Dal libro occidentale dei morti – indice

Sezione: Poesie

poesie1

Dal libro occidentale dei morti

Paolo Ricci
Ahimsa Edizioni

“Ogni riparo dell’Occidente è una casa costruito sull’abisso e sulla fessura del niente.”
E. Severino

INDICE

Vi dirò del mondo
Nella vulgata
Dalla sdrucita tenda
Il mio volto
Quando scendono
Nel portico dipinto
La bellezza
Le colonne di calcare
All’origine
Tra le astruserie
Nel mondo intelligibile
Ma che serve
Alla fine
Un’attenzione
Com’era gelido
Almeno questo
Come ha risentito la distanza
Le cose minute
Ascolta:
Troppo perverso questo incedere
Poi mi sono immerso nella luce
E benamato
Tra le profezie tue
Tra i grandi limiti
Quando si agita
Queste cose
Era come un ombroso Minosse
Ma anche questo
Definiamo le cose
Legata al sacro onfalos
Il libro occidentale dei mortia>
Ma l’essere
Tempo d’infamia
Gli si sta scollando
Le cose erano esterne
Passeri silenziosi
Le pietre hanno raccolto
Non potevi curarti di tutto
Esser divisi in due
Questo cane abbandonato
Ascolta
La santità che è un’eredità pesante
La misericordia infinita
Ciò che rimane
Neanche eri nato
Il mio essere
Mi pesa il calcolante pensiero
E fu un glorioso
Ecco che vaga
Così appariste nelle luce
E come si posero in me
Improvvisamente
Mi sembrava
Alla fine questo vivere nello strazio
Tutto è di plastica
Era un perno angelico
Forme di ambiguità
Giustamente Dio è remoto
Come eri lontano
Ecco il mondo
Cos’è la vostra vita?
Il tempo dei roghi mi infetta
Nelle pupille di Max
Nella terza lunetta è Cipidde
Mi basterebbe
Ma sono precipitato nell’orrore del giorno
In quell’orizzonte si muoveva
L’umore fondamentale è questo verde
Si dissolveva il suo ardore in un lago di luce
Un cormorano
Come ti ridusse il tempo
Stavolta la notte
Troppo rumore tra le tue cose
Quando Shiuangdi si presenta
Questi bagliori ti colgono
Gli dei si oscurano
Parlar di se è un’infamia
L’orrore si era insinuato
Nell’Occidente
Agli inizi
Come eri soffusa e cadenzata
Se uno comprende
E’ ben poco direte
Quando fondano
Il mio sentire è ferito
Io vivo e sento
Mentre lo copro tra le rose
Dice Luria
Un uomo immane
Orinano
Almeno
E di nuovo nel bosco malavitoso
Il mio cuore
Nel tempo la mesta
Bertham
Akhum
E giunse nel tempo
Esce dalle quinte del teatrino
La bestia
Rovinare
Alla fine
Giove
L’immagine forte
La luce si schiude
Esseri floreali
Serafini sgargianti
Teste di fiamma
Un telamone gobbo
Senza lamenti
Scheletri piumati
E gli dei tuoi
Ma sei fuori da lui
Qualcosa che è grande
Le cose, giustamente
Nell’ordine del tempo
La molteplicità dei tuoi esseri
Esseri dell’abbandono
Questo ho visto
E a loro è dato un corpo
Quello che dico non conta
E sei giunto ad esprimerti
E dice
Nel buio dell’esaltata immagine
E il destino è anche il piccolo essere
Ora, la notte degli dei
Da quanto tempo non ti avevo ascoltato
Queste cose feriscono
Come hai sofferto nel silenzio
Ed era un’immagine forte
La suprema intelligenza
Ogni notte
Posso umilmente chiedere
Ora, questo è il mondo
Ascolta: questa ferita feroce
Tutto si lacera
E il dio, figlio di Crono
Ecco che vaga
Come consolasti il patire d’inverno
Ed eravate
Ma le cose riposano nella luce
Ed occorre l’autunno
Ma la sua via è la fiamma
Esseri dissonanti
Nomadi chiuse
La sera mi sono estratto
Quando rientrai
Ma non fare
Andiamo
Era parte
Io
Non è giusto
Sopraffatto dalla meraviglia
L’erba vi coprì
Ma io ti troverò
Nel giorno
Il tempo
L’imbarazzante vaniloquio
E’ successo di tutto
Nell’attimo del trapasso
La ferita sanguinante dell’anima
Questo tentativo di simbiosi
Tra le desolate macerie
Chi avrebbe detto
Uomini dal cranio emaciato
Dove andavate
Ti hanno occultato
Nulla si perde nel frastuono
Il tempo delle ottuse
L’Imperatore di Giada
“Abisso chiama Abisso”
Luce pallida
Discendevi
Tempo gelido
Signora
Mi svegliai
Acre vento
Il Weltschmertz
Nebbia nera
Nembi oscuri
Pietre levigate, uccelli gracchianti
Prima di partire
Bisogna discendere nell’abisso
Ho raccolto un piccolo uccello
Non immaginavo che la dea
In quel tempo
Anche nei sogni
“Ecco giunge il sognatore
Questa casa
Max si agita
Terra di verde soffuso
Il leprotto
Per tre volte si ferma
Il sentiero del mago di Oz
Questo piccolo passero
In quel tempo la pietà
Maledetto Teodosio
E così andavo
Gli steli dei girasoli
Ma c’è un essere
Eppure
Ma non vi ho intuito
Ma tra me e loro non c’è più niente
Tempo gelido, sorella
Figlia mia
Ho roteato il cavallo e
La via lattea rotea
Pioggia scrosciante
L’alba mi ha raggiunto
Gli esseri luminosi
Torno da una tenzone
L’interiorità è una casa buia
Essere è tremare
La sera ho intuito
Ma il soffio del nulla vi ha plasmato
Un ruolo grande
Figlio di nobile stirpe

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