Ettore

Sezione: Racconti

ETTORE
Paolo Barbon

“Rossa Rossa! guarda che bello! E’ un cucciolo”

Ettore ci guarda un po’ curioso un po’ impaurito dal suo “rifugio” improvvisato tra la terra, i rifiuti, i cumuli di polvere, le auto e le moto parcheggiate sotto quella tettoia che deve fungere da riparo dal sole per i mezzi delle persone che alloggiano in quel grazioso albergo.

Sole che qui a Peschici nel ridente Gargano è veramente impietoso, specie il 12 di agosto.

Il grazioso albergo è posto veramente sul mare, nel vero senso della parola, lo separano dal verde mare della Puglia una piccolissima strada, che proseguendo ancora per un centinaio di metri, forse meno, fiancheggia il molo del piccolo porticciolo.

“Ettore….Ettore…..”

“Come fai a sapere come si chiama!”

“Guarda Rossa, io lo voglio chiamare Ettore, perchè è un nome forte e secondo me lui è forte!”

“Forte? Ma non vedi che è magro come un chiodo?” mi dice Rossana con aria interrogativa “Non vedi che e’ tutto sporco e che ha le orecchie ricoperte di parassiti?”

Ettore, e’ uno stupendo cucciolo di cane meticcio, probabilmente incrociato con un pastore tedesco o giù di li, con degli zamponi enormi, il musetto nero e marrone, il corpo nero e le zampe caffelatte, un’espressione disarmante e di una simpatia eccezionale, che aumenta ancora di più quando, a causa della diffidenza indietreggia tenendo le zampe anteriori distese.

Ma come dice giustamente Rossa, Ettore è anche tremendamente deperito sporco e completamente infestato dai parassiti!

“Cosa facciamo Paolo?”

“Il market all’inizio della strada!” “andiamo, non perdiamo tempo”

Il market all’inizio della strada che porta al molo, posizionato proprio di fianco all’ingresso dello stabilimento balneare convenzionato con il nostro albergo, è gestito da due ragazze, che ci accolgono con la caratteristica cordialità della gente del luogo che di li a pochi giorni avremmo potuto sperimentare noi stessi.

“Vorrei delle pappe per cani, dove le trovo per favore?” alla domanda di Rossana segue un imbarazzante silenzio.

“Vorrei delle pappe per cani, per favore mi dice dove sono?”

“Li! Non le vede su quello scaffale!”

Porca miseria, sembra che ce la debbano regalare! La pappa per cani.

“Ok le pappe le abbiamo, prendiamo solo più dell’ acqua e corriamo da Ettore”

“Non ci posso credere” Rossa e io siamo sbigottiti

“ma cosa sta facendo, sta mangiando della polvere, o forse un pezzo di osso completamente ricoperto di polvere!” dobbiamo impedirglielo.

“Ettore vieni qui, ecco questo è per te”

Lavoro di equipe, io apro le lattine Rossa tiene il piatto, e io verso il contenuto di tre, dico tre lattine da 400 gr. che durano veramente poco, diciamo forse due minuti.

Tutto spazzolato con tanto di lucidatura finale del piatto!

Versiamo a Ettore dell’acqua, ma stranamente sembra non avere sete, non beve una sola goccia d’acqua, col caldo che fa!

Soddisfatti della buona azione compiuta, possiamo andare in spiaggia a goderci il mare e il sole, in fin dei conti siamo qui per questo!

“Non posso sopportare l’idea di quel cucciolo abbandonato a se stesso in quel modo, ma non hai visto come era patito? Ma è possibile che non sia di nessuno?Così piccolo, un padrone deve pur averlo!”

L’idea che Ettore potesse essere stato abbandonato in effetti ci era già balenata in mente, ma poi ragionando, ma forse, volendo ragionare, in modo da voler scacciare l’ipotesi peggiore, ci eravamo per l’appunto auto convinti che Ettore era sicuramente scappato da qualche giardino, da qualche casa, da qualsiasi posto, ma comunque che non era stato abbandonato.

E allora come mai non riuscivamo più a pensare ad altro che a quel piccolo cagnolino indifeso, sporco ed affamato?

Il pensiero di Rossana va ai nostri quattro gatti Milou, Luna, Zinedine e Camillo, quattro peluche tutto fusa e miagolii che da qualche anno vivono con noi.

Adesso che siamo in vacanza, a casa nostra si sono trasferiti i genitori di Rossana, che come tutti gli anni accudiscono i quattro diavoletti, ma nonostante la fiducia accordata ai propri genitori, l’idea di lasciarli “soli” per quei quindici giorni ad agosto non rende mai completamente serena la Rossa.

Figuriamoci adesso che ci siamo imbattuti in questo cuccioletto malconcio.

“Pensa se capitasse qualcosa ai nostri gatti!”

“Ma cosa vuoi che gli capiti. Sono a casa intenti a pensare se sono meglio le crocchette o il pastoncino, se dormire al sole del balcone o all’ombra in casa, chi sta’ meglio di loro!”

“Si e’ vero hai ragione, loro stanno così bene, sono così coccolati, e invece guarda quel cucciolo di poco fa, ti sembra giusta una cosa del genere?”

Ma intanto pensiamo a goderci la vacanza, e cosa c’è di più bello di una passeggiata sul bagnasciuga, di questa magnifica spiaggia di questo bellissimo mare verde, tra le colorate bancarelle dei vuccumpra’, tra gli improvvisati karaoke, tra i venditori di cocco e tra le rumorose “classi” di acqua gym.

Tutto questo caleidoscopio di umanità, ci sta veramente facendo dimenticare il grigiore della nostra Torino, la spesa di tutti i giorni, le faccende di casa, i mattini gelidi in bicicletta per andare al lavoro, gli stupidi ingegnerucoli sbraitanti, che bello, siamo proprio in vacanza!

La Rossa e’ rapita dai costumi colorati, dai pareo, dai vestitini tutti a prezzi veramente estivi, veramente rilassanti, veramente alla portata di tutti.

“Guarda quel vestito, solo quindici euro!Ti piace, per me è bellissimo!”

“E quel costume….. se solo avessi saputo, invece di comperarlo a Torino, porca miseria!”

La nostra passeggiata, prosegue e i banchetti sembrano non finire mai.

A uno che vende prevalentemente costumi, ne segue uno che invece ha solo scarpe autenticamente false!

A quello che propone sia parei che costumi, segue il ragazzino che ti assicura che da lui lo sconto è dei più convenienti.

Poi uno spazio vuoto, più niente vuccumpra’, ma come, è finita la festa?

Certo che no, adesso è ora dei balli caraibici, con tanto di insegnanti “madrelingua” , che al ritmo di musiche trite e ritrite, si contendono l’attenzione del pubblico vacanziero con la banda dell’acquagym, che anche se con meno musica, non sembra certo meno agguerrita.

Al fondo della spiaggia, non può mancare il campo con la rete da pallavolo, che si trasforma quasi sempre in calcio-volo o calcio-rete, si sa, in estate la tensione si allenta, e vale un po’ tutto, anche gli sport si mischiano, le regole spariscono, un po’ tutte le regole, compreso quella del buon senso che dovrebbe impedire al proprietario di una autovettura di parcheggiare direttamente in spiaggia, solo perchè si è proprietari di un chioschetto!

O quella che dovrebbe impedire di ostruire completamente il passaggio del molo civile sempre con le proprie autovetture!

Ma come ho già detto , si sa che ad agosto, ogni regola scompare, è un po’come se anche le regole andassero in vacanza .

A questo punto, per semplificare il tutto basterebbe andare in vacanza nello stesso posto, persone e regole, tutti assieme, trascorrere il mese di agosto nella stessa località ordinata, pulita, rispettosa di tutto e tutti, dove c’è spazio per tutto e tutti, per la musica di tutti i generi e a tutti i volumi, per tutti gli sport, da spiaggia e non. Dove non esistono le non regole che affamano un cucciolo.

“Che fame mi è venuta” questa esclamazione della Rossa voleva dire una cosa sola!

Retromarcia veloce alla volta del baretto del nostro stabilimento, che ad onor del vero è molto invitante e addirittura a buon prezzo!

Il baretto ad ora di pranzo è affollato in maniera incredibile.

Raggiungerlo, significa percorrere il rovente vialetto in cemento che divide in due lo stabilimento balneare, oppure saltellare tra un cono d’ombra e l’altro, facendo attenzione a non andare a sbattere contro qualche turista abbandonato all’ombra o contro qualche montagna di giocattoli raggruppata da qualche bambino.

Strutturato in modo da avere un bancone bar diviso in due spezzoni, ha il primo destinato a distribuire gelati, bibite, coctail, tramezzini, panini, e ad accogliere gli spiaggianti provenienti dal lato strada, e il secondo spezzone con funzioni di cassa.

Poi in posizione per così dire opposta al primo spezzone di bancone, vi è un corridoio che ha alla sua sinistra (mantenendo il mare alla propria destra) i bagni.

Il tutto si sviluppa seguendo all’incirca l’andamento della spiaggia, e la restante area è adibita alla ristorazione, vi sono quindi alloggiati i tavoli con le relative sedie.

E’ molto suggestivo mangiare all’ombra del dehor con di fronte prima la spiaggia e poi il mare, e l’appetito che come è noto, il mare contribuisce a stimolare, fa il resto.

“Io penso proprio che prenderò una bella caprese, sai l’ho vista prima, e mi è parsa proprio invitante.” Dice Rossa con un occhio alla fila della cassa, e uno ai tavoli in procinto di liberarsi.

“Buona idea, io invece prenderò la bruschetta, il massimo per me!

Sai che in estate per i vegetariani la “vita” è molto più facile!

A volte in inverno in certi locali è quasi impossibile trovare qualcosa di vegetariano. In estate invece è il festival delle verdure, delle insalate condite in ogni modo, dei tanti tipi di frutta.”

Noi italiani a tavola siamo a nostro agio.

Secondo me, noi italiani, a tavola dimentichiamo i problemi, stringiamo amicizie, parliamo con maggior rilassatezza anche di cose che normalmente ci rendono preoccupati o ansiosi, in poche parole, il cibo ci rende la vita maggiormente sopportabile, e rende noi maggiormente sopportabili agli altri.

Naturalmente al termine di ogni pasto che si rispetti arriva sempre l’ amaro, che servirà pure a digerire, ma che è pur sempre amaro!

Riflettendo su questi punti cardine della vita umana, si è finalmente liberato un tavolo e possiamo anche noi sederci e mangiare il nostro primo pranzo in quel di Peschici.

“Rossa, ma che fai non mangi? Con tutta la fame che avevi! Eri così entusiasta della tua caprese, e adesso che c’è l’hai li nel piatto….”

L’espressione di Rossana non era certo delle migliori, anzi era delle peggiori che mi sia mai capitato di vederle in volto!

“Quel cucciolo, dove sarà adesso, con il caldo che fa, così piccolo, dove sarà la mamma!

E se finisce sotto una macchina.”

Lo sapevo, era solo questione di incassare meglio la botta. Non che io non stessi pensando a Ettore, ma semplicemente, ho le spalle più larghe, sopporto meglio il peso dell’idea di non poter forse, fare nulla per aiutare quel piccolo essere peloso.

Neanche a dirlo, appena terminato di mangiare, eravamo di nuovo sulla strada che conduce al porticciolo nella speranza di incontrare nuovamente Ettore.

“Paolo, se passassimo dal market a prendere altra pappa per cani, non sarebbe meglio, visto la voracità con la quale ha mangiato quelle tre lattine, forse sarebbe meglio portargliene ancora un po’ “

Detto fatto, eccoci nuovamente nel piccolo market delle nostre simpaticissime amiche.

“Avete altre lattine di pappe per cani?” domanda Rossa.

“No le abbiamo finite e nemmeno ne ordineremo altre!” è la risposta di una delle due ragazze.

Veramente incredibile, fanno le commercianti e sono compiaciute del fatto di avere finito un prodotto e al tempo stesso di non volerlo più ordinare!

Anche in questo caso le regole sono sovvertite, sono diventate delle non regole, delle regole al contrario, ma del resto siamo ad agosto!

Non importa, per il momento faremo a meno delle pappe, cerchiamo solo di vedere se Ettore è ancora li tra la polvere e le auto parcheggiate, oppure se qualcuno, il suo padrone magari, e venuto a riprenderselo.

“Ettore, Ettore;”

“Ma Paolo, guarda che sei tu ad averlo chiamato così, come facciamo a sapere quale è il suo vero nome! Piuttosto, andiamo a vedere se riusciamo a vederlo in mezzo a tutte quelle auto e moto parcheggiate. Dove vuoi che sia andato cosi piccolo.”

La tettoia dove Ettore stava, è per così dire molto profonda, nel senso che una zona è di tettoia vera e propria, l’altra è praticamente un garage senza porta, una scatola alla quale manca la parete frontale, e quindi nella sua parte più interna, decisamente buio nonostante la luce del sole sia molto intensa.

Mi infilo nel suo interno, sperando di non essere scambiato per un malintenzionato, intento a fare chissà quale azione, ma di Ettore nemmeno l’ombra. Guardo lungo un corridoio completamente ingombro di immondizia che collega la tettoia con l’ingresso dell’albergo, e che è separato dalla strada da un terrapieno anche esso ridotto a discarica, ma ancora niente.

“Rossa qua non c’è più, chissà dove sarà finito, povero piccolo”

“Ma dove può essere finito?Magari è salito su da quelle scale?” L’idea di Rossana può essere giusta, in quanto qui il panorama e’ molto particolare, di quelli carsici per intenderci, di quelli con le pareti rocciose che degradano lentamente dalla cima della collina fino al mare.

E sopra la tettoia/garage, arriva per l’appunto proprio uno spuntone di roccia che in alcuni punti scompare e lascia il posto a macchie di terreno più o meno estese. Le più grandi, danno spazio a dei giardini di macchia mediterranea bruciata dal sole dove in alcuni casi si possono anche trovare delle grandi piante di agave, caratteristiche per i loro lunghissimi fiori, molto simili ad alberelli. Proprio qui, parte una scalinata che risale la collina fino a perdita d’occhio, fino ad arrivare alle case della parte alta di Peschici.

“Potrebbe avere risalito quelle scale fino a chissà dove! A quest’ ora, chissà dove sarà.”

“Mi piacerebbe portarlo via a Torino, ci pensi Rossa, potremo portarlo via con noi, portarlo da un veterinario per farlo curare, e poi sicuramente una volta su qualcuno disposto ad adottarlo ci sarebbe, di sicuro. Si potrebbe chiedere a quella signora di Moncalieri, quella che ci ha aiutati con il micio rosso tigrato di quest’ inverno. Come si chiama, non mi ricordo più”

“Graziella…non hai il suo numero di telefono?”

“Ma scusa Paolo come pensi di fare a portarlo a Torino, a parte tutti i parassiti che penso abbia, ma non credo che stia fermo in auto fino da noi!E poi ci vuole la rete, i cani non possono viaggiare nell’abitacolo con i passeggeri, se ad un certo punto, si spaventa e da di testa, cosa facciamo, e poi, la macchina nuova…..” Quanti problemi, è vero, trasportato dall’enfasi di voler salvare quel povero cucciolo, ho perso di vista la realtà dei fatti e tutti i problemi correlati.

Faccio appena in tempo a distrarmi dal ragionamento appena fatto, che girandomi verso il mare, proprio sulla spiaggia, al di là di un muretto che separa la strada dalla sabbia, sotto un lungo barcone messo in secca da chissà quanto tempo, protetto dalla sua ombra, Ettore mi guarda come per dirmi “..sono qua, ma dove guardi, non vedi che sono qua!”

“Ettore, finalmente!” Non so se averlo ritrovato sia stato un bene oppure un male, perchè Rossana vedendolo in quella ulteriore situazione decisamente tremenda, più vicino rispetto al precedente incontro, e quindi con i suoi parassiti più alla portata dei nostri occhi, così come tutta la sua magrezza, perchè Rossana a questo punto, non riesce proprio più a sostenere la situazione e scoppia a piangere. Non è tutto, dopo un’ attimo da dietro il lungo barcone appare un cane di media grossa taglia, decisamente malconcio, sporchissimo e anche lui, anzi lei, perchè si tratta di una femmina, anche lei magra come un chiodo!A questo punto quello che prima poteva essere solo un sospetto, sta prendendo sempre più corpo in noi. Le storie dei cani abbandonati, randagi, denutriti, viste tante volte in televisione, lette sui giornali, riguardo la Romania, si ma anche riguardo il nostro bel paese, quelle storie non ci sembrano poi più cosi lontane, non ci sembrano poi più così appartenenti ad un altro mondo. Come per tutto ciò che riguarda le situazioni tremende della vita, le persone sembrano quasi essere incredule fin quando non ci si trovano dentro. Anche noi, che pur avendo sentito parlare, di sofferenze animali, di persone spietate e cattive nei confronti di creature indifese, mai avremmo pensato di poterci trovare un giorno di fronte a una realtà così aberrante.

Si tende sempre a pensare, che si, le cose brutte esistono, ma che per chissà quale fortunata coincidenza, non colpiscano mai noi stessi, ma sempre qualcun altro. Forse qualche anno fa la storia di Ettore e i suoi fratelli, non mi avrebbe portato a prendere posizioni e decisioni che invece adesso ho preso. Certo non sarei rimasto sicuramente indifferente alla vista di un cucciolo denutrito e malato,non lo avrei fatto a cinque, a dieci, a venti e nemmeno a trenta anni, ma la mia reazione non sarebbe di sicuro stata la stessa. Avrei sicuramente finito col farmene una ragione, che purtroppo le cose in certi momenti vanno così, che non ci si può fare nulla, che comunque spetta a qualcun altro pensarci. Non sarei comunque mai rimasto indifferente, questo mai, ma alla fine non avrei comunque agito come invece ho agito adesso, convinto che certe cose, non devono esistere, e che comunque chiunque può fare qualcosa, ma soprattutto che io devo fare qualcosa.

Sconfortati dalla vista di tutto ciò, prendiamo la strada che riporta alla nostra spiaggia, con la convinzione che quella cagna appena incontrata fosse la mamma di Ettore, e quindi con l’ idea che la situazione fosse di gran lunga peggiore di quella che noi pensavamo.

Oramai la vacanza ha trovato il suo “percorso”. Parliamo solo più di quello che possiamo fare per cercare di sfamare quelle povere anime vaganti , e la soluzione di sicuro non ci conforta, e tanto meno si può definire tale, in quanto una volta finite le vacanze, chi penserà a sfamarle! Tutto questo e’ pura follia, perchè pensandoci bene non si può accudire degli animali appartenenti ad un territorio distante mille chilometri da casa!

Il mare, la sabbia, le vacanze appena iniziate non sono sufficienti a distrarci da ciò che abbiamo appena visto. Decido di ritornare al porto, nella speranza di vedere qualcosa che non so nemmeno io cosa sia. Rossana si rifiuta categoricamente di seguirmi, non ha intenzione di rivedere quel tremendo spettacolo che l’ha resa così triste.

“Vado dai carabinieri, o meglio aspetto che passi una pattuglia, il paese è così piccolo, non dovrebbe essere un’attesa così lunga. Mi sembra di averne vista passare una prima lungo la strada che sale al paese vecchio. In fin dei conti loro sono i difensori di tutti, anche degli animali, tanto più che esiste una legge che li difende e protegge, quindi… siamo a posto! Non mi resta che interpellarli, e loro penseranno al resto.”Lo sguardo di Rossana esprime tutto il suo dissenso che non tarda a materializzarsi nella sua solita pennellata sarcastica.”Tu vivi di fantasia, va bene che sei stato un poliziotto, ma cosa pensi che facciano i carabinieri?”

“Vedrai, vedrai che qualcosa faranno!”

La fortuna è dalla mia, in quanto appena arrivato al porto, vicino al molo, i carabinieri della pattuglia costiera, sono li a caricare acqua sulla motovedetta che usano per pattugliare il tratto di costa di fronte alla città.

“Buongiorno, volevo informarvi del fatto che poche ore fa io e mia moglie, abbiamo visto un cucciolo di cane meticcio tutto sporco, denutrito e ricoperto di parassiti, e che inoltre poco dopo a lui si è aggiunta quella che probabilmente è la madre, anche lei in condizioni sicuramente non buone. Insomma vi sto informando del fatto che ci sono due cani randagi affamati e sporchi che si aggirano in questa zona.”I due, un carabiniere semplice e un’ appuntato, mi guardano un po’ straniti, e mi rivolgono la rituale domanda, che qualunque altro carabiniere mi avrebbe rivolto e che io mi aspettavo.”Lei chi è?”Trattenendo a stento il ridere, un po’ perchè per l’appunto quella domanda me la aspettavo ancora prima di vederli,un pò perchè tutte le volte che ho a che fare con i “cugini” la severità delle loro domande di prassi mi ha sempre divertito,trattenendo il ridere, rispondo che sono un turista, e che mi sono trovato di fronte una situazione che da noi al nord è abbastanza inusuale. Ma la loro risposta è forse per me ancora più inusuale, oserei definirla pittoresca.

L’appuntato si sforza di spiegarmi che quei cani, e tanti altri, si perchè vengo a sapere adesso che ve ne sono molti altri, appartengono tutti ad un signore anziano non molto più nel suo con dei problemi di testa abbastanza evidenti. ”Vede, Matteo” il nome dell’arzillo vecchietto ”non ci sta molto più con la testa, con rispetto parlando” e si certo, da queste parti il rispetto parlando non manca mai, ”vive in casa con decine di cani, mangia con loro, praticamente è il loro capo branco, il tutto in un contesto di sporcizia e degrado da fare accapponare la pelle, ma non si preoccupi non gli fa mancare assolutamente niente ne acqua ne cibo, stia pure tranquillo, piuttosto che fare mancare cibo ai cani, non mangia lui! Purtroppo ci sono dei problemi legati a questi branchi di cani che ogni tanto, specie in inverno attaccano le persone perchè o spaventati o affamati! ”Mamma mia ma dove sono finito, in un paese dove i carabinieri preposti al rispetto delle leggi e dell’ordine pubblico, giustificano il possesso di un branco di cani ad un vecchietto! Ma non ho ancora sentito il più bello, infatti, quando gli faccio presente che se oltre a costituire un pericolo per la popolazione, in quanto autori di attacchi, vengono anche abbandonati a se stessi liberi di girare (perchè se attaccano le persone vuole dire che non sono tutti in casa di Matteo, e se lo fanno per fame, vuole dire che Matteo non li sfama tutti) se le povere bestiole si trovano in questa condizione di maltrattamento, il loro compito di carabinieri sarebbe quello di sequestrarli per poi affidarli a delle associazioni animaliste o a un rifugio, o a un canile. Ma come ho detto prima, la risposta a questo punto e’ veramente tremenda, anzi tremendamente ridicola, se non fosse che ridere vorrebbe dire voltare le spalle alla sofferenza di creature inermi!

“Come facciamo a sequestrarli , quello li non vuole, quello li non se li fa mica prendere, abbiamo provato un sacco di volte a sequestrarli, ma lui poi ne ritrova altrettanti.” Pazzesco, mi domando, ma avete provato e li avete sequestrati, e dopo lui se ne è procurati altri, o non avete mai provato, perchè voi carabinieri TEMETE le reazioni di un vecchietto!

Naturalmente mi rendo conto di trovarmi di fronte a un muro di gomma, ed evito di formularli la domanda. Li ringrazio e sconfortato me ne vado con i miei pensieri che sembrano non arrivare a nessuna soluzione.

Alla spiaggia la Rossa mi attende speranzosa, ma purtroppo le mie risposte non servono a rassicurarla.

“Cosa ti avevo detto, cosa credevi di fare, cosa credevi di ottenere!” Non aveva torto non avevo ottenuto nulla, anche se forse a pensarci bene qualcosa avevo ottenuto, ora sapevo da che parte stava la forza pubblica, dalla parte dell’indifferenza.

La nostra stanza d’albergo era al primo piano della costruzione, e non era niente male, piccola ma abbastanza confortevole. La si raggiungeva percorrendo un lungo corridoio che praticamente passava sopra alla sala da pranzo e che terminava con la porta dell’uscita di sicurezza, dalla quale si poteva vedere il terrazzo dei proprietari che veniva usato per stendere lenzuola, tovaglie e quant’ altro. Quando il terrazzo era libero dalla roba stesa, si poteva vedere la gabbia delle dimensioni di circa tre metri per due dove i proprietari tenevano rinchiusi due cagnolini simili a dei volpini uno bianco e uno nero che a quanto pare non sembravano molto felici della loro situazione. I due piccoli infatti passavano la giornata o distesi a terra sul pavimento nei piccoli tratti piani che la collinetta dove la gabbia era stata piazzata gli permetteva di avere, o intenti ad abbaiare penso nella speranza di essere liberati da quella situazione. Questa gabbia aveva per riparo dal sole una tettoia in lamiera ondulata che durante il giorno diventava rovente e niente altro. Nei giorni di nostra permanenza a quei poveri cagnolini, non ho mai visto portare del cibo in maniera diciamo così civile. Quello che ogni tanto io vedevo, perchè Rossana si rifiutava di guardarli, erano due bestiole intente a recuperare da terra della pasta avanzata e spiattellata sul cemento a causa del suo lancio avvenuto con molta probabilità da sopra la rete. In quella gabbia ogni tanto appariva anche una ciotola con dell’acqua.

Per tornare a parlare della nostra stanza, occorre dire che il letto non aveva una rete sfondata come spesso capita di trovare, e il bagno era relativamente ordinato e non in disarmo, c’era poi un terrazzino abbastanza ampio, che però dava su di una collina molto ripida che iniziava praticamente a pochi metri dalla fine del muretto del terrazzino, ma come si suol dire non si può pretendere tutto! Praticamente era un terrazzino inutilizzabile se non per stendere i costumi sciacquati e lasciarci le scarpe durante la notte. Per il resto occorre dire che compreso nel prezzo del soggiorno vi era la colazione, servita nell’ampio salone con tanto di vetrata con vista panoramica sul golfo di Peschici. Purtroppo il livello qualitativo del servizio non era alla pari con la visuale offerta dalla vetrata.

La colazione era intanto servita a partire dalle ore 7.30 fino alle ore 9.30, orari non molto vacanzieri, ma la cosa a mio giudizio, ed anche a quello della Rossa, meno piacevole era appunto la qualità dei cibi offerti che vado ora a descrivere.

Tutte le prelibatezze erano sistemate su di un tavolo posto verso la fine del salone, vicino al corridoio che portava alle cucine. L’ordine non era sicuramente stato stabilito da uno chef o da un caposala esperto, ma come recitava il depliant in questo albergo la cucina era casalinga, e quindi anche l’occhio che solitamente si usa dire che voglia la sua parte, qui era decisamente un’occhio “casalingo”! Due o più insalatiere, contenevano dei biscotti all’apparenza di produzione casalinga, ma dal gusto decisamente poco invitante, altrettanti piatti portavano delle torte simili a crostate di produzione artigianale sia per quanto riguarda la pasta che per quanto riguarda la marmellata, due o più vasi da conserva contenevano le marmellate, le stesse usate per le simil crostate,

poi gli immancabili biscottini confezionati semidolci, l’insalatiera con i vari tipi di zucchero,quella con i vari tipi di the, quella con le marmellate queste finalmente confezionate, e con le nutella confezionate, il vaso grande di nutella con il cucchiaio dentro, e per ultimi, ma solo per i primi ad alzarsi, i croissant con uno spiccato sapore di strutto. In fine disposto ad angolo retto rispetto al bancone dei cibi, vi era il bancone delle bevande, con sopra un distributore di succhi di frutta, degno di un’azienda, un distributore di acqua calda, e tutte le tazze, tazzine bricchi e teiere, naturalmente ognuna del suo tipo e forma, nel più completo caos visivo, ma si sa siamo ad agosto!

E’ oramai sera, e la nostra prima giornata di ferie volge al termine, con le luci del tramonto ci apprestiamo a scegliere un locale dove andare a rifocillarci dopo una giornata di sol leone, spiaggia mare ma anche di stress per quanto riguarda la questione di quelli che sono diventati i nostri cuccioli.

Per salire alla città vecchia è possibile farlo dalla stradina che conduce al porto, passando dalla vecchia scalinata che conta migliaia di scalini, oppure più comodamente con la navetta, che al prezzo di un solo euro, e senza rilasciare alcun biglietto, comodamente ti porta a pochi passi dalle piazza del comune. Naturalmente come prima sera, scegliamo la navetta, avremo tempo per farci la scalinata nei giorni a venire.

Il guidatore è un personaggio simpatico e cordiale che dispensa battutine e sorrisi a chiunque salga sul suo pulmino, e visto che qui ci hanno spiegato a ottobre di lavoro non ne esiste più, occorre approfittarne adesso, quindi la navetta è carica ben oltre la sua capacità stabilita dalle regole del codice della strada e dalle regole della casa costruttrice, per altro ben specificate dalla targhetta all’interno del veicolo. Il motore è messo a dura prova dalla ripida salita di viale Kennedy ma anche dalle varie auto parcheggiate ai lati della strada che costringono il nostro autista a manovre da stuntman e a continui cambi di marcia e accelerate. Finalmente arriviamo, e il nostro simpatico autista, non avendo moneta per darci il resto ci regala addirittura la corsa!

La piazzetta dove siamo scesi, ha un’ampia ringhiera che come la maggior parte delle balconate dei locali e delle piazze di Peschici da sul bellissimo golfo, che a quest’ora della sera e’ veramente incantevole, con il tramonto che illumina di arancio la spiaggia e il cielo rosso fuoco. Tutto è piacevole e rilassante, tutto o quasi tutto, infatti qualcosa di meno rilassante c’è. Il traffico! Dalla piazzetta, una strada a senso unico, porta a circumnavigare il promontorio della cittadina, e permette alle auto e alle navette, ma anche ai furgoni che scaricano i prodotti ai vari negozi presenti, di poter tornare nella parte bassa di Peschici. In questa via il traffico è mostruoso, non si interrompe mai! E’ un fiume continuo di veicoli che rasentano gli strettissimi marciapiedi, veicoli che ripartono dall’interminabile coda sgasando e fregandosene dei vari dehors delle pizzerie presenti lungo la via, e che rischiano per l’appunto di investire le persone che camminano lungo questi marciapiedi, talmente stretti che non riescono a contenere la grande quantità di turisti presenti. Mi è capitato più volte di vedere delle famiglie con il passeggino obbligate a scendere e passare sulla strada con il rischio di essere urtati dagli automobilisti infuriati dalla coda esasperante. Il tutto ha per colonna sonora i continui colpi di clacson dati per qualsiasi motivo,per un’auto lenta nel ripartire, per una persona che decide di attraversare e che taglia la strada al fiume di auto, o per un bambino che magari non da il passo ad un veicolo in coda per entrare nel parcheggio al fondo della via, dove un vigile è aiutato nello svolgere il suo compito da un ragazzino con una pettorina arancione, ragazzino chiaramente minorenne.

Insomma una confusione terribile, non si riesce a capire come possano mangiare la pizza, bere un coctail, o semplicemente stare seduti al tavolino di un bar quei gruppi di persone, in mezzo a uno smog del genere, in mezzo a un caos del genere! Ma come ho già detto più volte siamo ad agosto, ed anche in questo caso, le regole sono andate in ferie in un’altra località, molto lontano da qui.

Alla fine della zona di questa via ,(che praticamente è la continuazione di viale Kennedy del quale ho parlato prima) fiancheggiata dai negozi e dalle pizzerie, vi è appunto l’ingresso del parcheggio immagino comunale, dove vengono dirottate tutte le auto che non devono proseguire per altre destinazioni. Qui svolgono la loro opera il vigile e il ragazzino che ho nominato prima, ed è sempre qui che io e la Rossa arriviamo dopo avere percorso viale Kennedy “camera a gas”, quando di fronte all’ingresso del parcheggio, sdraiato sul primo gradino di una macelleria, vediamo un simpatico simil volpino bianco e nero, decisamente in cerca di cibo, vista l’aria da mendicante con la quale accoglieva tutte le persone che uscivano dalla macelleria. Anche questo cagnetto era regolarmente senza collare, senza medaglietta, e chiaramente “senza casa”. Dopo i primi minuti di osservazione, nei quali la bestiola ha assunto un atteggiamento come ho detto da mendicante in cerca di cibo, non ottenendo nessun risultato, il poveretto ha iniziato ad aggirarsi sul marciapiede come un anima in pena, o più semplicemente come un cane sperduto e spaventato dal caos e dai rumori del traffico e della folla. Il rischio di finire sotto un’auto era altissimo e tutto ciò non faceva altro che aumentare il grado di apprensione che già in noi era molto alto.

A fianco dell’ingresso del parcheggio si apre una piccola piazzola, con alcuni negozi di frutta e verdura, un supermercato e il solito ammasso di auto parcheggiate alla rinfusa, da dove spunta una piccola spinoncina sicuramente con dei cuccioli, sicuramente affamata e spaventata. Alla vista di quella povera creatura, anche lei abbandonata al suo destino, anche lei sperduta nel traffico della gente indifferente, anche lei in attesa di un gesto di affetto, di un gesto di aiuto, Rossana sembra abbandonarsi alla disperazione, al senso di impotenza che oramai da giorni ci ha sommersi. Perchè con il proseguire della vacanza gli “avvistamenti” di cani per cosi dire in difficoltà sembrano non voler cessare, anzi sembra che ad ogni angolo di strada si sia costretti a vedere degli spettacoli che straziano il cuore di una persona sensibile, che fanno salire la rabbia a livelli inaccettabili, che gridano vendetta nei confronti delle persone che sono responsabili di tutto ciò, anche e soprattutto con la loro indifferenza.

Questa volta le dimensioni del market ci fanno ben sperare riguardo la sua fornitura di alimenti per animali. Entriamo di corsa e per fortuna le cose stanno proprio come pensavamo noi, sembra di essere ritornati a Torino, dove i supermercati hanno un vasto assortimento di prodotti per cani gatti ed altri animali. Rossana afferra una scatola di pastoncino per cani, e altre due lattine da 400 gr. di cibo in scatola, non si sa mai chi incontriamo per strada!

“E’ ancora li, guarda come è spaventata, dobbiamo fare piano altrimenti corriamo il rischio di farla fuggire via.” Cerchiamo tutti e due di muoverci il più attentamente possibile, ma il traffico attorno a noi e il vociare della folla non sembra aiutarci, tanto che ad un certo punto la spinoncina sembra scappare via, ma appena vede tra le mie mani la scatoletta di cibo, si ferma scodinzolando in attesa di un nostro gesto che non si fa certo aspettare. La scena è la stessa vista la mattina al porto, cambia solo uno degli attori. Questa mattina era Ettore adesso è questa spinoncina impaurita. Il cibo viene spazzolato in men che non si dica, e una volta fatto, la piccola fugge via tra le persone indifferenti alla scena, ma soprattutto in mezzo alla fila di auto, facendo uno slalom che per poco non gli costa la vita, lasciandoci impietriti dalla paura di vederla schiacciata sotto un’auto.

“Non ci posso credere, ma quanti c’è ne sono in giro! Ma nessuno dice nulla!” Rossana è veramente disperata, e io che la conosco so che è amaramente pentita di essere venuta in vacanza qui!

Risaliamo viale Kennedy con il suo mortifero traffico, le sue pizzerie al particolato ed i suoi turisti indifferenti, alla ricerca di un locale dove poter mangiare in santa pace senza possibilmente contrarre il cancro al polmone e dove i clacson delle auto non possano arrivare.

Il posto lo troviamo sempre sul famigerato viale, ma qualche centinaio di metri più in basso, con una terrazza anche essa sul golfo coperta da una tettoia in mattoni e travi in legno, che nel grigiore generale finora visto non è niente male, se non altro le auto sono a debita distanza, e ci si può illudere di essere veramente in vacanza. Consumata la nostra cena, usciamo dal locale con i sacchetti con all’interno le lattine di pappe acquistate poco prima e con l’idea di andare alla ricerca di qualche altro sfortunato amico peloso a quattro zampe da rifocillare. Percorrendo al contrario viale Kennedy incontriamo più volte le navette colme di turisti, che come noi poche ore prima, salgono alla città vecchia alla ricerca di un ristorante, di un negozietto, di uno scorcio da immortalare in una foto da guardare quest’inverno, e per pochi attimi quasi dimentichiamo (anche se non dimenticheremo mai) tutto quel terribile spettacolo che abbiamo dovuto vedere fino a quel momento.

Ad un certo punto, la strada asfaltata, taglia in due, la scalinata della quale ho parlato poco fa, e che in effetti si può considerare un sentiero ora lastricato di pietre,ora in terra battuta.

La prima parte del sentiero, va dal mare a viale Kennedy, poi vi è l’interruzione, che dura un centinaio di metri, e poi proprio all’altezza dell’abitazione di quel tale Matteo, la seconda parte, che sale fino alla piazza del comune diramandosi in una quantità di altri viottoli sempre in ripidissima salita, molto caratteristici che fanno parte della città vecchia, circondati di case bianche ed in alcuni casi di scorci veramente belli, puliti e sicuramente piacevoli da attraversare.

Passata l’abitazione di Matteo, per l’appunto dopo qualche decina di metri, il sentiero riprende, e noi lo percorriamo fino a fermarci davanti alla porta di una casa , dove con nostro grande stupore vediamo un piccolo esercito di micini tigrati, grigio unito, bianchi, attendere impazienti l’arrivo di quella che doveva essere la loro cena. Che bello dopo tanta tristezza, finalmente una dimostrazione che forse anche in quel luogo non era tutto perduto. Dalla porta esce una ragazza con in mano cibo per gatti a volontà, acqua ed un aspetto rassicurante.”Finalmente, era ora non ne potevo più di vedere animali sofferenti!”

“Per fortuna c’è qualcuno che vuole bene agli animali e che si occupa di loro.”Quella scena aveva fatto tornare almeno in parte il sorriso a Rossana e l’attenzione con la quale quella ragazza sfamava quell’esercito di peluche non poteva che essere di buon auspicio per il proseguo della nostra vacanza nonostante tutto ciò che fino ad allora era successo.

Proseguendo la discesa del sentiero, non abbiamo potuto non notare il fetore di escrementi presente in ogni suo tratto, le cartacce e la sporcizia imperante dappertutto, persino in un piccolo belvedere affacciato sul golfo, dove guardando lo spettacolo del mare di fronte, si poteva fare finta che alla proprie spalle tutto fosse pulito, mentre invece una spianata ad uso discarica, faceva da cornice ad una casa abbandonata in fase di costruzione, chissà da quanti anni.

Tutto ciò che poteva essere un magnifico sentiero immerso in un paesaggio incantevole, era ridotto ad un lurido passaggio in mezzo agli escrementi di cani randagi, e tra le costruzioni non ultimate chissà perchè.

Terminata la discesa, ci ritroviamo sulla via che conduce al porto dove speriamo di incontrare Ettore al quale portare le scatolette acquistate poco prima al market. Purtroppo rimaniamo delusi, perchè il cucciolo non è li, e perchè non ve ne è nemmeno traccia.

Incontriamo però la solita pattuglia di carabinieri con la quale ho intenzione di riprendere il discorso fatto con i loro colleghi la mattina stessa.

“Buona sera, questa mattina ho parlato con due vostri colleghi riguardo tutti questi cani randagi. Ma come è possibile che le autorità e l’amministrazione comunale non facciano nulla per risolvere una situazione del genere!”

Di questa mia lamentela, i due carabinieri non sembrano essere stupiti più di tanto. Sicuramente i colleghi li avevano informati della presenza del solito turista del nord un po’ rompipalle, animalista, e disinformato sui reali problemi della comunità locale. “Ma cosa vuole questo qui, arriva da Torino e pretende di dire a noi come fare a risolvere i nostri problemi, ma non solo, pretende di venire qui a dire quali sono i problemi della nostra città! Ma perchè non pensa a fare il turista e a divertirsi!” Questo credo sia ciò che i due commilitoni abbiano pensato, ma che purtroppo per loro non hanno potuto dirmi. E già perchè in quel modo li ho costretti a recitare una parte che io credo abbiano dovuto già recitare un sacco di volte. La parte che il loro ruolo istituzionale li obbliga a dover sostenere. La parte di chi ti dice che per quanto di loro competenza si attiveranno, pur sapendo che invece non faranno assolutamente nulla, perchè in quei posti nessuno ha mai fatto assolutamente nulla per gli animali.

“Ah i cani randagi, sono un vero problema, ma cosa ci volete fare, un sacco di volte abbiamo cercato di risolvere la questione, ma c’e’ quella persona che…..”

“Matteo?” dice Rossana con finta disinformazione

“Si si Matteo, guardi è una situazione incredibile, lei non sa quante irruzioni in casa sua abbiamo fatto con tanto di veterinario USL al seguito, ma purtroppo non abbiamo ottenuto nulla!” sembra veramente una recita del teatro di Eduardo De Filippo. Se non fosse che le risate ricadono sulle povere ossa dei cani abbandonati, sarebbe il caso di farsene veramente tante. Il carabiniere che ha parlato è di una simpatia eccezionale, e se non stesse parlando di animali che a causa dell’indifferenza soffrono, bisognerebbe veramente dargli un premio per la comicità dimostrata e per l’allegria in grado di scatenare. E come se non bastasse continua “Quel signore è furbo come una volpe, quando sa che noi arriviamo, fa sparire tutti i cani!”

“Voi non vi rendete conto di quante volte siamo andati li convinti di entrare a casa sua e sorprenderlo con i cani e invece niente, lui gia sapeva del nostro arrivo e li faceva sparire prima!” ripeto se non fosse che si parlava sulla pelle dei cani, sarei scoppiato a ridergli in faccia. Ma non finisce qui “ E poi comunque, portare via i cani a quel Matteo, è praticamente impossibile! Una volta ne sequestrammo parecchi, ma lui dopo pochi giorni ne fece saltare fuori altri! Credeteci, non sappiamo più cosa fare!”

“Incredibile” pensavo “ ci troviamo di fronte a un moltiplicatore di cani!!!!“ “ma dove siamo finiti nel paese dei balocchi!!”

Sembrava di essere all’interno di una di quelle commedie francesi che fanno scompisciare dalle risate, dove le situazioni sono assurde e i personaggi ridicoli al massimo. Come ho detto prima però qui è tutto vero, e a farne le spese sono solo quei poveri animali indifesi!

Una volta di più scoraggiati e delusi dalla risposta data da chi dovrebbe essere il protettore di tutti, uomini ed animali, torniamo al nostro albergo, e la prima giornata di vacanza va via così, non senza lasciare il segno, non certo monotona o uguale a tante altre.

L’albergo dove alloggiamo è in posizione periferica, rispetto alla spiaggia, e per raggiungerlo, occorre percorrere qualche centinaio di metri alla mercè delle auto che provengono dalla zona alta di Peschici e dalla statale che porta fuori. Dico alla mercè in quanto il marciapiede non solo è molto stretto, ma ancora in fase di costruzione, e quindi completamente dissestato, disseminato di scavi e buche, oppure in alcuni tratti completamente sprovvisto del suo bordo esterno, e quindi costringe le persone che lo percorrono a gimcane che nel caso di anziani ma anche di una minima distrazione potrebbero causare delle cadute poco piacevoli. Oltretutto il marciapiede è presente su un solo senso di marcia, l’altro senso, quello che entra in città, ne è sprovvisto, in quanto il termine della carreggiata stradale è segnato da un fossato seguito dall’inizio della campagna. Il risultato finale è che tutte le persone residenti nello stesso nostro albergo o in altri posti sulla stessa via, che non sono motorizzate sono costrette a percorrere quell’unico tratto di marciapiede dissestato e insufficiente per dimensioni al passaggio di tutti. Tutto questo fino al bivio della strada che porta all’albergo. Da quel bivio in avanti la situazione è ancora peggiore, perchè il marciapiede scompare del tutto, non esiste la banchina ne’ in un senso né nell’altro, la strada è molto stretta, tanto che le auto devono rallentare quando si incrociano, e ciliegina sulla torta, completamente priva di illuminazione, che di notte la rende veramente pericolosa.

Stanchi ma soprattutto stressati da questa prima giornata ci mettiamo a letto con il solo pensiero di riposare e di dimenticare tutto ciò che ci è capitato.

Il silenzio della notte però è di continuo squarciato dai lamenti dei cani che nelle campagne girovagano continuamente tutta la notte senza interruzione. Ora il guaito probabilmente di un piccolo perduto chissà dove, forse alla ricerca della mamma anche lei confusa nella moltitudine di tutti i randagi che nella sola Puglia dicono essere intorno alle 400000 unita! Ora l’abbaiare rabbioso di due cani probabilmente adulti che si stanno azzuffando per un pezzo di cibo trovato chissà dove e dopo chissà quanti giorni di digiuno. Ora il lamento che si fa sempre più flebile fino a scomparire del tutto, di un povero essere abbandonato da chissà quanto tempo al suo destino, che sicuramente non vedrà l’alba. Tutti questi strazianti appelli di aiuto fanno da cornice alla nostra prima notte di vacanza e non ci permettono di chiudere occhio che per brevi periodi di sonno, come quando l’abbaiare si è fatto così vicino da sembrare di averlo li attaccato, quasi sul balcone, per poi scoprire che si trattava del recinto fatto da un cacciatore per i cani della sua muta, proprio nel pezzo di terreno di fronte alla nostra stanza, al di là della strada.

“Questa notte è stata tremenda. Se continua così Paolo, andiamo via, non mi importa dei soldi spesi, se li tengano pure, ma io non posso sopportare tutti quei lamenti!” La notte ci aveva dato un’ulteriore prova della cattiveria umana, un’ulteriore prova di quanto male si possa fare a delle creature bisognose solo di affetto con la semplice indifferenza, con il semplice fregarsene delle proprie responsabilità.

“Cerca di reagire, anche io li ho sentiti abbaiare e lamentarsi tutta la notte, ma andare via non ha senso, non solo per i soldi buttati via, ma soprattutto perchè non cambierebbe di un millimetro la situazione di quei poveri animali. Non dico che rimanendo qui si possano cambiare le cose, ma almeno ci possiamo provare, almeno prima di andare via si può tentare di fare qualcosa. Anche se non so proprio che cosa poter fare, di sicuro non voglio rimanere con le mani in mano.”

Dicevo queste parole quasi più per rinfrancare la Rossa, che non ne poteva davvero più dopo solo due giorni, che non per reale convinzione di potere fare davvero qualcosa di utile. La mattina in spiaggia trascorre uguale a tante altre, con il ragazzo del cocco fresco come in tutte le spiagge, le solite bancarelle, le lezioni di acquagym e di balli caraibici, ma per noi alcune cose sono cambiate. Non può più esserci la spensieratezza tipica delle vacanze con le ore trascorse ad arrostirsi al sole per Rossana e a sonnecchiare, per non dire a dormire per me.

I nostri pensieri continuano ad andare a quelle povere bestiole abbandonate al loro destino.

“Devo assolutamente fare qualcosa. Ma cosa posso fare?”

La passeggiata sul bagnasciuga ci ha portati a fare la conoscenza di Calimero, che visto il nome non poteva che essere un bel micione tutto nero e dispensatore di fusa. Sbucato dal muretto di un villaggio turistico, Calimero appena visti ci è corso incontro con fare affettuoso ed in cerca di carezze. Ad una star di quel livello non si poteva non concedere il privilegio delle telecamere, che nella fattispecie sono la mia macchina fotografica Sony. Alla vista dell’apparecchio il felino inizia tutto il suo repertorio di fusa, ma sopratutto di prolungati miagolii che somigliano molto ad un discorso simile a quello che avrebbe potuto fare una regina del cinema intervistata sul suo ultimo film.

E’ questioni di attimi ed i suoni di Calimero richiamano l’attenzione di un micromicio bianco nero e grigio che con la coda dritta in segno di saluto ci corre incontro incuriosito. “Ma che bello, siamo nel paese degli animali! Tutto dove ti giri ne spunta uno!” “Magari fossimo nel paese dove trattano bene gli animali, allora si che ci sarebbe da essere contenti” Effettivamente, mi sono lasciato trasportare dalla simpatia e dalla bellezza dei due nuovi nostri amici ed ho un po’ perso di vista la realtà, ma la Rossa mi ha subito riportato a terra!

“Ascolta Rossana, se almeno questo piccolino lo portassimo con noi a casa, sono sicuro che non troverebbe problemi con i nostri, è così piccolo che lo scambierebbero sicuramente per un loro cucciolo, e comunque, anche se siamo nel profondo sud, in inverno anche qui fa molto freddo, e di lui chi si occuperà, visto che già adesso che è piccolino, è magro come un chiodo.”

Anche Rossana come me lo avrebbe portato via da quel posto, così come avrebbe portato via 10,100,1000 animali maltrattati ed abbandonati , ma questo è ciò che dice il cuore, la realtà viaggia su altri binari purtroppo. “Come possiamo fare una cosa del genere. Ne abbiamo gia quattro!E se poi è malato e contagia tutti gli altri! Non possiamo.” Questa era la dura realtà, non potevamo salvare tutti gli animali del Gargano, dell’Italia, del mondo. Questa è la dura realtà dei fatti. L’uomo è cattivo indifferente ed egoista con i propri simili, figuriamoci con gli animali che non hanno nemmeno la voce per difendersi. Detto ciò abbandoniamo i due felini e facciamo ritorno ai nostri sdrai e alla nostra vita da turisti.

Da questa mattina, da quando ho aperto gli occhi non ho fatto altro che pensare ad una soluzione per quelle povere creature, e questi pensieri non mi hanno abbandonato per tutto il giorno, ed ancora adesso che oramai è sera, sono ancora li a girarmi per la mente, a sbattere contro le pareti della mia testa senza voler uscire, senza trovare un qualcosa in grado di poterli dissipare come la brina dai tetti delle auto in una mattina di inverno.

Questa sera abbiamo deciso di salire alla città alta facendoci tutta la scalinata dal porto alla piazza del comune, in modo da arrivare con un discreto appetito all’ora di cena.

In effetti la salita è molto ripida e la temperatura anche se serale, non aiuta certo l’ascesa. Ma più che la salita e la temperatura a gettarci ancora maggiormente nello sconforto, è la visione di svariati cani che stazionano alcuni all’interno, ed alcuni poco fuori da una grotta adibita a magazzino/garage situata nei pressi dell’abitazione di quel famoso Matteo, quindi dove il sentiero è interrotto dalla strada.

Le povere bestiole, sono ben 9 e precisamente: una taglia grossa battezzato Drago Fortuna dal personaggio della Storia Infinita, somigliante in tutto al simpatico cane volante del famoso film, tranne che per qualche macchia di pelo nero. Un piccolo pincher, da Rossana soprannominato il chiuaua, tutto nero e un atteggiamento timido e spaventato. Un piccolo incrocio probabilmente tra volpini, bianco e nero con tanto pelo arruffato e naturalmente sporco come un vecchio straccio. Una taglia medio grande, simile a Duchessa, la mamma di Ettore ed i suoi fratellini e sorelline. Una lupoide color caffelatte a pelo corto. Duchessa, e naturalmente i cuccioli, Ettore, Furio, Diana e una quarta del tutto identica a Diana e quindi color caffelatte, alla quale non abbiamo fatto in tempo a dare un nome.

Per ciò che riguarda l’aspetto degli altri due fratellini Ettore e Furio, anche il loro era quasi identico, molto simile a quello di un cane lupo, più scuro Ettore e con un caratterino tutto suo, più chiaro specie sul musetto Furio e dotato di un carattere decisamente più tranquillo.

Quindi altro che fame!

Stomaco bloccato e tutta la serie di sentimenti negativi gia ampiamente elencati, che assieme al sempre famosissimo senso di impotenza, ci fanno passare quasi del tutto la voglia di mangiare.

Quasi del tutto ho detto, in quanto si sa e lo dicono anche i vecchi proverbi che “ un sacco vuoto non sta in piedi”, quindi rotta verso il primo ristorante o pizzeria che ci possa ispirare. Lo troviamo sulla piazza del Comune, e mangiamo anche bene, senza attendere un’eternità e ha servirci sono dei camerieri addirittura gentili! Meglio di così!

Appena pagato, si può dire ancora con il boccone in bocca, ci precipitiamo al market di viale Kennedy, quello rifornito, e facciamo un abbondante spesa per i pelosi che ci attendono dove li abbiamo lasciati poco più di un’ ora fa. E’ una gran festa per loro, finalmente si mangia, chissà da quanti giorni non succedeva! Il cibo è talmente abbondante, pensiamo noi che abbiamo comperato cinque latte da 400 gr. l’una, che non dovrebbero esserci problemi per nessuno. Invece non è così, in quanto la fame che hanno quelle povere creature e’ veramente molta. Così tanta da portarli a ringhiare l’uno con l’altro per la paura che il cibo finisca, e il tutto va a scapito dei più piccoli, Ettore Furio Diana e della sorellina senza nome, che riescono a mangiare meno degli adulti. Finito il pasto, i camerieri Paolo e Rossana sparecchiano, tolgono i piatti di plastica e gettano nel secchione dell’ immondizia regolarmente straripante, tutti i resti, lattine e sacchetti vuoti compresi, si sa che ad agosto la raccolta differenziata va in vacanza, e siccome qui siamo al mare, anche la raccolta normale è andata in vacanza, al mare anche lei, e quindi i secchioni come già detto, straripano.

Soddisfatti del lavoro eseguito, prendiamo la “strada di casa” e lasciamo i nostri amici in balia delle auto dei ragazzotti arricchiti del luogo, che con le loro auto potenti usano il tornante della strada per dare dimostrazione della loro forza e della loro abilità al volante. Ogni auto che passa per noi è una scarica di adrenalina causata dalla paura di sentire il pianto di uno dei nostri cuccioli, ma non possiamo farci nulla, per quanto la cosa ci ripudi, dobbiamo farcene una ragione.

“ Ma quando andremo via, chi gli darà da mangiare? Non ci sarà più nessuno a pensare a loro, moriranno di fame o sotto una macchina.” Rossana è disperata, e io non so come fare per cercare anche solo per poco di distrarla da quell’incubo. “Non ti preoccupare, prima di andare via farò qualcosa di sicuro! Non so ancora cosa, ma devo escogitare qualcosa. Non andrò via da qui senza avere parlato con il Sindaco in persona! Intanto chiamo Graziella”

La signora Graziella, l’abbiamo conosciuta la scorsa primavera.

Andando al lavoro con la navetta, passavo tutte le mattine in una via, via Duino, dove incontravo regolarmente un bellissimo micio rosso tigrato, che regolarmente tutte le mattine mi veniva incontro con la coda diritta in segno di saluto pronto a dispensarmi fusa e spinte con il musetto, in attesa di essere accarezzato e “sgrattuggiato” sulla testa.

Tutte la mattine il tigrotto sostava sotto il portone di una casa nell’attesa del mio arrivo e così faceva la sera al mio rientro. Era diventata una simpatica e piacevole abitudine, un appuntamento fisso che le poche volte che non si verificava, mi mancava decisamente.

Il simpatico micio, dava l’impressione di avere passato momenti decisamente migliori, nel senso che era oltre che socievole, pulito e apparentemente in buona salute, e il fatto che sostasse sempre sotto lo stesso portone, mi portava a pensare ad un abbandono.

Una mattina la Rossa mi diede addirittura delle crocche per lui, ma neanche a farlo apposta quella mattina Camillo, non si fece vedere. Passarono due o tre giorni e niente, oramai temevo che fosse finito sotto una macchina, o chissà in quale altra tremenda situazione che solitamente attende i poveri randagi. Quando oramai pensavo di buttare via il pacchettino di crocchette che oramai da giorni tenevo in tasca, ecco che Camillo sbucò da dietro un bidone dell’immondizia, bello ed elegante in mezzo a tanto squallore! “ Camillo! Vieni qua bellissimo” Ero contentissimo di rivederlo, e così lui di potersi di nuovo sfregare sulle mie gambe e di potersi di nuovo esibire nel suo irresistibile repertorio di giravolte e fusa.

Questa volta però c’era una sorpresa per lui, lui che ha passato l’ennesima notte in strada e che forse un tempo era abituato a ben altri ambienti. Alla vista delle crocchette, le fusa raggiungono il massimo della sonorità e si mischiano con i CRACK CROKH CRUNCH dei denti sulle prelibatezze gattose.

Nei giorni seguenti mi resi conto che così non poteva andare avanti. Adesso si va verso la bella stagione, ma quando saremo in inverno? E poi comunque la vita di strada sottopone i randagi a un’infinita’ di insidie, dagli investimenti alle violenze di ogni genere e tipo, fino ad arrivare alla fame più tremenda.

Forte di queste convinzioni mi rendo conto che non c’è tempo da perdere, e parlando con una collega anche lei sensibile alla questione animali, riesco a vedere pubblicate su internet la foto fatte a Camillo con tanto di locandina e spiegazione volte all’adozione del micione.

In seguito a questo, il mio cellulare era diventato un centralino telefonico, e squillava in continuazione. Arrivavano telefonate da tutta Italia o quasi, da Firenze, da Milano, dalla Liguria. Tutti volevano adottare Camillo, e io ne ero felicissimo. Un giorno, arrivò la telefonata giusta. “ Buongiorno, vorrei parlare con Paolo, sono Graziella di Moncalieri.”

Da quel giorno Camillo non vive più in strada, un veterinario lo ha visitato, trovandolo per altro in buona salute, gli ha tolto una piccola pulce e lo ha consegnato alla sua nuova famiglia dove adesso vive felice e coccolato.

Questo e’ il modo in cui ho conosciuto Graziella di Moncalieri, una signora che ha fatto della salvezza dei randagi cani o gatti che siano, una ragione di vita, una persona che si e’ dedicata anima e corpo, come si usa dire a difendere i più deboli.

E’ lei che adesso cerco di contattare sperando nelle sue conoscenze per cercare di risolvere la tremenda situazione nella quale ci siamo trovati io e la Rossa.

“ Buongiorno Graziella sono Paolo, si ricorda di me? Ci eravamo sentiti la scorsa primavera per quel micio rosso….” “ ah si buongiorno Paolo mi ricordo, come va?”

“ Se non fosse che siamo in ferie in un posto dove ci sono decine e decine di cani e di gatti randagi denutriti maltrattati e ricoperti di parassiti, tutto bene!”

“ Graziella, avrei bisogno di aiuto, qui e’ tutto un caso disperato, ci sono randagi ad ogni angolo, di tutte le taglie e razze! Ho trovato quattro cuccioli bellissimi, e vorrei portarli via da questo inferno. Mi può dare una mano, conosce qualcuno qua sul posto che potrebbe fare qualcosa?” “ Certo, ma ho bisogno di un po’ i tempo. Mi dia il tempo per fare un giro di telefonate. Ci sentiamo fra un giorno o due.” Rincuorato dalla telefonata fatta mi rivolgo alla Rossa con toni trionfali : “ Hai visto, Graziella mi ha detto che nel giro di pochi giorni, risolviamo tutto, fa un po’ di telefonate, e vedrai che per quei cuccioli inizierà una nuova vita.” Rossana non sembra essere altrettanto convinta, non tanto della reale volontà di Graziella di risolvere la questione, ma delle concrete possibilità di potere fare veramente qualcosa specie a così tanti chilometri di distanza. “ E poi…” aggiunge con aria di disperazione “… per tutti gli altri che rimarranno qua, che sorte toccherà?” So che probabilmente ha ragione, sia su di una cosa che sull’altra, ma il mio carattere non mi permette di mollare, come quando in bici la salita sembra non finire mai e le forze sembrano essere esaurite, ecco che in quel momento spunta ancora dal mio animo una goccia di volontà che mi permette di non crollare a terra sfinito. La metafora calza a pennello secondo me, e quindi, neanche adesso, anzi ancora di più adesso che si parla di esserini abbandonati al loro triste destino, ancora di più non mollerò!

Anche questa giornata e’ finita, e torniamo al nostro albergo, a sfidare la sorte sulla strada buia e trafficata carichi di pensieri e con nuovi propositi “bellicosi” nei confronti dell’amministrazione di Peschici, responsabile di abbandonare nel più assoluto menefreghismo decine e decine di cani randagi.

La mattinata e’ calda, ed il mare visto dalla vetrata della “mensa”, anzi del ristorante, (chissà poi perchè mi e’ scappato mensa), il mare come dicevo e’ magnifico e ci distoglie con il suo verde-azzurro dai nostri pensieri di amanti degli animali frustrati, pensieri che invece i continui latrati e lamenti che come tutte le notti anche la scorsa non sono mancati, non contribuiscono certo a dissipare. In spiaggia, dal secondo giorno il nostro posto si e’ trasferito di ben tre file in avanti, per la gioia di Rossana che in questo modo dice di potere prendere meglio il sole, perchè “..più si è verso la riva, e più c’è aria, e quindi il sole e’ più sopportabile!” Sarà ma per me che sto tutto il giorno sotto l’ombrellone, non cambia proprio nulla, io dormo tanto a 10 metri quanto a 50 metri dal mare! Io diciamo così, mi accontento, mi bastano un’ombrellone e un lettino, la posizione per me e’ secondaria. Un po’ meno si accontentano quei signori che questa mattina abbiamo incrociato sulla terrazza dell’albergo mentre progettavano la giornata alle isole Eolie con tanto di motonave e pranzo al sacco! Purtroppo per loro qualcosa e’ andato storto, e la loro gita e’ saltata, ma non abbastanza in tempo per poter avvisare i proprietari dell’albergo che gestiscono anche il traffico per così dire, degli ombrelloni e dei lettini in spiaggia. Per capirci, la disdetta della gita fuori porta e’ stata comunicata alla famigliola dopo che la stessa aveva già lasciato l’albergo e si stava dirigendo all’imbarco del traghetto. Avuta la brutta notizia la combriccola composta da padre madre e due figli, un maschio ed una femmina, fa rotta sulla spiaggia, dove…. sorpresa trova il posto a loro assegnato e del resto da loro pagato, già occupato da un’altra allegra famigliola del tutto inconsapevole della situazione! Dopo i primi momenti di sbandamento, il bagnino aggiusta tutto spostando gli ultimi arrivati e rassicurando gli ex gitanti che il loro posto era di nuovo libero! Eh gli italiani, popolo di navigatori cantanti e….. di disonesti! Ma forse non e’ proprio così, forse sono io ad essere prevenuto, ed e’ sempre solo una questione di ferie, la solita questione! La solita regola colpevole di essere andata anche lei in ferie, e che quindi permette alla “non regola” di subentrare e di comandare lei, ed ecco che quindi il gioco e’ fatto, il lettino lo affittiamo due tre quattro volte, a seconda delle necessità! Questa situazione mi ricorda tanto un fatto molto simile anche se molto più grave, capitato a dei miei cugini svizzeri, che giunti all’età della pensione, decisero di comperare casa in Italia a Sabaudia in modo da poter passare le vacanze o qualsiasi periodo dell’anno vicino ai parenti. I malcapitati cugini, al momento di entrare nella nuova casa, si trovarono a non essere gli unici proprietari! Il costruttore venne poi condannato, ma i soldi non li ebbero indietro, e buon per loro che la disponibilità economica “svizzera” gli permise di comperare una nuova casa!

Ma tornando alle nostre sventure, anzi alle nostre vacanze, oggi la solita passeggiata in riva al mare, ci ha portati a conoscere un personaggio veramente caratteristico, tipico del luogo, direi quasi endemico! Un vigile! Si, un vigile in spiaggia! Per contrastare il tanto pervicace quanto fastidioso e serio problema dei “vuccumpra’” l’amministrazione di Peschici, impegnata duramente nell’intento di fornire al turista un’immagine del luogo ordinata e pulita, non che attiva a reprimere ogni forma di illegalità, l’amministrazione, ha sguinzagliato sulla spiaggia delle pattuglie di vigili urbani con tanto di divisa estiva composta da camiciotto bianco di taglio sportivo, bermuda blu, calzini corti bianchi e scarpe da ginnastica di marca. Insomma un lavoro ben fatto ordinato, una presenza “discreta” ma decisa a reprimere ogni forma di crimine o di illegalità presente sul bagnasciuga! Naturalmente sul bagnasciuga non succede assolutamente nulla. Al limite qualche incidente tra due camion di plastica di qualche bambino, o una rissa tra due poco più che neonati. Ma la vigile attenzione dei tutori della legge in versione casual, si concentra essenzialmente sui poveri venditori di vestiti, che si sa sono illegali, un po’ perchè vendono merce contraffatta, un po’ perchè con i loro traballanti banchetti infastidiscono i turisti, che con quei baldacchini piazzati tra loro ed il mare, non riescono più a tuffarsi prendendo la rincorsa dalle dune! Finalmente anche ad agosto la legalità prende il sopravvento! E allora e’ tutto un discutere tra i tutori dell’ordine e i vuccumprà. “ Allora te ne vai ?” “Lo sai che qui non puoi stare!” dice minaccioso il vigile, e se non bastano le parole, si passa ai fatti. Si strattona si spintona, e alla fine il malcapitato di turno cede, raccoglie la sua mercanzia e se ne va.

Ma torniamo al nostro amico vigile endemico, che con il suo fisico tarchiato, non solo non sembra a disagio tra la gente che lo circonda con modi non troppo benevoli, ma anzi, tutta questa attenzione lo ringalluzzisce e rende il suo show ancora più irresistibile! “ Signò mio fratello e’emigrato in Germania negli anni sessanta, e lo sa come li trattavano li?” rivolto alla vecchietta di Verona che a dispetto dell’idea che fa la gente del nord fortemente razzista, difende a spada tratta il povero e strattonato “vuccumpra’”. E ancora “ non li trattavano mica come li trattiamo noi qua! Questi vengono da noi e pensano di poter fare quello che vogliono!” e rivolto al “vuccumpra’”Vai via! Ti ho già detto di andartene! Vuoi che ti sequestriamo tutta la roba?” A questa affermazione, dalla piccola folla radunatasi, si alza un grido di disapprovazione “…ma che cosa fanno di male! Lascialo stare…prendetevela con i delinquenti!” “ Ma signò lo sa che se non li mandiamo via qui tra un po ne arrivano a centinaia! Qui ci invadono completamente, così non si può più andare avanti!” E rivolto al suo collega un o’ più spostato “ allora, dammi una mano, dai dai questo lo dobbiamo mandare via!” Nel parapiglia generale, ci siamo anche noi che ascoltiamo divertiti, e Rossana a questo punto non può non rivolgersi al tutore dell’ordine tanto bistrattato per dargli un ulteriore grattacapo, per sottoporgli un nuovo problema. “ ma lo sa che ci sono tanti cani che girano abbandonati per il paese?” “ma come e’ possibile una situazione del genere, non fate proprio niente?” Questa non ci voleva, l’ennesima turista piantagrane che si lamenta per dei motivi futili, con tutti i problemi che abbiamo qui, ci mancava anche la turista del nord che mi mette in difficoltà con queste stupide domande. Questo e’ ciò che si leggeva sul viso del vigile ancora prima che aprisse bocca per dare una risposta. “ ma certo che lo so! Lo sappiamo tutti, ma non possiamo farci nulla! Lo sa che c’e’ quel vecchio che vive con loro, mangia con loro, e’ come un capo branco, quei cani ascoltano solo lui. Sequestrarglieli e’ praticamente impossibile, vada, vada a dirlo ai carabinieri. Vada a chiedere a loro se sono riusciti a portargli via anche un solo cane!” “ma guardi che non stanno mica male, Matteo non gli fa mancare nulla, li tratta meglio lui che qualsiasi altra persona!” Incredibile, anche il vigile, tutti anestetizzati dal fascino di Matteo? Certo che avere un personaggio del genere in città fa molto comodo, perchè è possibile scaricare sulla sua presunta pazzia tutte le proprie responsabilità e quindi fingersi si preoccupati, ma purtroppo impotenti nei confronti di un caso così disperato! Dopo questa ennesima conferma dell’impegno delle istituzioni nei confronti degli animali, abbandoniamo il gruppetto e continuiamo la passeggiata che oramai possiamo definire quotidiana.

La sera è piacevole, un po’ meno l’attesa di circa un’ ora e mezza per la pizza, ma purtroppo la ressa di turisti che affolla il locale all’interno del cortile fiorito e con tante piante, manda in tilt il personale della pizzeria, che ad un certo punto si mette addirittura a bisticciare. Il pizzaiolo con il cameriere giovane, il titolare con la cameriera, addirittura la signora della cassa con un altro cameriere! In questo battibecco generale, i clienti vengono lasciati un po’ così al loro destino, e sono costretti ad estenuanti attese senza che nessuno si preoccupi nemmeno di rassicurarli sulla durata dell’attesa. Si arriva al punto che alcuni tavoli si liberano, ma nessuno pensa di fare accomodare le gente in fila, e quindi la coda aumenta sempre più. Alla fine dopo più di un’ora e mezza come ho detto, riusciamo finalmente a sederci e a mangiare. “ mamma mia quanta gente! Certo che se si organizzassero un po’ meglio, potrebbero servirne molta di più.” La Rossa con la sua tipica precisione di donna del nord, era esterrefatta da quel bailame, e non poteva esimersi da una commento riguardante la questione economica “….ma se non si danno da fare in questa stagione con il pienone dei turisti, come fanno a vivere per il resto dell’anno? Se si organizzassero un po’ meglio, potrebbero raddoppiare i guadagni se non di più! Non possono poi lamentarsi che gli affari non vanno bene, che i turisti disertano, o che spendono poco. Quando lavori in questo modo, sei tu la causa dei tuoi problemi!” “certo, sono d’accordo con te. Alla fine i clienti li perdi se non li tratti bene. Non riesco a capire, tanto più che qui esiste una disoccupazione dilagante, tanto più che come per tutte le località di villeggiatura passate le vacanze il volume di affari crolla, non riesco a capire perché non ci sia nella gente un sentimento di riscatto che li possa spingere a fare tutte le cose un po’ meglio in modo da potersi sollevare economicamente da una situazione decisamente difficile.”

La piazza del comune è gremita di turisti fino all’inverosimile. Il famoso sentiero, che salendo si trasforma come già detto in un groviglio di stradine, si affaccia sulla piazza attraverso un vecchio e caratteristico arco in pietra appartenente alla cerchia muraria della città antica, genera una strettoia dove la folla passa a stento in quanto tutta la gente della piazza vi è convogliata e va a scontrarsi con quella proveniente dai viottoli. Il risultato è uno spingi spingi continuo come su di un pullman nell’ora di punta. In mezzo a questa ressa, da tutti ignorati vivono le piccole anime pelose dei nessuno, Ettore, Furio, Diana, Duchessa, il Drago Fortuna e tanti altri esserini che la gente salvo rari casi, cerca di schivare, quasi schifata dalla loro presenza! In mezzo a tutta quella folla spaventati dai rumori, alla ricerca di un gesto di affetto da ricambiare con uno scodinzolio o con una leccata, facendo attenzione a non essere calpestati dalle persone troppo concentrate a guardare vetrine, cercare ristoranti. In mezzo a tutta quella folla alla ricerca di qualcosa che possa attenuare i morsi della fame, un pezzo di pizza allungato da un turista impietosito, o un avanzo di qualche piatto. Con gli occhi sbarrati e dolcissimi, disorientati e forse consapevoli che nessuno si occuperà mai di loro, consapevoli del loro triste destino, ma nonostante tutto sempre pronti ad un gesto di amore nei confronti di chiunque. Come si fa ad essere insensibili a questo? Come ci si può girare dall’altra parte e continuare ad essere indifferenti? Se ci fossimo girati dall’altra parte, il rimorso di non avere fatto nemmeno quel poco, ci avrebbe accompagnato per tutta la vita.

Come può esistere un ragionamento che dice: “ ……ci sono i bambini che muoiono di fame nel mondo e tu ti preoccupi dei cani!” oppure: “ con tutti i problemi che esistono al mondo, occuparsi degli animali è veramente l’ultima delle priorità!” Io sostengo che i bambini muoiono di fame per lo stesso motivo per il quale gli animali muoiono di fame. Gli animali di specie umana, canina, felina o di qualsiasi altra specie cuccioli o adulti, muoiono tra sofferenze e torture, per colpa di guerre o carestie, tutti per lo stesso motivo. A causa dell’indifferenza di altri animali (umani), a causa della cattiveria di altri animali (umani), e riportando il ragionamento su di un piano di osservazione più vicino alla semplicità della vita quotidiana, senza ad andare a scomodare teorie planetarie, muoiono a causa di ragionamenti come quello che ho esposto prima.

Perché, se si ragiona sempre pensando che piuttosto che agire per una data cosa è meglio rendersi conto che c’ è qualcosa di molto peggio per cui impegnarsi, si finisce col non fare mai nulla, perché tanto c’è sempre qualcosa di peggio che ci stoppa e che ci impedisce di agire.

Il male ha tante facce, ma la medaglia è sempre la stessa. Ora è quella del bambino gettato nel cassonetto, ora quella del toro prima drogato e poi ucciso in una arena per puro “divertimento”, ora quella della donna violentata, ora quella del cane rinchiuso a vita in un canile in maniera che possa servire all’uomo per fare soldi sulla sua pelle, ora la tremenda faccia del macello, dove esseri umani lavorano tutti i giorni ad infliggere sofferenze tremende e torture, senza per questo provare il minimo rimorso.

Tutte queste sono per l’appunto facce della stessa medaglia. Ma non bisogna dimenticare che l’animale uomo è dotato di ragione, e quindi in grado di fermare questa giostra di morte, non fosse altro perché a dare il via a tutto è stato lui, e non un cane, un gatto, un toro, o un qualsiasi altro animale, che anche se senziente e in grado di provare sentimenti, non è dotato del nostro tipo di ragione.

Questi sono i tristi pensieri che affollano la mia mente, e grosso modo, senza voler avere velleità da medium o parapsicologo, sono anche quelli della Rossa.

Dopo la routine delle pappe serali, chiudiamo per così dire la serata, con una passeggiata lungo il molo.

Dopo avere disceso tutta la scalinata ed avere incrociato una simpatica combriccola di mici intenti a banchettare davanti alla porta di una casa a loro familiare, ci ritroviamo a guardare la spiaggia e le stelle.

“Vista da qui la situazione sembra avere tutto un altro aspetto.” Il suono delle posate dei ristoranti che si affacciano sul mare, la gente che passeggia pigramente alla temperatura mite della sera.

Per fortuna Rossana sembra rilassarsi un po’ in maniera da scongiurare l’ennesimo mal di stomaco causato dal solito senso di impotenza che si è impadronito di noi sin dal primo giorno di vacanza.

Il giorno successivo ci vede come al solito in spiaggia io a leggere e sonnecchiare e la Rossa ad abbrustolirsi al sole.

Oggi però c’ è una piacevole e simpatica novità!

Burt, un tanto possente quanto coccolone e simpatico labrador color miele che si rotola a più non posso sulla sabbia, per poi avere la scusa per potersi tuffare in acqua a fare una nuotata a perdifiato. Adesso è il suo padrone a dargli la scusa lanciandogli una palla da tennis che prontamente Burt si precipita a recuperare. Il suo gioioso modo di divertirsi, attira l’attenzione di tutte le persone che passano da quel tratto di spiaggia, che altro non possono fare che fermarsi ad ammirare quella forza della natura giocare e dispensare allegria ed evoluzioni a tutti.

Burt è legatissimo al suo padrone, lo guarda con sentimento e intelligenza, ed il suo amico umano lo ricambia con carezze e con affettuose tirate di orecchie. Insomma un vero esempio per una certa parte di popolazione del luogo. “ finalmente qualcosa di buono dopo tanto male visto in ogni dove! Non mi sembra vero. Anzi, guarda là seduta sugli scogli, una signora con un carlino tutto rughe sdraiato sulla sua stuoia personale.”

La signora è una francese in vacanza in Italia con al seguito famiglia che sovente in Francia è anche composta da animali domestici, che viaggiano con i loro proprietari proprio come gli altri familiari e che non vengono abbandonati ad agosto! Da noi purtroppo questa cultura non esiste ancora, e chi lo sa per quanto ancora non la avremo. Da noi trovare una struttura ricettiva che accetti gli animali d’affezione è quasi un’impresa. E quindi la gente nel periodo estivo abbandona gli animali.

I giorni scorrono tutti uguali. La colazione, la discesa in spiaggia, il pranzo al baretto, lo sguardo puntato alla salita dove stazionano i pelosi che abbiamo adottato, il conseguente stress, la passeggiata sul bagnasciuga, con i pensieri ed i discorsi che inevitabilmente finiscono sempre lì, la cena in fretta e furia per poter correre al supermercato a comperare le pappe, e finalmente dalle anime pelose affamate.

Posso dire che questo è l’ unico momento della giornata felice!

Il vedere le povere bestiole, essere contenti di poterli contare ancora tutti, e sfamarli! Qualcuno direbbe: “….belle vacanze! Passate a correre dietro ai cani randagi per dargli da mangiare!….” noi non la vediamo così! Io non la vedo così! Va bene, è una sofferenza vederli patire la fame il caldo, saperli a rischio investimento 24 ore su 24. Sarebbe molto meglio una vacanza di completo relax e divertimento. Ma poi a loro chi penserebbe! Capisco che ciò che stiamo facendo è poco, anzi è quasi niente, ma niente sarebbe peggio! Io ragiono così: “ se non fossimo venuti qua, non avremmo potuto aiutare questi sfortunati esseri, forse mi sarei divertito e rilassato di più da un’ altra parte, ma sarebbe stata una vacanza a mio parere “inutile”. Per quei poveri pelosi il nostro essere qua è servito a soffrire un po’ meno, e a noi è servito a sentirci un po’ più utili” Può darsi che ci siano persone che fanno del volontariato per gli animali unicamente per soddisfazione personale, altre che lo fanno per potersi sentire diversi dagli altri, più meritori, io credo che i più lo facciano per una questione di cuore.

Non credo che ciò che stiamo facendo noi possa essere definito volontariato. Certo nessuno ci paga o ci obbliga a sfamare quegli esserini, lo facciamo di nostra volontà, ma secondo me il volontariato per potersi definire tale, ha bisogno del requisito della continuità per un periodo di tempo decisamente superiore a quello di una vacanza. Ma tutto questo a noi poco importa, continuiamo per la nostra strada, senza pensare ad altro che a poter aiutare i poveri pelosi. Per fortuna, a quanto pare non siamo i soli.

Questa sera, sulla salita di fronte alla casa di Matteo arrivati come al solito con le borse piene di pappe, non siamo più soli! Scorgiamo tra le auto in transito e i motorini fastidiosi, una coppia di ragazzi intenti ad aprire delle lattine di cibo per cani, e la cosa ci lascia assolutamente stupiti. Come al solito è Rossana ad attaccare bottone con la ragazza alta e bionda che ha la stessa nostra espressione di tristezza ma anche di risolutezza, che ci accompagna per tutte la ore della giornata. “ anche noi veniamo qui tutte le sere dopo cena. Ce ne sono tantissimi sparsi in tutta la città!” “ Non sappiamo più cosa fare, Paolo ha già parlato con i carabinieri più di una volta, ma sembra che per loro sia tutto normale! Dicono che i cani sono tutti di un certo Matteo, un vecchio che molti dicono essere non più tanto nel suo che vive proprio lì. Vedi quella finestra.”

La ragazza non è italiana ed il suo aspetto lo dice chiaramente. “ Si anche noi veniamo qui tutte la sere, quel Matteo io lo conosco. L’ho visto l’altro giorno in spiaggia con una decina di cani al seguito” ci racconta nel suo italiano con evidenti inflessioni dell’est rivolta a suo marito che un po’ in disparte tiene in mano una borsa piena di lattine di cibo per cani. “ qui nessuno si preoccupa di nulla, basta guardare da quanti giorni quel bidone dell’immondizia è pieno, figuriamoci se si preoccupano dei cani randagi!”

Una simpatica coppia lei alta e bionda, insomma una tipica ragazza del nord Europa, lui più piccolo di lei molto più timido e quasi sempre in disparte, questi sono i nostri due nuovi preziosi alleati nella lotta al randagismo in Puglia! Altro che Istituzioni, Sindaci, Amministrazioni, politici, questo è il volontariato europeo, il gemellaggio Russia ( o giù di li) Italia. Ecco cosa serve per risolvere i problemi, una bella alleanza internazionale!

Rimaniamo ancora un po’ a chiacchierare delle disgrazie viste in questi pochi giorni di vacanza, tanto quanto basta per sentire dire ai nostri due nuovi amici che sicuramente il prossimo anno in vacanza da queste parti non ci verranno più, e che anzi la pubblicità che faranno in giro di questa estate trascorsa a Peschici sarà il più negativa possibile. “ E poi vedi” si rivolge a me il marito “ noi abbiamo un cane a casa, un labrador, color miele. Come pensi che ci si possa sentire a vedere uno spettacolo del genere!” “ non ci beccano più!” Roberto, questo è il suo nome, mi racconta che è titolare di una azienda che produce cerchi in lega per autovetture, e ha la faccia di una persona onesta. La faccia di uno che quello che ha se lo è guadagnato correttamente e che con certe cose e con certi stili di vita non ha nulla a che fare. Sicuramente l’onestà ha molte facce, e come tutti gli aspetti della vita umana, si può manifestare in mille modi, così come può latitare dalle coscienze più grette. L’abbandono degli animali al loro destino, le sevizie, i maltrattamenti in generale, sono il lato negativo dell’animale uomo, l’altra faccia della medaglia, il bene e il male che convivono, come è sempre stato.

Anche il non fare nulla affinché tutto ciò accada fa parte del lato oscuro. Ci sono persone che sono decisamente spostate verso il fare male. Per cattiveria o per semplice ignoranza provocano sofferenze ad altri esseri indifesi con azioni volontarie e da questo ne hanno del divertimento, delle soddisfazioni, o più semplicemente uno scarico di responsabilità, un modo come un ‘altro per non “affaticarsi” per non fare nulla di impegnativo, per non schierarsi. Queste persone ottengono gli stessi risultati usando una diversa forma di cattiveria. L’indifferenza. Quelli che non fanno nulla, che fanno finta di nulla, anche quando sarebbe loro preciso dovere e compito fare qualcosa.

Gli amministratori pubblici inadempienti, irresponsabili, incapaci, o più semplicemente come ho detto prima indifferenti. Naturalmente nella maggior parte dei casi la loro indifferenza è dettata da un preciso calcolo meramente economico, in quanto le risorse destinate a fare qualcosa sono intascate dagli amici, e dagli amici degli amici, che in questo modo si possono arricchire sulla pelle di poveri esseri inermi. A dire il vero, esiste un’ulteriore categoria di maltrattatori, quelli che nonostante non abbiano alcun tornaconto dalla loro indifferenza, la esercitano in maniera disinvolta. Tanto c’è qualcun altro che ci penserà, oppure “……che cosa ci posso fare io!” oppure la frase che forse le raggruppa tutte, e per questo secondo me è anche la più tremenda: “…tanto è solo un animale”

Tutti questi attori uniti assieme prendono parte alla recita generale che va in scena tutti i giorni nel mondo, e che le guerre e tutte le altre sciagure certamente non rendono meno penosa. Io sento di dovere fare qualcosa per questi esserini, e non sarò mai dalla parte dell’indifferenza. Vedendo persone come i nostri due nuovi amici di sventura mi illudo che forse non tutto è perduto e che non tutte le persone sono da buttare via.

Tutte le sere oramai l’appuntamento fisso era al curvone di viale Kennedy sotto le finestre della casa di Matteo, con pappe, piatti, acqua e buona volontà!

Capita che una sera facciamo tardi perché fermandoci di più in spiaggia, i tempi di tutto si sono allungati, e quando arriviamo sul posto, i nostri amici sono già li. La moglie è intenta a dare un prodotto antiparassitario contro le zecche che infestano tutti i pelosi, ed in particolar modo i cuccioli. Purtroppo non è cosa facile da fare, non lo è con i nostri gatti ai quali diamo l’antipulci, figurarsi con dei cani randagi! Il tentativo difatti non va a buon fine e tre pipette di prodotto vanno completamente sprecate.

“Mi hanno detto che uno dei cuccioli è morto!” la moglie di Roberto dice di avere sentito dire quella mattina mentre faceva il suo solito giro per riempire le ciotole di acqua, che uno dei quattro cuccioli era stato investito da un’auto e che subito dopo il camion dell’immondizia lo aveva caricato e portato via. Sentendo quel racconto il mio stomaco si contorce e la rabbia aumenta sempre più. Non esagero dicendo che se avessi a disposizione un pulsante per potere fare saltare in aria tutto lo farei! Quando la rabbia non ha sbocchi, quando nonostante tutto non si riesce a raggiungere nessun risultato, allora rimane solo la follia. Quella insensata che non porta mai a nulla di buono, ma solo alla violenza fine a se stessa. Un sentimento di distruzione generale, quasi a dire che facendo tabula rasa si potesse risolvere una situazione oramai irrecuperabile. “Domani parlerò con il sindaco in persona!”” Non posso credere che qui nessuno veda nulla, che tutti lascino andare le cose in questo modo senza muovere un dito!”

Eccoci nuovamente in spiaggia ma sempre con lo sguardo rivolto a quella maledetta salita. Oramai sembriamo degli automi. Ci alziamo dopo una notte con poco sonno e niente riposo a causa dei lamenti provenienti dalle campagne, colazione, camminata nel traffico, spiaggia e infine pensieri rivolti ai pelosi! Tutte le giornate sono scandite da queste azioni, che ci stanno veramente provando, sia fisicamente, che soprattutto moralmente.

Ho deciso che questa mattina andrò a parlare con il sindaco in persona. Anche se è sabato, salirò alla parte alta di Peschici e parlerò o almeno cercherò di farlo con il sindaco. Detto fatto, lascio la Rossa a prendere il sole, pantaloncini e canottiera ed eccomi pronto ad affrontare la scalinata. L’impazienza di parlare con l’amministratore e la convinzione che non possa che essere una scelta risolutiva, mi portano a fare la scalinata tutta d’un fiato, tutta di corsa gradino dopo gradino. Arrivo di fronte alla casa di Matteo sudato fradicio e con il fiatone, e ad aspettarmi al loro posto ci sono le nostre “baboie”. In questo termine tipicamente piemontese, è racchiuso tutto l’affetto che proviamo per questi poveri e straordinari esserini. Ettore sotto un’auto alla ricerca di un po’ di frescura o perlomeno di ombra, anche se l’asfalto anche dove il sole non picchia direttamente, è ugualmente caldissimo. Il cucciolo vedendomi solleva il musetto, si alza sulle zampe e accenna a venirmi incontro, ma purtroppo io non ho nulla da offrirgli, allora tento di avvicinarlo maggiormente per dargli almeno una carezza, ma è inutile, Ettore è provato dalla vita anche alla sua giovane età. Appena intuisce il mio gesto arretra e va a ripararsi tra la macchina e il muretto, in mezzo ai resti di cibo che Matteo gli lancia, in mezzo alla sporcizia che nessuno toglie mai e che tutti buttano. E’ bellissimo Ettore, l’ho già detto molte volte, vederlo in mezzo all’immondizia, esalta ancora di più la sua bellezza. Lo sporco e le orecchie infestate dai parassiti non intaccano la sua vitalità né la dolcezza dei suoi sguardi. “ Non ti preoccupare Ettorino, ti porterò via di qua assieme ai tuoi fratellini, non so ancora come, ma lo farò!” Adesso mi tocca abbandonare il cucciolo, in quanto mi attende una missione importante!

Arrivo sulla piazza del Comune, che non più congestionata dalla folla della sera, è molto bella. Al centro, una serie di muretti circolari formano un piccolo giardino pensile al centro del quale, si trova un’aiuola più grande con in mezzo una fontanella. L’acqua poi esce anche da uno zampillo da dove è possibile bere e dove i randagi trovano refrigerio nelle ore più calde della giornata. Vederli bere dalla fontana, mi ha messo addosso una sensazione molto strana, in una parola tremenda. Il fatto che si vadano ad abbeverare in quella piazza è chiaramente normale, in quanto il loro istinto li porta a seguire i compagni assetati e a scoprire a loro volta dove si trova l’acqua. Tutto normale, nessuna stranezza, tutto secondo natura. Solo un piccolo particolare mi mette addosso una tristezza inspiegabile, una consapevolezza per me tremenda! Non siamo nella savana, non siamo in mezzo alla natura selvaggia. Tanto per gli umani quanto per gli animali. Qui l’acqua non dovrebbe essere raggiunta per istinto, pena per il non ritrovamento della stessa, la morte. Qui ci troviamo in una cittadina, civile, sulla piazza di un comune d’Italia, che se vogliamo è anche una località turistica famosa, e non solo in Italia. Non è possibile che qui un essere vivente sia costretto ad abbeverarsi ad uno zampillo, perché diversamente morirebbe di sete in quanto nessuno gli darebbe da bere! Come ho detto, vedere quello spettacolo, che per i più potrà essere semplicemente un cane che beve, per me è una cosa tremenda, fuori da ogni logica. Per me è un colpo al cuore immaginare il piccolo Ettore, o la sua mamma Duchessa, o qualsiasi altra creatura randagia abbandonata al proprio destino, sollevarsi da sotto un’auto con più di trenta gradi di temperatura, e salire tutti quei gradini, o peggio rischiare di essere investito da un auto che sfreccia, per trascinarsi alla piazza perchè il suo istinto gli ha ordinato “VAI A BERE!”. Questo è il genere di ragionamenti che “mi danno alla testa”. Quando penso a questo genere di cose ho la stessa sensazione di quando annuso da un bicchiere l’odore di un superalcolico. Io che non bevo ho come un tremendo capogiro come prima di uno svenimento, tutto sembra andarsene, come se mancasse improvvisamente l’energia vitale, come se per un attimo tutto finisse. Forse la morte è proprio così. E così per me vedere quegli scheletri che si trascinano per bere, è come vedere la peggiore delle cose, è come vedere la morte.

Mi riprendo dai miei brutti pensieri, proprio mentre il drago fortuna, mi passa a fianco dopo avere bevuto a lungo alla fontanella, il suo sguardo timido di chi vorrebbe solo un po’ di aiuto per poter vivere meglio, non soldi, non pretese, non capricci come l’animale uomo, solo un po’ di affetto e comprensione. Mi guarda, passa e mi fa sentire l’ultimo uomo della terra per non essere in grado di fare nulla per lui, lui che non da fastidio a nessuno, lui che appena qualcuno lo chiama, muove la coda, lui che darebbe la vita per il suo amico umano, ma che dall’uomo, è costretto a bere da una fontanella e a mangiare gli scarti.

Tutti questi spaccati di vita mi abbattono attimo dopo attimo. Dopo ogni episodio sono sempre più a terra, ogni tremenda situazione che vedo mi butta un po’ più in giù, mi affonda un po’ di più. Ma occorre fare qualcosa, non c’è spazio per le lacrime, non si può perdere tempo a disperarsi, si deve agire!

“Scusi il comune è chiuso?” domanda stupida visto che il portone è chiaramente sbarrato, ma non si sa mai. “Si, apre lunedì” la signora del posto in effetti mi guarda stranita. Avrà di sicuro pensato “……ma da dove arriva sto fesso, non lo sa che il sabato il comune è chiuso, e che domani è domenica!” Oltretutto il mio aspetto di sicuro non mi dava maggior credito. Canottiera sudata fino all’inverosimile, pantaloncini corti sudati anche loro, e faccia stralunata un po’ per la salita e il caldo, un po’ per la situazione in generale. A questo punto non so proprio più che pesci pigliare. Pensavo di “portarmi avanti con il lavoro” anche se in realtà non ero nemmeno sicuro di sapere cosa fare, e invece eccomi qui di nuovo al palo.

“ Oh finalmente! Allora dimmi come è andata?” Rossana si aspettava una risposta in grado di alleviare un po’ le sue sofferenze, e io sarei stato felicissimo di potergliela dare, ma purtroppo non andò così quella volta. A questo punto non mi resta altro che cercare di distrarla, per cercare di evitare l’ennesima sofferenza.

“ Ti ho mai raccontato di quella volta che all’ultimo anno dell’ Istituto Tecnico per geometri mi hanno sospeso per due giorni?” Alla mia affermazione la Rossa sembra accennare un sorriso, o perlomeno sembra distrarsi dai suoi tristi pensieri.

“ Allora, eravamo all’ultimo anno dell’Istituto Tecnico per geometri Carlo e Amedeo di Castellamonte!” Che nome altisonante, solo a pronunciarlo occupa tutta una frase! “ Bene, noi eravamo la 5° C, sezione mista, ma mista in ogni senso. Da noi c’era proprio di tutto, oltre alle ragazze (ben due) cosa decisamente insolita in una classe di geometri, c’erano due gemelli, un militare e molta altra gente “particolare” che ora andrò a descrivere. Si, un militare che quando poteva frequentava le lezioni, quindi quasi mai, tanto che a fine anno la battuta da risate a crepapelle era: “ professoressa, (quella di costruzioni) Rabbia (il militare) ha detto che domani viene e si fa interrogare di tutto!!!” E giù risate di tutta la classe. Poi c’erano alcuni furbacchioni che non perdevano occasione per rubacchiare gomme matite, libri e tutto ciò che gli capitava a tiro. A fine anno uno di loro si dice che sia riuscito a portare via addirittura il braccio di un tecnigrafo dalla sala delle applicazioni! Tra questi furbacchioni, c’è n’era uno che qualche anno più tardi si specializzò nelle rapine ai bancomat con tanto di siringa da lui usata in precedenza, visto che era nel frattempo diventato tossico. La cosa allucinante fu che il soggetto lo incontrai l’anno dopo la maturità e mi chiese come fare per entrare in Polizia dove io svolgevo il servizio militare. Poi lo rividi una sera davanti al bowling venirmi incontro con fare sospetto. “ Ei mi dai qualcosa, sai io sto qua e controllo le auto.” Non mi aveva riconosciuto, ma io si “ Laterza, ma che fai?” “ Ah niente, sono qui sai aspettavo degli amici!” Quella ed altre frasi sconclusionate mi fecero capire che qualcosa non andava per il verso giusto. Ma non è tutto, quando usciamo assieme agli amici dal bowling, vedo da lontano la mia auto suonare e lampeggiare. Corro più veloce che posso verso di lei, ma quando arrivo l’antifurto ha smesso di suonare, e apparentemente tutto è a posto. Solo apparentemente, infatti aprendo il portellone mi accorgo che manca la cappelliera con le casse, l’ampli e i vari filtri! Laterza ricompare dall’ombra “ Paolo, cosa ti è successo?” avrei voluto dirgli: “avete aperto l’auto sbagliata, deficienti!!” Nel mentre mi guardo attorno, ma nemmeno nel giardino della casa a fianco alla mia auto riesco a vedere la cappelliera. Eppure sono arrivato subito, come hanno fatto ad essere così veloci. A questo punto la farsa di Laterza è quella di un grande attore. Forte del fatto che io non so che lui è li perché è stato sospeso dalla Polizia, in quanto la droga che sequestrava ai tossici, la usava lui, forte di questo, si lancia assieme a me all’inseguimento dei ladri della mia cappelliera, che altro non sono che i suoi complici, inseguimento che però non da nessun risultato. A questo punto decido di rientrare nel bowling per cercare un telefono e chiamare la Polizia. Detto fatto. In attesa dell’arrivo della volante, torno davanti alla mia auto, e cosa trovo aldilà del cancello, a pochi passi da me e dove per altro ero già passato poco prima? La cappelliera, che qualcuno mi aveva gentilmente fatto ritrovare, onde evitare ulteriori complicazioni. Ma purtroppo per quel qualcuno, la Polizia era già arrivata! “Buonasera, è lei che ci ha chiamati?” “ Si sono io, sono un ex collega!” Mi ha sempre fatto piacere parlare con un poliziotto, un carabiniere. Mi fa sempre piacere vedere passare quelle auto azzurre e bianche che sfrecciano incuranti del pericolo, pronte a soccorrere chiunque ne abbia bisogno. Non vesto più la divisa da tanti anni, e l’ho vestita per poco tempo, mi rendo conto che un poliziotto vero sicuramente direbbe “ chi ti credi di essere per avere fatto un anno in Polizia” e probabilmente avrebbe ragione, ma io come ho già detto, anche se non vesto più la divisa, gli alamari li ho cuciti sulla pelle.

Il poliziotto mi fa le solite domande di rito, ma quando gli dico che c’è anche un loro collega, Laterza Francesco, si interrompe di colpo, mi guarda fisso negli occhi e mi domanda: “ ma lei Laterza lo conosce?”

La mattina dopo La Stampa di Torino riportava un articolo nel quale si parlava di un ex poliziotto che caduto nel tunnel della tossicodipendenza, una volta sospeso dal servizio, si era messo a rapinare i clienti dei bancomat con le siringhe usate. L’ultima rapina l’aveva fatta la notte precedente ad un bancomat di corso Traiano, zona Mirafiori, ma era stato bloccato dagli agenti delle volanti e arrestato.

Il variegato elenco degli studenti della 5° C, continua con il genietto al quale tutti chiedevano consiglio per l’interrogazione di matematica o di costruzioni. Giuseppe, piccolo e paffuto, con gli occhiali, aveva il classico aspetto da genietto, ed in effetti era ciò che si dice una mente. Durante i compiti in classe di materie tecniche tutti erano rivolti a lui, tutti o quasi tutti si aspettavano da lui una risposta, un aiuto o un suggerimento. In particolar modo se lo aspettava Francesco, l’unico ripetente della classe, oltre chiaramente il militare di nome Rabbia. Francesco, esperto di calcio “parlato”, era divenuto amicissimo di Giuseppe e sovente passavano i pomeriggi a studiare assieme. In realtà Giuseppe non studiava molto, si limitava a cercare di far entrare in testa al compagno di classe i concetti più elementari di questa o di quella materia. I risultati erano sotto gli occhi di tutti, che potevano vedere le acrobazie di Francesco che cercava in tutti i modi di non farsi beccare dal prof di turno a copiare durante i compiti in classe.

Poi c’era Ivan detto “gola tonante” per i poderosi colpi di tosse che lanciava quando era il caso di “coprire” qualche altro rumore. Tifosissimo laziale, era, per motivi di calcio sempre in lite con il sottoscritto. Famosa la sua frase che mi rivolgeva quando tra di noi si discuteva su di un qualsiasi argomento, ed entrambi volavamo avere ragione: “…..non ti chiedo se vuoi scommettere…..” Allora era il periodo delle scommesse clandestine, ed alcuni giocatori bianconeri ne erano stati coinvolti. A quella frase io rispondevo: “…..non ti chiedo se vuoi contrabbandare…..” con riferimento ai trascorsi di alcuni giocatori laziali. Anche noi come gli altri due compagni di prima, ci si trovava per studiare, ma dopo pochi minuti, si finiva con l’andare a giocare a calcio nel parco sotto casa mia.

Tra tutti questi compagni di avventura, come potrei non ricordare Alessandro, il mio caro amico con il quale è il caso di dirlo, abbiamo girato il mondo, arrivando fino a New York!!!!! Nell’ estate del 1991 partimmo alla volta della megalopoli americana, che fu solo una delle numerose tappe della nostra “tournee” made in USA. Tra Miami, Tampa, Naples, Cape Canaveral e per l’appunto New York, scorrazzammo in lungo ed in largo per più di tre settimane, divertendoci un sacco.

Poi c’era Antonio, sempre nei guai, veri o presunti che fossero, misterioso all’ennesima potenza.

Antonio e la sua famiglia, cambiavano sempre casa, ogni due o tre anni traslocavano e cambiavano abitazione, in Torino, ma anche fuori. Che strano, giuro che non ho mai capito il motivo, anche se me ne vengono in mente molti.

Delle due ragazze delle quali ho parlato in precedenza, non penso sia il caso di parlare troppo a lungo, sia dal punto di vista prettamente “maschile” che da quello della simpatia.

Alla fine di tutta questa eterogenea umanità posso anche nominare uno strano soggetto che viveva mangiando pane e Zoff! Chiaramente sono io! In quel periodo, l’unica cosa che per me aveva senso era giocare a calcio, naturalmente in porta, sognando Zoff! Il mio grande idolo paratutto che ancora oggi ricordo con affetto, nonostante sia riuscito a scambiare con lui solo poche parole, anzi solo un “buongiorno”.

Quella volta mio papà mi portò allo stadio per farmi visitare niente meno che dal dottor La Neve, il medico della Juventus!! Mi ero storto una caviglia giocando e così Giovanni pensò di farmi visitare proprio dal medico della prima squadra, che lui, facendo la Maschera allo stadio conosceva. In quell’occasione, per l’appunto una volta uscito dall’ambulatorio dove ero consapevole del passaggio dei giocatori della squadra del mio cuore, in pieno marasma emotivo, percorrendo i corridoi dove la domenica i calciatori passavano prima di entrare in campo, incrociammo il grande e insuperato Dino Zoff che vedendo mio papà lo salutò con un “cerea” tutto piemontese, al quale si sentì rispondere con un “cerea Dino”! A questo punto io non capii più nulla, e non riuscii a proferire parola se non un “buongiorno” naturalmente diventando rosso come un gambero! Questo episodio lo ricordo ancora oggi con molta commozione e sempre lo ricorderò!

“Allora dopo tutte queste divagazioni, posso riprendere a raccontarti della fragorosa sospensione.” La maggior parte delle cose che avevo appena detto Rossana le conosceva già, anzi devo avergliele raccontate diverse volte, ma oggi il suo spirito critico e da artista, che la porta oltre che ad essere sempre molto polemica, anche a fare la caricatura a tutto, situazioni comprese, sembra voler rimanere in disparte, sembra volere rimanere all’ombra della tristezza che gli ultimi giorni gli hanno messo addosso.

“ All’ultimo anno, avevamo un professore di italiano, che visto con gli occhi di oggi era veramente un’insegnante degno di nota. Credeva fortemente in ciò che faceva, insegnava la sua materia con passione, a differenza di molti altri, che del fatto che la classe seguisse o meno se ne fregavano altamente. Ricordo per esempio un’insegnante di matematica che andò avanti a parlare per tutta la lezione nonostante nessuno e dico nessuno lo ascoltasse. Anzi a dire il vero in quell’occasione, in classe sembrava si fosse scatenato un uragano! Ognuno faceva ciò che voleva, ma lo faceva in modo, come dire molto rumoroso. Qualcuno muggiva all’interno di un lungo tubo di cartone, un altro batteva uno spesso libro di testo sul tavolo con tutta la forza che aveva, qualcuno fischiava usando dei fogli di carta lucida, dimostrando una tecnica non indifferente. Poi c’era Omnis Andrea, il figlio del generale, che con la cannuccia di una Bic sparava palline di carta masticata in tutte le direzioni, anche a pochi centimetri dal prof, che sembrava non accorgersi di nulla! Alcuni infastidivano con scherzi stupidi le due ragazze che rispondevano con sonore manate ed alzando la voce contro il compagno di turno. Insomma una rivoluzione assoluta. Se ben ricordo si trattava di un professore di matematica, che vedemmo solo in quell’occasione e poi mai più. Fece la sua lezione di due ore e poi sparì nel nulla. Ancora oggi quando capita di trovarsi con i vecchi compagni di classe, quell’episodio assieme al “…..duomo di Genova!” è uno dei racconti che più ci fanno rotolare dal ridere, e che ricordiamo con maggiore affetto.

Il prof di italiano non era così, come ho già detto era una persona che credeva in quello che faceva, spiegava gli autori, le poesie ed in generale tutto ciò che concerneva il suo ambito di prof di lettere con una passione veramente coinvolgente. Di conseguenza la classe seguiva con interesse, come capita tutte le volte che l’insegnante è capace, preparato e in una parola “onesto”. La riconsegna dei compiti in classe, i temi per l’appunto, era sempre un momento molto atteso da tutti. Non solo per l’ovvia ragione del voto, ma soprattutto per i commenti che l’insegnante faceva quando riteneva che il tema di quel dato alunno poteva dare spunto per qualcosa di interessante.

Sempre in tono con la sua persona, il prof lanciò un’iniziativa che raccogliemmo tutti o quasi tutti con entusiasmo. Propose che tutti quanti noi portassimo uno o più libri a testa in modo da formare una specie di biblioteca. La cosa piacque molto a tutti quanti , e più o meno tutti portarono qualche libro. Più o meno in quanto per esempio io non portai nessun libro, non per disinteresse alla lettura, o per non esserne provvisto a casa, ma semplicemente per una questione di “svogliatezza” e anche in un certo senso di stupido spirito di contraddizione nei confronti di tutto ciò che dicevano i professori!

Per questo motivo il buon professore aveva giustamente con me un atteggiamento che diplomaticamente parlando si poteva definire molto critico. Un giorno durante una sua lezione, parlando dell’argomento “biblioteca” tra noi due si accese una discussione riguardo la mia mancata collaborazione. “ Barbon, certo che qualche libro lo avresti anche potuto portare, almeno uno!” il prof era gia abbastanza infuriato, ma io da buon ragazzino che non pensava a ciò che gli usciva dalla bocca, non feci altro che peggiorare la situazione. “ Adesso che si tratterà di scambiarsi i libri, se non c’e ne saranno a sufficienza, diremo grazie anche a te!” a questo punto la mia linguaccia inizia la sua opera distruttiva! “ Ma perché non ne ha portato qualcuno in più lei, invece di fregarsene!” per capire meglio la reazione del prof, occorre dire che lui non se ne era assolutamente fregato, anzi, quasi superfluo a dirlo, ne aveva portati diversi di libri! “ Io me ne frego!!!!! Io me ne frego!!!!” era veramente nero! “ Guarda, guarda se io me ne frego! Ho portato tutti questi libri, anche se i patti erano che li avreste dovuti portare voi!” A queste parole la mia faccia strafottente, se possibile lo diventa ancora di più! Ad anni di distanza mi domando ancora come ho fatto in quell’occasione ad essere stato così stupido! “ Guarda se io me ne frego! Faccio anche le fotocopie!!” E mostra a me ad alla classe delle copie di un libro che non ricordo bene per quale motivo aveva fatto. E a questo punto c’è l’atto finale, sempre grazie alla mia linguaccia! “ A si ha fatto le fotocopie? Allora guardi se vuole le do anche i soldi!!!” E detta questa ultima sciocchezza, lancio sulla scrivania del prof, una moneta da 100 £.

E’ la fine! La classe esplode in un boato di risate miste a stupore, Ivan “ Gola tonante” è tutto rosso dal ridere, e con la mano davanti alla bocca per non farsi vedere dal prof, mi sibila “ ahhhh sei fatto!!! Quello ti caccia!!!!”

Ed in effetti la reazione non tarda a farsi sentire “ Fuoriiiiiiiiiiiii!!!!” “ Vai fuoriiiiiiii!!” Il prof prende il registro e lo sbatte fragorosamente sulla cattedra, facendo sobbalzare dalle sedie quelli dei primi banchi! Arrabbiato in questo modo nessuno di noi la aveva mai visto. Mentre io uscivo dall’aula, cominciò a scrivere righe e righe di nota. Andò avanti per una decina di minuti circa, poi riaprì la porta dell’aula, e mi accompagnò in presidenza, senza dire una parola.

Il preside mi rifilò due giorni di sospensione, ed in seguito mandò a chiamare i miei genitori.

“ Insomma hai capito che bel soggetto ti sta di fronte!” tutto orgoglioso rivolto alla Rossa, nella speranza di averla distratta un po’ dai suoi tristi pensieri.” Paolo sono più di dieci anni che so chi mi sta davanti!” “Comunque se non altro non abbiamo pensato e parlato delle povere baboie per una mezz’oretta, e con il clima di questi giorni, mi sembra un buon risultato! O no?” “ Va bene, va bene, che ne dici se andiamo a mangiarci qualcosa al baretto?” Come tutti i giorni, al baretto si fanno affari. La folla è pressante sia alla cassa che al bancone del bar, i tavoli sono pieni ed in attesa di sedersi ci sono molte persone. Il traffico sulla strada poco sopra di noi non molla mai, ma oggi sembra esserci una presenza nuova a regolarlo.

Incredibile! Hanno mandato i vigili per fare un po’ di viabilità! Purtroppo c’è poca viabilità da fare in quella stradina. O si bloccano le auto del tutto, quindi, o si chiude al traffico la strada, o è tutto tempo perso. In effetti non si capisce bene cosa ci stiano a fare i vigili! Forse essendo sabato l’amministrazione comunale vuole fare bella figura con i turisti del weekend. Ogni tanto uno dei due “tutori dell’ordine” accenna a fermare un’auto, “ no guardi per favore ma la strada è chiusa! Deve tornare indietro, abbia pazienza, ma se passate tutti di qua!” “ ma noi abitiamo a cento metri da qua, come facciamo abbiamo la macchina carica, mio figlio è piccolo, e mia moglie è stanca! Cerchi di capire!” Chi potrebbe opporsi a delle motivazioni del genere! Solo uno snaturato oppure una persona insensibile a tutto, e si sa che da queste parti oltre all’accoglienza e all’ospitalità, la sensibilità sta di casa, specie nei confronti delle situazioni più disagiate. “ va bene, va bene passi pure, ma mi raccomando vada piano” “ grazie capo non si preoccupi!”

Italiani popolo di navigatori, cantanti e di pagliacci!

I vigili piazzati a controllare il nulla, e assenti a tutti gli effetti, con gli occhi rivolti altrove, quando una povera creatura abbandonata gli passa accanto, adesso sono presenti, eccome se lo sono, pronti a fare inutile presenza, pronti a fare vedere che ci sono, “….tanto la gente non va mica in profondità nelle situazioni…….” La gente si limita a vedere che loro ci sono, non fa mica caso al fatto che la loro presenza in quel contesto è assolutamente inutile. Non pensa mica al fatto che quello è denaro pubblico impegnato in maniera disinvolta, e che potrebbe essere speso dove veramente servirebbe spenderlo. Quella spesa, è fatta al supermercato del nulla, dove paghi per avere aria, un po’ come le lattine di “aria di Napoli”! Anche se però, forse non tutti i soldi vanno sprecati. Parte di loro servono per acquistare consensi, per illudere la gente che le istituzioni sono presenti, che il cittadino non è abbandonato al suo destino, all’anarchia, alla mancanza totale di regole. Ed allora ecco che io amministratore premuroso nei confronti dei miei concittadini elettori, piazzo qua e là qualche segno del mio impegno, ecco che “marco il territorio” proprio come i cani, con un po’ di materiale organico sparso in maniera apparentemente responsabile, ma tragicamente “ non casuale”, in quanto sistemato proprio dove è utile vederlo, dove la gente possa dire: “ però, guarda che ordine, ci sono anche i vigili che controllano il traffico!”

“ Niente da fare Rossa!” “ fino a lunedì niente colloquio con il sindaco!”

La mia solita bruschetta e la bottiglia di acqua minerale oggi le consumo direttamente in spiaggia. Rossana è alle prese con una pizzetta e con una bella insalata caprese, e come dicevo oggi non siamo sotto la tettoia del baretto, ma fuori all’aperto, sotto un simil gazebo piantato direttamente sulla sabbia. Il tavolo è un tipico tavolo da area da grigliata di quelli posti all’interno dei parchi, e le panche sono della stessa categoria. Fa un caldo tremendo e il leggero telo del gazebo, non ripara più di tanto dai raggi del sole. Con questo clima, la bottiglia d’acqua termina in un attimo, e quindi vado a prenderne un’altra. E’ curioso vedere come gli scontrini fiscali, che i primissimi giorni ci venivano fatti sempre, e dico sempre, sia a pranzo che quando acquistavamo una semplice bottiglia d’acqua, quelli stessi scontrini, adesso che siamo oramai degli abituee, sovente non ci vengono dati. Anche questa regola è andata in vacanza come tutte le altre che ho nominato prima. Ma quello che attira la mia attenzione oggi non è tanto la mancanza degli scontrini o la presunta somiglianza del “cassiere”, addirittura con una nostra vicina di casa, ma la presenza di un magnifico labrador color marrone chiaro. In un primo momento sembrava essere Burt, il simpatico gigante che ama tuffarsi dagli scogli e giocare con il suo amico umano. Ma poi guardando bene , mi accorgo che non è lui, perché non ha il guinzaglio, è leggermente più piccolo, e l’aspetto, o meglio il muso, non sono gli stessi di Burt. Incredibile, un labrador di quelle dimensioni mollato li da solo! Non posso crederci anche perché non sembra affatto patito nel fisico, denutrito o sporco, ma nonostante ciò si aggira come in cerca di qualcuno, come se fosse sperso, in una parola abbandonato.

Non passa giorno che non si avvistino cani mollati al proprio destino. Di taglia grande medio o piccola, adulti anziani, cuccioli, maschi, femmine, in apparente buono stato fisico, decisamente malconci, ricoperti di parassiti, oppure “quasi” puliti! Non c’è un attimo di tregua, non un momento per rilassarsi, non esiste la possibilità di distrarre lo sguardo, perché si correrebbe il rischio di lasciare qualcuno per strada! In pratica poi, purtroppo per strada li si lascia tutti, in quanto per fare qualcosa occorrerebbe essere molte più persone, avere molte più risorse, e tutto sommato più collaborazione da parte della popolazione locale. Naturalmente per ciò che riguarda questo ultimo aspetto, è quasi superfluo dire che se esistesse collaborazione, esisterebbe anche la sensibilità e di conseguenza anche tutte quelle caratteristiche che assieme non permetterebbero l’esistenza della piaga dell’abbandono, del randagismo etc. etc. ma questo oramai comincia a diventare monotono.

Comincio a chiedere in giro di chi è quel cane, se qualcuno sa se si è perso, ma nessuno sa nulla, nessuno sembra essere interessato. Comincio davvero ad essere seccato della situazione. Mi spiego meglio, lo sconforto e la tristezza stanno lasciando posto per fortuna alle reazioni che tutto ciò che ci vediamo attorno tutti i giorni da quando siamo qui, fanno scaturire. Per fortuna! In quanto come ho già detto non c’è tempo per le lacrime, occorre agire, ma anche incazzarsi nei confronti di tutti gli indifferenti e indolenti che sembrano essere venuti in vacanza tutti a Peschici! Sono veramente stufo di tutte queste persone unicamente in cerca dell’abito alla moda da esibire la sera, del cellulare ultimo modello, o di chissà quale altra amenità!

Non voglio essere frainteso, non sono di certo una persona alla quale piace mortificarsi, trasandata o “insensibile” agli oggetti belli. Dico semplicemente che c’è un tempo per tutto e che esistono diverse situazioni all’interno della vita di una persona, e che bisogna saperle vivere con intelligenza, ed in modo, per così dire “adeguato”. Va bene tutto, l’albergo bello, l’auto bella, per chi se la può permettere, la casa bella, fino ad arrivare alle cose più effimere, come il cellulare, il vestito, o che so io, l’orologio o il paio di scarpe. Non siamo mica venuti al mondo per soffrire! Almeno questo dice la teoria! Poi in pratica la vita è fatta di milioni di situazioni, dalle stelle alle stalle e anche di peggio!

Se si può vivere bene, perché non farlo. Sono profondamente contrario agli atteggiamenti di certe persone che magari impegnandosi nel volontariato, di qualsiasi genere esso sia, si scagliano contro il tipo con il SUV o contro la ragazza con il vestito firmato che costa un occhio della testa! Non è certo la disponibilità economica, e neanche la NON disponibilità che fa di un essere umano una persona sensibile. La propria sensibilità non la si può quantificare con il denaro o con il proprio stile di vita. Non è il portafoglio gonfio ne il gusto per le cose belle che impediscono ad una persona di occuparsi di chi è più debole, o di voltarsi indietro e di fare qualcosa per un animale in pericolo. Così allo stesso modo non è mortificandosi o trascurando la propria persona che si può meglio servire la causa animalista, o qualsiasi altra causa!

La cosa più ridicola, è che tutti questi bei discorsi li faccio a me stesso, e così facendo assumo un’espressione assente e stralunata, tipica di chi è presente solo fisicamente, ma che ha abbandonato la mente altrove.

Comunque per tornare alla realtà, il pacioso labrador sembra non essere di nessuno, ma al tempo stesso sembra non essere preoccupato, anzi la confusione del bar lo diverte. Ogni tanto qualcuno gli allunga una carezza e lui rassicurato dall’ambiente “familiare” si aggira tranquillamente perfettamente a suo agio.

Solo quando le mie domande diventano più insistenti, i ragazzi che lavorano come camerieri, cominciano ad essere insospettiti, ed iniziano a parlottare tra loro. Chiaramente la cosa insospettisce anche me, e comincio a guardare i simpatici personaggi in maniera indagatrice.

Ecco che all’improvviso dalla stradina sterrata che collega il baretto con la strada principale arriva una panda con sopra un ragazzo ed una ragazza, che in men che non si dica, caricano il bel cagnolone sul bagagliaio. Il labrador che fino a quel momento era stato tranquillissimo adesso sembra non essere molto contento di dover salire a bordo del mezzo.

“ E’ vostro il cane?” domando ai due soggetti che mi stanno già facendo innervosire visti i modi che hanno di manipolare l’animale. In questi momenti rimpiango amaramente di non avere più il tesserino!

“ Si si è nostro, non ti preoccupare” mi rispondono con un tono veramente odioso. Cosa posso fare, se non essere costretto ad accettare le parole di quei due imbecilli! L’auto riparte e il cagnolone rimane a guardarmi dal bagagliaio attraverso il finestrino con un’espressione che non lascia adito a dubbi riguardo il suo stato d’animo! “ …..non voglio andare via con queste persone! Aiutami!! Voglio restare libero a gironzolare in spiaggia!…”

Calma Paolo devi restare calmo.

“ Ma dove sei stato?” Rossa è impaziente, ma soprattutto assetata. “ ah, niente ero li che guardavo la gente che affolla il bar. E’ incredibile il giro di affari che hanno! Secondo me, con ciò che incassano dalla primavera inoltrata a fine settembre, vivono per il resto dell’anno. Anche se poi chissà dove vanno a finire veramente i soldi!” Con queste inutili chiacchiere sto cercando di inventarmi qualcosa per non raccontare a Rossana del labrador incrociato poco prima al bar. Sto cercando di non stressarla nuovamente, perché non ne ha proprio bisogno.

Consumato il pranzo torniamo sotto gli ombrelloni a trascorrere pigramente la restante parte del pomeriggio, cercando di ricaricarci le pile in attesa dell’arrivo della sera, che inevitabilmente ci vedrà impegnati a sfamare gli sfortunati pelosi.

Questa sera, la sorte sembra essere un poco più benevola nei nostri confronti, se così si può dire, in quanto ha deciso di riservarci un simpatico momento di ilarità prima, e di “azione” dopo.

Andando per ordine, devo dire che questa sera ci siamo imbattuti in una pizzeria anche lei con i tavoli posti sotto una grande tettoia che ripara un grande terrazzo con vista mare. Questo oramai non ci esalta più di tanto, in quanto qui si tratta di una cosa abbastanza comune. I locali sono tutti in fila uno dietro l’altro, lungo la parte non ancora avvelenata dal traffico del famoso viale Kennedy, e quindi si affacciano praticamente tutti sul mare. La particolarità di questa pizzeria, oltre che ad essere di proprietà di un personaggio con lo stesso nome e cognome del proprietario del nostro albergo, (ma si sa che nei posti piccoli è cosa abbastanza comune), e con lo stesso cognome del sindaco, la sua particolarità che ci ha fatto scoppiare dal ridere, risiedeva nel suo menù!

Si proprio nel menù! Non tanto per le pizze o i primi o che so io, per i vini o i dolci, ma bensì per il modo nel quale la direzione “consigliava” di ordinare!!!

A questo punto una foto con il cellulare si è rivelata indispensabile! Testualmente il menù recita: “ Per potervi servire meglio e più in fretta vi raccomandiamo la facilità delle ordinazioni ed una quasi eguaglianza di pietanze”

A stento siamo riusciti a contenere le risate a crepapelle!!! Ma come, consigliate “ una EGUAGLIANZA di pietanze!!!! A parte il ridicolo tentativo di eleganza letteraria, ma come sarebbe a dire? Allora, facciamo che ordinare tutti quanti un piatto di pasta al burro, e così siamo a posto!! Anzi perché non risolvete tutto voi, facendo solo un piatto! Un solo piatto per tutti, senza alcuna possibilità di scelta, in modo tale da potere servire tutti il più velocemente possibile! Ma dove andrebbe a finire la tradizione enogastronomia di questa magnifica terra con tutte le sue prelibatezze, i suoi piatti tipici ed i suoi vini prelibati! Se lo venisse a sapere un pugliese DOC come Albano, verrebbe qui lui di persona, e poi… allora si che sarebbero guai!!!

Che posto magnifico abbiamo scelto per le nostre ferie!! Ogni giorno è una piacevole scoperta, ogni giorno c’è un motivo in più per rimpiangere il tempo trascorso in questa magnifica località! Ogni giorno che ci avvicina al termine della vacanza ci fa sperare sempre più di poterci tornare un giorno! Eh gia! Che paradiso terrestre!

Ma va bene lo stesso, passato questo esilarante episodio, possiamo dedicarci alla cena vera e propria, a base di pizza e birra.

La seconda parte della serata è decisamente più movimentata. Che bello, prima le risate e adesso l’azione!

Succede che appena pagato il conto ed usciti dal locale, sentiamo arrivare dalla pizzeria a fianco alla nostra, (che è poi quella nella quale siamo stati la prima sera) delle urla poco rassicuranti.

Un gruppo di persone è davanti al locale in corrispondenza dell’uscita, e non si riesce a capire cosa sia successo. Ci avviciniamo ed in questo modo tutto diventa più chiaro. Due persone, una più giovane e di corporatura più piccola, ed una più adulta, quasi anziana di corporatura decisamente più massiccia se le danno di santa ragione! Ad un certo punto, il giovane è addirittura balzato a cavalcioni dell’altro, che nonostante le botte prese continua a muoversi come nulla fosse, ed a cercare di divincolarsi dalla presa del giovane.

E’ una scena veramente brutta da vedere, come sempre lo sono le risse. Rossana è spaventata e vuole andare via, anche perché ad un certo punto i due si divincolano ed il giovane che nonostante l’aggressività dimostrata fino a quel momento, sembra avere la peggio, inizia a fuggire, e si porta vicino a noi.

“bastardo! Mi avete rubato il portafoglio! Io vado dai carabinieri!” urla rivolto all’altro, che invece con una calma disarmante sembra non avere nulla da temere e risponde: “ vieni tu qua! Sei un drogato! Vieni qua che ti aggiusto io!” Il giovane ha anche una fidanzata, che a stento e con insuccesso ha tentato di farlo desistere sin dall’inizio da quell’atteggiamento, ed ora è appoggiata alla loro auto in lacrime e disperata per ciò che sta succedendo.

“ Aiutatemi! Fermatelo sta dando i numeri!” ma la gente attorno non sembra essere molto sensibile alle sue parole, mentre invece sembra essere molto infuriata nei confronti del giovane. Comunque non si riesce a capire da cosa sia nato il tutto, nessuna delle persone alle quali chiedo il motivo di quella baraonda mi sa rispondere. Quando tutto sembra essere finito, e la persona più robusta accenna a rientrare nel locale, il giovane gli si lancia nuovamente addosso, sempre con la stessa tattica, ovvero assalendolo alle spalle. La cosa fa infuriare un po’ tutti compreso l’assalito che questa volta per scrollarsi di dosso l’avversario picchia decisamente duro. Ma adesso il giovane ha un altro problema da risolvere. Obbligato a mollare la presa dalle botte della persona che aveva preso a tradimento alle spalle, si da nuovamente alla fuga, che però questa volta viene interrotta da una terza persona che fino a quel momento aveva assistito in disparte alla scena. “ La devi finire! Hai capito!” E nel mentre gli assesta un ceffone molto convincente. Il giovane cerca di divincolarsi ma il nuovo personaggio non è d’accordo e quindi non lo molla di un centimetro, anzi continuando ad apostrofarlo “ drogato” “ rompicoglioni” gli assesta una altra serie di schiaffoni non meno convincenti dei primi. “Bastardo! Bastardo! Mi hai rubato il portafoglio” prosegue il ragazzo con uno spiccato accento romano, in direzione del suo primo avversario. Tutto questo si sta verificando veramente vicino a noi, e Rossana è sempre più spaventata, e questo dopo tutto quanto il resto non ci voleva proprio.

“ Paolo andiamo via per favore! Ho paura qua sono tutti matti!”

Ad un certo momento per fortuna arrivano i carabinieri, che qualcheduno ha provvidenzialmente chiamato. Nonostante l’arrivo dei militari, il giovane sembra non volersi calmare, e addirittura neanche con le parole del maresciallo, ha il minimo segno di resa! Continua a dire di avere subito il furto del portafoglio con tutti i soldi necessari alla vacanza, ed in più dei documenti, e lo fa ad alta voce, tanto da scatenare la razione del graduato, che arriva addirittura a minacciarlo di portarlo in stazione.

Per fortuna la cosa con l’arrivo dell’ Arma sembra essersi risolta, e così ci possiamo avvicinare ed in tal modo posso chiedere maggiori informazioni. In questo modo vengo a sapere che il tutto è iniziato a causa di una sigaretta!

Il giovane sembra si sia rifiutato di smettere di fumare anche se a chiederglielo è stato il padre di un neonato che nel suo passeggino era costretto ad aspirare il fumo passivo. Alla richiesta sono seguite le parole, sempre meno civili, fino a quando è dovuto intervenire il proprietario del locale, vale a dire il primo avversario del giovane, che una parola dopo l’altra è poi stato costretto a passare ai fatti, con le conseguenze che ho esposto sopra.

Naturalmente speravamo di finire la serata in un altro modo, anche perché per noi la serata non si esaurisce con il conto della pizzeria, ma come al solito abbiamo da pensare ai nostri cuccioli. Ma tutto ciò è superfluo dirlo, chi in una realtà già di per se triste si augurerebbe di terminare una sera delle proprie attesissime vacanze in quel modo?

Comunque le nostre speranze hanno poca importanza, ciò che conta è la realtà dei fatti, e la realtà è esattamente quel tanto simpatico quanto sfortunato essere peloso che ci viene incontro al solito posto di tutte le sere! Ettore, il piccolo Ettorino, che se sapessimo dove portare e come fare non sarebbe più qui a condurre un’esistenza maledetta come questa.

Ma come ho detto poco fa la realtà almeno per il momento è questa e ci dobbiamo accontentare di subirla, con tutte le sue brutture.

Ci dobbiamo accontentare di cercare di vuotare il mare con un cucchiaino, perché è un cucchiaino che ci hanno dato, e noi lo usiamo quel maledetto cucchiaino, fino a quando non troveremo qualcos’altro per sostituirlo!

Comunque tra una risata ed una rissa, il sabato sera è scivolato via, portandoci sempre più vicini alla fine della vacanza. Quando arriverà quel giorno, come faremo fronte all’idea di abbandonare per sempre i nostri amici, che tutte le sere ci aspettano per potere mangiare e così sopravvivere?

Accendere il motore della punto e sapere che da quel momento in avanti nessuno si occuperà più di loro, che la gente li guarderà con disprezzo, nel migliore dei casi, nel peggiore, che cercherà di fargli del male, sapere queste cose e doverle accettare comunque ci distrugge moralmente e quindi cerchiamo di fare finta che non sia così, e ci illudiamo che almeno i più piccoli riusciremo a portarli in salvo, e che qualche autorità sicuramente ci verrà in aiuto.

Questa mattina come tutte le domeniche la spiaggia è molto più affollata ci sono più bancarelle e sembra esserci molta più allegria.

“ Paolo non fai mail il bagno!” “ perchè siamo venuti al mare, per giunta fino in Puglia, se poi mi tocca fare il bagno da sola!” Rossa ha ragione. Prima che io prenda confidenza con l’acqua, passano giorni e giorni! Deve essere calda, pulita, non ci deve essere troppa gente attorno, insomma un sacco di storie!

Per me ci vorrebbe la spiaggia privata, cosa chiaramente improponibile, per evidenti motivi! Quindi la maggior parte delle volte la Rossa è obbligata a fare il bagno da sola, e siccome non sa nuotare, è costretta a causa della paura a rimanere all’ “altezza” dei bambini di pochi anni.

Ma non è tutto, quelle rare volte che decido finalmente di fare il bagno, impiego una vita per entrare in acqua, perché, accaldato chiaramente dal clima estivo, l’acqua mi sembra ancora più fredda, e quindi il più delle volte la Rossa si stufa ed esce che io non sono ancora entrato!

Una vera comica. Ma questa volta forse per cercare di “lavare via” tutte le brutture viste fino ad oggi, decido di lanciarmi in acqua come mai avevo fatto prima, tanto è che la Rossa rimane letteralmente immobile nel vedere la scena decisamente insolita. Comunque ottengo in parte l’effetto voluto, l’acqua per me gelata, mi fa tornare immediatamente alla realtà, o meglio cancella di botto tutti i pensieri, belli e brutti, tutti i sensi sono richiamati a raccolta.

“Aiuto! Cosa succede!” così sembrano urlare i miei recettori. Allarme rosso, temperatura in picchiata! “ Aiuto! Siamo caduti nell’artico! Questa volta non la raccontiamo!”

Per fortuna non è così, e dopo i primi momenti di sbandamento , come è normale che sia, comincio ad essere piacevolmente cullato dal mare.

“ Finalmente, era ora!” esulta Rossana “ E’ una settimana che siamo qui ed è il primo bagno che fai!”

E’ vero, quest’anno non solo non ho ancora fatto il bagno, ma non ho nemmeno fatto volare l’aquilone, è rimasto nel bagagliaio della punto, e di tirarlo fuori non mi è venuto nemmeno in mente! Ci sono stati altri impegni, altri pensieri che ci hanno assorbiti, fino al punto di dimenticare completamente il motivo per il quale siamo qui.

IL sole rovente ci sta asciugando dalla doccia, che per abitudine facciamo dopo ogni bagno in mare, quando un pensiero mi balza alla mente: “ Graziella, la signora Graziella non si è più sentita! I giorni passano ed il nostro unico contatto sembra essere sparito!” La nostra ancora di salvataggio, nella quale riponiamo tutte le nostre speranze, tace, e ci lascia come due naufraghi nel mezzo dell’oceano di questa torrida estate, che con il suo sole implacabile sta lentamente disgregando ogni speranza di potere salvare delle vite innocenti.

“ Paolo pensi che ci richiamerà? L’abbiamo contattata quasi una settimana fa, e non abbiamo ancora avuto nessuna risposta. Forse non riesce nemmeno lei a sentire nessuno, forse sono tutti via per la vacanze, ed anche lei non sa che pesci prendere!” “ siamo veramente perduti, non riusciremo a combinare nulla! La fine della vacanza si avvicina e quando non ci saremo più noi, per Ettore ed i suoi compagni di sventura, non resterà altro che la fame!”

Inutile dirlo siamo nuovamente piombati nello sconforto, il nostro problema non sembra avere soluzione, si avvita su se stesso, e non porta a nulla di concreto. Anzi qualcosa di concreto lo stiamo ottenendo. L’esaurimento nervoso!”

La sera è fresca, e sulla piazza del Comune, questa sera hanno organizzato una mostra di pittura di artisti locali. C’è molta gente interessata, ma anche turisti annoiati, bambini che giocano rincorrendosi tra le aiuole, mamme che portano i più piccoli sui passeggini sfiniti dalla giornata in spiaggia, che quindi dormono placidamente incuranti delle voci intorno a loro, Ettore, Furio, il Drago Fortuna, angeli in cerca di una carezza, e tanta altra gente.

Davanti alla porta del Comune, finalmente aperta, seduti su due sedie, due signori del luogo stavano parlando dei fatti loro, ed è proprio a loro, che mettendo da parte tutta la mia timidezza, mi rivolgo: “ scusate, vedo che il Comune è aperto, c’è per caso il Sindaco?” I due molto cordialmente interrompono il loro discorso, e mi domandano a loro volta: “ per che cosa scusi?” “ avrei bisogno di parlargli riguardo la questione di alcuni cani randagi che vedo girare per la città, e che sicuramente non se la passano molto bene”

A quelle parole i due, un po’ per l’espressione, un po’ per la risposta, sembrano non essere nuovi al genere di domanda.

“ E si… i cani randagi, certo è un grosso problema. Voi turisti, quando arrivate qui lo notate molto più di noi, che purtroppo siamo oramai abituati a questa bruttissima realtà!” Incredibile, trovo della gente sensibile, che non se ne frega, ma che anzi pur essendo immersa in quel “brodo”, ed essendosi per così dire quasi abituata all’immersione, non ne è indifferente, anche se comunque prima della mia domanda, come ho detto prima, Ettorino ed i suoi amici gli erano passati a pochi centimetri dalle gambe, e loro non avevano dato il benché minimo segno di reazione.

A tal proposito mi sento di dover spezzare una lancia, a favore di chi per l’appunto, si trova a dover suo malgrado subire una situazione più grande di lui, ed al di sopra delle proprie possibilità decisionali. Purtroppo in situazioni del genere i sensi si abituano all’orrore di certi spettacoli, fino a considerarli, se non normali, sicuramente irrisolvibili. E’ tremendo, ma penso che sia così. Non voglio giustificare una popolazione che non ha nessuna attenuante, specie quando esercita l’indifferenza più ignorante, ma mi voglio mettere dalla parte di chi pur dotato di sensibilità e senso civile, non sa cosa fare ne da che parte iniziare per fare qualcosa. Non sono di sicuro dalla parte di chi è indolente e che fa finta di nulla! Non mi sembra il caso di questi due tranquilli signori, che mi danno l’idea di fare parte in qualche modo dell’amministrazione comunale, o comunque in qualche modo di essere a conoscenza di questioni “comunali”.

“Comunque vede, il Sindaco è quel signore li girato di spalle.”

“Finalmente ti ho beccato caro il mio bel sindaco!”

Il Sindaco di Peschici, assomiglia tremendamente a Fabio, di Fabio&Mingo di Striscia la Notizia! Anzi sembra proprio la sua controfigura.

“ Buongiorno signor Sindaco, mi chiamo Barbon Paolo e sono un turista. Le vorrei parlare di tutti i cani e gatti randagi che girano per la città, e del fatto che c’è una persona che pare averne moltissimi dentro casa sua, e non solo in casa!” Forse mi sbaglio, ma l’espressione del primo cittadino di Peschici, sembra quella di uno che la mia frase l’ha sentita già un sacco di volte. E’ come se in passato molti altri turisti lo avessero cercato per lamentarsi così come ora sto facendo io. In questo preciso momento, ho quasi la precisa certezza di avere perso la nostra battaglia!

“ ahh i cani randagi! Lei è un animalista! Non me lo dica! Guardi, non ci dormo la notte! Sono un vero problema dal quale non sappiamo proprio come venirne fuori. Vede, c’è ne sono una quantità enorme, si riproducono in continuazione, e non ultimo…….. c’è quel Matteo…..”

Mi cade tutto quello che mi può cadere!

Sono sconcertato! I Carabinieri, e adesso anche il sindaco, lui in prima persona, anche lui, amministratore di un a cittadina, lui che dovrebbe essere una figura responsabile, al di sopra delle parti e delle chiacchiere da bar!

Lui che dovrebbe dare la sicurezza alla propria popolazione, che dovrebbe essere in grado di fornire delle risposte concrete e serie ai cittadini, ma anche, perché no alle persone che hanno scelto la sua città come meta per le loro vacanze, lui mi risponde come avrebbe fatto il più ignorante degli avventori della peggiore bettola!

La banalità della sua risposta mi lascia senza parole.

Capisco benissimo il suo lavarsene le mani, ma non lo posso giustificare!

Il sindaco è la massima autorità cittadina, e come tale non è autorizzato a lavarsene le mani in nessun caso, non è autorizzato ad adoperare il jolly che probabilmente tutti gli irresponsabili menefreghisti di questa città adoperano, quando vengono messi alle corde dalle domande dei turisti inorriditi da tanta indifferenza.

Ma mentre il comune cittadino può fregarsene di ciò che vede, rimandando tutto alla propria coscienza, ammesso che c’è l’abbia, il Sindaco questo non lo può fare. Lo dice la legge!

Per il signor Sindaco il salvagente Matteo non esiste! Qualcuno glielo deve pur fare capire.

Però il dubbio che lo sappia perfettamente e che se ne freghi è forte, anzi, non è nemmeno un dubbio, ma è una certezza!

“ Certo, capisco, ma vede le voglio ricordare che esiste anche una legge che tutela la salute degli animali, e che fa del sindaco il primo responsabile di tutti quelli che vagano sul territorio della sua città:” mentre sto dicendo queste cose al sindaco, Ettore ed un altro suo compagno di sventura, sbucano da un tombino divelto, a pochi metri da noi!

Incredibile è l’espressione del mio interlocutore!

Come se nulla fosse successo! “ Si, si la legge la conosco, ma da queste parti, funziona tutto in maniera un po’ più complessa che dalle sue” Non è tutto, dal tombino spunta un altro cane, e un altro, e un altro ancora! “ come può continuare a fare finta di niente!” ma la domanda che ho rivolto a me stesso, rimane purtroppo senza risposta. Anzi la mia domanda, riceve la peggiore delle risposte, vale a dire una non risposta, l’indifferenza. Il comportarsi come se nulla fosse successo, declinando ogni responsabilità è una cosa sconcertante! La faccia tosta di questo personaggio, è semplicemente irritante, verrebbe voglia di……… ma questo non si può fare, non è civile! Se questo succedesse, accorrerebbero sicuramente le “ Guardie del Sindaco” e poi i carabinieri, insomma la forza pubblica. Tutta la forza pubblica, che invece quando vede un animale in difficoltà o abbandonato, si gira dalla parte opposta, e fa finta che non sia successo nulla. Del resto se chi deve dare il buon esempio, è vergognosamente indifferente, figuriamoci come si comporterebbero i soldati di un tale generale!

Peccato che fra tutto questo schifo, si perda di vista un altro “piccolo” particolare. E cioè quello che il Sindaco, così come tutti i politici, sono stipendiati dalle persone, per lavorare per le persone!

Sono pagati per fare leggi e per operare nel nome della legge, il tutto naturalmente con soldi pubblici. Quindi tutti questi amministratori inadempienti, sono doppiamente colpevoli.

In primo luogo per non tutelare la salute degli animali, come dice la legge, ed in seconda battuta, perché così facendo non impiegano i soldi pubblici che ogni amministrazione ha, per gli scopi per i quali quei fondi sono stati distribuiti. A questo punto viene da chiedersi dove vadano a finire quei soldi!

E poi c’è ancora la questione morale, umana, emotiva, ma di queste cose, penso sia superfluo anche solo accennarne il concetto!

Comunque convenevoli a parte, dalla conversazione con il primo cittadino di Peschici, non ricavo assolutamente nulla! Promesse, “… dovremo costruire un canile….. sicuramente è una situazione insostenibile…. abbiamo già dei progetti in mente….” Insomma il nulla!

Lo saluto e lo ringrazio! Lo ringrazio di cosa? Del suo bel muro di gomma forse?

Non ho più speranze. Il tempo inesorabile trascorre, e ci rimane veramente più poco da fare, se non continuare a sfamare quei poveri angeli, consapevoli del fatto che quando la sera non ci vedranno più arrivare……..

I due signori che parlavano e che in precedenza ci hanno indicato il Sindaco, nel vedermi andare via sembrano avere già capito tutto. “ allora vedo che è riuscito a parlare col Sindaco” si rivolge a me fare educato uno dei due “ si, ma ho paura che sia servito a poco!” “ ehhh il sindaco…” in questa frase si possono leggere un sacco di risposte, ma tutte riconducono ad una sola! “ buonasera “ saluto gentilmente e vado via.

E’ pazzesco! Mi sembra di vivere un vero incubo! Più salgo in alto nella scala gerarchica del potere, e meno aiuto trovo! E siccome il sindaco come ho già detto in una città è la massima autorità, non mi resta altro che la rassegnazione.

Ma non scherziamo! Ci vuole ben altro per buttarmi a terra! Non sarà certo questa la peggior delle salite che ho affrontato. E comunque fosse anche, c’è la farò comunque a scollinare. Dopo qualsiasi salita, anche la peggiore anche la più dura e irta di difficoltà, c’è sempre una discesa, e quindi forte di questa massima, io non mi faccio certo abbattere da questo simpatico signore.

“ Paolo come è andata? Ti ha risposto? Può fare qualcosa?” Eccomi di nuovo qui a cercare di drizzare la rotta con Rossana, che non ha certo bisogno di un ulteriore colpo. “ Si, mi ha detto che farà sicuramente qualcosa, forse non nell’imminente, ma che comunque qualcosa farà!” Non credo di essere stato molto convincente. “ Ho capito. Ho capito tutto! Non farà assolutamente nulla. Io non avevo alcun dubbio a riguardo. Tu credi troppo nelle istituzioni. Non lo capisci che questa gente se ne frega! Ti hanno solo preso in giro, ma appena andremo via, si volteranno dall’altra parte e dimenticheranno tutto. Anzi secondo me non hanno nemmeno bisogno di dimenticare, secondo me è come se tu non gli avessi nemmeno parlato.”

Lo sapevo che aveva ragione, ma non potevo darmi per vinto! Abbassare le armi mai! Mai, tanto meno con questa gente!

A questo punto non ci resta che tornar in albergo a dormire, sempre che sia possibile farlo. Sempre che i lamenti dei cani sparsi per le campagne, ce lo permettano.

Dalla nostra spiaggia, la fitta distribuzione degli ombrelloni, non ci impedisce di vedere al di là del molo, e quindi, alzandomi in piedi per darmi una stiracchiata, visto che sono steso sul lettino da almeno un ora e mezza, riesco chiaramente a vedere una scena che mi fa pensare realmente di essermi beccato una bella insolazione! Peccato che io al sole non ci sto mai, e che quindi quello che vedo è veramente reale!

“ Rossa! Rossa! Svegliati! Ma dove siamo finiti? In un film? O forse nel libro “Zanna Bianca”? Già ma qui non ci sono venti gradi sotto zero, anzi fa un caldo da scoppiare!” Allora cosa è quella muta di cani che avanza sul bagnasciuga con davanti un signore! “ Non ci posso credere, è lui Matteo!” “ Certo che è lui e chi può essere!”

L’andatura di un condottiero, o quasi, ( va bene, un condottiero “ de noi altri”) a tratti spedita, a tratti meno, a tratti decisamente claudicante, decisamente di mezza età inoltrata, il nostro eroe capo branco, fa il suo ingresso trionfale seguito per l’appunto dalla sua muta di cani, inseparabili, e la gente? Che fa la gente alla vista di tanto trionfo? Se ne frega! Come se niente fosse, come se fosse passato il tipo del cocco, è normale, siamo in estate in spiaggia, e quindi è normale che passi il ragazzo del cocco! Si ma questo non è propriamente il ragazzo del cocco, questo è un arzillo, si fa per dire arzillo, settantenne, con al seguito un branco di cani, dieci forse di più, che avanza con fare baldanzoso, come Pirro re dell’Epiro, come Annibale con i suoi elefanti! Si qui non ci sono le Alpi, e sono già passati molti secoli da allora. C’erano le guerre, non avevano ancora inventato l’ IPOD, le macchine, la ruota quindi, la corrente elettrica, la penicillina!!! Santo cielo, la civiltà doveva ancora arrivare, non c’era nemmeno il calcio e la Coca Cola! Allora si che poteva capitare di imbattersi in una situazione del genere ed anche in qualcosa di peggio, e naturalmente la normalità del tutto, avrebbe reso l’episodio scontato, privo di rilevanza. Ma adesso nel 2008 come è possibile che una muta di cani capitanata da “papà Barzetti” come caricaturerebbe Rossana, transiti sul bagnasciuga senza che nessuno dica nemmeno il classico “Beh!”.

E invece il nulla, l’indifferenza più totale. “evidentemente, qui” dico tra me e me “ Annibale Pirro e compagnia briscola non sono ancora transitati!” “ evidentemente qui non ci sono nemmeno la Coca Cola, la ruota e tutto il resto! Mamma mia come ci sentiamo giovani! Abbiamo circa meno mille anni! Occorre solo decidere se qui il tempo si è fermato, oppure se è tornato indietro!

Per fortuna la discesa in campo del nostro amico, ( terminologia molto di voga in questi ultimi anni) ci ha messo in corpo un po’ di ilarità che oramai mancava da un po’ di tempo. Adesso le battute si sprecano, e la tensione accumulata in questi giorni si allenta, lasciando il posto ad un po’ di allegria!

“ Ma guarda che elemento! Dove sta andando? Di questo passo arriva in spiaggia qui da noi!”

“ Secondo me sta proprio venendo a parlare a noi! Secondo me adesso ci intima di lasciare stare i suoi cani, che c’è già lui che ci pensa!”

“ Paolo, sei sicuro di non vedere arrivare dietro della muta, una macchina dei carabinieri!”

“ E per quale motivo i carabinieri dovrebbero scortarlo!”

“ Beh sai per dare un po’ più di ufficialità alla cosa!”

“ Forse hai ragione Rossa, già me lo vedo il comandante di stazione!”

“ Signori turisti mi raccomando, rimanete al vostro posto! Non interferite in nessun modo con la popolazione locale. Sia che si tratti di popolazione umana, sia che si tratti di popolazione canina!”

“Sappiate che il qui presente Signor Matteo è perfettamente in grado di badare ai suoi cani, e che quindi non ha assolutamente bisogno di voi e dei vostri aiuti! Anzi, probabilmente, non sareste nemmeno in grado di alimentare in modo appropriato tutti questi cani dei quali il Signor Matteo è il capo branco!”

Neanche a dirlo scoppiamo a ridere tutti e due in modo fragoroso, ma nel mentre il nostro eroe continua ad avanzare, ed è oramai giunto nel punto in cui la spiaggia finisce ed inizia il molo.

“ cosa farà adesso? Viene veramente verso di noi?”

A questo punto il branco si ferma ordinato a riva, alcuni si accucciano, altri si bagnano le zampe, ma i più sono in attesa della prossima mossa del loro condottiero! Mossa che non tarda ad arrivare. Matteo con in mano un coltello o qualcosa di simile, si immerge in acqua ed avanza fiancheggiando il molo.

Ormai incuriositi siamo anche noi sul molo, ed in questo modo possiamo vederci in diretta tutta la scena. Matteo è arrampicato sugli scogli e li raccoglie tutte le conchiglie simili a cozze che sono attaccate alle rocce del molo e le mette in un sacchetto, probabilmente per mangiarle in un secondo momento. Purtroppo essendo decisamente piccole, per poter mangiare qualcosa, occorre raccoglierne veramente molte, e l’operazione svolta da una persona non più giovane è decisamente pesante.

Matteo è decisamente metodico batte a tappeto ogni anfratto, ogni roccia, ma purtroppo per lui il raccolto non è sicuramente commisurato all’impegno profuso. Al suo fianco ha sempre uno dei cani della muta, che segue ogni suo minimo movimento. Gli altri cani sembrano un’allegra compagni di bagnanti, una famiglia che giunto il fine settimana hanno deciso di passarlo fuori porta per l’appunto al mare.

C’è chi si lancia all’inseguimento di un compagno in acqua, chi ha deciso di stendersi al sole lasciando a mollo solo le zampe, chi invece accaldato dalla giornata afosa e dal sole impietoso, ha deciso di sdraiarsi all’ombra che il molo riesce ad offrire. Insomma una simpatica combriccola di pelosi che attendono un cenno del loro amico umano per rimettersi in marcia. Amico si fa per dire, perché nonostante tutte le sue più buone intenzioni, non è certo in grado di potere assicurare le cure e il cibo appropriati ad una tale moltitudine di pelouche.

Presi un po’ dalla curiosità, un po’ dalla speranza di capirne un po’ di più, decidiamo di fare qualche domanda a Matteo.

“ Buongiorno, scusi sono suoi tutti quei cani?”

Silenzio. Come se nessuno avesse parlato!

Rossana ci riprova “ Scusi, sono suoi tutti quei cani”

“Senti Rossa, andiamo via, non vedi che questo o è sordo, o non è a posto!”

Matteo incurante delle nostre domande, continua la sua ricerca di cibo, ed ogni tanto lancia una frase a noi del tutto incomprensibile ed al cane che lo ha seguito fino li, che comprende benissimo a quanto pare ciò che l’umano intende dirgli. I suoi sono dei richiami in dialetto pugliese, misto a…… a chissà quale linguaggio! Forse quello dei cani che vivono con lui, che a loro volta avranno appreso un po’ di dialetto pugliese, e che quindi non si limitano più al solo abbaiare, ma si sono anche un po’ umanizzati, anzi pugliesizzati!

Mamma mia che ragionamenti, forse il sole mi sta facendo delirare, il sole assieme a tutto quanto il resto ci sta trasportando in una altra realtà, un po’ come i drogati! O almeno penso che sia così! Lo penso solo, in quanto non essendo mai stato drogato, non posso esserne sicuro!

E poi comunque per derelitta che sia la condizione del drogato, la stessa lo porta a vivere in una dimensione quasi extraterrena, al di sopra di tutto e di tutti, in una vita, che anche se generata da una condizione disperata e che ha come capolinea la tomba, lo fa cittadino di un mondo dove, per assurdo tutto va bene!

Quindi a questo punto, turisti di tutto il mondo che avete scelto Peschici per trascorrere le vostre vacanze, drogatevi pure a più non posso, e tutto vi sorriderà!

Si, devo essermi proprio preso una insolazione o qualcosa del genere per arrivare anche solo pensare certe cose!

Comunque il nostro discorso con Matteo pare essere finito ancora prima di iniziare. A questo punto decidiamo di tornare sotto l’ombrellone.

Matteo allora sembra accorgersi di essersi comportato in modo sgarbato e nel suo linguaggio, ci rivolge la parola.

Non sarei in grado di riportare per iscritto le sue parole, riusciamo a malapena in due a capire il senso del suo discorso, che più o meno è: “ qui a nessuno importa dei cani, solo io li sfamo! L’altro giorno uno voleva portarmene via uno!” a seguire il gesto fatto con la mano a simulare il taglio della gola!

Più chiaro di così, è il caso di dirlo, si muore!

“ ne vediamo in giro per la città tantissimi, sono tutti suoi?” si rivolge a lui Rossana con finto disinteresse.

La risposta è un silenzio, che in realtà parla molto chiaro e più di molte parole. Vuole dire: “ adesso basta, ti ho già detto troppo!”

Non ci resta che tornare all’ombrellone, ed evitare l’ustione solare.

“ Hai visto Rossa, abbiamo anche conosciuto il temibile Matteo, il personaggio che anche le forze dell’ordine temono!”

“ chissà se è davvero fuori di testa!” “ non sono sicuro che lo sia veramente, ma al punto tale da impedire ai carabinieri di intervenire, questo sicuramente no!”

Su questo punto la Rossa ed io siamo pienamente in sintonia.

“faranno sicuramente i furbi tutti quanti, usando la scusa del vecchietto arteriosclerotico per giustificare ai più fessi la loro impossibilità ad intervenire!”

“ma non finirà così! Te lo assicuro!” “ non siamo ancora andati via, e prima di quel giorno, qualcosa in mente mi verrà. Stanne pur certa.”

“oramai, le hai già provate tutte, hai addirittura “scomodato” il sindaco, i carabinieri, chi rimane ancora!”

“non lo so chi rimane ancora, qualcuno rimarrà! Almeno lo spero!”

“ a costo di andare dal Presidente della Repubblica o dal Papa, questi qua non li mollo! Fossi costretto a seguirli fino all’inferno!”

“sei ammirevole per quello che stai facendo, speriamo che tu ci possa davvero riuscire!”

“siamo ammirevoli! Se mi permetti un po’ di presunzione!”

“ma aspettiamo a parlare. La partita finisce solo quando l’arbitro fischia!”

A questa battuta Rossana scoppia a ridere. “va bene allora aspettiamo il fischio finale!”

Detto tra me e me ho paura che questo fischio si farà attendere ancora a lungo. Ma non è detta l’ultima parola! Il mio innato e a volte incosciente ottimismo mi porta a vedere la situazione in questi termini. Mi auguro di essere ripagato per questo mio modo di essere, anzi mi auguro che i beneficiari di tutto questo pensiero positivo siano quei poveri angeli che il destino ci ha fatto incontrare.

Mi sento di dire che se fossi credente, a questo punto potrei andare in chiesa a pregare, o magari ad accendere una candela, o che so io, impegnarmi in un fioretto, o in una di quelle cose strane che chi crede in Dio fa, tipo gli ex voto.

Ma non lo sono a alle candele accese, per questa gente preferisco l’uso della legge!

Un’altra giornata è trascorsa, e la sera ci vede nuovamente nel centro storico, alle prese con la fiumana di turisti vocianti.

“dove si va questa sera a cena?” dice la Rossa, che comunque e per fortuna non ha perso l’appetito.

“ti ricordi di quella specie di torre che si vede dalla spiaggia? L’altra sera l’ho vista illuminata, e mi sembra che si tratti di un locale tipo pizzeria. E’ molto suggestivo, perché non lo proviamo?”

“va bene, andiamo a cercarlo, anche perché nonostante il paese sia molto piccolo, in mezzo a tutti questi vicoli, è facile non dico perdersi, ma girare un po’ prima di trovare il posto! E io ho abbastanza fame! Sai con tutte le nuotate che ho fatto oggi, ho una fame da lupo!”

La risposta di Rossana è affidata all’occhiata che sembra dire: “ma quali bagni!!!!!!”

La pizzeria ristorante, è veramente bella.

Ha un piano terra interno, che è un corridoio nella cui parte iniziale sono sistemati due tavoloni seguiti dal bancone e dalla cassa. Naturalmente la zona caratteristica è il dehor esterno, in quanto è inserito in un ampio cortile molto antico tutto in pietra al quale si accede tramite una scalinata ampia e dai gradini molto bassi e lunghi, che passando sotto un arco anche lui in pietra ed anche lui molto antico, conduce chiaramente al centro storico. La piazza, si affaccia da un lato su di una antica chiesa probabilmente sconsacrata, o comunque in disuso, e su di un lato sul dirupo che offre la migliore visuale, che è quella del famoso golfo di Peschici. Qui è stato creato un soppalco che ha per l’appunto, come parete, dal lato mare il muro del terrapieno dell’antico castello. Su questo soppalco ci sono una decina di tavoli circa, dove si può mangiare godendo del panorama del mare, e quello delle stelle! Che località romantica!

Un po’ meno romantico è il ventaccio che si è sollevato, neanche a farlo apposta, appena abbiamo preso posto al nostro tavolo. Spazza impietoso i tavolini, solleva le tovaglie e fa volare via tutto, ma soprattutto alza dalla piazza della chiesetta nuvole di polvere finissima, mista alla sabbia del mare, che si posano naturalmente sui piatti degli indispettiti clienti. Anche il vento sembra volerci dire: “ tornatevene a casa, qui non c’è nulla di buono per voi!” Ma come negli altri casi, noi abbiamo la testa dura e non molliamo e finalmente riusciamo a sederci e a consumare la meritata cena, in barba al vento ed in barba a tutti!

Come in tutte o quasi le sere che si rispettino, anche in questa assistiamo ad una scena molto poco vacanziera, non del livello di quella della sera precedente, ma sicuramente poco piacevole. Questa volta, chi sa se è il vento, l’attesa prolungata, o quale altra motivazione a scatenare una bella discussione tra un cliente e i camerieri del locale. Probabilmente il fatto di non essere stati serviti in un tempo “civile”, e l’attesa sferzati dal vento, hanno fatto dare in escandescenza il tranquillo padre di famiglia.

Consumata la nostra cena, andiamo via sempre più infastiditi dal posto in generale, sempre più stressati dalle continue situazioni negative che ogni giorno si ripresentano.

E poi non abbiamo di sicuro tempo da perdere, adesso tocca a noi ad aprire il ristorante! Non vorremmo mai fare attendere i nostri graditi ospiti, che si sa, saranno già numerosi davanti al locale!

Ed è proprio così infatti, ecco i nostri amici! Il Drago Fortuna timido e riservato, il Chiuaua che sembra muoversi a scatti proprio come fanno i pesci, Duchessa la mamma dall’aria triste, l’altra femmina forse sorella di Duchessa per la sua notevole somiglianza, un piccolo Yorkshire, che è un nuovo arrivo, e naturalmente, Ettore con i suoi fratellini Furio, Diana e l’altra cucciolotta alla quale non abbiamo dato nome.

Insomma mi sembra siano nove! Niente male!

“forza signori! Entrate pure, avanti c’è posto, il ristorante ha aperto i battenti!”

La fame, come tutte le sere, è tanta, e le nostre cinque scatole da 400 gr. finiscono in un niente.

I più piccoli restano un po’ delusi, in quanto hanno mangiato meno, ma comunque non sono a pancia vuota. Cambiamo ancora l’acqua dalla pentolaccia appoggiata sui gradini della scalinata, e prendiamo la via di casa.

Ogni sera è così. Ogni sera da quando siamo arrivati. Ogni sera Rossana fa rientro in albergo con le lacrime agli occhi, ed io con la rabbia che non riesce a trovare sfogo!

“Pronto buongiorno è la LAV mi dica.”

“buongiorno, mi chiamo Barbon Paolo, sono un vostro socio sostenitore. Chiamo da Peschici in Puglia.

Vi telefono in quanto nella città c’è una situazione riguardo i cani randagi e gli animali in generale tremenda, ma nessuno fa assolutamente nulla! Ho parlato con tutte le autorità del luogo, Sindaco, comandante dei Carabinieri, pattuglie dei Carabinieri, se sapessi chi è il parroco, parlerei anche con lui! C’è qualcuno che può darmi una mano?”

“Ho esposto a tutte queste autorità, in particolare il caso di quattro cuccioli, che mi impegnerei assieme all’aiuto di volontari del nord a portare via da qui, ma sembra che nessuno riesca, o voglia darmi una mano.”

“ Guardi, noi siamo la sede centrale, io le rispondo da Roma, quello che posso fare, è passarle la sede di Bari, che è competente per tutta la Puglia.”

“Grazie”

“Buongiorno, è la Lav di Bari, mi dica.”

“Buongiorno, mi chiamo Barbon Paolo, ho avuto il vostro numero dalla sede centrale di Roma, come ho già spiegato alla sua collega, io mi trovo in vacanza a Peschici sul Gargano, e ho trovato una situazione tremenda per quanto riguarda gli animali. Qui ci sono cani che escono dai tombini delle fogne sotto l’occhio indifferente della autorità, branchi che sono affidati alle “cure” di persone assolutamente incompetenti, ed in alcuni casi, sembra, nemmeno capaci di intendere e di volere, cani sciolti che vagano per le strade a rischio investimento, e che rischiano di provocare incidenti stradali! Insomma, mi sembra di essere finito in un girone dantesco!”

“Esiste qualcuno che può darmi una mano? Io sarei anche disposto a fare trasferire al nord quattro di queste povere creature, che sono ancora cuccioli, ma ho bisogno di aiuto sul posto.”

“Guardi, noi come LAV conosciamo bene la situazione, e non le nascondo che è veramente disperata. Di segnalazioni come la sua, ne abbiamo quasi tutti i giorni! Quello che posso fare, è passarle alcuni numeri di telefono di volontari della zona, che potrebbero darle una mano.”

“Ma voi come LAV non potete in alcun modo intervenire? Nemmeno in casi così disperati?”

“Come le ho già detto, purtroppo di segnalazioni come la sua ne abbiamo tutti i giorni, e noi non abbiamo le strutture per poter fare fronte a tutto ciò. A meno che non si tratti di un caso di rilevanza nazionale, di assoluta gravità o di assoluto pericolo per l’incolumità di persone, mi creda, non possiamo fare molto, se non passare la palla al volontariato. Mi dispiace, ma le assicuro che i volontari, in Puglia sono molto attivi”

“…va bene, mi dia pure i numeri”

La mattina è trascorsa così oggi. Tra telefonate a persone troppo distanti dal Gargano per poterci aiutare, un recapito telefonico ormai vecchio, una concessionaria auto che era di proprietà di un signore la quale moglie era animalista, ma che ha purtroppo da tempo venduta la concessionaria, ed altre situazioni inconcludenti. Sembra impossibile, ma non si riesce a venirne fuori nemmeno interpellando le associazioni importanti come la LAV, nemmeno coinvolgendo il volontariato locale!

Temo che verrà il momento nel quale dovremmo rassegnarci alla sconfitta.

Tra le altre cose, la signora Graziella non si è più sentita e quindi siamo a zero!

Mancano oramai solo più due giorni alla partenza, ed il tempo ci condanna. Passo le giornate a pensare a cosa poter fare, ad una soluzione possibile, arrivo addirittura ad ipotizzare l’affitto o il prestito di un furgone per poterli caricare e portare via da qui, ma poi chiaramente rinsavisco, e mi rendo conto che è impossibile, la mia auto nel mentre dove rimarrebbe? E poi come tornerei giù? Certo con il treno, ma le spese sarebbero troppo alte, ed il risultato non certo sicuro.

Già le spese, i soldi, con i quali tutti i comuni mortali come me sono costretti a fare i conti. A volte dovremmo essere capaci a mettere da parte i conti, ma come si fa!

“ Paolo con chi stavi parlando?”

“ho fatto un po’ di telefonate, tra la LAV di Roma, quella di Bari, ho chiamato un po’ di volontari del luogo, ma non ho ottenuto nulla.”

“ rassegnamoci, oramai è tutto perso. Fra tre giornii si parte e addio a tutti!”

“ vedremo ,vedremo, non siamo ancora partiti!”

“Intanto pensiamo ad andare in spiaggia. Oggi è una magnifica giornata, non possiamo perdercela.”

“anzi, ho un’idea. Perchè non facciamo la gita in barca alle Eolie?”

“Eolie? Ma che Eolie, casomai Tremiti!”

“ si non sarebbe una brutta idea.” Forse sono riuscito a distrarre Rossana, l’idea della gita la interessa, anche perché in tutti questi giorni non abbiamo mosso l’auto dal parcheggio, e cambiare un po’ orizzonti, non guasterebbe.

“ no no! Guarda Paolo ho cambiato idea. Non voglio andare li!”

“ma perché, solo un attimo fa eri entusiasta, adesso cosa è successo?”

“ non voglio andarci. Ho paura di trovare altri cani maltrattati, altri micini scheletrici, altra gente cattiva che fa violenza sugli animali.”

“scusami Paolo, ma non c’è la faccio proprio!”

“non ti preoccupare, ti capisco.” Non mi esce niente di più dalla bocca, sono senza parole. Questo maledetto posto ha tolto la naturale vivacità alla Rossa. Il suo entusiasmo per le gite per le visite a posti nuovi, l’innata curiosità dell’artista per ogni singolo dettaglio, sembra essere sparita dietro un velo di tristezza che ha coperto tutto. Da li non si scappa, la vacanza è irrimediabilmente compromessa, il morale è a terra, ed esiste solo più la triste consapevolezza che per i nostri cuccioli si approssimi un periodo se possibile ancora peggiore del presente.

“Non importa, passeremo anche questo periodaccio, dai adesso si fa il bagno!”

Lavati e rinfrescati, eccoci pronti per la serata. Stessa routine di tutte le sere, scalinata, occhiata ai pelosi sotto casa di Matteo, nella speranza di vederli tutti in “salute” o meglio di vederli tutti, budello in salita, e finalmente piazza del comune dopo l’arco.

Questa sera nel mezzo della moltitudine dei turisti il nostro sguardo è rapito da un signore o meglio dalla sua “attività”! L’elemento perché così mi sento di chiamarlo, teneva al guinzaglio un cucciolo di labrador color miele piccolissimo. La palla di pelo era di una bellezza assoluta, un peluche che non può che fare tenerezza. Peccato che il “soggetto” lo stesse proponendo al pubblico come merce in vendita!

Non crediamo alle nostre orecchie quando lo sentiamo rivolgersi ad un bambino dicendo “ lo vuoi? Chiedi al papà se te lo compera.”

E di rimando il papà “ quanto vuole?” “ duecento euro” “ quanto ha?” “quaranta giorni”

Questa è la pazzesca conversazione tra i due “elementi” e già, perché anche il padre del bambino non è certo da meno che il maledetto “commerciante”!

Ma come è possibile! Tra le tante cose che da perfetto inesperto mi vengono in mente, una su tutte è l’età tenerissima del cucciolo. Ha sicuramente ancora bisogno della mamma! E poi dove è nato, da quali genitori, per quale scopo. Intendo dire casualmente o si tratta di uno di quegli allevamenti spontanei, fai da te, nei quali chiunque abbia due cani di razza li sfrutta e li fa accoppiare per guadagnarci dei soldi.

Incredibile, ci mancava anche questo! Non siamo in Italia, dove in teoria tutto dovrebbe essere regolato dalle leggi della Repubblica Italiana, ma non solo, anche da quelle della Comunità Europea. Siamo nel terzo mondo, anzi peggio!

Non solo si aggirano le leggi, ma lo si fa in maniera assolutamente disinvolta, alla luce del sole! Nella piazza del comune, con il Sindaco che potrebbe passare da un momento all’altro. Ma che dico con il Sindaco a pochi metri che chiacchiera allegramente con la gente. Non solo non ci si preoccupa minimamente della tutela della salute dagli animali, (ma che dico, con tutti i problemi importanti che ci sono), ma addirittura, ci si permette di eludere le leggi riguardanti le attività commerciali sulla vendita degli animali (cosa per altro riprovevole), e sulle vendite in generale. Scontrini, ricevute fiscali, insomma tutte quelle cose necessarie per poter considerare un attività commerciale in regola.

Naturalmente il tutto sotto l’occhio benevolente delle autorità e delle forze dell’ordine, che come vuole la tradizione del posto, con tutti i problemi che ci sono non possono sicuramente preoccuparsi di fare rispettare questi ridicoli dettagli.

Quante volte i vigili urbani saranno passati davanti a quella persona? A questo punto andrebbero denunciati anche loro!

E’ proprio vero che non c’è limite al peggio! Più scavi e più trovi situazioni vergognose. Anzi in questo caso non è nemmeno necessario scavare, il tutto è lì in bella vista.

Come ho detto prima, increduli di tutto ciò, chiediamo anche noi informazioni sul cucciolo, e veniamo così a scoprire che si tratta di una femminuccia, e che il prezzo è proprio di duecento euro. Ne approfitto per prenderla un po’ in braccio, e l’istinto di portarmela via da questo posto, è veramente forte, ma poi chiaramente, e forse purtroppo, la ragione prevale e mi porta a restituire all’amorevole “padroncino” “allevatore” la piccola, che riprende a trotterellare e a mordicchiare un pezzo di carta trovato per terra.

Rossana è sempre più sconvolta, e non occorre conoscerla per capirlo! Il suo aspetto non lascia adito a dubbi!

Un’altra giornata è trascorsa, e come tutte le altre non è stata avara di “piacevoli esperienze”. Anche oggi il ridente Gargano, non ci ha fatto mancare nulla della sua proverbiale ospitalità. Ma soprattutto non è mancata la solita ospitalità che si estrinseca in tutte le attività ed in tutti i comportamenti della natura umana. Insomma un’altra giornata veramente indimenticabile.

Domani sarà il penultimo giorno, e per questo motivo che non abbiamo molta voglia di parlare, mentre vuotiamo l’ultima latta di cibo per cani che serve a sfamare una futura mamma di taglia piccola che sbuca dall’interno dello stabilimento balneare che tutti i giorni ci vede recitare la parte dei turisti felici.

Versiamo nel piattino di plastica, ci allontaniamo ed ecco che la piccola bestiola si avvicina, e timorosa chissà per quale triste ragione, inizia a mangiare.

Non parliamo nemmeno durante il tragitto che ci porta all’albergo, non c’è più nulla da dire, e nemmeno più nulla da fare.

Arrivati in stanza, la disperazione mi porta a lanciare un ultimo S.O.S che questa volta ha le sembianze di un S.M.S spedito non in una bottiglia, ma via etere con il mio cellulare. Ascoltando la radio, durante le noiose giornate in ufficio, non mi era sfuggita la “sintonia” di Radio Montecarlo e di Radio Capital con il discorso animalista, ed in particolar modo riferito agli abbandoni estivi.

“Vi invio questo S.M.S di soccorso che riguarda quattro cuccioli meticci e la loro madre. Si trovano aPeschici sul Gargano, e passano le loro giornate……ma se potete aiutarci, chiamatemi a questo numero a qualsiasi ora del giorno e della notte……”

Questo è il testo del messaggio di aiuto lanciato più volte alle radio che ho nominato, ora non ci resta che aspettare e sperare.

Questa mattina, salgo solo io alla casa di Matteo per portare la colazione ad Ettore e compagni. Rossana preferisce non vedere. Almeno questa mattina.

Almeno una volta, vuole credere che tutto andrà al suo posto, che i nostri amici pelosi saranno presto adottati, che tutto ciò che ha dovuto subire fino ad ora, presto finirà.

Tutto sommato, ha fatto bene a non salire con me questa mattina. Se lo avesse fatto sarebbe stata costretta a subire l’ennesima situazione tremenda.

Non so bene per quale ragione, Matteo ha deciso di imprigionare, si perché è questo il termine giusto, uno o più cani all’interno di una delle sue grotte. Quindi non più assieme a lui nella sua abitazione, ma in una delle famose grotte carsiche che usa come magazzino!

Costruendo, con delle assi di legno e fermandole con delle corde, una rudimentale porta, il soggetto ha tappato l’imboccatura della grotta e vi ha imprigionato al suo interno uno o più cani, che attirati dal mio rumore e dalla mia voce, abbaiano e fanno spuntare dagli spazi tra un asse e l’altro il loro musetto di innocenti sequestrati.

Sfamo i soliti ospiti, ed infuriato, parto alla volta della caserma dei Carabinieri, per informarli dell’ennesimo atto di Matteo.

“Questa volta, non possono più fare finta di nulla! Questa volta, con questo pretesto, la pentola si scoperchia, e allora vediamo che cosa succede!”

Con questi pensieri la salita alla piazza del comune, nei pressi della quale ho individuato la stazione dei Carabinieri, e una passeggiata, tanto bella e rilassante, quanto breve.

In un attimo sono davanti al palazzo civico, e per fortuna, scorgo una macchina dei CC con a fianco addirittura il maresciallo comandante di stazione!

Magnifico, questa volta è fatta!

“buongiorno maresciallo, la volevo informare del fatto che………………”

“certo capisco, ma vede, non abbiamo molte macchine, anzi al momento, non abbiamo nemmeno personale a disposizione per questo genere di cose.”

“Ma comunque non si preoccupi. Appena si libera una macchina, la mando subito sul posto.”

Nooooooo!

Di nuovo le solite risposte. Ma questa volta anche se non credevo di scontrarmi contro il solito muro di gomma, conosco già il copione e quindi rilancio immediatamente.

“ma scusi, in Italia mi risulta esista una legge che parla di maltrattamento agli animali. E questo caso mi sembra evidentemente un caso di maltrattamento. Voi come organo dello Stato preposto a fare rispettare le leggi, non potete non intervenire. Quindi…?”

“ Quindi come le ho già detto, appena si libera una macchina la mando immediatamente a vedere.”

Ha sicuramente ricevuto il messaggio. Ha sicuramente capito di avere a che fare con uno che non mollerà la presa facilmente, ma nonostante tutto non mi fido di lui.

So di idealizzare quando dico queste cose, ma in uno stato civile, se il cittadino arriva al punto di parlare con un Carabiniere, per di più graduato, quindi responsabile, ed arriva al punto di percepire una sensazione di sfiducia, allora la cosa è veramente grave.

La persona in difficoltà, qualunque sia la motivazione che lo ha portato a trovarsi in quella situazione, deve poter sentire vicina la presenza delle Forze dell’ordine, della Polizia, dei Carabinieri.

Se non è così, di chi si deve fidare il cittadino onesto?

Se l’istituzione genera nella persona che ne ha richiesto l’aiuto una sensazione di distacco, o peggio ancora di disinteresse nei confronti delle sue legittime istanze, allora è tutto molto compromesso.

Il Carabiniere, il Poliziotto che, pur conservando chiaramente la natura umana, e quindi essendo fallibile ed imperfetto come tutti gli esseri umani, veste la divisa. Quindi in quanto rappresentante e servitor dello Stato, non può trattare con superficialità le grida di aiuto delle persone, ne tanto meno sminuirne l’importanza, fino a disinteressarsene del tutto.

Purtroppo temo di trovarmi in questa ultima opzione.

L’esperienza maturata anche in questi ultimi giorni, purtroppo mi porta vederla in questo modo.

Comunque, ringrazio e saluto il militare, ricordandogli che io sarò lì ad attendere l’arrivo della loro auto.

Povero illuso, ho un bel da attendere! La mattina trascorre tutta, e quando faccio ritorno in spiaggia, Rossana che non mi vedeva più arrivare, mi accoglie con un “ ma dove c… sei stato?”

Purtroppo per lei la spiegazione, è forse peggo che l’ansia generata dall’attesa.

“…..ma nemmeno i Carabinieri sono voluti intervenire?”

“mi hanno detto che appena si libera manderanno una macchina”

“sono rimasto li ad aspettare una mezz’ora abbondante, ma non si è fatto vivo nessuno!”

“temo si tratti dell’ennesima presa in giro!”

“ma va? Ma sei davvero molto perspicace!”

“non ti preoccupare Rossa, non li mollo! Oggi pomeriggio torno su e se non hanno liberato i cani, vado nuovamente in caserma. Voglio vedere se tutti fanno finta di nulla!”

“credo che non riuscirai a fare nulla.”

Questa ultima frase di Rossana cade come un macigno sulla mia coscienza di persona ferita e consapevole del fatto che a nessuno importa di quelle povere bestiole.

Non posso immaginarmele alla mercè di tutto e di tutti. Della macchina di uno stupido sbruffone, della cattiveria di qualche maledetto ragazzino pronto a fargli del male, della fame e della sete che scandiscono le loro giornate. Loro che darebbero la vita per il loro amico umano, che invece li ripaga in questo modo.

In questi momenti riesco a provare solo rabbia. Se potessi sfogarla, non esiterei ad eliminare fisicamente i responsabili di queste tremende torture ai danni di creature tanto magnifiche quanto indifese.

In questi momenti mi tornano alla mente le parole lette sulla rete non ricordo più dove che dicevano più o meno così: “….verrà un giorno che persone come me considereranno l’uccisione di un animale alla stregua di un omicidio…..” l’autore di queste parole era un tale Leonardo da Vinci.

E come promesso, eccomi qua ad aspettare l’arrivo della famigerata volante, anzi gazzella dei carabinieri.

Ore 14 circa, salgo di corsa la scalinata, senza fermarmi a prendere fiato, e quando arrivo davanti casa di Matteo, il mio cuore è a mille.

Ma non importa, quello che mi interessa è vedere arrivare i Carabinieri, visto che dalla grotta con la porta sbarrata con le assi di legno, i lamenti non sono ancora cessati.

La tentazione di abbattere con un calcio quella malferma costruzione di detenzione, è molto forte.

Basterebbe un calcio ben dato, ed i pelosi sarebbero liberi.

Peccato che al di là del fatto che non so bene che cosa potrebbe uscire da quel posto, c’è la sicurezza matematica, che se compissi quel gesto, i Carabinieri mi verrebbero a prendere, in quanto si tratterebbe di violazione di domicilio, o di qualcosa del genere.

A quel punto, si che scatterebbe una bella denuncia!

E allora, aspetto, aspetto sotto il sole impietoso, tra i gas di scarico dei furgoncini che sollevano nuvole di fumo nero (chissà se da queste parti fanno le revisioni), tra le solite sgommate delle solite “macchinette” dei soliti bulletti.

Aspetto ma non arriva nessuno.

Comincio ad avere il sospetto che anche questa volta la Rossa abbia avuto ragione!

Anche questa volta non succederà nulla!

Ma ecco che quando sembra che oramai posso anche tornare in spiaggia a prendere il sole, qualche tornante più in basso riconosco chiaramente una macchina dei Carabinieri!

Si! Era ora. Stanno finalmente arrivando!

La porta verrà aperta, i cani liberati, e sicuramente sarà l’inizio di un qualcosa. Di cosa ancora non lo so, ma sicuramente la storia comincerà ad avere una sua ufficialità.

Probabilmente, saranno costretti ad aprire gli occhi, certo il valore del loro gesto si commenta da sé, in quanto mancando del requisito della spontaneità (o meglio dei requisiti di legge! Visto che stiamo parlando dei Carabinieri) lascia il tempo che trova. Ma di queste sottigliezze non mi sembra proprio il caso di occuparmi.

La felicità di vedere arrivare la “macchina della legge” così come chiamava le volanti un mio collega della Questura di Aosta, sembra avere cancellato in un attimo tutte le preoccupazioni, tutti i problemi rimasti senza soluzione, e il mio inguaribile (me perché poi dovrei guarirne?) ottimismo sembra voler tornare.

Già la speranza di risolvere la tremenda situazione dei quattro cuccioli pelosi, si è trasformata in certezza.

“Ci sono i Carabinieri, sono venuti qui proprio perché li ha chiamati un cittadino che ha notato una situazione di pericolo, o comunque illegale.”

Questo ripetevo tra me e me, e attimo dopo attimo era sempre più chiaro in me, che tutto si sarebbe messo per il verso giusto.

Ecco che l’auto percorre il tornante che porta davanti a casa di Matteo, quel tornante maledetto che la sera si trasforma in un tratto di pista per auto da corsa. Che tutte le sere, quando viene percorso da auto guidate a velocità assurde, ci fa tremare per la vita dei nostri amici quattro zampe. Adesso quello stesso tornante si è trasformato nel tratto di strada più caro che ci sia. Si è trasformato nella strada che porta alla liberazione da un in cubo che da giorni e giorni non ci abbandona.

Ma adesso finalmente è tutto finito.

Pochi metri e fermerò l’auto dei militari, per indicargli che sì, sono arrivati, che è proprio questo il posto che ha bisogno della loro opera. Non importa se è evidente che sanno benissimo dove devono andare, del resto lo “straniero” sono io, non importa, ma l’entusiasmo è tale e tanto, che se potessi li abbraccerei quei signori in divisa.

Molta gente insulta e denigra le forze dell’ordine, fino a quando non si ritrova ad averne bisogno, allora in quel momento le invoca. In quel momento, alza la cornetta e fa il 113 o il 112!

Io come ho già detto, quando vedo passare una pantera azzurro/bianca, sono contento, sono fiero di avere vestito la divisa, anche se per poco tempo.

Figuriamoci adesso!

La mia felicità è la cosa più evidente, per il momento, ne libereremo uno o chi lo sa forse due, poi di sicuro, verrà la volta degli altri!

La Brava blu/bianca esce dal tornante, percorre il rettilineo, ed è ormai a pochi metri da me!

Vedo chiaramente i militari al suo interno, l’autista, giovane, e il capo pattuglia, che sembra essere un graduato di truppa, forse un’ appuntato, un po’ più anziano.

Mi sporgo sulla strada, lasciando lo spiazzo dal quale parte la scalinata alle mie spalle, e la macchina con a bordo i “salvatori”, mi sfreccia davanti lasciandomi di sasso!

Come già in altre occasioni, in questa vacanza, ci sono state situazioni che se non fosse stato per rispetto alla vita di queste povere creature, avrebbero avuto l’effetto di una scena di un film comico dei più esilaranti.

La mano quasi pronta ad aprire la porta dell’auto dei salvatori, e l’auto che nemmeno accenna a rallentare e lascia di stucco il malcapitato “Fantozzi” di turno.

Che fare a questo punto! Dopo più di un ora di attesa, la doccia fredda di questa ultima delusione e la quasi certezza che nessuno verrà!

Non mi resta che tornare in spiaggia, anche perché Rossana sarà sicuramente in apprensione, e almeno con la presenza, se non con i risultati la potrò tranquillizzare.

Inutile dirlo, ma la trovo seduta sullo sdraio di vedetta, nell’attesa del mio arrivo, ma soprattutto nell’arrivo di buone notizie, che purtroppo nemmeno questa volta le posso dare.

Cerco di raggirare l’ostacolo, di rendere la situazione un po’ meno pesante per lei che è già veramente molto provata.

“eccomi. Ho parlato con il maresciallo di quei cani imprigionati, e mi ha detto che appena si libera una macchina la manda e liberano i cani.”

Non l’ha bevuta, lo so.

Il suo sguardo non lascia spazio ad alcun dubbio.

“ma quanto tempo ci hai messo?

Sono quasi due ore che manchi.

Tutto questo tempo per sentirsi dare una risposta del genere?”

“sei sicuro di dirmi le verità?”

“guarda, lascia perdere, non la voglio sapere la verità! Non mi dire più nulla!”

“no ma guarda, non credere, la verità questa volta non è poi così tremenda!

Anzi, come ti ho detto, la liberazione è imminente. Basta aspettare che si liberi una volante, poi da questa cosa, sono certo che ne partiranno altre.”

Non credo di essere stato molto convincente, anzi non lo sono stato affatto.

“Paolo lo so benissimo che non è andata così!”

“e va bene. Se la vuoi sapere proprio tutta, è andata così……..”

Dopo il mio racconto, la Rossa, che in cuor suo sapeva già tutto, mi risponde con aria affranta:

“hai visto, cosa credevi, sono tutti uguali!”

“non otterremo un bel niente da questi personaggi!”

“non ti preoccupare. Oggi pomeriggio, salgo nuovamente da Matteo e se i cani sono ancora li, torno in caserma, e poi questa volta mi sentono!”

“hai una volontà ferrea, questo si. Ma ho paura che non sarà sufficiente.”

La giornata non poteva iniziare peggio. A questo punto non può che migliorare!

A volte occorre inventarsi scappatoie di questo genere per non rischiare di impazzire.

Comunque sia, oggi non c’è una nuvola in cielo, ed un bagno non ce lo toglie nessuno.

Dopo il bagno, non ci resta che rifocillarci, ed io, nonostante tutto non ho perso il mio proverbiale appetito.

La Rossa non è da meno.

Certo in una situazione diversa, mangerebbe di sicuro con più piacere, non avrebbe tutti i mal di stomaco che in questa vacanza non la lasciano in pace un solo giorno e sarebbe più ben disposta nei confronti delle uscite gastronomiche.

Però, dopo un bel bagno, anche il suo stomaco reclama la razione quotidiana.

I nostri “amici” del chioschetto sono li per quello, e dopo una breve coda, diamo fondo alle nostre bruschette.

Rinfrancati, se non nello spirito, almeno nella pancia, torniamo sotto gli ombrelloni per la siesta del dopo pranzo.

E’ in questi momenti che mi rendo conto di quanto inutile sia l’ozio.

In questi momenti quando avrei mille cose da fare, e la situazione non mi permette di farne nemmeno una.

Certo è bellissimo oziare su di una sdraio sotto l’ombrellone potendo scegliere se bere una aranciata o una coca, se leggere o sonnecchiare, se ascoltare la radio oppure chiacchierare. Tutte cose molto piacevoli, ma che, come dire non ti fanno stare bene con l’animo.

Penso che anche questa come la bicicletta sia una metafora della vita.

Si pedala e si suda, ma poi ci si gode il panorama, o la discesa.

Allo stesso modo, ci si impegna e ci si schiera, si assumono responsabilità e ci si volta indietro. Tutto ciò costa fatica, impegno lavoro.

Sarebbe molto più facile e comodo lasciare scorrere la vita davanti a se con i suoi problemi, che tanto qualcuno di sicuro al posto nostro sarebbe deputato a risolverli.

Sarebbe molto più comodo mettere un paio di cuffiette ed ascoltare la radio, lasciandosi cullare dalla musica o dal rumore del mare.

Sarebbe molto più rilassante fare finta di nulla, ma tutto ciò non mi farebbe stare bene con me stesso.

Sentirei sicuramente qualcosa che non và.

Mi affaticherebbe più che sbattermi a salire tutte le sere e tutte le mattine da Matteo assieme a Rossana a rifocillare i nostri cari amici a quattro zampe.

Aiutare delle creature indifese, o in generale fare del bene, è un meccanismo che si autoalimenta, in quanto comportandosi in questo modo, si è contenti, si ha la sensazione di fare qualcosa di bello, di utile. In poche parole si prova del piacere, della soddisfazione, e quindi si è portati a continuare a farlo.

In questi termini, si potrebbe pensare, che chi lo fa, lo fa per soddisfare un proprio bisogno, in breve per egoismo.

Ma secondo me in fin dei conti che male c’è se a far del bene a delle creature indifese e maltrattate si fa anche del bene a se stessi?

A me non importa se qualcuno la pensa diversamente. Io continuerò a cercare di aiutare tutti gli animali in pericolo o sofferenti. Punto e basta! La gente dica ciò che vuole.

E poi lo dicono anche i vecchi proverbi “l’ozio è il padre dei vizi”.

E quindi, anche se molte volte le tradizioni i proverbi ed in generale il tempo passato non sono sinonimo di saggezza, anzi, alzo come si suol dire il fondo schiena dallo sdraio e parto alla volta della caserma dei “cugini” per fare le mie rimostranze sul loro mancato intervento alla grotta di Matteo.

Solita strada, soliti pensieri, solita monotonia.

Soliti occhi che mi guardano imploranti quasi a volermi dire “portami via con te!” una volta davanti al solito angolo di strada che tante volte ho descritto.

E solite promesse che rivolgo a quegli occhi e naturalmente a me stesso.

Passo dopo passo, raggiungo la cima della salita, passando questa volta dalla strada, non si sa mai che riesca ad incontrare qualche tutore dell’ordine!

Ma naturalmente non va in questo modo, e mi lascio alle spalle la casa di Matteo, il ristorante teatro della rissa di qualche sera fa, la vetrina dell’unico veterinario del paese, ed alcuni altri negozietti di souvenirs.

Svolto a sinistra, ed a breve sono sulla piazza del Comune, dove alcuni pensionati del luogo giocano a carte sulle panchine del giardino all’ombra e sorseggiando delle bibite.

E dove il povero Drago Fortuna ha anche lui cercato refrigerio vicino alla fontanella.

Oltrepasso la piazza, lascio alla mia destra il piccolo Despar dove più volte abbiamo comperato piatti di plastica e lattine di cibo per cani, svolto a sinistra, e davanti a me si apre un’altra piazza dove è stato montato un palco per le esibizioni canore e teatrali che animano le serate estive.

Da dietro il palco spunta un altro povero senza nome, un’altra povera creatura innocente, che invece di rispondere al mio richiamo, appena gli dimostro il mio interessamento, scappa via con la coda tra le gambe!

Chissà perché, chissà cosa ha passato per essere così impaurito in quel modo senza alcun motivo.

E’ anche per lui che sono qui e che cercherò in tutti i modi di fare qualcosa per dare il mio contributo al cambiamento della situazione.

La caserma è davanti a me, “adesso mi sentono” penso tra me e me.

Sono davanti al cancello.

Due campanelli uno con scritto CASERMA uno con scritto 112.

Quale suonare?

Decido per CASERMA.

Suono più volte, ma non risponde nessuno. Che strano siamo quasi a metà pomeriggio, e non c’è nessuno in una caserma dei Carabinieri!

Passo a suonare l’altro campanello quello con la scritta 112, almeno qui qualcuno mi risponderà!

Assolutamente no!

Neanche al 112 mi rispondono!

Ma cosa devo fare? Non ho più parole né idee.

Ma dove siamo finiti?

Se la mia fosse stata una questione di vita o di morte che fine avrei potuto fare?

Naturalmente, come in tutte le caserme, le porte carraie sono presidiate da telecamere, quindi se ci fosse qualcuno all’interno della caserma e se per assurdo i campanelli non funzionassero, quel qualcuno prima o poi mi dovrebbe vedere. Quindi decido di rimanere a piantonare il portone, che prima o poi qualcosa spero succeda.

Passano lunghi minuti, durante i quali transitano numerose auto, ed ogni volta che una di queste svolta dalla via a senso unico di fronte all’ingresso della caserma, per me è un tonfo al cuore! Ogni volta mi illudo che sia la volta buona, che finalmente qualcuno arrivi!

E’ da quasi mezz’ora che aspetto sotto il sole cocente, quando finalmente una campagnola blu con le scritte bianche arriva con a bordo due militari, e si ferma davanti al portone di ingresso.

Uno dei due, per la precisione quello alla guida, vedendomi decisamente impaziente sostare davanti a loro, inizia il solito copione tragicomico del quale ho già parlato all’inizio, tipico dei militari dell’Arma.

L’unica differenza, la fanno una decina di giorni di vacanza sulle mie spalle, e ben più di una decina di poveri pelosi sofferenti.

Adesso non ho più voglia di ascoltare sorridendo o in modo comprensivo, la recita dei signori in divisa.

Il loro inflessibile e per certi versi ridicolo stare alle regole formali, le loro domande di rito: “lei chi è” “come si chiama” “ha bisogno di…” “..mi dica” ecc. ecc.

Adesso dopo tutto questo tempo, ma soprattutto dopo tutto questo immobilismo delle autorità, dopo tutta la loro indifferenza, non ho più voglia di sorridere a chi ha tanta attenzione per le formalità quanta indifferenza per le tragedie.

Certo, perché di tragedie si tratta!

Se un uomo, un animale umano, venisse trattato in quel modo, sarebbe una tragedia.

Se un bambino venisse chiuso per ore, giorni all’interno di un buio e lurido magazzino, sarebbe una tragedia. La gente si mobiliterebbe, le coscienze verrebbero smosse, l’opinione pubblica si indignerebbe. E non per ultima la forza pubblica, verrebbe chiamata in causa, ed agirebbe con decisione!

E sarebbe giusto, normale.

In una parola civile.

Non umano, non mi viene da dire umano.

L’uomo è l’unico animale dotato di quel tipo di ragione che lo può portare a decidere in modo razionale della vita di un altro essere vivente, di un altro animale. Umano o non umano.

Gli animali non umani sono dotati di un altro tipo di intelligenza, diversa dalla nostra, meno razionale, più istintiva.

Loro principalmente decidono con l’istinto, ed io sono sicuro, anche con il cuore.

Proprio per questo, per questa differenza, l’uomo che può decidere razionalmente di comportarsi in un modo piuttosto che in un altro, non è giustificabile nei suoi atteggiamenti di indifferenza nei confronti dei più deboli, e nemmeno quando esercita il suo presunto giustificato potere nei confronti degli animali, condannandone a morte.

Semplicemente facendo o non facendo.

E’ per questo motivo che non mi sento di dire umano!

L’uomo non si merita questo riconoscimento, l’uomo è l’unico animale che uccide per divertimento ed in piena coscienza.

Questo non si può dimenticare!

Ma, riprendendo il discorso, non si tratta di tragedia in questo caso!

A soffrire sono SOLO DEGLI ANIMALI! Sono SOLO DEI CANI!

Allora, non è più una tragedia, è solo una rottura di scatole. Si tratta solo più di qualche noioso turista o cittadino rompiscatole, al quale dare una risposta di facciata, una risposta tappa bocca. Una risposta utile solo a scaricare le responsabilità di chi in modo assolutamente vergognoso l’ha data.

“..cosa vuoi? Un aiuto per salvare un cane imprigionato?” “…va bene, appena possiamo lo faremo” “…..quando? ….eh appena ci liberiamo di tutti gli altri importantissimi impegni!”

“per fortuna lo abbiamo convinto! Se ne è andato via soddisfatto!”

“…ma marescià cosa facciamo allora? La mandiamo o no questa macchina?”

“…cosa? Ma stai scherzando! Ma lascia perdere, per un cane! Ma robe da matti! Una volante per un cane!”

Penso che una conversazione tipo, susseguente ad una richiesta di aiuto, possa essere proprio così!

Come ho detto però non ho più nessuna voglia di ridere ascoltando queste recite da quattro soldi, e con i due carabinieri, parto subito all’attacco!

“senta io questa mattina, sulla piazza del Comune ho avuto un colloquio col vostro maresciallo..” mi interrompono “per che cosa!”

“ve lo sto dicendo, se mi da il tempo di finire!”

“gli ho parlato per informarlo che una persona che penso che si chiami Matteo, tiene chiuso in un magazzino da molto tempo, forse da più di un giorno un cane!”

“ah.. un cane!”

“si un cane! Sa quegli animali amici dell’ uomo con quattro zampe, una coda, e dei simpatici e lunghi baffi?”

“non faccia tanto lo spiritoso!”

Eccola qua la frase “copione” una delle tante a loro disposizione.

“io non faccio lo spiritoso, è solo che il maresciallo mi aveva detto che lo sareste andato a liberare, ed io ho aspettato per più di un ora l’arrivo della vostra macchina davanti alla grotta, ma non è arrivato nessuno!”

“lei è a conoscenza del fatto che esiste in Italia una legge che tutela la salute degli animali e che parla di maltrattamenti e violenze?”

A questa mia affermazione sembrano un po’ cadere dalle nuvole, un po’ essere veramente scocciati. Evidentemente non sono l’unico turista che si è lamentato, e loro, non avendo risposte da dare, cominciano ad essere seccati.

Posso anche mettermi nei loro panni. Quelli di carabinieri semplici o di graduati di poco potere decisionale e quindi obbligati a subire le decisioni o meglio le non decisioni dei propri superiori.

I panni di spettatori passivi di uno scenario che magari (e mi auguro che sia effettivamente così) non piace nemmeno a loro, ma che proprio a causa del loro quasi nullo peso all’interno dell’arma sono obbligati a subire.

Quindi posso anche capir la loro frustrazione nel non potere per così dire essere messi nelle condizioni di potere fare il loro dovere, e le loro conseguenti risposte “annoiate”.

Ma come ho già detto prima ora basta!

Nemmeno la mia timidezza è più sufficiente a fermare la lingua!

“quindi desidererei avere un colloquio con il vostro maresciallo comandante di caserma. E pretendo spiegazioni a riguardo!”

Nel contesto generale non mi sono accorto di non avere la maglietta e di essere sudato in una maniera vergognosa.

Io non me ne sono accorto, ma i miei interlocutori si! Altro che”

Loro se ne sono accorti, di fatti mi invitano a rendermi più presentabile se voglio essere ricevuto dal maresciallo!

Certo, l’apparenza va sempre salvata al di sopra di tutto!

E quindi uno dei due dice “ però senza maglia non può entrare in caserma, ci dispiace è il regolamento”.

“beh certo, il regolamento! Capisco. Speriamo solo che siate solerti nel risolvere i miei problemi allo stesso modo in cui lo siete nel fare rispettare il regolamento!”

“stia tranquillo. Vedrà che sarà così. Le ripeto che ci dispiace, ma il capitano non transige per quanto concerne il regolamento.”

Rosso come un gambero e non a causa del sole, giro i tacchi e riparto per la spiaggia, a prendere una maglietta da mettermi addosso.

Passa mezz’ora e sono davanti al portone a suonare il campanello.

Ricomincia la recita. Sembra di essere sul set di “Non ci resta che piangere”, il famoso film interpretato da Benigni e Troisi pieno di situazioni tragicomiche.

“chi è?”

Ma come chi è!! Riconosco la voce di un o dei due militari che mezz’ora fa circa mi hanno salutato sulla porta della caserma! C’è una telecamera come ho già detto, come in tutte le caserme del mondo. Come fa a chiedermi chi sono!

La risposta è la più seccata possibile. “ sono sempre la persona di prima. Quella che è andata a prendere la maglietta per poter parlare con il maresciallo!”

“si ricorda?!”

Finalmente mi aprono il cancello. Non mi sembra vero.

Percorro il viale ed arrivo davanti ad un’altra porta con un’altro campanello. Mi chiederanno nuovamente chi sono?

Questa volta giuro che gli scoppio a ridere in faccia!

Per fortuna la porta si apre senza ulteriori domande.

Un lungo corridoio con delle finestre alte che danno sul cortile, ha sulla sua destra le stanze adibite ad ufficio. La costruzione è molto vecchia, forse una casa dei primi del secolo, con i soffitti alti e come ho detto i cameroni posti tutti su di un lato.

Chissà prima di ospitare la caserma quale era la sua funzione. E chissà quanta gente è passata in questi corridoi, nelle varie epoche nei vari decenni.

Una cosa che mi ha sempre affascinato, è stata quella di immaginare un luogo nelle varie epoche, con le varie situazioni, con la gente vestita a seconda dei periodi.

Per esempio quando fu sganciata la bomba atomica ad Hiroscima chi abitava queste stanze?

E poi, quando l’uomo ha compiuto il primo passo sulla luna, era già una caserma? Oppure era la casa di qualche ricco nobile poi decaduto.

Ed arrivando ai giorni nostri, nel 1987 quando cadde il muro di Berlino, ed i Pink Floyd si esibirono a Venezia, le note della magnifica band suonarono anche in questi corridoi? Magari diffuse dalla radio di un giovane carabiniere giunto fin qui da chissà quale parte d’Italia per svolgere il servizio di leva.

Sono questi parte dei pensieri che mi accompagna all’intero della caserma, mentre sulla soglia di una delle stanze, nu carabiniere, lo stesso che mi ha aperto la potrai carraia, mi accoglie per le ormai famosissime domande di rito.

Io però non gli do il tempo di farmele, e parto subito all’attacco.

“come vi ho già detto più volte, vorrei parlare con il maresciallo, con il quale ho già avuto un colloquio informale questa mattina.”

“di che cosa vuole parlare con il maresciallo?”

Pazzesco! Ci siamo parlati poco più di mezz’ora fa, con la stessa persona, nello stesso luogo! Ripeto a me stesso, che devo mantenere la calma, che non devo esplodere, che anche se mi verrebbe da chiedere alla persona che mi sta di fronte se lo fa apposta o se è deficiente, devo evitare di farlo, per mille ragioni.

E allora ricomincio ad esporre per la millesima volta i fatti.

Ricomincio a raccontare di Matteo, della sua vera o presunta pazzia, dei cani che tiene rinchiusi nel magazzino, della promessa fatta dai suoi colleghi riguardo il loro impegno a liberare gli animali.

Del fatto che più che una promessa, si dovrebbe trattare di normale attività di polizia la loro, in quanto in Italia esiste una legge che tutela la salute degli animali.

Dei cani che girano liberi ed indisturbati alla ricerca di cibo ed acqua, riuniti in branco nel bel mezzo della città ecc. ecc.

Tutto questo per me è veramente estenuante, in quanto in questi giorni l’ho ripetuto a me stesso, a Rossana, ai nostri amici che assieme a noi si occupavano di sfamare le povere anime pelose, ed a una numerosa schiera di persone incontrate sulla spiaggia, in giro per la città, ai ristoranti sulla navetta.

Insomma un esercizio di resistenza mica da ridere, che alla fine mi risulta essere veramente pesante da fare, tanto più a persone che sicuramente conoscono bene tutto il quadro della situazione, ma che non hanno mai mosso un dito per cambiarlo e che con buona probabilità mai lo muoveranno.

Mentre sto recitando il mio rosario, entra nella stanza un personaggio che se la memoria non mi inganna, ho già visto da qualche parte.

Per mia buona sorte, la mia memoria non mi inganna affatto. Per mia buona sorte la mia memoria non è come quella dei simpatici militari che non ricordano nemmeno quello successo mezz’ora fa.

Quel signore entrato in quel momento, e che forse se avesse saputo, sarebbe stato ben alla larga dalla stanzina, è il maresciallo con il quale ho parlato questa mattina!

E’ solo in abiti civili, come si usa fare nell’amministrazione quando si è di “rientro” il pomeriggio dopo il servizio della mattina.

Dopo i primi attimi di imbarazzo, dove, vedendomi nuovamente li a “battere il tamburo”, il maresciallo, passa decisamente a fare finta di non vedermi, di non riconoscermi. Naturalmente, io non glielo permetto, e no, caro il mio signor maresciallo, adesso mi devi parlare, e lo devi fare in modo ufficiale, all’interno di una caserma, e di fronte ad un tuo carabiniere!

E così ricomincio.

“buongiorno maresciallo, si ricorda quello che mi ha detto questa mattina in piazza del comune? Ebbene?”

“i cani o il cane è o sono ancora prigionieri all’interno del magazzino che le ho indicato! Come è possibile?”

Imbarazzo ai massimi livelli!

Il maresciallo comandante di caserma, pettinato a dovere per una sua chiara inadempienza, da un qualsiasi turista, per di più davanti ad un suo sottoposto!

Che figuraccia.

A questo punto il suo orgoglio, ma solo il suo orgoglio, visto che il senso del dovere avrebbe dovuto intervenire già da tempo, gli impone una risposta.

Già ma che risposta ci può essere ad un simile atteggiamento?

Incurante (e ci mancherebbe a questo punto che non lo fossi) del suo imbarazzo, rincaro la dose.

“in Italia esiste una legge sulla tutela della salute degli animali e sui maltrattamenti, e voi siete l’organo dello Stato che deve fare rispettare la legge!”

Il maresciallo non sa proprio più dove andare a parare.

“io ho avvisato il veterinario, ed aspetto da lui una risposta. Gli ho parlato questa mattina, ma lui non mi ancora richiamato”

Quest’ ultima sua affermazione, mi fa veramente incazzare.

“ma scusi, ma cosa sta dicendo! Io vi ho informati dei fatti, vi ho avvisati che un animale o più animali sono detenuti contro la loro natura e sicuramente volontà, all’interno di un magazzino, e lei mi risponde che il veterinario non lo ha ancora richiamato!”

“glielo ripeto, esiste una legge!”

“se io vi avessi segnalato che una persona fosse stata rinchiusa all’interno di un qualsiasi locale contro la propria volontà, voi immagino sareste accorsi immediatamente sul posto. Giusto? O avreste aspettato delle ore come in questo caso?”

“adesso mi dica per quale motivo non siete ancora andati a liberare quel cane! Me lo dica!”

Il maresciallo a questo punto è azzerato.

Non ha più risposte da dare, né scuse da trovare. Non ci sono chiaramente giustificazioni per il suo operato, non esiste scappatoia. Non ha fatto il suo dovere, o comunque, ha fatto il minimo indispensabile, il che equivale a dire che non ha fatto nulla. Ha chiamato il veterinario e basta, ben sapendo che (sempre ammesso che lo abbia fatto veramente) non avrebbe ricevuto alcuna risposta.

In poche parole, ha cercato di insabbiare il tutto sperando di tapparmi la bocca, o che magari io mi stufassi. Tanto prima o poi le vacanze finiscono……..

L’unica altra stupidaggine che riesce a dire, che anche se è una stupidaggine, mette a nudo tutta la tragica situazione nella quale versa la loro cittadina, è: “e dopo che lo abbiamo liberato, dove lo mettiamo?”

“lo rendiamo randagio come tutti gli altri?”

Certo, il vero problema è il dopo.

La mancanza di strutture deputate alla cura dei poveri randagi, la mancanza del canile sanitario, la mancanza della struttura di passaggio che si occupi di curare e accudire il randagio in attesa dell’adozione, ma anche tanto la mancanza di un programma serio di sterilizzazione che impedisca il riprodursi esponenziale dei poveri pelosi.

Per il caro signor maresciallo, ma soprattutto per la massima autorità cittadina, il caro signor Sindaco, l’esistenza di “valvole di sfogo umane” come il povero Matteo è a dir poco provvidenziale.

E già! Affidiamo a lui la gestione di un intero branco di randagi!

Chi se ne frega, se non ha quasi la capacità di intendere e di volere (ricordo le parole della prima pattuglia con la quale ho parlato).

Chi se ne frega se per la legge una cosa del genere è inammissibile, per problemi igienici, di incolumità delle persone, di salute dell’animale stesso, legali ecc. ecc.

Chi se ne frega delle denunce dei turisti, delle varie morsicature, delle zuffe sulla piazza del comune, degli attacchi ai cani dei turisti.

Chi se ne frega di tutto, siamo a casa nostra e mettiamo a tacere ogni cosa!

E se poi capita qualcosa che proprio non riusciamo a coprire con il nostro muro di omertà, chi se ne frega!

La colpa è di Matteo, o al massimo di quei maledetti cani randagi!

Esco dalla caserma con la promessa del maresciallo, (l’ennesima promessa) che qualcosa avrebbe fatto, ma soprattutto con la nausea addosso, ancora più intensa, quando il militare mi dice: “se lei viene qua a settembre, davanti al comune, c’è la fila di gente che cerca un lavoro”

Certo, siamo giunti al punto del “…con tutti i problemi gravi che ci sono…..”

“a proposito di lavoro, signor maresciallo, vorrei informarla riguardo una “singolare” attività lavorativa, che ieri sera ho avuto l’occasione di vedere proprio sulla piazza del comune.”

“mi dica, mi dica pure”

“ieri sera in piazza, un suo concittadino, o comunque un abitante della zona, insomma non certo un turista, stava vendendo sotto gli occhi di tutti un cucciolo di cane Labrador! Capisce sulla pubblica piazza! Contravvenendo a tutte le leggi possibili immaginabili, sia riguardanti la salute animale, sia riguardanti le attività commerciali, come per esempio l’evasione fiscale! Insomma quella persona faceva commercio di animali sulla pubblica piazza! Indisturbato come se niente fosse! Ha capito!”

A questa mia domanda, il maresciallo, da una risposta sconcertante!

“eh beh! Che problemi ci sono. Così come ci sono i negozi che vendono animali, ci sono anche le persone che lo fanno!”

Ha vinto lui. Questa risposta mi lascia senza parole, ed è quello che lui voleva!

O meglio, le uniche parole che riesco a pronunciare sono: “…a si? Davvero? E’ proprio così?” ben sapendo che non è affatto così, ma non sapendo più dove sbattere la testa!

Tutte facce della stessa medaglia. La disoccupazione, la delinquenza, le forze dell’ordine complici con il loro immobilismo, il randagismo sul quale i delinquenti guadagnano, lo stato nello stato.

Le cose non sono slegate, esistono tutte per lo stesso motivo, riconducono tutte alla stessa traccia iniziale, che è l’inciviltà e la mancanza del senso del giusto.

Sono tutte cose che evidentemente da queste parti hanno trovato terreno fertile, ed hanno quindi potuto prolificare.

Quando ci sei dentro, venirne fuori per un comune mortale senza l’aiuto di un organo superiore che è lo Stato è quasi impossibile.

Ma è anche vero che lo Stato siamo noi, e che lo Stato è sempre lo stesso. Tanto a Torino quanto a Peschici, tanto a Napoli quanto a Trieste.

Evidentemente però da qualche parte qualcosa non funziona, ed esiste appunto uno stato dentro lo Stato, e quando capita questo, le vie di uscita, sono veramente poche, e quasi sempre drastiche.

E quindi esco per così dire con la coda tra le gambe e con sempre meno speranze di poter far qualcosa di concreto.

Inutile dire che raccontare la mia esperienza alla Rossa, è stata una cosa veramente tragica!

“e adesso cosa facciamo?”

Non ti preoccupare, non posso sicuramente più dirglielo.

Qualcosa faremo, nemmeno.

A questo punto ho esaurito le risposte! Nono ho più nulla da dire, e del resto nemmeno Rossana ha più voglia di sentirsi dare delle risposte puntualmente disattese.

Meglio per tutti e due tacere, in attesa di tempi migliori. Se mai ne arriveranno!

Intanto siamo giunti al penultimo giorno di vacanza, e domani sarà ora di fare le valigie.

Tutti gli anni ripartire per tornare a casa genera sensazioni contrastanti.

Si è contenti di tornare a casa, di ritrovare la propria vita i propri affetti, la propria abitazione con tutte le comodità, ma al tempo stesso dispiace sempre lasciare un posto dove si sono trascorsi dei giorni felici.

Nel nostro caso, le sensazioni si intrecciano.

Infatti, se non possiamo certo dire di avere trascorso dei giorni piacevoli, sono pur sempre stati giorni di vacanza. E quindi siamo già nel “dubbio” se volere o dovere tornare a casa!

Adesso ad ingarbugliare ancora di più la matassa delle sensazioni, si aggiunge il fatto che, se per evitare di impazzire, alla vista di questi continui spettacoli, ci si augura che il tutto finisca il più in fretta possibile, si è al tempo stesso consapevoli che una volta partiti non si potrà più fare nulla per i nostri pelosi.

Insomma un gran casino.

Io con il mio carattere, non partirei fino alla risoluzione dei problemi. Con la prospettiva di prolungare la nostra permanenza di chissà quanto, con tutte le conseguenze del caso! Comprese quelle economiche.

Naturalmente questa mia scelta è unicamente una scelta di cuore, che naturalmente, trovandosi a che fare con la realtà, sarebbe difficilmente attuabile.

Rossana, invece non vuole e non può più reggere tutte queste sofferenze, e partirebbe subito. Anzi a dire il vero, negli scorsi giorni mi aveva gia detto “…andiamo via, non c’è la faccio più a vedere queste cose! Non mi importa se abbiamo già pagato, andiamocene…” Poi ha preso il coraggio a due mani ed ha deciso di resistere.

Resistere alla sofferenza che tutti i giorni che abbiamo passato qui l’ha tormentata, che ogni volta che vedeva un povero randagio fare lo slalom con la morte tra una macchina e l’altra, le faceva sentire una puntura lancinante alla bocca dello stomaco.

Ha deciso di resistere, e così facendo, ha fatto la cosa più bella che poteva fare.

Ha fatto l’unica cosa che poteva fare per quei poveri peli e baffi che ogni sera ci chiedevano aiuto.

Si è voltata indietro.

Questa sera, la penultima delle nostre vacanze, abbiamo deciso di cenare in un ristorante molto caratteristico. Luci soffuse, terrazzino sul golfo, e prezzi quasi accettabili.

L’entrata del locale, e sulla famosa scalinata, ed una volta varcata la soglia dobbiamo ancora scendere una lunga serie di gradini prima di arrivare al terrazzino dove sono sistemati i tavoli.

Il posto come ho già detto è molto carino, e tutto sommato la cena non è male, anche se il definire una cena “non male” penso sia già una “sconfitta” per il cuoco!

Secondo me un cibo o è buono oppure non lo è decisamente. La via di mezzo, rappresenta l’indifferenza, il dire “… non ho mangiato male…” corrisponde al “né carne né pesce”, corrisponde alla definizione di posto anonimo, dove non tornerai più perché non lo ricorderai per nessuna caratteristica.

A questo punto però interviene il “santo dei ristoranti”!

Così come ne hanno uno gli ubriachi, ( o almeno così dicono) anche i ristoranti ne hanno uno.

Quello dei primi, li salva in molti casi dai guai che la loro condizione brilla gli crea. Incidenti, investimenti, cadute rovinose ecc. ecc.

Il santo dei ristoranti, li salva dall’anonimato, dall’essere uno dei tanti.

Purtroppo però nel nostro caso il santo si è materializzato sotto le spoglie di un ragazzino che per tutta la sera ha preso a calci un cagnolino di piccola taglia, appoggiandogli i piedi sopra senza troppa attenzione al fatto che il suo peso potesse creare allo sfortunato peloso “un po’ di fastidio”.

Oppure, sempre con i piedi, lo spostava brutalmente di qua e di la sul pavimento del terrazzo.

Il tutto sotto gli occhi della amorevole mamma, che decisamente compiaciuta delle azioni del figlio, lo incitava a fare “giocare” il cane!

Ecco devo dire che l’angelo in questo caso, ha fatto veramente un gran lavoro!

Non ci dimenticheremo mai più dei simpatici proprietari di quel ristorante e chiaramente eviteremo accuratamente di farci ritorno se mai un giorno torneremo a Peschici!

Cosa non si fa per conquistarsi un po’ di ribalta!

Siamo usciti dal ristorante e stiamo camminando sulla stradina che porta in una direzione al porto, e nell’altra allo stabilimento prima e sulla via di casa poi, quando inaspettatamente il mio cellulare suona!

“buonasera, Paolo sono Graziella.”

Sentire quel nome e quella voce, mi fanno dimenticare tutti i problemi subiti fino ad oggi. E’ come se in un solo attimo, un colpo di spugna avesse lavato via tutta la delusione ed il senso di impotenza patito fino a pochi attimi prima.

“sicuramente Graziella in tutto questo tempo avrà contattato qualcuno in grado di darci un amano e di aiutare quei poveri pelosi a venire fuori da questo incubo.”

Questi discorsi si accavallano nella mia mente in una frazione di secondo. In men che non si dica ho riacquistato la fiducia nelle mie capacità, e la speranza di potere risolvere il tutto.

“che piacere sentirla, qui è tutto uno schifo, non le dico ciò che abbiamo visto in questi giorni!”

“purtroppo non mi sono fatta sentire prima, perché tutte le mie conoscenze sono in vacanza, e ho avuto difficoltà a contattarle.”

“capisco, ma non si preoccupi, l’importante è che adesso qualcuno ci possa aiutare, anche perché domani è il nostro ultimo giorno di vacanza, e quindi…..”

Dopo avermi snocciolato tutta una serie di disgrazie animali avvenute in giro per l’Italia vissute in prima persona da amici e da amici degli amici, la signora Graziella arriva alla parte che io più attendevo. I riferimenti, i numeri di telefono, i nomi delle persone che ci aiuteranno.

“allora, le do il nominativo di una volontaria della Lega del cane della sezione di Ruvo di Puglia. E’ vicino a Peschici?”

“non ne ho la più pallida idea, ma non importa, di sicuro è più vicino che Torino!!”

“allora come le dicevo la persona si chiama Enza Cantatore, ed il suo numero è 33745789652. E’ una brava persona, si da molto da fare e ha molta esperienza. Penso che vi possa essere di molto aiuto.”

“poi…poi..” rumore di carta che mi da la sicurezza che i numeri e gli aiuti non si esauriranno in un solo nome

“ ….poi ho il nominativo di un’altra persona, forse un po’ più vicina a Peschici, si chiama Terry ed è dell’EMPA di Rodi Garganico.”

“magnifico!” rispondo “Rodi è a pochissimi chilometri da qui!”

“…e poi ho anche il numero di un’altra volontaria che si occupa dello smistamento della maggior parte dei cani provenienti dal meridione.”

Addirittura! Come sono fortunato, dopo tanta indifferenza da parte di tutto e tutti, adesso abbiamo addirittura tre persone che ci potranno aiutare, e una di queste, sicuramente molto “potente”!

Non riesco a contenere la mia felicità!

“Non so come fare per ringraziarla, fino a poco prima della sua telefonata, eravamo disperati, adesso, tutto sembra essere cambiato!”

“Grazie di cuore, veramente!”

“Aspetti Paolo, non le ho ancora detto il nome della terza persona! Si chiama Manuela ed abita poco fuori Torino, il suo telefono è 3335478956.”

“di più non sono riuscita a fare. Come le ho già detto molta gente è via per la vacanze, e quindi…..”

“Le assicuro, che ciò che ha fatto, non è solo molto, è moltissimo, anzi di più!”

“prima della sua telefonata, eravamo disperati, ora, possiamo ricominciare a credere di poter fare qualcosa!”

“mi faccia poi sapere, per il momento la saluto.”

“a presto Graziella!”

“Rossa, siamo a posto! Non riesco a chiederci, ad un giorno dalla partenza!”

“E’ proprio vero che la partita finisce solo quando l’arbitro fischia!”

La mia felicità è incontenibile, il mio ottimismo alle stelle!

“ce la faremo! Rossa, hai capito? Ce la faremo! Ettore ed i suoi fratellini verranno su da noi a stare bene!”

“speriamo, speriamo che sia la volta buona.

“appena arriviamo in camera chiamo queste persone!”

Detto fatto, siamo in camera ed ecco che compongo il numero della prima volontaria, Enza Cantatore da Ruvo di Puglia.

“buonasera, mi chiamo Barbon Paolo mi scusi l’ora un po’ tarda. Vorrei parlare con Enza.”

Silenzio dall’altra parte del telefono. E’ veramente tardi per telefonare a casa della gente, anche se è agosto, ma questa è veramente un emergenza.

“…buonasera, sono io.”

“le chiedo nuovamente scusa per l’ora, ma ho avuto il suo nominativo dalla signora Graziella di Moncaleri…”

“….Graziella di Moncaleri….non la conosco…”

“è una volontaria di Torino, può essere che anche lei a sua volta abbia avuto il suo numero da un’altra persona.”

“comunque non le faccio perdere molto tempo, e le descrivo brevemente la mia situazione….”

“non si preoccupi, mi sono solo spaventata perché sentendo il telefono a quest’ora uno pensa subito male, sa com’è. Ma mi dica pure.”

“io e mia moglie siamo in vacanza a Peschici sul Gargano e praticamente, ci siamo trovati davanti ad una situazione………”

“capisco, purtroppo la nostra regione, è famosa per questo genere di situazioni. Non passa giorno che non ne senta parlare di una.”

“io però sono a Ruvo, che dista da dove siete voi qualche centinaio di chilometri. Capisci che per me la situazione è difficilmente gestibile. Posso darti dei consigli, o dei nominativi, ma purtroppo… anche perché ci vorrebbe una persona sul posto in grado di operare. Con la condivisione del sindaco e con il suo appoggio, una persona capace ed abilitata, potrebbe catturare i tuoi cuccioli, ed allora, io ti darei la disponibilità a tenerli al nostro rifugio della Lega Nazionale per la Difesa del Cane fino al loro affido su da voi.”

“chiaramente come ti ho appena detto, ci vuole una persona che li possa catturare li sul posto, e poi una volta catturati, qualcuno che li trasporti fino da noi.”

“insomma una valanga di problemi apparentemente insormontabili!”

Nonostante il feeling subito stabilito con questa persona mai vista e mai sentita prima d’ora, distante anni dalla nostra vita di tutti i giorni e migliaia di chilometri da casa nostra, nonostante ciò, temo che anche qui i problemi siano troppo grossi per potere essere risolti senza la collaborazione di strutture che di fare qualcosa se ne fregano altamente.

“Enza , non so più cosa fare!”

“Qui non c’è nessuno in grado, o peggio ancora, disposto ad aiutarci, con il Sindaco ho parlato, ma a me sembra che non abbia intenzione di fare nulla di concreto, solo chiacchiere.”

“per quanto riguarda la forza pubblica…… beh forse è meglio lasciare perdere. Non ho mai trovato un’ ostruzionismo così sfacciato!”

“mi dispiace Paolo, io non posso fare molto di più. Ti ripeto che se riesci a prenderli, la disponibilità a tenerli, te la do. Fammi sapere se riesci a fare qualcosa nel poco tempo che vi rimane da restare in Puglia.”

“va bene Enza, ti farò sapere al più presto. Per il momento ti ringrazio. Mi ha fatto molto piacere conoscerti. Ciao”

Rossana che ha ascoltato tutta la conversazione, mi guarda con aria interrogativa.

“non mi dire che nemmeno questa volta riusciamo ad ottenere qualcosa!”

“Enza è troppo lontana per poterci dare una mano direttamente. Lei è a Ruvo di Puglia, che da qui dista circa 300 Km! Quindi, siccome si tratterebbe di rimanere a Peschici per qualche giorno, nella migliore delle ipotesi, è chiaro che lei non può certo farlo.”

“si offre di dare ricovero a Ettore ed ai suoi fratellini, una volta catturati, prima del viaggio verso il nord, il che non mi sembra poco. Chiaramente prima bisogna catturarli e poi trasportarli a Ruvo.”

“hai detto poco! E chi lo farebbe tutto questo? Noi due?”

Siamo al piano di partenza! Abbiamo trovato una pesona disponibile, ma non abbiamo i mezzi per poterla raggiungere. Siamo come due naufraghi che vedono al largo passare una nave che potrebbe portarli in salvo, ma che non sanno nuotare! La situazione forse è ancora più deludente di quella nella quale ci trovavamo prima. La risoluzione dei nostri problemi è li ad un passo da noi, ma non riusciamo a raggiungerla. Naturalmente il tempo sta per scadere, perché domani è l’ultimo giorno, e quindi……

“Paolo a questo punto cosa facciamo? Pensi che siano ancora delle alternative? Se almeno Graziella ci avesse chiamati un po’ prima. Possibile che abbia impiegato quindici giorni per avere tre numeri di telefono?”

“certo sono della tua idea, sarebbero bastati tre o quattro giorni di tempo in più per avere qualche altra possibilità per potere organizzare qualcosa, e invece….”

Non ci resta che una carta da giocare. L’ultimo numero di telefono che Graziella ci ha dato. La volontaria dell’ ENPA di Rodi Garganico. La signora Terry.

Intanto si sono fatte le 11,30 e non è propriamente l’ora di telefonare a casa della gente! Un po’ come per Enza, ma con una mezz’oretta in più.

“Rossa, cosa faccio chiamo anche questa signora?”

“Paolo non ci resta molto da fare, abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno!”

“del resto, è l’ultimo colpo che possiamo sparare. Se anche Terry non ci può essere di aiuto, allora a quel punto, dovremo arrenderci ed ammettere, o meglio accettare la fine tragica alla quale saranno destinati Ettore ed i suoi fratellini.”

“va bene, chiamo Terry”

Non nascondo di essere molto agitato. Per diversi motivi.

Il primo è dovuto alla mia timidezza, che a volte si manifesta anche “via cavo”.

Mi capita di essere in difficoltà anche per una sola telefonata fatta ad una persona che non conosco. Figuriamoci se si tratta di disturbarla nel cuore della notte, tanto più per una richiesta di aiuto! So che può sembrare ridicolo, ma è così!

Poi in questo caso, la consapevolezza di sapere che si tratta dell’ultimo colpo da potere sparare, dopo il quale tutto sarà finito, mi manda veramente in una situazione di agitazione totale.

Saper che dall’esito della telefonata che sto per fare dipende il futuro di quei poveri angeli innocenti mi stessa ed al tempo stesso mi fa incazzare! Come può essere così!

In questi momenti mi riecheggiano nella mente le frasi rubate alla vita di tutti i giorni come “….con tutte le cose importanti che ci sono…” oppure “….con la fame nel mondo….” Oppure “…..non dipende mica da te ……”

E queste frasi mi rendono ancora più insopportabile l’impotenza a risolvere la situazione che stiamo vivendo nel nostro piccolo, ma anche, in scala diciamo così mondiale l’impotenza delle armi degli animalisti impegnati quotidianamente nella lotta contro le violenze sugli animali.

In questi momenti mi balzano alla mente in poche frazioni di secondo, i randagi investiti, i randagi torturati, la Cina, i canili lager, i combattimenti tra cani, la corrida, le varie sagre di paese, gli abbandoni estivi, la vivisezione, le pellicce, gli inserti in pelliccia, i mattatoi, le mucche a terra, la macellazione islamica, il palio di Siena, le case farmaceutiche, gli orsi ai quali si estrae la bile, il patè de foi gras, le foche, la caccia alle balene, il bracconaggio, la medicina cinese con tutte le sue idiozie, i circhi, gli ippodromi, le corse dei levrieri, i canarini in gabbia, le botticelle, gli animali da laboratorio.

La mia amica a quattrozampe Chica che un’estate di tanti anni fa ci regalò la sua amicizia, e che noi (io ed i miei genitori) ignoranti come tanti, dopo qualche mese di vita in comune, portammo al canile comunale di Torino.

Un giorno tornammo a trovarla, e lei era li con i suoi piccoli da poco nati. Ci salutò senza alzarsi, con un guaito ed uno scodinzolare, che non dimenticherò mai più!

Ma cosa potevamo fare, eravamo degli ignoranti!

Il suo ricordo mi accompagna ancora oggi che sono un’ uomo, di più di quaranta anni, e come giusto che sia, mi fa soffrire, perché NON SI ABBANDONA UN ANIMALE.

Della mia Chica mi è rimasta solo una foto che ogni tanto guardo con il respiro rotto dal rimorso di non avere fatto, assieme ai miei genitori, quello che Chica avrebbe meritato.

Ma cosa ne potevamo noi, eravamo solo degli ignoranti in un mondo senza cuore.

“Paolo, ti sei incantato?” Rossa deve avere interpretato il passare di tutti quei pensieri nella mia mente come un atteggiamento assente.

“no no, non mi sono incantato, stavo solo pensando…”

“chiamo immediatamente Terry. Speriamo che ci sia! A quest’ora. E speriamo soprattutto che non mi mandi a stendere!”

“dai muoviti, non continuare a perdere tempo con le chiacchiere!”

“pronto buonasera, vorrei parlare con la signora Terry. Mi chiamo Barbon Paolo e chiamo da Peschici.”

“buonasera sono io. Mi dica pure.”

Il primo impatto non è negativo, se non altro non mi ha risposto seccata, adesso, la sommergerò di tutte le mie sciagure!

Vai Paolo ricomincia con il racconto.

“le spiego, io ho avuto il suo numero da una volontaria di Torino……..”

Dopo dieci minuti circa di chiacchiere ininterrotte, dove credo di non avere dimenticato quasi nulla, sento dall’altra parte del telefono una specie di boato.

“certo, io lo conosco il Sindaco, è una testa di c…. per non parlare del suo vice! Fai attenzione a quello che ti promettono, perché in realtà non si sono mai preoccupati del problema del randagismo. Anche perché se lo avessero fatto, non si troverebbero in questa situazione. Quindi ti ripeto se ti fanno delle promesse, fai bene attenzione a non farti prendere in giro, perché in realtà è gente della quale non fidarsi. Non credo proprio che si impegnino a risolverla situazione solo perché a chiederglielo è un turista del nord!”

Terry è veramente incazzosa, se metterà in campo tutta la sua rabbia per aiutarci, siamo in una botte di ferro.

“purtroppo per noi domani è l’ultimo giorno di permanenza, e quindi non so come faremo a…..”

Cerco in questo modo di capire quali sono le reali intenzioni di Terry per darci una mano nel concreto.

“ci vuole una persona che li catturi e che poi li trasporti a Ruvo da quell’ altra volontaria della Lega. Io purtroppo, anche se abito a Rodi, quindi a cinque Km da Peschici, lavoro al canile di Foggia, e quindi, tutti i giorni faccio la spola, ma lunedì dovrei farcela ad essere a Peschici. In questo modo potrei parlare con il Sindaco, e magari riuscire a convincerlo a collaborare.”

“certo, noi non ci saremo già più, ma questo poco importa, sicuramente tu sapresti cavartela bene ugualmente.”

“vedi Terry, mi rendo benissimo conto che il portare in salvo qualche cucciolo, non risolve nessun problema, ma già il fatto di farlo, potrebbe servire a smuovere la coscienza del sindaco. Potrebbe sensibilizzarlo sulla questione rapporto randagismo/turismo. Magari servirebbe a dargli uno scossone ed a svegliarlo dal torpore congenito nella razza di certi amministratori, e sicuramente, gli farebbe capire, che non tutti i turisti sono della stessa pasta. Vale a dire che non tutti i turisti si accontentano della crosta, peraltro a volte nemmeno troppo appetitosa, ma vanno decisamente più a fondo alla questione animali.”

“e se pensi che in fin dei conti chi porta il pane in queste zone sono i turisti, forse è meglio per lui tenere un po’ più in considerazione la loro voce.”

“Paolo sono d’accordo con te, ma tu ragioni troppo con la testa da abitante del nord!”

“e poi non conosci gli abitanti di Peschici! Di gente così arroccata sulle proprie antiche ed ignoranti posizioni, in giro per l’Italia, non c’è ne molta!”

Terry va giù decisamente pesante, credo di avere trovato in lei un preziosissimo alleato, obiettivo nonostante le sue origini, ma soprattutto tremendamente incazzato con il sistema.

“dammi il numero di questa Enza che la chiamo io e così cerchiamo di studiare una strategia.”

“volentieri, non chiamarla solo adesso! Le ho già ampiamente rotto le scatole io un’oretta fa!”

“non ti preoccupare, la chiamerò domani.”

“molto bene, io nel mentre, cosa posso fare?”

“So che a Peschici, c’è un bravo veterinario, che dovrebbe essere nei pressi del centro della città. Se vuoi provare a passare a trovarlo, per domandargli se conosce qualcuno in grado di accalappiare quei cuccioli, e magari se sa di qualche volontario in grado di portarli a Ruvo.”

“Comunque sappi che anche nel nostro canile i tuoi cuccioli, potrebbero trovare ricovero temporaneo in attesa del viaggio al nord.”

“Grazie Terry. Sei stata molto gentile, domani mi sguinzaglio in cerca del veterinario e speriamo in bene. Ti saluto.”

“Allora Paolo, è la volta buona?”

Rossana è impaziente, ed allo stesso tempo molto sfiduciata anche sull’esito di questa ultima telefonata.

“non è andata malissimo!”

“nel senso che questa Terry, abita a pochi Km. da qui, a Rodi Garganico, ma purtroppo lavora nel canile di Foggia. Quindi, anche lei come Enza avrebbe delle difficoltà a venire da noi.”

“quindi? Non mi sono sbagliata. Non se ne fa nulla lo stesso!”

“non è proprio così. Mi ha detto che conosce bene la situazione, è molto accanita nei confronti del sindaco, che dice di conoscere personalmente, e nei prossimi giorni, facilmente lunedì, sarà a Peschici per parlarci personalmente.”

“intanto mi ha consigliato di parlare con il veterinario che c’è qui, e di domandargli aiuto per la cattura ed eventualmente per il trasporto. Lei sarebbe disponibile come Enza, ad ospitare i piccoli nel canile dove lavora come volontaria. Chiaramente rimane il problema del trasporto.”

“lo so che non è molto, ma in questa situazione non ci possiamo permettere di fare tanto i difficili. Speriamo che sia la volta buona! Cosa ci resta da fare?”

“certo non ci resta molto altro da fare che sperare, anche se io comincio a dubitare anche di queste due possibilità!”

“del resto, non si possono obbligare le persone ad intraprendere viaggi di molti Km. per risolvere un problema altrui. Sono già state molto gentili ad offrire ospitalità presso le loro strutture.”

“anche io la vedo così. Del resto chissà quante altre emergenze devono affrontare tutti i giorni queste e tutte le altre persone che prestano la loro opera da volontari. In questa terra martoriata dall’indifferenza, credo che casi come i nostri non manchino.”

La nostra penultima notte sta per cominciare, ed il lamento dei cani dalla campagna questa sera è ancora più straziante.

Forse è un cucciolo quello che continua a guaire.

Forse è un cucciolo al quale è stata portata via la mamma per chissà quale motivo. Forse da un camion su una strada rovente sotto il sole di agosto, forse dalla fame.

Ma non importa chi o cosa sia stato a strappare a questo cucciolo la mamma. Quello che importa è che lui continuerà a cercarla tutti i giorni e tutte le notti, fino a che la forza della disperazione glielo permetterà.

Fino a quando l’uomo continuerà a dire “sono solo degli animali”.

La notte è andata e Rossana l’ha passata in bianco. Con gli occhi sbarrati e le lacrime sul viso

”perché gli fanno questo? Perché piangono tutta la notte? Cosa avranno! Se penso a come vivono i nostri mici. Non è giusto che succedano queste cose.”

“non fare così, non servirà a risolvere la situazione. Purtroppo le cose qui stanno in questi termini. Non c’è altro da fare che impegnarsi, per cercare di fare qualcosa per quelle povere anime.”

“capisco che la cosa ti faccia soffrire, fa soffrire anche me, ma devi cercare di reagire in un altro modo.”

“così facendo ti verrà l’esaurimento nervoso, ed allora non potrai essere più utile a nessuno! Nemmeno a te stessa.”

“cerca di reagire, dammi retta, cerca di reagire!”

“hai ragione, ma io non riesco a fare come fai te. Tu mangi e dormi che se niente fosse!”

“è vero, hai ragione io continua a vivere come se niente fosse anche se in realtà, tutto è!”

“voglio dirti che il mio è un modo diverso di affrontare la sofferenza. Potrebbe sembrare indifferenza o menefreghismo, ma non è così! E’ semplicemente un modo per non impazzire. Le cose che vedi te, le vedo anche io, ma spontaneamente, in maniera del tutto naturale, non permetto a queste cose di rovinarmi la salute! O meglio, me la rovinano solo fino ad un certo punto. Ti ripeto non è menefreghismo. Una volta che ti sei rovinata la salute, allora, di che aiuto potrai essere per la tua causa? Io penso che arrivati ad un certo punto, non ci sia più spazio per le lacrime. Non mi fraintendere, non sto ridicolizzando la tua sensibilità! Voglio solo dirti che arrivati ad un certo punto occorre agire, e non si può lasciare spazio alle manifestazioni di sentimento negative. La sofferenza, è un’altra cosa. Quella c’è sempre, non ti abbandona mai tutti i giorni, tutte le volte che vedi una povera bestiola che con i suoi occhi ti chiede aiuto, che con i suoi occhi ti implora di girarti indietro, di portarla via con te, in tutti quei momenti la sofferenza è presente. Però proprio in quei momenti, la butti in dietro, fai finta che non ci sia e continui per la tua strada. Avrai tempo per ricordare e magari col tempo, riuscire a soffrire un po’ meno. Magari col tempo ti sarà più facile regalare un sorriso invece che una lacrima ad una persona cara che non c’è più o ad una palla di pelo che viveva per le tua carezze.”

“io la vedo così!”

“forse hai ragione, ma io non riesco… sono troppo sensibile.”

“non ti preoccupare, prima o poi ti riuscirà!”

“del resto se è venuto spontaneo a me, verrà spontaneo anche a te!”

La mia Rossana, con il suo animo da artista, sempre pronta a commuoversi e a soffrire. Ma se non esistessero delle persone così, in che squallido mondo vivremmo? Che fine farebbe la musica che fa venire i brividi, la pittura, la creatività, e perché no i dribbling di Roberto Baggio!

Beh certo, l’arte è arte a 360 gradi! Ogni persona in grado di fare qualcosa che fa emozionare la gente e che è capace di emozionarsi, è un artista! In ogni campo. Anche in quello di calcio!

Almeno io la penso così!

L’ultima giornata, si preannuncia densa di impegni, il veterinario, la solita ristorazione ai nostri amici, i saluti ai ragazzi emiliani con i quali abbiamo diviso il servizio quotidiano di catering lungo la salita di viale Kennedy, la speranza di sentire squillare il cellulare per avere buone notizie da Enza o da Terry, e in mezzo a tutto questo, se rimane ancora un po’ di tempo, l’ultimo scampolo di spiaggia.

Arrivo di fronte alla casa di Matteo con i miei sacchetti contenenti piatti e latte di cibo, e subito come per incanto, dal lurido garage sotto casa dell’arzillo vecchietto spuntano Ettore e suo fratello Furio!

“ciao piccoli, che piacere vedervi!”

Mi vengono in contro non come viene incontro un cucciolo, non con scodinzolante allegria. Nonostante siano più di dieci giorni che ci conosciamo, il loro atteggiamento continua ad essere guardingo e pauroso.

Che cani saranno da adulti, se mai ci arriveranno! Andranno ad infoltire la schiera di quei cani che la gente teme a causa dei loro atteggiamenti spaventati e male interpretati. Saranno dei cani difficili, morsicatori magari, e qualcuno un giorno deciderà di sopprimerli per evitare aggressioni.

Loro che un giorno erano dei cuccioli indifesi e bisognosi di affetto ai quali è stato dato solo odio ed indifferenza. Tutto ciò a pensarlo fa venire una grossa rabbia. Che diritto ha l’uomo di fare tutto ciò?

Verso il contenuto di due latte grandi in due piatti, ed ecco arrivare anche la sorellina superstite, la dolce Diana. Color caffelatte le zampe lunghe e grosse, ed uno sguardo timidissimo.

“ciao Diana, vieni qua! Ecco anche per te la razione del mattino.”

Altra latta di cibo ed altro piattino ricolmo. Ma la fame di queste sfortunate creature è tanta, e in poco tempo tutto viene spazzolato! Per fortuna, ne la mamma Duchessa, ne il Drago Fortuna, ne il piccolo pincher, ne il simil volpino si fanno vedere, altrimenti sarebbero state ringhiate a tutto spiano, perché si sa, la fame è brutta!

La pentola ammaccata è piena di acqua pulita, segno che la moglie di Roberto, l’amico emiliano, è gia passata. Probabilmente i commensali che ora mancano all’appello, sono già stati serviti da lei. Ci dividiamo i compiti, e a quanto pare, la cosa funziona. Nessuno rimane a bocca asciutta! O meglio a pancia vuota, perlomeno fino a questa sera. E poi……. da domani mattina?

Cosa ne sarà di questi esseri?

E’ il panico. Un’angoscia tremenda mi prende.

Questa sera partiranno gli emiliani, domani mattina noi. Per quanti giorni Ettore e la sua famiglia continueranno ad aspettarci invano? Per quanti giorni spereranno di vederci arrivare con le borse che hanno imparato a riconoscere, prima di sentirsi nuovamente abbandonati al loro triste ed ingiusto destino?

Quando quest’inverno, noi al sicuro nelle nostre case con tutte le comodità non sapremo se sederci sul divano o sulla poltrona più comoda, saremo indecisi se bere un the caldo oppure gustare una cioccolata con i biscotti, in quei momenti dove saranno Ettore ed i suoi compagni?

Come faremo a partire sulla nostra macchina dotata di tutti i comfort aria condizionata compresa, sapendo che fuori ci sono quaranta gradi e che l’arsura spacca il corpo, sapendo che forse per Diana e sua mamma l’unica possibilità di dissetarsi è quella di salire fino alla piazza del comune e sperare che la fontana non sia chiusa?

Tutte queste domande, mi rimbalzano nella mente e a meno che non riesca in qualche modo a farle uscire, mi faranno scoppiare la testa!

L’unico modo per eliminarle, è quello di credere fino all’ultimo minuto di potercela fare a portarli via da qui. Questa è l’unica strada percorribile, per tanto in salita che possa essere. Non voglio arrendermi all’ipotesi peggiore, non mi arrenderò mai!

“caro signor sindaco, ti seguirò fino all’inferno se sarà necessario farlo. A meno che tu non faccia il tuo dovere e non mi di una mano a salvare queste povere bestiole.”

Questo è ciò che mi sono riproposto e questo è ciò che farò fino in fondo, con ogni mezzo ed in ogni modo!”

Lascio i nostri amici mangiare e riprendo la salita alla ricerca del veterinario. Ogni motore che sento arrivare dalle mie spalle, mi fa tornare alla mente il racconto della moglie di Roberto sull’investimento della sorellina di Ettore Furio e Diana. La paura di sentire assieme al motore di un auto il guaire di un cane, è tanta.

Oltrepasso il ristorante della rissa, e già intravedo la fine della salita, quindi il veterinario, secondo le indicazioni di Terry, non dovrebbe essere lontano.

Nel giardino di una casa, ordinato con l’erba rasata di fresco, un bellissimo gatto tigrato, si rotola nell’erba, mentre una signora lo accarezza sotto la pancia. Vicino alla porta di ingresso le ciotole dell’acqua pulite e piene, di fianco le pappe. Mi sembra di rinascere! Mi sembra di uscire da un brutto sogno.

“ma allora, anche qui esiste gente che ama gli animali!”

Che stupido che sono. Certo che anche qui esiste gente così. Come in tutto il resto del mondo, c’è la parte nera, ma anche per fortuna quella bianca. E’ solo una questione di percentuali. Sicuramente qui la percentuale bianca è in minoranza. Ma comunque esiste! E allora, perché non riesce a prendere il sopravvento sull’altra!

Forse un giorno succederà, ma chissà quanto tempo dovrà ancora passare. Chissà quante creature innocenti e degne del massimo rispetto dovranno ancora subire i maltrattamenti dell’uomo.

Fa veramente molto caldo, su questa salita non c’è un filo d’ombra, e l’asfalto anche se è ancora mattina, butta fuori una temperatura insopportabile.

Ecco la vetrina dell’ambulatorio. Naturalmente chiusa!

Mi avvicino per cercare di leggere il biglietto posto sulla porta, così facendo, ricevo l’ennesima batosta.

“L’ambulatorio rispetta i seguenti orari:

mattino: chiuso

pomeriggio: 16.30-18.00”

La mattinata è quindi completamente persa, ed il pomeriggio lo è a metà!

Oggi è l’ultimo giorno di conseguenza, queste perdite di tempo sono più che mai inopportune. Ma è così purtroppo non ci si può fare nulla. Probabilmente qualche satanasso maledetto ci si è messo di mezzo!

Sto girando come una pallina in un flipper, ma questo non è un problema, la cosa non mi fa paura. Basterebbe riuscire ad ottenere qualcosa, mentre invece sembra che neanche oggi sia la volta buona.

Non mi resta che tornare in camera dove Rossana starà preparando la valigia. Poi faremo colazione, ed in seguito andremo in spiaggia per l’ultima volta. Purtroppo, c’è ne sarà il tempo! Io speravo di impegnare la mattinata in modo più costruttivo per la nostra missione, perché oramai di missione si tratta, ma purtroppo, la dovremo passare in spiaggia!

Incredibile, chi ci dovesse sentire dire queste cose, probabilmente ci considererebbe dei folli!

“siete in vacanza e vi lamentate di dovere trascorrere una giornata in spiaggia? Per quale motivo? Vorreste essere altrove ad occuparvi della sorte di alcuni cani randagi? Ma voi siete proprio matti!”

Comunque, giudizi a parte, ci facciamo la nostra ultima passeggiata in riva a questo magnifico mare. Salutiamo tutti, la classe di acquagym, i banchetti etnici, le squadre di pallavolo e beachwolley, le classi di balli caraibici, insomma tutta l’umanità che ha fatto da coreografia alle nostre vacanze. Un saluto particolare vogliamo darlo a Calimero, il bellissimo micione nero sbucato qualche giorno fa dal cancello di un villaggio/campeggio/residence turistico al fondo della spiaggia.

Calimero anche oggi è qui, accucciato all’ombra, di fronte al piccolo negozio di alimentari, da dove con ogni probabilità la signora proprietaria le allunga qualcosa da mangiare. E’ un micio molto socievole, e appena ci vede arrivare, ci viene incontro con la coda diritta in segno di saluto. Mi ricorda molto per i modi coccoloni Camillo il bel micione rosso che lo scorso inverno tutte le mattine incontravo sulla strada per andare al lavoro. Stesse fusa stesse giravolte, stesse spinte con la testa. Ma in fondo tutti i mici sono uguali, tutti i mici sono splendidi, dal gatto da concorso pluri vincitore, all’ultimo dei randagi.

Del resto, non sono certamente originale in questa scoperta, in quanto gia molti secoli fa la mente geniale di Leonardo da Vinci li definiva delle “creature meravigliose”.

Ed altrettanto meraviglioso è il cucciolo femminuccia tricolore nero/grigio/bianco che sempre l’altro giorno avevamo preso in braccio e coccolato, che spunta dal retro del negozio. Nella nostra immaginazione, e forse chi lo sa anche nella realtà dei fatti, questi due simpaticissimi felini, sembrano capire che oggi sarà l’ultima volta che ci si vede. Sembrano capire che è giunta l’ora di salutarsi, ed allora eccoli pronti a esibire tutto il repertorio, rigorosamente in gattese, di saluti e di arrivederci.

“via, andiamo!” Rossana taglia corto, onde evitare di prendere e portare via la piccola femminuccia!

Un altro ospite, sarebbe veramente troppo!

Stiamo consumando l’ultimo pranzo al chiosco della spiaggia, ed inevitabilmente i pensieri vanno al primo giorno di vacanza, quando non sapevamo ancora nulla, quando non era ancora successo nulla.

Eravamo seduti sempre allo stesso tavolino, eravamo contenti di essere al mare, in vacanza, e tutto sommato in un bel posto. Il cibo ci piaceva, ed eravamo dei veri turisti, dei veri vacanzieri.

Spensierati e rilassati dopo il lungo viaggio ci godevamo il meritato riposo in riva al mare con un buon piatto di cibo.

Tutto ci sembrava bello ed accogliente, il mare era bellissimo i giorni lunghi da trascorrere e tutto andava per il meglio.

Ecco dove vanno i nostri pensieri adesso che invece la realtà dei fatti è un po’ diversa da come l’avevamo immaginata quel giorno a Torino, quando abbiamo deciso di andare in vacanza a Peschici in Puglia!

Inevitabilmente vorremmo potere spostare indietro le lancette di questi dodici giorni, per poter credere ancora alle favole e per poterci convincere che tutto quello che abbiamo vissuto fino ad ora è solo frutto della nostra immaginazione, di un brutto sogno, di un incubo.

Anche in questo caso la mente dell’uomo per non impazzire, cerca delle vie di fuga, si inventa delle situazioni, gioca con il tempo.

“Come sarebbe bello aver solo fatto un brutto sogno” questo è ciò che la nostra mente ripete fino alla nausea perché rifiuta la realtà, che è troppo dura per essere accettata.

Se si potesse tornare a quel primo giorno, e ricominciare tutto da capo come se nulla fosse.

Ettore ed i suoi fratellini, non sarebbero più costretti a vivere sulla strada in mezzo a mille pericoli, non sarebbero più fatti oggetto di scherno per la loro sfortunata condizione di anime randagie, sofferenti e malate. Potrebbero vivere coccolati e curati in una casa accogliente, fresca in estate e calda quando le giornate si accorciano e le notti sono fredde ed impietose.

Tutto sarebbe più facile, la vita sarebbe più bella per tutti.

Il povero Drago Fortuna non sarebbe più costretto a dovere andare fino alla fontana della piazza del Comune per potersi dissetare, la mamma spinoncina potrebbe accudire i suoi piccoli assistita da una famiglia che la tratterebbe come una di casa.

Come è giusto che sia.

Purtroppo però le cose non stanno in questi termini. Dobbiamo accettare tutto quello che abbiamo visto e subito, non possiamo fare diversamente.

Tutto ciò che possiamo fare è impegnarci affinché un domani tutto questo diventi storia. Vecchi racconti oramai superati dal tempo dalla civiltà, dal progresso. Un po’ come i racconti di guerra che ogni tanto chiedo ai miei genitori di farmi.

In particolare a mia mamma che ha vissuto tutta la guerra a Torino in mezzo alle bombe, alla gente che terrorizzata fuggiva nei rifugi ricavati negli scantinati delle case, dove ci si riparava si dalle bombe, ma da dove poteva capitare di non uscire più!

A mia mamma che ha visto all’età di quattordici anni circa un ciclista senza testa!

Una scheggia di bomba gliela aveva portata via, ma il corpo continuava a pedalare!

A mia mamma che ha visto gli impiccati per la strade di Torino ed i partigiani fucilati lungo le vie dove adesso la gente passa e non sa!

E pensando a queste cose, che ho stessa sensazione che ho avuto alla caserma dei Carabinieri. Collego le varie epoche e penso ai racconti di mia mamma.

E’ come se avessi uno schermo diviso in due parti, nello schermo a fianco a quello del passato si materializza la vita di oggi.

La stessa strada del ciclista senza testa, ma al suo posto, passa un moderno scooter con a bordo due ragazzi felici.

Sullo schermo di tanti anni fa c’è una bambina che spaventata e terrorizzata vede quel tremendo spettacolo e scappa via.

Sullo schermo a fianco una signora che passeggia tranquillamente guardando le vetrine con in braccio il suo bambino.

Allo stesso modo, voglio immaginare il posto dove siamo stati in vacanza quest’anno.

Fra dieci, venti, trenta anni o forse più.

Ettore ed i suoi amici che corrono a perdifiato in un parco tutto per loro con alberi sotto i quali potere riposare all’ombra, fontanelle dove dissetarsi, cucce calde per le notti fredde ed una coperta di stelle per le sere d’estate.

Il video della storia li a raccontare come erano le cose un tempo, quando si soffriva, quando la gente era ignorante e cattiva, quando non si mangiava tutte le sere ……….

L’ultimo pasto al chioschetto, lo consumo assieme a questi pensieri, con la speranza che i tempi passati non debbano tornare.

Proprio in questo momento di riflessione, il mio cellulare suona! In queste vacanze, non è successo molte volte.

Anzi mai come in queste vacanze, abbiamo atteso invano il suo suono! Sembra incredibile, ma certe cose più le aspetti e meno ti capitano.

Doveva chiamare la signora Graziella, e non suonava mai.

Speravamo che chiamasse una delle radio contattate via SMS e lui continuava a non suonare.

Poi speravo in una telefonata di una delle volontarie pugliesi, ma il cellulare continuava a non suonare!

Ma adesso, non mi sto sbagliando! E’ proprio il mio cellulare! Finalmente era ora.

Il display riporta: TERRY.

Evviva! Qualcuno si fa sentire, forse ci sono buone notizie.

“ciao Paolo, sono Terry.”

“ciao Terry, hai novità?”

“si. Le novità sono che ho parlato con il Sindaco, e come ti avevo già detto, ti posso confermare che si tratta di una persona decisamente poco “interessata” all’argomento.”

“non devi farti troppe illusioni sul personaggio!”

“ho capito, ma lui ha delle responsabilità precise per ciò che riguarda la salute pubblica sul suo territorio. E la salute pubblica, va di pari passo con quella degli animali.”

“come fa ad avallare il fatto che un anziano, per di più da tutti definito “insano di mente” o comunque con evidenti segni di disagio psicologico, gestisca un branco di dieci e più cani?”

“questo glielo hai fatto notare?”

“certo, certo che glielo detto, ma la risposta lo sai quale è stata?”

“lascia perdere Terry. Temo di sapere quale sia stata!”

Si continua a girare attorno al problema, ma la soluzione, che comunque è sotto agli occhi di tutti, o comunque alla portata di una qualsiasi persona sensata, continua a non arrivare.

Mi domando quali e quanti interessi ci siano sotto alla questione dei randagi. Probabilmente si tratta di discorsi che vanno ad interessare figure con ancora maggiore potere del Sindaco locale e dei suoi assessori.

“Paolo la prossima settimana, come ti ho già detto dovrei essere a Peschici per parlare con questo signore. Purtroppo non ho altro da dirti. Cercherò anche di iniziare un discorso più ampio, legato alla salute degli animali in generale. Quindi sterilizzazioni, microchippature, anagrafe canina, e via dicendo. Spero di riuscir ad ottenere qualcosa. Naturalmente gli parlerò anche dei tuoi cuccioli, e speriamo in bene.”

“Ok allora ci sentiamo, ciao Terry”

Tra me e Rossana, non c’è più nulla da dire. Ogni parola è superflua, sappiamo entrambi che oramai è tutto finito. La speranza di portare al nord i cuccioli di Duchessa, non esiste più! E’ finita! Ci guardiamo in faccia senza parlare, è finito anche il tempo delle parole.

Il tempo vola, sono quasi le tre del pomeriggio, e siamo immobili al tavolo del baretto senza più sapere cosa fare.

Non abbiamo risposte da darci ne idee da proporre.

Ogni attimo che trascorre ci getta sempre più nello sconforto. Tra pochissimo, il pomeriggio sarà trascorso e la sera ci porterà a sfamare per l’ultima volta Ettore e i suoi amici. Poi sarà il dramma del distacco. Poi ci dovremo definitivamente rassegnare ad averli persi per sempre, ad averli abbandonati definitivamente alla loro sorte, a meno di un miracolo, che si sa, perché accada, occorre perlomeno crederci!

Torniamo in spiaggia sui nostri lettini, che mai come adesso ci sembrano scomodi e spigolosi.

Io non resisto, devo fare qualcosa, qualcosa ancora.

Non mi posso arrendere in questo modo. Nemmeno di fronte all’evidenza dei fatti.

Mi alzo di scatto e mi vesto.

“dove vai?” mi domanda Rossana stupita dal mio scatto.

“non lo so devo farmi venire un’idea. Devo fare qualcosa. Non posso rimanere con le mani in mano tanto più adesso che sono gli ultimi momenti di tempo utile. Non lo so cosa farò, devo fare in modo di potere trasportare via di qui quei pelosi.”

Detto questo, prendo la via della strada ed esco dallo stabilimento balneare, lasciando Rossana sola con i suoi tristi pensieri.

Fare qualcosa, si ma cosa? Non lo so nemmeno io. Ci vorrebbe un camioncino, un furgone. Allora potrei caricare i cuccioli all’interno del furgone e portarli via. Ma poi durante il viaggio, occorrerebbe farli scendere per farli fare i loro bisogni. E se in quell’occasione fuggissero? E se chiusi all’interno del furgone, sempre ammesso di riuscire a farli entrare, iniziassero a bisticciare tra loro?

Anche ammesso che io riesca a trovare un furgone non risolverei comunque la situazione, anche perché, piccolo particolare, nel mentre la mia macchina dove rimarrebbe? Chiaramente nel parcheggio dell’albergo. A quale cifra? Ma comunque non ne faccio una questione di soldi, anche se ne devo tenere conto.

Un altro problema è: una volta a Torino, dove li porto? Se non esiste ancora una famiglia disposta ad adottarli, dove li potrei portare? Non di certo a casa mia, con cinque gatti!

E poi si tratta di bestiole randagie, con chissà quali parassiti e malattie! Con abitudini non di certo casalinghe! Quali reazioni potrebbero avere a vivere all’interno di un appartamento in città! Poi, per la loro e la nostra salute, andrebbero prima visitati e curati, e poi in seguito potrebbero stare a stretto contatto con l’uomo. Ma prima?

Quindi anche ammesso di trovare un mezzo per trasportarli, ci sarebbero un’altra quantità di problemi di difficile soluzione.

Nonostante questo, inizio la mia ricerca, dettata più dalla disperazione del momento che dalla razionalità!

E’ così vedendo il guidatore della navetta che ci ha trasportato più volte alla città alta, quello simpatico per capirci, e lo fermo prima che il suo pulmino riparta: “buongiorno!”

Per fortuna si ricorda di me, o forse più facilmente si ricorda della Rossa, ma non mi sembra il momento di essere geloso!

“buongiorno!”

“senta le volevo chiedere, se conosce qualcuno che ha un furgoncino da imprestarmi. Sa devo trasportare della merce fino a Torino!”

“della merce fino a Torino?” “non le so dire, forse qualcuno lo conosco, ma adesso, non posso. Devo lavorare! Parliamone un’altra volta”

Non mi sembra più gentile come quella sera! Non mi sembra più cordiale e scherzoso! Che strano, sembra quasi che qualcuno lo abbia messo in guardia, oppure che abbia sentito in giro raccontare dalle gente del posto di quel turista del nord che sta rompendo le scatole a tutti, Sindaco compreso, per una questione di cani! Incredibile, per una questione di cani, per di più randagi! Togliamocelo dai piedi il più in fretta possibile, questo rompiscatole, prima che crei dei problemi anche a me!

Ed è questo secondo me il motivo della sua poca simpatia. Non conviene assolutamente stare dalla parte di chi si mette contro chi comanda.

In fin dei conti se lui lavora e può fare i biglietti del suo pulmino senza rilasciare alcuna ricevuta, lo dovrà ben a qualcuno. Ci sarà ben qualcuno con il compito di controllare che fa finta di niente! Quindi il nostro simpatico autista se vuole continuare a lavorare, è meglio che non si metta contro quel qualcuno. Con queste prospettive, figuriamoci se è disponibile ad aiutare un turista che con le sue richieste scombussola tutto il quieto vivere della comunità!

Quindi niente da fare, è meglio che mi rivolga a qualcun altro. Questo episodio però mi fa riflettere. Se il mio intuito non mi inganna, la voce del turista “rompipalle” comincia a girare insistentemente per il paese. Non credo affatto di essere stato l’unico, anche guardando al passato ad essermi lamentato, ma forse con questa insistenza, non lo aveva ancora fatto nessuno. Si, ci sono state le denuncie, per ammissione stessa del Sindaco, le lamentele, ma forse, un azione così martellante tanto da essere divenuta di pubblico dominio, non si era mai presentata.

Immagino che di una situazione del genere qualunque amministrazione ne faccia volentieri a meno, quindi tanto più in una comunità così piccola, e naturale che i “beneficiari” di certe attenzioni, cerchino il più possibile di mantenere inalterato ed inattaccato lo stato delle cose.

Va bene, non importa, vado alla ricerca di un altro mezzo!

Per fare ciò, salgo alla parte ala del paese, ho idea di andare a domandare al proprietario del ristorante dove si è svolta la rissa, la stessa cosa che ho chiesto all’autista.

Per fortuna, davanti alla casa di Matteo, non trovo nessun cane Se così fosse stato, li avrei inutilmente illusi di essere li a portare del cibo che invece non ho con me. Proseguo quindi per la salita fino davanti al ristorante. Vedo all’interno il proprietario, entro e faccio la mia domanda di rito, ma la risposta, se vogliamo è ancora più laconica: “furgone? Io non ho nessun furgone!”

Deve avermi preso per un pazzo. In effetti, andando via, lo sento ancora parlottare tra se e se dicendo: “furgone? Ma che ca… ma io dico che ca…. vuole questo? Ma porca pu….”

Un po’ mi viene da ridere. In effetti il tipo fa il pizzaiolo, e si ritrova davanti una persona grondante di sudore e stralunata che gli chiede se ha un furgone da imprestargli! Che reazione avrebbe potuto avere?

Poi però guardo l’orologio che implacabile, mi informa che sono le quattro meno dieci, ed allora, mi passano tutte le voglie di ridere. Mi tornano in mente i musetti di quelle povere creature, e ripiombo nella tristezza.

Dove sto andando? Cosa sto facendo! Non troverò mai un furgone! E poi se anche lo trovassi, come ho già detto, non mi risolverebbe i problemi!

Devo avere l’aspetto di un tossico o giù di li!

Mi trascino grondante di sudore con lo sguardo assente alla ricerca di non so nemmeno io cosa. Due signore sedute lungo la strada davanti la porta delle loro abitazioni, mi guardano in modo decisamente poco benevolo, ma non le posso dare torto.

Se passasse una macchina dei Carabinieri, penso proprio che si insospettirebbe e che sicuramente si fermerebbe. Magari passasse, così gli potrei dire che quella porta fatta di assi di legno tenute insieme con delle corde, è ancora chiusa, e che il cane o i cani ancora prigionieri all’interno del magazzino. Ma purtroppo nemmeno adesso passano.

Ma ecco che finalmente raggiungo la vetrina del veterinario, del quale ci eravamo completamente dimenticati. Anche se sono solo le quattro, la porta è già aperta. Naturalmente non mi faccio molte domande sul perché del cambiamento di orario, entro e basta.

“Buongiorno…….”

Entro nel negozio, e immediatamente un attimo dopo avere salutato la figura del veterinario, ne scorgo una decisamente familiare.”Rossa! Che ci fai qui!”

“che ci faccio! Visto che non arrivavi più, ho deciso di venire a cercarti, e vedendo il negozio del veterinario aperto, sono entrata. Ma tu piuttosto da dove sei passato! Lungo la strada principale non ti ho visto!”

“lascia stare, poi ti racconto!”

Il veterinario visibilmente divertito da questa scenetta familiare, è rimasto a guardare per tutto il tempo della nostra chiacchierata, ed ora che è finita, con tono simpatico, si rivolge a noi dicendo: “ditemi pure, di cosa avete bisogno?”

“buongiorno, noi le vorremmo parlare della tremenda situazione che riguarda i randagi nella sua cittadina.”

“vede, noi siamo venuti qui in vacanza sperando di rilassarci, mentre invece abbiamo trovato un inferno.”

“come è possibile una situazione così tremenda, ma soprattutto è possibile che nessuno faccia nulla?”

“abbiamo parlato con tutta la Peschici “che conta”, ma nessuno sembra accorgersi addirittura di niente!”

“sembra che tutto venga dato per scontato, che tutto venga considerato normale. Tutto ciò ci ha lasciati senza parole! Ma non dice nulla nessuno? Vi va bene che un branco di cani patiti e stanchi si aggiri per la città e si accoppi ed azzuffi quasi sistematicamente tutti i giorni!”

A questo fuoco di fila di domande, che però sono molto più simili a delle accuse, il veterinario, non sa bene come rispondere.

“vedete, qui è un altro mondo, è ben diverso da come vivete voi al nord! Qui dei cani nella maggior parte dei casi le persone se ne fregano, ed anche degli altri animali d’affezione. Non dico tutti, ci sono anche dei casi sporadici dove qualcuno ha una coscienza animalista ed in generale più sensibile, ma ripeto sono in minoranza.”

Siamo a posto, ho paura che ci toccherà sentire per l’ennesima volta la solita musica. Inconcludente e priva di iniziativa.

“capisco, ma lei come veterinario, non viene interpellato dal comune per sterilizzare le numerose femmine? Non penso che esistano molti altri modi per arginare il fenomeno del randagismo!”

“guardi, di sterilizzazioni per il comune ne ho fatte molte, lo scorso anno, purtroppo non me le hanno ancora pagate. Quindi ho smesso di operare per il comune.”

“chiaro, capisco, ma non esiste un associazione di volontariato, che so un gruppo di persone che si occupano di sfamare dissetare, e all’occorrenza curare queste povere bestiole?”

“No. Qui a Peschici, non esiste nessuno che si occupi di loro poveri randagi. Mi dispiace ma la realtà è questa.”

“a dire il vero il motivo della nostra visita, era proprio quello di chiederle se era a conoscenza dell’esistenza di una qualche forma di volontariato, in quanto a noi servirebbe un aiuto per portare via da qui quei quattro, anzi tre cuccioli, che sicuramente lei avrà visto in giro per il paese.”

“ma dopo quello che ci ha appena detto, non penso che potremo andare molto oltre con il nostro sogno!”

“mi dispiace….” Il dottore, sembra realmente dispiaciuto, anche se in realtà tutto ciò che ha fatto, è stato di raccontarci la situazione così come è. Praticamente, più che il veterinario, ha fatto il giornalista. Da un veterinario, ci saremmo aspettati qualche aiuto in più! Magari qualche indirizzo, qualche numero di telefono magari…… insomma qualcosa di un po’ più costruttivo. Ma si sa che purtroppo quando si vive in un certo tipo di realtà, si finisce con l’abituarsi, con il convivere con il mostro, non vedendolo nemmeno più così cattivo!

Usciamo dall’ambulatorio, con una speranza in meno, e con una certezza in più. Quella che sono oramai più poche le ore a nostra disposizione e che, per dirla in termini calcistici, anche la matematica sta per condannarci.

“cosa faccio Rossa, avviso Terry che anche questa freccia non è andata a segno?”

“non lo so Paolo, fai quello che vuoi, tanto……”

Facciamo quattro passi su viale Kennedy, reso rovente dal sole di agosto, ed ecco che da sotto una macchina, fuori zona, sporco di polvere fino sulla punta delle orecchie, appare Furio, il fratellino di Ettore che ci viene incontro muovendo la coda a più non posso. Furio, ha un colore leggermente meno scuro del fratellino Ettore, ed in più non tiene come il fratello le orecchie belle dritte. Furio una delle due orecchie la tiene abbassata, chi lo sa perché! E’ di una simpatia e bellezza disarmanti, ed il suo sguardo triste che fa da contrasto alla sua giovane età non può che gettarci addosso tanto sconforto.

Furio, ci viene incontro a testa bassa, intimorito, spaventato quasi si aspettasse una mazzata, un colpo di cattiveria. Eppure si fida, forse sente che gli vogliamo bene, non credo che sia solo il cibo che tutti i giorni gli portiamo. Nonostante sia un cucciolo, deve avere già sperimentato molto della cattiveria degli uomini. Nonostante ciò, ci viene incontro, nonostante la paura dettata dall’esperienza, quando mi vede chinarmi verso di lui, esita solo un attimo, ma poi quando io tendo la mano verso di lui, con il naso, sfiora la punta del mio indice, regalandoci uno dei pochi momenti di felicità di tutta la vacanza. Da una radio arrivano le parole di una canzone “….. case di pane riunioni di rane……… cani randagi cammelli e re magi………. mi fido di te io mi fido di te….”

In tutta la vacanza, in tutta la vacanza, ma mai come in questi momenti, avremmo fatto di tutto per portare via di li quelle povere creature.

Sono oramai le cinque del pomeriggio. Fra poco ci prepareremo per la cena, e poi la porteremo per l’ultima volta ai nostri amici pelosi.

Torniamo in spiaggia, raccogliamo i nostri “stracci”, salutiamo il mare, e andiamo in camera a prepararci per la serata. L’ultima serata.

La sera è uguale a tutte le altre sere. C’è il tramonto, la calura si è fatta più sopportabile, l’appetito dopo una giornata passata a salire e scendere dal lungomare alla città alta si fa sentire, e naturalmente come tutte le sere, occorre approvvigionarsi di cibo per i nostri amici.

E’ l’ultima volta che entriamo nel supermercato, le ultime latte di cibo per cani, gli ultimi piatti, le ultime speranze.

Ricordo la prima volta che abbiamo acquistato al piccolo market in riva al mare, e ricordo la risposta antipatica della cassiera a Rossana che le aveva chiesto se ci fossero altre scatole di cibo. Quella volta eravamo ancora all’oscuro di tutto, non sospettavamo ancora di nulla, potevamo ancora illuderci che quel cucciolo fosse solo scappato da chissà dove, per chissà quale motivo. Non immaginavamo minimamente ciò che ci avrebbe atteso di li a poco.

Provo un po’ di rimpianto per quei giorni, quando potevamo ancora illuderci di riuscire a dare un’opportunità di vita migliore a quel povero cucciolo spaurito.

Provo rimpianto per non essere riuscito a prolungare quelle sensazioni di sicurezza, di certezza di potercela fare……

Oggi che oramai le uniche certezze ci portano sulla strada dello sconforto, quei giorni mi mancano.

E’ tutto un insieme di sensazioni che fanno ribollire il sangue nelle vene e borbottare la pancia, rimpianti, rimorsi impotenza.

Perché certa gente è indifferente a questi drammi?

Perché certa gente dice “….non devi mica pensarci te…”

Io ci voglio pensare, Rossana ci vuole pensare, per fortuna, molta gente fa come noi. E ci vuole pensare.

Così come la schiavitù è stata schiacciata dalle coscienze degli uomini civili, allo stesso modo anche la schiavitù animale sarà schiacciata! Più alto sarà il contributo di sangue che gli animali saranno costretti a pagare, e maggiore sarà la rabbia che spazzerà via i carnefici.

Gli insensibili alla sofferenza animale, non rimarranno per sempre impuniti.

Mamma mia! Mi sono dato ai proclami! Sto forse diventando un integralista? Uno di quei fanatici che per appoggiare la propria causa, perdono di vista un po’ tutto, e passano poi dalla parte del torto!

Spero proprio di no. Purtroppo, il passo è breve. Quando si vive a stretto contatto con realtà così estreme e tremende, come quella che abbiamo vissuto noi due questa estate, secondo me le reazioni possibili sono solo due.

O l’assuefazione totale. Anche alle situazioni più disperate. Il che equivale a dire che si è divenuti indifferenti.

O la rabbia folle. Che anche se per motivi e strade diverse dalla prima reazione, porta comunque a esiti negativi.

“allora, dove si va a mangiare questa sera?”

“ Paolo per me possiamo anche digiunare!”

“ma come, dopo una giornata come oggi! Non siamo stati fermi un attimo, prima un po’ di spiaggia, poi la salita, il veterinario, poi le valigie. Insomma, come fai a non avere fame?”

So benissimo il motivo per il quale la Rossa non ha fame, ma cerco di non dargli importanza, per non farlo esplodere ancora di più. Spero che facendo finta di niente, anche Rossana riesca a mettere da parte, almeno per il tempo necessario a mangiare, tutti i problemi che la rendono stressata al punto tale di farle passare l’appetito.

“decidi te, io non ho nessuna voglia ne di pensare a dove andare a mangiare, ne tanto meno di mangiare.”

Tentativo fallito. Lo stress non se ne và. A questo punto, decido io dove andare a mangiare! Che grossa responsabilità!

“ho deciso. Andiamo a mangiare in quella pizzeria.”

Il locale è sulla piazza del comune, ha chiaramente il dehor, sembra ordinato, e a quanto pare, i camerieri sembrano essere svegli. Vediamo un tavolino libero, e ci piazziamo vicino in attesa che qualcuno venga a chiederci quanti siamo. Se tutto va bene la scelta sembra essere stata felice.

Arriva subito quello che ci pare essere il proprietario del locale e ci domanda chiaramente quanti siamo. Ci fa accomodare al tavolo vicino al quale ci siamo messi, e ci porge subito i menù.

La scelta è presto fatta, pizza e birra per tutti e due.

Sono le dieci, e io comincio veramente ad avere fame. Speriamo di non dovere attendere troppo.

Siamo seduti da poco e dal tavolo a fianco al nostro, arriva un vociare che del soddisfatto ha veramente poco.

La compagnia composta da padre madre due figli e dai nonni, sembra essere molto seccata dai tempi di attesa.

Sicuramente erano seduti da prima di noi, ma dire da quanto non sapremmo proprio. A giudicare dal tono e dal volume della voce che il padre sta usando, si direbbe non certo da poco.

Sul loro tavolo dei bicchieri e dei boccali semivuoti e vuoti possono dare un’idea del tempo della loro attesa. Quasi sempre le bevande precedono il cibo, ma solitamente non dovrebbero essere finite prima dell’arrivo delle portate.

In questo caso, evidentemente non è stato così.

Questa volta non si tratta di turisti, ma a giudicare dall’accento e dal dialetto, di persone del posto.

La tensione sale, e noi non vorremmo mai trovarci nuovamente di fronte ad una rissa!

I camerieri, non si sa bene per quale motivo hanno servito prima delle persone arrivate dopo, e quindi le pizze di questa famiglia sono per così dire slittate.

Nella confusione generale dei tavoli tutti occupati, della gente che cerca posto per sedersi, del vociare della piazza, che a quest’ora fa risultare il “tutto esaurito”, i poveri camerieri, non sanno più che pesci prendere e rimangono a guardarsi in faccia come a chiedersi: “e adesso cosa facciamo?”.

La famiglia “malservita” è sempre più incazzata, e adesso anche un o dei due figli comincia ad alzare la voce all’indirizzo ora dei camerieri ora del titolare della pizzeria, che per altro invece di prendere in mano la situazione, se ne sta ben lontano dal tavolo incriminato, e si “nasconde” dietro la cassa.

“porca miseria, con tutto sto casino, se suona il cellulare manco lo sento!”

“è meglio che lo tieni sul tavolo… non si sa mai”

Ci mancherebbe ancora che arrivi una telefonata importante per i nostri amici, e che io non riuscissi a sentirla!

“non credo che chiami più nessuno. Oramai Paolo ti devi rassegnare, ci dobbiamo rassegnare.”

Nel mentre la “sceneggiata” non accenna a diminuire, anzi.

Adesso il capofamiglia, si è alzato in piedi è sta urlando in una maniera vergognosa verso il primo cameriere che gli è capitato a tiro.

“come è possibile! Ma che c….. fate?”

“pensate di prendermi per il c…..?”

“è un ora che siamo qui ad aspettare!”

Il ragazzo, che tra l’altro siamo riusciti a capire non centrava nulla con il tavolo, è molto giovane, e rimane imbarazzatissimo dalle urla dell’uomo, non sa proprio più cosa dire.

Balbetta un “adesso chiedo. Non sono io che ho servito il suo tavolo. Non so cosa dirle. Si calmi un momento!”

Ma il padre, non avendo ricevuto nessuna risposta soddisfacente, neanche alzando la voce, sembra non volersi affatto calmare.

A questo punto, a dargli manforte ci si mette anche uno dei due figli, che inizia a sbraitare anche lui.

La situazione sembra per degenerare, quando per fortuna il padre in un impeto di “civiltà” decide di smettere di urlare e fa l’unica cosa che del resto doveva fare sin dall’inizio. Si alza ed invita a fare lo stesso anche gli altri suoi familiari.

“basta andiamo via!”

Certo, andiamo via, ma le bibite chi le paga?

Ho paura che adesso scoppi veramente il finimondo.

La rumorosa compagnia sfila davanti alla porta di ingresso del locale dove è sistemata la cassa, alcuni camerieri li vedono ma non dicono nulla. Probabilmente il proprietario li ha istruiti a riguardo, perché nessuno di loro chiede i soldi delle bevande. E’ come un tacito accordo. Io ho sbagliato. Ti ho servito male, lentamente e quindi non ti faccio pagare le bibite. Te le offro.

Al tempo stesso c’è la supponenza della persona, in questo caso addirittura una famiglia, che sentendosi maltrattata, (anche se giustamente) si arroga il diritto di non pagare di propria iniziativa, di non pagare una consumazione fatta.

Insomma un bell’intreccio all’italiana!

Per fortuna, o forse solo perché un caso del genere a serata è più che sufficiente, le nostre consumazioni non si fanno attendere più di tanto.

Il ragazzo che ci serve, si affretta a scusarsi se non sono riusciti a servirci subito, ma che purtroppo, c’è molta gente, e che quindi…….

“non ti preoccupare ragazzo. Noi non andiamo via come hanno fatto quei signori di prima. Quindi vai pure tranquillo!”

Il cameriere sembra essere rinfrancato dalle mie parole, e ci ringrazia con un sorriso per lui liberatorio.

La piazza questa sera è stracolma. Sembra che tutto il mondo si sia dato appuntamento qui! Gruppi numerosissimi di famiglie e compagnie di giovani. Nonni con i nipotini e giovani coppie. I soliti pensionati seduti ai tavolini del giardinetto intenti a giocare a carte come durante le calde ore della giornata. Tra la gente ferma a parlare davanti alla porta del comune, scorgo il Sindaco assieme ad altre due o tre persone. A pochi metri da lui, da un tombino, il solito tombino, spuntano un naso e dei baffi.

A poco a poco, la sagoma di un cane esce da quel buco a fianco del marciapiede. Un attimo ancora, ed un’altra sagoma appare, e poi un’altra ancora!

Il Sindaco sembra non accorgersi di nulla, e continua a discorrere con i suoi interlocutori.

Eppure, non può non avere visto! Il tutto è successo di fronte a lui, non alle sue spalle! Le persone che stanno parlando con lui hanno anche avuto una leggera esitazione, ed hanno spostato lo sguardo verso il tombino. E lui niente, come se nulla fosse.

Ettore, Furio e la loro sorellina Diana, adesso sono li sulla piazza del comune, in mezzo alla gente che li ignora, che li addita come “brutti” oppure “sporchi”. In mezzo a genitori che dicono ai propri bambini: “…lasciateli stare, non toccateli, che sono sporchi e portano malattie” in mezzo all’indifferenza del loro dramma di cuccioli di pochi mesi costretti a vivere in un tombino delle fogne. Frastornati dalla confusione delle persone, e al tempo stesso scodinzolanti e felici, nella speranza di trovare una carezza o una parola gentile. Loro che vorrebbero solo avere un amico umano con il quale giocare e con il quale potere condividere le giornate. E che invece hanno solo la peggiore delle indifferenze, che piano piano, giorno dopo giorno li condanna a morte.

Qualche turista cerca di tenere distante il proprio cane nel timore di qualche contagio, o forse con la paura che si possa scatenare una rissa.

E’ evidente che una situazione di anarchia totale come quella presente in questo paese, non possa far latro che peggiorare il tutto. Chiunque si trova a disagio, e le reazioni non sono sempre le migliori. Chiunque può avere paura, se si trova ad avere un incontro ravvicinato con un branco di randagi “incazzati” o forse farei meglio dire maltrattati, e quindi reagire di conseguenza, senza la lucidità e l’obbiettività necessarie.

Comunque la si metta, a farne le spese sono sempre in prima battuta le creature pelose, considerate colpevoli della loro condizione. Neanche fossero state loro a sceglierla, e responsabili delle loro reazioni, quasi che alla fame alle botte e maltrattamenti, alle violenze e chissà a quante altre azioni tremende, si potesse sempre rispondere muovendo la coda in modo amichevole!

Eppure è così! Dopo essere affamati e maltrattati i poveri randagi, vengono anche accusati delle conseguenze!

Incredibile cosa riesca ad escogitare l’essere umano per togliersi di dosso le proprie responsabilità!

Tutto ciò è semplicemente vergognoso. L’uomo unico animale in possesso di ragione (o almeno così si dice) che ne fa un uso del genere!

Ma del resto, questa è la storia dell’uomo. Se così non fosse, non ci sarebbero state le guerre, i dittatori, il razzismo, e tutte queste belle cosette che l’uomo ha inventato.

Certo le guerre sono state necessarie per eliminare le dittature. Poveri noi altrimenti.

Ma chi erano i dittatori? Forse dei pappagallini? Dei polipi?

Delle mucche o dei maialini? Erano forse dei tremendi cani randagi Mao, Stalin, Hitler o Mussolini? E Ceausescu e Bokassa erano forse dei simpatici opossum?

No. Erano degli esseri umani. Tremendi assassini, degni della peggiore delle morti, ma degli uomini!

Lasciamo perdere questi pensieri, almeno l’ultima sera di vacanza, altrimenti si rischia di non riuscire a digerire questa magnifica pizza.

Sto per addentare il primo spicchio di pizza, ed era ora, perché cominciavo veramente ad avere fame, che ecco arrivare dei latrati delle urla di persone, un abbaiare feroce, un ringhiare tremendo!

“Porca miseria, Rossa cosa succede?”

La sarabanda è sempre più forte. Dal tavolino dove siamo, riesco a malapena a vedere una massa vociante indistinta, che si muove un po’ in tutte le direzioni. Unito a questo “effetto stadio”, è sempre più forte il ringhiare di molti cani, che a volte si trasforma in abbaiare generale, ma che comunque non lascia adito a dubbi.

Qualunque sia la causa scatenante di questo pandemonio, non può che trattarsi di una rissa tra cani! Incredibile. Dopo la rissa in pizzeria, ci toccherà assistere anche ad una rissa tra povere creature abbandonate al loro destino.

Forse è la festa di commiato del comitato organizzatore, che per non essere da meno delle grandi agenzie di viaggio e tour operator, cerca di rendere indimenticabili questi giorni di vacanza con un colpo a sorpresa! Un finale mozzafiato!

Certamente non c’è ne sarebbe stato bisogno. Queste vacanze non le avremmo sicuramente dimenticate, anche senza rissa canina finale!

Si sentono distintamente tra le urla delle persone delle parole e delle frasi chiarissime come: “cani di m…..” oppure: “…brutti schifosi…” o anche “…..via via brutta bestiaccia!”

A questo punto, come si usa dire, non ci vedo più!

Ma come, sono giorni e giorni che mi rivolgo alle autorità per cercare di fare qualcosa, offrendo la mia collaborazione a fare da tramite con associazioni animaliste del nord disposte a farsi carico di un po’ delle problematiche di un lontano paesino del meridione d’Italia, e adesso, che la situazione sembra sfuggire di mano ed il peggio sembra configurarsi, cosa senti uscire dalle bocche delle persone?

Odio ed ignoranza, solo odio ed ignoranza!

Capisco benissimo, che la maggior parte delle persone coinvolte in questa spiacevole situazione, non sappiano nemmeno bene dove andare a parare sia con i commenti che con i fatti.

Capisco benissimo, che molti siano spaventati perché hanno con loro i figli ancora piccoli che in una situazione del genere non possono che provare paura, ma arrivati a questo punto, la mia comprensione si è esaurita!

Mi alzo e di volata, sono fuori dal dehor.

Davanti ai miei occhi una scena che non dimenticherò molto facilmente.

Due cani, il timido Drago Fortuna ed una femmina evidentemente, molto simile a Duchessa la mamma di Ettore, Furio e Diana, nell’atto di accoppiarsi, ed una moltitudine di altri cani, dieci forse anche di più che tutti attorno ai due, ringhiano abbaiano furiosamente, si mordono e mostrano i denti in modo aggressivo.

Attorno a questa girandola di aggressività, si è creato il vuoto, la gente ha chiaramente paura, trattiene i propri cani e cerca una via di fuga lontano da quell’angolo di piazza.

Spaventati anche Ettore ed i suoi fratellini, assistono al dramma un po’ più in disparte, come la loro giovane età li obbliga a stare. Per loro è una fortuna, non dovere ancora prendere parte a questa “recita” dalla quale è molto facile uscirne feriti oltre che nel fisico anche nell’animo.

Ho appena il tempo di riprendermi da questa visione decisamente poco piacevole, specie per un cittadino come me che non ha mai assistito a certi spettacoli, che ecco arrivare un solerte vigile urbano che per cercare di porre fine alla rissa, con il borsello di cuoio rigido quello che contiene le manette e chissà cos’altro, si mette a menare colpi a destra e a manca ai poveri randagi, che adesso piangono dal dolore causato dalle botte.

Qualche santo mi sta trattenendo ed in questo modo mi impedisce di scagliarmi addosso al vigile e di fracassarlo di botte!

La rabbia accumulata in tutti questi giorni, sta per riversarsi su questo povero impiegato del comune colpevole in effetti solo di eseguire gli ordini che probabilmente qualcuno gli ha impartito, ma decisamente più colpevole, almeno ai miei occhi di tutto il menefreghismo dimostrato dalla sua amministrazione, ed in generale dalle forze dell’ordine.

Per alcuni istanti, prima che la ragione riprendesse il controllo del mio fisico, quel vigile si è trasformato nel parafulmine di tutte le inadempienze che ci hanno fatto da cornice per tutte le vacanze. L’unico responsabile di tutto ciò che i poveri randagi, cani e gatti, sono costretti a subire e non solo dal nostro arrivo a Peschici.

Una responsabilità che certamente il povero impiegato comunale, non aveva, ma il mio animo ferito, con qualcuno se la doveva pur prendere. E non solo il mio animo.

“ma cosa sta facendo! E’ matto! Perché li sta picchiando!” detto così, anzi scritto così non da assolutamente l’idea dell’enfasi del momento. La mia non è una semplice domanda. E’ decisamente un attacco anche se solo verbale a tutto il sistema un po’ menefreghista, e sicuramente in malafede del paesino.

E poi non sono sicuramente calmo e posato, anzi. In un primo momento, come ho già detto, stavo quasi per travolgere il vigile, e per riempirlo di botte, poi per l’appunto prevalsa la ragione, è rimasto il tono aggressivo e la voce alta. Del resto siamo anche noi animali, e gli stati d’animo li sfoghiamo come la situazione del caso obbliga a fare. I gatti soffiano, i cani ringhiano, gli elefanti barriscono e sventolano le enormi orecchie, e l’uomo urla!

Come dire “ognuno a suo modo”!

E il mio di modo deve essere sicuramente stato molto “convincente”, in quanto dalla folla, spunta una persona che con fare conciliante, si rivolge a me dicendo: “non si preoccupi! Stia calmo, qui noi vogliamo bene agli animali! Non li maltrattiamo mica!”

Le parole di questo personaggio non fanno altro che farmi ancora più arrabbiare. Loro vogliono bene agli animali? Loro non li maltrattano? Ma chi è questo cretino che mi vuole anche prendere in giro?

Mi rivolgo a lui con modo aggressivo muso a muso: “ ma chi è lei? Cosa vuole, lo sa da quanto tempo è che sto dicendo a tutti che ci sono decine di cani randagi che girano affamati e assetati per la città? Lo sa che sto cercando di portare via da questo inferno almeno tre cuccioli, in quanto il quarto un auto lo ha schiacciato, e il camion della nettezza urbana lo caricato come fosse immondizia e portato via! Lo sa che ho parlato con Sindaco, Carabinieri, veterinari, e che nessuno dico nessuno ha mosso un dito! E adesso lei mi viene a dire di stare calmo, dopo che un vigile con tutte le cose che potrebbe fare, l’unica che fa veramente è prendere a botte tutti i cani che riesce? Ma lei mi vuole prendere in giro! Ma chi è lei?”

“mi presento. Sono il vicesindaco Domenico Afferrante.”

Rimango allibito, il vicesindaco. E se io non fossi stato li a vedere il tutto, cosa avrebbe fatto? Probabilmente nulla, come tutti gli altri. Sicuramente avrebbe fatto finta di niente.

Già però adesso io sono li e lui non può più fare finta di niente! E allora parte una raffica di telefonate.

“…senti Mimì sto qua in piazza e c’è un casino tremendo!”

“….dovete mandare qualcuno, ci stanno un sacco di cani…. Si sono azzuffati…..”

“……hei Totò sono Domenico, avete qualcuno che può venire qua? E’ scoppiata una rissa tra cani…. Non riesco a capire Totò qua è tutto un casino!”

“…..Santuzzo, sono Mimì ….. vedi un po’ se riesci a darmi una mano almeno tu…… Chiama Pippo e suo cognato e senti un po’ se hanno la possibilità di seguire i cani che si sono azzuffati qua in piazza.”

“….si adesso non sono più qua, stanno scendendo giù. Se salite in macchina e li seguite, mi fate poi sapere dove vanno……guarda così non può andare avanti”

La serie di telefonate, sembra essere finita.

Santuzzo, Pippo, suo cognato, Totò e anche Mimì sono tutti allertati. A questo punto non può che andare tutto per il meglio, l’esercito di Francischiello è sceso in campo al gran completo, e a breve tutto sarà risolto.

Fiero della sua posizione e sicuro di avere convinto questo noioso turista della propria solerzia e tempestività, il vice, si rivolge a me con tono per l’appunto vittorioso: ” ha visto? Stia tranquillo, adesso si risolve tutto”

Tutto cosa? Mi domando, mentre tutto attorno a noi si è creata una folla di persone incuriosite.

Tutto cosa? Pensa forse questo signore di usare una bacchetta magica e di cancellare tutto?

Pensa forse che in un niente, i randagi diventino componenti di famiglie, e che per questo siano curati e sfamati e che riescano a riscattarsi da una vita di stenti e privazioni? Naturalmente non ci sono in questa città tre o quattro randagi. Ve ne sono a decine, e a quanto pare si riproducono a ritmi vertiginosi ed in continuazione!

E’ evidente, il vice non pensa assolutamente di risolvere il problema in questo modo, non è uno stupido. La sua è semplicemente una recita , e sta facendo il furbo con me.

Sta cercando di tenermi buono fino al giorno della mia partenza, che lui sa benissimo, non potrà certo tardare.

Chissà con quanti altri turisti ha fatto questa parte, oramai sarà una parte che conosce a memoria, e che sa recitare da grande attore.

Devo dire che continuare ad insistere, potrebbe anche essere pericoloso per la salute dei piccoli nostri amici. Infatti la cara amministrazione pur di togliersi il problema, se pressata, potrebbe decidere di fare “sparire” tutti i randagi eliminando il problema alla radice.

Mi trovo quindi in una situazione molto delicata, dove se da un lato il mio carattere mi impone di non mollare la presa nella maniera più assoluta, dall’altra invece mi rendo conto che potrei ottenere il risultato opposto. L’eliminazione fisica dei pelosi!

Devo quindi decidere se mettere o meno sotto pressione il vice e cominciare a martellarlo riguardo alla disponibilità delle volontarie pugliesi Enza e Terry.

In brevissimo decido per questa seconda ipotesi, del resto l’altra mi porterebbe ad abbandonare l’idea di salvare i cuccioli, lasciandoli nelle mani di questi soggetti con la speranza che mantengano le loro promesse. Impensabile, assolutamente impensabile mollare tutto. Specie adesso che ho tra le mani questo politico, e che ho avuto la fortuna di coglierlo sul fatto.

Comincio a parlargli delle volontarie.

“allora, mi ascolti, io le do il numero della volontaria più vicina a noi in questo momento, lei la contatta e così vi mettete d’accordo sul trasferimento dei cuccioli al canile di Foggia e per il successivo volo a Torino.”

Non mi sembra vero, il vice è d’accordo. Sembra prendersi l’impegno seriamente, e chi se ne frega se lo fa solo per facciata di fronte ad un turista. L’importante è che lo faccia!

“va bene, mi dia il numero, e così vediamo cosa si può fare.”

Sono al settimo cielo, non riesco ancora a crederci. Giorni e giorni di sofferenze di speranze finite nel nulla, di scene che mai avremmo voluto vedere, forse adesso sono sul punto di essere trasformati in rivincita.

La rivincita della giustizia, la rivincita della civiltà.

Il vice mi passa il suo cellulare ed io compongo il numero di Terry che vista l’ora suona molte volte prima che qualcuno risponda.

Quando oramai pensavo nuovamente al peggio, ecco che dall’altra parte del telefono, una voce amica risponde.

“pronto”

“Terry ciao sono Paolo! Scusami per l’ora, ma qui è successo il finimondo!”

“dimmi Paolo, non ti preoccupare per l’ora, dimmi tutto”

“sono in piazza a Peschici, ti passo il vicesindaco, che ti deve parlare!”

“addirittura! Allora ci sono davvero grandi notizie!”

“buonasera, sono Afferrante, il vicesindaco di Peschici……..”

La telefonata dura diversi minuti, e da una parte il sindaco quasi si scusa, cerca di giustificarsi, promette, si accorda, dall’altra si riesce a capire che c’è una persona inviperita, probabilmente a causa di esperienze avute con altre amministrazioni o forse anche con la stessa. Alla fine, il vice mi ripassa Terry che è veramente molto incazzata!

“Paolo, non ti fidare di quella gente, io li conosco. Promettono promettono e poi non fanno nulla! La prossima settimana sarò li e da questo incontro, spero che otterremo dei risultati positivi.”

“capisco, ma intanto Ettore ed i suoi fratellini?” “che ne sarà di loro? Riusciremo a portarli via da qui?”

“sono sincera Paolo. Non lo so. Come ti ho già detto non sono persone delle quali fidarsi. Se riesci ad obbligarlo tu a fare la cattura, ma ti dico che ha già messo le mani avanti, dicendo che non sa bene a chi affidarla.”

“pensi che sia una scusa?”

“perché no! Potrebbe benissimo essere. E’ vero che per catturare un cane occorre essere un veterinario, ed avere anche l’esperienza necessaria. Naturalmente la cattura deve essere fatta in modo incruento per l’animale, questo è ciò che dice la legge, ma dire che non esiste una figura del genere o che un’amministrazione comunale non è in grado di reperirla, mi sembra veramente troppo. Però…..”

“capisco dobbiamo stare alle sue regole. Non ci resta che credere a quello che ci dice purtroppo.”

“Paolo, ti saluto.”

Naturalmente il vice ha ascoltato tutta la telefonata, e quindi anche se non tutto, almeno in parte il senso lo deve avere capito.

A questo punto non mi resta che parlargli del trasferimento dei cuccioli, che adesso, sembrerebbe essere imminente.

“allora vice sindaco, parliamo del trasporto dei cuccioli al rifugio di Foggia?”

“sarebbe bello che vi caricaste voi dell’onere di pagare il trasporto, e che vi impegnaste oltre che nella cattura, anche nel pagamento del volo fino a Torino.”

Alle mie parole, il vice, sembra non essere più molto favorevole alla cosa.

“va bene per il trasporto a Foggia, ma per quello fino a Torino, non credo che l’amministrazione possa fare fronte.”

“ma come, ho parlato con alcune volontarie, e tutte mi hanno ripetuto la stessa cifra, una trentina di euro per cane!”

“non mi dica che un comune, non può fare fronte ad una spesa di un centinaio di euro o poco più!”

“se lei mi assicura che si tratta di un centinaio di euro o poco più, allora va bene.”

Porca miseria, sono riuscito a strappargli anche questo! Non mi sembra vero! Fino a poche ore fa, tutto sembrava perso, e invece adesso…..

Il pandemonio capitato fino ad ora mi ha completamente fatto dimenticare che sono a tavola con Rossana e che oramai la pizza, sarà fredda!

Nel preciso istante in cui mi balza alla mente questa cosa, vedo Rossana apparire dal fondo della via, proprio a fianco della scala del palazzo del Comune in corrispondenza dello slargo della via dove la zuffa era iniziata quasi un ora fa.

“Paolo, Paolo! Ma allora, cosa fai? Guarda che abbiamo le pizze in tavola!”

Corro verso di lei, con aria trionfante e le dico: “Siamo a posto! Rossana, siamo a posto!”

“a me sembra invece che tu non sia più tanto a posto!”

“Cosa è successo? Ho sentito ringhiare, ho visto molta gente formare un cerchio attorno a qualcuno che mi sembravi essere te! Mi vuoi dire cosa sta succedendo? Ma è mai possibile, cosa deve ancora capitarci quest’anno?”

“vedi Rossa, è una lunga storia…………”

Alla fine del mio racconto Rossana non sa bene se essere felice per avere finalmente coronato il sogno di salvare quei cuccioli, o se essere sfiduciata per l’ennesima promessa fatta da un irresponsabile, che si prende gioco delle vite degli animali, e di chi come noi sta cercando di fare qualcosa.

“ma dai? Davvero? Mi riesce quasi impossibile crederci!”

“sarà la volta buona, o si tratta dell’ennesima presa in giro?”

“questo per certo non te lo so dire. Ciò che ti posso dire è che i presupposti ci sono, il vice mi è sembrato, come dire, “inchiodato alle sue responsabilità”. Capisci, è stata una grande fortuna capitare qui questa sera, ed è stata una grande fortuna, che sia scoppiata quella rissa tra cani. Nel male diciamo che è stata la chiave di volta.”

Adesso non ci resta che attendere gli sviluppi. Con il vice ci siamo accordati di vederci dopo cena. Nel mentre dovrebbero già esserci delle notizie positive.

Come ho già detto, adesso tutto sembra rinascere, tutte le ansie sparire, il velo di grigiore che ha coperto tutto il periodo della nostra permanenza in Puglia, sembra essersi improvvisamente dissolto come quelle nebbie estive che a volte ammantano i paesaggi di fine agosto e che non fanno paura perché chiunque sa che spariranno presto.

Allo stesso modo i nostri problemi oramai non ci spaventano più. L’ottimismo prende il posto che fino a poco tempo fa era occupato dallo sconforto e dalla certezza di non potere fare nulla.

Sembra di rivivere, sembra di uscire da un lungo tunnel buio ed insidioso del quale non si intravedeva l’uscita da ormai troppo tempo.

Mangio più volentieri! L’appetito non mi è mai mancato, questo lo ammetto, ma il mangiare con gusto, quello me lo ero dimenticato da un bel pò di giorni. L’appetito me lo dava l’istinto di sopravvivenza, il fatto che se non mangi muori, non certo il piacere di gustare il cibo. Finalmente posso un pò allentare la tensione, rilassarmi. Almeno fino a quando non si tratterà di parlare nuovamente con il vice per definire i dettagli, ma comunque, saranno dettagli “piacevoli” saranno dettagli positivi. Si parlerà sicuramente dei tempi e dei modi nei quali i pelosi smetteranno di soffrire per andare a vivere la loro seconda esistenza in un posto dove le persone li tratteranno bene e li rispetteranno per ciò che sono.

Quindi mi posso rilassare, bere la mia bella birra e gazzosa, e mangiarmi la mia bella e buona pizza.

Non posso dire altrettanto di Rossana, che essendo molto più apprensiva, non riesce ancora a credere che tutto si sia veramente risolto.

“ma tu credi veramente che quel tipo (il vice) faccia tutto quello che ha promesso?”

“non ti dimenticare delle parole di Terry! Credo che conosca molto bene queste persone. Sicuramente meglio di noi “

“certo, ho capito, ma guarda che a me è sembrato “obbligato” dalla situazione ad impegnarsi e quindi non credo che possa rimangiarsi tutto”

“dalla nostra abbiamo questo. L’averlo preso per così dire in castagna, depone a nostro favore. Per contro, domani mattina si parte, e quindi noi non avremo il modo di tenerlo sotto controllo.”

“Terry mi ha però assicurato che sarà a Peschici la prossima settimana, per controllare che tutto proceda per il meglio. Naturalmente io mi auguro che per la prossima settimana, sia già tutto finito.”

“speriamo che sia veramente così.”

La cena volge al termine, e ci apprestiamo ad andare all’appuntamento con il vice per sentire le tanto attese quanto sperate buone notizie.

Sembra essere tutto tornato alla normalità. La gente che passeggia, il vociare dei bambini, i soliti quattro stanchi vigili che fanno viabilità. Sembra che nulla sia successo, la zuffa tra i randagi, il vigile che tenta di dividerli, le persone che si ammassano attorno al vicesindaco e a quel turista.

E’ tutto passato, anzi è come se non fosse mai successo. La vita di tutte la sere è tornata a scorrere come sempre. Un randagio nero con le zampine bianche come guanti, piccolo e con il pelo ispido fa lo slalom tra le gambe della gente e nessuno si cura di lui. Che ne sarà tra uno due o tre mesi di quella povera creatura.

Nulla. Solo un altro “nessuno”. Solo un altro prodotto dell’indifferenza e della cattiveria umana.

Fino a quando continuerà tutto questo?

Già, le “sciagure umane”.

Forse non finiranno mai, o forse si, tra qualche migliaio di anni. Quando ci saremo evoluti e riusciremo a rispettare le forme di vita più deboli, gli ultimi gradini della scala sociale.

Quando gli animali non saranno più considerati degli oggetti da conservare o da ignorare a seconda dai casi, in base alla loro utilità, ma bensì degli animali. Vale a dire delle creature con un anima, non inferiori a noi, ma semplicemente diversi da noi, con esigenze diverse dalle nostre, ma degni del nostro rispetto.

Io penso che l’uomo debba del rispetto agli animali. Penso che sia un preciso dovere dell’uomo rispettare difendere ed aiutare un animale in difficoltà.

Guai a chi fa finta di nulla, a chi dice “è solo un animale” a chi dice “…ma da che mondo è mondo….”

Senza il giusto equilibrio e la corretta convivenza tra tutti gli esseri viventi del pianeta, si va alla morte.

Purtroppo l’animale uomo, risponde solo alle regole del guadagno, del profitto, della sfruttamento.

Se mi servi ti uso, meglio che posso, più che posso, cercando di farti durare il più possibile. Oggetto o essere vivente che tu sia. La differenza non esiste. Sperando naturalmente di trovarsi sempre dalla parte della barricata dove stanno quelli che sfruttano, e non da quella degli sfruttati.

Sperando di trovarsi sempre fuori dalla gabbia e di guardare dentro i poveri pelosi consumarsi giorno dopo giorno per potere riempire il proprio portafoglio sulle loro vite.

Maledetti che fate tutto questo, che possiate crepare mille volte dei peggiori dei mali!

Ma ecco che arriva il vice.

“ciao Paolo” ci diamo già del tu! Porca miseria, con un politico! Lo conosco da poco più di un’ora, e ci diamo già il tono confidenziale. Spero sia un buon segno, anche se comunque l’idea che si tratti di una mossa “politica” è quella per la quale maggiormente propendo. E’ sempre meglio essere amici di tutti, non si sa mai. Anche se la realtà è ben diversa, occorre fingersi amici e ben disposti nei confronti di tutti. Occorre essere delle girandole comandate dal vento, e si sa che il vento cambia direzione quando vuole e senza preavviso. Così a mio avviso sono la maggior parte dei politici, anche perché per poter fare il loro lavoro, e adesso voglio spezzare una lancia a loro favore, anche se non sono certo la mia categoria preferita, per fare il loro lavoro dicevo, devono continuamente stringere alleanze. Il fatto di rimanere isolati, pregiudicherebbe tutto il loro operato. Non avere alleati vorrebbe dire non potere promuovere le proprie idee mai, e di conseguenza occorre continuamente stringere patti magari anche nella maniera meno coerente possibile con le proprie idee, ma se il momento lo richiede lo si fa e basta.

Allo stesso modo il vice mi da confidenza. Non perché abbia bisogno di un qualsiasi turista come alleato, ma semplicemente per evitare grattacapi, discussioni, o magari anche pericolosi inneschi di micce che se non fossero evitati, potrebbero portare a fragorose esplosioni.

E quindi eccoci qui a discorrere come tra vecchi amici intenti a risolvere un problema caro a tutti e due.

Torniamo a parlare del costo del trasporto, della difficoltà dell’accalappiamento, della difficoltà del comune a reperire una persona con questa qualifica. Delle difficoltà del comune a reperire un locale da potere destinare ad ambulatorio veterinario, e dove quindi portare a sterilizzare le femmine.

Insomma una valanga di problemi irrisolti da anni, abilmente elencati quasi per giustificare la drammatica situazione randagismo. Ma soprattutto una valanga di problemi e nessuna soluzione.

Il vice sembra non volere prendere nessun impegno ufficiale, tergiversa in mille modi, ma concretamente non dice nulla.

“la prossima settimana verrà qui da noi la tua amica volontaria Terry, e allora inizieremo l’operazione.” Con questa frase il vice termina il suo discorso. Non sono affatto convinto delle sue parole, allora provo ad incalzarlo con un’altra richiesta: “ma scusa, non mi dire che non avete un furgoncino dove metterli dopo averli catturati, e che, il tutto non si può fare, se non adesso, domani mattina presto, prima che noi si vada via.”

Così dicendo, credo di averlo incastrato, nel senso che se le sue intenzioni sono buone e sincere, trovare un furgone non penso che sia proprio un problema per un sindaco. Se invece la sua è solo una recita, beh allora a questo punto dovrà gettare la maschera.

E purtroppo, è la seconda ipotesi quella esatta.

Il vice tentenna, comincia a dire che trovare un furgone, non è poi così facile, che il costo della spedizione, che l’accalappiatore, che ora come ora, l’amministrazione ha molti impegni, che “……..comunque ne parleranno nella prossima riunione comunale….” che faranno da qui a pochi giorni.

Ho capito tutto. L’unica speranza di potere vedere arrivare a Torino sani e salvi i nostri sfortunati amici, risiede nella visita di Terry.

Solo se lei verrà a Peschici e riuscirà con le buone o con le cattive ad obbligare il sindaco o il suo vice, altrimenti ci dovremo rassegnare.

La serata, l’ultima serata a Peschici si conclude così. Tra una speranza disillusa ed una smentita del mio nuovo “amico” politico.

Forse ci siamo illusi troppo e troppo presto, quando questa sera, è scoppiata la rissa tra i poveri randagi. Forse ci siamo illusi troppo e troppo presto, dando troppo credito alle parole del vice, alle sue promesse. Ma cosa potevamo fare? Dopo giorni di tensioni alle stelle, dopo giorni fatti di piatti di plastica e bottiglie d’acqua, dopo giorni riempiti da musetti timorosi ed affamati che aspettavano solo il nostro arrivo per potere sfamarsi ed avere un po’ di affetto che anche loro creature ignorate da tutti, hanno diritto ad avere.

Cosa potevamo fare se queste magnifiche bestiole sono entrate tanto in punta di zampe quanto prepotentemente nelle nostre vite, così tanto da obbligarci a credere alle parole un’amministratore inadempiente e falso solo per potere dare a noi stessi una speranza!

Non potevamo fare altro. Abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare. Vale a dire nulla! Si certo, li abbiamo sfamati, dissetati, confortati, gli abbiamo per così dire “somministrato” affetto e comprensione, ma non siamo riusciti nell’intento principale. Quello di portarli via da qui, quello di dargli un’opportunità di vita migliore. O perlomeno non ci siamo riusciti fino ad ora. Ma si sa ai miracoli è meglio non credere, se non latro per non rischiare di rimanere delusi.

Le lacrime rigano il volto di Rossana quando stiamo per rientrare al nostro albergo.

Io ho un altro modo per esternare la mia profonda tristezza, ed è quello del silenzio.

Con la tristezza nel cuore, rimango solo con i miei pensieri che non mi riconducono a nulla, se non che sempre alle stesse strade. Impercorribili e soprattutto senza via di uscita.

Una sola convinzione rimane dura ed inattaccabile da qualsiasi forma di sventura nel mio animo.

Da oggi, agosto 2008, farò tutto quello che è nelle mie possibilità per aiutare gli animali che soffrono a causa dell’uomo.

Non mi risparmierò e se sarà necessario mi farò da parte e metterò da parte le mie esigenze per potere aiutare un cane ferito, maltrattato o magari anche solo dimenticato da tutti (e non è cosa di poco conto l’indifferenza), un gatto abbandonato o vittima di chissà quale disgrazia, o una qualsiasi altra forma di vita animale che a causa dell’animale uomo vive ai margini e soffre.

Questo è ciò che devo a Ettore ed ai suoi sfortunati amici.

La notte è trascorsa come tutte le altre, tra i pianti dei cani nelle campagne, i pensieri, i rimorsi, gli “…avrei potuto fare…” gli “…se solo avessi avuto più soldi e tempo…” gli “…e tutti gli altri…” le lacrime di Rossana, ma anche con qualche piccola speranza di potere dare il via a qualcosa di positivo.

Esco dalla camera con passo deciso, e mi dirigo alla scalinata, perché ieri sera il vice mi ha dato un ulteriore appuntamento per questa mattina prima della partenza, tanto così per salutarci e per dare più peso alla questione, più credibilità alle sue parole.

Davanti alla casa di Matteo non c’è nessuno dei nostri amici pelosi, chissà forse sono al riparo dal sole che già alle otto di mattina è molto forte. Mi piace pensarli così, povere creature, al riparo dal sole, dall’asfalto rovente, dalle insidie delle auto sempre pronte ad investirli. Nascosti chissà dove, in un posto che magari qui non esiste nemmeno, con dell’acqua fresca a portata di baffo, con una ciotola piena di leccornie tutta per loro.

Li voglio immaginare in questo modo e non come siamo stati costretti a vederli per tutto il periodo delle vacanze, ignorati, maltrattati, assetati, affamati, schiacciati dalle auto e poi buttati su di un camion dell’immondizia, abbandonati in una campagna legati ad una catena, con un fusto di lamiera rovente come cuccia, in quattro, cinque, dieci o chissà quanti ammassati in un pollaio con l’acqua da bere verde di muffa in una lurida vasca di cemento, tra le gambe della gente che passeggia, in cerca di una carezza, costretti a rifugiarsi all’interno di un tombino fognario, obbligati a cibarsi dei resti di un ristorante spiaccicati sull’asfalto, presi a calci “per gioco” da un moccioso viziato, venduti sulla pubblica piazza sotto gli occhi di tutti alla stregua di oggetti, rinchiusi in un magazzino da un insano di mente, che tutti (autorità comprese) considerano essere il loro tutore, legati con una corda corta e stretta al collo, alla griglia del cassone di un ape car, per essere trasportati chissà dove, costretti per potere bere a dovere salire all’unica fontana pubblica del paese, costretti a ripararsi dietro al relitto di un barcone in secca per non patire l’arsura del sole impietoso, guardati dalla gente con disprezzo e con senso di schifo, perché sono randagi e non hanno il pedigree, perché sono sporchi e puzzano, perché hanno i parassiti e non si sa mai…..

Non ci dimenticheremo mai di voi, il destino ha voluto che le nostre vite si incrociassero, e così sarà per sempre.

Arrivo sulla piazza del Comune assieme al vice, che mi saluta cordialmente e mi invita a prendere il caffè di rito in Italia.

“Ciao Barbon, dormito bene? Siete in partenza?”

Nonostante il tono gentile, anzi, in particolar modo per il tono gentile, il tutto mi sa di presa in giro e al tempo stesso ho la sensazione che il vice, abbia una sensazione di sollievo nel pronunciare la frase “siete in partenza”.

E già, il problema rappresentato da questo turista rompi palle, sta finalmente per essere risolto!

Era ora se ne vanno!

Questo è ciò che avrebbe detto il vice se avesse potuto, ma invece deve recitare la parte fino in fondo, o almeno, io ho questa sensazione.

Naturalmente in fondo al mio cuore, una speranza rimane accesa. La speranza che il politico, non fosse altro che per salvare la faccia, mantenga le promesse.

“grazie, prendo un succo di frutta, ma dimmi, come ci accordiamo per il viaggio dei cuccioli?”

“e per l’accalappiamento, hai già trovato la persona?”

“si, la persona c’è già, è anche lui un animalista, che alcuni anni fa voleva costruire il canile a Peschici, ma poi non si sa bene il perché non ne ha più fatto nulla.”

“sai ha anche lui molti cani, e quindi penso che sia la persona più adatta”

La permanenza in questo luogo, quest’estate, ha sviluppato in me e Rossana una notevole diffidenza nei confronti della popolazione locale, figuriamoci quando si parla di presunti animalisti!

E se il personaggio in questione, fosse quello che la sera in piazza vendeva la cucciola di Labrador?

E se invece fosse uno dei tanti cacciatori presenti a decine nella campagne con i loro recinti pieni di mute di cani ululanti? Certo, quei soggetti hanno tanti cani, come dice il vicesindaco, ma forse dimentica di considerare il fatto che più che accuditi quelle povere bestiole, vengono “carcerate” in quei recinti, dai quali vengono liberati solo quando servono per “andare a caccia”!

Già, la caccia. Altra bella prerogativa da animalisti!

Nel 2008 la caccia!

Ma per chi mangia la carne, noi no, non esistono forse i negozi?

Posto che gli animali venduti come carne nei negozi, non vengano uccisi in quei maledetti luoghi che si chiamano macelli, è proprio necessario sparare ai cinghiali, ai passeri, alle anatre, e a tutto ciò che si muove, e quindi in alcuni casi, uomini compresi?

In fin dei conti le parole del vice, non mi tranquillizzano assolutamente, anzi mi danno ulteriormente da pensare.

“ma quanto impiegherai per fare il tutto?”

“sappi che su da noi molte persone si sono già attivate per le adozioni, e che quindi, non c’è molto tempo da perdere, in quanto se una persona in cerca di un cane, non lo vede arrivare, si rivolge altrove, e così la possibilità sfuma.”

“si deve per forza di cose cercare di fare il tutto in una quindicina di giorni”

“certo non ti preoccupare, quindici giorni sono un tempo ragionevole”

“ho la tua parola?”

“certo hai la mia parola”

“ciao Barbon fate buon viaggio”

“ciao vice ci sentiamo”

Adesso viene il difficile. Adesso ripasserò davanti alla casa di Matteo, e sicuramente a quest’ora ci troverò Ettore o qualcuno dei suoi fratellini, e allora, sarà veramente difficile.

Per mia fortuna sono solo e non devo parlare con nessuno, il nodo in gola non me lo permetterebbe.

Per fortuna, fa già molto caldo, e così posso credere che sia il sudore a scendermi giù dalle guance.

Dopo l’ultima curva, il rettilineo che porta al tornante sotto casa di Matteo.

Da lontano vedo la sagoma di Ettore nel bel mezzo della strada!

Il cuore mi salta in gola. E se arrivasse un’auto a tutta velocità!

Affretto il passo, ed in un attimo sono da lui.

Ci guardiamo negli occhi, e sembra che tutti e due si sia consapevoli del fatto che è l’ultima volta.

Ma non può essere così, non voglio che sia così!

Come vorrei prendere Ettore in braccio e correre via a tutta birra, portarlo via con noi in macchina…. verso la salvezza.

Mi siedo sulle ginocchia per non spaventarlo, perché nonostante tutto, nonostante i giorni passati a sfamarli, questi piccoli peluche hanno ancora paura dell’uomo.

Da questa posizione, posso sperare anche che si faccia accarezzare il naso, o che comunque non si allontani di troppo.

Ettore sembra capire che questa potrebbe essere l’ultima possibilità per avere un contatto, e allora si avvicina come non ha mai fatto prima.

Piano, lentamente passetto dopo passetto è sempre più vicino, con quel suo modo di fare adorabile con il quale lo abbiamo conosciuto dodici giorni fa.

Sembra un film ma invece è la realtà!

Un lieto fine, una boccata di felicità, la fine di un incubo suggellata da un contatto che fino a poco prima pareva impossibile.

Ettore si lascia accarezzare la testa! Si fida di me!

Non dimenticherò mai più questi momenti!

Sono pochi istanti che però hanno il valore di una vita. Attimi che durano un’ infinità.

Il piccolo Ettore finalmente ha provato il significato del sentimento, del calore umano che lui per primo pur non essendo un umano, è per natura portato a dare, ma che molto facilmente fino a quel momento non aveva mai ricevuto.

Il piccolo Ettore, 5 o forse anche meno chili di ossicini che sorreggono un pelo sporco e arruffato, zecche, pidocchi e chissà quale altro parassita, mi ha regalato la sua amicizia, sincera ed incondizionata.

Grazie piccolo mio non ti dimenticherò!

Non riesco ad alzarmi, non riesco ad interrompere questo magnifico sogno.

Ma devo andare, dobbiamo partire, forse qualcuno potrà pensare che le persone che amano gli animali idealizzino il loro rapporto con queste magnifiche creature, cani, gatti, cavalli, mucche, solo per nominare i più famosi.

Questa gente crede che l’animalista, sia una specie di rincoglionito che crede di vedere nei non umani qualcosa che in realtà alberga solo nella sua mente malata.

In realtà, gli animali provano sentimenti, e sono in grado di dare e di ricevere affetto, insomma anche se in modo differente dall’uomo, sono in grado di amare il proprio prossimo. Anzi direi che in molti casi, lo fanno molto di più dell’essere umano.

Comunque sia, come ho detto è ora che io vada. Il momento è arrivato.

“ciao Ettore, ci vediamo a Torino”

Mentre lo dico me ne convinco, perché è l’unico modo per riuscire a venire via, perché è l’unico modo per non cedere alla disperazione e all’impotenza.

La macchina percorre la strada del promontorio che ci porta via.

In lontananza alla nostra destra, c’è Peschici. La salita con le case bianche. Si vede ancora tutto molto distintamente. La ci sono Ettore e tutti i nostri amici.

Rossana piange a dirotto. Io per cercare di farle coraggio, evito di aprire bocca, e di scoppiare a piangere anche io.

Continuo a ripetere a me stesso “ è solo questione di tempo, dieci quindici giorni, e li rivedremo. Dieci o quindici giorni, e sarà tutto risolto.”

Ma una domanda mi rimbalza in testa senza tregua: “ e se così non fosse?”

Mamma mia che incubo, mi è sembrato tutto così vero! Meno male che mi sono svegliato.

“Paolo, sveglia! Sono due ore abbondanti che dormi!”

Mia mamma è rimasta a parlare con Rossana in cucina, io sono andato a dormire nella cameretta, e mio papà dorme nell’altra stanza. E’ una tranquilla domenica di fine luglio.

Vengo sempre molto volentieri a Selvaggio. Anche qui ci sono un po’ delle mie radici.

Veniamo in villeggiatura a Selvaggio da quando avevo cinque anni. Conosco ogni pietra di questo piccolo paese alle porte di Torino, ogni stradina, ogni casetta.

La maggior parte delle villette costruite nei dintorni, le ho probabilmente visitate prima io ed i miei compagni di scorribande, che i legittimi proprietari. Entravamo in ogni scheletro di casa in costruzione, erano un castello incantato reale. Le scale ancora da costruire, scivolose e divertenti da salire a perdifiato, le stanze ancora senza porte e finestre. I salti tra una soletta e l’altra. Quanto ci siamo divertiti a giocare a nascondino dentro di loro. Ogni giorno era una scoperta nuova, ogni giorno era una nuova avventura, in un castello sempre diverso.

Arrivavamo con le bici in bande di dieci quindici ragazzini, e poi via!

La casa di turno ci inghiottiva e ci ammaliava con i suoi mille passaggi i suoi mille trabocchetti.

Conosco ogni prato di Selvaggio. Da quelli che scendono al torrente Ollasio, a quelli che salgono al Mulino, da quelli sopra all’acquedotto, a quelli di Selvaggio Basso.

Il piazzale dove per anni e anni ci si trovava dalla mattina alla sera sempre con gli stessi orari, come un negozio!

Dalle dieci del mattino, fino a mezzogiorno, poi a casa a mangiare e all’una di nuovo sul piazzale fino alle sette di sera, per poi tornare a casa per cena e poi ritornare sul piazzale alle otto fino a notte.

A volte non si faceva assolutamente nulla, a volte ci divertivamo come matti facendo le cose più semplici di questo mondo, come per esempio la gara di spruzzo con la fontana. A volte partivamo in moto e motorini (chi lo aveva, e gli altri facevano i passeggeri) e ci si spingeva fino poco fuori Giaveno, sulla strada per Avigliana, a rendere impossibile la vita ad Alessandri, il famoso pittore anticristo, il famoso papa nero.

A volte era l’ora dei tornei di calcio a Coazze, dove io ero il portiere del Selvaggio, e scendevo in campo sognando il mitico e inarrivabile Dino Zoff.

Con Rossana abbiamo deciso di passare una giornata assieme ai miei genitori nella loro casa di villeggiatura.

Come al solito dopo pranzo sono solito fare un “riposino”, che il più delle volte si trasforma in una lunga dormita.

È stato così anche oggi, 2 ore di sonno profondo, ma devo avere mangiato troppo.

Il sogno che ho fatto è stato veramente tremendo!

Tremendo e molto reale.

Sembra veramente accaduto tutto quanto!

Tra una cosa e l’altra è giunto il momento di tornare a casa a Torino.

“Che fortuna che avete voi a potere rimanere qui al fresco!”

“dai dai, che io di anni ne ho lavorati fin troppi! Adesso tocca a te!”

Mio papà sorride e si gode la sua pensione con mia mamma nel loro piccolo angolo di tranquillità.

Come sono lontani gli anni nei quali capitava che, sempre qui a Selvaggio io rientravo la sera talmente tardi….. che era già mattina e mio papà si stava alzando per andare a Torino al lavoro!

Come potevo immaginare allora che esistesse un mondo come quello che sto vivendo ora!

C’erano solo gli amici di Selvaggio, il torneo di Coazze, i mondiali di Spagna, il mio amico Paolo che giocava nella Juventus!

Che anni felici, spensierati, che anni di sogni passati ad inseguire un pallone!

Tanta felicità allora per tanta tristezza ora!

Impegni, responsabilità, lavoro! Ma chi le ha volute tutte queste cose!

I genitori che invecchiano, il tempo che passa impietoso, i ricordi che affiorano.

Gli amici persi forse per sempre, le facce che quasi non riconosci nemmeno più, tanto è il tempo che non le vedi.

La bici macina terreno noioso, quello di tutte le mattine di tutti i giorni quello che mi porta all’Italdesign, quello che mi porta nel “posto più noioso del mondo” come lo chiamo io, nel posto dove ci si azzuffa per una vite, un dado, una mail non ricevuta o nella quale non ci si è semplicemente visti in indirizzo!

E’ un po come un triste canile dove i poveri ospiti si azzuffano per una lurida baracca, che sarà pure lurida, ma almeno offre riparo per la notte, dove i poveri ospiti ci si sono ritrovati così, senza nemmeno saperne il perchè.

Questi sono i pensieri che mi affollano la mente mentre mi sono lasciato alle spalle la statale che porta a Carmagnola, e poi oltre e ancora oltre al mare!

Attorno a me il mais verde e profumato, quasi a perdita d’occhio, quasi come quando da ragazzino ci correvo in mezzo nella campagna dell’Agro Pontino, a Sabaudia nelle terre dei miei parenti e dei miei nonni, nonni che non ho potuto mai conoscere, che partiti in fretta e furia per venire a vedere il nuovo nato, non sono mai arrivati. Poveri nonni, il loro pensiero adesso che sono “grande” sovente mi torna.

“….Ma Paolo se non ci fosse il lavoro non potresti nemmeno andare in vacanza, fare le tue gare, andarvene a mangiare fuori te e Rossana!”

Quante volte il mio caro “vecchio” Giovanni mi ha ripetuto questa frase, ovvia, scontata forse, ma che in me sortisce l’effetto del calmante, dell’anestetico, che mi permette di sopportare la stupidità dei neo laureati ingegnerucoli da strapazzo preparatissimi a parlare in tutte le lingue del mondo, a viaggiare da una parte all’altra del pianeta, ma nella maggior parte dei casi senza anima e sentimento. Come quell’idiota che mi sta a fianco di scrivania che dice:” cosa me ne frega se gli orsi polari si estinguono, se succederà, sarà per selezione naturale, per me l’importante è guidare una super sportiva con trazione posteriore……” che possa creparci schiacciato sotto la sua dannata super sportiva!

Ma che pensieri tristi che mi passano per la mente in questa magnifica giornata di fine luglio!

E’ vero siamo a fine luglio, e le ferie sono alle porte!Che bello quest’anno andremo in meridione!

Quest’inverno la Rossa e io abbiamo visto un film in tv con Abatantuono girato in Puglia, e ci siamo subito invaghiti di quella magnifica regione.

Ma in fin dei conti tutta l’Italia è splendida!

Spiagge enormi, gialle e linde, mare verde azzurro da sogno, altro che i caraibi!

Che posti, le sole immagini di quel film evocavano relax, caldo (e noi del nord ne siamo sovente in riserva) il rumore del mare che ti fa assopire e che ti fa dimenticare il grigio inverno che dalle nostre parti dura anche di più di quello che dice il calendario.

Forte di queste sensazioni, Rossana si lancia in una ricerca della località meta delle nostre vacanze con un impegno “maniacale”, che per i credenti dell’oroscopo sarà sicuramente dovuta al suo segno zodiacale, la vergine!

Non lascia in pace nemmeno il “mostruoso” internet “..terribil fiera:::” come ha detto qualcuno qualche anno fa, che tanto la spaventa, e con il quale non ha certo un bel rapporto!

Gira tutte la agenzie di viaggio della zona, la sera al ritorno dal lavoro i cataloghi vacanzieri non si contano e tutta la Puglia ci fa l’occhiolino da ogni pagina di ogni catalogo. Sembra impossibile poter decidere, più posti vedi, e più hai le idee confuse, uno è più bello dell’altro, uno è più conveniente dell’altro, a partire dai campeggi più economici fino ad arrivare ai villaggi più esclusivi, dove la piscina c’è l’hai direttamente in camera, smaltata di verde, di azzurro di tinte pastello che si fondono con il colore delle pareti ora grezze e rustiche ma sempre immacolate, ora moderne ed essenziali, ma che ti danno sempre il senso dell’ accoglienza, del benessere, che ti danno sempre il senso di essere in un posto dove ti troverai a tuo agio ma non solo, dove le persone che gestiscono la struttura, sono li apposta per te, per farti dimenticare tutte le fatiche e gli stress accumulati in un anno di lavoro.

Finalmente riusciamo a fare, come si suol dire, quadrare i conti, tenuto conto del nostro budget a disposizione abbiamo finalmente deliberato!

Quest’estate andremo a Peschici!

Che bello abbiamo finalmente deciso, e si, le bianche casette affacciate su quel magnifico golfo alla fine l’hanno spuntata, tempo una quindicina di giorni e saremo li anche noi!

Con questa prospettiva, anche gli ingegnerucoli da strapazzo risultano meno noiosi e le loro stupide chiacchiere scivolano via lasciandomi addosso lo stesso peso dell’importanza che hanno per me le loro parole.

La bici sembra volare ora che le vacanze sono così vicine, il mais profuma e le sue foglie suonano una bellissima musica, la strada non sembra più così noiosa, non sembra nemmeno più essere sempre la stessa strada di tutte le mattine, di tutti le sere, non sembra più essere quella strada che mi ha spinto a volerla percorrere tutti i giorni dell’anno in bici per non patirne troppo il peso della sua noia, della sua tristezza!

Adesso e’ la strada che mi porta alla felicità, e si, perchè ogni metro che percorro mi porta ad essere sempre più vicino a quel fatidico ultimo giorno, che tutti gli anni deve pur venire, a quel fatidico giorno dopo il quale inizia la libertà iniziano la gite con la Rossa, i giri in bici, la televisione fino a tardi ecc. ecc.

Mi sembra giusto comunque ricordare che e’ anche la strada che tutte le mattine mi porta dalla mia amica speciale a quattro zampe, una bellissima micia di ben 17 anni (età stimata) rosso tigrato che con le sue fusa e con le sue giravolte, mi fa iniziare la giornata in maniera decisamente meno pesante.

A proposito voglio aprire una breve parentesi per raccontare la storia di questa meravigliosa creatura baffosa!

Gatta, questo e’ il suo semplice nome, vive da tempi immemorabili nel giardino dell’Italdesign dove la si può vedere distesa sulle aiuole intenta a godersi il caldo dei pomeriggi di primavera inoltrata, mangiare dalle ciotole che con puntualità o il custode o la signora della segreteria le riempiono di gustosi manicaretti gattosi,oppure arrivare a coda diritta in segno di saluto appena si accorge che sta passando un dispensatore di coccole, che naturalmente viene ricambiato con tante fusa!

Mi ha raccontato uno dei custodi che Gatta è li sin da quando era piccolissima, che tanti anni fa qualcuno chissà chi, le ha buttato addosso del petrolio, per cercare di darle fuoco, ma che lei e’ riuscita a salvarsi, e che da quel momento e’ diventata la mascotte di tutti, tutti la conoscono, tutti la vedono, quando magari trafelati perchè la campanella sta per suonare le passano davanti di corsa e lei sembra dire “…..si si corri pure, io invece rimango qua fuori, al freddo magari, ma libera…”

Quante mattine, quando, arrivato in anticipo mi accucciavo vicino a lei aspettando che usasse le mie gambe come tunnel, oppure come grattatoio!

Oppure la volta che anche il tempo e’ diventato uomo e ha deciso di inzupparla di pioggia e io con la carta dei bagni l’ho asciugata mentre con le sue fusa suonava la musica più dolce che un gatto possa mai suonare.

I giorni passano e siamo arrivati veramente a fine luglio.

Anche le gare di mountain bike nelle quali da quest’anno ho deciso di cimentarmi come agonista, vanno in vacanza, l’ultima è stata La via del sale a Limone Piemonte, un inferno dove Franco il mio caro amico ciclista, ci ha fatto prendere un bello spavento.

I fatti sono i seguenti: taglio il traguardo in due ore e mezza circa, tutto sommato un buon risultato per me, a un ora circa di primi!!!!Bruno il gemello di Franco arriva una ventina di minuti dopo di me, ma di Franco decisamente più veloce del fratello nemmeno l’ombra!!!

Tra noi comincia serpeggiare la preoccupazione, Rossa ,(immancabile e unica mia tifosa) comincia a chiedere alla croce rossa, agli organizzatori, e così facciamo io e Bruno, ma nessuno sa nulla.

La croce rossa ad un certo punto ci dice che su in alto c’è stata una caduta e che il corridore a breve arriverà giù in ambulanza!!!!

Porca miseria, non sarà mica lo spericolato Franco, capace di scendere giù da sentieri al limite della percorribilità anche a 50 km all’ora!In bicicletta!!

All’arrivo dell’ambulanza ci catapultiamo sotto la tenda della croce rossa, ma con sollievo ed allo stesso tempo con crescente preoccupazione ci rendiamo conto che lo sfortunato ciclista che disteso sulla barella col collare e decisamente scorticato da una rovinosa caduta non è Franco.

Io sono oramai arrivato da quasi un’ ora, e tenuto conto che il distacco solito tra me e Franco è sempre nell’ordine dei dieci minuti, cominciamo davvero a preoccuparci.

Continuano ad arrivare ciclisti decisamente più “calmi” di Franco, addirittura appartenenti a categorie più vecchie, o decisamente più giovani, ma di lui nemmeno l’ombra!

Proprio quando non sappiamo oramai più a cosa pensare, dal rettilineo dell’arrivo vedo arrivare dei colori familiari. In una frazione di secondo la tensione si trasforma in ilarità “…. ma da dove arrivi, hai fatto il giro due volte?…” “…ma no, è stato il giudice di gara a indicarmi la strada sbagliata!…” e Bruno “….dai dai Fantozzi vieni qua….”

Giovedì 31 luglio la Cascina Vernea ci attende per una delle solite cene di beneficenza che i nostri amici gattofili e cinofili ogni tanto fanno per raccogliere fondi da devolvere in favore di esseri pelosi sfortunati o vittime della cattiveria umana.

E si perchè da quando la nostra casa si è trasformata in una piccola colonia felina, con ben quattro esponenti della razza baffosa, il livello di attenzione della nostra coscienza riguardo la questione animalista, si è molto innalzato.

Per spiegare tutto questo devo andare indietro nel tempo di circa quattro anni, quando Rossa e io decidemmo di “acquistare” (lo virgoletto perchè ancora più oggi che allora mi appare un termine assolutamente incompatibile con una creatura vivente) il nostro primo micio Milou, un persiano color crema a forma di palla di pelo.

Milou era in una delle solite vetrine di animali tutte uguali, tutte dispensatrici di affetto, ma tutte inevitabilmente prigioni.

Rossana se ne innamorò subito, ma quando tornò per prenderlo Milou non era piu’ li.Qualcuno lo aveva già portato via.

Nei giorni seguenti la Rossa passò molte altre volte davanti a quella vetrina alla ricerca di un altro micio da portare a casa, ma nessuno sembrava poter sostituire Milou, finchè un giorno, finalmente il negoziante mise in vetrina un micio identico a Milou, Rossana lo vide, lo guardò e lo riguardò non credendo ai propri occhi! Era Milou, qualcuno lo aveva portato indietro, forse perchè accortosi di esserne allergico (è la scusa meno originale ma più gettonata) forse perchè pensava di avere acquistato un soprammobile, ma forse perchè più semplicemente l’uomo e’ una bestia senza anima.

Ma ciò che contava era che Milou era li e che da quel momento nessuno lo avrebbe più scaricato per nessun motivo.

Nell’ordine a Milou sono seguiti Luna, Zinedine il bullo e Camillo dagli occhi azzurri.

Alla cascina Vernea, conosciamo finalmente il compagno della signora Graziella, l’animalista che ci ha aiutati al salvataggio e alla adozione del micio Camillo di via Duino.

Inutile dirlo, Piero sulla strada per il ristorante, si è imbattuto in un cagnolino di piccola taglia, abbandonato al suo destino, che ora gli dorme in braccio e che sembra non essere mai stato così beato.

“Piero, il marito di Graziella?”

“Piacere, siamo Rossana e Paolo”

“Buongiorno, piacere mio, finalmente ci conosciamo!”

“Graziella dove è?”

“Dovete sapere che noi a casa abbiamo 30 cani e una ventina di gatti, e quindi dobbiamo fare i turni per uscire!”

“certo, anche noi che ne abbiamo solo cinque, a volte dobbiamo rinunciare ad uscire, per lo meno per troppo tempo.”

“e come fate per le vacanze?”

“tutti gli anni i miei genitori si trasferiscono a casa nostra per il periodo delle ferie, e anche quest’anno sarà così”

“siete fortunati ad avere i genitori che accettano di accudire i vostri amici pelosi.”

Piero smette per un attimo di parlare, ci guarda negli occhi….. e dice:

“quest’anno dove andrete in vacanza?”