cervello sparandosi una palla in testa, perché la vita, ad essere sinceri, non è assolutamente vivibile. Dalle foschie della filosofia, da tutto quel cupo, inane cianciare e rimestare è emerso qualcosa di strano e anche di affascinante. Un filosofo chiamato Mainlander ha scritto un libro, una summa di pessimismo, che trascende la visione di Schopenhauer.
A differenza di tanti filosofi che cianciano, cicalano e non combinano un tubo di niente, Mailander ha concretizzato il suo cupo pensiero lasciandosi oscillare da un ramo di un albero con un cappio al collo. La sua devota sorella lo ha seguito più tardi. Si è impiccato perché non sopportava più la vita. La sua “ Filosofia della redenzione” è un mattone di 2150 pagine, e il 7 aprile Offenbach, la città che gli ha dato i natali, lo ricorderà (magari per un secolo non sapeva neanche chi fosse). Schopenauer lo ispirò ma lui andò molto oltre.
Conosceva l’italiano, avendo studiato e vissuto a Napoli (un’esperienza di vita sicuramente micidiale) ed aveva imparato ad amare Leopardi. Dai suoi scritti emerge una visione del mondo di assoluta cupezza. Mainlander arriva alla conclusione, per me scontata, che il non essere è preferibile al nulla. E per molti quella è la scoperta dell’acqua calda.
Mentre Schopenauer risolveva la Kantiana “Ding an Sich” postulando una volontà cieca come essenza delle cose, Mainlander sosteneva che la “cosa in sé” fosse pura volontà di morte, un desiderio inconscio della Trascendenza verso il totale annullamento.
Secondo il filosofo Dio s’immerge dalla sua assoluta trascendenza nella realtà nel mondo, nella molteplicità delle cose, diffondendosi, diluendosi nell’apparenza e dandosi così la morte.
Il concetto chiave è che Dio morendo da vita al mondo: mors tua vita mea.
Ho pensato: ne poteva fare a meno.
Ogni buco di culo pensante, ogni Descartiana cosa pensante ci propina una sua cosmogonia.
Affoghiamo tra le cosmogonie e le soluzioni della “cosa in sé”. Ora la scienza sta risolvendo il problema delle infinite visioni cosmogoniche ma non può risolvere il mistero originario. E ci mancherebbe altro! Li si blocca. Che viene prima il Big Bang? Che c’è oltre il fascio galattico che compone l’universo, e oltre gli infiniti universi?
Bodhidharma il fondatore dello Zen, probabilmente risponderebbe: “ Boh !” E metterebbe fine alla masturbazione mentale. Una rosa è una rosa dice Silesio e l’universo è l’universo, senza se o ma o forse, senza orologiai divini, cause assenti, demenziali volontà e cose in sé.
Proseguiamo disse la regina allo stalliere dopo il settimo orgasmo.
Mainlander a differenza di Nietzsche, che afferma che Dio è stato accoppato e sepolto dall’uomo,
dice che Dio, seguendo il suo istinto primordiale, il suo impulso metafisico – originale, concretizza il suo basilare desiderio ritornando al Nulla assoluto. Mailander pensa che sia “la cosa in sé”, sia l’essenza di Dio siano inconoscibili. E postula un mondo che origina da un atto di volontà divina.
Il divino passa dalla sua essenza luminosa all’essere delle cose per poi approdare alle rive del nulla attraverso un metafisico suicidio della Trascendenza. Mainlander chiama il suicidio divino l’“autocadaverizzazione di Dio”. Nel mondo si manifesta la volontà dell’autoannullamento di Dio.
Ugualmente, il filosofo, attraverso il rigetto del sesso e la consapevolezza buddista del dolore del mondo cerca l’incontro con il nulla. Una scelta che porta alla redenzione dell’esistenza rendendola autentica. E il nulla assoluto Mainlander lo incontra impiccandosi.
Gli uomini si inventano tutto ma in questa scelta, in fondo, esiste una certa coerenza e quando ho letto dei poveri animali massacrati dai demoni (perché questi esseri non sono altro che creature dell’inferno) ho pensato che in effetti ci siano solo due vie percorribili nella vita: il suicidio o la scelta dei terroristi dell’Esercito delle 12 Scimmie.
Io, però, codardamente, mi barcameno, faccio le mie cose nella noia e nell’angoscia assoluta, mi tiro dietro il mio corpo acciaccato, desidero ardentemente le candide natiche della ninfetta e ciancio e mi masturbo mentalmente con Marco che mi propina le sue bestialità religiose, le sue profetiche coglionerie che danno vita a una profonda compassione.
Parliamo, ora, di cose serie: il babbo dell’Irene forse non avrà bisogno di approdare al Centro Andreottiano, il Polo delle Libertà lo sta ricandidando, esponendolo ad una rissa elettorale di
proporzioni epocali, in un buco di culo delle Marche. Martini lo ha aiutato ma Berlusconi non sa neanche che esiste: peccato perché il fervente cattolico, ex socialdemocratico, gli luciderebbe l’ano con la lingua. Ma la Pivetti – Brambilla non ce l’ha fatta; si è candidata invece la moglie di Mastella, che deve essere l’ideatrice della piscina – cozza più famosa nell’orbe terracqueo.
Bossi e Formigoni si sono baciati in bocca. Il padre dell’Irene ha incorniciato la foto di Berlusconi che corre in mutandine con Galliani, Confalonieri, Dell’Utri, Letta e compagni e che ricorda l’immagine dei prodi gerarchi fascisti mentre saltavano oltre lo sbarramento di baionette, lampeggianti al sole, rischiando di lasciarci le palle.
Dopo l’immagine della bandiera rossa sovietica elevata sulle macerie del Reichstag, non esiste fotografia più significante, non esiste istante di tempo cristallizzato che abbia più profondo significato della corsa di Berlusconi in Sardegna.
3. L’apertura dell’Essere
Il 15 dicembre ero presso il cimitero di Lizzano in Belvedere non molto lontano da Porretta Terme, luogo angoscioso di morti viventi: stavano seppellendo un mio vecchio amico, deceduto per un tumore al cervello. Mentre stavo, presso la fossa, raccolto nei miei pensieri (e non pensavo per nulla alla morte), intravidi la madre della ninfetta Irene: Elvira Garbati. Una mia vecchia amica. Era alle esequie di Ottavio Trutti con il marito, il grande Conducator marchigiano (o marchigiota non so come si dice) di Forza Italia. Elvira appariva sbiadita, come fosse consumata dal tempo e dagli elementi, ma il portentoso deputato berlusconita schizzava energia da tutti pori.
Mi riconobbero. Elvira aveva letto un mio libro di poesie ed era una dei miei numerosi fan: circa 50 in tutta Italia. Si avvicinarono e mi salutarono cordialmente, e la mamma spiegò alla ninfetta che io ero il poeta di “Voce di silenzio sottile”, che tanto era piaciuto alla piccola. Pensavo che scherzasse o mi prendesse per i fondelli. La ninfetta mi guardò con curiosità. Anch’io la guardai con curiosità e puntai subito nella direzione del seno: due bocce luminose chiedevano imperiosamente di essere rese manifeste alla luce del sole. I genitori si allontanarono con la giovane ninfa. Finì la cerimonia con moglie, figli, genitori piangenti e tutti ci allontanammo. Ci ritrovammo a Lizzano in Belvedere ove abitava il defunto. Dopo aver bevuto qualcosa i parenti ci ringraziarono ed io mi avviai verso alcuni grandi tigli nel giardino. Improvvisamente giunse la ninfa Egeria – Irene e mi disse:
“Senta… non è che mi accompagnerebbe in macchina alla Madonna dell’Acero, c’è un santuario con un gruppo ligneo del XV secolo…e mio padre non mi ci vuol portare.”
“Va bene” risposi sorridendo “andiamo al Santuario…”
Prendemmo la macchina e partimmo. Misi la marcia “drive” nella mia automatica.
La fanciulla esclamò: “Ma che guidi la macchina dei deficienti?”
Eravamo passati rapidamente al tu.
“E allora ?….Non lo vedi che sono un deficiente…”
“Ascolta…è da tanto che te lo volevo dire…lo sai che la tua poesia espressionista è stupenda?
Lo sai che dalla destrutturazione e dalle lacerazioni del reale nei tuoi versi emerge lo spirituale?”
“No ….veramente non me ne ero accorto….”
“Si…dalla distruzione degli “idola” emerge la verità…capisci?”
“Si….confusamente….”
“Della tua scrittura ho amato l’abilità di destrutturare il reale, la capacità di analizzare spietatamente la realtà facendo emergere l’ipocrisia che copre, come una crosta, la vera essenza delle coscienze borghesi italiote cattoliche, o di quelle marxiste – staliniste, e della coscienza collettiva
del mondo occidentale lanciato come un treno senza meta verso il vuoto, la distruzione…”
“Scusa…..ma quanti anni hai?”
“Sedici anni… perché? Il 3 Settembre è il mio compleanno sono della Vergine…”
“E dove hai imparato queste cose?”
“Ho sempre amato la speculazione filosofica da quando avevo 8 anni…non sono molto ferrata nella storia della filosofia…ma amo empatizzare con le cose…da sempre…la natura, gli animali, gli oggetti, le persone diverse…la poesia e l’arte…il dolore del mondo…mi piace cercare delle risposte agli enigmi dell’esistenza…”
“Ma neanche sei nata e già parli di filosofia?”
“Beh…Simon Weil a 14 anni aveva letto tutto il Capitale di Marx, Gobetti a 20 aveva fondato riviste e a 23 la Rivoluzione liberale, e poi se pensi a Leopardi…o a Mozart compositore bambino…Non mi paragono a loro, non sono un genio, io non sono nessuno…ma con certe cose, con certe persone entro in sintonia, ho uno strano contatto spirituale…sono un po’ troia ma anche parecchio intelligente…”
“Ma dove hai studiato?”
“Uh che palle …al Liceo Antonianum dei gesuiti a Roma…faccio il primo Liceo, studio con i preti…ma non credere che io sia una bigotta cattolica…tutt’altro. I gesuiti sono dei preti …e questo è un limite, ma a livello di studio sono dei marziani, alcuni di loro sono anche dei veri e propri eretici. Lo studio li porta lontano…a volte anche lontano dai dogmi…Certo l’antropocentrismo rimane sempre, fa parte della loro religione, ma molti di loro hanno preso la strada della fenomenologia che libera il pensiero…Ma torniamo alle tue poesie…”
“Si…non essere impaziente…sono solo curioso…allora dicevi?”
“Dicevo che tu nelle tue poesie fai emergere la crisi della coscienza dell’uomo occidentale, che si trova in una fase di passaggio, una transizione epocale difficile, le cui incognite fanno molta paura.”
“Eh certo…già…”
“La forza e l’energia dissacratoria che pervade ogni pagina danno la spinta ad andare avanti con coraggio, quel coraggio che serve ad aprire gli occhi, a risvegliare la coscienza di fronte ad una realtà difficile da decodificare.”
“Decodificare eh ?”
Ero fuori di me, questa pupa deliziosa di 16 anni parlava come un’intellettuale di 40.
Ero affascinato e sorpreso, procedevamo, lentamente verso il santuario e il gruppo ligneo del XV secolo.
“Va più forte…..ma che sei impedito?”
“Si….un po’ impedito sono…dai continua…”
“Allora….la riflessione poetica porta lentamente la mente a vedere, ancora una volta, emergere lo spirituale di fronte ad un reale fatto di materia, carne, bisogni fisiologici, corporeità, violenza e distruzione…”
“Ascolto…”
“Così il tuo io – poetico, pur schiacciato dagli eventi, dal suo congenito dolore, e dalla sua brama di verità e conoscenza, riemerge come una figura vincente…”
“E sanguinante…”
“Si…la tua ferita sanguina sempre, ma questo sangue è il sangue della compassione, unica cosa che può alimentare l’armonia in un mondo come il nostro…”
“Che l’ha persa….vai avanti…”
“Tu sei il pellegrino dello Spirito che dopo un lungo cammino trova l’illuminazione, diventa un Bodhisattva, e io voglio seguire il tuo insegnamento e conoscerti meglio…”
“Conoscermi come?”
“Totalmente….anima e corpo…e pure presto…è tanto che aspetto questo momento.
Tu non sai che effetto mi hanno fatto le tue poesie…io sono completamente presa dalla tua persona…e quando ti ho visto finalmente…è stato per me un momento di liberazione…”
“Guarda che se ti conosco carnalmente finisco rischio di finire in galera……e poi mi hai appena conosciuto….Diocristo sei rapida…”
“E chi ci fa più caso a queste stronzate….appena conosciuto…e stì cazzi?”
“Sti cazzi… eh?”
“E poi io ti conosco da un pezzo…ho letto tutto quello che hai scritto e che hai regalato a mia madre…sei tu che ancora non mi conosci…e poi l’età…è una grande stronzata…i cervelli…le menti sono le cose che contano…e l’attrazione animale…Tu mi sembri integro…sei bello…mi piaci anche fisicamente…e hai degli occhi incredibili…lo sai hanno un colore cangiante…hanno già cambiato colore tre volte da quando ti ho visto.”
“Va bene…grazie dei complimenti…ma sei minorenne non dimenticarlo…mi sento in imbarazzo…
E poi se lo viene a sapere tuo padre…quello è un bel tipo…”
“E allora ? E chi gli dice niente a quello stronzo di mio padre?….Ma non m’interrompere con queste pippate…….mi dai l’angoscia…..ok ?”
“Si, vai….devo avere la cupio dissolvi…”
“Allora….nell’ultima parte della Voce Sottile c’è uno strano stacco: da una dimensione quasi onirica, o comunque da una spazialità coscienziale, strutturata nei tempi della durata, ossia costruita attraverso il ricordo e il ripercorrere della vita passata alla ricerca di risposte esistenziali, tu vuoi fare emergere la dimensione del tempo reale: uno spazio di tempo purificato dalla catarsi attuata dal travaglio…”
“Ecco…però siete in pochi a prendere seriamente le mie poesie….è illuminante….sono commosso….”
“Da una dimensione di dolore spirituale, dicevo, tutto interiore, quasi asfittico si passa a una dimensione di serenità con le cose, con gli animali con le piante, con il manifestarsi della luce obliqua…il vento sembra far rinascere la materialità reale delle cose.”
“Ma sei brava…”
“E bella…”
E a quel punto aprendosi la camicetta espose alla luce del sole due gloriose tette ed io per poco sbandavo.
“Ma sei proprio impedito…sbandi…non crepiamo ora…eh…”
“E’ stato quel manifestarsi epifanico dalla camicetta….vai…”.
“Già….belle vero? Si..il tuo è un libro di carattere iniziatico e segue il percorso di un’anima verso l’illuminazione e la chiarificazione del proprio dolore che trova un senso nella compassione universale…”
“Ma sei una meraviglia…”
“Sai che facciamo…vengo con te…poi chiamo mio padre e gli dico che sono tornata a Roma…
dove abiti ?”
“In un buco di culo presso Gubbio……in un eremo…”
“E allora dispieghiamo le vele…….lascia perdere sto cazzo di gruppo ligneo….sono pippate…”
E cosi fu: telefonò al padre e l’ingannò con grande eleganza. Disse due stronzate alla mamma mentre si spogliava. E poi nuda si coricò sul letto con i capezzoli ritti come fossero scolpiti nel legno.
“Vuoi bere qualcosa?”
“Si da quel biscione che hai dietro la patta…ma all’età tua ti si drizza ancora ? Fai vedere…
adesso ci penso io…”
“Ma ho solo 47 anni…solo 31 più di te…”
“Ma lo sai che puoi finire in galera….? Vuoi finire in galera?”
Cominciò a calarmi i pantaloni, a succhiare e leccare avidamente il mio pene eretto e io cominciai ad eccitarmi incredibilmente.
“A questo punto rischio, cocca mia….sono completamente preso da quelle due bocce luminose…”
Mi spogliai, in un attimo, la ninfetta era sulle mie gambe e si era ficcata il pene nella vulva.
Andò su e giù per una decina di minuti, mentre mi infilava un chilo di lingua in gola.
Mi poppai le splendide tette come un infante perverso. Ad un certo punto mi disse:
“Ora galoppami da dietro….e fammi male…sei troppo gentile….fammi male…sono la tua zoccola…la tua troia…la tua concubina filosofica…”
La presi per i capelli e la montai da dietro con una forza e vitalità sorprendenti.
Ero totalmente preso da questa metafisica troietta. Ora il suo volto si contorceva, strabuzzava gli occhi e con un filo di voce mi disse:
“Non venirmi dentro…”
Quando la informai che stavo erompendo, si girò rapidissima e prese il pene in bocca succhiando, con gran gusto, l’esplosione spermatica.
“Amaro…”
“Mi scuso…”
“No è piacevole…è come il Fernet Branca……ora possiamo chiamare la polizia…
lo sai che fanno ai pedofili?”
“Li impiccano…”
“Eh….ma se ti impiccano…chi mi scrive le poesie ?”
“Eh già forse è meglio non farlo….e poi papà magari pensa che sei ancora vergine…..
hai un ragazzo?”
“Si, ma sono stufa….è troppo giovane……ha rotto…..vuole troppa attenzione….
E poi a me piacciono gli uomini maturi…e amo le anime…
Mi sono innamorata pazzamente anche di un mio professore ultrasettantenne…padre Schwartz…studioso del marxismo e dell’anarchismo russo…”
“Sei una necrofila…”
“Eh si forse…un po’ rincoglionito lo sei anche tu…”
“Non esageriamo…”
“Va bè……accendi la televisione vediamo che fa quello stronzo di Berlusconi…”
“Guarda che tuo padre dipende da quello stronzo…..magari la sera prega davanti all’immagine del Cavaliere…”
“Si…ma è buffo…mi piace sentire le cazzate che spara…..pensa che oltre il 55% degli italiani lo ama… non sembra un venditore di lavatrici? Spara cazzate a tutto spiano…darà il lavoro a tutti, toglierà le tasse e costruirà il ponte sullo stretto di Messina…e gli italiani lo credono…”
“Per questo siamo un popolo da buttare via…”
“Senti facciamo un patto: io sono la tua schiava bambina….la tua troia fanciulla…..
ma in casa non faccio niente…va bene….? Leggo quello che scrivi…le tue poesie…e le commento…”
“Io cucino, lavo i piatti, cucio, porto Orione a passeggiare, pulisco casa e tu in cambio offri quelle splendide natiche quando te lo chiedo….così?”
“Pompini…pecorine….sodomizzazioni…..tutto…ma niente cucina…”
“Va bene…”
“Esatto…e guarda quando cucini, niente esseri viventi…..io sono vegetariana…”
“Anch’io…”
“Questo lo avevo capito….e guarda che resto con te sino alla consumazione dei secoli….e non scherzo…io ti adoro…ti amo…rimango avvinghiata a te come l’edera…tu sei l’ossigeno della mia anima…”
“In eterno?….Lo dicono tutte…”
“No…io lo intendo veramente…ma che cazzo di lavoro fai…oltre a fare il poeta?”
“Poi te lo dico….principalmente vivo di rendita…”
La mattina si gettò nuovamente sulle poesie, la seconda parte di “Voce di silenzio sottile”,
se le ingoiò e le digerì con una rapidità incredibile.
Le portai il caffè a letto, mise giù i fogli, e, girandosi con un malizioso sorriso, offrì nuovamente le stupende natiche per un’altra gloriosa galoppata; aveva sistemato uno specchio per vedere meglio. Disse: “Mentre mi monti strizzami i capezzoli. Voglio vedere che faccia fai quando vieni….”
E fu un nuovo galoppo da favola. Dopo l’eruzione mentre crollavo disfatto sul letto, la piccola Irene riprese, senza esitazioni, il filo del discorso:
“Ma che t’è preso un coccolone? Senti lascia entrare Orione che lo voglio abbracciare mentre leggo le poesie.”
Orione entrò e le diede una bella leccata sulla faccia.
“Ciao bel cucciolone….ma che ti hanno mangiato la coda? Che bel cane …cosi liscio, con un muso così delicato….dai siediti qui, rincoglionito, non voglio che mi muori adesso…ma che hai sniffato qualcosa?”
“No…non sniffo…ma tu passi con questa rapidità dal sesso sfrenato alla lettura delle poesie?”
“E allora? Sai cosa….mi piace questa tua capacità di vedere la bellezza del mondo in cose semplici e insignificanti….”
“L’umiltà delle cose…”
“E poi c’è questa tensione all’autodistruzione, come annientamento della volontà e dell’egoità, come annientamento del mondo, come movimento necessario della vita…”
“Già…”
“E’ un rientrare in se contraendosi, nel se del tutto che è nulla, è un rientrare dall’estasi alienante dell’esistenza e della storia, è un ritorno a “casa”, è un ritorno allo stato originario che è il nulla”
“In effetti….ma un po’ ti perdo…”
“La lettura della seconda parte mi apre strade di comprensione…”
”Bene…”
”Ma cosa intendi per luce obliqua?”
“Intendo che le cose affrontate nella luce livida e diretta della cosa pensante di Descartes negano la loro essenza…”
“Intendi il pensiero calcolante?”
“Quello…”
“E che c’entra il fariseo?”
“Il fariseo è qualcosa che appare nel cerchio dell’Essere, come un albero….una cosa qualsiasi…
Ti faccio un esempio: un ministro presbiteriano scozzese, Robert Kirk, diceva che l’unica maniera per vedere i coboldi o i fairies, gli esseri invisibili, era attraverso la “seconda vista” e bisognava non fissarli ma contemplarli obliquamente…il fariseo è lì…esposto nel tempo spazio, ma se l’osservi nel momento della sospensione del pensiero, nell’istante estatico, allora lo puoi cogliere nella sua essenza, se così si può dire…lo puoi vedere senza la scia bavosa, la patina scura dei significati del mondo…le cose lasciate essere appaiono solo nell’istante estatico, nella sospensione del pensiero calcolante o dei giudizi….il fariseo o una lattina di birra…sono la stessa cosa…”
“E la luce infausta?”
“Appena il fariseo rientra nel suo mondo riprecipita nella luce infausta del suo cosmo, si riposiziona nel quotidiano…si ricostituisce nel suo essere ebreo, nel credere in un “framework” di credenze: i romani…il tempio…la resurrezione….il Messia……vedi te……ed è il suo destino in un senso….gli uomini non si inventano la natura delle cose, ma solo la spiegazione illusoria della natura delle cose…”
“Solo la spiegazione della natura illusoria delle cose, è vero…”
“Sono precipitati in questo mondo….la loro libertà è limitata e la comprensione del momento estatico è qualcosa che non li sfiora…è troppo marginale, eterea per preoccuparli…siamo una genia che non si meraviglia di essere sospesa nel nulla, che non si meraviglia che – come dice Heidegger – ci siano le cose invece del Nulla.”
“C’è la volta stellata….c’è il miracolo dell’Essere e tuo padre pensa a Berlusconi… osserva….non guardano mai il cielo ma solo dove mettono i piedi….è più importante un televisore nuovo che l’essenza delle cose……è il Das Mann di Heidegger…”
“Ma tu guardi la mia piccola, umida fica…”
“Non solo quella…ma io non sarò mai schiavo di nulla…..questa è la differenza…”
“E poi si creano i loro mondi…”
“Certo….mentre circa 900 milioni di persone muoiono di fame e ogni 15-20 secondi muore un bambino di malattie o di stenti, loro pensano a vivere bene e ad accumulare capitale….e per giustificare questo orrore si creano un Dio a loro immagine….tuo padre ha Berlusconi e la Chiesa, entrambi edificati sulla menzogna….e poi muoiono e dopo non aver fatto un piffero per salvare gli affamati e gli ammalati sono convinti che c’è il cielo, il paradiso che li aspetta come premio….e riposano sotto lastre marmoree ove è scolpita la menzogna….buon padre….dolce marito…..uomo onesto…..e tutto questo è puro abominio….ma l’uomo non si è fatto da solo è scaturito gratuitamente da qualcosa…”
“Da una singolarità misteriosa…”
“Si…arcana incomprensibile e forse totalmente gratuita…e poi per risolvere il problema dell’autentico orrore, si sono inventati che possono, scannare, massacrare, fare a pezzi gli altri esseri viventi…e il Dio loro glielo permette….leggi Paolo…o la visione di Pietro…mi pare che sia negli Atti….ma si – dice Jahvé – mangiatevi di tutto, anche i cervelli delle scimmie vive…E così in un convento tengono un maiale in una gabbia di un metro per cinquanta centimetri. E lo fanno vedere ai bambini. Gli uomini di Dio osservano quell’orrore e pensano che sia la cosa più normale del mondo…”
“La normalità….la banalità del male…”
“Ma ti dico…quando uno arriva alle mie conclusioni ha finito di vivere….io sono un defunto che almeno si gode quel bel ventre duro da ninfetta e si pappa quelle tette da fiaba…..ma defunto sono….in me non c’è più vita…”
“No, tu sei vivo, i morti sono quelli che vivono nella normalità, avvolti dalla banalità del male….
Lo sai ieri….avevi gli occhi cangianti…lo sai che non riesco a dimenticare quello che ho visto nei tuoi occhi…nel cimitero ho visto qualcosa di strano, di straniero, di marziano…era un colore veramente strano…non so definirlo…forse fluorescente…un verde fluorescente e luminoso…mi ha completamente assorbita…come una spugna…la mia sensazione, ieri in macchina, era di essere completamente assorbita da te…e quegli occhi mi vedevano, non mi guardavano, ma mi vedevano…vedevano la mia nudità spirituale…e non avevo paura di niente…avevo solo voglia di appartenerti…e ho deciso che sarò la tua amante…la tua unica, personale concubina filosofica…”
“E se lo scoprono?”
“Nessuno lo scoprirà…tra poco sarò maggiorenne….e da te vorrò un figlio marziano…”.
“Piano cocca….piano…..fammi vedere che ha fatto la Roma…”
“Il calcio…Dio che palle!”
“Diocristo ha vinto !!!! Wheee….!!!!!”
“Senti ma lo guardi quel programma da deficienti….il processo di Guiscardi?”.
“Biscardi!”
“Mio padre l’adora…”
“E ti pareva…..che ha fatto la Juve?”
“Ha vinto…”
“Porca di una madosca…”
“E’ la squadra di mio padre…”
“E ti pareva….sempre con i vincenti…”
*****
Elvira…leggi qui…oh Dio…leggi…è spuntato fuori dal nulla quel delinquente di Cirillo….ti
ricordi lo avevano preso le Brigate Rosse nell’aprile dell’81 ?….Te lo ricordi? Allora ero sottosegretario, lavoravo con quel grand’uomo di Forlani….Dio quello che ci ha fatto passare quel deficiente di Cirillo…ma io lo dicevo sempre…ma fatelo crepare come Moro…..lasciate che lo accoppino…così ci vendiamo un altro martire ….ma quello parlava e parlava e chi lo fermava…si Elvira lo so….anche Moro parlava….sei irriverente però…e allora Gava….un altro buono, che il Signore ci aiuti, disse: “ Chillo sape troppe cose e parla parla stu sfaccimme….”….ed eccolo qui…guardalo Elvira con la sua camicetta di seta trasparente, osservalo sembra una diva di Hollywood, con il pantaloncino bianco – attillato e il pancino, con la stilografica nella tasca trasparente, con il toscano in bocca, guarda il fetente…..guarda Elvira….si vede la canottiera sotto la camicetta di seta….Dio Santo che schifezza….e minaccia…ha dato tutto al notaio…40 pagine….te lo ricordi che fecero intervenire Cutolo, e poi ci fu quella troia…come si chiama la comunista?…..Brava la Maresca che scrisse tutte quelle cazzate….e il giudice….brava…Alemi che se ne venne fuori con la storia dell’intreccio politico camorrista….eh si erano altri tempi! Allora il capo – camorrista – politico Gava lo liquidò….eh si…erano momenti differenti….altro che l’analfabeta molisano….ti ricordi…brava….lo stigmatizzarono come un giudice fuori dal circuito costituzionale …si…si… ridi…. come ridevi quando Forlani aveva la bava alla bocca mentre il fetente molisano lo torturava…. ora sei contenta che devo baciare il culo al cavaliere…quello ti fa piacere vero ? Già….per mandare la piccola troia dai gesuiti….ma si…certo…guarda Elvira: il Cirillo Redivivus….e te lo ricordi il Senzani quello delle Brigate rosse….? E già abbiamo dovuto pagare…….ti ricordi che fece Gava ? Disse: “Stu fetente l’avimme salvà a tutte ‘e coste…”
e mise insieme la banda a delinquere degli imprenditori edili napoletani….quelli che si erano fottuti mezza città e gli disse: “Guagliù arapite ‘o purtafuoglio….cà avite a pavà. Po a rroppe
ricevite chella ca è possibile. Tenite nu poco ‘e pacienza ..firateve…..”
e quelli sborsarono i soldi e salvarono il miserabile…l’assessore regionale all’urbanistica…ma dimmi tu….ci ha distrutto….brutti fetenti….hai capito Elvira ? Fermezza per Moro ma comprensione per questo ladro di polli che ora dice che gli hanno distrutto la carriera politica….e ha 80 anni….dimmi tu…..ascolta: in un senso ha ragione quel pazzo di Bossi….occorre un muro per dividerci da Terronia….quaranta pagine di misteri e verrà fuori anche il mio nome…e certo….scusa….non ho trattato e parlato con i servizi segreti ? Non te lo ricordi…? Acqua passata….oh Dio ho sposato una deficiente….quale acqua passata dice…leggi: il fetente ripete che è stato umiliato….ma vai a cacare terrone di merda…..
stanno suonando alla porta….vai a vedere….ma che hanno portato fai vedere..? Un kit…e che cazzo di kit hanno mandato ?.Oh… Cristodiundio…guida normativa alle elezioni…e che c’è ?….un libro… “Una storia d’Italia”….oh Dio qui si perdono le elezioni….dico stò cazzo di popolo non può ingoiarsi tutte queste stronzate….ci sono le bandierine di Forza Italia….oh Signoregesù…il “vademecum” del candidato…..oh Dio “L’Italia che ho in mente” e “Discorsi sulla Democrazia”…non c’è limite all’impudicizia….ci ha preso tutti per deficienti quella testa pelata….guarda Elvira…..guarda l’argomentario per i candidati….e il video….oh Cristosignore….quel noiosissimo intervento alla Confindustria….e qui che c’è ? Il blocco notes….la guida per il rappresentante di lista….e le sue lettere agli elettori…..ma ti rendi conto Elvira? Ci prende tutti per deficienti…io faccio politica da venti anni e quel fottuto mi viene a dare lezioni….io ero con il grande Forlani….parlavo con quel grande statista, Craxi….si ridi….ridi…..e questo mi manda un kit come se fossi uno sprovveduto venditore di preservativi…e che dice qui….leggi Elvira…argomentario dei candidati….chi è Berlusconi…ecco la solita menata: sono emerso dal nulla…..ho portato il Milan hai trionfi calcistici…..e ti pareva…allora Agnelli dovrebbe essere stato eletto presidente americano: ha vinto 25 scudetti.….ed ancora…ha sfidato il monopolio Rai….altra cazzata….ha fondato un nuovo partito…si con Previti e Dell’Utri….ma si sto attento…ma chi ci sente qui ?….Eh si…ora fa la stessa cosa che ha fatto con il Milan con l’Italia…da ultimi saremo primi….come il vangelo….Diocristogesù…l’uomo è pazzo….e poi comincia con le solite oscene menate: la criminalizzazione, la manipolazione, i giudici rossi, la demonizzazione, il ribaltamento della verità…..e via….il comunismo….il terrore….l’odio….la morte…il gulag….l’esilio ….la galera….e via….ma per chi ci prende ?…..E lo sapevo che avresti detto così….sono con lui perché voglio fare il deputato….e se non faccio il deputato che cazzo di lavoro di merda faccio ? Non so fare altro…..sai che ti dico…se questo popolo di pecoroni gli molla il 55% dei voti, come credo che farà, è un popolo fottuto…..guardalo lì il cavaliere…con Stallone e mamma Rosa, con il figlio e con il cane….con i ciclamini……ora ti dico una grande verità Elvira….chiunque avesse creato un partito, dopo che noi eravamo stati annientati e i socialisti erano svaniti nel nulla avrebbe preso quel mare di voti….e sai perché ? Perché il popolo italiano, girala come vuoi, alla sinistra non concede quasi mai più del 30% dei voti….con il PCI e anche adesso….somma i voti DS a quelli di Rifondazione e a quelli dei Comunisti di Cossutta….somma….che ottieni ? 22 + 5+ 2 = 27%….OK….facciamo 30% per arrotondare…siamo generosi……ma più di quello, Elvira mia, non raggiungono…forse prendono un ulteriore 2% dagli ex DC tipo Rosi Bindi…ma lì ti fermi…la sinistra non si muove da quella cifra….i Verdi dici…? Ma si mettiamoci un altro 2%….ma li resti: oscilli tra il 27% e il 32 %…. ma lì resti…secondo me mai più del 30%…..e se Forza Italia si fosse chiamata Peppino Delcazzo o Camurria Unita sarebbe stato lo stesso….il 60% di italiani detesta la sinistra….non dimentichiamolo mai….il popolo italiano vota sempre contro la sinistra…e direi che questo è un trend europeo….con le dovute e momentanee eccezioni….squilla il telefono…. dai rispondi….. e vai..…..chi è ? L’Onorevole Guizzi? Dammi qui….è vitale…Onorevole….si ho ricevuto il kit.. che idea geniale….si è un autentico genio….i sondaggi ci danno al 62%?….Non mi meraviglio con questa trovata….però un collegio più facile me lo potevate trovare……come stanno la signora e i piccoli ? Tutti bene….mi saluti chi sa lei… si la Juve ha trionfato….siamo a 4 punti dalla Roma….si immagina la faccia di Sensi….si il complotto…sa cosa manca alla Roma? La cultura della vittoria….sono dei parvenu…ecco….. si ce lo fottiamo noi lo scudetto onorevole…ma non dica nulla al grande uomo….mi raccomando…a presto…
Dici che faccio schifo Elvira…? Ma si, sai che ti dico?…Un giorno di questi divento del Milan…può aiutare…
*****
15.4.2001.
Caro Zeno,
ogni volta che torno a casa, qui a Viareggio, piombo in uno stato confusionale che mi riporta indietro nel tempo. La mia stanza mi sembra la stanza di un’altra persona. Ma poi i libri di quando ero bambina e la mia immagine ritratta da una foto in primo piano di quando avevo otto anni, mi ricordano chi veramente sono. Quell’immagine riflette il mio vero carattere, che in quegli anni non era ancora contaminato dal mondo perverso che ti rovina mentre cresci, che ti fa scordare piano, piano chi sei, e ti costringe perennemente a pensare a chi vorresti essere.
In quegli occhi castani e furbi, pieni di dolcezza rivolti all’obbiettivo della macchina fotografica, c’era il mio vero sguardo sul mondo, uno sguardo diretto, coraggioso e spavaldo, ma di una semplicità infinita. E’ l’unica immagine di me che amo guardare perché mi fa ricordare sempre la mia vera essenza. La mia stanza è piena di oggetti e foto antiche, che ho raccolto dalla casa della mia nonna materna. Quelle immagini mi fanno pensare alla fugacità della vita, amo tenerle lì composte in due quadri. Mio nonno bellissimo su un ponte del Tevere. Mia nonna ventenne abbraccia il suo adorato Gipsy, sdraiata su un prato di Villa Ada, in una giornata di sole. Immagini di gruppi famigliari, mettono in risalto dei volti austeri, storici. A destra mio zio Alfonso, l’anarchico, a sinistra mio zio Lucio, il fascista, al centro mia nonna con il suo sguardo ribelle. Ai lati i miei antichi bisnonni dai volti ottocenteschi. Quando guardo le immagini della mia nonna materna, sento dentro di me tutto quello che mi ha lasciato di lei, l’amore per la natura, per gli animali, per la verità e per la libertà. Poi guardo i miei libri di quando ero bambina, e le mie letture di storia della musica. Amavo e amo spassionatamente Robert Schumann. In lui ho sempre sentito una forte tensione, un continuo streben nella ricerca artistica e musicale che lo ha portato alla pazzia come tutti i grandi geni. Ho sempre amato suonare i suoi pezzi come le Kinderzenen, i Fantasienstuke e il Carnaval. Mentre li suonavo sentivo il dolore creativo che li aveva prodotti. A volte era veramente una sofferenza e smettevo, perché mi faceva stare male. Ho ripreso in mano il suo scritto “La Musica Romantica”, ho aperto e ho trovato un foglietto appuntato da me anni fa con una frase di cui non ricordo la fonte. Questa frase cita così: “Chi una volta s’è posto dei limiti, da lui si richiede purtroppo che vi rimanga sempre dentro”. Io penso che quella frase mi si è bene impressa nella mente, perché ho sempre cercato di uscire dai miei limiti, o dai limiti che mi venivano imposti dall’esterno, a volte riuscendoci, a volte no. Ma da quando ero piccola ho sempre desiderato fuggire. Viareggio è una cittadina molto triste. Qui ho sofferto molto di malinconia, anche se ho qui molte care amicizie. E’ una città che dà il senso del vuoto. Assomiglia da una città fantasma. L’unica cosa veramente bella è il mare e la montagna che le sta alle spalle. Ma io sono voluta fuggire. Sono voluta andare a Roma. A Roma volevo ritrovare delle radici, che non ho mai avuto e che poi non ho trovato. La mia nonna paterna mi ha ospitato ma mi sono ritrovata in una nuova gabbia. Trascendere sempre i propri limiti, trascendere sempre i limiti esterni. Questa è la lotta quotidiana che la vita autentica ci costringe a fare. Amavo molto suonare i Preludi di Chopin. E riaprendo lo scritto di Schumann trovo un suo appunto che li descrive così: “sono schizzi, principi di studi o, se si vuole, rovine penne d’aquila, tutto disposto selvaggiamente e alla rinfusa. Ma in ciascuno dei pezzi sta scritto con delicata miniatura perlacea: “Lo scrisse F. Chopin”; lo si riconosce dalle pause e dal respiro impetuoso”. Schumann conclude l’appunto con un distico di Schiller, da me sottolineato: “Quella legge che con una bacchetta di rame guida chi la resiste, non vale per te. E’ tua legge ciò che fai, ciò che ti piace”. Anche questo mi fa pensare alla tensione che ha guidato la mia ricerca filosofica, che in fondo è la ricerca del senso di un principio etico interiore, in un mondo dove domina uno strano ordine, anzi un disordine, un mondo immerso nel dolore e in una fugace bellezza. Così anche nelle tue poesie e nella tua scrittura questa ricerca è continua. La ricerca del superamento dei limiti della materia e dell’individualità, la ricerca di una legge, di un principio etico che valga e che liberi, capace di trascendere ogni legge e ogni principio etico. Il dover essere si perde. Rimane l’essere e la sua libertà. Solo quando il persecutore lascia andare le cose, solo nella disattenzione della luce obliqua si libera la vita. Questa è una delle poesie che più mi ha parlato di questa libertà, di questo lasciar essere…di questo mancato dover essere, di questo fuoriuscire dai limiti.
Il fariseo si manifesta
nella luce glaciale.
E dalla gola dell’uomo
sgorga un demonio.
Nessuna cosa
emerge dalla fissità
o dalla luce convessa
E mai nello spazio
dello sguardo diretto
compaiono le cose.
Ma forse erompono
dalla disattenzione obliqua
Quando le grinfie
del persecutore
lasciano andare le cose
lasciano le cose essere
Ines
4. La smutandata
Si potrebbe dire che le brigate Rosse sono il sale e il pepe della vita italiana. Se non ci fossero bisognerebbe inventarle. Sono come il Dio di Voltaire: assolutamente necessarie. Ma profondamente inutili solo capaci di colpire assurdi e insignificanti bersagli. E ha ragione il Senatore Pellegrino quando dice che ce le dobbiamo tenere fino alla fine dei tempi, come i poveri nel vangelo. E poi perché non ci dovrebbero essere le Brigate Rosse?
Perché fanno scandalo in un mondo come questo?
In un mondo di profonde ingiustizie, in un mondo ove sono imperanti lo schiavismo, la violenza, la sopraffazione, la fame, perché non dovrebbero esistere le Brigate Rosse?
Ci sono un miliardo di miserabili nel mondo.
826 milioni persone soffrono la fame sulla terra: 792 nel terzo e quarto mondo, 34 milioni nei paesi industrializzati. Secondo la Banca Mondiale un miliardo e 150 milioni di esseri umani sono considerati inutili al sistema.
Tra i 15 e i 20 bambini muoiono di malattie o di stenti ogni minuto.
Il 23% della popolazione mondiale detiene l’80% delle risorse della terra.
Nel pianeta ci sono 145 milioni di schiavi e nel 1975 erano solo, si fa per dire, 84 milioni.
In Africa comprano un bambino per 30.000 lire.
In un mondo di schiavisti, di sfruttatori, di assassini, in un mondo ove i ricchi possiedono ricchezze ingenti e possono giocarsi 100 milioni ogni sera nel casinò; in un mondo che permette ai piccoli sudanesi di morire di fame, mentre ci propina le offensive, frivole troiate della moda, di Hollywood, dei divi del calcio, perché non ci dovrebbero essere dei giovani che mettono bombe contro ciò che rappresenta un infame, iniquo sistema che condanna a morte milioni di persone ?
E sono gli stessi missionari cristiani, che usando un linguaggio che ormai neanche Castro usa più, dicono che dobbiamo resistere alla bestia – e si riferiscono al capitalismo mondiale – che uccide quaranta milioni di persone all’anno. E sono gli stessi missionari, che vivono nelle bidonville africane, che parlano di esseri “sardinizzati” nell’1% della terra disponibile.
Sono loro che vivendo in mezzo ai disperati, dicono che anche quel miserabile 1% della terra (per esempio a Nairobi) appartiene ai poveri; lì neanche le baracche di latta appartengono ai poveri.
E sono loro, i missionari, a dire che l’economia del mondo permette di vivere bene solo al 10% degli uomini attraverso un sistema economico – vampiresco che succhia il sangue al restante 90% della popolazione mondiale.
Non è Castro che dice queste cose, ma i missionari che vivono in Africa e che sicuramente offendono, con la loro visione del Vangelo e dei poveri, il mondo ottuso e trionfante di Baget Bozzo e della cristianità berlusconide, che detesta una delle loro fonti di ispirazione principale: il Vaticano II. Sono i missionari a dire che la stampa asservita al grande capitale, ormai, non concepisce altro sistema economico di questo immenso Moloch – imperiale – tecnologico che trita miliardi di uomini. E che sarà mai una bomba a Via di Ripetta davanti all’immane olocausto della sofferenza e della fame del mondo ?
E a chi sostiene che la violenza è sempre sbagliata, è facile rispondere: non è violenza far morire i figli dei poveri di fame o massacrare giornalmente 31 milioni di bestie?
Non è violenza impossessarsi dell’80% delle risorse del mondo?
E non è violenza avvelenare la terra per mantenere alto il livello di vita del mondo dei ricchi?
Non è violenza avvelenare il pianeta?
E gli direi: vi è andata bene che gli animalisti e i verdi siano così profondamente sfigati e impotenti perché un bel ecoterrorismo con botti non ve lo toglieva nessuno.
Ma quelli sono solo buoni a piangersi addosso: siamo i migliori, detestiamo la violenza, siamo i figli della luce, un giorno questo orrore finirà. Si un giorno…campa cavallo….
E come è possibile che le Brigate Rosse non abbiano ancora capito che occorre una simbiosi tra rivoluzione antimperialista ed ecologica?
Stavolta però sembra che da uno svolazzare di nomi, da un florilegio di sigle, sia venuta fuori quella giusta. Dal rimestare di BR-PPC, NTA, NCC, NIPR, CARC, NPR, GPS, S.I. è emersa la NIPR.
E dicono che questi ultimi brigatisti abbiano fatto un salto di qualità notevole.
Se la sono presa con la IAI, il consiglio per le relazioni Italia – Stati Uniti, e hanno sistemato un petardo, molto bene congegnato e collegato ad un telefonino, a Roma, in via Brunetti non lontano da via di Ripetta. La NIPR ha risfoderato, nel suo studio strategico della situazione mondiale, il fronte combattente antimperialista fra forze rivoluzionarie.
Provo sempre una certa simpatia per le Brigate Rosse, ma quando parlano di proletariato, nelle 36 pagine del documento strategico, mi viene da ridere e non capisco a chi si rivolgano.
Leggevo che la maggioranza dei giovani vota per la destra o per Berlusconi e che la classe operaia, se ancora esiste, se ne infischia altamente di tutti. E che nei grandi centri industriali la sinistra è perdente, perché non è più sinistra ma qualcosa che assomiglia vagamente a un coacervo di liberismo e buonismo. Allora a chi si rivolgono?
Sto deviando ?
Eh si….mi lascio trasportare. Entriamo nel vivo delle cose, lasciamo perdere queste menate sulla fame nel mondo che non servono ad un tubo di niente. Siamo troppi e qualcuno deve pur morire.
Almeno che crepino i negri o i terroni.
Entriamo nel mondo vero: Pippo Baudo è stato ad un testimonial organizzato dal partito di Andreotti e D’Antoni: Democrazia Europea, e c’era pure sua moglie, la prestigiosa soprano Katia Ricciarelli. Il padre della ninfotta si è presentato di nascosto, perché sta consumando un tradimento mentale, vorrebbe saltare il fosso e abbracciare Nosferatu ma sospetta che con il centro Dantoniano gli lucidino il buchino tra le chiappe. Pensa, quindi, di avere più chance, nel suo scontro frontale ed epocale con il prode Guerrieri dei DS – un grigio burocrate dell’apparato-, presentandosi tra le file di Forza Italia. Ma dovrà baciare un oceano di culi per farcela e se ce la farà si siederà per una legislatura tra gli scanni di Montecitorio sonnecchiando, perché un intervento – dico un solo intervento di cinquanta secondi in un giorno desolato di pioggia – non lo farà. Però sono soldini, e c’è la famiglia, la figlia un po’ troia ma di luciferina intelligenza e ci sono necessità impellenti che non possono essere trascese: la macchina, la piscina, i vestiti, la vecchia madre che si piscia adosso, il padre demente e tifoso dell’Inter ecc….ecc…
Al testimonial oltre alla Ricciarelli e Pippo Baudo c’erano anche Emilio Colombo e l’onorevole Zecchino. Nel partito tutti pensano che il centro Andreottiano oscillerà, come le cose di Severino, tra i due poli, raccogliendo il 4% dei voti nazionali. I sondaggi indicano uno striminzito 1%.
Ma, come disse la regina madre quando vide il pippo eretto dello stalliere: se son rose fioriranno.
Tuttavia gli arditi ex democristiani ci provano e sono presenti in tutti i collegi del Senato e nel 78% dei collegi del parlamento. “Cresciamo nei consensi ogni giorno”“ ha affermato l’ex sindacalista D’Antoni. Ma il filosofo – politico – cattolico Buttiglione è incazzato nero e anche Casini è su tutte le furie. I due pensano che questo agglomerato di ex DC riciclati gli farà perdere dei voti e loro arrancano, considerando che Berlusconi gli sta, inesorabilmente, rosicchiando il partito.
Ma anche Berlusconi è parecchio urtato dalla Democrazia Europea è ha mandato ai venditori ambulanti di Forza Italia un poderoso kit. Intanto anche Dio perde consensi in Inghilterra.
Nel 1957 il 71% credeva che Gesù fosse il figlio di Dio mentre ora solo il 38% lo crede.
E se chiedi agli inglesi se pensano se Gesù sia veramente esistito, se l’hanno veramente crocifisso in Palestina, solo il 54%, tra i giovani, ci crede. Insomma c’è una massa di britannici che pensa che il Cristo non sia mai esistito e che gli evangelisti si sono inventati tutto, come pensa, d’altra parte, la profetessa di Marco, quella che ha riscritto il vangelo. Invece, quando la morte si avvicina, le cose cambiano: l’80% degli ultrasessantacinquenni del Regno Unito crede che Gesù sia esistito.
Certo: più il nulla ottenebrante invade la coscienza tarlata più gli uomini tremano. E’ l’annientamento del loro schifosissimo, rachitico ego, che vorrebbero preservare per l’eternità, che li terrorizza.
Oggi ho tradotto il brano dell’emorroissa, la figlia di Giario e mi sono commosso.
Ho trovato molto bello la parte ove Gesù sente la potenza che esce “dunamin eksiltusan”
E chiede “ Chi mi ha toccato la tunica ?” e la fanciulla trema di paura.
Esistito è esistito il Nazareno, ma da lì ad essere una sostanza unica con il Padre ce ne vuole.
O siamo tutti una sostanza con il padre come pensa Eckhart? E dico tutti….anche Orione, lo scoiattolo Rocco, sua moglie Lucia e le pulci di Plato.
Sempre su Dio un altro colpo.
La BBC l’ha combinata bella: nel suo programma “Son of God”, figlio di Dio, ha ricostruito, basandosi su alcuni teschi del primo secolo d.C., un volto, che potrebbe essere il volto di Gesù
o qualcosa di simile. Insomma non proprio qualcuno somigliante.
E’ uscito fuori un Neandertalis, un terrone classico, un ristoratore siciliano, un pizzaiolo corleonese, che per nulla assomiglia all’Ubermensch – vittoriano – scandinavo – che siamo abituati ad osservare nei quadri dei preraffaelliti – o al Gesù padano – fascista glorificato nella nostra infanzia.
Altro che occhi celesti e corpo slanciato alla Powell o alla Von Sidow !
No….è venuto fuori un autentico terrone della Basilicata, o del tavoliere pugliese, con la fronte bassa, i capelli crespi, gli occhi scuri e il culo basso. Si, un autentico terrone (cum valigia et cum spago) che arriva, negli anni 50’, alla stazione Centrale di Milano.
Altro che Ubermensch Borgheziano! Insomma la BBC ci ha rifilato un Dio terrone: perché se Gesù è della stessa sostanza del Padre come dicono i cristiani, che rappresentano il 31.2% dell’orbe terracqueo, allora il Padreterno – quello della singolarità del Big Bang, il creatore del fascio dei miliardi di galassie – è, in effetti, un terrone di Noto, o di Reggio, o un ristoratore di Caltanissetta.
Almeno non è venuto fuori un Hutu del Rwanda……Ce l’hanno combinata bella gli inglesi: ah la perfida Albione anche questo sogno ha distrutto!
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Eugenio si gratta la barba e dice: “La Romania ha avuto una grande squadra di rugby ma poche persone lo sanno. Poche persone lo sanno ma in un’occasione, nel 1988, ha battuto il grande Galles a “The Arms Park”; una cosa da capogiro considerando la forza del Galles di quel tempo. Una volta la Romania, giocando contro la Francia, in una partita seguita da 95.000 spettatori nello stadio di Bucarest, perse per pochissimo: 15 a 18 e fu un risultato notevole considerando la potenza dei transalpini. Nel 1979, i rumeni, cedettero al Galles per un risicato punto durante un incontro epocale. Ma nell’83 si vendicarono e lo sconfissero nuovamente e susseguentemente, nell’84, superarono anche la grande Scozia, campione del torneo delle cinque nazioni, che fu in quel periodo la Scozia più bella. Quest’anno la Romania sta lottando con la Georgia per risorgere e vincere il torneo di serie B, ma la fine del regime di Ceausescu l’ha travolta e condotta al declino, mentre il calcio ha continuato a prosperare: molti giocatori rumeni giocano all’estero. Per poco, la Romania, non diventò la sesta nazione del Torneo europeo. Tra le sei nazioni del torneo ci siamo anche noi italiani e siamo, in questo momento, il fanalino di coda della classifica. Dopo il crollo del comunismo e la scivolosa discesa nel fango della povertà, della prostituzione e della corruzione anche il rugby rumeno si è eclissato nel marasma generale. Non ci sono più i soldi. I Club non esistono più. Il gioco si è spento come l’eco di un boato in uno stadio spettrale.
Florica Marariu è stato uno dei più grandi giocatori rumeni di rugby ed è morto durante la sollevazione contro il regime del Conducator. Florica conosceva Simon Lazzari, che era stato un giocatore di rugby, non eccelso ma efficace. Nel cimitero di Bucarest c’è una tomba con un pallone ovale scolpito sul marmo, è la tomba di Radu Dulbac, uno dei più grandi giocatori rumeni: anche lui era stato amico di Simon. Tra le pieghe verdi del mantello di questo grande gioco, Simon Lazzari ha individuato qualcuno che è stato in grado di suggerirgli qualcosa riguardo il macellatore di suo padre. Attraverso un famoso giocatore di rugby rumeno ha saputo il nome di un ex agente della Securitade che dietro compenso gli avrebbe rivelato il nome dell’assassino e il luogo ove viveva.
La ricerca del Graal sanguinante si stava concludendo.
Simon è partito da Bucarest e si è diretto verso Piatra Neamt. Poi è proseguito verso Tarqu Neamt
Ha raggiunto Suceava , poi si è spinto verso Granicesti ed è arrivato a Radauti, non lontano dal monastero di Putna. Quella è una zona con molti monasteri e Simon Lazzari dopo aver ricevuto l’informazione, e consegnato 2000 dollari all’ex agente della Securitate, unendo l’orrido al dilettevole, ha visitato i monasteri di Dragomirna, Sucevita, Moldovita, Voronet e ritornando quello di Neamt, quindi ha raggiunto Bucarest via Bracau e Brasov. Finalmente aveva il nome del mostro: Gheorge Deprescu, e sapeva anche dove trovarlo. C’erano due possibiltà: la prima era che il legionario si trovasse in Spagna non lontano dall’altro assassino: Sima. L’altra che abitasse in un villaggio dello Yorkshire. Ma l’agente non conosceva il nome del posto. Simon Lazzari raggiunse il luogo indicato dall’agente in Spagna e attirò, aiutato da due giovani amici ebrei, il Sima in una trappola. Sfortunatamente alcuni turisti inglesi lo videro e, per non compromettere i giovani, non poté eliminarlo, ma ottenne l’indirizzo di Petrescu e risparmiò la vita al macellaio della Legione.
Si precipitò a Londra e mi disse: “Eugenio ho il nome del figlio di puttana…è una vita che lo cerco…” Prese un treno e raggiunse York, poi affittò una macchina e si spinse verso Ripon, e raggiunse un posto chiamato Threshfield. Non lontano da quel luogo trovò la casa di Deprescu e riuscì anche a vederlo mentre giocava, amabilmente, con il nipotino. Dio, casa e famiglia.
Quando tornò, mi disse che il richiamo dell’arte e della storia era troppo profondo e, malgrado l’orrore , con il cuore che gli rimbalzava nel petto come un pallone da rugby impazzito e con le lacrime agli occhi, aveva visitato Fountains Abbey, un antico complesso monastico cistercense, una splendida rovina, e poi ritornando aveva visto anche l’antica cattedrale normanna di Ripon che non lo aveva impressionato. Giunto a Londra aveva preso immediatamente contatti con Peter Yardley. Lo avevo messo in guardia ma qualcosa si era mosso da Bucarest o dalla Spagna. Lituani ed ucraini informati forse da Sima – o dall’agente della Securitate – misero al corrente Deprescu.
So che i neo – nazisti furono pagati per eliminare la minaccia che sorgeva dal nulla.
Deprescu morì di cancro e raggiunse quella parte del paradiso presidiata da Stepinac, che come sai è stato fatto santo e Simon, come ti ho detto, fu impallinato a Orpington.
Questi sono i nomi dei nazisti.
David Warpool è omosessuale: é l’anello debole.
Andrew Pole ha la fica scolpita nel cervello. Non pensa ad altro.
Sam Duigan è un poveretto.
Bernard Oldham è l’ultimo dei quattro.
Prima di essere ammazzato Simon mi disse: “Qui ci sono dei soldi…ricorda: la vendetta non è solo del Signore….se mi fanno fuori provvedi…”. Deprescu è morto ma quei figli di puttana sono vivi…e ora tocca a te Zeno…”.
*****
Tre giorni dopo l’incontro con Irene ricevetti un’e – mail: che diceva: stasera te la porto.
C’era un attachment, lo aprii ed apparvero un culo e una vulva gloriosa che sembrava un’orchidea di viva carne. Muovendo la freccia, spostai l’immagine e cominciai a vedere il resto del corpo: il seno abbondante, i capelli tagliati a caschetto, scorrendo apparve il volto di Irene illuminato da un sorriso Balthusiano di grande ambiguità. Era una foto pornografica e bellissima, allo stesso tempo volgare e spirituale: Irene indossava calze bianche e tacchi a spillo, le candide trasparenti mutandine erano calate sulle cosce, era immobile nella posizione da lei preferita, pronta per un galoppo furioso. Aveva usato l’autoscatto di una macchina fotografica digitale.
La tecnica era quella di una rivista porno da serie C, ma l’effetto era ugualmente notevole.
La stanza era piena di piante grasse. Alla parete era appeso un quadro di Ingres: la lotta tra Roger e il dragone che vuole papparsi la bella Angelica. Sul letto, sulla coperta si vedeva un enorme Topolino che giocava con una sorridente Minnie e c’era un libro aperto sul cuscino. Gli occhi erano illuminati da una luce innocente e allo stesso tempo perversa.
Una filosofa adolescente depravata e gloriosa.
Irene arrivò la sera, verso le sei, con una borsa di stoffa rappezzata.
Gettò a terra borsa e vestiti e con grande rapidità, s’inginocchiò, apri la mia patta e cominciò alacremente a succhiare. E mentre succhiava giocava con i testicoli. Provai un piacere immenso e un grande imbarazzo. Aveva appena concluso l’operazione e io ero crollato stordito dal senso di vergogna e di piacere che subito la piccola ninfa cominciò a sciorinare, con voce gentile, una precisa analisi delle mie povere poesie. Mi colpiva la sua profonda conoscenza di quello che avevo cercato di esprimere.
Irene disse: “Dammi una birra…..muoio…..”
E poi cominciò: “Sai che pensavo mentre ero in treno? Il tuo linguaggio è puramente musicale…il fraseggiare è simile a quello di una partitura……il vai e vieni dei pensieri, l’esserci e non esserci dell’Io si potrebbe trascrivere con delle note. Questo silenzioso svanire è simile al decrescendo finale di una sonata per pianoforte in la minore…pensavi alla musica e parole di musica la tua voce ha generato…”
“No….pensavo a immagini musicali…”
“Nelle tue poesie la Luce iperfisica, increata appare come un’ imperatrice che gestisce un grande impero ma che non è a conoscenza di quello che accade in una lontana, sperduta provincia, confinante con un regno barbarico; noi siamo parte integrante della Luce e allo stesso tempo infinitamente lontani…è così ?”
“Esatto…”
“Siamo parte ma allo stesso tempo esterni ad essa, ma il nostro cuore eternamente dice : lotta contro la sopraffazione, difendi ciò che si piega, combatti contro il male che schianta i mondi. Raccogli i viventi afflitti, vinti, perduti nel grembo della compassione. Difendi anche le cose dalla volontà di potenza….”
“Esatto…non bere troppo velocemente la birra…”
“Il rischio è svanire nel nulla esterno ai confini demiurgici, succhiati come la materia stellare da buchi neri metafisici. E’ come se sul terreno luminoso dell’Essere crescano scorie, escrescenze,
che formino regni demiurgici, ribelli alla Luce, imperi che creano turbinanti mondi…”
“Brava la mia troietta….fumi pure…? Gitanes?”
“E allora? La volontà demiurgica è come un “motore primo” che ispira molte filosofie,
molte religioni; l’importante è stritolare le forze minori, le piccole forze metafisiche, e porsi come un unico Iddio, attraverso una cornucopia di visioni spirituali, che sono i cento sentieri verso una ipotetica luce…la volontà demiurgica è volontà di potenza…è così?”
“Brava, la mia zoccoletta…”
“La luce ipersensibile non è un principio, è un non – ente, è un Nulla, è il fondamento dell’Essere, è il terreno originale, è profonda, unica, purissima luce compassionevole e impotente. Ma non ha niente a che fare con la morale, è infinitamente oltre…”
“Giusto, geniale…”
“Comincio a comprendere cosa è il Nulla per Zeno…..Ora, questa non – cosa, non – ente, che tutto protegge e contiene, espone le cose, di luce propria tremolanti, al vilipendio di un parziale dispiego…”
“Le espone al mondo, le fa apparire….l’Essere le concede misteriosamente all’apparenza…”
“Ecco questo è la Luce primordiale o il Nulla nel pensiero di Zeno Udesi…Luce primordiale… Cerchio luminoso e Nulla coincidono?”
“No…sono opposti, ma il cerchio luminoso è radicato nel nulla…”
“E il profondo Sé giace coperto dalle scorie…”
“Già….stracoperto dalle scorie…”
“Sepolto dalle scorie dell’apparenza, intombato nel Male banale, ma uno con il Divino, con la luce
divina…”
“Forse….forse…”
“E da questo territorio luminoso emergono visioni rarissime e spesso contraddittorie, questa luce si maschera con il corpo fisico necessario all’evento, ma di questa luce coperta dalle scorie dell’apparenza….nulla sappiamo…”
“La intuiamo…”
“Si…la intuiamo…forse…e queste manifestazioni non dicono molto, puntano, spesso, verso la misericordia e all’abbandono di una vita egotica…il resto è silenzio; Zeno dice: è meglio tacere…”
“Sono commosso…”
“Quel gruppo di poesie “Su Una Intelligenza Disincarnata”….si quelle sono bellissime…la prima in particolare apre al Sublime…fa sentire il dolore purificato da una immensa compassione…in questa poesia io vedo la tua anima e quello che amo di lei.…”
“Bene…”
“La ricerca del Graal…nel pensiero stravolto del mondo…in questa poesia io vedo la tua anima sofferente che entra nella mia casa…dopo un lungo cercare…dopo aver attraversato
deserti e distese di ghiaccio…e io mi prendo cura di lei.…..curo quelle labbra malate con i miei baci.…”
“Ricorda io sono una misera zattera….arrivi sull’altra sponda e devi lasciarmi andare…”
“Voglio essere contagiata da quella febbre di compassione…lavo le membra del mio cavaliere…
lavo il suo viso amorevolmente….gli occhi e la bocca.….che continuo a baciare dolcemente sperando di risanarla.…..e bacio gli occhi…li sfioro.…..e vedo una Luce in quegli occhi…
e il dolore comune si tramuta nella compassione universale e i nostri esseri si incontrano…nel comune sentire.…”.
“Molto edificante……ma parlami dei tuoi amanti….mi dicevi dell’ucraino Igor che parla con i morti…”
“Si…Igor parlava con i morti in sedute spiritiche tenute a casa di una contessa russa che lui frequentava e che abita in via Ciro Menotti…”
“Ah…….ma dico…all’età tua hai fatto tutte queste cose?”
“Si cresce presto…baby….lui stava scrivendo un libro sul Limbo…e penso che per quel libro utilizzasse i materiali che ricavava dalle sedute.”
“Il Limbo ? Ma è una cosa offensiva…i bambini morti senza battesimo…che atroce assurdità…”
“Non ricordo…forse era sul purgatorio. Ma che lui si occupasse di spiritismo me lo ha detto una sensitiva, che ho visitato un giorno per caso. Questa sensitiva riceve gratuitamente. Lei sente e vede le caratteristiche fisiche e interiori di una persona, toccando fogli con la scrittura o vedendo una fotografia della persona”
“Andiamo bene…”
“Si, è così…non mi credi ? Percepisce gli aspetti negativi e positivi, gli stati d’animo e i pensieri di quella persona. Io avevo accompagnato una mia amica sedotta e abbandonata…molto scettica della cosa…”
“Siete tutte sedotte e abbandonate è la vostra natura…”
“La mia era pura curiosità…ho portato la foto e la scrittura di Luca e di Igor……ma può valere per qualsiasi persona, anche un amico, o un parente, sente anche lo stato di salute e se ci sono delle malattie gravi…”
“Dio che terrore…”
“Ma guarda che non è la sola a poterlo fare. Mi ha detto delle cose che solo io potevo sapere e riconoscere. Mi ha detto che Luca era una persona tremenda e che lo dovevo lasciare, mi ha detto cose di lui che solo io potevo sapere…”
“E ti pareva….siamo tutti tremendi…e chi si salva….? Con i medium siamo tutti spacciati….
Tutte le persone che vi abbandonano diventano tremende…”
“Ma che hai la coda di paglia?…Anche dell’ucraino mi ha detto che sentiva che si occupava di spiritismo e non era una persona particolarmente umana. Me lo ha descritto fisicamente nei minimi particolari ed era lui. Mi ha confermato delle cose che sospettavo, che probabilmente era una spia della KGB…”
“E ti pareva….non scappi….c’è sempre la KGB di mezzo….ma erano tutti spie della KGB?”
“E’ così…Per quanto riguarda la mia amica che parla con i morti, io non posso che crederle, perché è una persona che conosco da una vita, e da quando si è accorta di avere questo potere medianico, ha smesso e non lo ha più fatto.”
“Ottima idea…”
“Lei scrive delle lettere su un foglio di carta e la matita o il dito si sposta sulle lettere che compongono una frase o una parola. La persona che gli apre il contatto è un suo zio, zio Michele morto abbastanza giovane.
“Michelino…”
“E altre anime gli parlano, e rispondono a quello che lei chiede. Ma non sempre sono disposte a farlo…”
“E lei è sicura che siano i morti ?”
“Si…”
“Classico! Non scappi da questa logica: giunge una confusa voce ed è tuo zio dall’Aldilà…”
“Lei è una persona che ha uno spessore intellettuale notevole e una sensibilità molto spiccata. Fuma molto e ha avuto problemi di alcolismo. Pratica il Buddismo…”
“Praticano tutti il Buddismo….ma il Buddismo è una cosa molto seria….e non va bene per nevrotici occidentali…”
“Beh…su questo hai ragione…ultimamente aveva grossi problemi con il marito. Aveva odiato il suocero e lo considerava la causa di questi problemi. Il suocero è morto…”
“Diocristo l’Angelo della Morte….fammi toccare i consunti testicoli…non farmela incontrare, ma è un cavaliere dell’Apocalisse?”
“Non fare lo spiritoso…sono seria….lei ha continuato a serbare rancore verso il suocero. Da quello che mi racconta si è messa in contatto con lui che gli ha parlato, e gli ha detto che tutto quel rancore lo fa soffrire molto, e poi è venuta fuori un’altra personalità, una persona morta di droga, di Roma, che l’ha insultata e rimproverata, gli ha ripetuto più volte la parola “stronza” e gli ha ripetuto più volte le parole “sesso” e “alcool”…”
“Ma si rendono conto di che fessure, di che crepe dell’Oltre aprono con i loro insensati giochi?”
“Paura eh?”
“Siete incoscienti….ma si rende conto la tua amica?”
“Si …lei si rende conto…e anche io. Questa mia amica mi ha chiesto più volte di rimanere presente a questo tipo di pratica per verificare se sia tutto frutto della sua fantasia, o se delle entità avessero risposto anche alle mie domande, ma io non ho avuto mai il coraggio di farlo…”
“Meglio…lascia andare….è follia…”
“Certo…sono d’accordo. Poi c’era un’amica di mia nonna materna che si riteneva veramente una medium, parlava con gli extraterrestri…”
“Ci siamo…si discende nell’abisso della follia…”
“E molte di queste entità usavano per comunicare la scrittura automatica, e si descrivevano come entità di pura luce. Entità di pura Luce…”
“Che il Signore ci aiuti…mi ricordano mia madre…”
“Ascolta…mia nonna tornava da quelle visite alla sua amica sempre ridendo come una pazza. Ma la signora Berti, così si chiamava, continuava giornalmente ad avere questi contatti, a parlare con le entità che le descrivevano questo mondo di luce, ma non ricordo i dettagli. Lei aveva contatti anche con il marito morto, anzi aveva avuto anche delle apparizioni…”
“Diocristo…cosa non fanno gli esseri umani davanti al vuoto, davanti alla morte incombente…”
“Mia nonna rideva e io immaginavo quelle apparizioni ed ero affascinata dal pensiero di parlare con esseri fatti di pura luce…”
“Certo sarebbe bello parlarci, ma sfortunatamente sono solo nella scatola buia del cranio, lì si rimesta tutto….”
“Ma come fai ad essere sicuro che tutto questo non sia possibile…perché non lasci aperte delle possibilità?…Cosa ne sai tu della morte o di quello che viene dopo?”
“Nulla….come loro d’altra parte…..nessuno sa niente…”
“Dell’Oltre è bene tacere…dici…e poi dici che non c’è niente.”
“Due opzioni…”
“Ma ci sono dei fenomeni nella vita che non si spiegano…ci sono le convergenze…ci sono le premonizioni, ci sono delle dimensioni della realtà imperscrutabili…”
“Probabilmente è un gioco di neuroni…”
“Si possono aprire delle crepe e da lì si possono manifestare delle realtà che noi non riusciamo a spiegare…ma si deve sempre spiegare tutto?”
“No…ma neanche ricorrere agli extraterrestri…”
“Come fai ad essere così sicuro che tutto ciò che vediamo e pensiamo è frutto solo dei processi chimici del nostro cervello, e che tutto è rinchiuso nella scatola buia del nostro cranio…e che lì si rimesta tutto?”
“Non ne sono sicuro affatto….ma non mi invento risposte folli…”
“La vita e il mondo non sono riducibili ai nostri sensi…c’è un mondo ultrasensoriale…c’è una dimensione che ci sfugge…e a volte la percepiamo…”
“Forse, forse sono le reazioni e il rimestare della scatola cranica….quella spugna è assai strana…”
“Secondo te mente e cervello sono la stessa cosa?”
“Non lo so.. ma diciamo quasi sicuramente si…”
“Non potrebbe la mente avere dei poteri che il cervello non ha?”
“Se c’è una mente separata dal cervello..si…”
“Spirito, mente e cervello sono la stessa cosa?”
“Come faccio a rispondere…..? Diciamo che, per me, al 99,99 % il cervello produce quello che chiami mente, e lo spirito è il gioco del cervello…..la coscienza è frutto del cervello…spappoli il cervello e svanisce la coscienza….ma potrei sbagliarmi…”
“Potrebbe esistere una forma spirituale superiore alla mente e al cervello…no?”
“Certo….ma non la conosco…quando il cervello riceve un colpo violento, un uomo, delle volte, si trasforma da peccatore in santo…e quando il cervello lo triturano i vermi e diventa cenere non mi risulta che sopravviva una separata coscienza….una intelligenza disincarnata….ma mi potrei sbagliare…potrei errare…potrebbe esser vero l’opposto…forse il cervello è la prigione della mente….chissà…ma giudicando dai fatti….non è così…”
“Come fa la volontà a dominare l’intelligenza e a piegare sempre corpo e cervello al suo
volere?”
“La volontà è frutto delle operazioni celebrali….almeno così appare…”
“Forse la sua radice è nella forma spirituale indipendente dalla mente e dal corpo. Secondo te esistono solo i nostri sensi?”
“Non so…”
“E tutto ciò che ci circonda è apparenza?”
“Così dice Parmenide….ma l’apparenza potrebbe essere la sola cosa che esiste….e la palla luminosa dell’Essere di Parmenide un bel sogno eleatico….potrebbe essere vero solo il divenire e le cose oscillanti nel nulla non essere eterne…”
“Esse est percipi ? Esiste solo ciò che si percepisce?”
“Queste sono pippate….che ne so….vedo….tocco…se ti sparo in testa muori…”
“E se non fosse così?”
“Speriamo che non sia così….ma le prove indicano che l’oscillazione nel nulla sia autentica e sia l’unica cosa vera…”
“Io non credo ai morti che parlano…prendo atto che alcune persone però comunicano con altre dimensioni…”
“O con parti sconosciute della loro mente…o del loro cervello…”
“Lascio aperte delle possibilità all’espressione spirituale del mondo che trascende i nostri sensi e vive fuori dal nostro cranio e dal nostro io…”
“Si ma non meniamola con i morti o con gli extraterrestri…..siamo seri…”
“Io non ho mai parlato con i morti…ma lascio aperte delle possibilità e credo nel paranormale…in certi limiti…certe persone hanno dei canali aperti che altre non hanno…”
“Quindi le anime dei morti esistono…qualcosa sopravvive?”
“Non lo so…ma credo nell’anima…nella sostanza spirituale della persona, ma non solo…anche nella sostanza spirituale degli animali, delle piante, delle pietre…del mondo…dell’universo…”
“Ecco, spiegami che vuoi dire…in cosa credi? Credi nell’Aldilà?”
“Non lo so…c’è chi racconta esperienze di premorte…l’anima si stacca dal corpo…levita…vede se stessa…e il proprio corpo…la vita ti scorre davanti…vedi la disintegrazione dell’Io …il tunnel e la luce in fondo che ti aspetta…Io, la morte e l’aldilà, non riesco ad immaginarli visivamente…
ho delle sensazioni simili a quelle del passaggio dal sogno alla realtà e dalla realtà al sogno…a volte ho avuto la sensazione di vivere nella dimensione del sogno come se fosse la vera realtà e di non poterne più uscire…ed è stato un sogno ricorrente…un vero incubo…per me…
la morte forse è simile a questa sensazione…la morte forse è il passaggio della coscienza da uno stato ad un altro…ma non so se sopravvive l’individualità…o che tipo di anima sopravvive…
tu che conosci le religioni orientali forse hai trovato delle risposte a questa domanda…con l’Atman…io imprigionata nel mio immaginario cristiano cattolico e occidentale non
riesco a chiarirmi l’essenza che può avere una sostanza spirituale diversa dall’Io…
ma forse l’individualità si perde…soprattutto il carattere della soggettività e dell’egoità che chiude lo spirito in dei confini finiti e limitati…quella si…si perde…forse troviamo un puro nulla…ma non so bene immaginare cosa il nulla sia veramente…l’immagine del Cerchio Luminoso radicato nel Nulla, è un immagine che in qualche modo mette serenità.….lo immagino come una spirale luminosa…che sprofonda in una dimensione sconosciuta ma che non percepisco come uno stato negativo e di annullamento totale…immagino lo spirito del Sé che ritorna all’origine…è come un ritorno a casa…e qui si riposa…trova uno stato di quiete.….la sopravvivenza del mio Io attuale per l’eternità mi fa paura e mi angoscia…da un lato desidero l’immortalità …ma solo in un altro stato coscienziale… nell’uscita dall’egoità…mi piace pensare ad un ciclo di nascite e di morti….mi piace pensare di vivere… poter trasmigrare in altre forme di vita…in un’ape…in un albero…in un cane…in un gatto…in un delfino…in un’aquila…in un fiore…in un ragno…per me la vita non finisce qui…ma si evolve in stati ontologici differenti…il Tutto è un continuo divenire…morte e vita coincidono… l’Essere respira in questi due movimenti.…si ma ora basta mi sono stufata…”
“Le conosci le Conversazioni angeliche di John Dee?”
“E che sono?”
“Troppo complesso…dimmi che fa la mammina ?”
“Segue le vicende della Vacca – Story e fa incazzare papà…”
“E che dice papà?”
“Che la Vacca era una smutandata e che una che ha tanti soldi fa schifo se si uccide…”
“E tua madre?”
“Lasciamo andare è noioso…sai tra smutandate si capiscono…ora te la faccio io una domanda: ma che cazzo di lavoro fai?”
5. DIKE
Avvengono cose così deliziose nel mondo da convincermi sempre più che se il nulla discendesse sui mondi occultandoli e recuperandoli alla notte originale sarebbe un accadimento giusto: una santa soluzione.
Nel Mississipi due milioni di votanti decideranno tra alcuni giorni, con un referendum, se bisogna cambiare o non cambiare la vecchia bandiera della confederazione sudista.
E’ pronto un nuovo stendardo con un cerchio di stelle per sostituire la croce del Sud.
Ma cos’era la bandiera a forme di croce di Sant’Andrea?
E’ stato il vessillo degli stati secessionisti che combatterono contro gli stati dell’American Union per impedire l’abolizione della schiavitù. E’ stato, ed è, il simbolo del Ku Klux Klan e di tutti i sogni farneticanti ed egemonici della razza bianca. E’ stato il simbolo della lotta per preservare la schiavitù nel cuore del sud fino alla resa degli undici stati secessionisti ad Appomatox, nell’aprile del 1865. E’ stato anche il vessillo portato con onore sui campi di battaglia dai generali della Confederazione Jackson e Lee. E’ stata la bandiera di una confederazione che conteneva nei suoi confini 5.500.000 uomini liberi e 3.500.000 schiavi. E’ stato ed è simbolo d’infamia per gli afro americani d’America e per tutti gli uomini che amano la libertà.
La cosa assai strana è che un nero su due non voglia cambiare la vecchia bandiera utilizzata dal Ku Klux Klan. Si può capire che i bianchi, che ricordano la guerra civile, siano reazionari e conservatori e vogliano mantenere la vecchia bandiera, ma che lo facciano anche i neri è una cosa assurda, incomprensibile. E già ci dicono che il referendum avrà come risultato la preservazione della Croce del Sud. Vallo a capire il mondo.
Sorprendersi? Immaginate un piccolo africano nelle navi dei moderni negrieri. Immaginate un piccolo tutsi cacciato da un monastero dalle suore Benedettine per poi finire macellato a colpi di machete.
Sorprendersi?
Due suore: sorella Gertrude Consolata e sorella Maria Kisito, protette dalla Chiesa in Belgio, sono state accusate di avere cacciato dal monastero di Sovu migliaia di Tutsi, per farli massacrare dai miliziani estremisti di etnia Hutu. Maria Kisito è, inoltre, accusata di aver dato taniche di petrolio ai miliziani affinché bruciassero 500 tutsi rinchiusi in un garage. Gli altri disperati sono stati macellati dagli hutu a colpi di machete. Le suore hanno collaborato al massacro – lo affermano gli stessi assassini – per odio verso i Tutsi.
Il mondo gira.
L’Italia trema: il partito combattente si è scatenato e sta assorbendo, in un infido progetto terroristico, tutte le sigle rivoluzionarie. Berlusconi è minacciato di morte ma procede senza timori e litiga con il ministro dell’interno Bianco. Si risveglia l’idra della rivolta di destra e tutte le teste, mai recise, del mostro neo fascista ricominciano ad agitarsi. In special modo nella curva laziale amica di Arkan. Bin Laden sogna di far saltare il Vaticano polverizzandolo come le statue dei grandi Buddha distrutte dai Talibani. I pirati informatici promettono un grande caos nei sistemi del mondo.
La rivolta di Seattle continua. Un sontuoso goal di Nakata ha coronato, a Udine, un secondo tempo da fiaba della Roma e la Juve ed Evaristo Garbati hanno ricominciato a scalpitare.
Nel Burundi 40 militari hanno tentato un golpe e fatto tremare le borse mondiali.
La DIKE ha fissato i suoi occhi glaciali, che ricordano quelli di Medusa, su un personaggio della brigata Zvornik, una forza serbo bosniaca che nel luglio del 95 massacrò 7000 musulmani, dopo aver preso Srebrenisca, un’enclave islamica. Il tenente colonnello serbo bosniaco Dragan Obrenovic è stato arrestato come era stato catturato Radislav Kristic. Del generale Madlic, un pesce troppo grosso, se ne sta occupando la SFOR. La DIKE lascia fare, ma l’organizzazione sta meditando da tempo la possibile eliminazione di un boia serbo bosniaco che abita nella città di Sabac in Serbia: un mostro ricordato anche per i tormenti inflitti ai prigionieri in un lager. La Sicilia sta superando se stessa: un giornale di Cefalù che viene pubblicato dalla chiesa delle Madonie: Rivista ha pubblicato un sondaggio: il 14% dei giovani siciliani ricorrerebbero, senza scrupoli, e senza la minima esitazione, alla mafia per ottenere un posto di lavoro.
Intanto il volume di affari della mafia prospera, sale alle stelle: ha raggiunto un livello pari al 15% del PIL: 300.000 miliardi di lire. Le fonti di quest’enorme ricchezza provengono da usura, racket, prostituzione, gioco d’azzardo, totonero, traffico d’armi, ecomafia, immigrazione clandestina, smaltimento rifiuti eccetera… eccetera…
Se DIKE dovesse funzionare ad un livello di disumana efficienza sarebbe necessario accoppare almeno un mezzo milione di persone nell’isola, nelle vicinanze e altrove. Il cancro della corruzione che origina dal giro del denaro facile, nero e riciclato si sta diffondendo inesorabilmente: questa è la natura della bestia.
Ma affrontiamo le cose seriamente e piantiamola con i negrieri, i neri, la mafia, che infanga il nome dell’Italia: il mondo non possiamo salvarlo. Hanno sequestrato Villa Altachiara, per Raggio c’è rischio di accusa per truffa, e il fido Tirso ha fatto bloccare la dimora della contessa Augusta Vacca. Il messicano, poveretto, ora dorme in albergo. Queste sono cose serie, non le minchiate degli Hutu e dei Tutsi.
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Evaristo….ma perché non posso leggere della Vacca ? E’ un fatto interessante….sono note di cronaca….colore….ma quale smutandata era una donna libera…smutandata….è invidia….siamo tutte troie….e ricominci con il Cavazzi….è stato un momentaneo cedimento….falla finita…mi sono pentita…ma si è stato il messicano….guardalo che faccia ha….ha gli occhi infidi…l’ha buttata giù dal dirupo e si è fottuto tutti i soldi…è stato tutto organizzato….e quella troietta…..quella gatta morta sa tutto……si…Susanna….quella gatta morta….quella se la fotte Raggio….e che significa che è una bella fica ?….Ecco la bella fica….e allora? Si….se la ride Tirso Chazaro…una spintarella e giù…50 miliardi……si…con tutti quei soldi…e allora ? La depressione non viene ai ricchi…? Sono esclusi loro…? Ma senti un po’…si a me interessa perché è un giallo affascinante….ma che c’entra Raggio con i socialisti? Si…Martelli…e allora ? Ma si…mi piaceva è un tipo interessante….si…una fichetta….sei incazzato per la Juve….ma no a Torino pareggiate con la Roma….stai calmo…pensa al tuo padrone….al Berlusconi….e va bene se ne farà a meno della piscina….hai ragione la Vacca con tutti quei soldi si va ad ammazzare…ed era ancora piacevole….. si un po’ gonfia….alcolismo e droghe ? Boh! Ma dimmi tu…ora la villa non è più di nessuno…non è vero che la dava a tutti….ora ci si mette pure tua madre….mamma non la dava a tutti…era innamoratissima di Raggio….ma perché la chiami troia….? E va bene qualche volta l’avrà data…e tuo figlio mamma…. scusa… non scopa…la Mazzioli non se l’è fatta?
Si, nega….brutta come la fame con i baffi e i peli sul petto e lui se l’è fatta…
E certo loro sono uomini…possono farlo…hai ragione mamma….ma si…ancora co stò Cavazzi…ti ci metti pure tu mamma…..ma si….abbiamo sofferto tutti…ma quello è incazzato per la Juve non per il Cavazzi…si le corna….tutti ridono….te lo dico io chi ride…Sensi ride……vi fotte Sensi…ma che fai spacchi un piatto ? Ma sei fuori di testa?…Calmati!
Ma si sono tutti drogati nella Juve….ora anche Davids ….si il mandrillone….e va bene il nandrolone….no non sono ignorante……tutti drogati…dalla cretina al mandrillone….si va bene creatina….e va bene….se Trezeguet si è mangiato un gol davanti alla porta è colpa di Sensi?
Ma via….le cazzate che spari…e tu stà zitta mamma che sei stata sempre dell’Inter e ora hai cambiato…e poi votavi comunista e ora ti sei messo con quello spergiuro….e va bene….la minaccia di morte….ma andate a cacare…guarda tua figlia ride…..io esco…bello spettacolo….bye…bye….non lo vincete il campionato….noooooooo………
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Quello che inorridisce è l’immunità che alcuni boia dell’Olocausto si godono nelle loro terre: un caso classico è Wolfang Emden che vive pacificamente a Ochtendung, nei pressi di Coblenza, completamente immemore degli orrori trascorsi, e travestito da pagliaccio, se la ride beato, mentre organizza feste per il carnevale nel suo paese. Questo simpatico, bonario signore è il boia di Caiazzo.
Friedrich Engel, l’ex SS della Benedicta, che ha fatto massacrare 246 ostaggi in Liguria passa il tempo coltivando i fiori. Un animo sensibile, , come Berlusconi un perseguitato dai rossi.
Shunbernig vive felice nella Carinzia di Heider ed ha una bella drogheria.
“Misha” Michael Seifert il boia di Bolzano, nato in Estonia, se la spassa a Vancouver.
Heinrich Shubert, ex Rittmeister della Wehrmacht ed ex ufficiale nazista, accusato dell’eccidio di Chiusa Penio in provincia di Cuneo, vive pacifico a Darmstadt godendosi la pensione da geometra.
L’assassino di Spalato Otto Von Ludendorf, sottotenente della divisione delle SS Prinz Eugen che massacrò, nel 1943 a Spalato, 800 soldati che si erano arresi – un crimine simile a quello perpetrato a Cefalonia – se la spassa beato.
Ce ne furono di massacri dopo il tradimento italiano: Cefalonia, Spalato, Korica, Scarpanto, Lero e altri.
Ci sono molti mostri in congedo nel mondo.
Secondo DIKE di 182.000 persone sospette di crimini di guerra ed orrori, solo 5000 sono state condannate; ma quanti assassini riuscirono a fuggire per la “via dei topi” e ad approdare in Argentina. Alcuni pesci grandi furono concessi da quell’avara e furbesca nazione: Juan Bohne il terminator degli handicappati, Eduard Roshmann il comandante del ghetto di Riga, Bilanovic Sakic il responsabile del campo di concentramento di Jasenovac in Croazia, il comandante altoatesino Josef Schwammberg del ghetto di Przemsy, Eric Priebke e Adolf Eichmann che fu rapito.
L’Argentina ospitò anche il biellorusso Radislaw Ostrowski e il croato Ante Pavelic che mai furono trovati.
Con i macellai dell’Olocausto funziona così: i pesci grandi li cercano e alcune volte li trovano
(e per pesci grandi intendo tipi come Eichmann, Barbie, Priekbe, Reider, Hass, Malloth, Schubernig, Engel, Mengele, Rauff quello del camion – camera a gas, Fridolin Guth quello del colpo di stato che liquidò Dolfus e brillante torturatore dei partigiani francesi) i servizi segreti israeliani o il Centro Wisesenthal. Ma quelli piccoli spesso li ignorano, e lasciano che questi squali concludano pacificamente le loro esistenze nuotando tra limpide acque. A questi piccoli squali, i massacratori ignorati da stati nazionali e dai servizi segreti, pensa “Il Fuoco della Shoa”.
I servizi israeliani o gli stati nazionali spesso arrestano e processano anche i mostri minori, ma dove non arrivano loro, come ho detto, arriva “Il Fuoco della Shoa”, che ha infiltrato la rete import – export che protegge questi morti – viventi ad Amburgo, e silenziosamente li elimina.
Dietro a questa arcana organizzazione ci sono ingenti capitali ebrei. Vecchi signori, terribilmente rancorosi, hanno deciso di vendicare gli orrori passati e hanno costruito una società segreta che è impossibile infiltrare e che colpisce silenziosamente, evitando il clamore dei media come la peste.
Se qualcuno indica un nome , un luogo, ove è rifugiato un boia, “Il Fuoco della Shoa”, dopo aver scrupolosamente analizzato il caso, si attiva e manda un suo giustiziere a terminare la vita del mostro. Il giustiziere non conosce il funzionamento dell’organizzazione – che assomiglia vagamente ad una setta massonica pur essendo profondamente laica e antireligiosa – riceve un ordine e parecchi soldi per attivarsi e organizzare l’esecuzione. Poi è solo; e se lo arrestano non sa niente. E se lo uccidono ancor meno. Si dice che “Il fuoco della Shoa” prima di diventare “DIKE”, un’organizzazione internazionale che trascende l’olocausto e punisce ogni genere di misfatti, fosse governata da un gruppo di ebrei filantropi (se così è, si possono definire questi angeli vendicatori).
Più tardi, aprendosi ai gentili, la società segreta si strutturò differentemente utilizzando notevoli capitali laico – pagani – cristiani. Si dice che i giustizieri di DIKE siano almeno dieci e che questi “terminator” siano considerati come assassini etici, come angeli vendicatori, e che siano molto ben pagati per portare a termine le varie operazioni, e che debbano essere sempre pronti, in qualsiasi momento del giorno o della notte per partire e colpire.
“Conditio sine qua non” delle varie operazioni di DIKE è la segretezza.
Una volta eseguita la vendetta deve calare una coltre di silenzio.
Ogni operazione deve occultarsi in una profonda foschia. Meno se ne parla e meglio è.
La persona che ha subito il torto orrendo è informata che il boia è stato eliminato ma che ora è necessario tacere. E la persona tace perché se parla svanisce.
Si dice che almeno 120 esecuzioni siano state portate a termine da DIKE – Fuoco della Shoa tra il 1980 e il 2000. Quando i media illuminano un angolo oscuro della storia dei massacri, DIKE attende. Per esempio l’organizzazione stava dando ordini per giustiziare Helmut Shorig, ma dopo l’intervento della stampa internazionale, ha sospeso l’operazione. Se i riflettori illuminano un caso, DIKE, immediatamente, lo abbandona. La natura della bestia è la inesorabile vendetta e il susseguente occultamento.
Che lavoro faccio?
Io sono un giustiziere di DIKE. Ma non posso raccontarlo a Irene o a Ines.
Come ho spiegato Heinrich Muller l’ho braccato ed ucciso, nel 1987, nella città guatemalteca di Antigua, nel Calle Ancha de los Herreros, vicino alla Colonia Candelaria.
Quello è stato il mio piccolo capolavoro. Ma ne ho fatti fuori parecchi in Polonia: ho eliminato Taddeus Miskolz che tradì i suoi amici ebrei durante i giorni della sollevazione nel ghetto di Varsavia. L’ho cercato tra Olsztyn e Dobre Miasto, e l’ho raggiunto a Radostowe.
Atanas Kaszlu, un ex SS lituano l’ho rincorso tra Vilnius, Marjiampolè e Kalvarija e l’ho eliminato a Sestokaj. Oltre essere stato un SS, aveva anche organizzato un pogrom
A Genthin vicino a Brandemburg e Postdam ho eliminato Willi Stocherz un dottore macellaio del campo di Belsen.
Ad Amburgo nel quartiere Lokstedt, famoso centro di ex SS ed ex agenti della Gestapo, ho eliminato Wolfgang Rastorf un notorio Gruppenfurher molto attivo negli stati baltici.
Michael Swaube, orrendamente presente a Ravensbruck l’ho inseguito in Moldavia durante un viaggio di affari. Ho guidato dietro a lui per molti chilometri tra Chisianau, Capriana e Orhei facendogli credere che ero dei servizi segreti moldavi e lo seguivo per proteggerlo.
Dopo averlo eliminato, ho fatto quello che Simon Lazzari fece più tardi in Romania: ho visitato il complesso monastico a Capriana.
Con Ralf Kehm, il mostro di Vught, il campo di concentramento situato in Olanda, ho fatto una vacanza: l’ho tallonato a Creta, viaggiava beato tra Irakleio, Marathos, Perama e Arkadi. Quest’ultimo posto gli è stato fatale. L’ho centrato in testa da 200 metri e l’ho nascosto, stecchito,
tra cespugli di rosmarino.
In Sud America ho cercato due SS: Laden Fritz e Sigfried Bund.
Laden, un SS del campo di Theresienstadt in Cecoslovacchia, grande amico di Anton Malloth, l’ho seguito in Colombia da Cartagena a Barranquila, e poi da Santa Maria fino a Riohacha e in quest’ultima città l’ho ucciso mentre usciva da un casino di alta classe: un viaggio d’affari cum scopata e appuntamento finale con Lady Death.
In Bolivia nella città di San Pedro ho rintracciato Sigfried Bund attivo a Treblinka e Sobiror in Polonia e l’ho eliminato attirandolo in una trappola. Lo avevo conosciuto a Conception, spacciandomi per un neo nazista italiano. E’ stato dolce fulminarlo.
Alcuni non si sono accorti di morire.
Storchez è morto coraggiosamente.
Kaszlu codardamente, implorando.
Kehm, per nulla pentito, inneggiando al Terzo Reich.
Swaube profondamente pentito e afflitto: invitandomi a finirlo. Cosa che ho fatto contro voglia e in un senso commosso: ammiro il coraggio davanti alla morte.
Heinrich Muller quello di Wannsee è morto sorridendo, anzi ha tentato di sputarmi.
DIKE, nel 1998, mi ha anche pagato per vendicare due innocenti massacrati da mafiosi.
Ho eliminato, a Mazara del Vallo, tra via Vaccara e via Sansone, non molto lontano dal campo sportivo, Matteo Mancuso, un luogotenente del capofamiglia del Brancaccio Giuseppe Graviano, mentre visitava la cittadina per ragioni riguardanti i rapporti tra i clan e i colombiani.
E a Erice ho eliminato Salvatore Messina detto “u femminaro”, un luogotenente di Motisi, capofamiglia del quartiere Pagliarelli, sparandogli in faccia in via Spada presso l’Addolorata alle tre della notte.
La mia ultima esecuzione? Un SS italiano Parrucci Adelfo che conosceva Carlo Manfredo Nicolis di Robilant ed era stato anche amico di Delfo Zorzi, quello delle bombe di Piazza Fontana.
Un autentico Waffen – SS decorato al valore, un ex Obersturm – fuerer che non si perdeva mai una messa per i caduti di Salò perché era intensamente religioso.
La storia delle SS italiane la conosciamo: si squagliarono come neve al sole.
Un po’ come i cacciatori in Italia e nel mondo. Nel 1943 erano quasi 20.000, due anni più tardi si ridussero a circa 6000. I battaglioni di Debrica, Vendetta e i Kampfgruppen Heldmann furono particolarmente noti per la loro brutalità nella repressione antipartigiana. Il Parrucci si distinse in una sanguinaria operazione, in un memorabile rastrellamento nell’Ossola operando con il Kampfgruppen Noweck. Il reprobo, nel 1997, era ritornato a far politica con la Fiamma di Rauti.
DIKE, nel 2000, mi diede precise informazioni e lo rintracciai con facilità a Novara, abitava in una casa vicino a Corso Vercelli e aveva messo su una fabbrichetta di scarpe nella zona di Morno. Un giorno lo seguii per la statale 32 mentre guidava verso Oleggio, e prima di arrivare in quel luogo lo fermai e lo feci secco. Non gli lasciai neanche il tempo di dire “Viva il Duce!”.
Poi proseguii per Pallanza e cercai, inutilmente, di sedurre, nell’albergo ove soggiornavo, un grazioso tre stelle, una cameriera dalla volgarità dirompente. Ma non andò bene: troppo poco tempo. Mi consolai pensando che almeno Adelfo lo avevo spedito a soggiornare nel grembo di Wotan, nel Wallhala dei prodi guerrieri nordici..
Dopo Londra devo preparare un viaggio in Croazia e giustiziare un vecchio frate, devoto di Alojzije Stepinac, che fu attivo nei campi di sterminio degli Ustascia. Abita in un città chiamata Varazdin e pare sia diventato un santo. E’ molto amico di padre Draganovic, ex colonello ustascia, che vive attualmente, in raccolta preghiera, presso San Gerolamo degli Illiri ed è intimo amico e padre spirituale di Sakic Bilanovic il responsabile del campo di concentramento di Jasenovac in Croazia.
Questo è il mio lavoro.
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26.4.2001
Caro Zeno,
…sto riflettendo sul tuo ciclo di poesie “Voce di silenzio sottile”: sembra che la tua ricerca poetica adesso sia tutta centrata sul Sacro e il suo luogo: sulla percezione dell’Assoluto o di una qualche Realtà Ultima che si rivela in un oscuro e buio mistero.
L’Ascolto è rivolto a qualcosa di più definito di quello di “Simia Dei”, ove sempre è presente la dimensione del profano; lì l’ispirazione poetica tocca aspetti differenti a seconda dei gruppi di poesie che nascono in luoghi e momenti diversi della tua vita, anche lontani negli anni. Si passa dalle poesie filosofiche sull’Essere, come quelle dei primi gruppi a quelle sulla condizione umana come quelle del Graal, alle poesie ilari del ciclo di Oz, o a quelle ironiche della Santa Mignotta. Nel nuovo ciclo l’ascolto del poeta è rivolto a dimensioni ancora più profonde nell’animo e sembra esservi una vera e propria ricerca di Dio, ma una ricerca che si muove nel buio e nel vuoto e che affronta il Nulla e lo scandaglia in tutte le sue recondite parti.
Qui prevale la Notte, il Buio e la dimensione inconscia, mentre nel “Simia Dei” sembra prevalere il Giorno, la Luce e la dimensione del quotidiano.
Ma sono solo due aspetti di un unico momento quello della visione interiore, quello della visione del Sublime, dell’Universale, quello della ricerca e scoperta dell’ignoto.
Questa è solo una prima riflessione, ma non ho assorbito bene tutte le poesie per sentirle veramente e avrei tante altre cose da dirti, ma un poco alla volta, e mentre leggo e vivo nella tua voce, sto assimilando il tuo linguaggio poetico. Le tue poesie sono filosofiche, tu sei un Poeta filosofo.
Hai letto “I discepoli di Sais di Novalis?” L’ho trovato oggi a metà prezzo: la filosofia diventa poesia e dice che il poeta è colui che trova l’ignoto a partire dal noto.
“Per loro (i poeti) la natura possiede tutte le variazioni di un animo infinito ed essa, con cambiamenti improvvisi e trovate, incontri e deviazioni ingegnose, con grandi idee e bizzarrie, li sorprende più dell’uomo più ingegnoso e vivace. Si rimprovera ai poeti di esagerare e si
considera il loro linguaggio improprio e immaginifico quasi solo per giustificarli, addirittura ci si accontenta, senza approfondire, di attribuire alla loro fantasia quella natura sorprendente che vede e sente qualcosa che altri non vedono e non sentono e che, in una amabile follia, fa e disfà il mondo reale come li aggrada; ma a me sembra che i poeti siano ben lontani dall’esagerare quanto invece occorrerebbe, che essi percepiscano solo oscuramente l’incanto di quella lingua e che giochino con la fantasia come un bambino con la bacchetta magica del padre”……….
Ines
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Già Ines…
Una volta feci un giro della Polonia con un piccolo gruppo misto condotto da un professore di storia che si chiamava Augustyn Szeroka. A Czestochowa uscendo da un incontro inquietante con la Madonna nera trovai, nei pressi della chiesa, una donna – che sapevo era una suora e che faceva parte del mio gruppo – afflitta, quasi scossa, piegata dall’esperienza della traboccante espressione di fede. Mi avvicinai e sapendo che era con il gruppo di Szeroka immaginai che fosse italiana.
“Si sente male?” Chiesi. Non stava male, era sconvolta. Mi disse: “Delle volte penso a simili manifestazioni come espressioni di puro paganesimo: la fede è un’altra cosa” e sorrise.
C’era un sentimento incandescente in quella chiesa affollata e ne ero rimasto sconvolto.
La osservai. Un pallore grigiastro, ma sotto quel lividore c’era un volto vivo con occhi indagatori.
Un volto bello e sofferto, con delle labbra carnose. Con un tocco di trucco quel viso avrebbe acquistato un grande splendore. Un sorriso dolcissimo e sotto il vestito era facile intuire un corpo ben fatto. Era alta un metro e settanta circa, aveva capelli castani corti. Le offrii una sigaretta che lei rifiutò. Era profondamente disturbata dall’esperienza di Czestochowa. Mi chiese cosa facevo, era l’ottobre del 1998 e sparai quattro fesserie: dissi che avevo a che fare con l’arte contemporanea.
Mi disse che aveva insegnato Filosofia presso un Liceo ecclesiastico a Roma, e che ora lavorava presso una biblioteca. Si era laureata in Teologia all’Università di Tubinga, aveva studiato filosofia a Friburgo, approfondendo la fenomenologia di Husserl e Heidegger. Viveva ancora nel convento delle Sorelle Adoratrici del Preziosissimo Sangue a Roma, l’ordine di cui faceva parte. Mi disse anche che intendeva lasciare il convento per cose che non poteva rivelare.
E m’incuriosì oltremodo. Mi chiese dove abitavo. Le dissi in Umbria e le accennai che se decideva di lasciare il convento l’avrei potuta ospitare per tutto il tempo necessario, senza che lei dovesse concedermi nulla. Fui molto chiaro e lei sorrise. Ma intuii immediatamente che aveva una grande voglia di concedersi.
Suor Ines così si chiamava, vedendo un libro che avevo in mano mi chiese cosa stavo leggendo. Spiegai che quello che stavo leggendo riguardava qualcosa che, pur in contrasto con quella espressione di fede polacca che avevamo appena visto, era un bel esempio di ricerca dell’illuminazione interiore. Ines mi guardò con curiosità sorridendo e devo dire che la immaginai immediatamente nuda in un letto, il verme che rode il cervello mai muore: siamo fatti male. E spesso me ne vergogno. La suora aveva qualcosa di inquietante e infantile allo stesso tempo, e una curiosità molto viva. Aprii il libro e dissi: “Stavo leggendo che nel monte Hiej, in Giappone, ci sono dei monaci della setta Tendai, che raggiungono il “satori” correndo grandi distanze. Li chiamano Kaihigyo e sono dei santi maratoneti e invece di finire in cima ad una colonna, come gli stiliti bizantini, corrono, per anni, come matti…. Ecco leggo: partono dal loro monastero vicino a Kyoto, e galoppano per 1000 giorni, e lo fanno dal lontano 1885: per raggiungere l’illuminazione ci vogliono sette anni di corse. Altro che Madonne nere! I primi 300 giorni si allenano correndo per 40 chilometri al giorno per 100 giorni senza alcuna interruzione. Nel quarto e quinto anno corrono per 40 chilometri al giorno per 200 giorni consecutivi. Nel sesto anno corrono per 60 chilometri al giorno per 100 giorni consecutivi; e nel settimo anno 84 chilometri al giorno per 100 giorni consecutivi. Virtualmente si pappano due maratone al giorno e lo fanno esclusivamente per ottenere l’illuminazione che chiamano “satori”. Sono dei vegetariani, come me, e quando corrono fissano un punto a una sessantina di metri e rilassano le spalle, tenendo la schiena dritta e il naso in linea con l’ombelico….Pensi, sorella, corrono con sandali di paglia e non con le scarpe supersoniche di Adidas o di Nike e si portano dietro alcune cose: candele, cibo, coltello, è una corda chiamata la “corda della morte” che utilizzano in caso di fallimento. Proprio così: se falliscono hanno due scelte: impiccarsi o sbudellarsi. Ci sono steli lungo la via del monte che indicano i luoghi ove i monaci, che non ce l’hanno fatta, si sono suicidati. E fanno una certa impressione. Inoltre praticano il “doiri” che consiste in un digiuno di sette giorni, in quella settimana il monaco ripete mantra e cantici buddhisti circa 100.000 volte al giorno. Nel “doiri” il monaco si confronta con la morte, e in seguito a questa esperienza acquista strani poteri sensoriali. Acquisisce una trasparenza particolare.
Anche gli atei, che hanno assistito all’epilogo della corsa, affermano che dopo il “doiri” i monaci assomigliano a Buddha viventi. Quando i mille giorni stanno per concludersi moltissimi giapponesi vanno a vedere la conclusione della maratona metafisica perché pensano che i monaci, dopo il sovrumano sforzo, acquisiscano poteri taumaturgici. Questo evento è qualcosa di straordinario…” conclusi.
Ines appariva interessata. Se ti seguono con la testa è fatta.
Proseguimmo il viaggio insieme. Alcuni giorni dopo, a Gdynia vicino Gdansk, non lontano dal porto, le toccai la mano per la prima volta e le dissi: “La desidero.”
Ines rispose che era molto contenta del mio desiderio e che aveva riposato – così disse – nei miei occhi cangianti. Il messaggio era chiaro.
Mi spiegò che i conventi sono luoghi ove spesso avvengono le peggiori nefandezze accentuate dalla solitudine e l’incessante desiderio della carne, poi mi disse con estrema franchezza che c’erano cose che non condivideva con la sua fede.
Ricordo che parlò della sua incomprensione della Trinità, del culto eccessivo della Vergine Maria, della sua convinzione che la resurrezione corporea di Gesù non fosse avvenuta , della veridicità dei vangeli, e poi di un blocco insormontabile: il trattamento della chiesa riguardo gli animali, per lei assolutamente incomprensibile. Aveva sfornato in cinque minuti una serie di pensieri eretici passando da Ario a Nestorio per gettarsi con l’ascia alle radici della fede.
Tra un anno pensai sarebbe diventata atea.
A Gdnask la baciai per la prima volta, aveva dei jeans ed una maglia nera ed era andata a visitare un prete in una chiesa vicino ad una strada chiamata Chlebnika, vicina al fiume chiamato Mottawa. Era andata a portare un pacco al parroco, una suora polacca l’aveva pregata di farlo; prendemmo un taxi per arrivarci, ma ritornando chiedemmo al taxista, che pretendeva di essere pagato in dollari, di lasciarci vicino ai bastioni del castello, a Biskupia Gorka, e lì, non lontano dal campo sportivo, in un punto solitario, appassionatamente la baciai. E non fu un bacio fuggente ma una rimestare furioso di lingue mentre le mie mani le accarezzavano il seno e il monte di venere. Non si ritrasse. Da come reagiva capii che provava un forte desiderio. Tornammo in albergo ma non venne immediatamente nella mia stanza. Ne io insistetti. Ma quella notte bussò e a Gdnask passai una delle migliori notti della mia vita. Le succhiai il seno fino a farlo sanguinare e poi la vulva. E quando la montai dovetti serrarle la bocca per non farla mugolare troppo forte. E fu una cosa grandiosa. Non era vergine.
A Gdynia andai perché DIKE cercava Taddeus Miskolz.
Il mio contatto francese con DIKE, Francois Venge, un nome – maschera, mi aveva informato che dovevo incontrare un certo Joszef Garwatoski, detto “Orchideè” o “la Rita”, in quella città baltica. Avrei unito l’utile al dilettevole: un viaggio interessante con una ricerca di lavoro.
Francois mi aveva dato un indirizzo, un numero di telefono e altre informazioni.
Mi spiegò che Orchidea si prostituiva e il boia Taddeus era un suo affezionato cliente.
Secondo Francois Rita sapeva dove si trovava Miskolz.
Una sera la chiamai telefonicamente e lei contenta di aver trovato un cliente italiano mi invitò.
Tra le mignotte di ogni tipo abbiamo un gran nome, siamo un popolo di puttanieri, di artisti e di grandi navigatori. Joszef era un transessuale e aveva vissuto in Italia, lo chiamavano l’Orchidea per la sua preferenza per il colore quaresimale: il viola. La sera abbandonai la mia giovane suora al suo destino e presi un taxi che mi condusse verso l’arcano fiore.
Il mio albergo era nella Starowieska, il taxi si diresse verso la Slaska la seguì poi prese la Zwycieestwa e la Wielkopolska e mi portò in un quartiere chiamato Karwiny.
Mi feci lasciare in quel luogo remoto per proseguire a piedi verso una zona chiamata Wielki Kack.
In un isolato, in via Orna, trovai la casa del germoglio tenebroso.
Joszef mi accolse affabilmente in un tripudio di bambole, foto, porcellane e piante e mi offrì un Whisky scozzese. La casa era tutta dipinta di rosa. Rita aveva una parrucca con riccioli biondi, una miniskirt nera da capogiro e una camicetta di seta viola. Sul suo volto si intuiva quello che gli inglesi chiamano “the five o’clock shadow” l’ombra della barba delle cinque della sera.
Il fiore era truccato leggermente ma le labbra risaltavano per un rossetto vermiglio.
La bocca notoria era accentuata: era la porta che introduceva il cliente nella città di Sodoma e nei luoghi delle infinite delizie. Orchidea cominciò ad esaltare l’Italia, dove si era trovata benissimo, sciorinando una serie di letali banalità sulle doti dei maschi italiani. Sul tavolo di vetro tra arabeschi e piatti di pessima porcellana c’era una foto del suo adorato cantante Michael Jackson con Elizabeth Taylor. Se c’è qualcosa che identifico con la decadenza dell’Occidente è proprio questa immagine dell’assurda coppia: l’immagine mi colpisce come perversa e conturbante. Una vecchia attrice che si stringe ad un quarantenne che fa finta di essere Peter Pan: che profonda tristezza! Orchidea notando che stavo osservando la foto sulla rivista, mi parlò del suo amore per il cantante. Le risposi dicendo che era un peccato che si fosse fatto un bagno nella varechina e si fosse aggiustato il naso con un ferro da stiro. Il fiore tenebroso rise e mi spiegò che il povero Jackson aveva una malattia della pelle e che io ero crudele e che, malgrado tutto, lui-lei adorava il suo Michael, il suo idolo.
Il suo italiano era scarso ma il su inglese era abbastanza comprensibile, continuammo così per un bel pezzo, fino al momento, che essendo divenuta troppo audace con le sue dita inanellate, le dovetti spiegare la ragione della mia visita. Ritirò la mano che stava accarezzando la mia patta ed ascoltò. Mostrai una busta piena di dollari e le dissi: tutto questo in cambio di una semplice informazione. Rita Orchidea nèe Joszef Garwatoski mi guardò incuriosita e spaventata.
Non temere – le dissi – tutto quello che desidero sapere è dove si trova Taddeus Miskolz.
Mi chiese chi ero. Spiegai che ero della polizia italiana e che cercavamo il polacco per violenze fatte ad un bambino in Italia. Ce ne volle: Orchidea faceva la svenevole e la preziosa, ma quando spiegai che cose più grandi di lei si stavano muovendo e che lei avrebbe avuto grossi guai se si fosse rifiutata di darmi l’indirizzo di Miskolz, allora, e solo allora, e con grande tremore, digrignare di denti e possenti contorcimenti delle mani, cercò di concordare il prezzo.
Chiese 5000 dollari. Risposi che non gliene davo più di 3000.
Alla fine accettò. Ma per concludere l’affare pretese, come “conditio sine qua non” dell’accordo una semplice cosa che non le potevo assolutamente rifiutare.
Mi guardò negli occhi intensamente e poi scivolò elegantemente verso la mia patta.
Ero scioccato e perplesso ma pensai: Miskolz vale bene un pompino e la lasciai fare.
Si denudò, mostrò un piccolo ma solido seno e due gambe nodose.
Era in ginocchio con la parrucca riccioluta che si muoveva e cominciò a lavorare sulla mia stravolta lumaca. Devo dire che la visione del pomo d’Adamo ondeggiante dava un certo fastidio, ma non ci misi molto ad ottenere una decente erezione perché quella bocca era un marchingegno micidiale:
succhiava come un aspirapolvere tedesco. Cercai di immaginare, con i poteri declinanti della mia mente e chiudendo gli occhi, che quella fosse la bocca di Ines. Mi vergogno di dirlo: godetti profondamente. Rita ingoiò il liquido emettendo un suono gutturale indefinibile: un gorgoglio di piacere. E disse: “I bet this suck was the best ever!”
Confermai e aggiunsi: “Notevole…”.
Era sera. Le chiesi di chiamarmi un taxi. Scrisse un numero di telefono e un indirizzo.
Le diedi il pacchetto di dollari, accesi una sigaretta, la baciai sulla fronte e partii.
Ines mi attendeva. Quando giunsi chiese: non sei mica stato con un’altra donna?
“Assolutamente no!” Risposi. E non mentivo.
I giorni susseguenti continuammo il giro delle città della costa baltica e visitammo Szczecin, Kamién Pomorski, Koszalin, passeggiammo lungo la spiaggia di Sopot e tra le fortificazioni di Kolobrzeg e giungemmo al luogo prediletto di Ines: il castello dei Cavalieri Teutonici di Malbork.
Il maniero era impressionante. La giovane suora stava scrivendo un saggio sulle crociate dei Cavalieri Teutonici e la storia della loro pulizia etnica in terra prussiana.
Era affascinata dalla potenza di Marienburg (così era chiamato il maniero ai tempi dei prussiani) un semicerchio di mura possenti, che esprimeva tutta l’hybris teutonica dei monaci guerrieri.
Si diceva che il castello fosse la più possente fortezza europea e che poteva ospitare fino a diecimila uomini e sostenere assedi per lunghi periodi di tempo. Ines mi disse che nel saggio aveva analizzato la figura del Maestro Teutonico Von Salza che divenne più possente del re d’Ungheria. Mi spiegò che quando i cavalieri furono espulsi da quella terra, nel 1226, Corrado di Mazovia li implorò ad intervenire per sottomettere le popolazioni pagane dell’area. I cavalieri arrivarono e non si mossero più e in quelle terre misero radici. Eliminarono gli originari prussiani, e con la benedizione del Papa, condussero guerre di sterminio in nome della croce contro i selvaggi Lituani, i Polacchi pagani, gli Estoni, e massacrarono in nome di Dio, Tartari e Musulmani e spietatamente imposero, dove potevano, la loro egemonia. In una occasione, dopo aver cantato solennemente il loro inno “Jesu Christo Salvator Mundi”, massacrarono 10.000 cittadini di Danzica nel nome di Gesù e li sostituirono con emigranti tedeschi. I germi della Lebensraum erano già presenti. Questi monaci erano le SS della croce.
Il giro della Polonia continuò e visitammo Cracovia, Lublino, Lodz, Varsavia, Wroclaw e Poznan.
Ritornammo e per un mese non vidi più Ines, poi giunse improvvisamente nel mio eremo e si innamorò – anche lei come Irene – di Orione. E fu molto difficile strappargliela in quelle notti d’amore: Orione non voleva mollarla.
6. La testa nel piatto
26.4.2001
Caro Zeno,
da quando mi hai dato il tuo libro me lo porto sempre nello zaino e appena ho tempo lo leggo. Mentre leggevo ho trovato una risposta alla domanda che continua ad assillarmi: cos’è la poesia, cos’è il poetare, proprio in questi tuoi versi che mi hanno trasportato nella dimensione della percezione estetica e mi hanno fatto vivere delle sensazioni nuove prima a me sconosciute. Ecco:
Un’attenzione
breve ed intensa
nella luce del sole
ora io sento che la cecità sopravviene dallo sguardo alla visione, il passaggio è il buio, l’occhio della mente è ora capace di guardare il sole, di guardare le cose nella loro essenza:
poetare
è l’innato silenzio
delle cose
il silenzio …il silenzio ora lascia parlare le cose, il mondo, l’alterità… è il silenzio dell’Io…ma anche il silenzio stesso delle cose…dal silenzio emerge una voce che non ha colore, né timbro, né materialità; è una voce mentale, spirituale ma non ha parole per parlare, emerge come sensazione, immagine ma soprattutto come vibrazione del mondo che respira, questa è la voce del silenzio:
il situarsi per attimi
nel centro dell’illusione
questa è la sensazione esatta della fuoriuscita dal tempo, la poesia trasporta fuori in una posizione estatica, in un’altra dimensione…illusoria? O autentica? Forse nell’illusione si
ritrova l’autenticità del nostro esistere? Nel mondo alla rovescia? Nel rovesciamento del mondo? Nell’estasi? La sospensione che non fa respirare, l’apnea che mostra allucinazioni: Questa è la dimensione poetica:
l’oscurità appaga il tuo dire
è complice
è come una lama emergente dalla bocca
sostare nella poesia è come entrare in una camera buia. Il buio apre nuove visioni della mente, è come entrare in una camera dove non serve respirare, dove la corporeità sparisce, sparisce il corpo, svanisce la mente. L’io ritorna all’origine, tocca con un dito l’essere e si fonda con lui, diventa pura energia, nell’apnea, nel soffocamento nasce un nuovo respiro, quello dello spirito che ritrova il mondo, la camera oscura è la dimensione del sé che si perde e si ritrova nell’autenticità. L’oscurità emerge come una lama dalla bocca, le parole diventano lame che squarciano il reale, l’oscurità lo avvolge e lo illumina di una nuova luce, di una nuova comprensione. Questo è il poetare: vivere e non aver bisogno di respirare. Vivere e non aver bisogno di parole, vivere e non aver bisogno della luce, perché tutto diventa respiro, emozione e luce in una nuova dimensione; la conoscenza autentica, la poesia è morte e rinascita. E’ bello morire e rivivere nella tua poesia.
Concludi questa poesia con dei versi che aprono in me una ferita, la ferita della mia crisi religiosa:
Febo risponde annoiato
all’Apostata
con la voce addormentata
da secoli:
“Lascia andare.
Non rompere
con questa furia di morte
La sacra fonte è arida”
E chi pagherà dopo la grande
ecatombe
il sangue delle bestie innocenti?
Chi pagherà questi inutili olocausti? La tradizione cristiana ha tollerato questi sacrifici a Dio, li ha ereditati dalle usanze bibliche e pagane. Giuliano l’Apostata era chiamato il macellaio per quanti animali immolava ad Apollo, la Chiesa oggi vive di quel paganesimo; e io l’ho lasciata anche per questo; non sopporto vedere scorrere il sangue di esseri innocenti nella totale indifferenza. La Chiesa è indifferente alla sofferenza animale. Io, Zeno, voglio dare voce a quegli esseri che vivono e muoiono nel silenzio, voglio scrivere un libro sulla sofferenza animale e la Chiesa. E mi chiedo anche…ma la sacra fonte è arida?
Quelle parole entrano nel mio animo e lo agitano. Per me, la sacra fonte non è arida, Zeno, ma è silenziosa come la poesia.
Ines
P.S. Verrò presto a trovarti a Londra…ma ti farò una sorpresa…aspettami
*****
Se Ines arriva quando c’è qui la ninfetta, il piccolo mostro mi uccide e la massacra.
Viviamo di falsità e di menzogne per soddisfare i nostri reconditi desideri.
E io che per anni non sono stato letto neanche da un cane randagio improvvisamente ho trovato due ninfe che leggono le mie poesie e le interpretano perfettamente. E’ come se fossi stato toccato dalla grazia divina, non è un bavoso professore che mi interpreta ma due stupende smutandate: una giovanissima e minuta, l’altra più matura, più alta e distinta. Entrambe dedite alla filosofia e al piacere. Entrambe dotate di corpi gloriosi per soddisfare la brama che mai cessa.
Vogliamo parlare di ninfette e di adulti che si rovinano fottendo minorenni?
Allora pensiamo al profeta Maometto.
Oggi ho tradotto quel brano di Marco, luminoso per la sua semplicità, che mette in guardia contro il fascino scandaloso delle mignottelle. In quel brano, riportato anche da Marco e Luca, la figlia di Erodiade danza seminuda davanti ad Erode. Il re la concupisce e assume un’espressione fantozziana di perverso e represso desiderio. Danza la figlia di Erodiade e si offre al patrigno subdolamente. Sono tua, sembra dire, sculettando, sono tua, ma non mi puoi avere. Ti arrapi vero, vecchio porco? Ti si inalbera il pippo, vecchio zozzone? E ad Erode viene un’erezione da capogiro. Ma c’è la troia – moglie, vicino, che si sta appassendo, rughe intorno agli occhi, culo cadente, seni fino all’ombelico, peluria leggera sulle labbra, e lui si deve controllare.
Erode si succhia con gli occhi il giovane corpo, sbrodola, farebbe qualsiasi cosa per leccare il buchino alla perversa ninfetta che danza, gira, saltella, mostra i duri seni e le solide chiappe.
Erode è semplicemente folle di desiderio. Sbrodola e saliva.
“E’ che c’ho stà mignotta appassita vicino, pensa, porcaccia miseria!”
Non può lasciarsi andare. Il Battista ha già armato un immondo casino quando ha sposato la moglie del fratello, immagina quello che tirerebbero fuori questi buzzurri, questi selvaggi pastori se succhiasse le tettine alla piccola. E il pazzo urla ancora dalla cella tenebrosa dove il re l’ha precipitato. “Dio come me la fotterei la troietta” pensa, e si morde le mani, si contorce le dita.
E la piccola danza, gira, saltella, agita i veli, scuote i glutei, gli fa intravedere la gloria della vulva odorosa e l’erezione cresce a dismisura. Ci siamo: il desiderio sublimato, il desiderio insoddisfatto provoca la catastrofe. Una fottuta frase da assatanato e la storia del mondo gli crolla sulla testa come un portico fatiscente.
“Aiteson me o ean teles kai doso soi…” l’ha sparata la cazzata e non può più tornare indietro.
Chiedimi quello che vuoi e te lo darò.
E’ fatta, la mignottella si avvicina alla madre, la madre bisbiglia, e “meta spoudes”, con rapidità, la giovane ninfa si volge verso il re arrapatissimo e fa la sua richiesta. E il mondo rovina sulla testa di Erode. Il bisbiglio viperino di Erodiade è un guizzo di oscuro. Un saettare di male.
La mignottella sorride e, fissando gli occhi del re bavoso, sudato e paonazzo per il desiderio, mormora: “Elo ina epsautes dos moi epì pinaki ten kefalen Ioannou tou Baptistou ….”
“Chiedo che tu mi dia su un piatto la testa di Giovanni il Battista…”. Patapam !! Crolla il mondo. E’ sbiancato. È fatta. Erode crolla disfatto: ha una simpatia innata per il pazzo profeta. E poi non si ammazzano i profeti. Porta male: l’erezione crolla disordinatamente. Il pene ritto è ora una lumachina. I cortigiani sorridono: la troietta lo ha fregato. Buon sangue di puttana non mente. La madre, il regno, se l’è conquistato con la bocca. Ed Erode non può farci nulla. Ha promesso. Il boia scende verso la muscosa prigione: il gioco è fatto. La lama scintilla. Giovanni non è più. Un colpo secco e un ciccione coperto di cuoio gli ha troncato la testa.
Con le ninfette si finisce con la testa in un piatto. E la mia, gelosissima, è oltremodo pericolosa.
Certo se avesse ballato avrei ceduto anch’io. Ma la testa di Giovanni non gliela avrei mai concessa, ma quella di Erodiade: si. Ci ho pensato a lungo e forse sono giunto ad una soluzione.
Per 20 milioni si può acquistare una bambola che potrebbe sostituire queste pericolose fanciulle senza grandi problemi. Si chiama Real Doll ed è l’evoluzione delle bambole gonfiabili e di lattice. Per i pensionati, i nullatenenti, i disoccupati e il lumpenproletariato c’è la bambola gonfiabile che costa tra le 30.000 e le 40.000 lire. Per la classe operaia e la piccola borghesia impoverita c’è la bambola di lattice che costa tra le 300.000 e i due milioni di lire.
Ma per coloro che possono permetterselo c’è l’ultima invenzione, la Real Doll, che costa
20 milioni, quanto una macchina decente. Ma ti puoi fottere una Fiat Punto?
La Real Doll ha un tremendo vantaggio: non parla. La fotti e poi la metti nell’armadio.
E lì resta.
Ma non divaghiamo e concentriamoci su cose patrie e serie: Ciampi ha chiamato Guidoni sospeso a mezz’aria nello shuttle per la mancanza di gravità. Siamo tutti commossi. Guidoni è il primo italiano ad abitare in una stazione spaziale e ha portato con se il tricolore e un CD di Giuseppe Verdi. Guidoni ha detto al presidente che l’Italia è bellissima dall’alto.
Lo credo bene a quella distanza qualsiasi paese è redento anche la Cecenia o l’Albania.
Finalmente un italiano nello spazio con quattro americani, un russo e un canadese.
Siamo tutti commossi e fieri: esporteremo la mafia su Marte. Ed ha ragione il giovane Bush quando dice che prima o poi la razza umana dovrà raggiungere il sistema solare. O che quasi tutte le importazioni vengono dall’estero. E per capire in che mani siamo finiti. In che mani la fottuta maggioranza bianca ha elargito il potere del mondo, basta leggere questa notizia: il vecchio Bush e il vecchio Stormin’ Norman Schwarzkopf hanno richiesto di sospendere il divieto della caccia ai leoni nel Botswana. E mentre il giovane Bush conduce una guerra all’arma bianca contro il pianeta per proteggere l’interesse dei ricchi, il padre, che ha sconfitto l’idiota Saddam nell’infame guerra del Golfo con il generale Schwarzkopf, difende gli interessi del Safari Club International, un’organizzazione di assassini intenta allo sterminio di povere bestie indifese. Ricchi americani, giapponesi, europei, pagano fino a 20.000 dollari a Safari per uccidere un leone. Uno schifo incredibile. Mentre i poveri muoiono di fame questi bastardi spendono 20.000 dollari per uccidere un bestia indifesa. E io mi dovrei sentire in colpa perché scanno qualche vecchio boia nazista? Ma fatemi il piacere…la moralità è geografica, ha ragione Bertrand Russel. Mentre rischio di essere impiccato come pedofilo, in un altro lembo del globo, le ragazzine se le sposano a 13 anni. Bisognerà cambiare paese. Diventerò animista tanto non cambia nulla.
E’ morto Hiroshi Teshigahara e ci sono rimasto male. E’ stato il regista del memorabile “Suna No Onna”. La Donna delle Dune è un film filosofico e splendidamente erotico che rappresenta l’antico contrasto tra il mondo atavico e ctonio e la civiltà della tecnica.
E’ la storia di un entomologo giapponese che trova una vedova, molto attraente, in un buco – casa profondo, tra le solitarie dune in una grande spiaggia deserta.
Il film sembra la rappresentazione del mito di Sisifo: l’uomo diviene prigioniero della
donna – insetto e passa la vita a difendere la loro tana dalla continua minaccia della sabbia debordante nel suo buco – casa. L’uomo esiste solo per spalare la sabbia e per possedere l’arcana creatura. L’idea del registra è di fondere la natura del luogo con gli esseri che vivono in essa, in una grigia simbiosi sabbiosa. La discesa del disinvolto scienziato nel mondo della sabbia e della devastante passione è una discesa in un mondo ctonio ove le leggi del vivere quotidiano vengono radicalmente stravolte. Lo scienziato viene lentamente, e inesorabilmente, assorbito dalla sabbia, inghiottito dalla sua nuova esistenza da insetto. Le scene del film sono cupamente splendenti.
Ho rivisto il film e mi sono commosso. Anch’io vivo la mia esistenza d’insetto assassino con le mie “giovani vedove”.
******
30.4.2001
Caro Zeno,
sono tornata. Al cinema non davano più il film di Pupi Avati, così me ne sono tornata a
casa. Ma sulla strada ho conosciuto uno strano personaggio, un pittore miniaturista. Mi sono fermata a lungo ad osservare quelle buffe ironiche miniature e quell’uomo dall’aspetto eremitico: barba lunga a punta, occhiali tondi, cappello a falde, un volto furbo e fiabesco. Sembrava uscito anche lui da uno di quei piccoli quadri. Ho chiesto all’uomo da dove venisse; mi ha spiegato che è slavo e vive da trent’anni in Italia; vive a Capena in una Rocca medievale con altri artisti; vivono vendendo arte, semplicemente. Con i soldi del cinema ho acquistato tre piccoli quadretti: uno con un gatto, uno con delle oche che litigano e si rincorrono sui pattini, e uno con un delfino che salta fuori dal mare blu ridendo. Quest’ultimo, l’ho preso per te che ami queste creature intelligenti e ilari. Anche io le amo molto, sono gli unici mammiferi del mare che riescono a comunicare con l’uomo…incredibile! Loro sono creature degli abissi e ci conoscono, sanno chi siamo, ci capiscono…mi affascinano moltissimo. Ho sempre sognato di cavalcare, accarezzare e parlare con un delfino, spero che mi capiti una volta nella vita. Quando torno a casa, anche un comune incontro come questo mi riempie la giornata, mi fa pensare che si può vivere di poco; ed è a questo che aspiro.
Una volta ho incontrato un vecchio che ricavava stupendi bastoni utilizzando le forme degli arbusti e immaginando che cosa potessero raffigurare. Ogni volta che andavo dal dentista lo trovavo lì a piazza Fiume con il suo sorriso sdentato e comunicativo. Mi sono fermata spesso a parlare e ho comprato tanti bastoni. Sono stupendi hanno le forme più strane e incredibili. Lui mi diceva che aveva tanto sofferto e per dimenticare le sue pene si recava in un boschetto e cercava arbusti e radici dalle strane forme di abete, ginepro, pioppo, rosa selvatica, rosmarino.
Un giorno mi ha regalato un bastone bianco, levigato, ricavato da ginepro profumato.
Questo incontro settimanale mi risollevava dall’angoscia del dentista, del caos e del traffico che dovevo affrontare. E quei bastoni mi facevano pensare a come nascono tante opere d’arte, perché quei bastoni erano opere d’arte nate dall’incontro della fantasia della natura con la fantasia del
povero uomo. Questa era la sua felicità: ricavare bastoni immaginifici dagli arbusti dei boschi. Anche lui lasciava parlare le cose, il mondo, la natura, come un artista.
Un giorno l’ho visto così disperato che l’ho portato a casa e l’ho lasciato salire su di me, sembrava che fosse giunto in cielo. Mi ha sbavato addosso per un’ora. Ma è stato piacevole.
Un’altra volta, era Natale, ho conosciuto una giovane ragazza, vendeva candele che lei creava sulla spiaggia. Mai viste candele più belle; riusciva ad imprigionare nelle forme conchiglie, sassi colorati, e quello che era ancora più strano, riusciva a ricreare nella cera i colori del
mare. Lei mi ha detto che questa era la sua vita: correre al mare e raffreddare nell’acqua la cera dai mille colori fusa nella sabbia la rendeva felice. Mi ha detto che sentiva imprigionarsi nella materia l’energia dell’acqua e della terra. E sentiva quest’energia passare dentro di sé. E si vedeva dalla lucentezza dei suoi occhi vivaci. Aveva scelto di vivere in un camper e di girovagare, senza radici, vivendo di quella energia. Ho una sua bellissima candela che ha i colori del mare d’Inverno. Queste persone, come il vecchio dei bastoni e la ragazza delle candele di sabbia, ma anche il pittore eremita, mi fanno pensare proprio all’essenza dell’arte che imprigiona nelle forme materiali le energie della natura, le energie del mondo, della vita; ma questo non è un atto violento di sopraffazione, perché tutto nasce da un incontro libero e spontaneo dell’anima con il mondo, un incontro che è mosso sempre da una mancanza. La semplicità delle cose e delle persone riportano sempre il pensiero alla vita autentica……
Irene
Ps. Mi tradisci? Se lo fai ti ammazzo…
*****
Davanti alla Tazza di Latte di Pierre Bonnard nella nuova Tate ho incontrato Francois Verge.
DIKE non ne vuole sapere di eliminare quattro fottuti nazisti e mi ha informato che quella è minutaglia, manovalanza inutile; ma Eugenio non desiste e Francois, pressato ferocemente, ha preso contatti con una giovane praghese dicendomi: “ Sono affari vostri me ne lavo le mani come Pilato”.
“Charmant” – ho risposto – “ma noi andiamo avanti. I soldi li abbiamo….”.
“Fate vobis…” ha sussurrato ed è ripartito per la Francia, svanendo nel nulla.
Aveva un parrucchino molto sexy in testa e due finti baffi spioventi, alla Nietzsche.
Nella vecchia Tate Gallery, ho incontrato, due giorni dopo, Heidi Meyer, una donna di Praga che la DIKE utilizza per infiltrare i movimenti di destra. Heidi è ovviamente un nome maschera.
Ci siamo incontrati davanti ad un angelo di alabastro che sostiene un’anima, o si fotte un ragazzetto (dipende dall’interpretazione o dall’immaginazione) e l’angelo ha qualcosa tra le gambe che sembra un pene. Sono stato dieci minuti a guardarlo cercando di capire. Tutto inutile.
La praghese aveva parlato con Francois e mi ha spiegato che aveva fatto un tirocinio esemplare a Berlino, infiltrando le teste rapate. Mentre osservavamo un serpentone di legno nel Sackler Octagon, mi ha detto che il pericolo dei nazisti è eternamente presente, che è un virus perenne nel corpo della Germania e che i nazisti, inesorabilmente, cresceranno perché il popolo tedesco in particolare, e l’umanità in generale, hanno un bacillo tenebroso nel sangue. E nel sangue quel bacillo resterà fino alla fine dei tempi. Mi ha sciorinato dati preoccupanti: i nazisti erano nel 1999 circa 9.000 e ora sono circa 9700. Ma la stampa tedesca parla ormai di 55.000 simpatizzanti. Questo è l’aspetto che colpisce. Mi ha spiegato che per infiltrare i nazisti ha letto con grande attenzione Mein Kampf e che si è spacciata per una parente di Heydrich Reinhard il vice di Himmler, l’SS per antonomasia. Stavo ascoltando con grande attenzione mentre eravamo giunti davanti ad un quadro di Theodore Roussel ed io mi stavo fissando con l’idea che la donna stupenda, che legge nuda un libro, avesse il volto della sirofenicia di Marco 7, 19-30. Quella delle briciole ai cagnolini. La mente fa giochi strani e la storia delle briciole non l’ho capita per niente. Davanti a quel nudo splendore Heidi mi ha detto: “Ho letto tutto quello che ho potuto sulle SS e sui loro rapporti con il mondo magico. Le teste rapate sono affascinate da quelle troiate e quindi ho stretto con loro una grande amicizia”.
Gli ho chiesto: “ Ma perché Heydrich Reinhard ?”
Mi ha risposto: “Hanno massacrato tutta la mia famiglia a causa sua. Quando quelli della resistenza lo accopparono a Praga, i tedeschi presero famiglie intere di patrioti e le eliminarono. La mia aveva nascosto un partigiano, uno di quelli della chiesa ortodossa che poi si suicidarono…e finì a Theriesenstadt…”.
Stavamo contemplando la donna di Lucien Freud con il cane bianco e con gli occhi ricolmi di angst.
“ Che cosa incredibile il funerale di Heydrich Reinhard….” dissi “un evento diabolico.
Il male perfettamente espresso nelle immagini della fiaccolata delle SS. Il coprifuoco. Lo spleen wagneriano. Ecco l’autentica presenza del male…altro che Satana – caprone…ma satana con gli stivali lucidi e con il teschio sul cappello…”
“ Già…. Heydrich era una rappresentazione del male….l’hybris nazista…la quintessenza dell’arroganza bestiale…era l’efficienza del male….per questo l’ho studiato a fondo….”
“Lui e Himmler…e l’incredibile popolo cecoslovacco , cara, che per evitare massacri si raccoglie in un adunata oceanica…duecentomila vigliacchi, con le braccia alzate, a salutare il Führer lontano…e tutti lo odiavano….che abiezione….che grande vergogna…facciamo parte di popoli di merda…”
“ Molto triste……”
“E il traditore partigiano…il grande Giuda cecoslovacco…che uomo….Dio santo….”
“ Si un grande orrore….quanta gente ha fatto massacrare per salvarsi…”
“Certo l’ha fatto per la famiglia…ma almeno il male nazista aveva stile…non come le nostre buffonate sotto Palazzo Venezia con il pagliaccio pelato dal mento sporgente, che accecava, da bambino, gli animaletti …Quello nazista era un male più serio….più intenso….assoluta tenebra nella lucentezza della quotidianità… altro che messe sataniche….quello è il vero male, nascosto nelle pieghe della normalità….efficienza brutale…e Heydrich che dice: non voglio scorta perché questi vigliacchi, questi negri bianchi, questi “Undermenschen” si cacano addosso comunque e non hanno le palle per uccidermi….”
“Già….e l’operazione con i due infiltrati….e il casino del mitra che non spara….e lui il delfino di Himmler che estrae la pistola per uccidere il partigiano….e poi l’inseguimento dell’autista….roba rocambolesca….sarebbe bastato ad Heydrich di allontanarsi per evitare la morte…ma il disprezzo per il nostro popolo era così intenso che non ha potuto fare a meno di sfidare quei partigiani incompetenti che lo avevano affrontato con un fucile che non sparava……ma l’altro patriota gli ha tirato una bomba…e quella è esplosa….e ci è rimasto secco…ma non subito…almeno una morte lenta prima del Wallahla….”
“Si…ma i partigiani combatterono come leoni nella chiesa ortodossa….si suicidarono ma non si arresero….ma che strano: lei che odia Heydrich perché ha eliminato la sua intera famiglia l’ha studiato a fondo spacciandosi per una sua parente……roba freudiana…fantastica….”
“Far accoppare nazisti per me è puro orgasmo…sono disposta a qualsiasi cosa…”
“Ma in questo caso è profumatamente pagata…..oh ecco i Preraffaelliti…eccoli là….ariani sbiaditi… guardi Giuseppe, il padre di Gesù, in quel quadro di Millais sembra l’usciere di una banca della City….guardi come tocca quel signore nell’ “Awakening Coscience” di Hunt….è una mignotta, sfiorata dalla grazia, che vuol cambiare vita….che orrore i vittoriani….maremma puttana….tutto un languore fulvo, morente, sbiadito…ecco mi faccia toccare…c’è Ofelia che nuota a pancia in su…mi mette un’angoscia questo quadro….oh Dio…il Chatterton suicida di Wallis…andiamo…portano iella…non li reggo…”
Per penetrare a fondo l’organizzazione Heidi ha stabilito solidi contatti con un’amica di estrema destra che l’ha presentata a Horst Mahler, il guru dei neo nazisti, l’intellettuale che ha fatto un clamoroso balzo passando dalla visione politica della RAF, della Baader – Meinhoff, a quella della NPD, che ora difende, come avvocato, dal momento che il governo tedesco cerca di mettere al bando l’organizzazione. Heidi mi ha detto che ha frequentato gli stadi e ha approfondito la subcultura nazista leggendo la loro stampa. Mi ha spiegato che, considerando la sua storia, era molto difficile controllarsi e che la sua ricerca è stata simile a quella di un devoto cristiano che è obbligato a studiare testi satanici e ad incontrare adoratori del demonio. Un autentico viaggio attraverso le regioni infernali. La consolava sapere che questo lavoro poteva aiutare la lotta contro il nazismo emergente. Per trovare la forza di proseguire contemplava, per circa dieci minuti ogni sera, un’immagine di un soldato nazista che prende a calci, in un campo di sterminio, un piccolo ebreo. Era la sua preghiera serale.
Eravamo nella sala di Blake che si era inventato un mondo.
Mentre Heidi spiegava contemplavo i quadri del pittore visionario concentrandomi sul suo Elohim che crea Adamo distendendosi su di lui tra una varietà di squisite gradazioni marroni.
Vedendo lo Spettro di una pulce lo indicai e dissi: “Ecco come finiamo!” E Heidi sorrise.
La giovane praghese continuò la sua analisi spiegando che l’infiltrazione nei movimenti nazisti è, in questo periodo, più facile dal momento che molte donne chiedono di far parte della NPD.
Le donne rappresentano circa il 20% della Jungen Nationalen che è la sezione giovanile della NPD, organizzazione che sarà messa al bando, cosa che non risolverà il problema, anzi lo peggiorerà. Mi ha detto che aveva incontrato Uschi Winkelsett, e che la vicepresidentessa dei Republikaner era rimasta impressionata per la sua conoscenza della storia del Terzo Reich e della vita di Heydrich.
Eravamo davanti a Eva che piange disperata Abele mentre Caino fugge e sembra rincorso da un disco di fuoco. Uno si sveglia la mattina e s’inventa un mondo: mica male.
Heidi era convinta che i nazisti sarebbero cresciuti perché questa è la natura della bestia e che più intensi sarebbero diventati i flussi migratori, più loro sarebbero divenuti numerosi.
Mi ha portato come esempio il caso di Oldham dove minoranze asiatiche hanno creato delle enclave dei “no – go – areas “, giocando nelle mani di razzisti che non aspettano altro.
Immagini – mi disse – una minoranza asiatica che crea un’enclave islamica nel Regno Unito, bisogna essere dementi per provocare cose del genere.
Anche se gli stranieri hanno sofferto moltissimo è inutile cadere in simili provocazioni.
Mi ha spiegato che ad Oldham un pensionato inglese era stato massacrato di botte da razzisti asiatici, da pakistani e che questi fenomeni avrebbero provocato, nel tempo, disordinate reazioni e fatto aderire i giovani bianchi ai movimenti di estrema destra. Se poi ci fosse stata una crisi economica allora ne avremmo viste delle belle. Aggiunse: analizzi quello che avviene negli stadi del suo paese.
Anche l’Italia è pronta per la crescita di un nuovo fascismo: è solo questione di tempo.
Un’immagine saettò nella mia mente: vidi la curva nazifascista della Lazio dar del negro a Cafù.
Avevamo raggiunto “Titania and Bottom” di Fuseli ed io mi stavo vergognosamente concentrando sul corpo di Titania immaginando la compassionevole Irene con il vecchietto che gli sbavava sul ventre e gli sbrodolava sulle tette mentre lei gli accarezzava la pelata.
Nel quadro di Fuseli Titania è armoniosamente rappresentata nel mondo magico degli elfi, dei coboldi, delle fate. Nella parte bassa del quadro, sulla destra si vede una splendida fanciulla con un boccolo d’oro che tiene a guinzaglio un vecchio minuto vicino ad uno spettro incappucciato che abbraccia un perverso bambino. In una tenebrosa atmosfera carica di ambiguità, Bottom con la testa d’asino è vicino a Titania. In soldoni io sono l’asino e Irene è la regina degli elfi.
Pensavo a Ceronetti che in uno dei suoi scritti incitava giovani fanciulle a frequentare i vecchi abbandonati negli ospizi per concedere loro qualche attimo di piacere.
E così aveva fatto la perversa sedicenne. Aveva lasciato che il nonnetto la montasse per compassione. E quello si era gettato sulle sue bocce, con la lingua di fuori, senza pensarci due volte. Ma si, pensai: chapeau ! Giù il cappello! Ha fatto bene…si guadagnerà la terra iperborea e felice delle ninfe – ondine.
Heidi mi raccontò che aveva assistito ai concerti rock dei nazisti e che aveva collaborato alla creazione di vari siti su internet. Una sera aveva incontrato Doris Zutt, che fa parte della presidenza della NPD, un’altra figura di spicco nel mondo delle “renées”, le giovani neo naziste. E questo incontro le aveva aperto arcane porte.
Avevamo raggiunto la zona di Turner, la nuova Turner’s Gallery attraversando il territorio di Constable.
Heidi imperversava: l’apostasia di Mahler era spiegabile per il suo odio verso il capitalismo.
E per abbattere quell’iniquo sistema avrebbe utilizzato anche i Taliban. La sinistra non esisteva in Germania, allora bisognava utilizzare i nazisti. Era convinta che l’intellettuale pensasse come Mao che non è importante il colore del gatto purché acchiappi i topi. Sorrisi. Il capitalismo è un sistema economico osceno – dissi – è un Moloch che ci inghiottirà tutti. Poi le spiegai il mio piano, per liquidare i neo nazisti, in grandi dettagli.
Mentre spiegavo mi stavo eclissando mentalmente nella visione della realtà che si scompone nella luce dell’“Interior at Petworth”, e nello splendido “Venice with the Salute” di Turner.
La luce assorbiva e dissolveva la materia del mondo. Puntai il dito verso “Norman Castle” e dissi: “Il mondo svanisce !”. Heidi mi guardò e rispose: “Magari….”
Le spiegai che DIKE non appoggiava l’operazione ma che io avevo 30.000 sterline a disposizione, e 5000 le avrei consegnate subito, il resto man mano che l’operazione procedeva.
Mi chiese se si trattava di esecuzioni. Le risposi: forse. E lei sorrise.
Quando se ne andò continuai a vagare nell’area di Turner.
Mi immersi nell’Eroe dalle Cento Lotte con il suo dirompente splendore centrale, nei colori sfumati del Porto di Brest, nella grandiosa Tempesta di Neve, nel Declino dell’Impero Cartaginese che ricorda Lorrain, nell’assurda storia di Masaniello che riceve un anello dalla paraninfa Ondina assorbita dal lucore, restai alcuni minuti a contemplare il Pilato che ricorda Rembrandt ed uscii.
Feci un lungo tratto a piedi, andai dalla Tate a Westminster e proseguii verso Trafalgar Square, Charing Cross e Tottenham Court Road. Presi la Central Line sino a Queensway.
Uscii e attraversai Kensington Garden’s costeggiando The Broad Walk giunsi a Kensington e poi andai verso Earl’s Court attraversando piazze incantevoli, con ambasciate strane, case bianche, facciate rosa, chiese armene, tempi ortodossi e ciliegi in fiore. Presi la District a Earl’s Court e tornai a Wimbledon e mi infilai nel mio “buco di sabbia” di Ashes Grove. Il mio vicolo delle ceneri.
7. Angelica e l’eremita
Il calcio è come la vita diceva Camus, che era stato un portiere, e aggiungeva: “Tutto quello che conosco riguardo la mortalità e gli obblighi dell’uomo l’ho imparato su un terreno di gioco.”
Ero morto. I nazifascisti avevano pareggiato all’ultimo minuto. Quel fottuto argentino, importato all’ultima ora e mai convocato dalla sua nazionale, aveva segnato negli ultimi 20 secondi.
Avevamo chiuso il campionato e quel balordo aveva centrato con un bolide micidiale la porta di Antonioli e lo aveva bruciato. Ero disfatto. E i nazifascisti si erano ripetuti, erano sui giornali inglesi con i loro cori osceni e con i loro striscioni da Schutzstaffeln SS contro negri ed ebrei.
Era una gioia sapere che erano stigmatizzati nell’immagine del mondo come nazisti.
Bianco – celeste = Gestapo. Niente male. Il mondo ora sapeva che la Lazio era una squadra razzista e nazista. Ingiusto? Meglio così. Ho scoperto che anche Mussolini era un tifoso laziale e che la signora Fini sbrodola e stravede per la Lazio. Non c’è che dire: Roma ha una curva da Ku Klux Klan, una curva che ricorda le SA di Rohm, quello della notte dei lunghi coltelli.
E sarà contento Ciampi che gli hanno infangato nuovamente il nome, già melmoso, dell’Italietta con quel comportamento da camice nere. E si…è una gioia: sono su tutti i giornali. Ecco l’espressione “cragnottara” del nostro calcio. Inni ad Arkan, odio verso neri ed ebrei e il delizioso, irripetibile:
“Auschwitz è la vostra patria e i forni le vostre case.” Edificante.
E Zoff è molto comprensivo: in fondo sono ragazzacci. Si, come le tigri di Arkan.
Erano bruciati e finiti. Erano a terra, sepolti, perdevano due a zero, Inzaghi si era fottuto un rigore e quattro occasioni da capogiro a Torino. Un Lecce glorioso con due tiri, dico due tiri in porta, aveva pareggiato la partita e noi, in quindici tragici minuti, ci eravamo fatti fottere l’incontro. Ero distrutto. Cenere sulla testa e lamentazioni alla “Geremia profeta”..
*****
1.5. 2001
Caro Zeno,
ieri sera ho riletto il Polittico: un capolavoro! In quei versi ci sono tutte le emozioni di quel periodo: l’invisibilita’, le convergenze, tutto sembrava avvolto da una magica atmosfera, ero come sospesa fuori dallo spazio e dal tempo. Che strano, in quei primi giorni, tu vivevi come il Cavaliere del Graal, e io ero immersa in un astratto spazio luminoso ad ascoltare, eravamo appesi e trasposti su quello che poeticamente chiamo il piano inclinato della Mente Originale, e la tua voce mi diceva di non avere paura. In quelle poesie si vive nella dimensione di un mondo immaginifico, da cui improvvisamente spuntano curiose figure, a volte comiche, a volte grottesche , come il Jahvé deteuronomico o il Jahvé isaitico, la checca impiumata, la santa mignotta dai seni rosati, il bambino arcigno con la candela, la vecchia megera, il lenone danzante con le vesti lacere. Nel turbinio dell’immaginazione poetica appare Orione che defeca ignaro o lo scoiattolo Rocco armoniosamente e simpaticamente bilanciato su un ramo che sgranocchia le sue noccioline. In quelle poesie si respira un’aria di leggenda fantastica, di sogno. Il Polittico e’ unico nel suo genere, così diverso dalle poesie precedenti, bellissime, ma più filosofiche ed esistenziali. Ma le amo tutte, tutti i diversi gruppi, perché descrivono stati d’animo differenti.
Sto anche terminando la lettura de “L’Angelo Orfico”…è bellissimo…
Una raccolta di poesie complessa e allo stesso tempo semplice. La sua essenza è tutta racchiusa nel titolo che richiama la “Voce di Silenzio Sottile. L’Angelo Orfico è un maestro del pensiero poetante e della ricerca perché ha l’anima del filosofo. Il filosofo è colui che mostra un cammino di liberazione, il filosofo libera dalle catene – in questo Platone ha ragione – e fa uscire gli schiavi dalla caverna, facendoli abituare a guardare la luce del Sole. Originale è anche la sottile ironia che attraversa parte della raccolta e la rende in certi punti esilarante e divertente. Così temi poetici impegnativi di carattere teologico o filosofico, sono sempre alternati da poesie ironiche, a volte imbarazzanti, ci sono grandi intermezzi di relax, che permettono alla mente messa sotto pressione dalle parti filosofiche e teologiche, di ritrovare nuovamente la concentrazione. Questo libro è il tuo testamento spirituale, vi hai riversato tutta la storia della tua anima e della tua vita trascorsa fino ad oggi. Tra le poesie che ho letto questa è una delle più folgoranti:
Espone la testa
nella caligine interiore
e copula
mentalmente con la cenere
nell’abisso oscuro
degli occhi
copula
sul ventre molle
della terra
Sono dei versi di una sensualità e di un erotismo incredibile: immagini astratte e sensazioni fisiche si accavallano, si confondono. La mente sembra copulare con i propri fantasmi; il pensiero che pensa e copula, è un atto riproduttivo: ripiegandosi su di sé, riproduce se stesso.
Lo sguardo negli occhi scopre un fondo oscuro, lo spirito profondo come l’abisso. Questo fondo oscuro provoca l’angoscia, la paura dell’ignoto, la ricerca di un contatto con il mondo, con la terra ,
diventa desiderio, ansia di possesso, di fusione, di annientamento del proprio essere nell’unione carnale, che è poi unione spirituale al tutto. Il copulare è la ricerca, è l’eros che fa muovere verso l’appagamento del desiderio che denota sempre una mancanza nella sofferenza, nell’angoscia che cerca una sua risoluzione. L’eros diventa la via alogica, del cuore, verso all’assoluto.
L’atto sessuale viene vissuto dallo spirito in maniera quasi subliminale, gli stimoli corporali vengono trascesi e trasposti a livello inconscio, la tensione del copulare descrive la tensione spirituale e rimane inappagata nell’eterno movimento che fa salire l’eccitazione. E non si risolve. Ciò che rimane è il ventre molle della terra, ciò che prevale è la corporeità che non si riesce a trascendere completamente, ciò che rimane è la vanità del movimento continuo e carico d’ansia che non si risolve, è lo sforzo continuo e vano della ricerca, ma forse più che vano è continuo, in un certo senso infinito. Solo i poeti riescono a copulare anche con l’Essere sotto forma di donna… Lucrezia.
Ines
*****
Nel primo pomeriggio ho incontrato Jason nella casa di Eugenio a Melrose Avenue.
Jason è un prete gentile, molto austero e forte. Abbiamo parlato a lungo e, provocato dal mio vetusto maestro, il gesuita mi ha spiegato quello che gli rode nel cranio come un tarlo: la ferita della memoria. Jason viveva a Roma quando è cominciata la guerra metodica della Curia e dei prelati reazionari nei confronti di Pedro Arrupe, Generale della Compagnia di Gesù.
Forse non ha perso la fede per la persecuzione del papa nero, ma la sistematica destrutturazione del Vaticano II lo ha profondamente segnato. Jason era stato con padre Arrupe in Giappone per un breve periodo, frequentando l’università Sophia di Tokyo, e aveva imparato a rispettare il sant’uomo. Condivideva con il vecchio sacerdote la visione del dialogo con il mondo ateo e marxista e aborriva la chiusura trionfalistica della chiesa curiale che sperava di cancellare il Vaticano II e i suoi effetti. Wojtyla, mi ha spiegato Jason, detestava Arrupe.
Jason diceva che il papa polacco aveva provato un’autentica avversione verso il papa nero.
La ragione era che mentre lui combatteva contro il socialismo reale, il principe dei gesuiti cercava il dialogo con il mondo marxista. E quei due mondi silenziosamente e ferocemente si scontrarono.
Mentre Paolo VI, amleticamente, cercava di calmare la tempesta scatenata dal concilio, Arrupe cercava di stabilire un dialogo con il mondo laico gettando ponti verso i non credenti e interpretando lo spirito del Vaticano II secondo i concetti del cristianesimo sociale.
Jason mi ricordò gli eventi: la sfida a Stroessner, la denuncia di Franco per le torture in Spagna,
la difesa di Theillard de Chardin e il suo divino evoluzionismo, le cartoline precetto del Vietnam bruciate, la faccenda di Barrigan in America, la teologia della liberazione. Da una parte c’era un leader prestigioso della chiesa dei diseredati e dei poveri, dall’altra l’alfiere dell’anticomunismo, il patriota polacco. Da una parte la chiesa del dialogo, dall’altra la chiesa dell’ortodossia e della chiusura verso il mondo dei non credenti. Arrupe fu generale dei gesuiti dal 1965 al 1983. Wojtyla desiderava che dopo Arrupe fosse eletto Pittau, ma i gesuiti decisero altrimenti scegliendo un olandese Peter Hans Kolvenback… Jason rispettava ma non amava Giuseppe Pittau, e conosceva sia Kolvenback che il procuratore generale Agudez Urbano Valero. Ma quello che lo infastidì e lo fece riflettere fu l’umiliazione di Arrupe davanti all’esaltazione di Josemaria Escrivè de Balanguer il fondatore dell’Opus Dei. Jason detestava l’Opus Dei e la beatificazione dello spagnolo lo aveva sconvolto. Lo scandalo per Jason, che aveva avuto un padre minatore e aveva scritto un lungo trattato sulla Bibbia e il comunismo, era che il marchese de Peralta fosse stato beatificato con una procedura rapidissima. Un solo miracolo: la guarigione di una donna da un tumore.
Certo dopo Stepinac tutto era possibile ma concedere gli altari a un semi nazista – antisemita era sfidare il mondo e il significato del Vaticano II. Jason che era attento al dolore, alla povertà e alla fame nel mondo non riusciva a spiegarsi come fosse possibile beatificare qualcuno che, dopo aver letto la parabola del cammello e della cruna dell’ago, aveva detto che è un bene se i beni materiali vengono impiegati per la gloria del creatore e al servizio dei fratelli, giustificando “de facto” e in una maniera subdola, le grandi disparità del mondo. Prendetevi quello che volete ma date le briciole agli affamati. Certo non diceva questo ma così si interpretava. Infatti l’Opus Dei aveva moltissimi numerari, sovrannumerari e aggregati ricchi e potenti. Il franchismo, la dittatura, la violenza e la ricchezza sfacciata non avevano mai preoccupato Escrivà de Belanguer. Anzi.
Per Jason la Chiesa non poteva essere che la chiesa dei poveri, quella della giustizia sociale.
E a riprova della sua ovvia tesi, mentre discutevamo, aveva sciorinato una serie di citazioni profetiche che mi fecero capire che conosceva a fondo la materia: Ezechiele: 22;– 6 – 13, Geremia: 5; 26- 31, Amos: 3; 10, Isaia 32; 9 – 12 , il chiarissimo Atti 2; 44-45….eccetera…eccetera…..
Mi riproposi di andare ad ascoltare una sua conferenza sulla Bibbia e il comunismo a Wrexham.
Mi chiese cosa facevo e risposi che stavo andando a visitare la National Gallery per vedere una mostra sulla pittura tedesca del diciannovesimo secolo. Jason mi disse che se ritardavo di un giorno sarebbe venuto anche lui. Ero contento di poter parlare con il gesuita e accettai.
*****
2.5.2001
Caro Zeno,
….l’altra sera ho rivisto il mio nonnetto. Ha preso brutte abitudini: la rivuole sempre. Hai mai visto il quadro di Rubens, Angelica e l’eremita? Quelli siamo noi.
Oppure Susanna e i vecchi di Tintoretto? Ti ricordi del vecchio che le guarda la patacca di
Susanna? O la Susanna alla pecorina di Rembrandt ? Ebbene quelli siamo noi.
Ma di nonnozozzetto ce n’è uno solo non due. Accontentiamoci.
Gli ho spiegato che ho sedici anni e lui settantuno. Gli ho detto: è meglio che te la levi dalla testa questa fissa perché non posso diventare la tua amante. Insomma me l’ha menata per una buona mezz’ora. Piangeva voleva la passera ad ogni costo. Allora mi sono impietosita e gli ho detto: ti masturbo, dai, ti faccio una sega. Ma niente più. Era con gli occhi di fuori e la bava alla bocca, come Forlani con Di Pietro, gli ho scosso la lumachina, mezza dura, per alcuni minuti e ha schizzato sperma contro una parete mentre strabuzzava gli occhi. Mi sono eccitata quando l’ho visto eiaculare. Gli ho detto ora basta. Un bacio fugace e mai più. Mi ha infilato mezzo chilo di lingua in bocca e per poco non si perdeva la dentiera. Sapeva di toscano. La compassione fa brutti scherzi.
Mia madre si sta facendo fottere da un rifondarolo – bertinottiano. Mio padre è andato a Torino a vedere Juventus – Lecce e si è seduto vicino ad Agnelli che però l’ha completamente ignorato. Che padre stronzo mi è capitato: deve dipendere dal mio karma, dal peso delle mie azioni passate. Devo essere stata una gran troia in un’altra vita. Ma anche in questa prometto bene. Insomma mia madre, mi ha raccontato Concetta la mia amica siciliana, è completamente soggiogata da un cavernicolo veterocomunista. Stiamo rialzando gli stipiti delle porte per mio padre, perché con quelle corna da cervo che si porta dietro sbatte dappertutto. Mia nonna ha capito tutto… bofonchia e quisquilia.
Mi fa morire da ridere l’idea che la sposa devota e cattolicissima dell’onorevole servo del Dio Berlusca si faccia lucidare il buchino da un peloso ferroviere marxista. L’altra sera piangeva. Che sballo! Delle volte capisco la dolce Eriketta.
Adesso vado a portare un panino alla Bonino altrimenti crepa di fame. Dio che palle con questi radicali affamati !
E aspetta…tra poco ti porto un pacchetto a Londra contenente la mia giovane, odorosa passera.
Non incazzarti per l’eremita è stato un atto cristiano. Cerca di comprendere…… e non vendicarti
perché ti denuncio ai carabinieri….
La tua fedelissima Irene
*****
Eravamo davanti a David Caspar Friedrich e alla sua nostalgia dell’infinito. Sono affascinato dai pittori che riescono a produrre una luce particolare. E Schinkel, malgrado la sua ovvietà, è uno di quelli. Osservai il suo “Mattino e la luce del sole emergente da dietro una chiesa gotica”. Amo la luce in tutte le sue espressioni e fui incantato dalla luce di Gaertner nella Neue Wache, l’azzurro intenso cielo dell’estate di Hans Thoma (rovinato da puffi di nuvole), dalla luce di Luna di miele di Boecklin, che ricorda il lucore iperfisico e inquietante de L’Isola dei morti. C’erano parecchi quadri di Menzel, oltre un’orrenda testa di cavallo decapitato, e un bellissimo studio con frammenti di statue. C’era un grandioso e sofferto Sansone di Lovis Corinth. Poi vidi il volto di Heidi. Era il ritratto del pittore Pforr di Friedrich Overbeck, era proprio lei senza parrucca nera e testa rapata: Pforr era un agente della DIKE oltre che un appassionato di Graal e cavalieri. Filippo e l’eunuco di Hans Von Marèes mi ricordò Delacroix. C’erano quadri dei Nazareni, del Biedermeier Realismus, della Secessione, la rivolta artistica contro l’ortodossia prussiana. Jason era particolarmente concentrato su David Caspar Friedrich.
Era affascinato dalla sua struggente nostalgia verso le terre lontane dell’anima. Restò immobile alcuni minuti davanti al Monaco presso il mare. Lo capivo: non c’è espressione di solitudine più intensa di quell’immagine. Un cielo tempestoso, una desolata sponda, un mare oscuro, profondamente minaccioso, la solitudine dell’anima e il silenzio di Dio.
Ci sono quadri di Caspar David che non mi interessano perché volgarizzano la luce.
La Croce sulla montagna e Donna davanti al sole che tramonta sono, per me, classici esempi della banalizzazione della luce. Ma la luce rappresentata, espressa dal pittore mi colpisce in altre immagini: in Donna alla finestra, nel Viandante sul mare di nebbia (che mi fa pensare a Nietzsche), nelle Fasi della vita e nell’incredibile Naufragio artico.
Già la luce: sono sempre alla ricerca di questa luce che segnala la regione dell’Oltre.
Una luce iperfisica, irreale, increata, surreale, sofferta che, spesso, si manifesta come immanente nelle immagini stesse. Una luce particolare che ho sempre trovato nei pittori manieristi.
Pontormo mi affascina: il suo Giuseppe e Giacobbe in Egitto è un quadro metafisico per eccellenza e la luce delle immagini, la luce che fascia e contiene le cose e gli esseri è emanata dagli esseri e dalle cose stesse. Forse il terrore della mortalità, una paura che divorava il pittore, gli aveva aperto porte sconosciute. Quella è pittura metafisica, al paragone i quadri di De Chirico sono cose sbiadite. Questa luce non la trovo mai nei grandi pittori del Rinascimento ma nei pittori minori.
Nei frammenti, nei particolari, nei recessi, nei ricettacoli, negli anfratti d’immagini ignorate.
La trovo in Bacchiacca: nel suo Giuseppe che perdona i suoi fratelli, nel Macia di Beccafumi,
nella sua Storia di Papirius ove il pittore ha dipinto il suo favoloso albero Zen. Beccafumi è un pittore Zen di fiori ed arbusti. Questa terra lontana dell’anima la trovo nei recessi di Altdorfer, nei monti azzurrini e sfumati di Niccolò dell’Abate, nel metafisico quadrato di Parmigianino, nel Matrimonio mistico di Santa Caterina, ove si vede l’eremita che parla con la santa, nello specchio che riflette il volto della Venere di Velasquez, nel Girolamo di Patenier, nel Giovanni Battista di Cornelius Van Harlem, nei San Francesco di Zurbaran che emanano una luce obliqua e cianotica, nei porti di Gellèe detto il Lorrain, nella scomposizione diafana ed esplodente di Turner. E nei colori del Bronzino.
C’è luce e luce: il fuoco magico di De La Tour è infinitamente differente da quello di Wright of Derby. La luce di Zurbaran emanata dall’anima, dal fondo scuro dell’anima non è quella di Murillo o quella livida di Ribalta. Odora di sano nulla e ricorda Juan de la Cruz e la sua notte oscura dell’anima. C’è la luce serale del Canaletto di San Pietro in Castello, quella di Rembrandt che proviene dalla finestra in Anna e il cieco Tobia, quella stupenda di Peter De Hooch nel suo Uomo che legge e quella che emana dalla porta aperta verso il mondo nel suo Musical party.
C’è la luce interiore dei fiamminghi e di Gerard David, quella di Sassetta e il suo palazzo volante del sogno di Francesco, quella particolarissima del deserto di Giovanni Paolo.
C’è la luce nitida di Giovanni Bellini, quella che illumina la casa nel San Girolamo di Antonello da Messina, quelle di Dirk Bouts, la luce livida di Salvator Rosa, quella apocalittica della Morte su un cavallo pallido di Turner, quella iperfisica di Hans Holbain nella Donna con lo scoiattolo.
La luce di Bonnard nella transparenza fluttuante del Nudo nel Bagno e del Nudo contro luce quella tempestosa e piena di minaccia di Fougeron. Quella scarlatta del suicidio – cum – troia di Grosz , quella gialla e splendente dei bagnanti a Moritzburg di Ludwig Kirchner: un altro suicida.
E poi ci sono le grandi città metafisiche illuminate da una luce diafana, opalescente, limpida, azzurrina. Le città della nostalgia e della lontananza, raccolte nei paesaggi dello spirito, il Nord dell’anima oltre la terra dei beati. Le città metafisiche di Jan Breugel, le terre lontane di Bassano, i picchi azzurri di Garofalo, gli squarci di cielo di Correggio, le visioni metafisiche di Jan Van Dornicke nella Visitazione e la Fuga in Egitto, le rupi azzurrine di Lubin Baugin.
E poi i corpi distorti, come se provenissero da altri mondi, corpi che emanano nella loro stranezza una luce propria: quelli di Jan Baegert, di Hans Baldung, di Wolf Huber, quelli stranissimi del Cristo che lascia la madre di Altdorfer, quelli di Martin Van Heemskerck, quelli che scendono e salgono le scale di Pontormo, i corpi bislunghi ed emaciati di El Greco.
Certo sono stato un fanciullo ben strano: mentre gli altri si sparavano seghe sulle donne stupende del Playboy, io mi chiudevo con la Venere del Bronzino nel bagno, e mentre il Tempo da vecchio lenone sorrideva, dopo aver allontanato Cupido e la Follia, me la facevo in tutte le posizioni. E la chiamavo cara, amata, gloria, bellezza e le succhiavo tette, vulva, capezzoli, ombelico. E le accarezzavo la pelle tralucente, le baciavo le labbra da fiaba. Quante volte ho fatto piangere San Luigi Gonzaga e il bambin Gesù per le mie seghe, ma la Venere del Bronzino era di una trasparente, nordica bellezza. Non le resistevo. Un’altra bellezza che mi eccitava da morire era la Santa Agata di Sebastiano del Piombo, quella alla quale sadici carnefici strappavano i capezzoli con delle pinze roventi: tipico sadomasochismo cattolico. Polvere e cenere. La guardavo e mi veniva duro da morire. Neanche siamo nati e già siamo perversi: è il peccato di Adamo che ci ha fottuto ma che ci ha anche dato un grande Salvatore. Crescendo ho avuto un altro amore: l’adultera di Tintoretto.
Una figura leggiadra che si solleva, quasi naviga nella pesantezza, una figura di grande eleganza e raffinatezza che rompe l’oscurità del cerchio tenebroso dei discepoli intorno a Gesù che ricordano più che gli apostoli i frati lugubri della Santa Inquisizione. Quella visione ha danzato nella mia giovane mente per anni. Il Cristo immerso nella sua oscurità e le cose che emergono dallo sfondo nero del nulla per concedersi tintinnanti, baluginanti all’apparenza. E quella figura danzante, oscillante nel mare d’oscuro del nulla mi faceva morire. Adoravo quella donna infedele che sfiorava la terra e si librava verso il Cristo afflitto e stanco quasi a dire: la castità non serve a niente, Kurie, io sì che posso lenire. E in fondo non c’è niente da perdonare. Guarda come sono incorporea, eterea, guarda come danzo sulla gravità oscena dei tuoi santi. E forse io ti potrei curare dalla tua ossessione dell’anima immortale. Dalla menzogna del Dio d’amore. Inchinati davanti alla mia gloriosa lievità. Piegati davanti alla mia folgorante caducità.
Per l’arte io sono stato come il perfido fanciullo – guardone di Eric Fischl, un pittore americano che dipinse nel 1981, un quadro incantevole. In una stanza, con verdi pareti, ove il sole penetra attraverso le persiane, su un letto coperto da un lenzuolo celeste c’è una donna nuda e stupenda che mostra la vulva ad un bambino, che sembra avere dieci anni. Il fanciullo è appoggiato ad una credenza con una fruttiera ricolma di frutta e guarda la donna, che potrebbe essere sua madre, con grande attenzione. La donna appare eccitata e pronta ad essere cavalcata. Il quadro è di grande intensità erotica e fa pensare ad un evento edipico: profondamente ambiguo e dissacrante.
Io sono il fanciullo e la donna è l’arte.
Mi sono innamorato delle donne di Tiepolo, delle grassone di Rubens, della Santa Teresa trafitta dal dardo dell’angelo, di una infinità di madonne, di un esercito di sante, di legioni di troie e ho anche copulato con sfatte ciccione. Guido Reni mi ha fottuto l’immaginazione producendo due capolavori che mi hanno soggiogato l’immaginazione per anni. Susanna e i nonnettizozzi e le figlie – troie di Lot. Il quadro delle figlie di Lot è stato una vera ossessione: immaginavo le due troiette accanirsi sul vecchio incitrullito dal vino, toccargli il pippo per farglielo indurire, e poi somministrargli una vigorosa succhiata. Le vedevo salirgli sul molle pancione per godersi la sofferta erezione. Le immaginavo eccitarsi a vicenda. E poi urlare per il piacere dell’orgasmo. E il vecchio sapeva e taceva facendo finta di essere ubriaco. “Signore ero fuori di me!” deve aver gridato al Dio degli Eserciti. E Jahvé deve avergli risposto: “Fuori di te? Puttaniere incestuoso di merda!”
Nella maturità ho variato. Dopo la cotta profonda con l’elegante, fluttuante adultera, il mio più grande amore, passai dalla fanciulla che dorme di Balthus, che non è una delle solite minorenni,
alla gloriosa moglie di Bonnard, che si lavava sempre e aveva l’ossessione della pulizia come mia madre. L’immagine della donna del Nudo contro luce è qualcosa di grandioso.
Il corpo ondeggia nello sfaldamento del riverbero. L’apparenza si svela attraverso il tralucere, il trasparire solare lascia che le cose si manifestino ai nostri occhi mortali.
Finita la visita di “Spirit of an age” e dei suoi pittori prussiani, procedetti con Jason verso la vecchia National ristrutturata che non avevo visto da anni. Davanti alla Castità di Giovanni Battista Moroni ci fermammo. Due tette iperfisiche ci confrontavano manifestandosi prepotentemente da una tunica verde. Alla faccia della castità pensai e, ripresomi da tanta magnificenza, chiesi: “Ma sei veramente ateo, Jason?”
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Dai Marcello….forza amore….non venire….non ancora….dai amore….forza….sono la tua zozza… la tua vacca smutandata – borghese…..dai amore…..aspetta…aspetta….amore… il telefonino…. fermo è mio marito.. fermati ….dai levami stà nerchia da dietro….ciao caro….pareggia….e mi dispiace…Agnelli ? E’ lì vicino? Lo hai incontrato? Dove sei? Sotto la S di Service in tribuna….ma ti si vede ? Chi sa quanti voti ti becchi co stà trovata…si è magnato un rigore….ma perché glieli fanno tirare?….Li sbaglia sempre ed è pure di sinistra….la Roma perderà…vai sicuro…..ma quale fiatone….sono corsa per le scale….dove sono?…A casa di Ippolita…si….il marito non si sentiva bene….ma quale Cavazzi ?…Falla finita con il Cavazzi….quando torni ?
E che fai stasera…..hanno preso un palo? Inzaghi? Oh Dio….che urlo…stì terroni tengono duro….però…..ma Agnelli che ti ha detto? Nulla? Ma non puoi fare amicizia con l’avvocato? Si…un gran signore….va bene non incazzarti….a più tardi…quanto manca ? Sta finendo?
Ciao amore…ciao!
Uh…che palle….Marcello…un istante….aspetta e riprendiamo…. ma come mentre parlo con mio marito mi strusci il cazzo sulla bocca? E non ridere stronzo….se mio marito è patetico… allora la tua Wanda Osiris ?….Si così lo chiamano i rifondaroli….si….Bertinotti con il suo vestitino
all’inglese e l’astuccio appeso al collo…..lui si che è patetico…Il subcomandante del cazzo….si… incazzati….siete dei cavernicoli politici…ecco che siete….si….Bettino era un grande statista….che vuoi che faccia mio marito a Torino? Il cretino…il leccaculo…è un baciapile riciclato….ecco la mia vita….e ancora la mena con il Cavazzi….se sapesse di te…Dio…mi ucciderebbe…
che vuoi…si che fa male da dietro…e poi te lo meriti? Te lo meriti? E dai…vai….prova… porcone rosso…. piano… all’inizio delicatamente….non hai un po’ d’olio? Prova con lo sputo…si vai…. ecco…. gentile….ecco…brucia un po’…si…vai Marcello amore mio….vai !!!!!!
Vai!!!!………..Vaiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!
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3.05.2001
Caro Zeno,
Le tue analisi della pittura mi commuovono sempre perché il tuo sentire è molto vicino al mio. Ripensando a Friedrich, anche io detesto quella luce fredda e banale di certi quadri che risultano freddi e privi di emozione. Ricordo il Naufragio per il suo carattere geometrico, astratto, moderno. E Il viaggiatore sopra il mare di nebbia, perché amo l’atmosfera romantica dello spleen e della ricerca del sublime, dell’infinito nel silenzio e nella solitudine dei paesaggi nordici.
Ma quello che amo in modo particolare sono i manieristi, ed è in loro che sento un vero e profondo struggimento nel sublime. Ricordo che quando studiavo i pittori del ‘500, quello che mi colpiva enormemente e mi stupiva era la loro ribellione alla tradizione, alle forme perfette e naturalistiche del rinascimento, era il loro voler uscire a tutti i costi dall’armonia di quelle forme, e dal rigore della prospettiva. Sembravano godere di questa libertà: ricercavano la disarmonia nella deformazione dei corpi, nella scoperta di nuovi equilibri e nuove combinazioni, nella ricerca di una luce astratta e spirituale. Non si trattava più di esaltare lo spazio geometrico, ma si trattava di cogliere una spazialità nuova. Nella pittura manierista, emerge sempre una profonda sofferenza, espressa nei corpi contorti, nei volti contratti, nelle pennellate sfuggenti, nelle atmosfere notturne. A volte sembra di sentire grida, lamenti e sospiri uscire da quelle bocche semiaperte. Non c’è più la luminosità rinascimentale, fatta di luce diurna, ma prevale l’ombra, l’oscurità, o comunque la luce ha un carattere tutto metafisico, non è una luce naturale. In particolare tra i manieristi e tra i pittori di fine secolo amo Pontormo, Rosso Fiorentino, Beccafumi, Tintoretto, El Greco.
Quello che mi affascina dei pittori del trapasso dal Rinascimento al Barocco è questo loro coraggio di spalancare le porte dell’abisso; in un certo senso decidono di abbandonare le sicurezze della ragione e della razionalità rinascimentale, dell’ethos, per entrare nel mondo dell’irrazionale, della rappresentazione visionaria, del pathos, e cominciano a sondare l’anima, con i suoi incubi e turbamenti. Il cielo bianco delle volte delle chiese rinascimentali romane, si squarcia e prorompono angeliche e infernali cascate di angeli, come quelle dei fratelli Zuccari e più tardi quelle del Baciccia. La fantasia si scatena, si gioca sul vuoto e tutto diventa un ricercare di forze e di nuovi equilibri, e questo ricercare sarà poi l’essenza del barocco, la cui ispirazione fondamentale è l’horror vacui e la ricerca di Dio…
Ines
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Steve Bell, un vignettista del Guardian, immagina sempre il giovane Bush come un Orangutan appeso ad un albero, con una banana e delle pistole alla cintura. Una specie di scimmione – cow boy che gioca con le cose del mondo. Siamo proprio finiti bene: l’usurpatore si sta inventando lo scudo spaziale per difenderci dalle pernacchie di Pyongyang. Avremo laser montati su aerei in volo che colpiranno le scorreggie arrugginite di Saddam. Una difesa navale che annienterà nell’atmosfera i missili di Ghedaffi. Missili americani che annienteranno da rampe mobili, con guida radar, i missili dei Taliban. Patriot si alzeranno in volo per abbattere i razzi dei Mullha iraniani.
Altri missili guidati da radar situati su aerei colpiranno i caccia e i razzi dei palestinesi provenienti dalla striscia di Gaza. Siamo a posto. Non dobbiamo più temere. I WASP statunitensi hanno fatto un trapianto notevole hanno esportato un buco di culo dal Texas e l’hanno inserito nella Casa Bianca. Ma l’usurpatore (perché in effetti di elezione rubata si tratta) vede le schiere dei suoi sostenitori assottigliarsi ogni giorno. L’uomo bianco si dirada. La negritudine e il meticciato avanzano. Saremo inghiottiti dagli Untermenschen di colore. I bianchi hanno perso la maggioranza in 52 città su 100. I negri sono al 12,3 % della totalità della popolazione, gli ispanici hanno raggiunto il 13 % , gli asiatici il 3,6%, gli indiani di America lo 0,9% (poveri cristi…) e le altre razze il 5,5%. L’uomo bianco che ha devastato il mondo, succube della volontà di potenza, si sta finalmente estinguendo. O almeno sta rapidamente scemando; infatti, nel 2050 gli ispanici, gli asiatici e i neri saranno il 50% della popolazione americana.
Baby Bush, lo scimmione di Steve Bell, è il candidato dell’uomo bianco. E’ l’espressione trionfante del white nigger, il white trash. E’ stato il voto bianco che ha fatto vincere Bush oltre agli imbrogli della Florida. Questa è stata la divisione del voto nell’ultima elezione: bianchi 82%, neri 10%, ispanici 4%. L’aspetto interessante è che le donne bianche si sono divise tra Bush e Gore.
Il 49% ha votato per lo scimmione, il 48% per il deficiente che non ha saputo sfruttare il momento magico dell’economia. E mentre l’elettorato delle donne bianche si è diviso quasi in parti uguali, il voto dell’uomo bianco, il white nigger americano, è andato al 60% a Bush e al 36% a Gore.
I neri hanno votato al 90% per Gore e all’8% per Bush. Gli ispanici al 62% per Gore contro il 35% per lo scimmione. I cattolici hanno dato il 52% del voto al repubblicano contro il 45% del democratico. E non si smentiscono mai, poverini. Quelli che guadagnano montagne di soldi hanno votato per Bush che li ripagherà abbondantemente. Quelli che guadagnano oltre 100.000 dollari all’anno hanno votato, ovviamente, per il repubblicano al 53% contro il 43% per il democratico (e in un senso sorprende l’alto voto di Gore). Quelli che guadagnano sotto i 15.000 dollari, quindi bazzecole, hanno votato al 53% per Gore e al 43% per Bush (e questo è veramente sorprendente.)
I poveri non finiscono mai di sbalordire.
E i giovani ?
Il voto dei giovani si è diviso con una leggera tendenza verso Gore 48% a 46%.
E questo fa profondamente riflettere.
Sorprendersi? Questa sinistra è perdente ovunque e i giovani la rifiutano.
Quando Luzzati ha estratto il coniglio bianco dei soldi della Mediaset dal suo cappello di pagliaccio e Berlusconi ha dato di fuori da matto, i DS si sono sbrodolati sui loro golfini di cachemire e prontamente hanno mandato un preciso messaggio al comico: guarda che se scassi ancora le palle con questa stronzata te la chiudiamo noi quella trasmissione di merda…..ti stacchiamo la spina…..
Ha ragione Montanelli: turarsi il naso e votarli. Ma solo per non vedere i fascisti e Mediaset al governo. E mentre lo scimmione e Berlusconi imperversano; contro il mare di consenso per il capitalismo americano e nostrano si leva la voce del popolo di Seattle. Animalisti, operai, anarchici, disoccupati, lumpenproletriato cosciente, mignotte, sieropositivi, lenoni illuminati, gay, baldracche, senza terra, indigeni massacrati dalla storia, il subcomandante Marco e le sue armate che non sparano, Jose Bove, Joao Pedro Stedile, Saramago, Chomsky, Shiva, Clarke, Rifkin, Klein, l’AFL-CIO (con il suo esercito di 13 milioni di iscritti), Amnesty International, Greenpeace, il WWF, Ralph Nader (che sarebbe stato un grande presidente), i sacerdoti della teologia della Liberazione, Jason, le ex-suore come Ines, il rifondarolo Michele Vinci, gli assassini professionisti di DIKE, Plato, Orione, il gatto Osei e le mignottelle pervertite – che sparano seghe ai vecchi – elevano un coro di rabbia e di protesta.
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“Si sono ateo…” risponde Jason.
“Ho sentito il tuo limpido sermone…”.
“Quello serve a curare le menti ferite…”.
“Quindi non credi in nulla?”
“Assolutamente no…curo con le mie parole… in quello credo…la menzogna è salutare data la condizione umana…”
“E quella gente che ti ascolta lo sa?”
“Solo la mia donna…”
“E viene ad ascoltarti?”
“Incredibilmente curo anche lei…”
“Ma lei crede?”
“Si…”
“E perché Eckhart?”
“Perché il suo linguaggio è luminoso…”.
“E rimarrai nella Chiesa?”
“E che altro posso fare alla mia età, lavorare in fabbrica?”
“E la fede è svanita….improvvisamente?”
“Improvvisamente….come l’amore verso una donna…un giorno la ami e un altro giorno è tutto finito…non la ami più…”
“Ed Eugenio se la ride…”
“Lui ride di tutto…..il riso cura…”
Eravamo davanti al Tintoretto. Cristo lavava i piedi ai discepoli.
Il Signore emergeva da una sostanza in parte ombrosa, in parte densamente scura che dava vita alle cose. Le immagini originavano dalla tenebra ed avevano orli luminosi. Era come se si stagliassero
da quella fonda oscurità. Tutta la volgarità trionfalistica tridentina, tutta la pesantezza polverosa del cattolicesimo non aveva nulla a che fare con la natura delle immagini. Dal fondo nero si stagliavano le cose. La natura in Tintoretto è sempre un minacciare di tempesta. Sovrasta. Gli uomini appaiono aggrottati e fluttuanti. Sono pesanti, ma nello stesso tempo, oscillanti come ombre nere. Improbabili ambienti neoclassici ospitano la fluttuante pesantezza dei corpi e delle cose. Il cristianesimo è un pretesto. Un’arcana luminosità lascia manifestare le cose dall’oscuro. Robusti è alle soglie della modernità, come El Greco, come certi quadri di Tiziano. La sostanza si libera dalla rigidità e fluisce.
Jason dice: “Ho letto qualcosa di Sartre sul Tintoretto. Parlava della pesantezza che passa i limiti e gioisce di se stessa. Qualcosa riguardo l’angelo che esagera e che Dio, dopotutto, non è così pesante. Devo essere sincero…dopo quello non ho capito niente…”.
“Delle volte il linguaggio filosofico è offensivo per la sua stupida impenetrabilità….ma Eugenio è più comprensibile…”
“Eugenio…mi ha torturato per anni a causa della resurrezione dei morti e poi cerca di spiegare il Geviert heideggeriano….. dico….uno si libera dall’illusione e ci riprecipita dentro…. cielo, mortali, terra, divinità e la più profonda essenza della patria… lo credo bene che i neopositivisti lo credevano pazzo…. mica c’era tutto con la testa Martin…”
“Venerdì ci sarà questa famosa cena…”
“Con preti spretati e monache fuggenti… scommetto che è una bellezza a letto la tua monaca…”
“Per nulla male…ricordi la storia di Lot e le sue figlie?”
“Anche la mia donna viveva una vita casta… ma quando si aprono al mondo…”
“Non le fermi più…”.
Il pianeta rotea.
La Bonino si è ingoiata una ventina di tramezzini e tra una coca – cola e un famelico morso ad un “pomodoro, basilico e mozzarella” ha detto: sono viva ma la Democrazia è finita.
Sofri ha massacrato, crudelmente, il digiuno dei radicali. Per prendere un 2% rischiano la pelle. Stanno arrestando BR a tutto spiano. Agnelli ci aveva informato che non siamo il paese delle banane ma delle albicocche. Celentano, che passeggia e se la spassa con il risorto Gesù, invece, ci ha elargito alcune micidiali stronzate sui trapianti. La Roma trema. Tra poco subirà l’assalto forsennato dell’espressione calcistica del grande capitalismo italiano. Dodici milioni di bambini sono senza casa. Venti milioni i piccoli senzatetto. Ogni anno 10.000 piccoli saltano per aria a causa delle mine. Sei milioni sono feriti o invalidi e 300.000 sono attivi come soldati nelle varie guerre.
Il caso Vacca procede: Raggio ha una nuova carta da giocare e il Messicano trema.
David Icke ci ha spiegato la natura degli autentici dominatori del mondo: un’élite tenebrosa governa il pianeta e discende geneticamente da una razza di lucertole lunghe dodici piedi. David, che è il figlio di Dio per non confonderci, sostiene che questa segreta élite dominante di lucertole bevitrici di sangue umano ha a che fare con il dominio degli ebrei sul mondo.
Lucertole = ebrei? No signore.
Le lucertole hanno generato gli ebrei che hanno stabilito l’egemonia sul pianeta?
No signore.
E allora ?
Allora pagate 60 dollari e ve lo spiego.
Teatri pieni di gente ad ascoltare Mr. Icke.
E chi si agita?
Ma i nazisti di Combat 18, signori!.
E chi sta muovendosi tra i nazisti di Combat 18?
Ma la bella Heidi – Pforr – Mayer.
Ne sentiremo delle belle.
8. Il samurai Hidetoshi
6.5.2001
Caro Zeno,
ho appena finito di vedere il film “Lanterne Rosse”, una storia di mogli-concubine: bello ma tragico. Le donne in Cina avevano, e forse continuano ad avere anche oggi, veramente un destino orrendo. Prigioniere di tremende strutture di potere che opprimono, distruggono, uccidono l’anima e ogni forma di umanità. Però, così bello l’incontro tra la sorella cantante e la quarta sorella sul balcone d’inverno. Sonia dice: che differenza c’è tra un uomo e un fantasma? Solo il respiro. L’aspetto tragico del film, è stato rovinato dal continuo pensiero delle tue battute su padroni e concubine: a volte invece di piangere mi sono messa a ridere. Me lo fai un massaggio ai piedi quando ci vediamo? Lanterne rosse e massaggio ai piedi. Mi sa che tu in un’altra vita sei stato un marito-padrone cinese con 166 mogli-concubine. Ora vorrei vedere “Vivere”, un altro film da te consigliato; sì, hai ragione, il cinema cinese è particolare, ha il carattere della parabola, della favola, i colori sono forti, la fotografia è stupenda. Anche “Mangiare bere uomo donna”, è un film che riguarda la Cina, ma quella di Taiwan, un paese moderno e occidentalizzato. Mi era piaciuto molto, ma poi quando l’ho rivisto non ho sopportato le scene in cui il protagonista, un cuoco, uccide con disincanto e maestria culinaria anatre e pesci cucinati per i pranzi domenicali da passare con le figlie. Queste scene fanno riflettere su quanto vale poco la vita degli animali. Tra una chiacchiera e l’altra, quella figura pacifica e saggia, che squarcia, sgozza e cuoce in quattro e quattr’otto pesci, anatre e polli, sconvolge. Saggi e spietati, incredibilmente umani e disumani, i cinesi hanno una strana natura sono capaci di crudeltà incredibili. Donne, bambini e animali sono messi sullo stesso piano non hanno nessun diritto. Ma la loro cultura non esclude certo una tradizione capace anche di grande compassione. Parliamo di cose serie: ieri mentre mia mamma sorbiva beatamente un whisky le ho chiesto una cosa…
Irene
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“Ma perché cammini cosi strana?”
“Ho delle cose dietro…”
“Le emorroidi?”
“Si…come lo sai?”
“E’ stato quel ferroviere?”
“Ma che ti salta in mente disgraziata…screanzata….maleducata…e ridi pure…”
“Ma lo sa tutta la città…e che c’è di male….però cammini un po’ strana…sta sodomizzazione t’ha distrutta…destrutturata….”
“Ma come ti permetti?”
“Se n’è accorta pure nonna…”
“Accorta di che?”
“Ma che ti fai fottere dal ferroviere rifondarolo…”
“Ma chi lo dice…delinquente?”
“Lo dicono tutti….dicono che siamo “na famiglia de mignotte”….dicono…puro che quell’artra troia de mi sorella è na bocchinara….tutte troie – dicono – ma a me me fa piscià dar ride…”
“Sono tutte fandonie…”
“Mamma…però è un cavernicolo…è tutto peloso e ha pure la trippa…”
“Ma che dici…pazza di una stupida…”
“Ma su….me ne frega assai se ti fai sodomizzare dal ferroviere di Bertinotti…ma sotto le elezioni…aòh…me pare puro de cattivo gusto…”
“Senti cocca, io con Marcello sono amica….solo amica…”
“Ah…se dice così adesso?….Ma se te sbudella da di dietro…”
“Ma sei proprio una maleducata….vergognati…”
“Ciao papà….parlavamo con mamma della Juve….me sa che oggi perdete….che combina Berlusconi? Ma che paese de merda siamo….tutta la stampa estera lo fa passà pe quello che è…e stò popolo de merda lo vota….è che siamo corrotti in testa….nel cranio….nel cervello…semo n’popolaccio de merda….”
“Lascialo perdere tuo padre che deve pensare all’elezioni”
“Si ma se eleggono pure lui è la fine del mondo…è meglio andà all’estero…”
“Ciao cara….ma perché cammini in quella maniera? Colpo della strega?”
“Le mie cose…”
“Oggi polverizziamo la Roma…me lo sento…”
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E’ il trentaquattresimo del secondo tempo. La Roma è stata massacrata. Soffre smodatamente.La profezia di Ancellotti si sta avverando: a Torino vinceremo. Non ce la fa Roma e stiamo facendo i conti. Sarà Roba da Forte Alamo. La Lazio è a tre punti, la Juve a quattro. Reggeranno i nervi?
Sbracheremo in maniera immonda nelle ultime giornate? Totti è uscito bofonchiando nell’anima. Non gli è piaciuto essere sostituito. Del Vecchio è stato sostituito da Montella: un mare di goal in una manciata di minuti giocati. Ma non ce la facciamo. Non reggiamo. La Juventus meriterebbe anche un terzo goal. E’ uno di quei giorni. La vita fa di questi scherzi. Incassare e ripartire. E mai stringere le chiappe. Si, è il trentaquattresimo minuto. Assuncao passa a Candela, che smista la palla a Nakata, il giapponese la concede a Montella che la perde, c’è confusione, David esce vincente da un contrasto con Tommasi e passa a Zambrotta che si lascia soffiare la sfera da Nakata. Il samurai procede verso la porta di Van der Sar. Da fuori area lascia partire un bolide che sfreccia verso l’incrocio sulla destra dell’olandese. Il pallone fende l’aria e s’insacca. Il monaco Dogen saluta il goal con un moderato, contenuto entusiasmo, non si getta per terra, non fa trenini o aereoplanini, rimane muto e solleva leggermente la testa: un gesto di grande eleganza. Qualcuno comincia a sperare ma per molti non è giornata, è troppo tardi. Si pensa al Forte Alamo delle prossime giornate. Giocarsela tutta alla morte. Il tempo scorre. La partita muore. Il quarto uomo con una tuta blu indica, che essendo sopraggiunto il novantesimo minuto restano da giocare ancora cinque minuti di recupero. Ma non tira aria. Non tira proprio aria. È il cinquantesimo minuto. Zebina si dirige confusamente verso l’area juventina, in qualche maniera la palla giunge al monaco Dogen che la passa verso il volenteroso Candela. Il francese procede e crossa ma un difensore respinge. La palla viaggia verso l’angolo del corner, Candela la riprende ed affronta Tudor che gli sbarra la strada. Il francese vede il samurai Hidetoshi e gli porge la palla, Dogen avanza e da fuori area ci riprova. Una sventola violenta attraversa un nugolo di uomini e giunge sulla sinistra di Van der Saar che respinge ma non trattiene. Diranno una mezza papera e prepareranno la forca. Sulla palla vacante si avventano Montero, Battistuta e Montella. Il portiere disperato alza una gamba per respingere la palla ed evitare il futuro linciaggio. Ma Montella è rapidissimo e la indirizza in rete. E la rete si gonfia sulla destra di Van Der Saar. E’ goal. Montella corre verso il settore dei tifosi della Roma. Otto statue di sale con la casacca bianconera restano immobili, come la moglie di Lot a Sodoma, nell’area juventina. Ancellotti sbianca. Capello non crede ai suoi occhi. Montella, Aldair, Battistuta, Zebina, Cafù si abbracciano sotto la curva. Il miracolo è avvenuto. La speranza resta solida sul piedistallo marmoreo.
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8.5.2001
Caro Zeno,
anche stamattina andando al lavoro ho con me la tua raccolta di poesie. Sto entrando nel tuo linguaggio filosofico e poetico, sempre di più. Sto analizzando i tuoi versi, e mi si stanno schiudendo gli orizzonti nascosti del tuo pensiero. E’ un’emozione, certi passaggi sono incredibilmente belli come questi:
Ma allora dove conduce la tua pressione infinita?
Oltre la barriera tenebrosa
rispondi
oltre la grigia compattezza
oltre la falsa gioia del massacro
Verso la luce
dici:
quando l’anima e’ sovrabbondante
il corpo non la contiene.
Oppure:
il demiurgo copulatore
risponderebbe:
concentrati su una sana defecazione
prova il rutto post-vaginale
alla conclusione del coito
che libera l’anima dalle scorie
del pensiero
ed esalta lo spirito
Mentre incalza la vita
con le cianfrusaglie
del pervertito sentire
ascolta:
Mai tradire il tuo demone
Amo la tua poesia perché ha la forza della meditazione; e’ un esercizio spirituale di riflessione che purifica dalle scorie del mondo e dalla cianfrusaglia l’anima che soffre. Quando arrivo al lavoro, qui in mezzo ad una stupenda campagna romana, fatta di pascoli profumati invasi dai mille colori primaverili, e entro in questo spazio edificato dalla razionalità, dal mondo umano della ricerca che avanza e tutto invade, rifletto sul mondo della tecnica: questo e’ il nostro destino, vivere in questa manifestazione dell’essere, che appare come Imposizione, come dice Heidegger, il Gestell. Questi palazzi di vetro, dove il cervello umano cresce e alimenta il pensiero calcolante, nascono, invadono e divorano questi meravigliosi spazi di natura incontaminata; sembra quasi una metafora del mondo tecnico che avanza e risucchia in sé quello che lo circonda.
“Ma serve mantenersi con occhi dolorosi in questa memoria mentre le cose sono esposte alla demenziale violenza del corrotto sapere?”….
Ines
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La data non la ricordo con esattezza. Doveva essere l’ottobre del 1980.
Eravamo a Castelarquato con Eugenio, visitavamo la collegiata romanica, eravamo presso l’antica vasca battesimale, quando il vecchio filosofo mi chiese: “Ma tu che avresti fatto alle SS dopo la guerra?”
“Li avrei sterminati tutti, non ne avrei lasciato uno vivo” risposi.
“E gli ebrei?” chiese
“Gli avrei dato uno stato nel cuore della Germania, nella parte più ricca del territorio tedesco con sbocco al mare…che ne so…qualcosa che andava da Bonn a Cuxhaven… avrei dato la Ruhr o qualcosa del genere…e quello stato l’avrei protetto con la forza delle armi alleate. E non ci sarebbe mai stata una Germania unita. Mai. Il peccato è troppo grande….”
“E invece c’è il problema infinito della Palestina…” disse Eugenio.
“Si, un grande stato ebraico nel cuore dell’Europa, confinante con l’Olanda o la Francia e lo sterminio di migliaia e migliaia di SS, agenti della Gestapo, di Kapò, di mostri… eccetera… eccetera…” aggiunsi “ ma ti rendi conto cosa hanno fatto? E non c’è solo la colpa di quei quattro assassini che hanno impiccato a Norimberga, i responsabili non erano solo
Bormann, Frank, Goering, Jodel, Keitel, Kaltenbrunner, Von Ribbentrop, Rosenberg, Sausel,
Seyss –Inquart, Streicher, la colpa era collettiva…c’è l’oscenità della nazione che sa e non reagisce. Che tace. Il massacro di milioni di persone mentre il popolo giace a pecoroni davanti agli agenti del male.”
“Alla pecorina davanti a Goebel e Göring…”
“E dove c’è mai stata resistenza in Germania?…Si….le SS le avrei neutralizzate dopo averle rinchiuse in un lager in Germania….me ne fotto del garantismo….”
Eugenio si grattò la pelata, accarezzò la vetusta vasca marmorea e chiese: “E che pensi degli ebrei che catturano i nazisti e li processano?”
“Fanno benissimo ma è una perdita di tempo. Dovrebbero eliminarli uno a uno…cercarli in Paraguay, in Argentina, ovunque…e farli fuori…”
“Ovunque ?”
“Si…e massacrarne il massimo numero e non solo loro….anche gli altri assassini… pensa a Videla che è fiero di quello che ha fatto. Pensa ad Idi Amin che se la spassa con il suo caravanserraglio nell’Arabia Saudita. Pensa ai tiranni alla Duvalier…dovrebbero essere rintracciati e fatti sparire dalla luce del sole. Anche i generali cileni e Pinochet…”
Eravamo sotto la torre pentagonale del Palazzo Pretorio quando Eugenio domandò:
“Hai mai sentito parlare di DIKE…?”
“La dea della giustizia greca ?”
“No, un’organizzazione simile al Centro Wiesenthal, con una differenza: questi fanno fuori gli ex boia SS, i mostri, i dottori mengheliani, gli assassini del regime, i vecchi gangster nazisti…”
“E come funziona ?”
“Qualcuno fa sapere in maniera precisa che un vecchio boia lituano sta giocando con il nipotino in un bel giardino di una casa vittoriana di Glasgow e la DIKE manda qualcun’altro a eliminarlo. Poi fa sapere all’informatore che giustizia è stata fatta e che si rilassi e s’immerga nella pace del Signore. E gli fa anche sapere che non deve dire una parola o sarebbe costretta ad eliminare anche lui.”
“E tu appartieni ad una simile organizzazione?”
“In un senso ho contatti. Ma è un’organizzazione segreta con un gruppo dirigente segreto, sconosciuto. Tu incontri solo una persona, ma non sai nulla sulla natura della tigre….”
“Mi piacerebbe partecipare ad una simile organizzazione…”
“Mi stai dicendo che tu saresti disposto ad eliminare vecchi boia nazisti?”
“Ma con infinito piacere!”
Proseguimmo con la macchina verso un posto chiamato Vigolo Marchese, non distante da Castelarquato per visitare una parrocchiale che avevano descritto ad Eugenio.
Eravamo presso la torre campanaria quando il mio vecchio professore mi disse: “Qualcuno ti contatterà presto….ti ci vedo come giustiziere di DIKE….”
Procedemmo verso Fidenza e sotto la maestosa facciata del Duomo mentre sostavamo sotto un portale di fiaba, Eugenio ripeté: “Qualcuno ti cercherà. Non sorprenderti…”.
Tre giorni dopo, ricevetti una strana lettera: “L’attendo nella chiesa di San Mercuriale a Forlì alle 11,00 presso il sepolcro di Barbara Manfredi.”
Incontrai un uomo tarchiato con un accento tedesco che si chiamava Ruben Kroft. Ebbi con quest’uomo sette incontri. Fu così che divenni un giustiziere della DIKE.
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10.05.2001
Caro Zeno,
ho qui con me la lettera che mi hai scritto sulla tua lettura di Parmenide e Severino. Quella sera a casa tua discutemmo a lungo sulla questione dell’eternità.
Riflettevo…Parmenide dice che l’essere è eterno – perché il non essere non è, quindi l’essere è e non può non essere – e fonda così il principio di non contraddizione. Severino dice che per uscire dalla Follia dell’Occidente, che vede oscillare gli enti tra i due nulla e che fa apparire e sparire gli essenti come se provenissero dal nulla e nel nulla tornassero – bisogna tornare a Parmenide e diventare ancor più parmenidei. Sia Parmenide che Severino si mettono in contrasto con un mondo, quello dell’opinione, quello della percezione comune che noi tutti abbiamo delle cose, e ci dicono che l’essere non è quello che appare e non nasce e non muore, ma è eterno.
Tale constatazione parte da una domanda fondamentale che prima di Parmenide i filosofi della natura non si erano posti. Essi avevano stabilito che il tutto era fatto di qualcosa, aria, o fuoco, o acqua, o infinito, ma non si erano mai chiesti cosa ci fosse prima del Tutto, cosa ci fosse prima dell’Essere. Parmenide si chiede: cosa è l’intero? Cosa è l’essere dell’intero? Prima del mondo cosa c’era? E si risponde: il Nulla. Ma poi si spalanca il baratro: e questo cosa significa? Perché c’è l’Essere piuttosto che il Nulla? Ecco che nasce il pensiero occidentale e il suo cammino verso la scoperta delle verità dell’Essere. Oggi noi ci chiediamo cosa c’era prima del Big Bang?
Platone chiamava Parmenide, con le parole di Omero, “Venerando e Terribile”. Aristotele dice che quelle di Parmenide sono maniai, follie, lo chiama folle, pazzo. Eppure questa follia di Parmenide è il punto di riferimento a cui l’intera storia del pensiero filosofico ha fatto capo……
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Che sogno strano: prima il solito macaco, che tutto devasta, Salvatore con il suo cuore esposto e Luigino con il sacco di farina che versa dall’alto della Sacra di San Michele, poi il sogno cambia: sono in un albergo e faccio il segretario o qualcosa del genere. Ad un certo punto due donne bellissime si avvicinano. Una di loro, con un cappello cilindrico in testa, mi dice: “Guardi che la stanza 422, l’ultima nel corridoio, è “haunted”, c’è un fantasma.”
“Ma come un fantasma ?” chiedo.
E l’altra donna, che ha uno strano accento inglese che sembra australiano risponde:
“C’è una presenza….”
Ed io: “ Ma lo avete visto il fantasma?”
“No, è una presenza che si sta solidificando. Concretizzando. Le presenze ci mettono un po’ di tempo per materializzarsi….” rimango sorpreso.
Nell’albergo c’è anche Maradona che parla con il direttore. Mi dirigo verso la stanza della presenza. Un corridoio pieno di immondizie, lurido, un luogo decrepito, fatiscente, in rovina e ci sono molti animali abbandonati, incluso un piccolo bufalo – cavallo, grande come un gatto, con una criniera d’oro. Ho una paura da matti. Un’altra donna arriva e conferma la presenza del fantasma. Io, intanto, mi vorrei fottere la donna con il cappello cilindrico e provo disperatamente a farmi dare il suo indirizzo. Ma non ci riesco. Nel sogno sembro avere vent’anni. Il sogno si dispiega in un’atmosfera di pauroso spaesamento di alienazione e di mestizia. Ho fame cerco da mangiare ma tutti i negozi sono chiusi. Le donne partono. Mi sento solo.
I sogni migliori li faccio alle sei della mattina. Mi sveglio, accarezzo Orione, metto una sciarpa di lana sugli occhi e crollo. L’apertura metafisica del mio mondo onirico dipende da una sciarpa di lana stretta intorno al cranio.
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….La follia di Parmenide sta dunque nel negare la verità di ciò che si vede e si percepisce nel senso comune. Parmenide dice: il movimento non esiste. Da questo momento la filosofia e il pensiero diventano autonomi dalla realtà sensibile. La filosofia scopre il suo momento apriorico da cui partire per indagare liberamente le strutture dell’Essere: “Bisogna che tutto tu sappia e il cuore che non trema della ben rotonda verità, e le opinioni dei mortali in cui non c’è vera certezza…” Questo è lo scopo della filosofia: indagare la ben rotonda verità – che tu Zeno interpreti come una sfera compatta luminosa e finita. Il Nulla non esiste, non è un pensiero possibile; l’essere è: per essere pensabile non può non essere. L’Essere non era, né sarà, perché è, ora, tutto insieme, uno e continuo; né nascere né perire gli ha concesso Dike, la Giustizia, è o non è, l’Essere è Vero. La verità è sicura, indubitabile, innegabile, razionale e eterna: il cocchio alato tirato da veloci giumente porta verso la Verità, verso la porta custodita da Themis e Dike. Seguendo la vita religiosa e la vita etica questa porta si schiuderà e Parmenide giungerà al cospetto della Dea. Questa dea è Mnemosine, la dea che presiede alla vita dell’intelletto e che assicura l’immortalità. Questo è un movimento di ascesi verso la visione intellettuale del Vero, che ritroviamo anche in Platone…
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C’è un vecchio polacco a Londra, si chiama Tribus e raccoglie quintali di spazzatura.
Ogni cosa che trova la conserva. La casa è piena di oggetti raccolti. La mondezza accumulata ha riempito cinque stanze. Il giardino è colmo di oggetti fatiscenti che sono stati gettati via e sono stati raccolti. Tutte le cose abbandonate, Tribus le deposita nella sua casa e nel suo giardino, le salva, le mantiene, le preserva dall’orrore del rigetto. Ratti morti, oggetti derelitti vengono misericordiosamente salvati e custoditi da Tribus. Protetti dall’abominio della morte.
Frigidaire, vecchie cucine, vestiti scuciti e rattoppati, lattine di birra usate, fiaschi di vino vuoti, scatole di biscotti mezze vuote, vecchie fedeli scarpe, tavole sfondate, sedie derelitte, vecchie radio inservibili, televisori inutilizzabili, tutto quello che trova porta a casa e salva dalla morte.
La casa è così piena di cianfrusaglia maleodoranti che non c’è più spazio per viverci.
Il vecchio soldato polacco ha un piccolo letto in un angolo scavato nella sovrabbondante presenza delle cose abbandonate. Logicamente i vicini mormorano, bofonchiano, e s’incazzano. Ed è cominciata una grande guerra: può Tribus preservare le cose dall’incuria?
O il Comune ha ragione ad intervenire e ripulire la casa?
Il Comune ha vinto un paio di volte e la casa è stata completamente ripulita.
Ogni cosa è stata gettata via.
Ma Tribus ha continuato a raccogliere le cose ripudiate e ad accumularle nel suo santo palazzo.
Raccoglie, il polacco, le scintille abbandonate di cui parlano Natham, Sabbetay Sevi e Luria ?
E’ quello del vecchio soldato un atto di compassione verso le cose massacrate dalla volontà di potenza trionfante nel mondo?
Chissà….
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….Severino ritorna a Parmenide ma in maniera ancor più forte…la Follia di Parmenide in un certo senso salva dalla Follia dell’Occidente che ha dimenticato l’essere, e si è fatta ingannare dal divenire. Se l’essere è assolutamente opposto al niente, il primo segno riconoscibile è l’immutabiltà, l’eternità, l’incorrutibilità, l’ingenerabilità, perché se si generasse o si corrompesse, l’essere sarebbe stato nulla e tornerebbe nel niente; ma l’essere non è il niente. Questa affermazione sembra una tautologia, ma è una tautologia capace di fondare le determinazioni dell’Essere. La stessa cosa diventa pensare ed essere: il pensiero ha bisogno del suo oggetto, noi possiamo pensare solo ciò che è. Non esiste secondo Parmenide un essere inaccessibile al pensiero. C’è dunque un’equivalenza tra essere e pensabilità: ciò che è, è pensabile, e ciò che è pensabile, è. Noein: il pensare per i greci ha una valenza particolare nel pensiero, l’essere si manifesta in maniera immediata: è monolitico, immutabile ed eterno.
“La Necessità lo tiene nelle catene del limite che tutto intorno lo cinge. Perché l’essere non può non essere compiuto. Infatti non manca di niente, perché se qualcosa fosse manchevole mancherebbe di tutto” dice Parmenide….
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Evaristo…mancano pochi minuti è fatta….rilassati….la Juve ha dominato….ci siete…a me non fa piacere…lo sai sono dell’Inter….lo sai: abbiamo un presidente deficiente che passa per un genio…pensa se le faceva Berlusconi tutte quelle cazzate che ha fatto Moratti…e chi li sentiva o se fosse stato Bettino presidente dell’Inter e comprava tutte quelle bufale…certo se quello era un ladro come dici tu…svergognata, allora cosa erano i democristiani di tuo padre?…Eh si più classe…rubavano con più classe….e concentrati…e stai zitta insolente…sei contento che Sensi si sta mangiando le mani Evaristo? Eh….si….si….l’avevi detto che battevate la Roma….ecco la fine caro….mancano cinque minuti…dai fatti coraggio….che fai come Agnelli che esce dopo il primo tempo…un gran signore…però…ma si ti ho visto l’altra domenica….eri sotto la S di Master Service…ti hanno visto tutti…..ad un certo punto sembrava che Agnelli ti guardasse….tu stai zitta stupida….che vuol dire che non sa neanche chi è….come? Conosce meglio il cane di Zizou ?… Stai zitta svergognata…ecco tuo padre che ricomincia con i terzomondisti….ma ora esci con gli albanesi?…Non bastavano gli ucraini? Ma sei proprio una svergognata….eccolo di nuovo sto fottuto giapponese….avanza con la palla….Evaristo…Nakata avanza…Evaristo…..Van der Sar….oh Diooooo……l’ha persa……Montella ha segnato…Evaristo……ha segnato…Montella…2-2…e dai non rompere i piatti….calma….ci sono ancora alcuni minuti….calma…ma perché urli svergognata…fai il tifo per la Roma ora?
E falla finita….che ti sente imbecille….ti do due ceffoni….Madonna quello si è sentito male…va a vedere…ma come è morto ?….No…non mi piacerebbe…insolente…e stai zitta che ti sente….che c’entra il burro…? No…io quelle cose non le faccio….che urla la vecchia?
Mamma che c’è ?….Sta male….e dagli un cazzo di un cognac a quel cazzo di padre, Irene…
Dio che uomo – pippa!.
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……La necessità delle strutture dell’essere ci portano al pensiero determinista. Severino fa un’analogia tra Einstein e Parmenide riguardo alla loro concezione deterministica delle strutture dell’essere. Einstein diceva che per la teoria della relatività tutti gli eventi del mondo sono già registrati in una bobina che li contiene tutti. E’ certamente questa una concezione deterministica, poiché se tutti gli eventi sono congelati come fotogrammi, in una bobina, allora non c’è passato, futuro, presente, ma si tratta soltanto di proiettare la bobina; anche Einstein come Parmenide diceva che “le percezioni dei sensi non danno che indizi indiretti sul mondo esteriore. La realtà fisica non può essere affrontata da noi che per via speculativa. Sono portato a credere –dice -nella capacità del pensiero puro di dominare la realtà proprio come pensavano gli antichi greci”.
Ho ripreso in mano a grandi linee il pensiero parmenideo, caro Zeno, e poi sono passata alla lettura di alcuni saggi di Severino dalla raccolta “La Follia dell’Angelo” da te consigliatami.
Ti domandi cosa significa tornare a Parmenide per Severino? Analizzi la sua risposta alla questione dell’oscillazione tra i due nulla delle cose, alla loro riduzione al niente, alla loro manipolazione nell’età della tecnica e quindi analizzi la sua risposta al problema delle radici della violenza del pensiero tecnico? Severino vede le radici della violenza nel considerare le cose provenienti dal nulla, e nel nulla destinate a tornare, ma le cose che sembrano emergere nel cerchio magico dell’apparente divenire sono eterne e non sono illusorie come nel divenire di Parmenide. Ma cosa intende Severino per eternità? Eterni allora sono anche l’angoscia e il dolore? Eterna è l’angoscia di fronte alla morte ?…
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Peter Suttcliffe, lo “Yorkhire Ripper”, lo squartatore l’hanno sbattuto dentro perché ha fatto fuori tredici donne. Adesso se la spassa scrivendo, ininterrottamente, lettere ad un nugolo di dame innamoratissime. Scrive note nello stile di Topolino o di Paperino, trasformando le O in volti ridenti, disegnando lingue, case, alberi e facendo il carino. Roba da “National Children day”.
Ma si…ne ho accoppate tredici…ma non sono così male. Un momento di debolezza. Anzi tredici momenti. E poi sentivo le voci. E ci risiamo con le voci. Ci risiamo con le “Conversazioni angeliche”. E la sua corte dei miracoli muliebre lo adora e continua a mandargli lettere d’amore alle quali lui solertemente risponde. Non perde un colpo. Adorabile cialtrone. Uno scannatore con una barba intensamente nera e un’aria da gentleman operaio, pieno di premure e di squisitezze verso le squinternate che lo venerano da lontano. Sarà la tentazione di avere rapporti con un mostro, certo che molte di queste povere donne danno un’impressione bislacca, un senso di follia incipiente. Ma è la normalità del rapporto stabilito che fa pensare. Il fatto che dopo il massacro e il sangue queste signore stabiliscano con Sutcliffe un rapporto di affettuosa quotidianità epistolare. E il mostro si diverte. Le mette una contro l’altra, le fa incontrare e fa parlare di sé. Quello è il suo passatempo. Le domina in un’altra maniera non più con il terrore.
E quelle s’incattiviscono e diventano morbosamente gelose. Sutcliffe è il centro invisibile di una corte patologica dei miracoli. L’invisibilità crea rapporti sublimati. E loro: si, ma in fondo magari in un momento di aberrazione le ha accoppate…dopotutto è un bravo ragazzo…non esageriamo….si…ma forse….ora ha capito….E lui come De Sade nella Bastiglia non molla. Ma nulla di sessuale. Tutto melato e dolciastro. Niente labbra che divorano vulve, denti che masticano capezzoli, lingue che sguazzano in ani. Niente flagelli e digrignare di denti. Come se Pluto scrivesse a Paperino: tutto assolutamente innocente, un florilegio di banalità oscene per la loro insipienza, dipinti di atroce bruttezza, lettere da liceale confuso. Tutto un eruttare di offensive assurdità.
Vogliono recuperarlo alla luce del Signore? O sono attratte dal fatto che ha massacrato, soggiogato, scannato e sentono il sapore del sangue? Lo vorrebbero dentro la vulva mentre con una lama affilata le minaccia alla gola? Vogliono un rapporto con qualcosa di totalmente alieno che le riscatti dall’orrore del quotidiano? Qualcosa che trascenda Coronation Street, Eastenders, Animal Hospital, Do you want to be a milionaire?, Brookside, Emmerdale, Top Of The Pop, il Sun, il Daily Mail e il Mirror? Qualcosa che le trasporti, oltre l’orrore della noia, in un mondo satanico ove è autenticamente dato di sentire? Qualcosa che oltrepassi il mondo della banalità di Beckman, della sua Spice girl e del figlio Brooklyn? Cosa vogliono queste donne?
Io, una volta, conobbi, in Scozia in una città chiamata Brechin vicino a Dundee, una donna che mi disse che il miglior sesso che aveva avuto nella vita era stato quando l’avevano violentata, a Glasgow, mettendogli un coltello alla gola. Aveva avuto paura di morire, ma aveva ceduto e accarezzato lo stupratore, lo aveva voluttuosamente baciato e succhiato salvandosi e raggiungendo, per la prima volta nella sua vita, un glorioso orgasmo. E, mi disse, che se ora voleva godere aveva bisogno che il suo uomo la legasse e le facesse sentire la punta del coltello sulla gola. E così mi toccò a montarla con un coltello e mi fece una strana impressione. Ma i suoi orgasmi non erano mai completi perché aveva bisogno del terrore autentico e non virtuale e spesso vagava nelle zone più malfamate di Glasgow cercando lo stupratore o sperando in una nuova violenza. E se un giorno dovessero prendermi, chissà che harem di amanti invisibili mi creerei. Una corte dei miracoli da sbalordire. Ma prima devono prendermi. E non sarà facile perché DIKE è potente.
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Già….Eternità e Morte…il pensare che la vita sia minacciata dal nulla è un atteggiamento onnipresente nella cultura occidentale, ma questa è l’estrema Follia: pensare che le cose siano niente poiché immerse nel divenire e nel tempo. Questa estrema follia si nasconde nella Notte che si mostra come piena luce dell’evidenza, ma che si rivela come Follia nello sguardo del destino. Severino dice che ritornare a Parmenide significa non riproporre il passato, ma ritornare al bivio da cui si dipartono il sentiero dell’Occidente e il sentiero non percorso dove la verità non è potenza sul divenire. Severino vuole oltrepassare Parmenide, scavalcando il parricidio di Platone, dice che l’Essere di cui lui parla non è l’essere vuoto e astratto di Parmenide, ma è la totalità concreta degli essenti; la totalità degli essenti è eterna, ma se si afferma che le cose sono nulla si apre il pensiero alla prima forma del nichilismo estremo. Uscire dal nichilismo estremo vuol dire tornare al bivio iniziale e prendere la strada non percorsa, quella dello sguardo del destino, la capacità di vedere in maniera autentica la nostra posizione nell’essere e nella totalità eterna degli essenti. Il destino pensa l’impossibilità che l’essente sia niente…
Secondo Severino il destino pensa l’eternità in questi termini: “Questo stesso pensiero, che pensa l’eternità di tutte le cose, è eterno. Circonda la storia della Follia dell’Occidente e dei mortali, come il cielo circonda tutti quelli che lo guardano. Nella nostra essenza più profonda noi siamo il cielo. E per lo più noi siamo il cielo che crede di essere un astro errante che dovrà perdersi e finire. Ma anche tutti gli astri del cielo sono eterni. La più umile delle cose è un astro eterno del cielo. Il divenire del mondo non è la creazione e l’annientamento degli essenti, ma il loro apparire e scomparire, l’apparire e scomparire degli eterni. La verità autentica sta dunque al di là della vicenda in cui la “verità” è andata incontro lungo la storia delle civiltà occidentale….”
La Gioia è la nostra totalità di destino, è scoprire la dimensione autentica del nostro stato, vedere la Follia e la Non-Follia che è riconoscere l’eterno come il cuore segreto delle cose.
E’ la prima volta che mi trovo a leggere Severino, ed ora le questioni poste dalla tua lettera mi sono più chiare; che la totalità degli essenti sia eterna diventa chiaro con l’analogia di Einstien: l’essere si dipana come i fotogrammi di una bobina; ed è tutto lì: eterno e immutabile…
Mi chiedo: c’è, per Severino, una differenza ontologica tra l’Essere e gli essenti che spieghi l’apparire degli enti nel cerchio magico dell’illusione fenomenica?
Heidegger dice che questa differenza regola la relazione tra l’Essere ed l’essente: l’Essere nel suo manifestarsi diventa finito, perché nell’esistenza entra nel tempo come estasi dell’essente…per Heidegger è la differenza ontologica che muove l’oscillazione degli essenti tra l’Essere e il Nulla…..
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Già le voci. Natham viveva asceticamente, ci dicono, a Gazza quando giunse la visione.
Era un uomo di grandi capacità intellettuali, conosceva molte cose. Ma l’allucinazione lo travolse. E quando queste visioni- allucinazioni giungono non si capisce mai bene da che parte dell’Oltre provengano. Ne chi le mandi. E’ come se si aprissero crepe e qualcosa penetrasse dall’Oltre con un suo messaggio, quasi sempre, mistificante. Dalle voci ambigue e inquietanti di Giovanna d’Arco, dalle Conversazioni Angeliche di Dee a quelle sataniche e sguaiate del bulldog che ciancia con il figlio di Sam a New York, ogni entità che filtra racconta la sua storia e ci recapita la sua distorta e incompleta visione dei mondi, ma da dove provengano queste voci, ripeto, non ci è dato dire. Certo la loro ambiguità ci confonde. Qui abbiamo un uomo, Natham, in grado di usare splendidamente la sua ragione, che improvvisamente è visitato da colonne di fuoco, dalla presenza di Dio, e da un carro celeste sul cui orlo vede l’immagine di Sabbetey Sevi.
Una visione cum profezia elargita in pompa magna. Una voce gli dice: “Così parla il Signore Dio tuo, ecco il tuo Salvatore che giunge. Il suo nome è Sabbetey Sevi. Fendi con la voce tua. Lancia il grido di guerra. Dispiega la sua potenza contro i nemici…” E ci siamo: l’eterna menata della voce che esalta, ingiunge ma non si sa mai dove spinga. Queste voci sembrano agire senza finalità. Sembrano le farneticazioni di un dio minore e burlone. Dall’Oracolo di Delfi a quello tibetano, dalla voce di Jahvé agli oracoli egizi la voce profetica è spesso confusionaria e arruffona. E’ come se penetrando lo spazio – tempo gli dei diventassero ubriachi.
Non passerà questa generazione che mi vedrete assiso alla destra di mio Padre o roba del genere.
Ma davanti ad un comando da colonne ardenti che deve fare il povero Natham?
Se la fa sotto ed esegue. Incontra Sabbetey Sevi e gli descrive la propria visione.
Quello l’ascolta sorridendo e risponde: “Ma no…ti sbagli…guarda che io queste visioni le ho già avute…sono pazziate, quisquilie e pinzillacchere…non ci casco più con le stronzate messianiche….” Ma Natham non molla: comincia a saltare come un pazzo, cade in trance, si sbrodola, saliva, sculetta, salta in aria come un saltimbanco e si fa venire quasi un coccolone.
Conclusione: il 31 maggio 1665 Sabbetey Sevi diventa il Messia ufficiale…altro che Gesù.
E’ cominciato tutto con il rock n’roll di Natham e ora il destino si compie. E ci si mette poco ad arrivare al “Io sono il Signore, vostro Dio, Sabbetey Sevi” come urla il Messia. Si parte: allacciare le cinture di sicurezza: l’hybris scatenata provoca la valanga della follia. Il mondo ebraico è in eruzione. Tutti impazziscono. Poi segue lo sfacelo e l’umiliazione: tutto crolla nella comica, scompigliata, scomposta apostasia.
Nel settembre del 1666, l’anno della bestia più mille, il Messia è condotto davanti al sultano.
E’ una riunione del Concilio privato. Il Sultano gli dice: “ Senti, cocco, o tu la smetti di pazziare e diventi musulmano o io ti faccio sbudellare…”
E il Messia se la fa sotto e diventa musulmano.
Come se Gesù fosse diventato pagano dopo il colloquio con Pilato.
Ma Natham non molla: si…ma…forse….ma….chissà…eccetera…eccetera…..e continua il suo
bookie – wookie e spiega ai confusi discepoli: “Sono le vie arcane del Messia…”.
Davanti all’incomprensibilità, all’assurdità del mondo ci sono sempre le vie strane di Jahvé Sav’aot o del Messia. E gira, gira la follia del mondo. Rotea il pulviscolo perso nell’immenso spazio. Ma attenzione alle visioni!
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Forse Severino intende l’eternità delle cose nel senso dell’eternità delle essenze, quando parla di Follia sembra parlare dell’oblio dell’essere e della differenza ontologica di cui parla Heidegger. Quando parla dello sguardo di destino che indica la strada della non – follia sembra parlare dell’heideggeriano invio destinale dell’essere, nella dimensione della Verità, che si manifesta nell’epoca del dominio tecnico come Gestell, Imposizione.
Ma la salvezza sta nel riconoscimento e nella consapevolezza di scoprirsi non dominatori ma dominati dalla volontà di dominio.
L’eternità degli essenti sembra riferirsi in Severino all’eternità delle essenze, la manipolabilità degli enti deriva dalla riduzione dell’essere all’ente, dell’essere all’essenza e all’esistenza.
Ma nell’età della tecnica tale riduzione si esplica nella riduzione dell’essere al volere che diventa valore, l’essere è ciò che si vuole e vale per quello che si vuole; il nostro fare sembra determinare le forme degli enti, sottoposti ad una continua violenta manipolazione, ridotti a fondo, riserva, ridotti al niente. Ma questo è il grande inganno, l’estrema Follia e sta qui la radice di ogni violenza: dimenticare l’eternità degli enti vuol dire (io interpreto così) dimenticare la necessità essenziale degli enti, dimenticare l’essere e la differenza ontologica tra l’essere e gli essenti che accadono nell’esistere, nel tempo, ma sono eterni nella loro essenza. Eterne sono le essenze, la totalità dell’essere è eterna, ma si esplica attraverso l’accadere delle essenze nell’esistere, nel tempo. La cosa, il ciò, appare e dispare, nasce e muore, ma non la sua essenza che è eterna, fuori dal tempo, impressa nel fotogramma della bobina dell’Essere. Questo forse intende Severino per eternità.
Scusa Zeno la mia confusione ma sto riprendendo ora in mano delle questioni metafisiche che per lungo tempo ho lasciato da parte essendomi dedicata in questi ultimi anni totalmente alla preghiera.
Tra tre giorni sarò a Londra: I shake with expectation….
Ines
9. Nickabocker Glory
12.5.2001.
Caro Zeno,
……Roma è piena di barboni senza casa e per fortuna non fa freddo. Mi sono sempre chiesta perché accumulano tanta mondezza, sacchetti, cartoni, cose inutili, rifiuti e se li trascinano faticosamente appresso. Fanno fatiche immani, salgono e scendono da autobus affollati, si spostano senza meta con il freddo, con il caldo, come tanti disperati, carichi di sacchi pieni di roba.
Sotto casa mia c’è un barbone mio amico, mi piace perché ha una cagna che ama come una figlia, la cura, la accudisce, non la sfrutta per l’elemosina come altri, ma divide tutto con lei. Lo ammiro perché nonostante la sua condizione di barbone, di disoccupato, senza casa, reietto sta lì con il suo cane e legge, fa piccoli lavori al bar, si preoccupa di altri barboni e di drogati che bazzicano da quelle parti. Ha in sé una dignità particolare, e il fatto di dargli dei soldi non mi imbarazza, né mi fa sentire una privilegiata, sono un’amica che lo aiuta con qualche spicciolo al giorno. Molti che chiedono l’elemosina sono privi di dignità, si annullano, e io non riesco a dare soldi: è orribile distruggere e rinunciare alla propria dignità umana anche quando si chiede aiuto in quel modo.
Alcuni sociologi hanno fatto una ricerca: la maggior parte dei barboni è gente laureata, con una vita alle spalle di studiosi, di intellettuali, di professioni importanti, come quelle di medici e di avvocati. Molti hanno una famiglia, una casa, dei soldi, ma stufi di tutto, o sopraffatti dal male di vivere, o da eventi traumatici, escono dalla propria vita, appendono la propria maschera al chiodo e se ne vanno dicendo: esco un attimo a comprare le sigarette, si siedono per strada e cominciano a vivere sul marciapiede; cercano il “loro buco” negli angoli riparati e reconditi della città e lì rimangono inebetiti, spettatori di un mondo di pazzi frenetici, che si fanno fagocitare la vita dai ritmi disumani della metropoli. Ma loro la vita la salvano così rinunciando a tutti i ruoli e a tutte le responsabilità che un certo tipo di vita impone. Loro, dopo aver abbandonato tutto, cominciano a vivere di niente, liberi, senza centro, senza punti di riferimento. Si, molti di loro sono pazzi, ma cos’è la pazzia. E’ più pazzo il barbone, o il povero impiegato nevrotico costretto ad attraversare tutti i giorni la città, il traffico, schiacciato nella metro o in un autobus per sopravvivere? A molti di loro si tenta di offrire un ricovero, una casa, ma loro la rifiutano la loro natura diventa quella, una natura di sradicati, di reietti, di emarginati senza casa. A volte la loro è una forma di ribellione ad una società che opprime, soffoca, distrugge la libertà individuale, impone dei ruoli che non si scelgono e la via di fuga diventa una: uscire dal mondo senza morire. Si abbandona la vita ma non si muore, la si frega così. Ma cosa portano in quegli enormi sacchi? Stracci, sacchetti, carta; risollevatisi dal un peso spirituale della loro vita, sembrano voler riprodurre le fatiche dalle quali loro sono voluti fuggire, con questo nuovo peso fisico di cose inutili o forse vogliono salvare i rifiuti per compassione (come mi hai detto fa il tuo Tribus) per il comune destino che sentono con le cose rigettate dal mondo. Mi fanno pensare, più che a pazzi, nonostante la loro disperata condizione, a delle persone illuminate, a dei santoni indiani, a degli Yoghi che hanno raggiunto, volenti o nolenti, uno stato nirvanico particolare, spogliandosi del proprio ego, del proprio corpo, della propria volontà. Forse sono loro i santoni delle moderne metropoli occidentali; e questo stato di illuminazione lo si può vedere nei loro occhi visionari carichi di dolore e nel loro sorriso inebetito dal vuoto interiore e dalla disperazione.
Ebbene, l’altra sera il barbone me lo sono portato a casa.
Non c’era nessuno. Papà e mamma erano partiti. Prima gli ho dato da mangiare, poi l’ho lavato e mentre l’asciugavo mi sono accorta che gli era venuto duro come una pietra. Allora, Zeno, mossa dalla compassione gli ho scosso l’arnese e l’ho fatto eiaculare…Meglio una sega….magari ha l’AIDS……
Irene
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Dio….questa ninfetta cosa combina….puro terrore. Troviamo una soluzione. Pensandoci bene.
Come si può sistemare l’Irene? Ci sono varie possibilità. Potremmo mandarla a battere in Belgio che permette, come l’Olanda, l’esistenza di vetrine sulla strada, ma proibisce bordelli, favoreggiamento e adescamento. Andrebbe benissimo anche ad Amsterdam. Esiste solo il problema di avere 18 anni, ma troveremo un bel documento falso. Ci sono dei bei distretti a luci rosse e se eleggono il padre a Bruxelles, potrebbe prostituirsi ma sentirsi, allo stesso tempo, vicina a casa e andarlo a trovare quando si sente troppo sola. In Italia non va: finirebbe rapita dagli albanesi.
Si potrebbe tentare di venderla alle mafie cinesi, russe o cecene. E in Austria? C’è l’obbligo della registrazione di esercizio, ma potrebbe battere sulle strade extraurbane. In Francia potrebbe andare: sarebbe protetta dai papponi. Il convivente non se la passa bene in quei luoghi. La potremmo impiegare in Spagna in uno dei grandi centri di sesso. Ma lei detesta la corrida.La potremmo vendere come una “segaiola specializzata” per vecchietti e barboni in Inghilterra. Qui la prostituzione non è reato, ma si porterebbe drogati e derelitti a casa. Non va. Svezia? Neanche a parlarne: proibisce l’affitto di case, lo sfruttamento e l’adescamento. Dimentichiamo l’Irlanda: lì arrestano tutti e la prostituzione è solo clandestina. Vendiamola ai Taliban. Grande idea la infiliamo in un bel bordello a Kabul, in quei luoghi ameni, mai sfiorati dalla guerra si troverebbe a suo agio.
E mentre sto pensando ad una sistemazione per la ninfetta – masturba – barboni, il mondo gira.
In Inghilterra i vegetariani sono aumentati quattro volte dal 1985. I vegetariani nel Regno Unito sono il 9%. Il 9% su una popolazione di 57.300.000 abitanti equivale a 5.157.000 persone.
E su 44.900.000 aventi diritto al voto equivale a 4.041.000 votanti. Ma attenzione: il 25% degli inglesi sta seriamente pensando a diventare vegetariano dopo l’olocausto animale provocato dall’epidemia del “Foot and Mouth”. E il 45% dei britannici ha deciso di ridurre il consumo di carne. In Germania su una popolazione di circa 80 milioni i vegetariani nell’ultimo anno sono passati dal 3% al 6%: quindi i vegetariani tedeschi sono circa cinque milioni. In America sono 50.000.000, in India oltre 120.000.000. Mentre Rutelli se la spassa con i cacciatori e sei miserabili deputati rendono nulla la legge contro i combattimenti dei cani, Blair si dichiara contro la caccia alla volpe e raccoglierà per questa sua scelta moltissimi voti. Ma come fa Ciampi a dire che non siamo un paese di merda quando a Montecitorio sei deputati delinquenti, sbracati sugli scanni del parlamento, hanno bloccato la legge contro i combattimenti dei cani? Ed ora questo popolo di merda, dopo averci rifilato Mussolini con voto e consensi oceanici, dopo averci elargito anni di dominio democristiano, dopo averci mollato Pella, Scelba, Tambroni, Leone, Fanfani, Rumor, Cossiga, Forlani, Moro, Andreotti, De Mita, Goria, Craxi, ora ci rifila il cavaliere, Bossi, Fini, gli ex picchiatori alla Gasparri e alla Storace oltre ai residui dell’orrore democristiano. Come fa a dire che non siamo un paese di merda quando il popolo del sud ha dato il potere a Bossi che lo considera un “Undermenschen”? Ma in quale altra nazione europea illustri inquisiti avrebbero mai vinto un’elezione? In quale democrazia europea sarebbe stato possibile presentare Dell’Utri e Previti per un’elezione? Ma Ciampi insiste: non bisogna definire merda questo popolo.
Ha ragione Montanelli quando dice che agli italiani andava bene Mussolini e andrà bene Berlusconi e che ora hanno il ciarlatano, il mentitore professionista che li prende per il culo e neanche se ne accorgono. E profetizza che ci sbatteranno il grugno. E io, invece, dico che quelli resteranno al potere per almeno un paio di legislature perché questo vuole il popolo sovrano: Vox populi vox dei.
Si fa per dire…
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13.5.2001
What makes me pause in this prism of time
Comes gently, haloed by its own quaint charm,
Like some pregnant cadence of flowing rhyme,
Which dissolves all pain, and gentles all harm.
Eternal is that which signal pause,
Unmoved by our world, unbound in our sight,
Moving to impress the source of its cause,
Its eye pursued by meaning’s fleeing light.
And in those moments all striving stands still,
The dark God lightens its earthly shading,
Its great webbing parting to ease its fill,
As light fills our lives to sooth our fading.
And here art feeds from life, and life from art,
Redeeming our days, till our souls depart.
John Mayor 1995
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Fa parte di una raccolta che mi aveva regalato John Mayor. Quando sono stata negli Stati Uniti, nel 1998 sono stata ospite a casa sua. Lui aveva 26 anni ed io 14. La madre aveva deciso di ospitarmi e all’inizio mi era particolarmente ostile. Poi siamo diventati amici. Sono diventata molto amica di John e di sua moglie che era svizzera. Lui insegnava letteratura francese a Vienna, era un contestatore della politica e della cultura dominante in America di quegli anni. Amava scrivere poesie, e ha poi deciso di pubblicare la sua raccolta. L’ho ritrovata a Osimo, con la sua dedica. Ora non li sento da molto tempo. Anche perché John ha lasciato la moglie e vive forse in Austria. Ogni tanto ricevo notizie da Mary che ora vive negli Stati Uniti. Ritrovare quel libretto mi ha fatto venire nostalgia e mi ha fatto ricordare bei momenti passati nella campagna americana. Il libretto di poesia che ha pubblicato a sue spese è fatto molto bene. E’ composto da poesie e quadri di un artista austriaco suo amico. Mi leggeva le poesie, aspettava che la madre uscisse di casa, mi faceva inginocchiare e poi me lo infilava in bocca. Tutti uguali i poeti. L’Assoluto e il cazzo.
Mi sentivo come una schiava e lui me lo spingeva in gola. Delle volte mi faceva male. La prima volta che l’ho fatto ho vomitato ma poi ci ho preso gusto. Il suo sperma aveva il sapore di fragole con gelato di vaniglia. Con te sono stata brava vero ?….Il tuo è amaro…sa di Fernet Branca al limone…
Irene
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E va bene….come disse la regina madre: fatti stò Fernet Branca al limone. Sodoma e Gomorra siamo precipitati nel centro dell’abominazione. Bruceremo nelle fiamme eterne trascinati da ninfette compassionevoli. Mentre Berlusconi trionfa in Italia e Fede sbrodola ed eiacula nella patta, una notizia notevole: le donne che scopano meglio in Italia sono le netturbine. Più sali la scala sociale e meno si gode. In soldoni per terremotati: più pensi e meno ami la nerchia e se sei una manager ambiziosa di Mediaset il pene non lo desideri. Lo dice L’ISPA e non si scherza. Le donne manager si fanno saltare sopra due volte al mese, ma le netturbine la concedono una volta al giorno. Scopare equivale a scopare: sembra logico. Altra scoperta: le donne amano soprattutto il fascino intellettuale.
Io ho una mia tesi. Secondo le mie umili esperienze le fasciste proletarie la concedono meglio di tutte. Io ho avuto una fascista con i capelli arancioni, che sembrava che avesse un mattone di gel in testa ed era notevole nella sua volgare concessione degli orifizi. Più sono ideologicamente mostruose e meglio la danno. E’ una legge della natura. Meno pensano e più amano il pene. Un discorso Zen: l’illuminazione si raggiunge bloccando l’intelletto. Fottuto maschilismo? No: realismo degenere. Ma il problema è il post-coitum con la tristezza sovrabbondante che ti prede e ti stringe la gola come un artiglio. Il problema è la gestione del “noli me tangere” l’orrore dell’essere toccato dopo le piacevoli oscenità. Magari la nazifascista desidera un po’ di tenerezza. E lì occorre una maestria, una grande arte per evitare le stucchevoli, zuccherate coccole. Il problema è restare ad ascoltarle dopo l’amplesso. Intellettualmente mi trovo meglio a discutere di filosofia con Orione. Il problema è farle tacere dopo l’orgasmo e quello è un problema immane.
Ma se le proletarie fasciste sanno darla in modo divino, ognuno ha le sue capacità, infatti, abbiamo una classe politica che ha doti grandiose per capire gli umori del popolo. Mentre il mondo intero prevedeva una vittoria del Cavaliere, il divino Mastella, contemplando l’acqua immota della piscina a forma di cozza, ci ha donato queste perle profetiche: “Un mese fa il mio almanacco prevedeva cose terribili per il centro sinistra. Oggi il mio naso politico (sic) una delle poche doti che mi viene riconosciuta (sic) mi dice, che la partita non è solo aperta, ma che clamorosamente volgerà a favore del centrosinistra.”.
Oh signore! Che delizia: l’oracolo di Ceppaloni pensava che il Sud avrebbe reagito alla presenza oscena di Bossi al governo. Non li conosce gli italiani, Mastella. Non ha capito che quelli che si agitavano sotto il balcone di Piazza Venezia erano gli stessi che applaudivano quando il puzzone veniva appeso per le gambe a Piazza Loreto. Il virus letale della Lega ci darà la vittoria, dice il profeta ulivista meridionale. Risultato: il Sud in massa offre le natiche a Berlusconi con l’eccezione della Basilicata. E’ una Caporetto totale. Uno sbraco epocale. La Sicilia concede tutti gli orifizi.
Il profeta perde a Benevento e crollano anche consorte e piscina – cozza a Ceppaloni. Un mare di rovine beneventiane. Se le cose non andranno, gli italiani cominceranno a mugugnare e poi regolarmente cambieranno bandiera. Certo quella squadra di merda di Moratti ha concesso al cavaliere un altro favore. Ha perso a San Siro 6-0 contro il Milan. Un record pre – elettorale. E la sinistra vorrebbe utilizzare Moratti. Pensate ad un grande manager americano che spende miliardi per assemblare una squadra di campioni che viene vergognosamente massacrata dal suo rivale storico in un derby. Lo manderebbero a raccogliere le cicche al mentolo in strada e le banane in Nicaragua. E il Milan del dinosauro Maldini prima delle elezioni ha regalato al cavaliere una vittoria grandiosa. Almeno vivendo in Inghilterra e inseguendo nazisti mi sono perso l’esultanza volgare di Fede, della signora Fini, di Storace e di Baget Bozzo. E se il Baget lo fanno papa siamo al completo.
E mentre Mastella contemplava l’acqua immota della piscina come una veggente le foglie del tè, ho incontrato Jason e gli ho chiesto delle spiegazioni riguardo la Sirofenicia.
Mi sfuggiva il senso delle briciole ai cagnolini. Gli ho chiesto: “ Ma che cavolo significa quando la donna dice: “Kurie, kai tà kunaria upokàto tes trapezes estiousin apò psicsion ton paidon.”
Signore i piccoli cani sotto la tavola mangiano le briciole dei fanciulli.
E lui ha risposto, sorridendo: “La donna fenicia è pagana ed essendo pagana viene dopo gli ebrei.
Questo è il significato del brano evangelico. Gesù attraversa vari territori e non raccoglie ovazioni.
E dopo vari miracoli si avvia in territori non ebraici. Quando la sirofenicia lo vede si getta ai suoi piedi perché crede nel suo potere taumaturgico. E’ sicura che il Cristo sia in grado di guarirle la figlia. Ma Gesù vuole dimostrare ai discepoli che gli ebrei vengono prima dei gentili nella visione messianica, anche se non si sono mostrati molto attenti alla sua predicazione. La donna dice che anche i cani ricevono briciole sotto il tavolo. E vuol dire che i gentili non devono attendere che tutti i figli di Sion abbiano mangiato per ricevere qualche frammento di luce.
Guarda…mi metto sotto il tavolo senza nulla pretendere e tu mi lasci avere qualche particella di luce che aiuterà mia figlia a guarire. E lui risponde: “Queste parole ti hanno salvata…”
“Ma perché tutta questa menata per curare quella povera bambina…era razzista? “
“Altri tempi e altri mondi…Zeno…” Jason mi ha battuto la mano su un braccio e, alzando le spalle, ha riso.
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14.5.2001
Sono tornata…La cosa che amo di più è tornare a casa a piedi di notte. Roma è la città più bella del mondo la notte, non ha rivali: le strade deserte, lo sbrilluccicare dei sampietrini irregolari, il rumore dei passi sul selciato, la sensazione di essere pedinati, o seguiti da qualche strana ombra, i colori ocra e gialli dei palazzi, le facciate delle chiese barocche illuminate da misteriosi giochi di luce e ombre, statue che diventano mostri notturni che si affacciano da tutti i lati. I gatti ti guardano, ti seguono, elemosinano qualche carezza. A volte qualche topo si affaccia temerario e ti taglia la strada, i gabbiani volano stranamente in cielo insonni e i loro gridi rompono il silenzio. La città degli uomini dorme, ma si sveglia la città dei monumenti, degli edifici, delle fontane, del rumore dell’acqua dei nasoni che rimbomba nei vicoli silenziosi, stretti e misteriosi, e si vive nella dimensione eterna di questa città matrona e cortigiana, santa e peccatrice. Fuori dal tempo, sembra di ritrovarsi in varie epoche, a seconda di dove ci si trovi a camminare. Io tornando a casa da Trastevere attraverso il medioevo – romano- seicentesco del ghetto, l’antica Roma ottocentesca di piazza Argentina, la piazza seicentesca di Campo dei fiori, guardo Giordano Bruno e proseguo, passo o dalla cinquecentesca Via Giulia fino a sbucare a Castel Sant’angelo dalla via Paola attraverso il Ponte con gli Angeli giganti, getto un’occhiata ammirata alla Cupola di San Pietro illuminata, e proseguo verso l’area dell’edilizia novecentesca e liberty di Piazza Cavour fino a Piazza Mazzini, oppure passo dal corso Rinascimento attraverso la suggestiva Piazza Navona e proseguo lungo il Tevere per vedere i ponti illuminati e l’acqua scura che scorre lenta e nella quale a volte si riflette una luna rossa. Intanto i passi rimbombano, cammino veloce, ci sono poche persone, l’aria è tiepida e ventilata. Respiro. Il corpo si rafforza, la mente si tempra. L’illuminazione delle strade calda e soffusa sembra essere emanata da antiche torce a olio. L’atmosfera assai suggestiva porta lontano nel tempo. Ho timore di qualche brutto incontro, ma mi sento padrona, ritrovo me stessa in questa camminata solitaria verso casa, arrivo al portone, apro, entro, il portone si chiude con uno schianto dietro le mie spalle guardo l’alta palma centenaria del cortile e salendo le scale penso: anche questa volta mi è andata bene…..
Mio padre ha vinto di misura e sta scompostamente esultando…..
Irene
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Un signore africano entra in un negozio di Londra e chiede “bush meat”: carne proveniente dalla giungla. Mobolaj Osakuade, proprietario di un bel negozio di Hackney, nel East End di Londra gli domanda: “Desidera una mano di scimpanzé o preferisce la testa? Per 5000 sterline le trovo un leone intero e se lo può cucinare allo spiedo con aglio e rosmarino. O preferisce solo la testa di un leone o di una tigre? Quella gliela vendo per il modico prezzo di 1000 sterline. Preferisce le zampe di un felino? Allora 500 sterline. Se invece desidera la coda di felini mi rovino….gliela do al prezzo stracciato di 400 sterline…”
Il signore Osakuade ha un’elegante fidanzata, si chiama Rosemary Kinnane e suggerisce una ricetta deliziosa: zuppa pepata di scimmia. Il distinto signore spiega che vuole preparare una cenetta speciale per suo zio, un famoso capo tribù e chiede la mano sinistra, il cuore e la testa di una scimmia. Osakuade risponde che una scimmia costa cara a causa delle difficoltà per l’importazione
e precisa: “Guardi che per un buon prezzo le posso anche aggiungere la testa di un uomo e quella di uno scimpanzé ”. Va bene risponde il distinto signore. Ma lasci perdere la testa umana e quella dello scimpanzè. Il signor Osakuade consegna una scimmia “pandolin” una di quelle che rischiano l’estinzione e che hanno occhi incredibilmente vivi. Ma il presunto nobile africano è un giornalista.
E i due fidanzati finiscono in tribunale ed in un mare di guai.
Ed io dovrei pormi il problema di accoppare dei mostri?
L’etica umana è incredibile. E’ paurosamente antropocentrica. E’ mostruosamente deviata. E’ convessa. Non ha solide basi, e si fonda unicamente su una volontà di potenza specista. Esempio: il buco di culo asportato dal Texas e trasferito nella Casa Bianca con le sue criminali scelte politiche distruggerà un grandissimo numero di esseri viventi. E Berlusconi lo segue.
Ma contano gli esseri viventi?
Ed è più innocente un agnello, una piccola foca o Eichmann?
E perché alcuni umani si agitano tanto per Timothy McVeigh, il bombarolo dell’Oklahoma, e non dicono una parola per le 200.000 piccole foche che sono condannate a morire nello stretto di Kola nel Mare Bianco?
Oltre alle 275.000 piccole creature che saranno massacrate a randellate dai canadesi, i biologi affermano che circa 200.000 piccole foche quest’anno moriranno di fame per gli sconvolgimenti climatici prodotti dalla specie folle che è egemone nel pianeta.
E io dovrei pormi il problema di eliminare assassini che hanno massacrato migliaia di innocenti?
Immaginate gli orsi torturati dai cinesi. Vivono sdraiati in gabbie anguste che ne impediscono il movimento, il corpo si riempie di piaghe. Hanno un catetere infilato nell’addome che succhia la loro bile senza sosta. Impazziti di dolore scuotono le gabbie, si strappano le viscere, cercano di uscire. Subentrano allora i guardiani che li immobilizzano con delle camicie di forza e con delle museruole metalliche. Sono esseri prigionieri di demoni nelle cosiddette fattorie della bile.
Ma chi può inventare una cosa così orrenda se non una specie degenerata?
Chi può guadagnarsi da vivere infilzando una cannula di ferro nella cistifellea di un orso se non dei demoni?
Chi può continuare a vivere nella luce del sole dopo un atto così infame se non dei demoni?
Chi può guadagnarsi da vivere estraendo 200 millimetri di bile da un orso se non dei demoni?
Chi può strappare a queste povere bestie i canini e recidere la prima falange anteriore e dopo averli imprigionati, chi può tormentarli con i cateteri se non dei demoni?
Chi può vendere teste di scimmie o di tigri, o un chilo di bile di un orso per 300 dollari se non dei demoni?
Che specie infernale può escogitare cose del genere se non una razza di demoni ?
Si. Io ucciderei l’inventore di un tale tormento, senza remore, senza patemi d’animo.
Lo fulminerei e mi sentirei bene per averlo fatto.
Se DIKE dicesse: uccidili, lo farei senza chiedere nulla. Gratis et amoris Dei.
C’è da mettersi in ginocchio davanti alla donna che sta liberando queste povere bestie e si chiama Jill Robinson.
Ed io mi dovrei preoccupare perché vivo massacrando mostri nazisti ed ustascia?
Ma via! Lo faccio con enorme piacere.
Però il giorno che mi prenderanno dovrò infilarmi una palla in testa perché uccidere un Eichmann è molto più serio che massacrare tre miliardi di animali.
E chi lo ha decretato?
Ma questa specie degenere creando un’etica a sua misura.
Inventandosi un Dio vetusto, in un buco di culo desertico del mondo, che agita e tormenta quattro pastori ignoranti e li fa sbavare dalla bocca emettendo grugniti e profezie.
Ed ancora: in Amazzonia distruggono in ogni anno un territorio grande come il Galles
E ogni ettaro di terra che distruggono contiene: 2 milioni di formiche, 363.000 kg di vegetali, 282.000 kg di vegetali morti 255.000 kg di radici, 255.000 kg di animali, 900.200 kg di vegetali e animali e tutte le specie possibili e immaginabili.
Chi autorizza questa specie derelitta a essere l’Himmler del globo terracqueo?
Chi?
Il loro Dio d’amore?
Chi?
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Oggi sono andato a papparmi un gelato con Destine in una caffetteria di Wimbledon Park, una grande casa di legno nel centro del parco che chiamano “The Pavilion”. Una signora gentilissima con i capelli bianchi ci ha servito e mentre, alacremente, ci leccavamo il gelato è apparsa una donna enorme con un marito piccolo e smilzo. E’ stata una scena grandiosa, oscillante tra Fantozzi e il miglior Fellini: l’omino si è avvicinato al banco e ha ordinato un “Banana Splits”: non l’avesse mai fatto! La cicciona si è sollevata come una furia, con tutti suoi 150 chili, è ha cominciato a inveire: “Noooo….noooo….not a Banana Splits a Nickabocker Glory!” . Il povero marito, surclassato da tanta potenza demoniaca, si è scusato: “ Sorry dear, I got confused…” E la mastodontica anglosassone: “The trouble with you, you never listen!” Non ascoltiamo mai: è vero! Che pazienza ci vuole con le donne, ho pensato. Però una cosa giusta l’ho fatta nella mia vita, oltre ad accoppare i mostri e fottermi le sedicenni: non mi sono mai sposato e non ho mai messo sventurati al mondo. Il disgraziato martoriato ha portato il Nickabocker Glory, un bicchiere pieno di strati di crema, gelato, frutta, noci da 80.000 calorie e si è assiso in un angolo con gli occhi ricolmi di angst. Che disgrazia immane sposarsi la cicciona e trascinarsela dietro per 30 anni fino alla conclusione dell’esistere sotto una lastra di arenaria! Io li giustifico coloro che sono tentati dal veleno per topi dopo decenni di umiliazioni e brutture. La morte diventa la liberazione agognata. La meta dell’anima. C’è un problema, però: forse il demiurgo Sav’aot, nella sua perfidia, avrà pensato a qualcosa di orrendo: come lasciarti la stessa moglie per tutta l’eternità. Già: ciò che è legato in terra è legato per l’eternità. Non lo ha detto il Cristogesù? Che concetto mostruoso: un “Eterno Ritorno dell’Uguale” con la grassona che si lecca eternamente un Nickabocker Glory . Oh Signore che indicibile abominio! Ridendo come una pazza, Destine si è allontanata portando con sé Orione e Plato. Orione mi ha guardato con occhi imploranti, come per dire: ma che mi fai portare via dall’inglese? Ho fatto finta di niente e gli ho gridato: “Cinque minuti Orione!”
Lui mi ha guardato disperato e ha seguito Destine, come se fosse l’ultimo giorno della sua vita. Intanto la cicciona per evitare qualsiasi bisbiglio comunicativo con il povero omino – che mai l’ascolta – si è immersa nella lettura del Sun. E siamo all’incomunicabilità bergmaniana: nessuno più parla e nessuno più ascolta.
Pensai: Ecco l’Occidente nella sua arcana essenza: una leccata di Nickabocker Glory durante la lettura del Sun. Ecco l’Occidente – che vomita dal suo nucleo essenziale, l’America, 5.40 tonnellate di carbon dioxide per persona contro lo 0. 09 di un nigeriano, – mentre indulge nella sua incontrollabile ingordigia e affina la sua mente con gli appassionanti articoli del “gutter press”.
Ecco l’Occidente deforme – siamo ormai quasi a un miliardo di obesi – con il suo junk food e i suoi giornali di merda mentre rigurgita sul mondo il proprio veleno. Basta guardare uno schema dell’emissione di CO2 per persona, e paragonare il veleno esalato da un americano a quello effuso da un etiopico per rendersi conto chi è il vero terrorista su questo triste pianeta.
Mi sono piegato su me stesso e ho pensato al sogno di ieri mattina.
Ero nella casa di mia nonna, Patrizia Udesi, la riconoscevo per le strane riproduzioni appese alla parete che rendevano quell’abitazione misteriosa e, da bambino, mi spaventavano da morire. La casa era buia e stavo salendo le scale, con Irene seminuda, verso la parte alta dell’appartamento che aveva zone sconosciute, da me molto temute. Mi sembrava di capire, nel sogno – che la parte alta della casa era stregata. Improvvisamente sono rimasto solo e ho visto volare verso me un meraviglioso uccello di luce e di fuoco, di una luminosità sfaldante, dai mille colori, trasparente, di bellezza inaudita. Ero stravolto: il volatile luminoso si è avvicinato e l’ho toccato, non bruciava. Ho chiamato Irene e le ho detto: c’è un uccello di fuoco e per non farlo fuggire l’ho chiuso nel corridoio buio. Vedevo, però, che il volatile luminoso cominciava a consumarsi nella tenebra, a bruciarsi paradossalmente d’oscuro. Si, la tenebra, stranamente, lo inceneriva. Allora, impaurito l’ho lasciato libero nella stanza luminosa. L’uccello volava felice, ma Irene non giungeva e il sogno è finito.
Ci ho pensato: la casa sono io e l’uccello è l’anima. Sono fermamente convinto che il mio inconscio mi ha informato che nelle parti alte di me stesso, nello spazio coscienzale c’è un uccello di fuoco. Un’anima. Un sogno così bello non l’avevo mai fatto!
Ho pensato alla vecchia casa di mia nonna, che nel sogno rappresentava me stesso, e ho rivisto nitidamente le riproduzioni appese alle pareti. La sua religiosità morbosa, che si manifestava attraverso i soggetti delle rappresentazioni, si trasmise più tardi a mio padre che, dopo l’abbandono di mia madre, precipitò in un abisso cinereo, semilefevriano.
Da bambino, spesso, dormivo in quella casa in una stanza ove una luce opaca gettava i suoi riverberi su una riproduzione del San Giusto di Rubens. Come abbiano potuto lasciare dormire un bambino impressionabile con un simile orrore (di grande valenza artistica) è un imperscrutabile mistero. Rivedo San Giusto – decapitato dai romani, con la testa tagliata come un povero agnello, per non aver rivelato il nascondiglio di suoi due amici, che alcuni dicono siano stati suo padre e suo zio. La stranezza del dipinto è che il giovane santo parla attraverso una testa cadaverica che tiene tra le mani, e sta pregando i due uomini sbalorditi – un vecchio viandante e un aitante giovane – di seppellire il suo corpo e di portare il capo troncato a sua madre. L’episodio si svolge presso un rudere sotto un cielo nuvoloso in uno scenario ricolmo di angst e, secondo il Martyrologium Romanum avviene, durante il regno di Diocleziano, tra Beauvais e Senlis in un luogo chiamato Saint Juste – en – Chaussèe.
Devo ammettere che addormentarmi, a sette anni, con la testa parlante era uno sforzo inaudito, e se penso che c’era anche L’Ultima comunione di San Giuseppe Calasanz di Goya appesa alla parete mi vengono ancora i brividi. Giuseppe Calasanz canonizzato nel 1767 e premiato con una bella statua a San Pietro penzolava nell’oscuro corridoio cullato dalla tenebra. Povero Goya, l’uomo dei Caprichios, dei devastanti ritratti di Carlo IV e la sua famiglia, della Maya Desnuda, dei Disastri della Guerra, il pittore de Il Sonno della Ragione, si era dovuto cimentare (immagino “obtorto collo”) con la rappresentazione funerea del santo di Peralta de la Sal, mentre, moribondo, riceveva l’ultima comunione da un prelato barbuto e gobbo circondato da ragazzini mortalmente annoiati e preti dai volti opachi e tristi con gli occhi ricolmi di innominabili vizi.
E’ il 1819 quando Goya dipinge il funereo fondatore dell’ordine degli Scolopi; nello stesso anno, il pittore, acquista una casa, nella periferia di Madrid, che decora con dipinti di spaventosa potenza. Il genio del pittore si dispiega nelle incredibili scene delle streghe e del Sabba: una grandezza tenebrosa, demonica si effonde dal suo sentire. Il mondo diventa abitato dalle presenze della notte e la luce sembra svanire sotto l’impeto travolgente del male. Quello che mi dava gli incubi era il volto cadaverico di Calasanz: il santo sembrava che da un momento all’altro esalasse l’ultimo respiro. Il mio terrore, mentre cercavo di addormentarmi, consisteva nella possibilità che queste figure si staccassero dai quadri e mi visitassero nella notte. E sarebbe stato un autentico pericolo per il mio piccolo deretano – me ne rendo conto solo adesso – perché i preti che aleggiavano intorno al santo spagnolo furono più tardi accusati di pedofilia. I suoi Scolopi educarono moltissimi bambini, tra i quali Goya, Haydn, Bruckner, Hugo e Mendel, ma nel 1646, Innocenzo X, chiuse l’ordine. La ragione ufficiale fu il proliferare di intrighi politici e inammissibili simpatie per Galileo, ma in effetti si trattava di impetuosa pedofilia: niente di nuovo tra le volte del Tempio, in quel luogo ameno i piccoli deretani sono esposti a tremendi pericoli.
Un’altra delle riproduzioni della casa, che è sempre rimasta nella mia mente per la sua misteriosità, era appesa nella stanza di mio nonno – che era un liberale – laico fortemente critico del tenebroso cattolicesimo di mia nonna – ed era una riproduzione di un dipinto di Edward Hopper, il pittore della solitudine immersa nella banalità del quotidiano, che, prima di morire, aveva dipinto una scena di grandiosa e stregata ambiguità. Più tardi, quando cominciai a trafficare in arte contemporanea, studiai con attenzione il soggetto. Il quadro s’intitola “I commedianti”. Da uno sfondo blu scuro due figure – che ricordano vagamente Pierrot e Colombina – si affacciano, anzi si stagliano, su un palcoscenico – che fa pensare allo scenario del mondo – e salutano, inchinandosi lievemente, un invisibile pubblico. I due artisti fanno pensare agli essenti, che si manifestano brevemente nell’esistere fugace e rapidamente svaniscono; e rappresentano, secondo il mio sentire, lo svanire dei viventi nel non essere dopo la fugace commedia della vita. Mio nonno, che amava smodatamente Edward Hopper, diceva che non c’era stato pittore più grande dell’americano nel rappresentare la solitudine disperata dell’Homo Urbanus.
Anch’io ho molto ammirato Hopper e i suoi personaggi – apparentemente normali, ma in effetti disperati – che frequentano desolati bar notturni per calmare la loro angoscia, che è poi il richiamo della voce silenziosa della morte che scaturisce dalla propria alienazione.
Ho spessissimo sfogliato il grande libro con le riproduzioni di Hopper che mio nonno aveva acquistato a Denver, durante uno dei suoi viaggi. Ricordo le strane, stregate immagini, immerse nel silenzio di House by the Railroad, Girlie Show, Cape Cod Morning, Sun in Empty Room e Solitary Figure in a Theatre, Hotel Window. Il pittore di Nyack esprime in quei quadri un profondo senso metafisico, utilizzando uno stile realista, senza ricorrere agli stratagemmi pittorici di De Chirico o di Carrà; e per me l’impatto è più profondamente metafisico di quello dei due pittori italiani. Per esempio Sea Watcher da un senso di una tale profonda deiezione che deborda nell’ultraterreno.
I due personaggi, che ricordano Hopper stesso e la moglie, sembrano trafissi da un angst
indicibile, e immersi in uno scenario di completa normalità – la classica vacanza al mare – danno l’idea della devastazione, attraverso la noia, della coppia; un tema che ritorna con furore con Excursion into philosophy, dove la tristitia post coito si manifesta letale tra le ombre pomeridiane.
Nei Comedians, Edward Hopper presenta se stesso e sua moglie – con la quale convisse per 43 anni – mentre, timidamente, procedono verso un’impercettibile platea per raccogliere l’applauso finale. Il pittore sembra accompagnare per mano la consorte verso l’ignoto, rappresentato dall’invisibilità degli spettatori e avanzare – dalle falde del nulla rappresentate dall’oscuro del background – verso qualcosa o qualcuno che dovrebbe approvare o disapprovare la commedia della loro vita, per poi lasciarli ritornare nell’oscuro abissale che si manifesta come cupo sfondo che minaccia di inghiottirli. La moglie – che Hopper sposò giovanissima quando lui aveva ormai 41 anni e che il pittore accompagna – quasi timorosamente – verso il giudizio della platea immersa nell’oscuro – si chiama Jo Nivison -; e se l’americano è un uomo silenzioso e schivo, la consorte è un torrente in piena di diari, interviste e opinioni. E’ un’edera divorante avviluppata intorno al metafisico sentire del marito. Nel 1965 Hopper conclude The Comedians – il suo ultimo dipinto, il 366mo, e nel maggio del 1967 si spegne procedendo verso l’oscuro originario dello scenario. Sarà seguito, dopo nove mesi, dall’edera Jo che non lo molla per l’eternità: un amaro destino.
Anche nel Hotel Window un’anziana signora, raccolta nella normalità di un albergo all’imbrunire scruta dalla finestra l’incedere dell’oscuro. Il nulla avanza attraverso le aperture del quotidiano.
Mentre così riflettevo, la cicciona col Nickabocker Glory, dopo aver ignominiosamente slinguazzato 80.000 calorie e accartocciato il Sun, con l’eterno articolo della Spice Girl di Beckham (un altro disgraziato anglosassone afflitto da un matrimonio letale) si è pesantemente sollevata, e, senza dire una parola, è vacillata verso l’uscita del Pavilon. L’omino si è subito
alzato è l’ha seguita disperato. All’altezza del mio tavolo Nickabocker Glory, come se mi leggesse nel pensiero, mi ha fulminato con un’occhiata di selvaggia malizia simile allo sguardo di Medusa riflesso nello scudo di Perseo istanti prima che l’eroe le recida la testa. Subito dopo è passato l’omino; io ho sorriso e lui, piacevolmente sorpreso, ha risposto con un timido ghigno. Mi è venuta la voglia di abbracciarlo e dirgli: “ Ciccio bello c’è ancora speranza! Si: nella morte; quando il nulla giungerà – come dice l’Apostolo: simile a un ladro nella notte – la tua cicciona svanirà nella pattumiera del tempo e tu sarai finalmente liberato”. E ho pensato che se Nickabocker Glory fosse stata una kapò di Treblinka l’avrei potuta anche silenziosamente eliminare – e l’avrei fatto gratis – ma dal momento che era una belva ma non un’assassina, questo non potevo farlo. Che tristezza – ho pensato – magari il Demiurgo ha preparato per il povero omino un lembo di cielo ove dovrà soggiornare eternamente con il suo Nickabocker Glory.
Il Demiurgo? Già: se è vero quello che dicono che anche le piante soffrono non c’è veramente più speranza. Questo pianeta è l’inferno. Ho letto che alcuni scienziati sostengono che le piante hanno una reazione di panico nel momento del trapasso e che, nell’attimo del loro perire, emettano un grido doloroso simile a una scossa elettrica da basso voltaggio. Quindi, noi, che non mangiamo carne, forse compiamo scempi terribili verso le piante. Forse, per ogni foglia di basilico che strappiamo la pianta piange disperata. Gli scienziati dicono anche che le piante emettono sostanze repellenti per difendersi dai predatori. Che dire? Questo è un universo cannibalesco. E prima se ne esce e meglio è, almeno che non si faccia la scelta del Bodhisattva e si rinunci al Nirvana fino alla liberazione dell’ultimo essente. E ci mettiamo anche le piante tra gli essenti. Anche Maometto, che se ne strafotte dei cani, ha detto che non bisogna tagliare alberi. Che mondo! Luigino mi diceva sempre: è vero che crescono i vegetariani nella terra; è vero quello che dicono gli scienziati che nel 2050 ci saranno più vegetariani di carnivori, ma un fatto rimane: come afferma la World Bank il consumo pro capite della carne crescerà del 50 per cento entro il 2020. Che paradosso: crescita esponenziale dei vegetariani nel mondo e crescita spropositata del mercato della carne. Risultato? Un corto circuito con la nascita del terrorismo ecologico – animalista. Altro che ALF e liberazione dei visoni! E sarà roba alla Bin Laden! E pienamente giustificata. La nuova coscienza reagirà col terrore quando non potrà più sopportare l’abominio del sangue innocente. E l’ha predetto anche il povero Hawkin (autentica vittima di una moglie violenta – come l’omino di Nickabocker Glory). Intanto, i polli nel pianeta sono già il doppio degli umani. Nel mondo ci sono un miliardo e 300 milioni di maiali e oltre un miliardo e 800 milioni di pecore e capre che consumano il cibo che gli umani producono e che sfamerebbe gran parte degli abitanti della terra. La domanda eccessiva di carne sta distruggendo la foresta amazzonica: in un anno 10.000 miglia quadrate sono andati in fumo a causa della oscena richiesta di carne; dal 1990 al 2002 il bestiame è raddoppiato, e ho letto che ci sono, in questo momento, nella foresta amazzonica deforestata 57 milioni di capi. Così la nostra evoluzione – che si dispiega in un ventaglio di 2 milioni e 500 mila anni – continua a produrre i suoi Nickabocker Glory, che tutto divorano, che sono più vuoti di statue di plastica e che, se paragonati spiritualmente al tempo di Buddha, sembrano nanerottoli dannati. Questa specie sciagurata – che distrugge gorilla e delfini – annienta le specie a un ritmo cento volte maggiore del processo naturale, esalando i micidiali veleni che scaturiscono dal mantenimento dei suoi immondi, demonici formicai.
Ha ragione Guido Ceronetti quando scrive che “l’uomo cancerifica il pianeta con la sua presenza in eccesso e la sua attività di delirio, coi suoi pensieri criminali e con la sua impossibilità
di amare al di là di quel che più strettamente gli somiglia….” E Albert Caraco, lo spiega ancora meglio e scrive nel Breviario del Caos : “gli uomini si sono diffusi nell’universo come una lebbra e più si moltiplicano e più lo snaturano… Le nostre città sono incubi, i loro abitanti diventano simili alle termiti, tutto ciò che si edifica è di una bruttezza mostruosa… a ogni passo la vita è offesa, l’orecchio è assordato e l’olfatto messo a dura prova, presto ci chiederemo a che serve l’ordine?” E si augura che la terra si liberi e si curi da questa specie – lebbra.
Io Caraco lo diffonderei nelle scuole, ma molti non sono d’accordo. Loro preferiscono leccarsi i
Nickabocker Glory e massacrare i poveri mariti.
10. La desolazione dell’abominazione
“L’altro giorno” disse Ines “sono stata ad un convegno su Jankelevitch, un filosofo, musicologo e fenomenologo…”
“E che significa?”
“E’ un filosofo che si è occupato anche di fenomenologia della musica…soprattutto dei simbolisti francesi come Debussy, Satie…Ravel…e si è interessato delle correnti teosofiche russe che hanno influenzato parte della produzione musicale decadentista…”
“Ah….ecco…ora è chiaro…”
“Sono arrivata al centro culturale francese a piazza Campitelli e ho incontrato Gustavo. L’ho riconosciuto subito: bruno, alto, gentile, mite. Anche lui mi ha riconosciuto subito. Abbiamo scambiato poche parole. Mi ha raccontato della vostra frequentazione d’estate nella tua casa a Gubbio, mi ha detto che si sta occupando di musicologia e filosofia…”
“Quisquilia e sbrodola…”
“Mi ha detto…peccato che Zeno si è ritirato in Inghilterra. Mi ha raccontato come vi siete conosciuti e come l’hai incontrato…”
“In una notte di tempesta…”
“Dopodiché mi sono dovuta sorbire tre ore di pippate, cicciate, coccoricate, pazziate, pinzillacchere e quisquilie su Jankelevitch. Il che non sarebbe stato male se a tenere la seduta non fossero state tre smutandate: due francesi e un’italiana, una era estremamente montata…e nella filosofia ci vuole grande umiltà. Odio le smutandate che fanno le professorine di filosofia…”
“Dovrebbero caciottare, smutandare o battere e non filosofeggiare…”.
“In questi posti e in quelle bocche la filosofia muore. Il povero Gustavo ha tenuto umilmente la sua esposizione seminariale sul concetto di biologismo musicale in Jankelevitch…”
“Scusa…ma chi cazzo è Jankelevitch ?”
“Era un vitalista come Bergson, ma non solo, è il tipico filosofo degli anni post-bellici, che si colloca nella corrente esistenzialista – fenomenologica e strutturalista, ma la vuole superare…Le tematiche da lui trattate sono appunto il rapporto con l’alterità, con la morte, con le situazioni limite che pongono di fronte al paradosso e all’enigmaticità dell’Essere, e tematiche legate alla riflessione sulle atrocità della guerra, lo sterminio degli ebrei…lavora in concomitanza a Levinas…”
“Ah…ora è tutto chiaro…”
“Gustavo è stato il migliore…la migliore esposizione…lui è sprecato nel mondo accademico. Oltre alle smutandate c’era pure un cicciobombo musicologo che coordina le sue tesi.…”
“Si sparano seghe mentali a vicenda…”
“La filosofia vive solo tra i filosofi e tra chi la vive attraverso la letteratura e la poesia…lo sto scoprendo con te…”
“Hai trovato la persona sbagliata…”
“La filosofia è un mezzo, non è un fine. Quando è fine a sé stessa si annienta, si svuota.
Debbo dire che alla Gregoriana i seminari in cui si discutevano temi e argomenti filosofici erano momenti di filosofia abbastanza vivi, nonostante si stesse nell’accademia, ma lì la ricerca è particolare, e poi il fine era l’esercizio della filosofia sistematica.”
“Ma i gesuiti ti toccavano?”
“I seminaristi ci provavano, ma i gesuiti no. Loro si fanno fare un’operazione che toglie gli istinti maschili. Sii serio…ascoltami…dai…Si prendevano delle categorie di pensiero e si scandagliavano in tutte le maniere nell’intero percorso della storia del pensiero filosofico. Lo sforzo era imparare a usare gli strumenti filosofici, tutte quelle quisquilie avevano questo fine.”
“Quisquiliavano e scaciottavano anche i gesuiti…”
“Già…quando il convegno finalmente è finito. Anche le smutandate hanno preso di corsa le loro carte e le loro borse perché non ne potevano più, e il cicciobombo ha chiuso allungando la minestra…”
“Una ribollita…il paese dei convegni del cazzo…”
“Ho salutato Gustavo di corsa, mi ha detto di scrivergli, mi manderà i pezzi di Nietzsche. Gli ho detto che ci tieni a sentirlo, e lui mi ha detto che anche lui ci tiene, ma che tu non hai risposto alla sua lunga lettera su Nietzsche, e c’è rimasto male.”
“Era una pippata. Anche quello che accoppa le povere pecore in Inghilterra ha tirato fuori Nietzsche. Senza leggerlo non ce la farebbe ad ammazzare le pecore…dimmi tu…”
“Gli ho detto dell’Inter e si è messo a ridere.…”
“C’è poco da ridere…..è tragico: un club…in mano agli imbecilli…”
“Ha detto di non cantare vittoria la Juve vincerà…”
“Diocristo fammi toccare il testicolo sinistro…”
“Un ragazzo molto dolce, solitario, quando ti avvicini ti accoglie umilmente, da lontano assume atteggiamenti un poco altezzosi. Aspira a diventare un professore…si vede…”
“Che tristezza i professori di filosofia…con una luminosa eccezione: Eugenio che di filosofia non vuol sentir parlare…e da lui andrai oggi….cara….sono impegnato per un lavoretto…
devo trattare tre quadri: un Marden, un Kolar e un Motherwell…parecchi miliardi…”
Dopo aver rifilato l’immonda balla all’ignara fanciulla e dopo aver baciato Orione sul muso mentre si faceva accarezzare la trippa dalla suora mostrandogli il minuto pipino dissi: “Cocca…stasera mi racconti quello che é accaduto nel convento…ok?”
*****
Heidi mi raggiunse mentre oscillavo con curiosità davanti alla tomba policroma di John Gower,
forse il primo grande poeta inglese. John se la dormiva beato nella sua tomba technicolor assopito sui suoi libri. I piedi erano appoggiati su un grazioso leone, che sembrava un barboncino e gli faceva la guardia. Eravamo nella cattedrale di Southwalk.
“Le dona quella parrucca bionda, cara, sembra Marylin Monroe…”.
“Sto emergendo da un autentico incubo….ho indirizzi e punti di riferimento…ma ieri sera c’è stato un incontro….da sbudellarsi dalle risate e vomitare allo stesso tempo ….c’era un suo connazionale, un romano…”
“Marco Fiori?”
“Lo sapeva?”
“Sono informato….e che ha detto?”
“Le solite cose incresciose….dice che stanno infiltrando gli stadi….che stanno portando la violenza purificatrice negli stadi…lo sa che c’era uno del Ku Klax Kan?”
“E ti pareva non possono mai mancare…”.
“Guardi che bella tomba piena di colori ….il vecchio Gower…”.
“Bella….dove mi porta oggi…”
“Mentre lei narra le faccio vedere delle cose carine…una simbiosi di orrido e di dilettevole…
è mai stata a Saint Paul?”
“No…”
“Io detesto Saint Paul….ma è un obbligo vederlo….procediamo…allora Fiori?”
*****
Abrogazione delle leggi abortiste, famiglia come fulcro della crescita demografica per
superare l’espansione dei musulmani e creare una razza italica;
blocco delle immigrazioni ;
rivendicazione di uno stato forte con un unico partito al potere;
ricostituzione delle corporazioni che imponevano l’iscrizione obbligatoria di dirigenti e
dipendenti in un unico organismo, per abolire la conflittualità.
La soluzione dei problemi è demandata allo Stato imprenditore;
uscita dalla democrazia formale;
l’Italia è proclamata eletta dal cielo all’impero radioso sull’umanità……
*****
A Saint Paul la Monroe mi spiegò che c’era un signore con un immenso riporto – una specie di monumento peloso edificato sul calvo cranio che risaliva dalla nuca creando una frangia ondulata sulla fronte – che l’aveva menata sugli ebrei per tutta la sera. Parlava con un forte accento cockney e leggeva una serie di citazioni. Ad un certo punto Fiori per non essere da meno passò in giro un opuscolo tradotto in pessimo inglese.
Eravamo davanti alla tomba del settimo presidente della Royal Accademy, Lord Leighton, consolato nell’oscurità della morte da due bronzee, celestiali fanciulle, una delle quali teneva in mano un omino, come una fatina un elfo, che sembrava un piccolo David di Michelangelo. L’altra, con due sode tettine, stava accovacciata presso il lato sinistro della tomba e forse rappresentava la pittura.
Dissi: “Siamo aggrediti dalle tette. Siamo sovrastati dalle vostre nudità. Non ci si capisce più niente.
Ovunque vado sono sopraffatto da seni gloriosi. Devo dire che li adoro quando sono abbondanti ma anche queste piccole dure meraviglie piramidali di carne – bronzo fanno effetto…come fa un essere di misera, tremebonda carne a resisterle….lo spirito è forte ma la carne…eh la carne è proprio uno sfascime…uno si sbraca e si sbrodola…”
“Vuol vedere le mie?”
“Lo sa che la DIKE non scherza su queste cose…certo che le vorrei vedere…e poi oggi ha questo delizioso profumo…profumo di mammole…oh Gesù, è il profumo di Padre Pio…”
“Blasfemo e spiritoso…ma è sposato lei?”
“Mi scusi….ho veramente l’aria del fesso?”
“E non ha un’amante?”
“No…sono disperatamente solo….sono sfortunato con le donne…”.
Davanti al Gordon disteso nel bronzeo sonno, una delle espressioni più bieche dell’imperialismo anglosassone, meditai su dove conduce la fama. C’erano generali pomposamente presenti nelle loro fattezze di pietra. Erano nulla, cenere, erano vaga memoria, e restavano lì esposti per essere protetti dal nulla. Erano menzogne di pietra vivente e il mausoleo di Wellington era qualcosa di pomposamente osceno.
Chiesi: “Che ha detto quel deficiente di Fiori?”
“Ha sfoderato Washington, Napoleone e Martin Lutero…” rispose.
*****
“Anti-semitismo” è una parola di cui si abusa molto nei media informativi, educazionali e ricreativi di oggi, sotto controllo giudaico. L’amara ironia è che le molteplici depredazioni e atrocità ebraiche contro gli arabi mostrano che gli ebrei sono i maggiori anti-semiti del mondo. Lungo la storia dell’umanità, l’ebreo ha usato il suo potere monetario per spossessare e perseguitare tutte le altre etnie; eppure lo vediamo continuamente pretendere di essere lui ad essere “spossessato” e “perseguitato”. Si potrebbe anche dire che il comportamento ebraico è a rigor di termini psicotico, piuttosto che parassitario e predatorio. Gli ebrei accusano quelli di noi – noi “Gentili” o “bestiame” – che descrivono le loro attività in termini non disgustosamente adulatori, di essere “odiatori” e “intolleranti”…se avete avuto a che fare con i figli di Satana, sappiate allora che non siete soli, e vogliate gradire le illustri schiere di “intolleranti” e di “odiatori” i cui nomi risuonano negli annali della storia…
Essi [gli ebrei] lavorano più efficacemente contro di noi delle armate nemiche. Essi sono cento volte più pericolosi per le nostre libertà e per la grande causa in cui siamo impegnati … Ciò di cui dobbiamo biasimarci più di tutto è che ogni stato, già da tempo, non li ha messi alle strette in quanto flagelli della società e più grandi nemici che abbiamo per la felicità dell’America.
George Washington
E’ impossibile migliorare il carattere degli ebrei argomentando con loro. Per loro devono essere
stabilite speciali leggi esclusive…
Napoleone Bonaparte
Essi sono i veri bugiardi e segugi da sangue, che non solo hanno pervertito e falsificato le intere Scritture dall’inizio alla fine senza cessare con le loro interpretazioni…Non vi è popolo sotto il sole più avido di loro, di quanto siano mai stati e sempre saranno, come si può vedere dalla loro esecranda usura. Essi si consolano pensando che quando il loro Messia verrà, raccoglierà tutto l’oro e l’argento del mondo e lo dividerà tra di loro. I principi e le autorità siedono e sonnecchiano a bocca aperta lasciando che gli ebrei prendano…Quindi sappiate, miei cari cristiani, che oltre al diavolo voi non avete nemico più amaro, più velenoso, più veemente che un vero ebreo che desideri sinceramente di essere ebreo. E’ tutto in accordo col giudizio di Cristo il fatto che essi siano velenosi, sgradevoli, vendicativi e malvagi serpenti, assassini e figli dei diavoli che uccidono e infliggono ferite furtivamente poiché non possono farlo apertamente.
Martin Lutero
*****
Entrammo nel British Museum: una meraviglia. C’era una piazza con facciate neoclassiche coperta da una immensa cupola di vetro. Era stata fortemente criticata ma io la trovavo bellissima. Colonnati ionici, portali grandiosi in simbiosi con una grande cupola di vetro, cuciti con una grande tela trasparente di ferro e di vetro. Un grande spazio pieno di luce.
Condussi Heidi a vedere la mostra di Cleopatra VII, quella che si pappò Cesare e Marcantonio, ma toppò con Ottaviano. Davanti al busto marmoreo di Tolomeo XII, il papà della gran troia, Marylin disse: “Esistono siti neofascisti con vere e proprie liste nere di personaggi di sinistra definiti le “zecche” da debellare. Esistono siti grazie ai quali è possibile imparare a fabbricare ordigni veri e propri, uno dei più noti è Der kleiner Sprengmeister…Il piccolo bombarolo. Resta il fatto che oggi è semplicemente impossibile impedire la pubblicazione “on line” di siti di questo tipo…”
“Con questi finirà male….è un cancro che mai sarà estirpato…ci sono pure i nazi – maoisti…ma se l’immagina un orrore del genere ?”
“Secondo i dati forniti da Heinz Fromm – che è il presidente dei servizi segreti della Repubblica Federale – in un’intervista rilasciata a Limes nello speciale “I signori della rete”, i siti tedeschi di matrice neonazista, antisemita e razzista che erano solo 32, nel 1996, oggi sarebbero circa 800. E’ l’inizio del delirio…”.
“E non si fermano più…..la desolazione dell’abominazione…”
“Sa cosa dicono i suoi connazionali delle Brigate Rosse? Aspetti che glielo leggo è troppo forte:
“La “Stella a cinque punte”….se rovesciata…diventa il simbolo dell’animalità degli istinti immondi; in essa, così rovesciata, si può inscrivere la testa di un becco (la testa del Baphomet). Il massone Jules Doinel, fondatore e vescovo della “Chiesa Gnostica”, nel suo libro Lucifero smascherato è ancora più esplicito: “La Stella fiammeggiante è Lucifero stesso”. Questa è la stessa stella che compariva sullo stemma dell’ex PCI ed è sempre la stessa che compare, oggi, sullo stemma del PDS! La Stella a cinque punte, quindi, è il sigillo della Massoneria e il marchio della Bestia (Satana); in altre parole, la Stella a cinque punte simboleggia la prima “tappa nella via del male”: quella che individua “l’uomo indipendente dai rimorsi della sua coscienza e dal timor di Dio”; “l’Uomo senza Dio”, “l’UomoDio”, cioè “l’Uomo satanizzato”!
“Ah ah ah…brillanti…..non c’è che dire…..la follia ha un suo fascino…..però la presenza del KKK deve essere stata deliziosa…..scommetto che dicono che non hanno nulla contro i negri…”
*****
….Tra le (cosiddette) falsità a proposito del KKK: spicca questa: “Il Klan odia i neri.”
È una menzogna e i mezzi di comunicazione liberali lo sanno! Noi pensiamo che tutti abbiano il diritto di essere fieri della propria razza, il che vuol dire che anche i bianchi hanno il diritto di essere fieri di essere tali. Quindi pensiamo che le politiche anti-bianchi dovrebbero essere abbandonate e che le persone dovrebbero essere assunte, promosse e ricevere borse di studio in base alle proprie capacità e non perché ci fanno pena o perché la loro pelle è di un colore “politicamente corretto”’. Questa frase riassume bene l’atteggiamento assunto dal Klan in questi ultimi decenni. Dopo i linciaggi pubblici dei volontari per i diritti civili negli anni Sessanta e i pestaggi e gli omicidi degli attivisti politici nei Settanta, il KKK si è dato almeno in parte una ripulita, presentando al paese una doppia facciata: da una parte – nei talk-show e nei raduni – viene manifestato lo spirito southern e redneck (insomma: razzista, bigotto e iperconservatore) del Klan, dall’altra viene proposto al pubblico – in molti siti Internet e pubblicazioni cartacee ufficiali – un volto moderato e quasi buonista della confraternita, attribuendo gli eccessi del passato a estremismi in buona fede o addirittura a una strategia della tensione messa in atto dai “ben noti radicali di New York e di Hollywood”. La pagina è stata messa in rete dalla Chiesa dei Cavalieri Americani del Ku Klux Klan, sezione del Texas, una delle molte associazioni che fanno riferimento al Klan e tra le più attive in quest’opera di maquillage dei buoni vecchi cavalieri incappucciati…
*****
“Scusi….ma lei ci ride?”.
“E che vuol fare…? E’ comico….ma se la gente crede nei lucertoloni bevitori di sangue tutto può accettare…io potrei fondare una nuova religione….domani….su sei miliardi di mortali vuole che non trovo 50.000 persone che credono nelle mie stronzate?”
“Questi non credono ai lucertoloni ma al nuovo Ordine: The New World Order…”
“Pensi un po’ c’è gente che pensa che Bush, Nixon e Kissinger sacrificano bambini a Moloch in un posto chiamato Bohemian Grove nel nord della California…”
“Chi lo dice?”
“Un paranoico che si chiama Jon Ronson…roba alla “Eyes wide shut”…..ricorda il pezzo della danza satanica con tutte quelle splendide fanciulle?”
“Certo….con quella stranissima musica…”
“Esatto….questo folle dice che Bush, politici, banchieri, capitalisti, generali si ritrovano insieme per un evento satanico e sacrificano bimbi a Moloch….cosa vuole che le dica….Ronson è popolarissimo…”.
Eravamo davanti alla statua di basalto nero del prete di Hor, ci spostammo verso quella di
Pahemert, governatore di Tanis, durante il regno di Cleopatra.
“Certo…fuori di testa sono…..ascolti questo: “falce e martello sono entrambi simboli massonici, presenti nel “quadro di loggia” già nel primo grado di iniziazione, quello di “apprendista”, in forma separata di martello e falce di luna. Altro che alleanza tra operai e contadini! Il martello…simboleggia il potere e la forza con lo stesso significato del pugno chiuso. La falce, invece è l’emblema della filosofia, intesa come surrogato assoluto alla religione. Il simbolo della “falce e martello” nel suo significato di perversione sessuale…”
“Ah…ah…ah…é un simbolo fallico….scusi il francesimo: la falce è un autentico cazzo…però…che intuizione geniale!”.
“No…non rida….ascolti: “Si può desumere dall’interpretazione sulla natura dell’uomo della leggenda di Hiram illustrata da Mons. Meurin 26: questo simbolo non è altro che l’insieme delle lettere “G” e “T”, rispettivamente simbolo della “copula tra uomo e donna” e del “culto del fallo”, capovolte e fra loro incrociate, e stilizzate sotto le forme di una falce e di un martello per rendere irriconoscibile il loro significato scabroso e immondo! Ecco lo stesso significato presentato, ancora, a chiare lettere: “La lettera “G” significa Generazione, cioè i simboli e gli atti dei culti fallici dell’antichità, l’umanità scesa nel fango, nel regno inferiore della scimmia che reputa sua antenata; donde la soppressione della vita soprannaturale…il comunismo è il figlio della Rivoluzione francese; il figlio della setta satanica degli “Illuminati” e, quindi, del satanismo massonico, ossia di quella Massoneria…”
“Sublime! Quante cose si scoprono….eh la cultura…signora mia…”
C’era un Cesare austero e segaligno, una bella testa di Serapis e una statua della regina, anche in basalto nero, con tette e ventre solidi.
“Dio…che ha combinato questa troia con quel monte di Venere…”
“Deve essere stata in gamba…”.
“Guardi l’aspide che le morde il capezzolo…beato lui…”
“Ma lei ha una fissa con le tette…”
“Sono i frantumi, le briciole….i frammenti residuali del cattolicesimo…”
*****
“…La nostra è un’istituzione fondata sulla Cavalleria, l’Umanità, la Pietà e il Patriottismo. Incarnati in essa vi sono il genio e i principi di condotta cavalleresca, nobili sentimenti, generosa umanità e scopi patriottici. Il Ku Klux Klan lavora per ricostruire la nostra società in sfacelo sulle basi della fede, dell’onore, del dovere, del coraggio e della fratellanza. Siamo un movimento dinamico di crociati con una prospettiva storica mondiale, alla ricerca della creazione di un Ordine Bianco Cristiano sulla terra”. Ma non basta: “L’America è una nazione razzialmente coesa e il suo successo è costruito sull’unicità razziale. È Bianca ed Europea per leggi, istituzioni, valori e religione. L’America è stata costruita tra persone che condividono un legame comune di sangue, mente, cuore e progenitura. In questi ultimi anni le menzogne dei mescolatori di razze e dei radicali hanno astutamente indotto l’America a credere che due popoli possano occupare lo stesso luogo restando in armonia. La storia ci insegna che in questi casi nascono i conflitti razziali, che proseguono finché un gruppo riesca a dominare l’altro o finché i due gruppi si fondano in uno solo, distruggendo così le differenze peculiari che Dio aveva creato per ciascun gruppo.” E per concludere: “Quindi la maggiore vocazione del nostro movimento è quella di assicurare la preservazione, la protezione e l’avanzamento della Razza Bianca e di arricchire la nostra razza spiritualmente, moralmente e materialmente. Dobbiamo cominciare a ristabilire l’ordine nei luoghi in cui viviamo e lavoriamo. Il Ku Klux Klan si sta preparando per il disordine ormai prossimo che metterà alla prova la sopravvivenza stessa della Razza Bianca e degli ideali Bianchi Cristiani. Noi siamo la nuova Elite dell’antico sangue promesso, gli uomini e le donne della Razza e dell’Onore…”
*****
Ci avviammo verso l’ala occidentale che conteneva le metopi del Partenone.
Attraversammo l’area del monumento di Xanthos, popolato da ninfe e Nereidi e occupato da una massa di giapponesi sbracati sulle panche. Uno spettacolo disgustoso. Ho sempre pensato, a differenza della stragrande maggioranza degli umani, che siamo una specie deforme. Basta contemplare, con un certo distacco, un bus pieno di turisti giapponesi per arrivare a questa conclusione. I turisti ti danno la dimensione giusta della tua specie. Osserva i tedeschi o gli italiani all’estero. Osserva gli inglesi quando visitano la Costa Brava, con le loro pance ricolme di birra. Il turista dà la dimensione giusta del vuoto, del nulla e dell’orrore. Siamo fisicamente ripugnanti con qualche eccezione luminosa. E sicuramente lo saranno stati anche i greci che ci hanno rifilato la menzogna dei corpi bellissimi. E poi offendiamo gli dei nel dar loro corpi umani. E’ un atto di hybris sfrontata. Ryszard Kapucscinski nel suo “Ombre nel sole”, un libro magnifico sulla guerra dei poveri in Liberia, descrive una stanza piena di scarafaggi giganti. Tutta la stanza è invasa da questi insetti grandi come tartarughe. Quando lo scrittore arriva gli scarafaggi fuggono terrorizzati e si raccolgono tremebondi in un angolo. Kapucscinski spiega: “chiaramente gli scarafaggi mi consideravano una creatura brutta, eccezionalmente ripugnante.”
“Sa Zeno….le rievocazioni storiche non sono però diffuse tra i siti americani, la maggior parte dei contenuti ha un altro tenore: ci si occupa di aborto, difesa della razza dalla “contaminazione”, educazione dei figli, consigli per gli acquisti. Alcune pagine, come la sezione femminile di Stormfront, rischiano persino di risultare divertenti perché promuovono una sorta di attivismo ideologico a misura di casalinga…”
“Le casalinghe ariane…”
“Già, dicono che la lotta politica non va abbandonata quando si impugna il carrello della spesa, anzi è bene ricordarsi di essere ariane prima di mettere mano al portafogli…”.
“Al portafogli ariano?”
“Già…ascolti: “Molti produttori pagano un rabbino ebreo per certificare i prodotti come adatti al consumo kosher. Ciò include articoli alimentari e non, e i costi sono caricati sul consumatore, ebreo o meno. Pensiamo che i consumatori non ebrei non debbano essere obbligati a pagare i costi di dettami religiosi ebraici. Buona parte del pubblico non è consapevole di questo costo aggiuntivo…
È importante fare caso ai simboli kosher, e dovremmo evitare i prodotti con questi simboli…”
“Ameno e dilettevole…”.
“In questi casi l’ideologia neonazista sembra aver inglobato le campagne di difesa dei diritti del consumatore a una scelta consapevole dei beni da acquistare. Il sito di Natalie Aka Priscus conduce una campagna antiabortista, e fornisce gli ultimi dati sulla crescita demografica prendendo in considerazione il territorio californiano, dove nell’anno 2005 i bianchi costituiranno il 39% della popolazione, i latino-americani il 40%, gli asiatici il 14% e i neri il 6%. Conclusione: “Come fanno le autorità a dire che siamo paranoici? ….Come possono dire che la razza bianca non corre il rischio di essere sopraffatta dai non-bianchi?”
“Sprofonderemo in un tragico meticciato universale ecumenico…”
“I gruppi di donne di estrema destra sembrano comunque interessati a far sentire la propria voce. Più rare sono le pagine private nate dall’iniziativa spontanea di una singola donna. La presenza maggiormente attestata è negli Stati Uniti, dove la quantità permette di esaminare prodotti diversificati. Per esempio, NSkingirls, dotato di croce celtica in rosa, è dedicato a Eva Braun e alla sua storia con Hitler. L’immagine di Hitler nell’angolo destro dell’ homepage è un po’ più grande di quella centrale di Eva. Il motto suona: “dietro a ogni grande uomo c’è sempre una grande donna”
“Appunto: sempre dietro…”
“Si… ma non mi faccia ridere…”.
“E poi c’è un pezzo sul diario di Anna Frank…”
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…il Diario di Anna Frank è un falso: renderemo come esempio Il diario di Anna Frank che é da tutti ormai considerato uno dei testi più commoventi ed elevati della letteratura prodotta durante la Seconda Guerra Mondiale. Edito per la prima volta nel 1947 é subito diventato un libro culto per milioni di giovani, ai quali viene insegnato, attraverso le pagine di tale Diario, il modo “corretto” di interpretare, anzi di accettare la realtà “storica” sull’Olocausto, che la storiografia ufficiale ci propone, o meglio, ci impone da almeno cinquanta anni. Ma Il diario di Anna Frank ha soprattutto un’immensa importanza psicologica, perché fa si che ogni persona, condizionata dall’esistenza della “testimonianza” resaci da Anna Frank, accetti la verità dell’Olocausto come un dato di fatto, della cui autenticità sono tutti ciecamente convinti, e ciò perché essendo detto Diario stato scritto da un’adolescente, é al di fuori di ogni sospetto. In questo modo a nessuno verrebbe in mente di negare l’Olocausto, perché dovrebbe negare l’autenticità del Diario. Gli storici sterminazionisti ritengono che Il diario di Anna Frank sia un testo che aiuta a rivivere i momenti più tragici della Storia dell’umanità, e che, soprattutto, serve a scongiurare che l’Olocausto possa riaccadere….
*****
Eravamo sotto la metope XXIX: un centauro semi calvo lottava, armoniosamente, contro un Lepido. Procedemmo verso la processione delle Panatenee di Fidia.
Salutammo cordialmente Demetra, Persefone e Bacco.
Dissi: “Secondo me, cara….Elgin fece bene a portare via i fregi del Partenone….ci facevano le case con i frammenti di marmo…”
All’altezza dei grandi guardiani di Khorsabad, con testa umana e corpo di leone, chiesi:
“Le va un bel un bel cappuccino?”
“Con piacere…”
“E Fiori, my dear, non l’ha menata con la Resistenza?”.
“E le pare…ha citato un brano di Massimo Fini…”
“Lo conosco quel brano. Lo sa, Heidi, Fini non dice cose sbagliate…il popolo era con Mussolini…. Benito non era un lestofante che aveva preso il potere con un golpe…francamente detesto il revisionismo storico di destra…. però la verità è che il popolo diede il consenso sia a Mussolini che a Hitler….Il popolo erano con loro….la Germania in maniera totale e peccaminosa…certo i fascisti strumentalizzano quello che Fini dichiara…”
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“….Non mi ha mai convinto la festa del 25 aprile, la Festa della Liberazione, non tanto e non solo perché divide il Paese in buoni e cattivi, causa ancor oggi, come tutti possono vedere, di catacombali risse fra antifascisti e anticomunisti, ma perché ha ingenerato il pericoloso e non innocente equivoco che l’Italia si sia riscattata in libertà dalla dittatura e dall’occupazione nazista in virtù della Resistenza e della lotta partigiana e non grazie alle truppe anglo americane. Storia deformata. Nell’ambito di quel grandioso e tragico evento che fu la seconda Guerra mondiale, la Resistenza fu un fatto marginale, che riscattò moralmente solo quelle poche migliaia di uomini e di donne che vi presero parte. Non il popolo italiano che aveva aderito compatto al Fascismo, e anche all’abominio delle leggi razziali, che lo abbandonò quando cadde e che poi stette alla finestra per vedere chi vinceva la partita, salvo scatenarsi, dopo il 25 aprile, nel più bestiale dei modi con lo scempio di piazzale Loreto. Il libretto. Questa è la verità della nostra Storia recente. La retorica, di cui abbiamo visto in questi giorni un gran dispiego, certo è un’altra cosa, ma la retorica, come avvertiva Alberto Savinio in un preveggente libretto del 1943, Sorte dell’Europa, “è un male endemico del nostro paese, è il male che inquina la nostra vita, la nostra politica, la nostra letteratura, è una delle cause principali, se non addirittura la principale, delle nostre sciagure”.
E in quel prezioso libretto, che dipendesse da me farei distribuire nelle scuole al posto di tanti manuali di retorica della Resistenza e dell’Antifascismo, Savinio scriveva anche: “Il nostro territorio non siamo stati noi a liberarcelo ma altri ce lo hanno liberato, la nostra libertà di opinioni non ce la siamo conquistata noi ma altri ce l’hanno data”.
Doppia pietà. Io ho il massimo rispetto per i partigiani che si batterono e anche morirono per un’idea di libertà, ma ho altrettale rispetto per i ragazzi che, in nome di altri valori, l’onore e la lealtà, andarono a morire per Salò, ingannati e traditi da Mussolini che, dopo tanta retorica sulla bella morte fu pescato a fuggire travestito da soldato tedesco. Le ritirate. Tutto secondo l’ignobile tradizione dell’armiamoci e partite che è tutta interna alla storia di viltà della classe dirigente italiana, dalla borghesia che si squaglia nelle retrovie, maledicendo i fanti – contadini che a Caporetto si erano stufati di immolarsi alla tattica omicida dell’attacco frontale del generale Cadorna (si legga La rivolta dei santi maledetti di Curzio Malaparte), al Re e Badoglio che abbandonano Roma in balia dei tedeschi, all’editore Gian Giacomo Feltrinelli, a Toni Negri, ad Aldo Moro che dalla sua prigione scrive le lettere che scrive, ad Adriano Sofri, a Bettino Craxi che scappa negando la legittimità delle istituzioni di un Paese di cui pur era stato Presidente del Consiglio e però pretendendo di essere considerato esule, martire ed eroe, fino al comportamento tenuto, in prigione e fuori, da quasi tutti i ladri eccellenti di Tangentopoli.
Guerra perduta. La retorica non è mai innocente. Quella della Resistenza ha consentito agli italiani di far finta di aver vinto una guerra che invece avevano perso, e nel peggiore dei modi, e quindi di non fare i conti con se stessi fino in fondo, a differenza dei tedeschi e dei giapponesi. Da questo voluto equivoco sono nati molti guai, molte sciagure per dirla ancora con Savinio, che hanno successivamente funestato la storia del nostro Paese, compreso il terrorismo e quel suo ritorno di cui oggi tanto si parla, con la consueta retorica….”
La Falsa Retorica del 25 aprile di Massimo Fini
*****
“Lo sa che gli alleati registravano segretamente le conversazioni degli ufficiali tedeschi prigionieri?”
“E che dicevano i tedeschi?”
“Il vice ammiraglio Utke chiede all’ammiraglio Engel se crede alle storie dell’olocausto.
E l’alto ufficiale risponde: Certo che ci credo….Lo sapevo da molto tempo.
A Polsen un uomo mi spiegò come uccideva gli ebrei….ed io gli chiesi: uccidi anche i bambini ?
E lui: certo non sono mica un vigliacco io…se non lo faccio io lo dovrà fare mio figlio….
No – continua Engel – io sapevo tutto….e il tedesco medio sa tutto….Non ha sentito come era il campo di concentramento visto da fuori? La gente doveva correre davanti allo Standartenfuerer…
Era semplicemente il limite estremo….e si sorprendono che sono odiati…ma via!”
“I tedeschi sapevano….anche se immagino che parte della gerarchia non conosceva i dettagli….
“Dove l’ha letto?”
“L’Observer di domenica…..un SS dice: Grieser mi ha detto che il caffè che beve mi è costato 32.000 donne ebree….” “E dove finirono?” Chiede Utke incuriosito. “Nell’inceneritore probabilmente…” risponde. E il registratore registra risolini.”
“Spesso ho pensato che un’atomica su Berlino non sarebbe stata male…”
“Per nulla…ma poi la nube tossica si sarebbe spostata verso l’Inghilterra o la Francia…. Altro che le lacrime per Dresden….una bella lichtung atomica…e poi dopo anni un bello stato Ebraico nel cuore della Germania…”
“Ma la storia più istruttiva è quella narrata da un tenente. Un SS suo amico organizza una cena.
O un party. Non ricordo con esattezza. Organizzano una bella partita di caccia. Fucili carichi sono sui tavoli. Che cacciamo ragazzi? Ma questi 30 fottuti ebrei….guardali….ognuno di noi si sceglie il suo ebreo…e pum! Caccia al coniglio!”
“Orrore innominabile….che nazione…”
“Un altro chiede: ma che hanno fatto ai bambini?”
“E un altro risponde: presero piccoli di tre anni per i capelli e li sospesero su una fossa e poi li uccisero con un colpo di pistola e li lasciarono cadere nell’umida terra scavata…”
“E mai un segno di pietà?”
“Si…raramente…. un generale, mi pare Schaefer dice: non siamo più legati al Führer. Dopo questi orrori non c’è più lealtà. Ti si drizzano i capelli ascoltando. Se la Germania è distrutta è solo giustizia….nulla di più…”
“E invece questi hanno ricominciato…”.
“Perché il verme non muore…il male ce l’abbiamo dentro…”.
“E hanno ricominciato come se nulla fosse. Le lascio questi fogli li legga, ci vediamo tra poco, le faccio pervenire una nota: ci vediamo all’ora stabilita al museo di Londra….mi interessa…avrò i nomi degli assassini, i loro indirizzi e gli indirizzi delle scuole ove vanno i figli…”
“Lo faccia…ma ricordi che occorre poco….bisogna portarli in un luogo dove ci si possa parlare…
Lei pensi al piccolo sospeso sulla fossa…”
“Vederli morire sarà un grande piacere…”.
“Com’è drastica lei…piano….relax…”
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…..Lo Zyklon e le camere di disinfestazione tedesche . L’insetticida Zyklon è stato brevettato nel 1924. Esso è ancora utilizzato per disinfestare i silos, i battelli…ma anche per gassare le tane delle volpi (nel quadro della lotta contro la rabbia). Durante la seconda guerra mondiale è stato utilizzato in molti campi di concentramento, compresi quelli in cui nessuno storico situa in camere a gas, e altrove per scopi di disinfestazione. Queste disposizioni operative erano state presentate a Norimberga come documento di accusa sotto il contrassegno NI-9912, quando invece ogni osservatore attento avrebbe dovuto notare che le indicazioni che esse davano sulle particolarità dello Zyklon contraddicevano palesemente gli assertori della gassazione in massa di esseri umani…
L’Olocausto allo scanner di Jürgen GRAF
11. La mannaia di Chuang Tzu
In breve: l’olocausto se lo sono inventati i giudei e l’élite segreta dei lucertoloni.
Procedetti verso il padiglione Orientale. Cercavo come un disperato il mio amato Lohan.
Alla fine dopo un lungo vagare lo trovai. Era al centro di una di piattaforma lignea ed era grande come un monaco in carne e ossa. Lo trovai assiso centralmente tra una deità taoista della dinastia Ming e un Budai, il Buddha che segue Shakyamuni, e trascende l’orrore del mondo con la sua squillante risata. Il Lohan cinese era una scultura di ceramica piena di grandezza e dignità.
Anni fa lo visitavo spesso. Mi sedevo davanti al santo fino a quando non lo vedevo respirare. Mi guardava con intensa serenità. I suoi occhi semichiusi erano come un rimprovero. Aveva una tunica verde sotto un manto di uno strano colore rossastro che ricordava un plaid scozzese. Era l’immagine stessa della sobrietà. Un capolavoro cinese della dinastia Liao – Jin che durò dal 907 al 1125. Sedersi immobili davanti a quel serio e frugale Lohan mi faceva riflettere. Era come se mi dicesse: ma che fai? Perdi tempo a uccidere. E non vedi che per il sesso ti discioglie in mille rivoli. Vivi male, Zeno.
L’altro giorno mentre stavo montando Ines da dietro con passione inusitata vidi un’immagine riflessa nello specchio: era l’immagine di un Bodhisattva appesa alla parete. Mi guardava sorridendo. Dovetti muovermi per non incrociare quello sguardo. Vidi anche il mio volto riflesso ed acceso dalla passione ed ebbi vergogna. Mi facevo schifo. E’ tutto qui? Mi chiesi.
Ora, il Lohan mi fissava e mi calmava. Sembrava che dicesse: non uccidere.
Ed io rispondevo: con il culo su una pedana non cambi il mondo.
E lui diceva: neanche massacrando idioti lo cambi.
Ed io dicevo: come si poteva affrontare Hitler con le chiappe sui cuscini?
E lui rispondeva: cos’è la morte e la schiavitù davanti alla grande liberazione.
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…..La cifra mitica di sei milioni di ebrei assassinati è apparsa fino dal 1942 nella propaganda sionista. Nahum Goldmann, futuro presidente del Congresso mondiale ebraico annunciava il 9
maggio 1942 che, di 8 milioni di ebrei che si trovavano in potere di Hitler, da 2 a 3 milioni solamente sopravvivevano (Martin Gilbert, Auschwitz und die Alliierten, C.H. Beck, 1982, p. 44). In seguito le statistiche demografiche sono state manipolate fino a che la cifra desiderata non fosse raggiunta, almeno approssimativamente. Per far questo gli storiografi conformisti procedono come segue: dopo l’occupazione dell’Italia da parte dei tedeschi, Primo Levi si unì ai partigiani. Fu fatto prigioniero ed inviato a lavorare ad Auschwitz. Malgrado fosse ebreo e partigiano, egli è sopravvissuto e ha scritto dopo la sua liberazione il libro “Se questo è un uomo”.
L’ebreo austriaco e socialista di sinistra, Benedict Kautsky, avrebbe dovuto trovare cento volte la morte. Egli passò sette anni nei campi: Dachau, Buchenwald, Auschwitz e ancora Buchenwald. Egli ha scritto dopo la guerra la sua opera Teufel und Verdammte (Zurich, 1946). Sua madre ottuagenaria morì a Birkenau nel dicembre 1944. Otto Frank e le sue figlie Anne e Margot sono sopravvissuti ad Auschwitz. Anne e Margot furono trasferite a Belsen, dove morirono di tifo all’inizio dell’anno 1945. Otto Frank è morto in Svizzera in età avanzata.
Se i nazisti avessero voluto sterminare gli ebrei, come mai 600.000 di essi hanno potuto sopravvivere ai campi tedeschi? Fra la conferenza di Wannsee, nella quale si dice sia stato deciso lo sterminio, e la fine della guerra, i tedeschi avevano avuto tre anni e tre mesi per compiere la loro opera….
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E cos’è un Lohan? Un Lohan è un Arahat .
Cos’è un Arahat? Un Arahat è un mortale che si è liberato dall’orrore perenne dei desideri e liberandosi dal desiderio è fuoriuscito dalla ruota vorticosa della vita e dal ciclo miserando delle miriadi di reincarnazioni. In breve è un mortale che ha raggiunto l’illuminazione.
E cos’è un Bodhisattva? Un Bodhisattva è un essere vivente illuminato che ha raggiunto la sfera finale della liberazione. Ma non è un santo che cerca, egoisticamente, la salvezza individuale. E’ un essere che sceglie di aiutare tutte le altre creature verso l’illuminazione e la liberazione dal ciclo delle rinascite. E’ un essere che attraversa il territorio del Samsara innumerevoli volte per aiutare gli esseri sofferenti. E cosa deve fare un Bodhisattva per raggiungere l’illuminazione?
Deve: rispettare la disciplina monastica. Evitare l’hybris. Mai incazzarsi. Scansare l’invidia come la peste. Non essere mai geloso. Non essere attaccato a cose materiali. Essere compassionevole e distaccato. Liberare tutti, ripeto, tutti gli esseri dalla sofferenza. Mantenersi fermo nella vera legge.
Il Bodhisattva rinuncia alla liberazione finale fino a quando l’ultimo essere vivente non abbia raggiunto il Nirvana.
Il Lohan respirava mentre lo guardavo. Sorrisi e gli dissi: sono andato oltre l’oltre. Ma in un senso secolare. Pensai: forse tutto è luce. Poi presi i fogli e lessi.
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“…Leuchter partì per la Polonia nel febbraio 1988 in compagnia di sua moglie Carolyn, del cameraman Jurgen Neumann, del disegnatore Howard Miller e dell’interprete di polacco Tjudar Rudolph, per sottoporre ad un esame minuzioso le pretese camere a gas di Auschwitz-I, di
Auschwitz-Birkenau e di Majdanek……L’impossibilità tecnica delle pretese gassazioni e incinerazioni di massa aveva colpito ricercatori come Felderer e Faurisson già dagli anni settanta. Ma, per offrire concrete argomentazioni a confutazione delle teorie sterminazioniste, occorreva uno specialista di camere a gas. Le conclusioni di Leuchter furono inequivocabili: in nessuno dei tre campi vi erano state camere a gas destinate allo sterminio di esseri umani. Le sole vere camere a gas esistite erano state le camere di disinfestazione destinate allo sterminio dei pidocchi……
…..La dimostrazione di Leuchter si basava su tre punti:
1. Le «camere a gas» non erano state costruite per uccidere esseri umani e comunque per questo uso non avrebbero mai potuto funzionare. Esse non erano stagne, di modo che il gas mortale
avrebbe continuato ad espandersi all’esterno. Mancavano meccanismi di diffusione del gas, così come dispositivi capaci di riscaldare le camere. Infine, gli impianti d’aerazione che vi si trovavano erano insufficienti. La ventilazione della «camera a gas» del Krema I, per esempio, non era assicurata che da un lucernario; il gas si sarebbe immediatamente sparso raggiungendo l’infermeria delle SS, situata di fronte alla «camera a gas», uccidendo pazienti e medici. Si può supporre che sarebbe ristagnata nelle camere per una settimana, dopo ogni gassazione, una quantità di Zyklon sufficiente per spedire all’altro mondo chiunque fosse entrato. Le maschere antigas non avrebbero offerto sufficiente protezione. Le «camere a gas» erano in realtà degli obitori. Quella del Krema fu trasformata più tardi in rifugio antiaereo.
2. I forni crematori esistenti, d’altra parte, non avrebbero potuto bruciare che una minima frazione delle pretese vittime e le «fosse d’incinerazione» erano pura fantasia.
3. Leuchter e la sua équipe hanno prelevato dei campioni di calcina sia dalle «camere a gas» che da una camera di disinfestazione. Bisogna sapere che [in virtù del legame tra lo ione Cn con gli atomi di ferro del calcestruzzo] il cianuro permane nella calcina e nei mattoni per secoli sotto forma di
insolubile ferrocianuro. Mentre il campione prelevato nella camera di disinfestazione presentava ancora, dopo 44 anni, un tenore di cianuro piuttosto elevato, le tracce di cianuro presenti nei campioni prelevati nelle «camere a gas» erano infime, persino nulle. Che si siano trovati tali residui in qualche campione si spiega, secondo Leuchter, col fatto che questi locali erano stati disinfestati una o più volte. Bisogna dire tuttavia che Germar Rudolf, in un’opera recente (Gutachten
über die Bildung und Nachweisbarkeit von Cyanidverbindungen in den «Gaskammern» von Auschwitz, Media World, Box 62, Uckfield, E. Sussex, 1993) propone un’altra spiegazione: si tratta di un fenomeno chimico naturale. In una fattoria della Baviera sono stati rilevati residui di cianuro più abbondanti che nelle pretese camere a gas di Birkenau (G. Rudolf, op. cit., pp. 85 e 93).
A ulteriore garanzia la prova del cianuro non è stata effettuata da Leuchter, ma da un dottore in chimica, di nome James Roth, che non aveva alcuna idea della provenienza dei campioni.
Se il rapporto Leuchter fosse stato confutabile, gli sterminazionisti avrebbero immediatamente ingaggiato i migliori chimici ed ingegneri col compito di realizzare una controperizia. Ma nessun chimico e nessun ingegnere hanno effettuato una tale controperizia….
Il Rapporto Leuchter
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Ecco la risposta: fenomeno chimico naturale…
Kapucinsky scrive in “Ombra del sole”: un uomo arriva nel 1821 in un luogo che diventerà Monrovia, la capitale della Liberia. Punta una pistola contro la tempia di un capo tribù locale
e per quattro moschetti e uno scatolone di quisquilie perlacee compra un pezzo di terra.
Gli americani vogliono trasferire i loro schiavi in Africa e ristabilirli nelle loro terre d’origine.
Dopo l’acquisto della terra, dal continente americano arrivano navi piene di schiavi liberati che raggiungono la terra promessa. Quando sorge la Repubblica di Liberia, nel 1847, questa minoranza di schiavi liberati costituisce una esigua parte della popolazione di quella terra. Sono e resteranno circa l’1% della totalità degli abitanti. Gli schiavi liberati non saranno mai più di 20.000.
Erano tornati nella loro Palestina pieni di speranza, si erano allontanati dall’abominio bianco.
Avevano evitato la morte dell’olocausto nero. Una nuova vita cominciava. Ma l’uomo è quello che è. I nuovi schiavi liberati conoscevano un unico tipo di rapporto: l’oscena relazione tra padrone e schiavo. Così questa esigua élite di nuovi arrivati si erge come razza padrona del nuovo territorio.
Abbiamo: da una parte la piccola minoranza egemonica degli ex – schiavi, dall’altra i proprietari autentici della terra che diventano, agli occhi dei nuovi padroni, una massa barbarica e superstiziosa. Disgusting niggers. Negri disgustosi. Proprio così: il primo apartheid lo fanno i neri d’America, creando un nuovo stato a macchia di leopardo con varie “homelands” come faranno più tardi i razzisti bianchi di Pretoria: gli Afrikaners. Ma come era possibile per la nuova élite definirsi padrona se entrambi i gruppi erano neri? Come era possibile definirsi signora se era del colore dei suoi schiavi? Provare con la varechina, come farà più tardi Michael Jackson, non era consigliabile, allora il gruppo egemone escogitò un’altra soluzione: i nuovi arrivati si vestirono da padroni, come i bianchi con guanti e bombette, e le donne si conciarono come bianche scimmiette vittoriane mostrando un assortimento svariato di parrucche, di sottovesti merlettate, soffocanti busti, cappellini piumati di ogni genere e di tutte le coglionerie alla moda occidentali. E così definirono la differenza e la legittimità della razza padrona. E logicamente tutto l’osceno armamentario dell’apartheid venne fuori. Tutto lo scialbo orrore del dominio si manifestò.
Non bisogna sposarsi con quei sporchi negri. Non bisogna lasciare giocare i nostri piccoli con quei pagani, sporchi e pidocchiosi. E tutte le idee brillanti degli Afrikaners si manifestano nel potenziale inferno di Moldovia. E se a qualcuno non andava bene la filosofia del gruppo minoritario allora c’era la morte e la prigione. L’élite dominante faceva fuori tutti coloro che ostacolavano il suo dominio. La dissidenza veniva brutalmente eliminata. E per aggiungere la panna al delizioso gelato dell’orrore: gli Americo – Liberians si arricchirono attraverso il commercio degli esseri umani. Divennero ricchi con la schiavitù. Piccole miserande guerre portarono il bottino degli schiavi.
Il cerchio si chiude: dalla schiavitù al possesso di schiavi. La ruota della vita gira e macina esistenze.
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…..L’opinione di Faurisson sulla questione dell’Olocausto. A prima vista, sembrava incomprensibile che un sistema democratico difendesse, con l’aiuto della censura e del terrore, una leggenda così orrenda come quella della gassazione di milioni di innocenti. Sembra ancora più inconcepibile che coloro che si aggrappano col massimo accanimento a questo mito orripilante siano proprio coloro per i quali la fine della leggenda del secolo significherebbe la fine di un incubo: gli ebrei e i tedeschi. Se la leggenda è difesa con tutti i mezzi, è perché la vittoria della verità storica rappresenterebbe, per un numero enorme di persone immensamente potenti, una catastrofe incommensurabile e irreparabile. Robert Faurisson, che forse, più di ogni altro, ha contribuito a smascherare il mito (senza di lui il Rapporto Leuchter non avrebbe mai visto la luce), ha riassunto la sua tesi in una frase di 82 parole, esposta qui di seguito: «Le pretese camere a gas hitleriane e il preteso genocidio degli ebrei formano un’unica menzogna storica, che ha permesso una gigantesca truffa politico – finanziaria, di cui i principali beneficiari sono lo Stato di Israele e il sionismo internazionale e di cui le principali vittime sono il popolo tedesco, ma non i suoi dirigenti, il popolo palestinese tutto intero, e le giovani generazioni ebree che la religione dell’Olocausto chiude sempre di più in un ghetto psicologico e morale.»…
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E se c’è un orrendo Samsara quello è l’Africa. Tubman il dittatore nero imita perfettamente l’arte politica e nefasta dei bianchi. Dopo Tubman giunge Tolbert: un autentico Papà Doc.
Corruzione, violenza, crudeltà, delirio religioso, tutti i mali cominciano ad abitare queste terre.
I bianchi ne hanno combinata un’altra di quelle belle: hanno aperto un’ennesima scatola di Pandora nel continente nero. E in quei luoghi lussureggianti è sempre in agguato lo spirito demonico di Kurtz che si agita, che si tormenta. C’è l’hybris più vile che guata e desidera il dominio spietato.
Anche la storia dei Tutsi e degli Hutu ha radici nell’orrore di una genia minoritaria e dominante.
E quando una minoranza utilizza spietatamente il suo potere qualcosa, sempre, succede.
Dall’oppressa maggioranza fa capolino un confuso messia: Samuel Doe.
Il soldato prende il potere dopo un golpe militare eseguito con 17 uomini, il 12 aprile del 1980, e liquida, implacabilmente, Tolbert e il suo male, e i cani randagi divorano gli intestini dal ventre dilaniato del dittatore massacrato. Ma il messia si rivela un fasullo liberatore e nulla cambia.
L’inferno sussiste. Ora Doe, corrotto come gli altri ricorre alla sua élite: si circonda con membri della sua tribù: i Krhan. Costituisce un nuovo gruppo egemone tra l’orrore e la corruzione trionfanti.
Dall’inferno barbarico emergono nuove rappresentazioni del male. E questi demoni fuoriusciti da una putrida bolgia usano bambini come guerrieri in una guerra di tutti contro tutti. Taylor, Prince Johnson, Doe lottano per il potere, per il loro misero campo di ossa, per la ricchezza potenziale che questa disperata terra possiede. Basta leggere le pagine nelle quali Kapucinsky descrive Johnson che tortura Doe catturato, mentre una disperata mignotta gli fa vento con un ventaglio, per capire che chiunque si sia inventato l’idea di un inferno eterno oltre il tempo e lo spazio è un perverso. La Geenna è qui e se è stato Gesù Cristo a sostenere un’idea malsana di questo tipo, peggio per lui.
La Liberia, intanto, incede verso la follia. Intervengono gli stati africani. Un orrore senza fine.
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……In prossimità della fine della guerra, dunque, oltre alle camere a gas la propaganda parlava di altri metodi di sterminio. Uno di questi consisteva nel bruciare le persone vive. Questa variante del mito dello sterminio si è mantenuta viva nell’ambiente ebraico fin verso il 1960. Come dice R. Faurisson, Elie Wiesel doveva scegliere fra due menzogne della propaganda alleata, e si premurò di scegliere la peggiore. Belzec o il campo di sterminio fantasma. Situato in Polonia, il campo di Belzec (da non confondersi con quello di Bergen-Belsen) fu, secondo la storiografia ufficiale, al terzo posto fra i campi di sterminio: 600.000 ebrei vi sarebbero stati gassati. La storia di Belzec è una versione in miniatura dell’insieme della leggenda dell’Olocausto, per cui vale la pena di presentarla in modo relativamente particolareggiato.«Nell’ultima settimana di marzo (1946), la stampa romena annunciò una notizia straordinaria: nella piccola città di Folticeni si sono solennemente sotterrate al cimitero giudaico, durante una cerimonia di inumazione conforme alle regole, 20 casse di sapone. Le casse portavano la marca RIF – Rein Judisches Fett …È alla fine del 1942 che fu pronunciata per la prima volta l’espressione «trasporto di sapone»! Avveniva nel Governatorato Generale e la fabbrica era in Galizia, a Belzec: 900.000 ebrei furono utilizzati come materia prima in questa fabbrica dall’aprile 1942 al maggio 1943… Il mondo culturale non può concepire il piacere con il quale i nazisti e le loro donne contemplavano questo sapone. Essi vedevano in ciascun pezzo di sapone un ebreo che era stato fatto sparire per incanto e si era anche impedita la crescita di un secondo Freud, Ehrlich o Einstein. … L’inumazione del sapone in una cittadina romena ha qualcosa di soprannaturale. Il dolore stregato che alberga in questo piccolo oggetto d’uso quotidiano spacca il cuore già pietrificato dell’uomo del XX secolo. Nell’era atomica, il ritorno alla oscura cascina medioevale delle streghe fa l’effetto che può fare un fantasma. E però è la verità!»…….
Der neue Weg, Vienna, n° 17/18, 1946.
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Perambulavo, solitario, nelle gallerie egizie del British Museum. Ero davanti al sarcofago nero della mummia di Diedkhonsefankh, ammantata di notte, avvolta nella tenebra. Pensavo a Göring, in cella, sbracato con il suo pancione, durante il processo di Norimberga. Il nazista ha perso tutto. Lo sfarzo grottesco e il lusso sono svaniti. Una morte sicura l’attende. Il ciccione si rivolge al soldato americano che lo controlla e gli dice: “lo sai che io amavo la caccia? Oh…come amavo la caccia! Ma sai, caro, non potevo dirlo al Führer perché lui si arrabbiava…lui non amava la violenza verso gli animali. Hitler, amico mio, era vegetariano…”. Pensavo proprio a quello. E mi saettò nel cranio un’immagine – memoria. Vedevo con gli occhi della mente il macellaio di Chuang Tzu.
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……Poiché non vi sono prove dell’Olocausto – niente documenti, niente cadaveri, niente armi del crimine – e le sole minacce in sede politica di Hitler costituiscono un fondamento veramente troppo scarno per un’accusa così grave, i tribunali dopo la guerra furono incaricati dai vincitori, poi dai governi tedeschi successivi, di trovare le prove di un genocidio perpetrato su milioni di persone nelle camere a gas, senza che del delitto fosse rimasta la minima traccia. L’obiettivo del processo di Norimberga è stato quello di configurare un crimine, unico nella storia mondiale, attribuendolo ai tedeschi. Certo le potenze occidentali non hanno indietreggiato, nell’occasione, davanti alle torture fisiche – si pensi a Rudolf Höss e ai guardiani di Dachau – ma essi hanno generalmente utilizzato una tattica più sottile: poiché l’Olocausto era da considerarsi come un fatto definitivamente stabilito, gli accusatori hanno dato prova di una grande disinvoltura quanto alla colpevolezza individuale di tale o talaltro accusato…….
Il processo di Norimberga
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Chuang Tzu racconta che il macellaio del principe Wen Hui sta tagliando un bue ed é micidiale nell’operazione di sventramento. Colpisce con la mannaia e, con un colpo solo, fa cadere una spalla, con un’altra rasoiata fa crollare una zampa, un altro colpo e vola la groppa, un’altro e si stacca il garrese, un altro e il ventre si spalanca. Preme con il piede, facendo forza con il ginocchio, e la carcassa del bue magicamente si separa. Il macellaio danza con la lama scintillante della mannaia e dischiude la carcassa con fendenti di grande eleganza e precisione.
Il principe meravigliato gli dice: bravo testone….sei proprio un artista !
Il macellaio fa un salto indietro, mette da parte l’affilata mannaia, e risponde: “Io seguo il Tao.”
All’inizio vedevo solo una massa di carne. Dopo tre anni, ho notato le distinzioni. Ora non vedo più nulla con gli occhi. Tutto il mio essere osserva ed assimila. Lo spirito segue solamente l’istinto, segue la via della natura. Ora cerco i varchi segreti con il mio coltello e la mia mannaia. O meglio: il mio coltello segue la sua via. Taglia tra i nervi, le giunture e non intacca le ossa. Un cuoco necessita di un nuova mannaia ogni anno. Ma io con la mia vecchia mannaia ho tagliato mille buoi in diciannove anni. E la mia lama è ancora perfetta, non ha mai bisogno di essere affilata. La tenuità della lama trova gli spazi vuoti e come un soffio di vento apre la carcassa. E se trovo delle giunture rassodate rallento e osservo con attenzione. Trattengo la lama e poi colpisco e la carne cede e si dischiude. Fatto questo mi ritraggo. E lascio la gioia del lavoro possedermi. Pulisco la lama e la ripongo.
E il principe Wan Hui risponde: Bravo testone ! Mi hai insegnato come vivere la mia vita.
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….L’Olocausto costituisce inoltre per Israele un mezzo collaudato per assicurarsi l’appoggio incondizionato degli Stati Uniti. Sono i palestinesi che fanno le spese di questa politica. Essi sono tra le principali vittime del mito dell’Olocausto. Molti di loro vivono miserabilmente da decenni in campi per rifugiati, espiando senza alcuna colpa la leggenda sionista delle camere a gas.
Infine, tanto lo Stato di Israele che le organizzazioni sioniste internazionali si servono dell’Olocausto per mantenere permanentemente gli ebrei di tutti i paesi in uno stato di isteria e di psicosi di persecuzione che costituisce il miglior cemento fra di loro. A ben guardare, un solo legame unisce tutti gli ebrei del mondo, askenaziti e sefarditi, religiosi e atei, persone di destra e di sinistra: l’orribile trauma dell’Olocausto, la caparbia volontà di non essere mai più gli agnelli che vengono portati al macello. È così che l’Olocausto è diventato un succedaneo della religione al quale può credere anche l’ebreo più indifferente; è così che le inesistenti camere a gas di Auschwitz sono diventate le reliquie più sacre del mondo……
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Ero giunto davanti ad un sarcofago ove era dipinto il volto di una sfacciata ninfetta con gli occhi
oscurati da eccessivo mascara. Sembrava una troia di periferia degli anni 50’. Se la rideva beata. Era scesa nella tenebra ma ci aveva concesso un ultimo atto di vanità. Se ne stava lì, nel suo nulla, sorridendo come una giovane sgualdrina e mostrava due micidiali tette. Era una donna dell’Egitto del primo secolo dopo cristo. Incredibile – pensai – non mollano mai. Siamo aggrediti anche dalle tette delle mummie. Non bastano la fottuta pubblicità, la televisione, il cinema. Mi avviai mestamente verso i ritratti stupendi del Fayum.
Pensavo: il Fűhrer considerato, giustamente, un massacratore si preoccupa dei poveri cervi, delle allodole, dei tordi, e il grande filosofo taoista, nella sua stimata saggezza, ci dona questa menata, molto apprezzata da miriadi di menti illuminate, per dirci che il macellaio ha raggiunto l’illuminazione scannando buoi. Facendo a pezzi i corpi di esseri viventi. Chuang Tzu adorato dagli occidentali parla dei poveri buoi come se fossero cose.
Cos’è un bue? Qualcosa che tagli a pezzi e divori.
E pensavo: immagina se un Kapò dicesse: io, a Buchenwald, ho bruciato migliaia di corpi fino a diventare uno con il mio agire trascendendo l’orrore dell’atto. Sono diventato così preciso e distaccato nei miei movimenti, quando gettavo nei forni i cadaveri, che agiva solo il mio spirito ed io, attraverso la mia arte, superavo il ribrezzo. Ci sarebbe un urlo di raccapriccio. Verrebbe giù il mondo. E allora io chiedo: ma perché non urlate sentendo questa perla di saggezza taoista riguardo queste povere bestie macellate? Perché restate ammirati e non provate disgusto per questa storia?
E i saggi rispondono: ma quelli sono ebrei e gli altri solo buoi; c’è un’enorme differenza.
Ed io allora dico: chiedetelo ai buoi se gli va bene questa spiegazione.
Ci ho pensato bene: sono un nazista capovolto.
*****
….Ma prescindendo dalle «tecniche di sterminio» quali prove abbiamo dell’assassinio di 600.000 persone a Belzec? Un’ispezione sul sito del vecchio campo di Belzec non è di alcun aiuto poiché non vi si trova che un prato, e niente altro. Non possediamo un solo documento al riguardo. Si risponde che i nazisti avrebbero sempre trasmesso oralmente gli ordini concernenti gli assassinii.
Non si sono trovate fosse comuni. Si risponde che i nazisti avrebbero bruciato i cadaveri.
Anche i resti delle 600.000 vittime sono però spariti. Si risponde che i nazisti avrebbero disperso le ceneri. Non ci si spiega però che cosa sia avvenuto delle ossa; la maggior parte delle persone ignora che le ossa, e a maggior ragione i denti, non bruciano che parzialmente, e che essi devono essere macinati. Delle camere a gas non è restata che l’ombra. Si risponde che i nazisti avrebbero fatto saltare le camere a gas ed avrebbero sgomberato le macerie. Belzec è assolutamente assente dalle statistiche del SIR di Arolsen, nelle quali il campo di concentramento di Neuengamme, per esempio, figura esattamente con 5.780 decessi provati – i morti di Belzec non sono stati registrati da nessuna parte. Non ci sono più testimoni oculari sopravvissuti. Uno solo dei 600.000 ebrei deportati a Belzec, un certo Rudolf Reder, è sopravvissuto nel campo, ma è deceduto negli anni Sessanta.
Quali prove abbiamo allora dei 600.000 assassinati di Belzec?
Nessuna. Non la minima prova……
*****
E ti pareva? Nessuna prova!
All’inizio cominciano con l’imbracatura della terra e del sangue. Fruscianti foreste, Reno maestoso, e nel cranio affumicato si manifestano: dei, giganti, nani, ninfe, i gemelli Walsidi, Hunding, Sieglinde, Brumhilde, le Ondine dell’Anello, Sigfrido, l’incontaminato eroe di Wagner. La sbronza di birra continua. Poi fa capolino il puro folle Parsifal stringendosi Kundry e palpeggiando le fanciulle – fiore, poi il giardino incantato di Klingsor e le terre del sofferente Amfortas.
Si continua e si passa, ritmicamente, all’antica, dispersa Thule e alle radici di Atlantide.
Si procede: micidiali intellettuali, avvelenati dal trattato di Versailles e dalla vergogna della nazione, escogitano la ricerca dell’essenza della loro terra. I grandi capitalisti tremano per una possibile conquista bolscevica, gli storici elaborano alcune idee dalle pagine di Tacito sulla grandezza degli antichi Germani. Si cercano in Tacito le antiche virtù di razze virili non compromesse dalla decadenza del mondo romano. Terra, spazio, foreste nebbiose, eternità, querce secolari e Arminio che svetta sulle cime mormoranti degli alberi. Arminio sovrasta le cupe foreste del pensiero. La battaglia della Selva di Teutoburgo del 9 a..c diventa un evento epocale e non l’errore di Varo che si fa fottere tre legione dai Cherusci. Si procede. Himmler comincia a rimuginare: questa fede giudeo – cristiana decrepita ci ha fottuto la mente dobbiamo tornare all’antica religione dei padri. Sangue, terra, foreste mormoranti, quattro lune, Thule lontana e l’Atlantide. E comincia la devastazione della mente. Questo cattolicesimo nefasto gli va stretto a Himmler, le radici di questa religione degenere lo fanno infuriare: l’ebraismo con il suo culto – gregge è la causa di tutto ciò che è deforme e degenere. Echi di Nietzsche. Gli intellettuali intimoriti dal pericolo bolscevico fanno il resto. Patria dell’anima offuscata da brume: il mito ariano sorge.
Dalla scatola di Pandora fuoriescono Odino, Frigga, Thor, Baldur, Freya, Tyr, Loki, Bragi, Vithar, la madre Terra Erda. Il mondo pagano, che covava sotto le ceneri, erompe e si manifesta nella sua pienezza. Wagner, la società di Thule, Chamberlain e le razze. Nel calderone del cranio di Himmler ci finisce tutto. E’ come una grande passata di verdura. Getti tutto nella pentola e mescoli.
Hitler procede incontrastato perché il mondo lo lascia fare. Sulla vergogna di Versailles e sui tristi giudei che approfittarono della disfatta della patria per arricchirsi creano un’ideologia intrisa di umida terra e di sangue. Tamburi, fiaccole, gagliardetti, morte. Si passa al destino della razza tedesca indissolubilmente legato a quello dell’universo. C’è un filo tra Göring e il Big Bang, tra la perversità di Goebbels e il fascio delle galassie: l’hybris galoppa furiosa e si trasforma in follia. Non c’è dubbio: gli dei li vogliono perdere. Idee mal digerite portano alla visione mostruosa della notte del mondo. Il pensiero dei massacratori è come l’incubo di Fuseli sul corpo della Germania che però si concede al mostriciattolo peloso offrendo le candide natiche. Tre lune, quattro lune, una razza padrona nelle terre dei ghiacci. Basilico, prezzemolo, aglio e cipolle nella grande pentola.
Gli intellettuali imperversano: gli ebrei ci hanno rubato l’età dell’oro. Hanno contaminato il primordiale sapere. Ci hanno rubato il senso del mondo. Abbiamo perso la primiera Weltanschauung per perfidi pastori ossessionati dal loro dio geloso. In questa palude malsana ci sguazzano, volenti o nolenti, Nietzsche e Heiddegger. Ci sguazzano Fichte, Hegel, Spengler e camerati vari. Si danza. Popolo come sopporti l’inimmaginabile? Volk come puoi sostenere la contaminazione? 1923: i nazisti sono 55.000. Dalle schegge del movimento di massa fuoriescono i nuovi eroi. Sedici morti nel fiasco del putsch del 1923: una pagliacciata diventa un trionfo.
Sedici eroi sono assorbiti dalla luce del Wallhala. Il lumpenproletariato raggiunge Odino.
Hitler scrive Mein Kapf. Himmler s’innamora di Hitler e marcia con lui verso l’eternità.
Il Führer, si sporge dall’Assoluto e sussurra nell’orecchio del discepolo: “Occorre un nuovo ordine di cavalieri purissimi. Necessita un ordine che sia l’essenza del sangue germanico.”
Thule, ghiacci, Atlantide, terre lontane, foreste fruscianti, Odino, il Graal, i Cavalieri Teutonici.
Ora Himmler sogna una Camelot nazista. Il suo cervelletto si fonde, fuma, e l’hybris galoppa selvaggia. E nasce l’ordine nuovo. E’ il 1929 e Himmler crea un corpo pretoriano per difendere il Fűhrer: nascono le Shutz Staffeln, le SS. A Wewelsburg si concretizza l’essenza dell’élite assoluta.
Ecco il nuovo ordine dei Cavalieri Teutonici. Comincia la sbornia della Lebensraum verso Est.
Ora, dalle brume si delinea la figura di Enrico I e il fondatore del Primo Reich conduce la danza.
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…..Nel New York Times del 27 agosto 1943 si poteva leggere a proposito di Auschwitz: «Le condizioni di vita sono particolarmente dure nel campo di Oswiecim (Auschwitz). Secondo stime, 58.000 persone vi sono perite.» Sorprendente è che il numero di vittime stimato era piuttosto al di sotto della realtà, mentre la menzione delle dure condizioni di lavoro era esatta. È impossibile tuttavia che gli Alleati abbiano ignorato per due anni ciò che davvero avveniva nel più grande dei campi di concentramento germanici. È solo nel corso del penultimo anno di guerra che la leggenda prende forma concretamente… Il Museo di Auschwitz ha preteso fino al 1990 che 4 milioni di persone fossero state assassinate in questo campo. Di colpo, senza fornire spiegazioni, si sono recentemente ridotte queste cifre a «poco più di un milione», riconoscendo così che ci si era ingannati per mezzo secolo. Ma la nuova cifra non è provata più di quanto lo fosse la vecchia. Secondo il ricercatore italiano che più d’ogni altro si è specializzato su Auschwitz, Carlo Mattogno, la cifra dei decessi in questo campo sarebbe attorno a 170.000 unità, il 50 % ebrei…….
(Ernst Gauss, Grundlagen, pp. 306-307).
La genesi del mito di Auschwitz.
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Chi è Enrico I ?
Enrico I è il primo imperatore Sassone, il fondatore del primo Reich.
Eletto dai Sassoni e dai Franchi.
E perché Himmler ha questa ossessione con il Re?
Perché oltre ad essere il fondatore del primo Reich, Enrico I, si è reincarnato nelle spoglie mortali del leader nazista. Questo per amor di chiarezza e siamo al Libro Tibetano dei Morti. Si, Enrico I, Heinrich I, è divenuto il Comandante Supremo delle SS: Heinrich Himmler: tutto torna.
E perché è tanto importante per Himmler e i nazisti il ruolo del re?
Perché il Duca dei Sassoni eredita un regno da quattro soldi composto da Franconia e pezzi di Sassonia e crea un nuovo impero. Il mondo carolingio sta andando verso la disintegrazione quando Enrico è eletto. Il re, nel 921, sottomette i baroni -e nel cranio di Himmler saettano le immagini della “notte dei lunghi coltelli” e di Rohm fulminato mentre è a letto con un giovane -, nel 928- 929 muove guerra agli Slavi. E ci siamo Nach Osten ! Lebensraum! Poi assoggetta Veleti e Abodriti
E con la sua cavalleria pesante schiaccia gli Ungari, nel 933, presso Riade. Con Enrico inizia tutto.
Senza Enrico non ci sarebbe stato Ottone il Grande. E senza il figlio non ci sarebbe stata la vittoria di Lech, nel 955, contro i Magiari, né la conquista del Regno d’Italia, né l’incoronazione a Roma.
Già la Lebensraum! Ma si, vendichiamo la sconfitta di Tannenberg e Marienburg caduta.
Vendichiamo gli anni cupi del 1410 e del 1457. Vendichiamo l’onore dei Cavalieri Teutonici sconfitti. Ma senza la nera croce sul bianco mantello, stavolta con la svastica ariana di Thule su sfondo bianco e rosso. Si, verso Est, verso la Prussia e la Pomerania, verso la Lusatia e Meissen, verso la Silesia e gli spezzoni del regno di Boemia. Si,verso Est. Questo è il nostro destino, foreste fruscianti, essenza della patria preservata nel grembo dei sacri boschi!
Si, come i Cavalieri Teutonici verso la Livonia, Pernau, l’Estonia, Dago, Osel, fino al lago di Peipus. Verso Est! Si, verso la Bielorussia, verso la Polonia, verso l’Ucraina!
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……..Ma Hitler non aveva «annunciato» l’Olocausto?
In mancanza di prove dell’assassinio di milioni di ebrei, gli sterminazionisti producono citazioni di Hitler e di altri gerarchi nazionalsocialisti, che minacciano gli ebrei di sterminio. Nell’ultimo capitolo del secondo volume del Mein Kampf, si può leggere così: «Se, all’inizio e nel corso della guerra, si fossero sottoposti una sola volta dodici o quindicimila di questi ebrei corruttori del popolo ai gas tossici che centinaia di migliaia dei nostri migliori lavoratori tedeschi di ogni provenienza e professione hanno dovuto subire in guerra, il sacrificio di milioni di uomini sul fronte non sarebbe stato vano.». Il contesto in cui si situa il passaggio mostra per intero, col numero da dodici a quindicimila persone da eliminare, che Hitler non annoverava tra i suoi progetti lo sterminio degli ebrei nella loro totalità, ma solamente la liquidazione di quelli attivi nel movimento marxista e che reputava responsabili della disfatta della Germania nella prima guerra mondiale…
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Wewelsburg è il centro delle cose del mondo: nuova religione, nuovo ordine, nuova società ariana, catarsi della razza tedesca, uomo germanico nuovo. Il resto non conta. Ci si inchina davanti alla luce solare di Extersteine, verso le rocce che emergono dalla grande foresta: gli dei ritornano, il cristianesimo collassa come una stella morente. Fuma il cervello di Himmler: cominciano le ricerche archeologiche per riportare alla luce l’antica essenza. Ora fa capolino Otto Rahn il ricercatore del Graal: cappello sulle ventitrè. Aria da sciupafemmine.
E se il Graal fosse più antico del cristianesimo? Si chiede.
Domanda pertinente: lo cercano dall’Iran ai Pirenei: la follia incede. L’Archeologia rivelerà l’enigma dell’identità.
Otto Rhan troverà il Graal?
Himmler imperversa a Quedilinburg e omaggia Enrico I. Cerca il corpo nell’ipotetica tomba dell’imperatore. Non trovano nulla. Allora un certo dottor Hoehne raccoglie uno scheletro da una tomba e lo depone nel sepolcro.
Eccoti stò cazzo di re ….pazzo furioso….
E’ il 1936 e Himmler se la beve, si inchina e resta in silenzioso raccoglimento circondato da un gruppo di ariani con prominenti pancioni: forse sta omaggiando i resti di un ebreo.
Ora sorge la follia dell’Ahnenerbe. La ricerca ancestrale delle radici diventa furiosa.
Otto Rhan fa vela verso Perù ed Islanda. Cercano dappertutto. Rompono le palle anche ai buddisti del Tibet. Arrivano a Lhasa e alla Potala. Un misero teschio nel lago Valencia in Venezuela eccita disperate speranze. L’essenza ariana non si trova. La sbornia continua. Bevono birra e pisciano sangue. A Monaco un professore mentalmente corrotto, paragona il Fűhrer a Gotama Buddha.
Crolla l’iperuranio per le grandi risate. Gli dei sono in lacrime e si tengono la pancia dal gran ridere.
Il tempo dello sterminio matura. Da Merlino a Heichmann, da Artù all’angelo dello sterminio, Mengele. L’élite germanica dei cavalieri purissimi amministra l’olocausto. Organizza sterminio e forni. Himmler dice: “E’ la maledizione della grandezza scavalcare cadaveri per creare una nuova vita.” Da Lancillotto a Priebke: Il cerchio si chiude. Dal regno fatato di Merlino e degli elfi a Belsen, Buchenwald, Ravensbruck, Mauthausen, Treblinka, Sobiror…..
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….Nei fatti e per la verità Treblinka era, come Sobibor e Belzec, un semplice campo di transito. Dopo la repressione dell’insurrezione nel ghetto di Varsavia nella primavera del 1943, i sopravvissuti furono inviati, via Treblinka, sia in altri ghetti sia in campi di lavoro.
Ora, benché la convinzione dell’esistenza delle camere a gas nei campi dell’Ovest sia ancora largamente diffusa nel pubblico, non vi sono più storici seri che credano a gassazioni nel castello di Hartheim o nei campi di Ravensbrück, di Buchenwald e di Dachau, e ciò da decenni. La lettera indirizzata a Die Zeit il 19 agosto 1960 da Martin Broszat, allora collaboratore dell’Istituto di storia contemporanea di Monaco di cui doveva diventare direttore, ha suonato a morto per tutte queste camere a gas: «Né a Dachau, né a Bergen-Belsen, né a Buchenwald ebrei o altri detenuti sono stati gassati…. L’annientamento massiccio degli ebrei con il gas cominciò nel 1941/42 ed ebbe luogo unicamente in rari punti scelti per questo scopo e provvisti di installazioni tecniche adeguate, soprattutto in territorio polacco occupato (ma da nessuna parte nell’ex-Reich): ad Auschwitz- Birkenau, a Sobibor, a Treblinka,Chelmno e Belzec.» (Si noti la mancanza di Majdanek.)
In poche parole, Broszat ammetteva che tutto quanto era stato detto sulle camere a gas del Reich germanico dal 1945 era menzogna (per «Reich germanico» si indica il territorio della Germania nelle sue frontiere del 1937). Né in questa lettera, né più tardi, Broszat ha prodotto la minima prova di quanto affermato: non ha mai rivelato perché le dichiarazioni di testimoni relative alle presunte gassazioni di Auschwitz e di Sobibor dovessero essere più degne di fede di quelle che riferivano delle gassazioni negate di Dachau e Buchenwald…
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1934 Comandante della pulizia prussiana. 1936 Comandante delle Polizie unificate
1943 Ministro degli Interni. E’ il 25 maggio del 1945. Himmler osserva, sbalordito, l’ufficiale inglese che gli dice: “Si tolga i vestiti e metta le sue flaccide chiappe su quel letto…”.
“Ma lei sa chi sono?” Chiede. E sembra un democristiano fermato da un vigile a Napoli che come Totò grida: “Ma lei non sa chi sono io?”
Il soldato lo guarda e gli risponde qualcosa come : “So esattamente chi è…si tolga quei vestiti del e deponga le sue flaccide chiappe sul letto…”
Himmler inghiotte il cianuro e concretizza l’antica essenza.
Eccolo: avanza attraverso le nebbie del Wallhala incede verso l’abbraccio di Wotan.
E’ nel palazzo di Odino, ove gli eroi attendono Ragnarok , lo scontro finale con i giganti che cercheranno di distruggere la terra. Odino lo premierà lasciandogli fottere una Brumhilde da duecento chili e passa. E se ha ancora forza, e gli si drizza ancora, dopo aver avuto Brumhilde galoppante e ondeggiante sul suo esiguo pippo, gli concederà la bionda vulva di altre tre Ondine.
Questo è il destino della grandezza altro che scavalcare cadaveri.
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……Credere all’Olocausto è come credere alle streghe nel XX secolo
Il mito dell’Olocausto è assurdo. È un’offesa ad ogni spirito riflessivo che consideri i fatti con obiettività. Non passa giorno che i giornali non ricordino un «sopravvissuto dell’Olocausto» – se i tedeschi avessero veramente voluto sterminare gli ebrei, non ne sarebbero restati molti nel maggio 1945. Gli «storici» ci raccontano che sono stati assassinati ad Auschwitz un milione di ebrei per mezzo dello Zyklon B, a Belzec e a Treblinka un totale di 1,4 milioni di ebrei per mezzo del gas di scappamento dei motori Diesel. Si sarebbero bruciati a cielo aperto una gran parte dei morti di Auschwitz e tutti quelli di Belzec, Treblinka, Chelmno e Sobibor senza lasciare traccia di ceneri o di ossa. I libri consacrati all’Olocausto riempiono biblioteche intere, legioni di autori e produttori traggono profitto dall’Olocausto; Claude Lanzmann è diventato una celebrità mondiale grazie al suo film “Shoah”, in cui descrive come 16 o 17 parrucchieri taglino i capelli di 70 donne nude in una camera a gas di 4 metri per 4; «storici» come Poliakov, Hilberg, Langbein, Jäckel, Friedländer, Scheffler, e Benz devono le loro lauree universitarie alle camere a gas, e in numerose scuole americane gli «Studi dell’Olocausto» sono materie obbligatorie allo stesso titolo della fisica o della geometria. Quando questa follia sarà cessata e l’umanità si risveglierà, noi proveremo una vergogna immensa, infinita, al pensiero che essa abbia potuto accettare una mistificazione di tale portata….
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Nella Camelot tedesca c’è una cripta con un cerchio di pietra con dodici piedistalli vuoti.
Il centro di quel cerchio è l’ombelico nazista del mondo. In quel centro, un cavaliere ariano, senza macchia e senza paura, solleva per i capelli un piccolo ebreo di tre anni, gli spappola il cervello con un colpo della sua Luger e lo lascia cadere nel punto ove poggia l’asse del mondo.
L’essenza vetusta ha raggiunto il suo compimento.